R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
E NRICO J ABARA
Automorfismi che fissano i centralizzanti di un gruppo
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 102 (1999), p. 233-239
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ENRICO
JABARA (*)
ABSTRACT - In this note we
study
the groups Gadmitting
a set T of automor-phisms
such that[ g ,
] = 1 for every g E G and every cp E r. Weapply
someof ours results to
study
theautomorphism
group of finiteE-groups
(i.e.groups in which each element commutes with its
endomorphic images).
1. Introduzione.
Un automorfismo centrale di un gruppo G è un automorfismo che in- duce l’identità sul
quoziente G/Z(G);
l’insiemedegli
automorfismi cen-trali di G forma un
sottogruppo
normale diAut(G)
che si denota conAut, ( G ).
Se cp EAut, ( G )
allora perogni
g E G si ha[ g , g 9 ]
= 1 ma, in ge-nerale,
non vale il viceversa.Scopo
diquesto
lavoro è lo studiodegli
auto-morfismi di G che
godono
diquest’ultima proprietà
e che costituiscono l’insieme:Applicheremo
alcuni dei nostri risultati allo studiodegli E-gruppi (cioè
deigruppi
in cuiogni
elemento commuta con le sueimmagini
endo-morfe)
e dei loro automorfismi. Altri sottoinsiemi diAut (G)
che sono sta-ti
oggetto
di studio sonoquelli
formati da automorfismi che fissano de- terminate classi disottogruppi
di G(si veda,
tragli altri, [1]).
Adesempio Cooper
in[4]
ha dimostrato che un automorfismo che lascia invarianti tutti isottogruppi
del gruppo G è necessariamente un automorfismo cen-trale.
L’argomento
trattato inquesto
lavoro conduce in modo naturale a(*) Indirizzo dell’A.:
Dipartimento
di Matematica e Informatica, Via Torino 155, 30173 Mestre, Venezia.234
prendere
in considerazione l’insieme:degli
automorfismi che fissano tutti i centralizzanti di elementi di G. Poi- ché perogni sottogruppo H
di un gruppo G si haCG (H)
=Ìl CG (h), gli
heH
automorfismi
appartenenti
aro(G)
sono esattamentequelli
che fissano il reticolo dei centralizzanti di G.In
[8] Kappe
ha studiatogli automorfismi cp
di un gruppo G per iquali
esiste un
ricoprimento
normale di G costituito dasottogruppi 9?-invariant-
ti e
abeliani;
come vedremo l’insiemedegli
automorfismi definiti in tal modo coincide conT(G).
Osserviamo infine che l’insieme
T(G)
è statoimplicitamente
utilizzatoin
[5]
per fornire una caratterizzazionedegli
automorfismi centrali di G.2. Notazioni e risultati
preliminari.
In
quanto
segue con G denoteremo un gruppo, con cp un suo automor- fismo e con C = ilsottogruppo degli
elementi di G fissati da cp;T(G)
ero(G)
sono statigià
definiti. Un insieme S disottogruppi
di G sidice un
ricoprimento
se perogni g
E G esiste(almeno)
un elemento S e S taleche g
eS;
unricoprimento
si dice normale se perogni
,S E S e perogni g
E G si ha S 9 E s. Diremo che cp è un K-automorfismo(nel
senso diKappe:
si veda[8])
se esiste unricoprimento
normale S di G formato dasottogruppi
abeliani ecp-invarianti.
Per il resto la notazione adottata sarà standard(come,
adesempio,
in[12]).
Osserviamo che se cp E
r(G)
e H è unsottogruppo cp-invariante
di Gallora anche
cp I H E r(H);
sepoi
H G alloracp,
1’automorfismo indottoda cp
suG
=appartiene
ancora aT(G). Questi
fatti saranno utilizza-ti nel corso di alcune dimostrazioni senza un
esplicito
richiamo.Parte del
seguente risultato,
la cui dimostrazione si serve di metodielementari,
sipuò
ricavare dal lemma 1 e dal corollario 1 di[10] (si
veda anche il lemma 2 di[8]).
DIM. Ricordando la formula
(valida
inogni gruppo):
otteniamo:
Se
poi x
EC,
allora si ha:Per dimostrare il
punto c)
è sufficiente far vedereche,
perogni
g E Ge per
ogni
x EC,
si ha[x , gg’g -11
= 1. Infatti x 9 E C da cui x g =(xg)9 =
= e
xg"9 -’
= xPROPOSIZIONE 1.
T(G)
eT0(G)
sonosottogruppi
normali diAut ( G )
contenenti
Aut~ ( G ).
InoltreT o ( G ) ~ r(G)
er(G)
haesponente
2.DIM. Siano cp,
Q E T( G ); allora,
ricordando(*)
si ha 1 =e
quindi
EK( G ), poi perciò cp -1
ET( G ).
Se a eAut (G)
si hae
quindi T( G )
è unsottogruppo
normale diAut ( G ).
Le verifiche che
To (G) Aut (G)
er(G)
sono al-trettanto elementari.
Per dimostrare l’ultima
parte
dell’asserto è sufficiente far vedere che se cp ET( G )
allora ET o ( G ).
Infatti se x, y commutanoallora,
ricordan-do il Lemma
1,
si ha[x,
= =[x,
= 1 aSiamo ora in
grado
di caratterizzare i K-automorfismi di un gruppo:PROPOSIZIONE 2. Sia G un gruppo. Allora i
K-automorfismi
di Gsono
precisamente gli
elementi dir( G).
DIM. Sia cp un K-automorfismo di G e sia S il relativo
ricoprimento
normale formato da
sottogruppi
abeliani ecp-invarianti.
Se g E G esiste 5’eS con9,E S
epoiché
S è abeliano se ne conclude che[ g , g ~ ] = 1. Dunque
Per dimostrare il viceversa consideriamo il
ricoprimento
di G cosdefinito:
Dalla
proposizione precedente
segue cheogni
elemento di ~t, è un sot-236
togruppo
abeliano di G inquanto r(G)
è un gruppo e che è normale(anzi caratteristico)
inquanto r(G)
è normale inAut ( G ).
Sia cp Er(G),
al-lora per
ogni quindi
è unricoprimento
con le pro-prietà
richieste per concludereche cp
è un K-automorf~smo. 8 Osserviamo che la dimostrazione dellaproposizione precedente
forni-sce, per
ogni
gruppoG,
unricoprimento
in un certo senso «universale»in
quanto
nondipendente
dalparticolare
K-automorfismo che viene con-siderato. La
proposizione precedente
cipermette
inoltre di riformulare il risultato diKappe (teorema
2 di[8]):
Sia G un gruppo, allora:
ha
esponente
2.non contiene elementi di ordine 2.
e) T( G )
centralizza[ G , G, G].
3. La struttura di
T( G ).
LEMMA 2. Se In
particolare
si haDIM.
È
sufficiente dimostrare l’asserto nel caso in cui cp è un commu-tatore, cioé cp
=[ a ,
con a,13
Er(G).
Ricordando chefia
Er(G),
una ri-petuta applicazione
del Lemma 1 porge:Una
parziale generalizzazione
del Teorema 3.6 di[3]
è fornita dallaPROPOSIZIONE 3. è abeliano.
DIM. Dimostriamo che
Aut~ (G):
basta far vedere che perogni x
E G eogni T
Er(G/
si hax ~ x -1
EZ( G ). Infatti,
preso y EG,
dallemma
precedente
si ottiene:Poiché se
Z(G)
= 1 alloraAut~ ( G )
= 1 e seZ( G ) ~
G ’ allora(come
si verificafacilmente) Aut~ ( G )
èabeliano,
otteniamo ilCOROLLARIO. Se
Z(G)
= 1 alloraF(G)
è abeliano. SeZ( G ) ~
G ’ allo-ra
T( G )
è metabeliano 8PROPOSIZIONE 4. Sia G un gruppo a condizione di massimo sui
sottogruppi
abeliani. SeZ(G)
=1 alloraF(G)
= 1.DIM. Denotiamo con R l’insieme
degli
elementi di G che inducono perconiugio
su G un automorfismo diT( G );
unasemplice
verifica mostrache R coincide con l’insieme
degli
elementi2-Engel (a destra)
di G. Inparticolare,
per un risultato diPeng (Teorema
7.21 di[11]),
R è contenu-to
nell’ipercentro
diG; poiché
peripotesi Z(G)
= 1 deve essere R = 1. Daquesto
fatto discende cheInn ( G ) n T( G )
= 1 e,poiché
siaInn ( G )
cher(G)
sono nornali inAut ( G ), [Inn ( G ), r(G)]
= 1 equindi [ G , T( G ) ] ~ Z(G) =1.
SiccomeT(G) Aut(G),
da[ G , T( G ) ] =1
1 segueT(G) =
= 1. D
Il
seguente esempio
fa vedere che laproposizione
4 non ègeneraliz-
zabile nemmeno per i
gruppi
risolubili localmentenilpotenti.
ESEMPIO. Sia A un gruppo di
esponente
2 e ordine infinito e(x)
ungruppo di ordine 2. Sia G =
(x)
2A ilprodotto
intrecciato standard di(x)
con A.
Si verifica facilmente che
Z(G)
=1, R
= G ’ equindi r(G)
nI nn ( G )
è isomorfo a G ’ . Si verifica inoltre cheT o ( G )
nInn ( G )
= 1:questo
mostraanche
che,
ingenerale,
4.
E-Gruppi.
Applichiamo
alcuni dei risultati ottenuti allo studiodegli E-gruppi,
cioé dei
gruppi
non abeliani in cuiogni
elemento commuta con tutte lesue
immagini
tramitequalsivoglia
endomorfismo.In
quanto
segue p denoterà sempre un numeroprimo dispari.
238
PROPOSIZIONE 5. Sia G un
E-gruppo finito
di ordinedispari.
Se Gnon ammette
fattori
diretti abeliani diversi dall’unità alloraAut (G)
ha ordine
dispari.
DIM. Non è restrittivo supporre che G sia un p-gruppo
(finito)
nonabeliano.
Ragioniamo
per assurdosupponendo cp
eAut(G)
concpz
= 1 e cp ~ 1.Per il teorema 10.4.1 di
[6]
si haPer
ogni g , h
E G si ha1
quindi
G ’ ~C;
ne segue chegli
elementi di Imantengono
il loro ordine inG~G’.
Maallora,
per il Teorema 1 di[9],
I ~Z(G),
I risulta essere unsottogruppo
normale e abeliano di G e G = C xI,
determinando la con-traddizione cercata.
In
particolare,
ip-gruppi
che sonoE-gruppi privi
di fattori diretti abelianiappartengono
alla classe(studiata
in[7])
deip-gruppi privi
diautomorfismi involutori.
LEMMA 3. Sia G un gruppo
finito
enilpotente
di classes alpiú
2 e siacp E r( G)
di ordinedispari
ecoprimo
coneI G I.
Allora G =[G, q>]
x C.DIM. In un gruppo finito G un automorfismo a di ordine
coprimo
con[ G i
èprivo
dipunti
fissi se e solo segg a ...
1 perogni g
E G. In-fatti
CG ( a ) allora g|a|
= 1 da cui g = 1(perché
= 1)
edunque CG ( a )
= 1.L’implicazione
nell’altro verso di- scende da 10.5.1 di[12].
Per dimostrare il lemma è sufficiente far vedere che
[ G , ~ cp ) ]
n C = 1.Poiché su
[G , (w)] /[G , (w)1 ’
l’automorfismo indottoda cp
èprivo
dipunti
fissi non banali è sufficiente dimostrare che
[ G , ~ g~ ~ ]’
n C =1. Infatti seg E [G, (cp)]
allora preso h e G e ricor-dando che cp E ha ordine
dispari
si ottiene:Quindi [G, (cp)]
fl C = 1 e siccome[G, (cp)]
e C sonosottogruppi
nor-mali di G si ha G =
[G, (cp)]
x C. ESeguendo
le notazioni adottate in[3],
conpE-gruppo
intenderemo unp-gruppo finito di classe 2 che è un
E-gruppo.
PROPOSIZIONE 6. Sia G un
pE-gruppo.
Se G non ammettefattori
diretti non banali allora il gruppo Aut
(G) IOp (Aut (G) )
è ciclico.DIM. Poniamo A =
Aut(G)
eAc
=Aut~(G).
Per la
proposizione
5 il gruppo A ha ordinedispari
e per laproposizio-
ne 3 il
quoziente AIAc
è abeliano. Per il corollario 2 di[2] A,
è un p-grup- po,quindi Op(A)
epoiché
è abeliano è unp’-gruppo
di ordine
dispari.
Sia
Q
unq-sottogruppo
diSylow
di A con q # p;poiché
G non ha fatto-ri
diretti,
il lemma 3 porge cheogni
elemento diQB{ 1 } agisce
senza pun-ti fissi non banali su G e
dunque Q
è ciclico(10.5.6
di[12]).
PoichéAIOp(A)
è un gruppo abeliano i cuisottogruppi
diSylow
sono ciclici siconclude che anche
A/Op(A)
è ciclico.BIBLIOGRAFIA
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NewYork-Heidelberg-Berlin
(1982).Manoscritto pervenuto in redazione il 4 febbraio 1998.