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Cours en Italien pour les Terminales Section européenne N°1

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Academic year: 2022

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Texte intégral

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La section européenne d'italien à Dumont d’Urville

DNL Mr Principiano

Profil des élèves

Elèves francophones ayant un niveau correct en italien LV2, très motivés par la langue et la culture italienne et suffisamment solides dans les autres matières .

Fonctionnement pédagogique

Le programme d'études de la classe européenne est le même que dans les autres classes, mais une discipline non linguistique est dispensée partiellement en italien il s’agit de la classe d’ histoire -géographie.

En outre il faut noter qu’une heure supplémentaire de langue vivante italien est proposée aux élèves de la section dès la classe de seconde.

Une épreuve orale évaluant le niveau d'italien dans la discipline non linguistique s'ajoute à l'épreuve écrite lors du baccalauréat pour obtenir la "Mention EURO "au Baccalauréat.

ATTENTION ! Pour les candidats au Bac 2007

Pour les épreuves du Baccalauréat, les élèves désirant obtenir la mention EUROPEENNE devront s'inscrire en italien LV1 (et obtenir 12/20 à l'épreuve de langue du baccalauréat).

Le niveau d'italien qu'ils auront acquis alors doit leur permettre de l'envisager avec profit.

L’ épreuve orale évaluant le niveau d'italien dans la discipline non linguistique s'ajoute à l'épreuve écrite dans l'obtention de la "mention EURO" au baccalauréat.

Les thèmes obligatoires sont les suivants :

L’Italie dans la seconde guerre mondiale / L’Italia nella seconda guerra mondiale La résistance au fascisme en Italie / La resistenza e la nascità della repubblica L’après guerre et le miracle économique / Il miracolo economico e la ricostruzione La Culture italienne contemporaine : Gli anni del centro sinistra

Les années de plomb et le terrorisme/Il sessantotto e gli anni di piombo

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L’entrée de l’Italie contemporaine dans la zone Euro :L’Italia e l’Europa L’Unione europea

Buon lavoro a tutti !

Liens : http://www.ac-nice.fr/italien/

Cours en Italien pour les Terminales Section européenne N°1

Le conseguenze del secondo conflitto mondiale

I

. Le conseguenze della seconda guerra mondiale

Le conseguenze della seconda guerra mondiale in termini di bilancio delle perdite umane furono ancora più disastrose rispetto alla guerra del ’14-18; le vittime delle barbarie ammontarono a circa quaranta milioni di individui e furono assai più numerose tra i civili che tra i militari.

Questo fu il risultato soprattutto dei bombardamenti a tappeto su vaste aree abitate (basti pensare a Coventry nel ’40 o Dresda nel ’45, che furono totalmente distrutte), indipendentemente dall’esistenza di impianti bellici o punti miltari strategici; anche l’impiego delle due bombe atomiche, deciso dagli americani in Giappone (che rasero al suolo le due città di Hiroscima e Nagasaki, causando più di centocinquantamila morti), servì a delineare il quadro di una "guerra totale" senza precedenti.

II. Le conseguenze morali della seconda guerra mondiale

Senza dimenticarci del genocidio degli ebrei messo in atto dalla follia nazista, la cifra di sei milioni di uomini, donne e bambini sterminati dai tedeschi nella loro "soluzione finale" che rimane un simbolo dell’orrore di questo conflitto. 6 M di morti.

La guerra oltre a provocare immani distruzioni (soprattutto nei paesi europei), ebbe profonde ripercussioni anche sul sistema internazionale.

Uno degli effetti più importanti dei negoziati di pace fu infatti quello di stabilire il ruolo egemone degli USA nel nuovo ordine politico ed economico in campo internazionale, davanti alle rovine dell’Europa.

III. La Conferenza di Yalta

Nel febbraio del 1945 alla Conferenza di Yalta, in Crimea, si incontrarono i tre "grandi" W. Churchill, F.D. Roosevelt e J. Stalin i quali stabilirono la suddivisione dell’Europa in due sfere d’influenza:

l’Occidente agli anglo-americani, l’Oriente all’URSS, che si era affermata come la potenza militare antagonista agli Stati Uniti e nuova minaccia per il mondo occidentale. Infatti nell’Est europeo, sotto la guida dell’Unione Sovietica, si andavano affermando i vari regimi comunisti (in Romania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia) che avrebbero costituito insieme all’URSS un’organizzazione di mutua assistenza economica, il Comecon (1949) e poi una vera e propria alleanza militare, con il Patto di Varsavia (1955).

IV.Il Dopo Guerra

Dall’altro lato, i principali paesi dell’Europa occidentale (tra cui l’Italia) avrebbero iniziato il loro cammino verso l’integrazione europea e, sotto la guida degli Stati Uniti, si unirono in un’alleanza militare, la NATO (North Atlantic Treaty Organization, 1949) che avrebbe dovuto scongiurare il pericolo comunista con una difesa reciproca.

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Sempre nello stesso anno, in una Germania occupata dalle forze vittoriose, nascevano la Repubblica Federale Tedesca, in mano agli Alleati, e la Repubblica Democratica Tedesca, nella zona sovietica.

Praticamente la seconda guerra mondiale aveva diviso il continente in due, come disse Churchill, una

"cortina di ferro" separava l’Europa dell’Est da quella dell’Ovest.

Di qui la formazione di due blocchi contrapposti, Est ed Ovest appunto, intorno ai quali si polarizzerà il sistema delle relazioni internazionali nel secondo dopoguerra (e fino al crollo dei regimi comunisti, alla fine degli anni ’80): il cosiddetto sistema della "guerra fredda

Numero dei morti civili, militari, prigionieri, deportati e fucilati

FRANCIA 500.000 GRAN BRETAGNA 400.000

ITALIA 650.000 GERMANIA 5.000.000

U.R.S.S. 20.000.000 EBREI 5.800.000

GIAPPONE 1.400.000 STATI UNITI 405.000

Section Europenne N° 2

L’Italia e la Fine della Guerra

Nel 1945 finisce l’incubo della seconda guerra mondiale.

La guerra nella quale, il 10 giugno 1940, il Regno d’Italia entra volontariamente, non c’è dubbio che si concluda con una sconfitta, la quale segnò pesantemente il corso della nostra storia.

Ma le vicende assai particolari che caratterizzano la storia d’Italia tra l’estate del 1943 e la primavera del 1945, rendono il quadro assai disordinato e difficile il compito di stabilire chi siano i vinti e chi siano i vincitori.

Un segno evidente di questa ambiguità è il fatto che la data conclusiva di quel capitolo di storia, il 25 aprile 1945, data che sul territorio nazionale corrisponde alla fine della guerra e che in quanto tale dovrebbe corrispondere all’atto conclusivo della sconfitta, nella nostra liturgia politica figura invece come una festa nazionale:

l’anniversario della Liberazione. L’assunzione di questo significato ha, ovviamente, le sue buone ragioni, ma stante che il 10 febbraio 1947 l’Italia si presenta al tavolo della Conferenza della pace come una potenza sconfitta e chiamata a pagarne il prezzo, che al tempo stesso si celebri la fine di quella guerra come una vittoria, indica quanto diversi siano i piani sui quali quelle vicende richiedono di essere esaminate.

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Dopo che la Germania si era arresa, i Giapponesi continuano a resistere. Per sconfiggerli gli Americani decidono di colpire con la bomba atomica la città di Hiroshima e la città di Nagasaki in Giappone. Le due bombe

distruggono completamente le due città e ci sono migliaia e migliaia di morti subito e molti altri più tardi a causa delle radiazioni. Il 2 Settembre 1945 il Giappone è costretto ad arrendersi. Finisce così la Seconda Guerra Mondiale che ha provocato in Europa, Asia, Africa oltre 60 milioni di morti, tra cui 6 milioni di Ebrei nei campi di concentramento.

Dopo la fine della guerra e la caduta del Fascismo, il re d’Italia Vittorio Emanuele III, accusato di aver permesso di prendere il potere al Fascismo, che ha portato l’Italia in una guerra disastrosa, di essere fuggito dopo

l’armistizio e di aver lasciato l’esercito senza ordini, rinuncia al trono in favore di suo figlio Umberto.

Poiché gli Italiani non hanno più fiducia nella monarchia, nel 1946 si fa il REFERENDUM ( cioè una votazione) per scegliere tra monarchia e repubblica : il 2 Giugno ( oggi festa della Repubblica ) vince la repubblica e nasce così la REPUBBLICA ITALIANA. ( nel referendum per la prima volta votano anche le donne )

Le elezioni del 2 giugno 1946 decretano di fatto la fine del ruolo del Cln e la ripresa del normale confronto tra le forze politiche (anche se l’unità dei partiti antifascisti prosegue formalmente fino al maggio del 1947). Il primo verdetto delle urne è la doppia sconfitta del PCI, che non centra né l’obiettivo di ottenere la maggioranza del blocco delle sinistre sui partiti di centro-destra, né quello di avere più voti del PSI. La DC, d’altro canto, deve fare i conti con la sorprendente affermazione dell’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini (che sfiora la maggioranza assoluta in molte zone del centro-sud), a testimonianza del fatto che molti cattolici non si riconoscono ancora nel partito di De Gasperi.

I governi di unità nazionale, figli della Resistenza, durano fino al maggio del 1947, quando il quarto esecutivo guidato da De Gasperi – dopo due governi Bonomi (18 giugno-12 dicembre 1944 e 12 dicembre 1944-19 giugno 1945), un governo Parri (20 giugno – 24 novembre 1945, frutto del "vento del nord", cioè dell’irruzione sulla scena politica nazionale delle forze del Cln-Alta Italia, dopo la liberazione dell’Italia settentrionale) e tre governi guidati dal leader democristiano – inaugura la stagione del centrismo (DC, PLI, PRI e il PSDI di Saragat nato dalla scissione in seno al PSI di Nenni), con l’esclusione del PCI e del PSI dalla guida del paese. Inizia così la fase della rigida contrapposizione tra DC e PCI – più in generale, tra comunismo e anticomunismo – anche in conseguenza di quanto sta accadendo a livello internazionale, con l’inizio della Guerra Fredda; ma siamo anche alla vigilia del "miracolo economico", che trasformerà profondamente l’economia e la società italiana.

Il 1° Gennaio 1948 entra in vigore la COSTITUZIONE.

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