A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
S ALVATORE C IAMPA
Strutture differenziali e varieta’ di classe C
1Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 3
esérie, tome 18, n
o4 (1964), p. 543-565
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VARIETA’ DI CLASSE C1
SALVATORE CIAMPA
(1)
1. Introduzione.
’
I ricenti
sviluppi
della teoria dellaintegrazione
k-dimensionale(cui
hanno dato contributi
fondamentali,
tragli altri,
R.OAOOIOPPOLI,
E. DEGIORGI,
H.WHITNEY,
H.FEDEREM,
W. H.FLEMING) suggerisce
il tenta-tivo di estendere le usuali definizioni di derivata e differenziale ad ambienti
più
vasti diquelli
solitamente considerati(localmente
euclidei o di BANAOH(2)) potendosi
in tal modo unificare le teorie delle forme differenziali e delle cor-renti svolte nei vari ambienti
particolari.
Questo
lavoro vuol dare unprimo
avvio aquesto tentativo,
proponen- dosi lo studio da unpunto
di vistatopologico-differenziale (in seguito
pre-cisato) degli oggetti
costituiti da un insieme e da una successione di fami-glie
diapplicazioni
reali definite sull’insieme stesso.L’aspetto
sotto ilquale
sivogliono qui
consideraregli oggetti summen-
zionati consiste nel definire mediante la n-ma
famiglia
diapplicazioni
unastruttura
(la
cui naturatopologica
o differenzialedipende
dall’indicen)
sul-l’oggetto
costituito dall’insieme dato e dalle n -1famiglie
cheprecedono quella
in considerazione. Laprima famiglia, ovviamente,
definisce una strut-tura sul solo insieme di
partenza.
Pervenuto alla Redazione il 5 Dicembre 1964.
(1) L’autore ringrazia il
prof.
E. DE GIORGI per le utili discussioni ed i suggerimentiavuti.
Questo lavoro è stato eseguito nell’ambito dei
Gruppi
di Ricerca per la Matematica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (anno accademico 1964-65).(2) Nei recenti trattati : J. DIEUDOh’NÉ - Foundations of Modern Analysis (New York, 1960) e S. LANG - Introduction to Differentiable Manifolda (New York,
t962),
viene trattato ilcaso degli spazi di BANACH.
In
questo
lavoro vengono considerati soltantooggetti
costituiti da uninsieme e da una o due
famiglie
diapplicazioni.
Vengono
ora richiamate alcune definizioni(più
estesamenteesposte
neinn.
seguenti)
perpermettere
unaprima
sommariaesposizione
deltipo
distrutture e dei risultati ottenuti.
Si considerino un insieme A e due
famiglie o e ~
diapplicazioni
realidefinite in A. Si consideri A munito della meno fine
topologia
traquelle
che rendono continue tutte le
applicazioni
dellaprima famiglia (5
e, inquesta topologia,
siano continue anche tutte leapplicazioni
della secondafamiglia ~.
Si indichi ora con
~*
lospazio
vettoriale(sul
corporeale)
costituito da tutte leapplicazioni
reali definitein @
e lo sipensi
munito dellatopologia
debole
(vedere
n. 2.(d)).
Nellospazio prodotto
A x A x~~‘,
indicata con n.(per ogni a
EA) l’applicazione
dellospazio @
nel corpo reale per cuisi definisca l’insieme
e si
indichi, poi,
con(D (A, ê, ~)
lapiù piccola (rispetto
alla relazioned’
inclusione) parte
chiusa dellospazio
A > A> i?*
contenente l’insieme9 (A, ê, ~)
e tale che perogni a
E A e b E A l’insiemesia un
sottospazio
vettoriale di~-.
. Per
ogni applicazione f
EA*
si indichi con ajl’applicazione
reale dei- nitasull’insieme 9 (A, ê, G)
in modoche,
perogni (a, b, A)
E9 (A, ê, G), sia :
infine,
si indichicon e1 (A, ~5, ~)
lafamiglia
di tutte leapplicazioni f
E A*per cui
1’applicazione
a,~ ha unprolungamento
continuo e lineare nel terzoargomento
all’insieme~D (A, E, ~). Queste applicazioni f
sono chiamate ap-plicazioni diferenziabili
su(A, E, G).
(8) Con A* viene indicato l’insieme di tutte le applicazioni di A nell’inisieme dei nu-
meri reali.
Per
ogni a
E A si definisce comespazio tangente Ta (A, ê, 1?)
l’interse-zione dell’insieme
CJ) (A, ê, G) con a, a.1
xG* ;
perogni applicazione
diffè-renziabile g
la restrizione allospazio tangente
delprolungamento
a(D (A, ê, f))
dell’applicazione
Og si chiamadifferenziale dell’applicazione g
in a.Tra i risultati
più
rilevanti sono iseguenti :
(ii)
8e le dànnuluogo
alle stesseapplicazioni ziabili,
cioè 8eallora
gli (A, ê, ~)
e~D (A, d, E)
sonoomeomorfl
e, perogni
a, EA, gli spazi tangenti TG (A, 152 ~’)
eTG (A, ê, e)
sonoisomorfè
comespazi
vettorialie
omeomorfi
comespazi topologici (le
strutture dispazio
vettoriale sonoquelle rispettivamente
indotte dalle strutture di~-
e di"~~‘).
(iii)
Se come insieme Aei , prende quello
dellen-ple
ordinate di numeri reali e comefamiglia iE
siprende quella
costituita dalle nproiezioni
dello,spazio
A =R",
lafamiglia
coirccide con la classe di tutte le
applicazioni
realidefinite
8U Rn e continueassieme alle loro derivate
prime.
Da
quanto
si è accennato finora sipuò
rilevare che la nozione di dif- ferenziabilità è definitaglobalmente
su tutto lospazio
edipende
in manieraessenziale dalla
topologia imposta
all’insieme~- (cioè
latopologia debole).
È
chiaroquindi
che si possono ottenere nozioni didifferenziabilità «piu
forti » mutando la
topologia
di19*.
2. Notazioni
edosservazioni preliminari.
(a)
Con R ed N sono indicatirispettivamente
l’insieme dei numeri reali equello
dei numeri naturali : ilprimo
considerato come un corpo to-pologico (con
latopologia euclidea),
il secondo considerato, come un insieme ordinato(con
l’ordinamentonaturale).
(b)
Se A è uninsieme,
con A* viene indicata lafamiglia
di tutte leapplicazioni
di A in R(dette
ancheapplicazioni reali) (4).
Per
ogni a
E A sichiama a-proiezione
di A*l~ applicazione
di A* inR tale che
si conviene che anche le restrizioni
dell’applicazione
n. a sottoinsiemi diA*
siano dette
a-proiezioni
ed indicate con lo stesso segno(c)
Se A è un insieme si chiamaG-topologia
su A lameno fine
topologia
traquelle
che rendono continue tutte leapplicazioni
della
famiglia ~.
È
immediato osservare che perogni ’
11?-topologia
èpiù
fine dellaH-topologia,
cioèogni applicazione
continuanella
H-topologia
lo è anche nell’altra.(d)
Se A è uninsieme,
latopologia
debole(5)
sull’jnsieme A. è la@.topologia,
avendo indicatocon ~
l’insieme dellea-proiezioni
diA*,
perogni a
E A,(e)
Nelseguito
dicendo« spaxio
vettoriale » è sempre sottinteso « -sul corpoR » ; quindi « applicaxione
lineare traspazi
vettoriati »significa
sempre«
applicazione
R- lineare ».Per
ogni
insiemeA,
l’insieme A* sarà sempre considerato comespazio
vettoriale
(con
ovvie definizioni di somma eprodotto scalare). È
utile tenerpresente
che(come
è facileprovare)
latopologia
debole rende A* unospazio
vettoriale
topologico.
( f )
Se A e B sono due insiemi e g èun’applicazione
delprimo
nelsecondo,
si chiamaapplicaxione trasposta
dellag l’applicazione
tale che
Ricorrendo alle definizioni ed osservando che
(4) Qui e nel seguito è inteso che quando accanto ad un insieme A si considera an-
che l’insieme Â* (o parti di esso), l’insieme à non è vuoto.
(5) Una siffatta topologia viene chiamata anche « topologia della convergenza puntuale ».
è facile provare che :
i.
L’applicazione trasposta g* dell’applicazione
g : A - B ha leseguenti proprietà :
(i)
èun’applir,azione
lineare traspazi vettoriali ; (ii)
è iniettiva se e solo se g èsurgettiva ; (iii)
èsurgettiva
se e solo se g èiniettiva ;
(iv)
è continuaquando agli spazi
.A. ~ae e B- siassegnino
lerispettive topologie deboli,
in tal casog* (B*)
risulta chiuso in A*.(g)
Siano A e B due insiemi e gun’applicazione
delprimo
nel se-condo. Sia
g- l’applicazione trasposta
di g esiano 15 e ~
due insiemi tali cheesiste allora
l’applicazione
trasposta
della restrizionedell’applicazione g* all’insieme G
ed è tale cheConsiderati allora
gli
insiemi A~., l’applicazione prodotto (g,
g,g**)
delprimo
nelsecondo,
cioèl’applicazione 99
per cuisi chiama estensione canonica
dell’applicazione
g da Dallaprecedente proposizione
I. segue che : II. L’estensione canonicadi
un’applicazione
(,,,ontinua g dellospazio topologico
A nellospazio topologico
B è anch’essa continua se
agli spazi êfl
e~.
si assegna latopologia
debolerispettiva
eagli
insiemi A x A > B Xq-
si assegna latopologia prodotto.
L’applicazione
g~ risulta inoltre lineare nel terzoargomento.
3.
Strutture
evarietà
diclasse eo .
Sia A un insieme e per
ogni coppia (5, Q
difamiglie
contenute in A*si definisca la relazione come segue :
E
co oG significa
che suh’insieme A laê-topologia
coincide con
la @.topologia.
É
subito visto che N° è una relazioned’equivalenza (A*),
insieme ditutte le
famiglie
diapplicazioni
reali definite nell’insieme A.Le classi
d’equivalenza
secondoquesta relazione,
cioègli
elementi del- l’insieme sono chiamate strutture di classeeo.
Seé C A*,
la struttura di classeeo
cui lafamiglia é appartiene
viene indicatacon- E 10.
Inanalogia
aquanto
sarà fatto nel caso delle strutture di classee1 (vedere
n.4.),
si dirà che la struttura di classee° o ~o
èpiù find
dellastruttura di classe
e°
seogni applicazione
dellafamiglia G
risultacontinua nella
(5-topologia (cioè,
se laó-topologia
risultapiù
fine della~ topologia).
Da~ll’osservare
che é (B)0 ~ equivale
ad affermare cheogni applicazione
continua nella
ó-topologia
lo è anche nell’a~ltra e viceversa ed avendo pre- sentequanto
si è detto al n. 2.(c)
sipuò
concludere che :III. Per
ogni é
CA.
e perogni parte
non della classed’equi-
ha :
I,.. 1ft
Quindi
inogni struttura
esiste una(unica) famiglia
massima(rispetto
alla relazione
d’inclusione) ;
essa verrà indicata conC~° (A, I ê ~O).
e
quindi
DIM.
Segue immediatamente
dall’osservazione fatta nel n. 2.(c).
Si definisce ora come varietà di classe
eo ogni coppia (A, I ê IO)
dove Aè un insieme ed
(~
CA*.
L’insieme A dicesi il
sostegno
della varietà. Leapplicazioni appartenenti
alla
famiglia eo IO)
sono detteapplicazioni
continue oppure di classeeO
sulla varietà(A, i E IO).
Quest’ultima
definizionepuò
trovaregiustificazione
nellaseguente
pro-posizione :
V. Sia
(A, E IO)
una varietà di classe01. Allora,
perogni applicazione f: A -> R:
f è
continua nellaê-topologia
di . ..Se
l’applicazione f
è continua nellao topologia
diA,
quindi f
Eeo IO).
Il viceversa è ovvio.
Si
può quindi
dire che le varietà di classee° corrispondono agli spazi topologici completamente regolari (non
necessariamente diHausdorff).
Da
quanto
si è finora detto risulta che adogni oggetto
costituito daun insieme A e da una
famiglia ê
diapplicazioni
reali definite su A stesso rimane univocamente associata una varietà di classe(A, j o 10), che,
per comodità discrittura,
verrà indicatasemplicemente
con(A, é),
rimanendointeso, naturalmente,
cheSi
conviene, infine,
di indicare col segno(A, E)
tanto la varietàquanto
lo
spazio topologico
ottenutoassegnando
all’insieme A lao topologia.
4.
Strutture di classe e, (o differenziali).
Si consideri uno
spazio topologico
Y e se ne indichi conC ( Y ~
la fa-miglia
delleapplicazioni
reali continue.Per
ogni iamigl a o
diapplicazioni
reali definite inYg
si consideril’insieme Y x Y x
C
munito dellatopologia prodotto,
avendoassegnato
allo
spazio ê.
latopologia
debole.Indicando y per
ogni a
EY,
laa-proiezione
dellospazio Y*,
perquanto
si è convenuto nel n. 2.(b),
ha senso laseguente
definizione :11. Annali dciid Scuola, Norm. Sup..
Sia ora
cm
lafamiglia
di tutte leparti
M dellospazio 17
x y xE*
aventile
seguenti proprietà :
(i)
M è un insiemechiuso ; (ii)
M contiene l’insieme9 (Y, ê) ; (iii)
perogni (a, b)
E Yx Y,
l’insiemeè un
sottospazio
vettoriale di~’~ ;
e sia
(D (Y, ê)
l’intersezione di tuttigli
insiemi dellafamiglia
Eviden-temente anche l’insieme ora
definito, (D (Y, E), appartiene
allafamiglia cm.
seguito
le notazioni9 (Y, ê)
eê)
avranno sempre ilsignificato
ora definito.
A
proposito
dell’insieme(D (Y, ê)
si osservi che :VI. Se X è
spazio
vettorialetopotogico,
sef
e g sono dueapplica-
zioni continue e lineari nel terzo
argomento definite
sulsottospazio (D (Y, ê)
ed a valori in
X,
allora leapplicazioni f
e g coincidono se coincidono lerispettive
restrizioniê).
Dim. Basta osservare che l’insieme
appartiene
allafamiglia cm (utilizzata
nella definizione di~D ( Y, E)) perchè
l’insieme è
chiuso ; quindi
VII. Siano Y e W
spazi topologici, f un’applicazione
continua di Y inC Y* e
g C W.
tali che esista l’estensione canonicadell’applicazione f
allora :
La
prima
inclusione vale anche sel’applicazione f
non è continua e si riducead
un’uguaglianza
sel’applicazione f
èsurgettiva.
Indicate con n tanto le
proiezioni dell’inF3ieme (5 quanto quelle dell’insieme ~,
perogni (a, b)
E Y x Y si hae
quindi
Risulta
quindi provata
laprima
inclusione.Nei
riguardi
della seconda si osservi che per la continuità e per la li- nearità nel terzoargomento dell ’applicazione p,
l’insiemerisulta
appartenere
allafamiglia 91l
che serve per definire l’insiemeé),
perciò
-L’ultima asserzione
dell’enunciato, dopo quanto
si èdetto,
risulta ovvia.Considerati uno
spazio topologico
Y ed unafamiglia (5
diapplicazioni
reali definite su
Y,
perogni f
E Y* si definisce comeapplicazioni
associataad
f
retativamente allacoppia (Y, (5) l’applicaz one
tale che
È
immediato constatare che :VIII.
L’applicazione °1 è prolungabile
all’interospazio
Y x Y x~.
se, inparticolare, f
E~.
L-’applicazione
°1è,
perogni f E Y*,
lineare nel terzoargomento,
essa èanche continua
(su
tutto lospazio
Y > Y x sef E ~.
(Si tenga presente che,
indicando con la terzaproiezione
dellospazio
Y x Y x
C
e laf-proiezione
dellospazio
si haSi consideri ora l’insieme
(?(Y*)
di tutte lefamiglie
diapplicazioni
reali definite sullo
spazio topologico
i’ e si definiscano in esso le relazionie
.
nel modoseguente :
i
significa
che perogni
esisteun’applicazione
continua e lineare nel terzo
argomento
che coincide sull’insiemeg(y, (j)
conl’applicazione
of associata adf
relativamente allacoppia (Y, i?);
i(si
osserviche,
per laproposizione VI., l’applicazione of è unica) ; significa
che l’estensione canonicadell’applicazione
identica dellospazio
Y su se stesso è tale che lasua
restrizione X
all’insiemeD) (Y, ê u G)
è un omeomorfismo sututto l’insieme
~D ( Y, ~.
Una notevole
proprietà
delle relazioni ora definite è espressa nella se-guente proposizione :
IX. In
ogni spazio topologico Y,
80no duefamiglie di applica-
zioni di ha :
Dm. Nella dimostrazione che segue sono
adoperate let
stesse notazioni usate nelle definizioni delle relazioni e.. Inoltre,
perogni applicazio-
ne g E
Y*,
viene indicatacon og l’applicazione
associata a g relativamente allacoppia (Y, (5
u~).
Che
da 45 . @ segue o ~
risulta subitoponendo
e ricordando la
precedente proposizione
VIII..Per provare
che, viceversa, da ê ( G segue ê . G,
2 si cominci col ri- cordare(proposizioni
II. eVII.)
chehapplicazione x
ècontinua,
lineare nel terzoargomen to
e tale che :Allora
(proposizione VI.) :
giacchè
leapplicazioni
~Of e~;;¡
o X hanno la stessa restrizione sull’insieme~).
Questo significa
che perogni
si ha :
perciò,
perogni
iposto IP
E(é u ~)*‘
tale che(osservare
che la definizione dip°
è consistenteperchè
sesi ha :
quindi l’applicazione X
è iniettiva.Si
proverà
ora chel’insieme X (Q (Y, é
UI?» è
chiuso in~D (Y, (j),
perciò
lo è anche in Y x Y x9*.
Sia
(a, b, l)
un elemento della chiusuradell9inF3ieme ;t (Q (Y, é
u~)).
Esiste allora una direzione
(insieme parzialmente
ordinatofiltrante)
I edun’applicazione (successione)
w : I2013~ ~ (Q (Y, (5 U ~))
tale cheja, b, l)
E lim co(insieme
dei limiti della successioneo) ;
perogni i
E I sia w(i)
=(a~, b~ ~ ~.).
Si ponga
e si osservi che anche la
successione e
ora definitaconverge ; infatti,
dette9 n3 le proiezioni
dellospazio
Y x Y x(é u 19)*,
si ha :mentre,
perogni applicazione g
Fdetta ng
lag-proiezione
delle’insieme~)~,
la successioneconverge
perchè,
inCD (Y, ~)~
la successione Q) converge el’applicazione 4
è continua.
Sia
quindi (p, q, ~u)
un limite dellasucces8ione $,
allora :perciò
ed infine
Si ricordi ora che
1’applicazione x
è lineare nel terzoargomento, perciò
1’insieme
appartiene
allafamiglia 9X
che serve per definire 1’insieme equindi
si conclude
pertanto
chel’applicazione
X è una biiezione su tutto l’insieme~D (Y, ~).
Resta da provare che
l’applicazione
è continua. Per
questo
basta mostrare~g)
che sono continue perogni f
le
applicazioni Lof
ox-1
e ciò èevidente,
essendo Lof oX-1 = ’ ~f -
È
cosprovato che (5 ~ ~ .
D’ora in
poi, pertanto,
sipotrà
scrivere per indicare anche la rela- zione~ .
Altre
proprietà
della relazione sono espresse nelleproposizioni
cheseguono.
DIM.
úegue
immediatamente dallaproposizione
VIII..XI. La redaxione
(Y*) ~ riflessiva
e transitiva.Dm. La rideesività è una immediata conseguenza della
proposizione precedente.
Siano ora
E, O. H parti
dell’insieme Y. tali che(I) Si tenga presente che la topologia dello spazio Y X Y x è la meno fine
tra quelle che rendono continue le proiezioni ~3, per ogni
siano
poi:
le
rispettive
restrizioni all’insieme delle estensioni canonichedell’applicazione
identica dellospazio
Y su se stesso. Entrambe sono linearinel terzo
argomento,
laprima
è continua e la seconda è un omeomorfismo.Se,
perogni applicazione f
EE,
indica il
prolungamento
continuo e lineare nel terzoargomento delle’applica
zione af associata ad
f
relativamente allacoppia (Y, G) l’applicazione
è continua lineare nel terzo
argomento e, suJI’insieme 9 (Y,
coincide conl’applicazione ef
associata adf
relativamente allacoppia (Y,
Resta cos
provato che é 9~
equindi
che la relazione ètransitiva.
Dm. Si osservi
dapprima
che(segue
immediatamente dalla definizione della relazione).
Ora,
nelleipotesi
dellaproposizione
che si stadimostrando,
e, per la
proposizione X.,
quindi,
per l’osservazionefatta,
XIII.
Sia e un’applicazione
continua dellospazio topologico
Y nellospazio
topologico
W esiano E
e~ parti
diW*.
Si haallora,
indicando conr
l’applicazione trasposta
diE,
Sia
l’estensione canonica
dell’ applicazione
perogni g
si indichi cona,
ilprolungamento
continuo e lineare nel terzoargomento dell’applicazione
o.associata a g relativamente alla
coppia ~)~
all’insieme~).
Allora,
detta X la restrizionedell’applicazione q;
all’insiemeQ (Y, ,* j@)),
esiste
(propos. VII.) 12applicazione a.
o X che risulta continua e lineare nelterzo
argomento
ecoincide,
conl’applicazione
~o~*~~,~
associata ai* (g)
relativamente allacoppia ( Y, ~ (~))~ giacchè
perogni
a, b in
Y,
(con n
sono indicate leproiezioni degli insiemi Q
eE. (~)).
Questo
prova, comevolevasi,
cheXIV. Sia Y uno
spazio topologico, e (Y)
sia lafamiglia
delle sueappli-
caxioni reali continue. Per ha:
Dm. Siano E
Y,
I nna direzione(insieme parzialmente
ordinato fil-trante),
w : I -)- Y una successioneconvergente
verso ilpunto
a. Allorala successione
-
tale che per
ogni i
EI,
(con n
vengono indicate leproiezioni degli insiemi I?
e converge versol’elemento
(a, a, 0)
E Y > Y x~., giacchè,
perogni g E ~, g
è continua eSia e sia °1
l’applicazione
ad essa associata relativamente allacoppia
~ Y~ ~ ) ;
°1 perl’ipotesi
fatta è conti nua eperciò
la successione con-verge verso °1
(a,
a,0), questo
prova la continuitàdell’applicazione f
nellospazio
Y.Si definisca ora, per
ogni coppia
difamiglie o e 9
contenute inY*,
la relazione Ni in modo che :
A causa della
proposizione
XI. la relazione ora definita è unaequivalenza
Per
ogni éc Y.,
la classe diequivalenza
secondo la relazione(cioè
l’elemento dell’insieme cuiappartiene
lafamiglia E:
verrà indicatacon | é (1.
Le classi di
equivalenza ~ I ~: 11
i cui elementi sonofamiglie
diapplica-
zioni continue
(7)
sono dette strutture di classee1 (o differenziali)
sullospazio topologico Y (8).
Si dice che la
struttura [ é 11
èpiù ,fine
della struttura|G| quando .
XV. Siano
E
unafamiglia di applicazioni
realidefinite
sullospazio
to-pologico Y ed SX
un insieme non vuoto difamiglie appartenenti
alla classe11.
Allora:Dm.
Sia q
un fissato elemento dell’insieme9C-
Per laproposizione
X.è
19 _P giacchè
Si
consideri, poi, un2applicazione g
E_P; in 9C
esiste allora unafamiglia 9C cui 9 appartiene
equindi l’applicazione
og associata a g relativamente allacoppia ( Y, ~ )
ha unprolungamento
continuo e lineare nel terzo argo- mentoperché @mJi
Daquesto
segue, perdefinizione,
che
.~ ~ ~.
Si è cosprovato
che equindi
cheLa
proposizione
ora dimostratapermette
di asserire l’esistenza di un(unico)
elemento massimo(rispetto
alla relazione diinclusione)
inogni
classed’equivalenza
su unospazio topologico
Y.Questa famiglia
massima(che
èpoi
l’unione di tutte lefamiglie
costituenti laclasse I C li)
viene in-dicata con
(7) Per questo occorre e basta (a causa della proposizione XIV.) che esista nella
classe I S li
unafamiglia t
costituita da applicazioni continue.(8) La condizione della continuità delle applicazioni viene imposta per stabilire il carattere funtoriale delle nozioni di spazio tangente e di differenziale di nn’applicazione (tutto questo sarà mostrato in un successivo lavoro).
XVI.
86 é
sonofamiglie
contenute inY~~
lepropnsixioni seguenti
sono
equivalenti :
(i)
>(ii) :
sef
ECt
nellaclasse I ê P
esiste unafamiglia E
cuif appartiene.
D’altraparte,
risultando.C ~,
per leproposizioni
X.e
XII.~
si ha(ii)
>(iii) : immediato,
perceni
si ha(iii) => (i):
basta osservare chee ricordare la
proposizione
X..Dalla
proposizione
ora dimostrata segue una notevole caratterizzazione dellafamiglia
massima di una classed’equivalenza
secondo la relazioneDIM. Basta tener
presente
che la relazione~
riflessiva e servirsi dellaproposizione precedente.
Si osservi infine che :
XVIII. Per
ogni spazio topologico
Y e perogni famiglia E
contenuta inY~‘,
t’insiemee1 (Y,
unsottospazio
vettoriale dellospazio
Y. e con-tiene, quzndz, zt sottospazio generato
dallafamiglia
inoltre, appartengono
tutte leapplicazioni
costanti di Y in R.DIM. Siano
f,
siano iprolungamenti
continui e lineari nel terzo
argomento
delleapplicazioni
°1 e associaterispettivamente ad f e g
relativamente allacoppia ( Y, (5),
all’insieme~D (Y, (5).
È subito
vistoche, allora, l’applicazione ae";¡ + óe
è ilprolungamento
continuoe lineare nel terzo
argomento dell’applicazione
associata adxf + g
relativamente alla
coppia (Y, ê),
all’insiemeQ (Y, 6);
si prova cos cheIl viceversa è ovvio
(per
laproposizione X.).
Laproposizione precedente
assicura allora che
xf + g
Ee1 (Y, I ê 11).
L’asserzione relativa alle
applicazioni
costanti si prova subito osservando chel’applicazione
associata ad unaapplicazione
costante~relativamente
aqualsiasi coppia)
è identicamente nulla.6. Varietà
diclasse 6~.
Sia
(A, ê)
una varietà di classeogni
struttura differenziale sullospazio topologico (A, o)
si dirà anche strutturadiferenziale
sudla varietà(A, ê).
Si definisce allora come varietà di classe
6~ ogni coppia «A,
costituita da una varietà di classe
eo
e da una struttura differenziale sulla varietà stessa.L’insieme
A, sostegno
della varietà(A, E),
vien detto anchesostegno
della varietà
((A, (5), I ~ 11) ;
i suoi elementi sono chiamatipunti
della varietà,.Le
applicazioni
reali definite sulsostegno
della varietà edappartenenti
alla
famiglia C~1 ((A~ ~), ~ ~ ~1)
sono chiamateapplicazione differenziacbiti (op-
pure di classe
e1)
sulla varietàdata ; quelle appartenenti
allafamiglia C’° (A, o)
sono dette invece continue.Si consideri ora una varietà di classe
eo, (A, é),
ed unafamiglia _P
diapplicazioni
reali definite sulsostegno
A. Si consideripoi
l’inisiemePer
ogni
elemento dell’insieme A si ponga :e si indichi con
df,
perogni applicazione f appartenente
allafamiglia C’1 ((A, E), ,L 11),
la restrizione all’insieme1Ja ((A, E), E) dell’applicazione af
unico
prolungamento
continuo e lineare nel terzoargomento dell’applicazione
af ,
associata
adf
relativamente allacoppia ((A, ê), £),
all’insiemeQ «A,,E), ,~ ).
Si osservi ora che per la
proprietà (iii) degli
elementi dellafamiglia c)K
che serve a definire l’insiemeQ ((A, E) (vedere
n.4.),
l’insiemeè un
sottospazio
vettoriale di.6~ :
la sua strutturaquindi può
essere na-turalmente
trasportata
sull’insiemeTa ((A, 6)~ _P)
stessoche,
con latopo- logia
indotta daquella
dellospazio
diviene, evidentemente,
unospazio
vettorialetopologico.
XIX. Sia
(A, ê)
una varietà di classe(.’°
e sianoQ
edE
duefamiglie
di
applicazioni
realidefinite
sulsostegno
A.Se g
NiE,
perogni
a E A esisteun’applicazione
tale che
(i) E
è unisomorfismo
traspazi
vettoriali ed è unomeomorflsmo
traspazi topologici ;
(ii)
perogni applicazione
le
applioazioni
sono tali che
(i)
Sianogli
omeomorfismi di cui siparla
nella definizione della relazione(vedere
n.
4.);
è chiaro allora che definendosi ottiene
l’applicazione cercata, giacchè 99
e X sono anche lineari nel terzoargomento (proposizione II.).
(ii)
Nella dimostrazione dellaproposizione
IX. si è visto che le ap-plicazioni ag
erispettivi prolungamenti agli
e~D ((A, (~), J2)
delleapplicazioni
ag e eg associate a g relativamente allecoppie ((A, E)2 ((A, E), J3),
sono tali chegiacchè
entrambi i membri diquesta uguaglianza
coincidono conl’applica-
zione associata a g relativamente alla
coppia ((A, 6)y ~ u .8) che,
per la pro-posizione VIII.,
è definita anche sull’insiemeD ((A, ),’ .8).
RicordandoN ~V
che le
applicazioni dgg
edg"e
sono restrizioni delleapplicazioni 7;
ep
ri-spettivamente,
la dimostrazione ècompleta.
° °
Considerata
quindi
una varietà di classeC’1, «A, ó)y ~ I ~
sipuò
direche a meno di isomorfismi
(algebrici
etopologici),
perogni punto a
della varietà stessa e perogni applicazione g ((A, I ~ ~1),
sono definiti unospazio
vettorialetopologico Ta ((A, I G li)
ed unaapplicazione dg
di que- st’ultimospazio
in R.Gli elementi di
Ta ((A, ê), I ~ 11),
che si chiamaspa.zio tangente nel punto
a atda varietà
((A, I G il),
sono chiamati vettoriapplicati
nelpunto
a. L’in-sieme ottenuto come unione di tutti
gli spazi tangenti
neipunti
della va-rietà vien detto
fibrato tangente
della varietà e viene indicato con T((A,ê),1 ~ li).
L’applicazione dg,
definita sullospazio tangente Ta ((A, ê), I G P),
si chiamadifferenziale dell’applicazione
g nelpunto
a.Si chiama invece
differenziale dell’applicazione
9 sulla varietà e si indicacon lo stesso segno
dg, l’applicaz one
del fibratotangente
in R la cui restri- zione allospazio tangente Tu, ((A, E), I G Il)
coincide con il differenziale del-12applicazione g
nelpunto
a.Infine,
si chiamamorfisnio differenziale
della varietà((A, E), I G li) l’ap-
plicazione
che ad
ogni applicazione
differenziabilef
associa il differenzialedf.
A
proposito
delle definizioni ora date sipuò
osservare che perogni
varietà
((A, 6)~ j ~ 11)
esiste un modo « canonico » di definiregli spazi
tan.genti (e, conseguentemente,
idifferenziali)
che evita la scelta di unafamiglia
di
applicazioni
nella basta convenire che la definizione dispazio tangente
sia fatta apartire
dallafamiglia
di tutte leapplicazioni
differen-ziabili
6~ ((A, ó)~ j ~ 1’).
Inpratica, però,
è spesso comodo riferirsi ad unafamiglia più ristretta ;
ledefinizioni, cos ,
possono risultarepiù
semplici (talvolta
in modoessenziale,
si veda peresempio
la dimostrazione dellaproposizione XX.).
Dalle definizioni date e dalle
proposizioni
dimostrate segue che : Ze ap-.
plicazioni differenziabili su
una varietà((A, o), I Ç1 11)
sono continue(vedere
lanota
(7))
e costituiscono unospaczio
vettoriale che contiene ilsottospazio
gene- rato dalleapplicazioni
della e dalleapplicazioni
reali costanti(pro-
pos.
XVIII.) ; il differenziale
diun’applicazione (differenziabile)
in unpunto
della
un’applicazione
lineare e continua delcorrispondente spazio tangente
inR ;
ildifferenziale
diun’applicazione
costante ha valore nullo suogni
vettoreappticato.
Altre
proprietà
delleapplicazioni
differenziabili xarannoesposte
in un successivo lavoro.In
conclusione,
adogni
terna ordinata(A, ê, Ç1)
costituita da un insieme A e da duefamiglie
diapplicazioni
reali definite in A e tali che laseconda,
~
sia costituita daapplicazioni
continue nellatopologia
determinata dallaprima (cioè applicazioni
continue sulla varietà di classeC° (A, ê)),
rimaneunivocamente associata una varietà di classe cioè
((A, I Ç1
Nel se-guito
la varietà ora individuata verrà indicatasemplicemente
con la scrit-tura
(A, ê, G) giacchè
la sua struttura differenziale e leconsegventi
defini-zioni di
spazio tangente
e di differenziale sono essenzialmente determinate dalle solefamiglie o
e~.
Scrivendo(A, ê, Ç1)
s’intenderà anche chegli spazi tangenti
e i differenziali sono costruiti apartire
dallafamiglia (j.
Naturalmente
bisognerà
intendere che(A, é, ~) _ (A, 9~, E) quando
e
In
particolare
La
proposizione
XIX, e la definizione della relazioned’equivalenza permettono
di concludere che :Se
(A, é, ~) _ (A, gt, E)
allora’(i)
le due varietà hanno le stesseapplicazioni differenziabili,
cioè(ii)
perogni
a EA, gli spazi tangenti Ta (A, E, ~)
eTa (A, CV, E)
sonoisomorfi algebricamente
etopologicamente ;
(iii)
perogni applicazione differenziabile f :
A ~R,
idifferenziali df
in vettori
applicati corrispondenti (propos. (ii))
sonouguali.
Questo
n. viene concluso mostrando un notevoleesempio
di varietà di classee1, potendo
rimanere cosgiustificate
alcune notazioni.XX. Sia n un numero naturale non nullo e sia
E
lafamiglia
delle nproiezioni
~1, x2 , ..., nn dell’insieme Rn .Considerata allora la varietà di classe
ei (Rn, E, E)
si ha :(i)
leapplicazioni differenziabili
sutta varietà considerata sono tutte esoltanto le
applicazioni
continue assieme alle n derivateprime ;
(ii)
perogni
a ERn ,
lospazio tangente I’ C& E, E)
èisomorfo (alge-
bricamente e
topologicamente)
all’interospazio R" ;
(iii)
perogni applicazione differenziabile f
ildifferenziale df
nelpunto
a E Rn si
può esprimere
come segue(9)
dove
(Dif)a
indica la derivata i-madell’applicazione f
calcolata nelpunto
a.si conviene di indicare la stessa
applicazione 1
colpunto a = (ai , a2, ... , a~,)
dell’insieme
Rn. È
subito visto allora che lospazio
vettoriale-P*
coincidecon lo
spazio
vettoriale Rn e, osservato cheai-proiezione
vi dellospazio j6~
coincide con la i-ma
proiezione
dellospazio R’~ ~
cioèsi conclude che
.6*
ed Rn coincidono anche comespazi
vettorialitopologici.
Se si osserva,
poi, che,
per la convenzionefatta, ogni punto a
delsostegno
della varietà
E, E)
è tale chea-proiezione
dellospazio
si
può
scriveree si vede che l’insieme
(D (Rn , E, E)
risulta essere l’unionedegli
insiemi :(9) Questa formula assume l’aspetto usuale che ha in Analisi Matematica se le proie- nn vengono indicate con x1’’’.’ xn . °
(è chiaro, infatti,
cheogni punto (a,
a,b)
E R’~ x Rn xE.
è limite di unasuccessione cc =
((c, ,
dipunti appartenenti
all’insiemeQ1:
bastaporre
d’altra
parte,
se unpunto (a, b, c) b)
dellospazio
R’~ x Rn xE-
è limite di una successione dipunti
dell’insiemeQ1’
necessariamente c deveessere un
multiplo (reale)
delpunto
-b).
(i)
Sia orag E C’i (Rn, e, _P).
La continuitàdi g
è richiesta dallastessa definizione
(vedere
la nota(7)).
L’esistenza della derivataparziale Dig
èpresto
stabilita osservandoche,
se perogni
numero reale y si in- dica con Y1 ilpunto (y, 0, ... , 0)
dellospazio
R’~ e se si indica il pro-lungamento
continuo e lineare nel terzoargomento del 1 ’applicazione o.,
as-sociata a g relativamente alla
coppia ((Rn, E), E),
all’insieme(D (Rn, E, E),
per
ogni a
E R" si ha :La continuità della derivata
parziale D, g
discende dalla continuitàdell’ap- plicazione
Analogamente
siprocede
neiriguardi
delle altre derivateparziali dell’applicazione
g.Viceversa,
sia ora gun’applicazione
di Rn in R continua assieme allesue derivate
prime.
Si vuol provare che esiste ilprolungamento ò, dell’ap-
plicazione
a. eprecisamente
cheIntanto
l’applicazione
cos definita è lineare nel terzoargomento (a
causadella bilinearità del
prodotto scalare)
esull’insieme J (Rn , E, E)
coincide conl’applicazione
ag associata a g. Percompletare
la dimostrazione occorre mo-strare che
1’applicazione
y cos come è statadefinita, è
continua. La con-tinuità
sugli
insiemiQ1
eQ~
èevidente,
d’altraparte
se l’elemento(a,
a,b)
EQ2
è limite della successione
di elementi
appartenenti all’insieme
perogni i
E N esiste unpunto xi
E Rn(teorema
del valormedio)
per cui(ii)
Perogni a
E R~ lospazio tangente Ta (Rn, E, ~),
perquanto
si èmostrato nella dimostrazione del caso
precedente,
coincide con(a, a)
x Rn .perciò,
perogni applicazione differenziabile g,
essendo :(per quanto
si èprovato
nel caso(i))
è anche :S’ouola Normale Superiore
Pisa