A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
A UGUSTO B ANCHETTI
La miscibilità del fenolo con soluzioni saline e le sue applicazioni allo studio dei sali doppi
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 1
resérie, tome 16, n
o5 (1930), p. 1-53
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LA MISCIBILITÀ DEL FENOLO CON SOLUZIONI SALINE
E LE SUE APPLICAZIONI
ALLO STUDIO DEI SALI DOPPI
È
noto che1’ acqua
ed il fenolo non sono miscibili in tutte leproporzioni.
La loro solubilitàreciproca
cresce colcrescere della
temperatura
fino ad esserecompleta
alla tem-peratura
critica di solubilità e,naturalmente,
al di sopra diessa. Senza insistere sulla
rappresentazione gxaca
dell’ e-quilibrio
fra dueliquidi parzia1nlente miscibili,
fattoripor-
tando in ascisse la
composizione
delrniscuglio
ed in ordi-nate la
temperatura
.iimiscibilità, giova
ricordare che sipuò
avere una miscibilitàcompleta
anche al di sotto dellatemperatura critica,
naturalmente permiscugli
dicomposi-
zione diversa dalla
composizione
critica.L’ agg unta
di un terzocomponente
fa variare la « tm »(temperatura
dimiscibilità)
di dueliquidi
eprecisamente,
secondo la
legge
enunciata dalBANCROFT~
1’ icmalza se esso è ,solubile in uno solo dei due
liquidi
o se, pur essendo solubile anche nel1’altro,
~ ordine digrandezza
delle due solubilità è notevolmentediverso,
1’ abbassa se le site Solubi lità nei dueliquidi
solo dello stesso ondino digrandezza.
Mancaancora,
però,
una tormula che si adattiquantitativamente
all’ andamento del
fenomeno,
non ostante le ricerche di di-z
versi
sperimentatori. (1)
Nel caso della
coppia acqua-fenolo
è stato trovatoche,
se il terzo
componente
è una sostanzaorgamica (azobenzolo,
antrachinone
ecc.)
1’ innalzamento dellatemperatura
di mi-scibilità,
per unmiscuglio
di datacomposizione,
è all’ incircaproporzionale
alla concentrazione molecolare della sostanzaaggiunta,
ma nel caso di elettroliti è evidente che le cosesi
svolgeranno
in modo menosemplice.
Questo fenomeno,
dell’influenza di un terzocomponente
sulla
temperatura
di miscibilità di dueliquidi,
è stato ap-plicato
dal DUBRISAY(2)
allo studio di diverse reazioni in soluzione: neutralizzazionedegli
acidi collebasi,
azione diun acido su di un
sale,
azionereciproca
di duesali,
azionedell’ acido borico
sugli
alcoolpolivalenti.
Fra 1’ altroquesto
autore conclude che il metodo da lui
proposto permette
di vedere se, mescolando le soluzioni di i due
sali,
si ha o°
no la formazione di un sale
doppio.
Il
principio
del metodo è ilseguente : Preparate
duesoluzioni
equimolecolari
di duesali,
che indicherò conS1
z)
Per quanto riguarda lo studio degli equilibri fra due liquidie dell’ influenza di un terzo componente sulla loro temperatura di
miscibilità si veda :
ALEXEJEW, Wied. Ann. 28, 305 (1886); ROTHMUND, Zeit. phys.
Chem. 26, 433 (1898) ; SCI3REINEMAKE$S, Zeit. phys. Chem. 29 (1899);
PFEIFFER, Zeit. phys. 0’hem., 9, 444
(1892);
TIMMERlBIANS, Zeit. phys.Chem.., 58, 129
(1907);
BouTARiC e NABOT, J. Chim. Phys., 20, 484(1923).
(2)
Il DUBRISAY ha pubblicato i suoi lavori sui Oomp. Rend., t.167, 168, 170, 171, 172, 175, e sul Bull. b’oc.
[4J,
25, 354; e [4], 29, 78 ; sono raccolti in un articolo d’ insieme in Ann.de Ohimie [9], 17, 222
(1922).
°ed
S,, egli
determina la tm. deimiscugli
ottenutiaggiun- gendo
ad un volume fissato di fenolo(più precisamente
difenolo contenente una
quantità
di acqua sufliciente per man- tenerloliquido
allatemperatura ordinaria)
unugual
volume:1)
della soluzione diS, ; 2)
della soluzione diS~; 3)
di so-luzioni ottenute mescolando le soluzioni dei due
sali,cos
chela concentrazione molecolare totale risulta
eguale
alla concen-trazione delle soluzioni dei sali
separati SI
edS,.
Ammettepoi
che le tin. delle soluzioni miste possano essere calcolate collaregola
delmiscuglio,
in base alle tm. delle soluzioni contenenti uno solo dei due sali.Quando
fra le tm. coscalcolate e
quelle
osservate si hanno delle differenze beneapprezzabili,
nella soluzione siha,
secondo ilDUBRISAY,
for-mazione di sale
doppio.
Si possono
rappresentare graficamente
i risultati condei
diagrammi,
le ascisse deiquali
danno lacomposizione
della soluzione salina e le ordinate le differenze fra le tm.
osservate e
quelle
calcolate. L’uso di soluzioniequimole-
culari è dovuto al fatto che URBAIN e CORNEC
(3)
hanno mo-strato,
nel casodegli
scarti fragli
abbassamenticrioscopici
osservati e
quelli
calcolati per soluzioni salinemiste, che, quando
siparta
da soluzioniequimolecolari
dei duesali,
la curva
rappresentatrice degli
scartipresenta,
in corri-spondenza
dellacomposizione
delcomplesso
che siforma,
una deviazione netta o soltanto un
massimo,
a seconda chequesto complesso
èpochissimo
o notevolmente dissociato neicomponenti.
Avendo avuto in visione dal Prof. Porlezza
qualche
tesidi alcuni suoi laureandi che si erano
occupati
della que-(3)
UR]3AIN e CORNEO, Bull. Chinz. aprile 1919.stione,
mi è parso che leesperienze
inquesto
campo do-vessero essere
più
numerose per trarre conclusioni sun cien- temente convincenti. Oltrechè del materiale ancora inedito favoritomiringrazio
ilProfr
Porlezza deiconsigli
che mià dato durante il lavoro.
Intanto non sarebbe fuori di
luogo
domandarsiprima
di tutto se è
possibile
che i salidoppi esistano,
cometali,
in soluzione. I numerosi lavori su
questo argomento (4)
sono, inverità,
pococoncordi,
e non è facile dire laparola
decisivadato anche la poco netta distinzione tra sali
doppi
e salicomplessi.
(4)
LiNEBARGER, 0’hem. J., 15, 337 ; JONES C MACKAY, Am.Chem. J., 19, 83 ; JONES e OTA, idem, 22, 5; JONES e KNIGHT, 22, 110 ~ JONES e CALDWELL, idem, 25, 349 ; JONES e HowA-RD, idem, 48, 500 ; TORRANCE e KNIGHT, News, 117, 270 ; URBAIN e CORNEC, t. c. ; BOURION e ROUYER~ Clom. 175, 1406 (1922); ed
Ann. Ohimie [10], 10
(1928).
Le conclusioni del DUBRISAY sulla esistenza dei sali
doppi
in soluzione sono fondate sulle differenze che si hanno fra la tm. osservata e
quella
calcolata coliaregola
delmiscuglio,
per soluzioni saline miste. Ci si
può domandare, però,
sesia
giustificato
il calcolare la tm. collaregola
delmiscuglio
e se non si possa
trovare, invece,
un altrometodo, più
ri-goroso, e tale che si debba attribuire
agli
scarti fra le tm.con esso calcolate e
quelle
trovatesperimentalmente,
valoremaggiore
che non aquelli
ottenuti col metodoproposto
dal
DUBRISAY (che
indicherò iuseguito,
perbrevità,
come« metodo
D. » ).
È questa
una cosa moltoimportante perchè,
finchè nonsi troverà un modo soddisfacente per calcolare le
tempera-
ture di
miscibilità,
non sarà lecito attribuire valore decisivoagli
scarti fra tm. calcolata e tm. osservata. Ricorriamo aduna
rappresentazione grafica,
col solito metodo usato nello studiodegli equilibri
nei sistemibinari,
cioèriportando
sulleascisse la
composizione (rapporto percentnale
dellequantità
dei due sali
presenti)
e sulle ordinate lotemperature
diw
miscibilità
(fig. 1).
L’ ordinata zero è la tm.dell’ acqua
pura con
ugual
volume di fenolo ecioè,
nellafig..l,
67o., Per
maggior
chiarezza dirò fin d’ora che non usavo del fenolo puro ma, comegià
ilDuBRISAY,
una soluzione diacqua nel
fenolo,
contenente, nelle mieesperienze,
le per- centuali in peso:25 % d’ acqua
e75 %
difenolo,
alloscopo di
pote, eseguire
con una buretta le misure di vo-lume, comodamente,
atemperatura ordinaria,
e rendere il metodopiù semplice
diquello
che sarebbe stato usando fenolo solido o fuso.Quando
alla soluzione fenolica cospreparata (che
chiamerò inseguito,
perbrevità, fenolo),
siaggiunge
unugual
volumed’ acqua,
è facile vedere che lacomposizione complessiva
delmiscuglio
cos ottenuto è al-r incirca
(in peso)
del38 %
di fenolo e del62 % d’acqua,
ossia cade nella zona della
concentrazione
critica e la tm.è
appunto quella
critica.(5). È preferibile
fare leesperienze
in
questa
zonaperchè gli
errori nella determinazione della concentrazione hanno minori influenza sul valore della tm.Di
più
inquesta
zona ~ intorbidamento e la chiarificazionesono
più
netti.La
temperatura
critica di miscibilitàè,
secondo il Tim-MERMANS,
65°,3,
altrisperimentatori
hanno trovato valoripiù elevati;
nelle mieesperienze
varia fra 660 e 670. Ritornando allafig.
1 1’ ordinata delpunto
Ccorrisponde
alla tm. di(5)
Infatti se, per esempio, si prendono 10 cc. di soluzione fe-nolica al 75
1>/,,
che ha il peso specifico di 1,042 circa, e ad essisi aggiungono 10 cc. di acqua, il peso del miscuglio è approssimaj-
tivamente gr. 20,42, ed esso contiene tanto fenolo quanto ce n’ è in 10,42 gr. di soluzione fenolica, ossia: 75 X
10,42/100
= 7,82 gr.Li composizione è dunque: 7,82 gr. di fenolo e 12,6 gr. di acqua, ossia 38 °/n di fenolo e 62
°/o
di acqua.un certo volume della soluzione fenolica con un volume
uguale
della soluzione del saleS,
della concentrazionescelta,
1’ ordinata del
punto
D dà la tm. relativa alla soluzione del saleSp (Nella fig.
1 sonorappresentati
i risultati delle e-sperienze
della tav.VI).
Secondo ~ ammissione del DUBRISÀY le ordinate deipunti
della, retta OD danno le tm. teorichedi soluzioni miste dei due sali la cui
composizione
è datadall’ ascissa
corrispondente.
Cos 1’ ordinats, diF1
dà la tm.di un certo volume della soluzione composta per il
75 %
della soluzione di
Sa
e per il 250/0
da,lla soluzione diS,
con un volume
uguale
di fenolo. Se la tm. di soluzioni di concentrazionegradatamente
crescente fino aquella
sceltacome limite
variasse,
per ciascunsale,
linearmente colla con-centrazione,
essa sarebberappresentata
dalsegmento
ACper
S~
e da BD perSi.
Per un certo valore F scelto tra A eB,
l’ ordinata delpunto corrispondente I‘1
sulsegmento
OD è
uguale
alla somma delle ordinate deipunti
corri-spondenti
di AC eBD,
vale a dire si à che:Si
può
allora pensareche, quando
~ andamento delle tm.delle soluzioni dei
singoli
sali non è1 i neare,
il che costi-tuisce,
sipuò dire,
laregola,
sia bene tenerne conto nel calcolare le tm. delle soluzioni saline miste.Un
esempio
di tale andamento è dato dallafig.
1 nellaquale
le curvesperimentalmente
ottenute sono rappresen- tato da AMO e BND(per
comolitàdisegnerò
sempre dellespezzate
invece che dellecurve)
che dannodunque
le tm.di soluzioni saline di
Sf
e di82 rispettivamente,
di con-centrazione
gradatamente
crescente fino aquella
scelta comelimite. Per tener conto di
questo
fatto il modopiù semplice
per calcolare la tm. teorica sembt-a
quello
di sostituire alla retta CD(le
ordi nate deipunti
dellaquale
sono, come si èdetto,
la somma delle ord nate deipunti
diugnai
ascissadi AC e
BD)
la curva CPD ottenuta sommando le ordinate deipunti
delle curvesperimentali
e BND. Siprende,
in altri
termini,
come tm.teorica,
la somma delle tm. relativeai
singoli sali,
contate apartire
dalla tm.dell’ acqua
pura col fenolo.Questo metodo,
che indicherò come « metodo S »,, porta
a valori di solito moltograndi
pergli scarti,
a causadella convessità notevole dslla curva C 8e si considera
~ andamento della tm. per i
singoli
sali si nota che lo scartomaggiore
dall’ andamento rettilineo si ha nelprimo tratto, perchè
leprime aggiunte
del sale provocano un innalza- mento della tm. moltomaggiore
diquello provocato
dalle successive. Hopensato perciò
di renderepiù regolare
ilprimo
tratto delle curve, assumendo come tm.corrispon-
dente alla ordinata zero, ossia alla retta AB della
fig. 1,
la media aritmetica di
quelle
risultanti dalla intersezione delle rettepassanti
per D ed S da unlato,
per C ed R dall’ altro colle rette BC ed AD. Nellafig.
lla nuova rettadi riferimento in tal modo ottenuta è la
A1 B1
e le tm. teo-riche si
ottengono
facendo la somma delle tm. relative aisingoli sali,
contate apartire
da Indicheròquesto
metodo come « metodo B ».
Il Prof. PORLEzzA
(6)
avevaanch’ egli
ritenuto necessariotener conto delle tm delle soluzioni dei
singoli
i sali propo- disostituire,
per icalcoli,
allaipotenusa
OD(che
dàle tm. calcolate secondo il del
triangolo
rettan-golo
avente per base ilsegmento parallelo
ad AB e pas- santeper D fig. 1)
e per altezza la differenza delle tm e-(6)
Ricerche non ancora pnbblicate.streme relative ai due sali
S,
edS,,
una curva ottenuta nelseguente
modo : Siriportavano perpendicolarmente
alla basedi tale
triangolo,
neipunti corrispondenti
alle concentra-zioni
considerate,
le differenze fra le tm.spettanti
alle solu-zioni
semplici
dei saliS,
edS1
aquelle
concentrazioni esi riunivano
poi
ipunti
cos ottenuti.Per es.
aggiungendo
all’ ordinata delpunto
D la diffe-renza fra le ordinate di R e di S si ha la tm. della solu- zione
composta
per il 25°/o
dalla soluzione diS,
e per il75 %
dalla soluzione di Si. Indicheròquesto
cometodo P ».
Si
può però
pensare anche ad un metodoanalogo,
e cioèdi calcolare la tm teorica sottraendo la differenza fra le tm.
delle soluzioni di
ugual
concentrazione dei due sali dalla tm. della soluzione ~, concentrazione limite del saleSz (che
è ia
maggiore
tm.osservata)
ottenendo in tal caso la tm.teorica della soluzione mista che contiene il sale
Si
alla con-centrazione delle soluzioni considerate.
(u
Metodo,A»).
Inseguito,
conesempi numerici,
sarannomeglio spiegati questi
metodi per calcolare le tm.
teoriche,
per orabisogna
osser-vare che non uno è al sicuro dalla critica. L’ obiezione che si
può
fare al metodo D è che esso non tiene conto del- l’ andamento delle tm. per isingoli sali,
ai metodi P ed Ache non
tengono
conto dell’ effettivacomposizione
delle so-luzioni saline miste. Il metodo
S,
che apparepreferibile,
dàperò
scarti certamentetroppo elevati,
il metodoB,
che cercadi
migliorarlo,
non è esente da arbitrarietà.Infine,
notandoche le tm dei
singoli
sali sono le tm di soluzioni di con- centrazionegradatamente
crescente fino aquella
scelta comelimite,
mentre le soluzioni miste hanno sempre una concen-trazione molecolare
complessiva uguale
aquella limite,
sipuò
anche ritenere che i valori ottenuti per soluzionipiù
diluite nulla possano dirci
riguardo
alle suluzionimiste,
diconcentrazione costante.
Questa
è una critica a tutti imetodi,
menoquello D,
che
apparirebbe
allorapreferibile,
in mancanza dimeglio, p®rchè più semplice.
Perpoter
deciderequali
diquesti
me-todi sia il
migliore bisognerebloe poterne
dare unagiustifi-
cazione
teorica,
ma le considerazioniteoriche,
per ora, non possono avere base sicura. Si ritienegeneralmente
che l’ au-mento della tm. sia essenzialmente dovuto al numero di
particelle (molecole
odioni) presenti
in soluzione.Que-
sto
spiega perchè
la formazione dei salidoppi (che
im-porta
una diminuzione del numero diparticelle presenti,
avendosi la riunione di diverse in una
sola) porti
ad unatm
più
bassa diquella
teoricamenteprevedibile.
Maquesta ipotesi,
basata in fondosull’ analogia,
coi fenomeni ebullio-scopici,
non valeperfettamente.
Basta pensare al fatto che soluzioniequimolecolari
abbastanza diluite(meno
di0,1 mol.)
di sali diversi hanno la stessa
temperatura
diebollizione,
mentre per soluzioni
equimocolecolari,
anche0,06 mol.,
latm. è diversa per i diversi sali. Non
solo,
ma non sipuò spiegare questo
fatto ammettendo che sia dovuto ad un di-verso
grado
didissociazione,
rivelato daquesto
metodo me-glio
che daaltri, perchè,
nella zonacritica,
la tm. delle so-luzioni dei solfati di zinco e di
magnesio
èmaggiore
diquella
dei solfati alcalini che sono certamentepiù
disso-ciati. Nè la cosa
può
attribuirsi esclusivamente a fenomeni di idrolisiperchè,
peresempio,
ilgrado
di idrolisi del sol-fato
ammonico,
adugual diluizione,
superaquello
dei sol-fati di Zn e
Mg,
mentre la tm. è minore della loro. Influi-scono certamente altri fattori che rendono
impossibile
ilrisolvere teoricamente il
problema.
In via
approssimativa
ho tentato di farequesto
nel modoseguente:
per le soluzioni miste di due solfati che siano entrambi fortementeionizzati,
per es. di sodio e di ammo-nio,
sipuò
ritenere che ladiminuzione
delgrado
di disso-ciazione di un
sale,
dovutaall’aggiunta
dell’ altrosale,
sia all’ incirca la stessa cheproduce
~aggiunta,
inquantità
u-guale,
del sale stesso;ossia,
in altritermini,
che ilgrado
di dissociazione di ciascun sale nelle soluzioni miste sia
uguale
aquello
chegli compete
nellesue
soluzioni di con-centrazione molecolare
uguale
aquella complessiva
dellasoluzione mista. Ammettendo allora che l’innalzamento della tm.
dipenda
essenzialmente dal numero diparticelle presenti
in soluzione(per quanto
abbia detto chel’ ipotesi
non è
giusta)
sipotrà
calcolare la tm. di una soluzione con-tenente per
esempio
75 cc.(’~)
di soluzioneN/4
diS,
e 25 cc.di soluzione
N/4
diS ,
nelseguente
modo. L’ innalzamentoprodotto dall’ aggiunta
a 75 cc. di82
di 25 cc. diS1
dovràessere
uguale
aquello
che si haaggiungendo
25 cc. diS1
a 75 cc. di soluzione
N/4
di iS1.
La tm. della soluzione mista si otterràdunque
sottraendo dalla tm.(con
160 cc. difenolo) che compete
a 100 cc. diS1, quella
relativa a 75 cc.(os-
sia alla soluzione con 75 cc. di soluzione
N/4
diS,
e 25 cc.di
acqua),
ottenendo cos 1’ innalzamentoprodotto dall’ag- giunta
di 25 cc. diS,,
edaggiungendo
il valore trovato alla. tm della soluzione con 75 cc. di
Sg
e 25 cc. di acqua. Il risultato che cos si ottiene è lo stesso che dà il metodo P.Analogamente
sipuò
ricavare il valore della tm. della(?)
Possiamo parlare di cc. anzichè di gr. molecole trattandosi di soluzioni equimolecolari.soluzione mista
anzidetta,
notandoche, viceversa,
l’ innal-zamento
prodotto
dall’aggiunta
di 75 cc. di82
a 25 cc. di80
dovrà essereuguale
aquello
cheproducono
75 cc. didi
S2 aggiunti
a 25 cc. diS2 ,
ossia facendo la differenza fra la tm. di 100 cc. diS2
equella
di 25 cc. edaggiungen-
dola a
quella
di 25 cc. diS1 .
Siottengono gli
stessi risul- tati che dà il metodo A.Questi ragionamenti
mostrano chesi
può
arrivare a ricavare i metodi P ed A facendo a menodi considerazioni
géometriche, però,
essendo fondati su unaipotesi
non confermata dall’esperienza,
e valendo soltanto percoppie
di sali adugual grado
didissociazione,
nonpossono costituire una vera conferma teorica della validità dei due metodi. Non resta
dunque
altra via che cercare spe- rimentalmentequale
dei metodi a cui ho accennato sia pre- feribile.Esecuzione delle esperienze.
Le
esperienze
fatte mirano a trovare:a) Se il metodo chimico-fisico
proposto
dal DUBRISAYpuò
realmente dare delle indicazioni sicure su modificazionio reazioni che avvengono in
soluzione;
b~ quale
sia il sistemamigliore
per calcolare le tm.delle soluzioni saline miste col
fenolo;
c) quali
conclusioni si possono trarre per le diversecoppie
di sali studiate.Per
rispondere
alleprime
due domande ho studiato lecoppie :
acido solforico - solfatopotassico ;
acido solforico - solfatoammonico ;
solfatopotassico -
cloruropotassico
esolfato
potassico -
acido tartarico. Nelleprime
due è pro-babile che si abbia una reazione in
soluzione,
con forma-zione dei solfati
acidi,
nelle seconde non dovrebbe accadere niente. Hopoi
studiato ilcomportamento
di variecoppie
di solfati di
lYlg, Cd, Zn,
e diNa, H, NH4,
usando soluzioniN/4,
salvo dueesperienze
con soluzioniN/8.
Infine ho fattodue
esperienze,
fuori della zonacritica, prendendo,
anzichèvolumi
uguali,
volumi diversi di fenolo e di soluzioni saline.Le soluzioni saline
adoperate
furonopreparate
per pe-sata,
usandoprodotti puri.
Permaggior
sicurezza ne hosempre controllata la concentrazione determinandone l’in- dice di rifrazione col rifrattometro ad immersione Zeiss.
Del resto tutte
quante
leesperienze
sono state fatte sem-pre colle stesse
soluzioni, quindi,
anche se non fossero stateesatte,
i risultati sarebbero stati sempre confrontabili. Per preparare la- soluzione di fenolo usata per leesperienze
di-stillavo del fenolo del
commercio,
trascurando leprime
ele ultime
porzioni
eraccogliendo
laparte
che distilla a183°-184° in un
palloncino pesato. Dopo raffreddamento,
alfenolo raccolto
aggiungevo
il 25°/°
in peso di acqua distil- lata e, scaldandocautamente,
ottenevo lasoluzione,
che siforma con notevole assorbimento di calore.
Per determinare le tm. introducevo in un
provettone
divetro, pulito
easciutto,
alto 35 cm. e di 3 cm. didiametro,
10 cc. della soluzione
fenolica,
facendoli cadere agoccia
agoccia
da una buretta.Aggiungevo poi complessivamente
10 cc. di acqua e delle soluzioni
saline,
nelrapporto
deside-rato,
chiudevo ilprovettone
con untappo
disughero
a duefori,
uno centrale nelquale
era infilato un termometro diviso in decimi ed uno laterale attraverso alquale
passava unagitatore
di vetro ad anello.Immergevo
ilprovettone
in unbecher contenente acqua ad una
temperatura uguale
aquella
prevista
per lamiscibilità,
ed inquantità
tale che laparte
del
provettone
che conteneva illiquido
si trovava nel mezzodi essa.
Agitavo
ininterrottamente ilmiscuglio,
che assumevaun
aspetto lattiginoso,
e facevo saliregradatamente
la tem-peratura
delbagno,
finchè non superava diqualche grado
la tm.
prevista.
Continuavopoi
adagitare,
mantenendo co-stante la
temperatura
delbagno,
finchè ilmiscuglio
diven-tava
trasparente,
notando latemperatura
a cuiquesto
avevaluogo.
Raffreddandopoi
ilprovettone,
siatogliendolo
inparte
dalbagno,
siaagitando energicamente,
ottenevo dinuovo l’intorbidamento. Anche l’ilitorbidamento non è sempre istantaneo e di solito avviene ad una
temperatura leggermente superiore
aquella
dichiarificazione, però
nonsi sono mai avuti fenomeni di ritardo
analoghi
ai fenomeni dellasoprafusione.
Per
poter
osservare comodamente econtemporaneamente
il termometro ed il
liquido
nelprovettone,
mettevo in po- sizioneopportuna
unospecchio inclinato,
su cui si vedevachiaramente il
comportamento
delmiscuglio
dei dueliquidi.
Finita
l’ esperienza, provettone,
termometro edagitatore
ve-nivano lavati ed
asciugati
con cura.La tm.
più
bassa che si osserva nello studio di ciascunacoppia
di sali è naturalmentequella
di 10 cc. di fenolo con10 cc. di acqua. Essa dovrebbe avere sempre lo stesso va-
lore,
ma, come si vede dalle tabelle dellepagine seguenti,
varia da h6° a 67°
circa,
a causadegli
inevitabili errorisperimentali. Però,
avendo usato sempre la stessa soluzione fenolica perogni coppia
di sali ed anche per due o trecoppie (preparandone
circa 500 gr.ogni volta) queste pic-
cole differenze della tm.
dell’acqua
col fenolo non hannoimportanza.
Nellé
numeroseesperienze eseguite
hopotuto
notarequanto
segue :Quando
la tm. non è molto elevata(da
60° a80°)
la chia-rificazione della soluzione avviene
quasi
istantaneamente e,agitando poi energicamente,
si ha di nuovo l’intorbida-mento,
di modo che sipuò
mantenere perqualche tempo
illiquido
allatemperatura
di chiarificazione. Pertemperature
fra 80° e 90° è
necessario, dopo
lachiarificazione, togliere
il
provettone
dalbagno
per ottenere un raffreddamento ab- bastanzarapido
ed osservare latemperatura
di intorbida-meno. Per
temperature superiori
a90°, infine,
non si hapiù
un rischiaramento
rapido,
ma lento egraduale,
di modo chenon è
più possibile cogliere
conprecisione
latemperatura
di chiarificazione ed anche l’intorbidamento non è molto netto.
Però,
facendoprima
raffreddare fino ad intorbida- mento epoi
riscaldando ancora, essendo illiquido
atempe-
ratura vicina a
quella
dimiscibilità,
il secondo rischiara-mento è abbastanza
rapido
e sipuò
vedere bene aquale temperatura
haluogo.
Non èpossibile
continuarequesto
alternativo riscaldamento e
raffreddamento,
allo scopo diosservare con
maggior precisione
latm, perché, probabil-
mente a causa dell’ alterazione della
composizione
del miscu-glio liquido,
da cui evaporano inevitabilmente ed in quan- tità incontrollabile acqua efenolo,
la tm. va continuamente innalzandosi egià
alla secondaesperienza
si ha un risultatoleggermente superiore
aquello
dellaprima.
Ingenerale, però,
la differenza fra ilprimo rischiaramento,
il secondo ola
temperatura
di intorbidamento non supera0°,1~.
Influenzanotevole ha invece’la
temperatura
delbagno esterno,
cheva
regolata
con una certa accuratezza, per non incorrere in errori non indifferenti.Se infatti la
temperatura
esterna non è sufncientemente alta l’aumento dellatemperatura
delliquido
ètroppo lento,
’
e, probabilmente
a causa dellaevaporazione,
si osserva unatm.
troppo
alta. Se invece latemperatura
esterna ètroppo
alta il
liquido
si riscaldapiù rapidamente
del termometroe
quindi
silegge
una tm.più
bassa del vero. Finchè latm. non è molto alta
gli
errori che cos si possono com- mettere simantengono
su0°,1-0°,2,
ma,quando
la tm. su-pera
~0°,
si possono avere errori anche di mezzogrado.
Disolito,
per evitare erroritroppo grandi,
horipetuto
duevolte
ogni esperienza
equalche
voltatre, quattro, cinque volte,
fino ad avere risultati concordanti.E facile,
delresto, accorgersi degli
errori dovuti alla non adattatemperatura
del
bagno
esterno eripetere
leesperienze
in condizioni mi-gliori.
Non è forsepossibile, però,
attribuire un valoré asso- luto ai numeri ottenuti per le diverse tm., che son soltanto confrontabili fra diloro, perchè, quando
la tm. èelevata,
la
evaporazione più
intensaproduce
una differenza nontrascurabile fra la
composizione
iniziale equella
finale delmiscuglio.
Non è facile dire
quale
sia il valoredegli
errorisperi-
mentali
possibili.
Pertemperature
nontroppo
elevate vannoda
0°,1
a0°,2,
pertemperature
alte sipuò
arrivare fino a0. 5. Naturatmente, però,
avendoripetuto
leesperienze
finoad avere risultati
concordanti,
lapossibilità
di errore di-minuisce molto.
Per studiare ciascuna
coppia
di salideterminavo,
di so-lito,
nel mododetto,
le deimiscugli
di 10 cc. di fenolo con:2,5
cc. della soluzione del saleS1 più 7,5
cc. d acqua,Lo stesso facevo colla soluzione del sale
82
ed infinedeterminavo le tm. di 10 cc. di fenolo colle soluzioni miste cos costituite :
2,5
cc. della soluzione del saleS, più 7,5
cc. della soluz. diS1,
5 Cc. » » » » » » 5 cc. » » » » ,
7,5
cc. » » » » » »2,5
ce. » » » » ,Avevo cos tutti i dati necessari per i calcoli.
Quando
1’ ò ritenuto
opportuno
ho determinato anche le tm. di altre soluzionimiste,
per avere unmaggior
numero di valori.Spiegazione delle tavole riassuntive.
I risultati ottenuti sono raccolti nelle tabelle delle pa-
gine seguenti.
Per i
singoli
sali nella linea « volumi » è indicato ilnumero di cc. di soluzione di ciascun sale a cui venivano
aggiunti
i cc. di acqua necessari per avere un volume totale di 10 cc. Nella linea « tm. » è indicata latemperatura
dimiscibilità,
con 10 cc. difenolo,
delle soluzioni cosiottenute;
nella linea « i » l’ innalzamento relativo della
tm.,
ossia la differenza fra due valori consecutivi diquesta.
Per le so-Iuzioni miste nella linea « volume » è dato il numero v di cc. di soluzione del sale a
maggior
tm.(indicato
con82) che,
unito a 10 v cc. di soluzione deil’ altro sale(SI),
si me-scola con 10 cc. di fenolo alla
temperatura
indicata -nella linea « to. ~(tm. osservata).
Nelle linee successive « tc. D »,« tc. P » ecc. sono
segnati
i valori delle tm. calcolate coi metodigià
ricordati. I valori della « tc. B » per’v == 8,5,
segnati
fraparentesi
in alcunetavole,
sono calcolati perestrapolazione,
mancando una tm. Le linee « tc.-to. » dannogli
scarti fra le tm. calcolate coi varii metodi equelle
os-servate. I risultati sono stati
rappresentati graficamente, riportando
in ascisse lacomposizione (i
numeri danno icc. della soluzione del sale
82)
e nelle ordinategli
scarti.La
fig.
2 dàgli
scarti per le variecoppie,
calcolati col me-todo
D ;
lefigg. 3
e 4quelli
calcolati coi metodi P e B.Il numero delle curve si riferisce al numero d’ ordine delle tabelle.
Credo
opportuno
accennare anche al modo colquale
hocalcolato i valori
riportati
nelle tabelle. Prendiamo comeesempio
laprima.
Le tm. per i
singoli
sali sono, come si sa, determinatesperimentalmente.
Le tm. indicate per v 0 si calcolano facendo la differenza fra le tm. relative a v 10 ev 2,5,
dividendola per tre e sottraendo il
quoziente
dalla tm. cor-rispondente
av 2,5.
Cos per il solfatopotassico
si ha:80~320137~6= H%7; 11°,7 : 3°, =3~,9; 72~620133~9=68~7.
Il calcolo delle tm. col metodo D si fa facendo la dif- ferenza fra la tm.
(soluzioni miste)
per v = 10(10
cc. di82)
e
quella
per v==O(10
cc. diSJ,
dividendola perquattro
ed
aggiungendo
ilquoziente prima
al valore della tm. per v 0(ottenendo
cos la tm. perv 2,5), poi
alla sommaottenuta
(si
ha cos la tm. per v= 5)
e cos via. Il calcolo col metodo P si fa come segue: Sottraendo la tm. del saleS1
per v= 2,5
daquella
diS,
per v2,5
edaggiun- gendo
la differenza alla tm. diS~
per v = 10 si ha la~~tc.
P. »per
v= 2,5. Analogamente
pergli
altri valori.Nell’ esempio : 72°,6-69°,7==2°,9; 75~75 + 2%9 = 78°,65.
Col metodo A si
procede
in modoanalogo.
La differenzafra le tm. per
v 2,5
per isingoli sali,
sottratta dalla tm.per v 10 del sale
82,
dà la « te. A» perv=7,5.
Cosi72~6 - 69°,7 == 2°,9; g~-°,~ 2°,9 81°,4.
Il calcolo col metodo
B,
per es. per v2,5,
dovrebbefarsi,
una volta trovata la tm. teoricaper v 0, (media
diquelle
calcolate per i duesali)
sottraendo tale tm. dalla tm.per
v=2,5
diS2
e daquella
perv -- 7,5
diS,,
sommandole due differenze ed
aggiungendo
la somnia alla tm. calco-lata per v 0. Evidentemente si ha lo stesso risultato sot- traendo la
tm. per
v 0 dalla somma delle tm. relative av #2,5
ev 7,5
dei sali8g
edS, rispettivamente.
Per es.:~2°,6 --h 7~°,0 == 146°,6; 146°,~
-68°,2 = 78°,4.
Il calcolo col metodo S è identico a
questo, soltanto,
invece della tm. calcolata per
v 0,
si consideraquella
os-servata, ossia, nell’ esempio scelto,
siprende 66’,
invece di68°, 2 .
TAVOLA I.
Soluzioni
N/4
diH2S04
eK2SÜ4
tm. calcolata per
Soluzioni miste
TAVOLA II.
Soluzioni
N/4
diS04
tm. calcolata per
Soluzioni miste
TAVOLA III.
Soluzioni
N/4
diK2804
e I~CItm. calcolata
per-
Soluzioni miste
TAVOLA IV.
Soluzioni
N/4
diK~ 804
e Ac. Tartaricotm. calcolata per
Soluzioni miste
TAVOLA V.
Soluzioni
N/4
diMg 804
e ed804
*
tm. calcolata, per
Soluzioni miste
TAVOLA VI.
Soluzioni
Soluzioni miste
TAVOLA VII.
Soluzioni
Soluzioni miste
TAVOLA Vili.
Soluzioni
~S’olu~ioni miste
TAVOLA IX.
Soluzioni
N/4
tm. calculata
per ~
.,Soluzioni miste
TAVOLA X.
Soluzioni
Ù)4
diMg 804
eNa2S04
Soluzioni miste
TAVOLA XI.
Soluzioni
Soluzioni miste
TAVOLA XII.
Soluzioni
Soluzioni miste
TAVOLA XIII.
Soluzioni
tm. calcolata
per- -
Soluzioni miste
TAVOLA XIV.
e
Soluzioni
tm. calcolata
Soluzioni miste
TAVOLA XV.
Soluzioni
N/4 di
ZnSO4
e(NH4)2 S04
Soluzioni miste
TAVOLA XVI.
Soluzioni
Soluzioni miste
TAVOLA XVII.
Soluzioni
Soluzioni miste
TAVOLA
XVIII.
Soluzioni
Soluzioni miste
TAVOLA XIX.
801uzioni ’
«
Soluzioni miste