A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
B ASILIO M ANIÀ
Alcuni teoremi di unicità nel calcolo delle variazioni
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 2
esérie, tome 6, n
o3-4 (1937), p. 247-276
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NEL CALCOLO DELLE VARIAZIONI (1)
di BASILIO MANIÀ
(Pisa).
1. - Nella trattazione di un
qualunque problema
di minimo si possono distin- guerequattro
momentiprincipali.
Innanzi tutto la risoluzione dellaquestione
diesistenza ;
in secondoluogo
la determinazione delle condizioni analitiche che debbonoessere soddisfatte dal « valore » della variabile che dà il minimo : condizioni anali- tiche che per i
problemi
di minimo ordinari saranno date daequàzioni
con variabilinumeriche,
e per iproblemi
di Calcolo delle Variazioni daequazioni differenziali ;
in terzo
luogo
larisoluzione,
esatta opiù
ingenerale approssimata,
delleequazioni
cos
ottenute;
e infine la verifica se le.soluzioni diqueste equazioni
fornisconoeffettivamente il minimo cercato.
Per i due ultimi
punti qui
indicati i teoremi di unicità sono diimportanza
fonda-mentale.
Infatti, quando
ci si ponga nel campo dei metodi diretti e sisappia
chele
equazioni
stabilite come condizioni necessarie per il minimo hanno una ed unasola
soluzione,
è senz’altro assicurata sotto condizioni moltogenerali
la convergenza diogni
processo diapprossimazione ;
einoltre, quando
si sa che il minimoesiste,
che il « valore » della variabile
che.
dà tale minimo deve soddisfare leequazioni suddette,
e che taliequazioni
hanno un’unicasoluzione,
anche l’ultima dellequattro questioni
che sopraabbiamo
distinte è risolta.Per i
problemi
di MAYER e di LAGRANGE io ho dato vari teoremi di esistenza dell’ estremoassoluto ;
teoremi che sono inparticolare applicabili
alproblema
dinavigazione
diZERMELO,
e aquelli
della curva di massima velocità finale e della brachistocrona in un mezzo resistente(2).
Inseguito
altri teoremi sono stati dati(1) Lavoro eseguito nel Seminario Matematico della R. Scuola Normale Superiore di Pisa.
S.
(2) Esistenza dell’ estremo assoluto in un classico problema di Mayer. Ann. Sc. Norm.,
S. II, Vol. 11 (1933), pp. 343-354. - Sul problema di Mayer. Rend. Acc. Lincei, S. VI, Vol. XVIII (1933), pp. 358-365. - Sui problemi di Lagrange e di Mayer. Rend. Cire. Mat. Palermo,
T. LVIII (1934), pp. 285-310. - Sulla curva di massima velocità finale. Ann. Se. Norm., S. II,
Voi. III (1934), pp. 317-336. - Sopra una classe di problemi di Mayer considerati come
limiti di ordinari problemi di minimo. Rend. Sem. Mat. Padova, Vol. V (1934), pp. 98-121.
- Sopra alcuni problemi
condizionati
del calcolo delle variazioni. Rend. Ace. Lincei, S. VI,Vol. XXI (1935), pp. 426-432. - Sopra un problema di navigazione di Zermelo. Rend, Ace.
Lincei, S. VI, Vol. XXIII (1936), pp. 292-295. - Sopra un problema di navigazione di Zer- melo. Math. Ann., Bd. 113 (1936), pp. 584-599.
da L. M. GRAVES
(3)
ed E. J. MCSHANE(4),
e recentemente L. TONELLI(5)
haenunciato varie condizioni sufficienti per la semicontinuità nei
problemi
di MAYERe di
LAGRANGE,
da cui si possono ottenere facilmente icorrispondenti
teoremidi esistenza dell’ estremo assoluto.
Queste
condizioni sono notevolmentegenerali
e anche
qui
avremo occasione diapplicarle.
Circa le
equazioni
delle estremanti deiproblemi
di cui stiamoparlando,
è daricordare un lavoro del GRAVES
(6),
nelquale
taliequazioni
sono stabilite nella formaintegrale partendo dall’ ipotesi
che le funzioni cherappresentano
la curvaminimante siano a
rapporto
incrementale limitato.Questo
risultato è notevoleperchè
nel caso deiproblemi
in formaparametrica permette
di stabilire le detteequazioni partendo
dai soli dati di continuità e derivabilità che per le curve estre- manti risultano dai teoremi di esistenza. Modificandoopportunamente l’imposta-
zione dei
problemi
di MAYER e diLAGRANGE,
io hoottenuto,
apartire
dai solidati di continuità e derivabilità che risultano dai teoremi di
esistenza,
leequazioni
delle estremanti sia per i
problemi
nella formaparametrica
sia peri, problemi
nella forma
ordinaria;
e,inoltre,
perimportanti
classi diproblemi,
nellequali
rientrano
gli esempi
classici sopraricordati,
ho indicato dei criteri per dedurre dalleequazioni
delle estremanti informà integrale,
ulterioriproprietà
di deriva-bilità delle estremanti
stesse,
ciò chepermette
di scriverequelle equazioni
nellaforma differenziale
(’).
Io ho trattato iproblemi
conequazioni
di condizione in formaesplicita,
maciò,
finchè si considerano funzioni arapporto
incrementalelimitato,
equindi
inparticolare
per iproblemi
nella formaparametrica,
non costi-tuisce alcuna
restrizione,
come risulta dai teoremi sui sistemi differenziali in formaimplicita
ottenuti da HILDEBRANDT e GRAVES(8)
coi metodi dell’ analisigenerale,
e che io ho dimostrato
(sotto
condizioni un poco menorestrittive)
essere conse-(3) The existence of an extremum in problems of Mayer. Trans. Am. Math. Soc., Vol. 39 (1936), pp. 456-471.
(4) Semicontinuity of integrals in the calculus of variations. Duke Math. Journ., Vol. 2 (1936), pp. 597-616,
(5) Su la semicontinuità nei problemi di Mayer e di Lagrange. Rend. Ace. Lincei, S. VI,
Vol. XXIV (1936), pp. 399-404.
(s) On the problem of Lagrange. Am. Journ. of Math., Vol. 53 (1931), pp. 127-153.
(7)
Proprietà delle estremanti nei problemi di Mayer. Ann. Se. Norm., S. II, Vol. IV (1935), pp. 107-131. -Proprietà
delle estremanti nei problemi di Lagrange. Ibid., Vol. V (1936), pp. 89-126. - Le equazioni delle estremanti nei problemi di Lagrange. Rend. Ace.Lincei, S. VI, Vol. XXIII (1936), pp. 398-405. - Una osservazione sui sistemi differenziali lineari. Boll. Un. Mat. It., Vol. 15 (1936); e anche i due lavori già citati : Sulla curva di massima velocità finale e Sopra una classe di problemi di Mayer considerati come limiti
di ordinari problemi di minimo. ~
(8) HILDEBRANDT and GRAVES : Implicit functions and their differential in general analysis. Trans. Am. Math. Soc., Vol. 29 (1927), pp. 163-177. - GRAVES : Implicit functions
and differential equations in general analysis. Ibid., pp. 514-552.
guenze immediate del teorema del DINI
opportunamente generalizzato (9).
Per ciòche
riguarda
leequazioni
delle estremanti deiproblemi
di MAYER e diLAGRANGE,
il TONELLI
(i°)
ha dato una dimostrazione assaisemplice
che èapplicabile,
per iproblemi
in formaordinaria,
sottoipotesi più larghe
diquelle
da me considerate.Da
questo
insieme di lavori la teoria deiproblemi
di MAYER e di LAGRANGE per ciò cheriguarda
leprime
duequestioni
indicate sopra apparegià
notevol-mente
progredita. Invece,
che iosappia,
non sono stati finora ottenuti dei teoremi di unicità( « in grande » ),
teoremiche,
come abbiamodetto, hanno importanza
notevole per le altre due
questioni
sopra indicate.Relativamente ai
problemi
liberi del Calcolo delle Variazioni un teorema di unicità per le estremali è stato dato da S. BERNSTEIN(~1),
nel1912;
il TONELLI, nei suoi Fondamenti di Calcolo delle Variazioni(12)
ha dato vari teoremi di unicità sia per iproblemi
liberi di formaparametrica
sia per iproblemi
liberiin forma
ordinaria;
e, per iprimi,
il CARATHÉODORY(13)
ha dimostrato un teorema di unicità delle estremali sottoipotesi più generali.
Nel
presente lavoro,
io estendo i teoremi di unicità dati da TONELLI eCARATHÉODÒRY per i
problemi
liberi in formaparametrica.
L’ estensione consiste nel fatto che invece di considerareproblemi
definitipositivi [jF>0] (o
definitinegativi [F o]), ammetto,
circa il segno diF,
la solaipotesi
che è vera-mente essenziale nei teoremi di esistenza dell’ estremo
assoluto,
cioè che inogni
campo limitato tenda a + coi al tendere all’infinito della
lunghezza £
dellacurva @
(14).
_Dei teoremi del TONELLI
(teorema
di unicità per le estremanti e teorema di unicità per leestremali)
cosgeneralizzati,
dimostropoi gli analoghi
per iproblemi
di MAYER con una sola
equazione differenziale,
facendo duetipi
diipotesi,
chesono
rispettivamente suggerite
dalproblema
dinavigazione
di ZERMELO e daquello
della curva di massima velocitàfinale,
ciò che dàmaggior concretezza
alleipotesi
stesse. Invece l’estensione aiproblemi
di MAYER del teorema di CARA- THÉODORYpresenta qualche difficoltà,
chepreciso
al numero12,
dove ho cos(9)
Sopra i sistemi di equazioni differenziali in forma i1nplicita. Rend. Ist. Lomb.,Vol. LXIX (1936).
(i°) Sulle equazioni delle estremanti nei problemi di Mayer. Rend. Ace. Lincei, Vol. XXIV (1936), pp. 180-187. - Sulle equazioni delle estremanti nei problemi di Lagrange. Ibid.,
pp. 239-245.
(H)
Sur les équations du calcul des variations. Ann. de 1’ Éc. Norm., T. 29 (1912),pp. 431-485, e in particolare p. 451.
(12) Fondamenti...., II, pp. 266-275, 389-397.
(13) Sui
campi
di estremali uscenti da un punto e riempienti tutto lo spazio. Boll. Un.Mat. It., Vol. II (1923), pp. 2-6, 48-52, 81-87.
(14) Questa circostanza presenta l’utilità che nel passaggio dai teoremi di esistenza a
quelli di unicità non è necessario aggiungere ulteriori restrizioni circa il segno della F.
modo di stabilire per i
problemi
di MAYER una formaspeciale dell’ analoga
diuna
importante
formula di WEIERSTRASS..Passando
poi
aiproblemi
in formaordinaria, dopo
avere enunciato due teoremidi
tipo
simile aquelli
per iproblemi
in formaparametrica,
estendo aiproblemi
di MAYER il teorema di
BERNSTEIN,
che è di natura diversa daquella
dei teoremidi TONELLI e CARATHÉODORY in
quanto
non si fonda sulla considerazionetopo- logica
deicampi
diestremali,
ma sullo studio della variazione seconda.Questa
circostanzapermette
di stabilire un teorema di unicità per le estremali anche nelcaso del
problema
di LAGRANGE.Osservo ancora che il lemma del numero 4
permette
di estendere aicampi
illimitati i teoremi di esistenza stabiliti relativamente ai
campi limitati,
anche nelcaso di
integrali
che non siano semidefiniti(s5).
2. - Nei successivi tre numeri ci occuperemo dei teoremi di unicità per le estremanti e le estremali dei
problemi
liberi del Calcolo delle Variazioni.È
oppor-tuno
perciò premettere
alcuneprecisazioni
sulleipotesi
e sulle notazioni.Indicheremo con
y’)
una funzione che per(x, y) appartenente
a uncampo A e
(x’, y’) qualunque
conx’2 + y’2 > 0
è finita e continua con le sue deri-vate
parziali
deiprimi
treordini,
ed èpositivamente
omogenea digrado
1rispetto a ~’
ey’,
cioè tale cheper k > 0 qualunque
si ha in tutto il campo di definizionePorremo inoltre
ed ammetteremo che sia sempre
y’) > 0,
cioè che ilproblema
di Calcolodelle Variazioni relativo
all’integrale
sia
regolare positivo.
In
queste ipotesi,
le estremalidell’ integrale
sono tutte e sole le curveappartenenti
alcampo A
e soddisfacenti il sistema diequazioni
differenziali(15)
Cfr. L. TONELLI: Fondamenti...., II, p. 68 e segg.Fissato un
punto Po
=(xo, yo)
interno al campoA,
le estremali uscenti daesso formano un fascio che si
può rappresentare
mediante leequazioni
essendo
(g~(s, co), co)],
per cofissato,
la soluzione del sistema(1)
determinata dalle condizioni inizialiPosto
è
J(0~ w) = 0, co) 1,
equindi
pers > 0
sufficientementepiccolo
èA (s, c~) > 0
e si
può
porre laseguente definizione.
DEFINIZIONE. - Fissata un’ estremale
(2)
si chiama fuoco destro del suoprimo punto
terminalePo
ilpunto
dell’ estremale checorrisponde
alpiù piccolo
valorepositivo
di s per ilquale A(s, quando
inquesta equazione
si ponga il valore di co a cuicorrisponde
1’ estremale fissata.3, - Possiamo dimostrare ora la
proposizione seguente
che fornisce una condi-zione sufficiente per 1’ unicità delle estremanti nei
problemi
liberi di Calcolo delle Variazioni.TEOREMA I. - Se il campo A coincide col
piano (x, y);
sel’ integrale
è
regolare positivo ;
se inogni parte
limitata A’ di At’ integrale
tendea + co al tendere all’infinito della
lunghezza £
di(2;
se,infine,
sopra nessuna estremale esiste il fuoco destro delprimo punto terminale; allora,
fissati nelpiano (x, y)
duepunti P, Q qualunque,
nella classe e~ delle curvecontinue e rettificabili del
piano (x, y)
aventi in P eQ rispettivamente
ilprimo
e il secondopunto terminale,
esiste alpiù
una curva minimanteL’ integrale ~Je (16).
Cominciamo con l’ osservare che se 6 è una curva continua e rettificabile chiusa del campo A è necessariamente
0, poichè
se fosseJC 0, percorrendo
la e un numero di volte sufficientemente
grande
si otterrebbe una curva di lun-ghezza grande
adarbitrio,
tutta contenuta in unaparte
finita e fissa diA,
e sullaquale
il valoredell’integrale
sarebbesempre 0,
control’ ipotesi
che inogni parte
limitata A’ di A tenda a + oo
quando
lalunghezza £
di C tende all’ infinito.Di qua segue subito che le curve minimanti
l’ integrale
nella classe ~~ sonoprive
dipunti multipli.
(16) Cfr. L. TONELLI : Fondamenti...., Il, p. 266.
In secondo
luogo
osserviamo che se 6 è un’ estremale uscente da unpunto
Ped A’ è una
parte
limitata chiusaqualunque
di A contenente P e un arco iniziale di6,
seQ’
è unpunto
abbastanza vicino a P sopra la6(P, Q’)
è mini-mante per nella classe delle curve continue e rettificabili di A’ aventi in P
e
Q’
ilprimo
e il secondopunto
terminale. Indicato infatti con jT un cerchio sufficientementepiccolo
dicentro P,
e con cH/ laparte
di cK/ formata dalle curve che non sonocompletamente
interne a7~
perQ’ = P,
in esiste ilminimo p
di ed è
,u > o,
mentre il minimo in cH/ èuguale
a zero. Perciò anche se èQ’ ~ P
con
Q’
sufficientemente vicino aP,
il minimo di in J!’ èmaggiore
del minimoin Ne segue che
quest’ultimo
è dato da una curva tutta interna a7~
e sesupponiamo,
come èlecito,
che P sia interno ’adA’,
la detta curva minimante èun’ estremale e deve eoincidere con
6(P, Q’)
se h è sufficientementepiccolo,
perun teorema di unicità delle estremali « in
piccolo
».Supponiamo
ora che nella classe Jf esistano due curve minimanti Essesono necessariamente due estremali che
possiamo
indicare conPer
quanto
abbiamo detto sopra&;1
ed~2
sonoprive
dipunti multipli;
inoltrehanno in comune soltanto i
punti
terminali e sipuò
supporreche,
consideratauna
qualunque
direzione co con in un intorno di P essa sia interna all’area Asemplicemente
connessa racchiusa da61
ed~2
e 1’ estremalenon sia mai una curva minimante nella classe e~
(11).
,Osserviamo inoltre che se
Q’
è unpunto
di A’ le curve minimanti nellaclasse egf’ di tutte le curve continue e rettificabili del
piano
aventi in P eQ’
ipunti
terminali sono tutte e sole le curve minimanti nella sottoclasse formata dalle curve diappartenenti
ad A’.’
Consideriamo
quindi
1’ estremale uscente da P con direzione2013~20132013~.
Seprolungandola
sufficientemente essa ha unpunto Q’
diverso da P sul contorno diA’,
1’ arcoS(P, Q’)
nonpuò
essere m nimante per nella classe 9f’ dellecurve continue e rettificabili aventi in P e
Q’
ilprimo
e il secondopunto
terminale : esisteperciò
un ultimopunto Qi sopra 6
tale che6(P, Qi)
risulti minimante nella classe delle curve continue erettificabili congiungenti P
eQ~
1 nell’ ordine. Alla stessa conclusione sigiunge
se perquanto
siprolunghi 6
non si arriva mai sul contorno di A’. Infattiquando 6
vieneprolungata
indefinitamente tende a + oo,(17)
Vedi L. TONELLI:Fondamenti....,
II, p. 267.e
pereiò
esiste su di essa unpunto Q’
per ilquale 6(1, Q’)
non èpiù
mini-mante in gli’.
Determinato
Qi,
siaQ’
successivo aQi
sopra6,
interno ad A’. Nella classe ex"determiniamo le curve minimanti Esse sono delle estremali
appartenenti
ad A’e al tendere di
Q’
aQi
ammettono almenouna
curva di accumulazione che è pure un’estremante nella classe delle curve continue e rettificabili aventi i suoi stessipunti
terminali ed èperciò
anche un’ estremale che indicheremo con S,.Se w’ è la direzione di ~’ in P si vede
~’1 + ‘~2 perchè
~’non
può
coincidere nè con0i
nè con6z
e sopra 6’ non cipuò
essere il fuocodestro di
P.
Si
può perciò
passare dallacoppia
di estremanti0 L’ 02
a un’ altracoppia
soddi-sfacente condizioni
analoghe
con direzioni comprese fra r~~ ed w2 e formanti fraloro
unangolo
minore della metàdell’angolo
formato da co1 ed C02 -Ripetendo
indefinitamentequeste operazioni
si ottiene unasuccessione
dicoppie
di estremalicon
e
Possiamo
inoltre
supporre che siaConsiderata allora 1’ estremale
essa è anche un’ estremante
(18)
essendo limite di curve estremanti. Se fosse si avrebbee la
60
avrebbe unpunto multiplo,
ciò che non èpossibile. È perciò
£’=£"-Allora dalle
(4), (5), (6)
si ha(i8)
Nella classe dellecurve
continue e rettificabili del piano (x, y) aventi i suoi stessi punti terminali.e sopra
00
esiste il fuoco destro delprimo punto terminale,
contro una delleipotesi
dell’ enunciato. Siamo cos
giunti
a un assurdo e il teorema è dimostrato.OSSERVAZIONE. - La condizione
che,
inogni parte
limitata A’ diA,
C7 o-
tenda a + ao al tendere all’infinito dellalunghezza
die,
è soddisfattase esiste un differenziale esatto
M(x, y)dx+N(x, y)dy
tale che sia sempree, per
oúni parte limitata
A’ diA,
i valori 0 per iquali F(x,
y, cos0,
sen0) -=O
in
qualche punto (x, y)
di A’appartengono
tutti a un arco diampiezza
minore di n.
Infatti, posto
~la condizione suddetta è soddisfatta da
ge (19)
eperciò
anche da. 4. - In
questo
numero ciproponiamo
di dedurre dal teoremaprecedente
unacondizione di unicità per le estremali dei
problemi
liberi di Calcolo delle Varia-zioni,
ma per renderci conto dellaportata
di tale condizione èopportuno premettere
un lemma.
LEMMA. - Se in
ogni parte
limitata A’ del campo Al’ integrale
tendea al tendere all’ infinito della
lunghezza £
di0,;
se esistono due nu-meri
positivi
R e ,u tali che per x2 +y2 >
R2 eX’2 + y’2 = 1
si abbia sempreallora,
fissato comunque unpunto
P delpiano (x, y)
e considerate le curvecontinue e rettificabili e uscenti da
P,
tende a + 00 al tendere all’ infi- nito della massima corda di e uscente da P.Determiniamo da
prima Ri
> R in modo che P sia interno alla circonferenzars
di
equazione x2 + yz = Ri.
Per un arcoN)
di curva continua e rettificabilesenza
punti
interni aTi
e con M suTi
èe
perciò
sipuò
determinare un numero taleche,
indicata conr2
la circon-(i9)
Ciò segue da un lemma noto. Vedi L. TONELLI: Fondamenti...., 1 11, pp. 17-18.ferenza
X2 + y2 = Rí,
se0-(M, N)
haqualche punto
esterno ar2,
si abbia(fissato
comunque un verso
positivo
suI1)
Dopo
ciò sia A il minimo di per e tutta contenuta inF2,
e indicato conR3
>R2
un numero che ~fisseremo nel
seguito,
siaT3la
circonferenza diequazione x2 + y2 = R3
·Se C è una curva continua e rettificabile uscente da P e avente
qualche punto
esterno a per
ogni
suopunto
esterno ar2 possiamo
considerare il massimoarco senza
punti
interni aI’1
a cui essoappartiene.
Tali archi esistono in numerofinito,
epossiamo distinguerli
in duecategorio
a seconda che non hannopunti
esterni a
1~3
o hannopunti
esterni a allora nella secondacategoria
vi è almeno .un arco. Se un arco
N) appartiene
allaprima categoria
Mappartiene
al7à ;
se anche N
appartiene
a sostituiamoN)
conN),
se N non appar- tiene aFi, sopprimiamo
1’ arco@( 3fl N).
Inquesto
modo otteniamo dalla @ una curva@
e per le(7)
ed(8)
si haFissato ora un numero A
grande
ad arbitriosupponiamo R3
fissato in modo che se0-(M, N)
è senzapunti
interni a con M su~1
ed almeno unpunto
aesterno a si abbia
Allora se indichiamo con n il numero
degli
archi massimi di e aventipunti
esterni a
F3
e senzapunti
interni a edoperiamo
anche suquesti
comesugli
i"i
àrchi della
prima categoria
sopraindicati,
otteniamo una curva e tutta contenutain
~’2
e tale che .Poichè ~1 è
indipendente
da ~ e sipuò prendere grande
ad arbitriopurchè R3
sia sufficientemente
grande,
si ha l’ asserto.Ora
possiamo enunciare
ilTEOREMA II. - Se sono soddisfatte le condizioni del teorema
I,
e sefissato comunque un
punto
P e considerate le curve G~ continue e rettifi- cabili uscenti daP,
tende a + oc al tendere all’infinito della massima corda di e uscente daP; allora, presi
duepunti
P eQ
delpiano (x, y),
esiste sempre una e una sola estremale col
primo punto
terminale in Pe il secondo in
Q.
’
-
La deduzione di
questo
teorema dal teorema I è assaisemplice (z°).
Detta ognila classe delle curve continue e rettificabili aventi il
primo punto
terminale in Pe in
Q
ilsecondo,
esiste almeno una curva minimante in àJi e, per il teoremaI, proprio
una sola: tale curva è un’ estremaleØ~.
Se in ~~ vi fosse un’ ulteriore estremaleØ2, questa
nonpotrebbe
essere una curvaminimante,
equindi
su di essavi sarebbe un ultimo
punto Qi,
tale che6z(P, Qí)
sia minimante perC7 0,1 Allora,
per un
ragionamento già
fatto nella dimostrazione del teoremaI,
vi sarebbeuna seconda curva minimante coi
punti
terminali P eQi,
e ciò contro ilteorema I.
õ. - Il teorema ora
dimostrata
estende un teorema stabilito dal TONELLI per iproblemi regolari
definitipositivi,
e lo sipuò
anche dedurre come casoparticolare
da un teorema che a sua volta estente un teorema del CARATHÉODORY
(21)
per iproblemi regolari
definitipositivi.
Tuttavia il metodoseguito
nei due numeriprecedenti,
e che èanalogo
aquello
delTONELLI,
èimportante
per ilseguito
diquesto lavoro, poichè
èquesto
metodo che estenderemo al caso deiproblemi
diMAYER,
mentre l’èstensione a taliproblemi
del metodo cheapplicheremo
inquesto
numero, e che modifica
leggermente quello
delCARATHÉODORY, presenta qualche
difficoltà.
TEOREMA III. - Se sono soddisfatte le condizioni del teorema I e se, fissato comnnque un
punto
P e considerate le estremali C,, uscenti daP, l’integrale
tende a + oo al tendere all’infinito dellalunghezza allora, presi
duepunti
P eQ
delpiano (x, y),
esiste una ’e una solaestremale avente in P il
primo
e inQ
il secondopunto
terminale.Siano
le j equazioni
dell’ estremale indefinita uscente da P con direzione ca ;interpre-
tiamo
(s, w)
come coordinatepolari
in unpiano
Il e indichiamo con 2 ilpiano (x, y).
Le
(9)
possono essereinterpretate
come unarappresentazione
delpiano
II sulpiano 03A3 (o, eventualmente,
unaparte
di03A3).
Esse sono localmenle invertibili : nelpunto (s=0, co)
per noti teoremi di esistenza e di unicità delle estremali considerate « inpiccolo »,
enegli
altripunti perchè
èA(2, co)
=~= 0. Perqueste
stesseragioni,
fissato unpunto (x, y),
ipunti (s, w)
di cui èl’immagine
non possonoavere
punti
di accumulazione a distanza finita.Consideriamo ora un
punto (ài, ~)
che sial’ immagine
diqualche punto (s, co)
(~Q)
Vedi L. TANELLI: Fondamenti...., II, pp. 273-274.(21)
Vedi C. CARATHÉODORY : Sui campi di estremali uscenti da un punto e riempientitutto lo spazio. Boll. Un. Mat. It., Vol. II, pp. 2-6, 48-52, 81-87.
e fissiamo uno di
questi :
sia(8,
In un intorno di(x, y)
sufficientementepiccolo
invertiamo le
(9).
Otteniamo cos due funzioni continuecon
Dimostriamo che le
(10)
si possonoprolungare lungo
unaqualunque
linea continuae rettificabile y uscente dal
punto
fissato(x, y).
A tal fine cominciamo conl’osservare che,
fino aquando
le(10)
sonoprolungabili lungo
y, laprima
di esse restalimitata.
Sia infatti e
Allora,
finchè ilprolungamento
lunto y èpossibile,
si ottiene un fascio diestremali uscenti da P
e da una formula di WEIERSTRASS segue
l’ equazione
dove la funzione
integranda
sotto ilprimo
segno diintegrazione
è la funzione Edi
WEIERSTRASS, che,
essendo ilproblema regolare positivo,
èsempre:>
0.È perciò
Dunque,
fino aquando
ilprolungamento lungo y
èpossibile,
il valore di resta limitato eperciò
resta limitata anche lalunghezza ~[~(s’), r~(s’)]
di6s,.
Se si suppone che le
(10)
non si possanoprolungare lungo
tutta la curva y, esiste un valoresi’ -:-~---
l’ tale chefino
aogni s’ s1’
ilprolungamento
èpossibile
mentre non lo è fino a Esiste
inoltre,
nelpiano II,
almeno unpunto
diaccumulazione
per s=[03BE(s’), ~(s’)], w = z[$(s’), ~(s’)]
al tendere di s’ as1’
da~ ~
sinistra. Se indichiamo con
(s, co)
un talepunto,
si haTenendo conto
poi
del fatto che in un intorno di(s, w)
la trasformazione(9)
è
invertibile,
si vedeche,
fissandoopportunamente
la determinazione di wrispetto
al modulo
2n,
deve esseree il
prolungamento
delle(10)
risultapossibile
anche oltresi’
control’ipotesi.
Come
prima
conseguenza diquanto
ora abbiamo dimostrato si ha intanto cheogni punto
delpiano 2
èimmagine
di almeno unpunto
delpiano
1I Per dimo-strare che
ogni punto
di 2 èl’immagine
di un unicopunto
delpiano
1I bastaprovare
che,
fissata comunque una determinazione delle(10)
eprolungandola lungo
una
qualunque linea y
continua rettificabilechiusa,
si deve ottenere alla fine ladeterminazione di
partenza.
Ora ciò è una conseguenza del fatto che la curva y sipuò
ridurre a unpunto
concontinuità,
èpossibile
l’ inversionelocale,
ilprolun- gamento
sipuò
farelungo
unaqualunque
linea continua erettificabile,
e leipote-
tiche
molteplici
determinazioni delle(10)
in unpunto
formerebbero inogni
casoun insieme discreto di
punti
delpiano
II.Dunque
lacorrispondenza (9)
fra ipiani
II e 2 èbiunivoca,
e fissatoun
punto Q,
esiste una e una sola estremale uscente da P e terminante nelpunto Q:
OSSERVAZIONE I. - Il CARATHÉODORY ha dimostrato
questo
teoremanell’ipo-
tesi
F>0,
ammettendo soltanto che sopraogni
estremale 6l’integrale
tendaa + 00
prolungando
l’ estremaleindefinitamente,
mentrequi
abbiamosupposto
checiò avvenga uniformemente per tutte le estremali uscenti da un
punto,
al tendereatinfinito della loro
lunghezza. Questa
condizione èperò
soddisfatta nelleipotesi
del CARATHÉODORY.
OSSERVAZIONE II. - Come corollario dei due teoremi
precedenti
si ha che nelleipotesi
ivifatte,
non possono esistere estremali chiuse.6. - Passiamo ora a stabilire dei teoremi di unicità relativi alle estremanti e
alle. estremali dei
problemi
di MAYER in formaparametrica,
e perquesto
comin-ciamo col
precisare
anche inquesto
caso leipotesi
e le notazioni. ,Sia
F(x,
y,x’, y’, u)
una funzione finita e continua insieme con le sue derivateparziali
deiprimi
tre ordini per(x, y) appartenente
a un campoA, u apparte-
nente a un intervallo
A, (x’, y’) qualunque
conx’2 + y’2 > 0.
Perogni
siain tutto il campo di definizione della
F(x, y, x’, y’, u).
Poniamo inoltreEssendo 2co un valore di u fissato nell’ intervallo
A,
consideriamo perogni
curva continua e rettificabile
’
l’equazione
Chiameremo curve ordinarie le curve El per le
quali l’equazione
ora scrittaammette una soluzione
u(s)
in tutto l’intervallo(O, L)
conu(s)
sempreapparte-
nente a 4. Per indicare la
dipendenza
diu(s)
dalla curva e useremo anche lanotazione
uo(s).
Data una classe Jt di curve ordinarie
e,
chiameremoproblema
di MAYERrelativo
all’ equazione (11)
e alla classeelf,
ilproblema
della ricerca del minimo[o massimo]
diu~(~)
nella classe ~~.Diremo che il
problema
di MAYER è definitopositivo [negativo]
se è sempreF>
0[F o] ;
diremo che ilproblema
di MAYER è semidefinitopositivo [negativo]
seè sempre F>0
[F0]; negli
altri casi diremo che ilproblema
è indefinito. Ilproblema
di MAYER si diràpoi regolare positivo [negativo]
se è sempre[Fi 0] ; quasi regolare positivo [negativo]
se è sempreFà >0 [Fi ~ O]; quasi regolare positivo [negativo]
normale se èsempre F1 > 0 [Fi 0]
e, per(x, y, 2c) fissato,
i valori di 0 per iquali F, (x, y, cos 03B8, sen 0, u) =0
nonriempiono
maitutto un
intervallo; quasi regolare positivo [negativo]
seminormale se è sempreFi >0 [F~ 0]
e per nessunpunto (x, y, u)
siha,
identicamente in0, F~ (x,
y, cos0,
sen0, u)
= o.Una curva ordinaria 6 si dice un’ estremaloide se soddisfa le
equazioni
Un’ estremaloide di classe 1 si chiama estremale. Per le estremali le
equazioni (12)
si possono scrivere
anche
nella fòrma differenzialee se il
problema
di MAYER considerato èquasi regolare
normaleogni
estrema-loide è di classe 1
(23).
(2z)
B. MANI~ : Proprietà delle estrcmanti nei problemi di Mayer, p. 109.(23) B. MANIÀ, loc. cit. p. 114.
Se un’ estremale è di classe 2 dalle
equazioni (13)
seguono le altree se il
problema
di MAYER èregolare ogni
estremale è di classe 2(24).
Supponiamo
che ilproblema
di MAYER siaregolare ;
allora le estremali sonodeterminate dal sistema differenziale formato dalle
(14)
edall’ equazione
Fissato un
punto Po
=(xo, yo)
interno al campoA,
consideriamo le soluzionidel sistema
(14), (15)
determinate dalle condizioni inizialiAl variare di w le
prime
due delleequazioni (16) danno
tutte e sole le estre-mali uscenti dal
punto (xo, yo) e
la terza delle(16)
dà il funzionaleue(s)
asso-ciato a ciascuna di esse.
Anche in
questo
caso, come per iproblemi liberi, posto
è
m) =1
e sipuò perciò
porre la definizioneseguente.
DEFINIZIONE. - Fissata un’ estremale ~
qualunque
del fascio di centroPo,
sichiama fuoco destro di
Po sopra 6
ilprimo punto
di 6corrispondente
a un valorepositivo s
tale che4(s, ~)==0, quando
inquesta equazione
si ponga il valore di co a cuicorrisponde
1’ estremale fissata.7. -
Dopo queste
premessepossiamo
dimostrare per iproblemi
di MAYER informa
parametrica
un teoremaanagolo
al teorema I.TEOREMA IV. - Il campo A coincida col
piano (x, y)
e l’ intervallo d conl’ asse reale delle u ; il
problema
diMayer
considerato siaregolare posi- tivo ; in ogni parte
limitata A’ del campo A il valore del funzionaleup(£)
tenda a + 00 al tendere all’ infinito della
lunghezza £
di@,
e resti limi- tatoquando la lunghezza £
restalimitata ;
sopra nessuna estremale esista(24)
B. MANIÀ, loc. cit. p. 115.il fuoco destro del
primo punto terminale; allora,
fissati comunque duepunti P, Q
delpiano (x, y),
nella classe êJ! delle curve ordinarie aventi in Pe
Q rispettivamente
ilprimo
e il secondopunto terminale,
esiste alpiù
una curva minimante
up(£).
Anche ora come nella dimostrazione del teorema I
possiamo
osservare chele curve minimanti
ue(£)
sonoprive
dipunti multipli. Infatti,
se G~ è unaqualunque
curva ordinaria e r è un suo arco
chiuso,
nonpuò
essere y,x’, y’, 0,
Y
perchè, altrimenti, aggiungendo
alla curva e l’ arco y percorso un numero suffi- cientementegrande
divolte,
si otterebbe una curva El dilunghezza £ grande
adarbitrio, appartenente
a unaparte
limitata e fissa A’ diA,
e per laquale
siavrebbe
u-(£) -- ue(£).
Notiamo
poi
che nelleipotesi
fatteogni
curva continua e rettificabile è una curva ordinaria.Infine osserviamo che in
ogni
classe êJ!’completa
di curve ordinarieappartenenti
a una
parte
limitata e chiusa A’ del campo A esiste il minimo assoluto diu~(~);
poichè
ci sipu6 limitare,
per leipotesi fatte,
aconsiderare
una sottoclasse di gf’formata da curve le cui
lunghezze
non superano un numero fisso sufficientementegrande.
Costruita una successione minimante inegf’, questa
ammette almeno unacurva di accumulazione
eo, appartenente
a sullaquale uo(s)
è un funzionalesemicontinuo inferiormente
(25).
Allora@o
fornisce il minimo assoluto di in eli’.Dopo queste
osservazioni non resta cheripetere
la dimostrazione del teorema I.o OSSERVAZIONE I. - La condizione che in
ogni parte
limitata A’ delcampo A il valore del funzionale
uC(L)
tenda a + 00 al tendere all’ infi- nito dellalunghezza 9,
die,
e resti limitatoquando
lalunghezza 9,
restalimitata,
è soddisfatta se esiste un differenziale esattoM(x, y)dx+ N(x, y)dy
per il
quale
sia sempree i valori di 0 per i
quali F(x,
y, cos0,
seno, u) =0
inqualche punto (x,
y,u),
con
(x, y)
inA’, appartengono
tutti a un arco diampiezza
minore di n, ese inoltre esistono due costanti
h,
k per lequali
siacon
(x, y)
inA’, X’2+y’2=1,
uqualunque.
(25)
Vedi L. TONELLI : Sulla semicontinuità nei problemi di Mayer e di Lagrange. Rend.Acc. Naz. dei Lincei, S. VI, Vol. XXIV (1936), pp. 399-404.
Infatti se 6 è una curva di A’ si
ha,
per0 s’ s" ~~
e
quindi
è limitatoinferiormente,
e,inoltre,
seuo(2)
resta inferiore a unnumero
fisso
A’ ancheue(s)
per tutti i valori di s nell’ intervallo(0, ~)
restainferiore a un numero fisso A’
dipendente
soltanto da ~1 e dal campo A’.Dunque
se in A’ esistessero curve dilunghezza grande
ad’ arbitrio e sullequali uo(,2)
fosse limitatosuperiormente,
sopra tali curve resterebbe limi- tato.D’altronde,
su tali curve,purchè
dilunghezza
sufficientementegrande
sarebbe
maggiore
di un numero arbitrariamentefissato,
equindi
lastessa
cosasi verificherebbe per
r
e ciò evidentemente è assurdo. ,
Infine dalla seconda
ipotesi
ammessa risulta facilmenteche,
sopra le curve e di A’ dilunghezza limitata, u~j~(£)
resta limitatosuperiormente,
equindi
la propo- sizione enunciata è dimostrata.OSSERYAZIONE II. - Se è y,
x’, y’, u) ~ 0,
il teoremaprecedente
valeanche se d non coincide con tutto l’asse
reale,
ma è un intervallo illimi- tato a destra.OSSERYAZIONE III. - Nel
problema
dinavigazione
di Zermelo lecondi- ,
zioni dell’ osservazione I sono soddisfatte
perchè
ècon k costante
(26).
8. - Le
ipotesi
ammesse nel teorema IV sonosuggerite
dalproblema
dinaviga-
zione di ZERMELO. Ora ci
proponiamo
di modificare taliipotesi
e di metterci in condizionianaloghe
aquelle
che sipresentano
nelproblema
della curva di massimavelocità
finale.
Il