A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
E MILIO B AIADA
Su una classe particolare di problemi di calcolo delle variazioni
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 3
esérie, tome 6, n
o3-4 (1952), p. 173-186
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CALCOLO DELLE VARIAZIONI
EMILIO BAIADA,
(Pisa)
1. - Il
problema
dell’esistenza del minimoassolúto
di unintegrale
delCalcolo delle Variazioni su una classe di curve
quando
esso sia scritto in formaordinaria, presenta, rispetto all’analogo problema
incui, però,
l’inte-grale
e le curve siano in formaparametrica,
vari inconvenienti che rendono la trattazione diquesto problema più
elaborata e con risultati menosemplici.
Alcuni di
questi
inconvenienti sono dovuti al fatto che la classe dellecurve ammissibili non è sufficientemente
compatta,
epiù precisamente,
cheuna curva d’accumulazione di curve continue in forma ordinaria
può
nonessere
più
scrivibile in forma ordinaria.Faremo vedere che
questo
caso non sipuò presentare, quanto
ci si ri-ferisce a curve d’accumulazione di successioni minimizzanti per una vasta classe di
problemi
eprecisamente quelli
in cui la funzioneintegranda
nondipende
da y.Non
solo,,
ma se, inoltre la funzioneintegranda
nondipende
das x , sipuò
ottenere una curva minimante con laproprietà
di essere formatada~
alpiù,
tre archi monotoni in sensolato ;
ydue, estremi,
crescenti(o decrescenti),
e uno,
intermedio,
decrescente(o crescente).
Questa proprietà
della minimantepuò
essere digrande
aiuto in alcuniproblemi concreti,
come peresempio
in unimportante problema isoperime-
trico
degli
scafi.È
da osservare come i due risultati sopra accennati siraggiungono
me-diante
semplicissime
costruzioni di caratteregeometrico.
2. - Sia
y ‘ f {x) , a c x ~ b ~
una funzione definita e continua nel-’l’intervallo chiuso
(a, b) .
Indichiamocon
m e M il minimo e ilmassimo
dif (x)
in(~c ~ b). Supponiamo f (a) f {b)
e consideriamogli
intervalli[m f (a)~ ,
1considereremo
gli
intervalli~m ~ f (b)] ,
Va sottinteso che è
possibile
che alcuni o tuttiquesti
iutervalli possono ridursi a unpunto solo,
e di conseguenza sarà inutile la loro considerazione.Consideriamo
quelli
fraquesti
intervalli che non si riducono a unpunto
, e suddividiamoli in 21a
parti uguali (n
intero epositivo)
e consideriamo le strisceparallele
all’asse delle x checorrispondono
aqueste suddivisioni,
esseavranno
equazioni :
nel
primo
caso, eanaloghe
nell’altro caso. Le rette diequazioni :,
o
analoghe
nell’altro caso, si chiameranno il bordoinferiore
opri1no
bordodella r-esima
striscia, rispettivamente
dellaprima,
seconda o terzaparte.
Lerette di
equazioni :
o
analoghe
nell’altro caso, si chiameranno il bordosuperiore
o secondo bordo della r-esimastriscia, rispettivamente
dellaprinia,
seconda e terzaparte.
Si orienti la curva secondo le x crescenti.
3.
DEFINIZIONE. -
Diciamo che l’arco della curva y= f (x),
,xi x---- X2 ,
va dal valore
f (xi)
al valoref (x2) ,
se per nessun valore Xi X x2 sia :Consideriamo
quegli
arcli della curva y= f (x)
cheappartengono
allagenerica
r-esima striscia di unaqualunque parte,
essi si distribuiscono nelle.seguenti quattro categorie :
1°. archi che vanno dal bordo
inferiore
al bord osuperiore.
2°. archi che vanno dal bordo
superiore
al bordoinferío1’e.
3°.
archi che hanno il estremo eil
secondo estremo sul bordosuperiore
e noncontengono
archi dellecategorie
1 e 2.4°.
archi che hanno ilprimo
e il secondo estremo sul bordoinferiore
e non
contengono
a1’chi dellecategoi-ie
1 e 2.La classificazione
precedente
ègiustificata
dai due teoremiseguenti.
TEOREMA 1. - Se 2cri arco ha il
primo
su un bordo e il secondoestremo sull’a lt,t’Q bordo di una stessa
,striscia,
esso contiene almeno zcn arcodelle
categorie
1 o 2.Supponiamo
per fissare le idee che ilprimo
estremo P dell’arco PQ
sia sul bordo inferiore d’una striscia e il secondo
estremo Q
sia sul suosecondo bordo. Indichiamo con xp l’ascissa di P e con
rq quella di Q,
esupponiamo
xp sq .Indichia1ño con Xm il millure dei valori di x per cui
f (x)
assnme unvalore
uguale
all’ordinata del bordosuperiore,
la sua esistenza è ovvia in virtù della continuità dif (x)
e dal fatto che il secondo estremo sia sulbordo
superiore. È
alloraIndichiamo con ,xM il
maggiore
dei valori d x tali che:e f (x) uguale
alPordiData del bordoinferiore. ú
chiaro che allora se ,~M~ x
x~2 :~
L’arco è allora di
prima categoria. Analoga.
mente
negli
altri casi.TEOREMA. 2. - Gli archi di e di seconda
categoria
sono in nu-mero
Infatti se
gli
archi deJlecategorie
1 e 2 fossero infiniti le ascisse delprimo
e del secondopunto
terminale diquesti
archi dovrebbero accumularsi attorno a unpunto
xo di(a, b).
Di conseguenzaquesto punto
nonpotrebbe
essere
punto
di continuità per lafunzione f (x),
y inquanto
chel’oscillazione
della funzione inquesto punto
sarebbe non minore di unaquantità uguale all’ampiezza,
della striscia in considerazione. Le striscie stesse essendo innumero finito il teorema segue.
L’operazione
indicata nella dimostrazione del teorema1,
sipuò
per tantoeseguire
soltanto iiii numero finito divolte, dopo
lequali
nonpotranno più
esistere archi che hanno ilprimo
estremo sui un bordo e secondo estre-. mo sull’altro bordo d’una stessa
striscia, gli
archi i rimanenti dovranno al- lora necessariamenteappartenere
allecategorie 3
e 4.4. - Sarà utile pure il
seguente
TEOREMA 3. - Se vi sono
infiniti
archi della,categoria
3(oppure 4), appartenenti
ad unastriscia,
le cui ascisse si accu1uulano attorno a unvalore è :
dove a
(oppure fl)
è l’ordinata del bordoinferiore (oppure superiore).
I~a
proposizione
risulta ovvia se si ricorda la continuità dellaf(x)
e sesi riflette che vi sono infiniti valori della x accumulantesi attorno a xo , ill cui la funzione ha iin valore
uguale
a a(o
afl) .
Onde
alleggerire l’esposizione
introduciamo leseguenti
definizioni.DEFINIZIONE I. - Gli archi della la e della 2a
categoria
saranno chia-inati tratti.
DEFINIZIONE II. - L’ascissa del
punto
terminale d’un arco dellecategorie 1, 2, 3,
4 sarà chiamata la_prima
ascissa.’
DEFINIZIONE 111. - L’ascissa del secondo
punto
terminale d’un arco ,delle
categorie J, 2~ 3,
4 sarà chiamata la seconda ascissa.DEFINIZIONE IV. - Tra i tratti d’una stessa striscia
quello
che hanore
_prima
ascissa chiamato ilprimo tratto, quello
che hamaggiore
se-conda ascissa sarà, chiamato l’ultimo t1’atto.
Questa
definizione ha senso inquanto
i tratti solo in numero finito.Dimostriamo adesso un certo numero di lemmi utili nel
seguito.
LEMMA 1. - Se in una striscia il
primo
tratto è dicategoria
el’ultimo è di seconda
categoria,
i ti-atti sono iit numero_pari
e sipresentano
sulla, curva di e (li seconda
catego1’ia.
Seguendo
ilpunto
P sulla curva mentre la x cresce, subitodopo
iltratto di
prima categoria,
è solopossibile, supponendo
di non ammettere l’eventualità di incontrare un tratto di secondacategoria,
di avere nellastriscia,
un certo numero, o anche un infinità numerabile di archi dellacategoria
3 solamente. Ora è chiaro che ilpunto P, seguendo questi
archidi
categoria 3,
sequesti
sono in numerofinito,
si ritrova, sul bordo supe-riore,
e se sonoinfiniti,
esso tende a unvalore~
* limiteuguale
al bordo su-periore,
in virtù del teorema 3. In entrambi i casi la situazioneproibisce
di incontrare un tratto di
prima categoria,
la solaquindi
che rimane èquella
di incontrare un tratto di secondacategoria.
Se questo
tratto non è l’ultimo sipuò ripetere
ilragionamento
e-dimostra-re che deve necessariamente
seguire
un tratto diprima categoria
e cos via.LEMMA 2. - Se in una striscia il
primo
tratto è di secondacategoria
e l’ultimo tratto è di
pri1na categoria,
i tratti sono in numei-opari
ed alter-nativamente di
prima
e di secondacategoria
la x cresce.. LEMMA, 3. - Se in una striscia il
primo
tratto è diprima categoria
el’ultimo è pure di
prima categoi-ia,
i tt’atti sono in numerodispari,
ed alter-nativamente di e seconda
categoria
mentre la x cresce.LEMMA 4. - in una striscia il
primo
tratto è di secondacategoria
el’ultimo tratto è di seconda
categoria
pure, i tratti sono in numerodispari
edalternativamente di seconda e di
prima categoria
’1nentre la x cresce.. I lemmi
2, 3,
4 hanno una dimostrazioneperfettamente analoga
aquella
data per il lemma 1.
5. - Mentre i lemmi
1, 2, 3,
4 sono lemmi di classificazione delle va-rie
striscie, quelli
che adesso seguono metteranno in relazione strisce con-tigue :
essi escluderannoaccoppiamenti impossibili.
A. - Se in una striscia il
primo
tratto è dicategoria 1,
nellastriscia immediatamente se esistono dei
tratti,
ilprimo
è pure d icategoria
1.Infatti,
se Xi è laprima
ascissa del tratto dicategoria 1 ,
e x2 è la secondaascissa,
per la definizione diprimo
trattoperchè
se esistesse un x X2’ tale chef (x) = f (x2),
dovrebbe essere x 2a causa della definizione di tratto. Esisterebbe cos un arco
precedente
iltratto che ha un estremo su un bordo e l’altro estremo
sull’altro
bordo,per il teorema
1,
esisterebbe cos untratto,
che nonpotrebbe
che essere diseconda
categoria
e cheprecede quello
ammessonell’ipotesi
essere ilprimo.
Se vi sono tratti nella striscia immediatamente
superiore,
vorrà dire che esiste un arco della curva che ha un estremo sul bordo inferiore diquesta
striscia
(e possiamo prendere
per esso il secondopunto
terminale -delprimo
tratto della striscia
inferiore)
e un altro estremo sul bordosuperiore.
Invirtù della relazione
dimostrata,
ilprimo
tratto diprima categoria
che è con-tenuto in
quest’arco,
è necessariamente ilprimo.
LEMMA B. - rSe in una striscia l’ultimo tratto è di
categoria 2,
nella stri- scia immediatamentesuperiore,
se esistonotratti,
l’ultimo è pure dicategoria
2.LEMMA C. - Se in una striscia il
primo
tratto è dicategoria 2,
nella stri- scia immediatamenteinfe)’iore,
se esistonotratti,
ilprimo
è pure dicategoria,
2.LEMMA D. - ~fe in una striscia l’ultimo tratto è di
categoria 1,
nella stri~- scia immediatamenteinferiore,
se esistonotratti,
l’ultimo è pure dicategoria
1.I lemmi
B, O,
D hanno dimostrazioneperfettamente analoga
aquella
del lemma A.
Da
questi
lemmi discendono iseguenti
corollari.COROLLARIO 1. - Se in una striscia sono
verificate
leipotesi
del lemma1,
nella striscia immediatamente pure le stesse
ipotesi,
oppurenon esistono tratti di nessun
tipo.
Che il
primo
tratto nella striscia immediatamentesuperiore
sia di cate-goria 1,
ammessa l’esistenza di almeno untratto,
è conseguenza del lemma A.Di conseguenza esiste tutto un arco della curva che ha
primo
estremo sulbordo
superiore
diquesta
striscia(basta prendere
il secondo estremo deltratto di
prima categoria
di cui si è vistal’esistenza)
e secondo estremosul bordo inferiore
(basta prender
ilprimo
estremo del tratto di seconda’,
categoria
di cui è ammessa l’esistenza nella strisciainferiore),
per il teorema1,
esiste per tanto un tratto dicategoria
2 inquesta
striscia e cos per il lemma B discende il corollario.COBOLLARIO 2. - Se in una striscia sono
verificate
leipotesi
del lemma2,
nella striscia immediatamente ovalgono
ancora le stesseipotesi,
oppure non esistono tratti di nessun
tipo.
Questo corollario, analogo
alprecedente,
è una consequenza dei lemmi D eC,
e si deduce da essi come abbiamo dedotto il .corollario 1 dai lemmi A e B.COROLLARIO 3. una striscia
valgono
leipotesi
del lemma3,
nella striscia immediatamente
superiore
si possono avere soltanto i casiseguenti:
1.
valgono
ancora leipotesi
del lemma3,
2.
valgono
leipotesi
del lemma1,
3. non vi sono tratti. ,
Questo
corollario è una immediata consequenza del lemma A.COROLLARIO 4. - Se in una striscia
valgono
leipotesi
del lemma4,
nella striscia immediatamente
inferio1oe
si possono avere soltanto í casiseguenti :
’
1.
valgono
ancorcr, leipotesi
del lemma4,
2.
valgono
leipotesi
del lemma2,
3. non vi sono tratti.
Questo
corollario è una consequenza del lemma G .6. - In virtù dei corollari 1 e
2,
le strisce che dividono l’intervallo("i, M)
siripartiscono in,
alpiù,
tretipi adiacenti,
le strisce di medesimotipo
formano delle zone, chequi
sottoelenchiamo, progredendo
dal bassoverso l’alto :
la Zona - le strisce sono tutte del
tipo
per cuivalgono
leipotesi
del lemma 2.
2a Zona - le strisce sono dei
tipi
per cuivalgono
leipotesi
deilemmi 3 o 4’ .
3a Zona - le strisce sono tutte del
tipo
per cuivalgono
leipotesi
del lemma 1.
Rimane sempre inteso che una
(o
anchedue)
diqueste
zone possa even- tualmente mancare, è facile costruiredegli esempi
in cuiquesti casi ,effetti-
vamente si
presentano.
Osserviamo che tanto nella
prima
che nella terza zona le strisce hannoun numero
pari
di tratti e nella seconda zona le strisce hanno tutte un nu- merodispari
di tratti. Inoltrequesta seconda
zona deve essere di una strut-tura
uniforme,
in altreparole
in essa ’tutte le strisce devono essere tali che per essevalgono
leipotesi
del lemma 3 oppurequelle
del lemma4,
l’uncaso escludendo l’altro.
Infatti,
se peresempio
in una strisciaappartenente
alla seconda zona sia il
primo
che l’ultimo tratto sono diprima categoria,
in virtù del lemma
A,
ilprimo
tratto della striscia immediatamente supe- riore è diprima categoria,
mentre che in virtù del lemma B nella striscia immediatamente inferiore l’ultimo tratto deve essere diprima categoria;
inentrambi i casi viene esclusa la
possibilità
che le strisceattigue
siano taliche per esse
valgano
leipotesi
del lemma 4.Analogo
risultato valenell’al-
tro caso.
3. Annali della Scuola Norm. Sup. - Pisa.
7. L’OPERAZIONE A. "- Si dirà che
l’operazione
A sull’arcox2)
della curva y= f (x)
seimprimiamo
unaopportuna.
traslazionerigida
dell’arco stesso
parallelamente
all’asse x.LEMMA 5. - Mediante un
infinità
alpiù
numerabile dioperazioni
Agli
archi di
categoria 3, (4), appartenenti
ad una. stessa striscia pOSS01l0 venire aformare
un solo arcocontinuo,
ancora dellacategoria 3, (4),
sempreapparte-
nente alla stessa striscia.
Ricordiamo che
gli
archi sono alpiù
un infinità numerabile. Conside- riamoquegli
archi dicategoria
3 di una data striscia che siproiettano
sul-l’asse delle x su un intervallo di
ampiezza
compreso traEssi sono al
più due,
e nel caso che siano due essi formanogià
un arco cherisponde
al lemma. Consideriamogli
archi dicategoria
3 che siproiettano
sull’asse delle x su intervalli diampiezza compresi
tra.essi sono al
più quattro,
si possono allora numerare e siportano adoperando l’operazione A, consecutivamente,
in modo che ilprimo
estremo diogni
arcocoincida con il secondo estremo dell’arco
precedente,
ed inoltre in modo tale che con l’arco dallaproiezione
sull’asse delle x compreso tra1 (b
-a)
e2
2
1(b
-a),
risulti formare un arco continuo.Operiamo
in talguisa
indefini-tamente,
se ne, è il caso,considerando quegli
archi che siproiettano
sull’assettelle x su intervalli di
ampiezza
compresa traSia
y = g (x), a1 c x a2 ~
l’arco cosottenuto. È
chiaro chequest’arco
ri-sulta continuo per tutti
gli
x. Dimostriamo che esso risulta continuo ancheper x = a2 . _
È
chiaro che9 (ai)
èuguale
al valore dell’ordinat~a del bordosuperiore
della striscia in considerazione. Per dimostrare
quanto
affermato proveremo che :Essendo a2
valore di accumulazione(nel
caso vi fosse soltanto un numerofinito di- archi di
categoria
3 laproposizione
èovvia)
delle ascisseagli
estremidegli
archi dicategoria 3,
vorrà direche,
comunque fissato un qpositivo,
si
può
trovareun n intero,
tale che sebr, br_1,
sono le ascisse delprimo
esecondo estremo
degli
archi dicategoria
3dopo
che sia stata effettuatal’ope- ràzione A,
sia--
Ora,
per la continuità uniforme di y-= f (x)
su(a, b),
comunque preso e> 0 ~
si
può determinare ii >
0 tale che sesia
È quindi
pure : se,Ricordiamo a
questo proposito
che:è il valore dell’ordinata del bordo
superiore. Pertanto,
sex1
e x2 sono due valori dell’intervallo avremo :dove
br, br+1,
... ,bs
sono le ascissedegli
estremidegli
archicompresi
traxi e x2 ~ avremo allora :
Esiste
allora,
per un teorema diCauchy
il limite che ci interessa ed il valore del limite èquello
dell’ordinata del bordosuperiore.
Quanto
è stato detto pergli
archi dicategoria.
3può
essereripetuto
per
quelli
dicategoria
4.Immagineremo
d’ora inanzi di avereoperato
come è stato indicato soprasu ognuna delle strisce di
(m, M),
e riferiremo all’arco cos ottenuto come all’arco dicategoria
3(oppure 4)
relativo alla striscia considerata. ’8. - Faremo adesso la distinzione di due casi
possibili, il primo
essendoquello
in cui la seconda zona sia tale che in essa sia verificato il lemma 4.Consideriamo le strisce della
prima
zona, per essavalgono
leipotesi!
dellemma 2. Consideriamo la
prima
diqueste strisce,
cominciando dal basso.Sia 2 m il numero dei suoi
tratti; trasportiamo,
mediantePoperazione A,í
iprimi
2 m -1tratti,
contando da sinistra adestra,
in modo da renderli secutivi e l’arco ottenuto siaposto
consecutivamente all’eventuale arco dicategoria
3 relativo aquesta striscia,
mentre l’eventuale arco dicategoria
4sia
posto
consecutivamente ad esso. Il rimanente tratto dicategorià
1 sia tra-sportato
a sufficientedistanza,
peresempio
2(b
=-a)
dallaposizione
in cuisi
trova,
sempre a destra. Si ottiene indefinitiva,
a sinistra unapoligonale
curvilinea continua e a destra un solo tratto.
Si prosegua nella striscia
superiore operando
in manieraanaloga
ma conl’accorgimento
di fare s che il secondopunto
terminale dellapoligonale
curvilinea ottenuta a
sinistra,
perquesta striscia,
coincida con ilprimo punto
terminale diquella precedentemente
ottenuta. Siporti
invece l’ultimo tratto in modo da risultare consecutivo aquello
nella striscia inferiore.Si esaurisca
operando
in tale maniera laprima
zona.Nelle strisce della seconda zona
valgono
leipotesi
del lemma4,
mediantel’operazione
A e rifacendoquanto
è stato fatto per lapoligonale
di sinistra per le strisce della zonaL,
si ottiene unapoligonale
che sipuò portare
tutta a sinistra e in modo tale da avere il secondo
punto
terminale coinci- dente con ilprimo punto
terminale dellapoligonale
ottenuta a sinistra per la zona I. Si continui ad operare in tale modo sin ad esaurire le strisce della zona 2.Se vi è una zona
3,
per le strisce di essavalgono
leipotesi
del lem-ma 1. Consideriamo la
prima
delle suestrisce,
apartire
dalbasso;
in essavi siano 2 n tratti. Portiamo
gli
ultimi 2 n -1 tratticonsecutivamente,
il tutto siapreceduto
dall’eventuale arco dicategoria
3 relativo aquesta
stri-scia,
eponiamo
consecutivamente l’eventuale arco dicategoria
4 relativo aquesta
striscia. Ilprimo tratto,
che è dicategoria 1,
sia inveceportato
asinistra e sun cientemente
lontano,
peresempio
a distanza 2(b
-c~)
dalla po- sizione in cui si trova.Si prosegua per le striscie
superiori
in modoanalogo
e coerente aquanto
è stato fatto sin
qui.
Al termine
dell’operazione
abbiamo trepoligonali curvilinee,
dellequali, quella più
a sinistra equella più
a destra sono formate da soli tratti e lequali, inoltre,
mediantel’operazione A,
si possonospostare
in modo da for-mare una sola curva continua che ha sempre lo stesso massimo
AI
lo stessominimo m e che si
proietta
sull’asse delle x sull’intervallo(a, b) .
Un risultato
analogo
vale pure nell’altro caso, cheè,
comericordiamo, quello
per cuinella
seconda zoua le strisce sono tali che per essevalgono
le
ipotesi
del lemma 3.Però,
inquesto
caso, per rimanere aderente al me- todo suesposto convieue,
nella zonaI, portare,
perogni striscia,
ilprimo
tratto a sinistra e i rinanenti a
destra,
e nella zonaIII, portare
inveceF ultimo tratto a destra e i rimanenti a sinistra. Per il rimanente il proce- dimento è
perfettamente analogo,
e cos è pure il risultato.9. - Introduciamo adesso la
seguente
nuovaipotesi:
Za curva y
=f (x),
oltre che esserecontinua, rettificabile :
indiehere-i mo con 1 la sua
lunghezza.
Dopo
avereoperaio
come indicato nei numeriprecedenti
e relativa-mente alla snddivisione in 2n
parti eguali degli
intervalli[m, f(x)] [f (a) , f (b)] , f (b) M],
otteniamo una curva, coine abbiamovisto,
continua che in- dicheremo cony - f~ (x).
Essa sarà ovviamente rettificabile e dilunghezza
ancora definita sull’ intervallo
(ac ~ b)
e m e ~Vrappresentano
ancorail minimo e il massimo. Essa inoltre consta di tre
archi, quello
a sinistrache si
proietta
still’asse delle x, nell’intervallo(a ~ c~~)~ quello
a destra chesi
proietta
sull’asse delle nell’intervallo(bn, b)
sono formati esclusivamente di tratti dicategoria 1,
mentrequello
centrale siproietta
snll’intervallo(an, Ognuno
diquesti
archi è rettificabile e dilunghezza
inferiore a I.’
Indichiamo cou a° il
primo punto
d’accumulazione deipunti
sull’assedelle x di ascissa a,,.
Sia (ní)
una successione di indici tali che:l’ultimo
punto
d’acc~umulazione deipunti
sull’asse delle x di ascissabn; .
Indichiamocon
una successione estratta dalla tale che’
Per un teorema noto
(~), esistono,,
unarappresentazione
analitica simul-~tanea :
degli
archi disinistra ;
unarappresentazione
analitica simultanea:dell’arco
centrale,
e unarappresentazione
analitica simultanea:(1) Vedere L. TONELLI : Fondamen di Calcolo delle Variazioni. Vol. I, Pg. 91.
dell’arco di
destra,
dove lasuccessione
estratta dalla( n§ )
e ipunti
corrispondenti
allo stesso valore delparametro
convergono uniformemente aquello
della curva di accumulazione che indicheremocon
Co.
Dimostriamo ora che la curva
Co
è formata da 3archi,
di cui ilprimo
e l’ultimo sono crescenti
(almeno
nondecrescenti,
restando chiaro cosa biso- gna intendere conciò,
seCo
non è in formaordinaria,
per avere tratti pa- ralleli all’assey)
e l’intermedio decrescente(almeno
noncrescente).
Osserviamo che
se t1 e t2
sono tali che:esisterà,
a causa della convergenza uniforme sopraricordata, un i,
tale che :allora,
in virtù del fatto chequesto
arco è formato da tratti diprima
cate-goria
è:Dalla relazione
e dal fatto che:
passando
al limiteper i
tendente all’ infinito :Analogamente
varrà la stessaproprietà
anche per l’arco adestra,
nonchè laproprietà opposta
per l’arco centrale.In altre
parole,
5 mentre la curvaCo
è incontrata in unpunto
alpiù
da
ogni parallela
all’asse delle x, oppure avrà tutto un tratto a comunecon
questa,
essa consterà alpiù
di tre archi di cui ilprimo crescente,
ilsecondo
decrescente,
il terzo di nuovo crescente.10. -
Supponiamo
adesso siapossibile
operare conl’operaz one B,
descritta
qui appresso :
,OPERAZIONE B : si possa
spostare
un arcoqualunque
della curvapar-allelamente delle y.
Mediante
questa operazione B,
dalla curva00,
sipotranno
eliminaregli
eventuali archi diquesta
che siano’paralleli all’asse y (ricordiamo
cheessi sono al
più
un infinitanumerabile)
ed ottenere cos facendo una curvacontinua
rettificabile,
laquale
ammetterà unarappresentazione
analiti-ca
ordinaria y = yo(x),
egodrà
di tutte leproprietà
di monotonia dellaCo.
Supponiamo
adesso che si abbia unintegrale
del Calcolo delle Variazioniin forma
ordinaria,
che scriviamo in formaparametrica
nella manieraseguente:
definito su una
classe
.gcompleta
di curve continue erettificabili,
tutte con-tenute in una
parte
limitata e chiusa delpiano (x, y),
contenente tutte lecurve continue che si possano dedurre da esse mediante un infinità nume-
rabile al
più
dioperazioni
A suipropri archi,
esistano in K delle curve lequali
ammettano unarappresentazione ordinaria,
nonchèqualunque
curvacontinua che si
ottenga
da esse mediante un infinità numerabile alpiù
dioperazioni
Aeseguite
suipropri
archi. Tuttequeste
curve siano definite peresempio
sullo stesso intervallo(a, ~). Supponiamo
ancora chequesto integrale
scritto in forma
parametrica
sia semicontinuoinferiormente
su .R e che ope- rando con ’leoperazioni
A e B sulle curve della classe K il valore dell’inte-grale
non aumenti.Ai fini della ricerca del minimo di
Jc
sulle curve in forma ordinaria in A ci sipuò
allora limitare a considerare curve di .g che siano deltipo
sopra
visto,
eprecisamente
che abbiano unprimo
arcocrescente,
un ultimoarco pure crescente e un arco intermedio
decrescente,
oppure unprimo
eultimo arco decrescente e l’arco intermedio crescente.
Di consequenza anche l’eventuale curva
minimante,
ottenuta con il me-todo delle successioni minimizzanti sarà ancora una curva ordinaria e di uno
dei due
tipi
suddetti.L’esistenza
.di questa
minimantepuò
essereassicurata,
peresempio, quando
lelunghezze
delle curve della successione niinimizzante saranno su-periormente
limitate. Ilproblema
di minimo diIc
ammette allora almeno unaminimante.. ,
Si ottiene cos il
seguente
teorema :Sia K una, classe di continue e
rettificabili
1. tutte contenute in una
parte
R limitata e chiusa delpiano (x , y)
2.
contenga
delle curve che ammettono unarappresentazione
ordinaria3.
contenga
tutte le curve continue che stanno in R e che si possano ot- tenere da una curvaqualsiasi
non ordinaria di Koperando
alpiù
uninfinità
numerabile di
volte,
su archiqualunque
di essa, mediantel’operazione
B.4.
contenga
tutte le curve continue che stanno in R e chesi possano
ot-tenere da una curva
qualsiasi
informa
ordinaria diK, operando
alpi c
uninfinità
nume1’obile di volte su archiqualunque
di essa mediantel’operazione
A.5. sia
completa.
Sia
Ic
unintegrale
in ordinaria del Calcolo delleVariazioni,
de-finito
súlle curve di K e siaJc
lo stessointegrale
espressoin forma parametrica.
Supponiamo Jc
semi-continuoinfe’l’io1’miinte
su K e lafunzione integranda
non
negativa
e nondipendente
da x e da y.Allora,
se lelunghezze
delle cuive d’una successione niinimizzanteformata
solo con curve, in
forma ordinaria,
di K sonosuperiormente limitate, l’integral Jc
ammette una minimantefra
le curve di K informa
ordinaria ed essa èformata
da unprimo
e un ultimo a1’CO non decrescentecrescente)
e diquello
intermedio non crescente(non decrescente),
uno o due diquesti
tendo anche mancare.
’4
Se
questa
curva ’minimante è tale da rendereintegrabile l’integrando
diessa da pure una minintante di