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Azioni collettive per poter continuare i viaggi

Voci attraverso l’uscita: focus sulle vie di fuga dalla Siria

1. Voci dei rifugiati: parole e immagini

1.3. Azioni collettive per poter continuare i viaggi

Uno dei contesti più importanti all’interno dei quali i rifugiati hanno espresso la loro voce è quello degli “eventi organizzati” o delle “azioni collettive” finalizzate a poter proseguire i propri viaggi verso e attraverso l’Europa. Di seguito sono analizzati tre casi: i) il caso della resistenza pacifica in Italia, per evitare di rilasciare le impronte digitali; ii) il caso della manifestazione in Piazza Syntagma, in Atene, per poter continuare i viaggi; iii) il caso delle manifestazioni in Plaza Espana, a Melilla, per poter proseguire i viaggi.

Il rifiuto di rilasciare le impronte digitali

Le proteste contro il Regolamento Dublino, guidate dal desiderio dei rifugiati di proseguire i loro viaggi verso i paesi Nord Europei, iniziarono nell’estate del 2013, e il principale punto di tensione con le autorità era la questione delle impronte. I primi tentativi di sfidare il Regolamento Dublino, non rilasciando le impronte, risalgono alle manifestazioni organizzate dagli Eritrei sull’isola di Lampedusa, cui parteciparono anche Siriani (Brigida, 2014). Un secondo caso, piuttosto documentato, era avvenuto all’ex Scuola “Andrea Doria”, dove erano stati alloggiati i rifugiati il 14 agosto 2013, in seguito al naufragio de “La Playa”, avvenuto il 10 agosto, dove avevano perso la vita sei persone. Questo era seguito da un altro caso: quello del Palacannizzaro (Catania) doveera stata organizzata una manifestazione e uno sciopero della fame, durante la detenzione di circa 100 rifugiati siriani tra il 7 e il 17 ottobre 2013 (Carnemolla, 2013); quello del Centro di Primo Soccorso e Accoglienza di Pozzallo (Tomassini, 2013) e quello del CARA di Crotone. Secondo le testimonianze raccolte da associazioni, singoli attivisti, giornalisti e avvocati, la Polizia Italiana aveva provato a raccogliere le impronte digitali dei rifugiati mediante il ricorso all’uso della forza. Diversi casi di persone ferite erano stati riportati, anche in seguito alla ricezione di materiale audio-visuale attestante le violenze.

“Di fronte ai nostri occhi”, riportava M. “hanno preso le impronte a un uomo svenuto. Non eravamo più persone. Ci sentivamo come un gregge”, e ancora

“C’era una donna incinta, e hanno picchiato anche lei. Finalmente suo marito ha deciso di lasciarsi prendere le impronte. Se chiedevamo di andare all’ospedale dicevano: si certo, ma prima le impronte”. (Ctzen Redazione, 2013).

Le proteste organizzate dai siriani, inclusi alcuni casi di scioperi della fame, venivano generalmente filmate e fotografate, in modo da renderne possibile la diffusione sui social-network come Youtube o Facebook. L’uso particolare di nuove tecnologie come WhatsApp e Viber, che permetteva agli utilizzatori di condividere video e foto in tempo reale, si era andato configurando come fattore essenziale nella costruzione di reti, nonché fondamentale nella messa in luce di realtà non visibili né accessibili altrimenti. Come emerge nel Capitolo V, i dati comparativi tra il numero di sbarchi e il numero di domande di asilo presentate da cittadini siriani nel biennio 2013-2014 mostrano come almeno 10.500 persone nel 2013 e almeno 37.500 fossero riusciti ad abbandonare l’Italia (Frontex, 2015; UNHCR, 2015b). È dunque possibile che in questo caso l’agency dei rifugiati sia riuscita a prevalere sulle strutture normative dominanti, generando una trasformazione nel modus operandi delle autorità.

Le proteste di Piazza Syntagma

Il secondo caso è quello di Piazza Syntagma (Atene, Grecia) ove nel novembre 2014 venne organizzata dai rifugiati siriani una protesta durata oltre un mese, che comportò un sit-in permanente e alcuni atti di sciopero della fame. L’sit-inadeguatezza della Grecia come “paese di asilo” era una delle cause fondamentali della protesta, mentre tra le richieste centrali vi era la possibilità di proseguire il viaggio verso il nord Europa per “vie legali” (Fig. 12).

Fig. 12 – Al e3tisam as-sury – La protesta siriana

Fonte: Foto scattata dall’intervistato A.S. durante le proteste 23.11.2014:

La Grecia, già sanzionata in due sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) per trattamenti inumani e degradanti, nonché espulsioni collettive ai danni dei richiedenti asilo, presenta ancora oggi deficit sistematici nell’accesso alla procedura d’asilo e all’accoglienza.102 A causa della quasi completa mancanza di un circuito di accoglienza le condizioni di vita dei rifugiati sono spesso ampiamente al di sotto degli standard europei (Aida, 2015).

Tra gli esiti fondamentali della protesta di piazza Syntagma ci fu l’instaurazione della “fast track procedure” per il riconoscimento della protezione internazionale dei rifugiati siriani:

essa permetteva il rapido riconoscimento della protezione internazionale e la consegna di un titolo di viaggio, con il quale circolare liberamente in Europa.

Le manifestazioni a Plaza Espana – Melilla

Infine, il corridoio orientale concerne l’attraversamento del confine tra Marocco e Spagna, che può avvenire in corrispondenza delle Enclaves di Ceuta e Melilla o via mare grazie all’attraversamento dello stretto di Gibilterra. A partire da dicembre 2014 con l’apertura di un ufficio dell’UNHCR presso il valico di Beni Ensar è divenuto possibile, per i rifugiati siriani, attraversare la frontiera mostrando il passaporto. Si è creato dunque un meccanismo di

“doppio filtro” discriminante, in relazione alla nazionalità e al colore della pelle, poiché per gli africani, seppur potenziali richiedenti asilo, le uniche possibilità di ingresso sono rimaste il

“salto della valla” o i viaggi in mare.

A distanza di un anno dall’introduzione dello stesso (dicembre 2014) il funzionamento di questo meccanismo di ingresso non risulta chiaro, e nelle ultime settimane si sono verificati nuovi episodi di blocco in frontiera, cui sono seguite piccole manifestazioni dei profughi.

Ulteriori proteste si sono verificate nelle enclaves a causa delle lungaggini nei trasferimenti verso la penisola iberica che generano lunghi trattenimenti sull’isola (Fig.13). 103 In occasione dell’inizio di queste proteste nell’ottobre 2013 è stata creata una pagina Facebook dal nome “Refugiados Sirios en Melilla”.

102I testi completi delle sentenze sono disponibili online: http://www.meltingpot.org/La-CEDU -condanna-la-Grecia-per-trattamenti-disumani-e-19320.html#.ViFCIda6xqN. I casi di intercettazione in acque greche e di respingimento verso le acque turche (pushback at sea) sono ancora oggi presenti, se pur in maniera ridotta rispetto al 2014.

103 Come sottolineato dalla Comisión Española de Ayuda al Refugiado (CEAR, 2014) le enclave hanno negli anni messo duramente in discussione il principio di libera circolazione dei richiedenti asilo sul territorio spagnolo, probabilmente al fine di scoraggiare l’accesso alla procedura, e giustificandolo con una interpretazione errata della normativa.

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