R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
M AURIZIO C ANDILERA
Immersione canonica e mappa dei periodi. Il caso dei gruppi di Barsotti-Tate étale e moltiplicativi
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 91 (1994), p. 125-183
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Il
casodei gruppi di Barsotti-Tate étale
emoltiplicativi.
MAURIZIO
CANDILERA (*)
Introduzione.
Sia K un corpo
locale,
A il suo anellodegli
interi e k il corporesiduo,
di caratteristica
positiva
eperfetto;
indichiamopoi
con K e C(risp.
A euna chiusura
algebrica
di K ed il suocompletamento rispetto
allatopologia
indotta dalla valutazione(risp.
icorrispondenti
anellidegli interi).
Sianopoi
G = limGn
un gruppop-divisibile (o
di Barsotti-Ta--+
te),
definito suA,
e G = limGn
il suo duale.Nel celebre articolo sui
gruppi p-divisibili [TA],
Tate introdusse unadualità tra i Moduli di Tate di G e G che
puô
essere descritta nel modoseguente:
i moduli di Tate associati aigruppi
inquestione
sonoTP ( G ) _
= lim - e
Tp ( G )
= limG(A );
ove igruppi
finitiGn
eGn
sono duali(di
-
Cartier)
fra loro. In base a taledualità,
unpunto
diGn (A)
viene identi- ficato con un elementomoltiplicativo
gndell’algebra
affineRn ® A
delgruppo
Gn
0A; quindi, al variare
diQn
inGn (A),
è ben definito il valoreove indica il gruppo delle radici
p n-esime
dell’u-nità in A. Ciô
detto,
dati unpunto
q =( Qo , ...)
diTp (G)
ed un pun-(*) Indirizzo dell’A.:
Dipartimento
di Matematica Pura eApplicata,
Via Bel-zoni 7, 35131 Padova, Italia. E-mail:
Candilera@PDMATI,unipd,it.
si
puô
considerare la successioneove
G~ indica,
come diconsueto,
il gruppomoltiplicativo (su A).
Il modulo di Tate
Tp(Gm ) puô
essere immerso nel gruppomoltiplica-
tivo dell’anello di valutazione
1l1A
= lim(cf. [F02]
per leproprietà
diquesto anello),
di caratteristica p,integro
e
perfetto;
e, tramite irappresentanti
diTeichmüller,
tuttigli
elementidel gruppo
s1£
possono essere rialzati ad unsottogruppo
del gruppomoltiplicativo
dell’anello dei vettori di WittW(1l1A ).
Per tuttigli
ele-menti di
Tp (G~ )
immerso in converge inbiv 1l1A
la serie del lo-garitmo
e si ottiene cosi una versione additivadell’accoppiamento
diTate,
a valori inbiv 1l1A .
Inparticolare,
in talmodo, gli
elementi del mo-dulo di Tate
Tp (G) divengono applicazioni Zp-lineari
sul Modulo di TateTp ( G )
e, con unapiccola
variazione nella costruzionequi delineata,
pos-sono essere estese ad
applicazioni Zp lineari, a
valori inbiv,%A,
definitesu tutto Io
spazio
di TateVp ( G )
= lim(G(~4 ) f-- G(~1 ) E- ... ) .
Tramite l’immersione canonica definita da Barsotti nel 1968
(cf. [VP] o [WR]) gli
elementi del Modulo di DieudonnéM(Gk )
della fi-bra
speciale
del gruppo Gdivengono,
in modonaturale, applicazioni Zp-
lineari sullo
Spazio
di TateVp ( G ),
a valori inbiv %A.
Vienequindi
spon-taneo chiedersi
quali
relazioni ci siano tra leapplicazioni
lineariprodot-
te
dall’accoppiamento
diTate,
tramiteil logaritmo
deibivettori,
equel-
le
prodotte
per immersione canonicadagli
elementi del Modulo di Dieu-donné ;
tenendo conto nel far ciô della «mappa deiperiodi»,
ovvero del-l’isomorfismo definito da Tate nell’articolo
citato,
tra il moduloTp ( G ),
opportunamente
cambiato dibase,
e lacoomologia
di De Rham anch’essaopportunamente
cambiata di base.Lo scopo di
questo
lavoro è disvolgere
il confrontoproposto
nel casoin cui G sia un gruppo di Barsotti-Tate
étale,
G il suo dualemoltiplicati-
vo ed A =
W(k);
lasciando il casogenerale
ad un successivoapprofondi-
mento
(cf. [PD]). Questi
due casipresentano particolare
interesse per- chèpermettono
di mettere in evidenzagli aspetti
fondamentali del pro- blemaproposto
senza il fardello delle tecniche necessarie per trattare igruppi
di Barsotti-Tate ditipo generale. Inoltre,
larappresentazione
funzionale delle
algebre
associate ad un gruppo di Barsotti-Tate étale in caratteristicapositiva, esposta
nella Tesi di Baldassarri(cf. [BA]),
equi ripresa, permette
di dare unapresentazione elementare,
ma moltosuggestiva
delle relazioni esistenti tra i moduli inquestione
e del ruologiocato
dalle varie relazioni di DualitàDiamo ora una
rapida
descrizione della struttura diquesto
lavoro.Nel § 1 vengono richiamate le definizioni fondamentali sulla Dualità di Cartier tra
gruppi
finiti e la costruzionedell’algebra
diBarsotti 1l1 (bi- campo)
associata ad un gruppo di Barsotti-Tate G ed al suo duale G sudi un campo di caratteristica
positiva.
Nel § 2 si espongono i fatti fonda- mentali sullarappresentazione
funzionaledell’algebra
affine di ungruppo di Barsotti-Tate étale in caratteristica
positiva
edell’algebra
affine del suo
duale, riprendendo
essenzialmente le costruzionidi [BA],
mentre nel § 3 si descrive la
rappresentazione
funzionale del suo rialza- mento aW(k),
che viene a coincidere con l’immersione canonica di tale rialzamento(cf. il §
1di [WR]); analogamente
si studia l’immersione ca-nonica
dell’algebra
affine del gruppo duale e le sue relazioni conquanto esposto
in caratteristicapositiva.
1§§
4 e 5 sono dedicati alla descrizio-ne
degli accoppiamenti
didualità,
alla mappa deiperiodi
ed alle relazio- nireciproche
traqueste
costruzioni. Inparticolare,
vengono messe in evidenza le relazioni esistenti tra la dualità tra i modulicanonici,
la dua-lità tra i moduli di Tate e le relazioni che sussistono tra la mappa dei pe- riodi ed
il logaritmo
dell’estensione universale additiva nel senso di Ma-zur e
Messing (cf. [MM]).
Le relazioni risultanopiù espressive
facendol’ipotesi
che ilcampo k
siaalgebricamente
chiuso.Infine, il §
6 estendele considerazioni fatte nei numeri
precedenti
al caso in cui il campo knon sia
algebricamente chiuso,
mettendo in evidenza le relazioni tra le varie mappe e le azioni naturali del gruppo di Galois.Da
ultimo,
non posso esimermi dalringraziare
Valentino Cristante per le discussioni avute durante lapreparazione
diquesto
lavoro.1. Dualità di Cartier ed
Algebra
di Barsotti. Alcuni richiami.Sia k un campo
perfetto
dicaratteristica p
> 0 e sia Rl’algebra
affi-ne di un gruppo di Barsotti-Tate G su k. In
particolare,
R = limRn ,
dove
Rn
èl’algebra
affine di un gruppo finitoGn
su k. Su R si ponga latopologia profinita,
ovvero il limite inverso delletopologie
discrete suisingoli quozienti Rn . Infine,
si indichi con an , l’ideale di R tale che:= Rn ;
si osservi chegli
formano un sistema fondamentale di idealiaperti
per latopologia profinita
su R e si ha: Vn.Poichè
Rn
èun’algebra
finita su k è ben definito il suo dualealge-
brico :
Dn
=Homk_mod k),
che divental’algebra
affine di un grupposu
k, ponendo
su di esso leoperazioni
deimite per dualità apartire
dalleoperazioni
diRn . Precisamente,
si definisconoponendo:
qualunque
sianogli elementi: e, ôi , ô
inDn
edx2 in Rn .
Indiche-remo con
Gn
il gruppo su k la cuialgebra
affine èDn .
Richiamiamoqui
sotto la dimostrazione di un fatto
generale
sulla dualità(di Cartier)
deigruppi finiti,
chegeneralizza
l’usualeinterpretazione
del gruppo dualecome gruppo dei caratteri. Osserviamo che la dimostrazione si
puô ripe-
tere passo passo sostituendo alla base k un
qualsiasi
anello noetheriano.1.1. PROPOSIZIONE. Siano
Gn
un gruppofinito
su k eGm
il gruppomoltiplicativo
su k. Allora si hal’isomorfismo
dik-gruppi:
ove per
ogni k-algebra
S.DIM. Sia «:
Dn ->
S unpunto
diGn (S ). Allora, poichè Dn
è un k-mo-dulo di
tipo finito,
si ha:Dunque
ad «corrisponde
unpunto
su S del gruppoXcm ( G n’ Gm )
se, e solo se, « è invertibile inRn, s = Rn ®
,S e si ha: Pa = « ® « . Ciô èequi-
valente al fatto che « è un omomorfismo di k
algebre, perchè
dalla rela- zione : = si deduce che:qualunque
sianoe2
inDn . Inoltre,
osservando che:se ne deduce che a è un elemento invertibile di
Rn, s .
Lacorrisponden-
za inversa è ovvia. CVD.
Si coinsideri ora
l’algebra topologica R
e si indichi con D il limDn ,
munito della
topologia
discreta.Vogliamo
mostrare che le duealgebre
R e D sono in dualità
topologica.
1.2. PROPOSIZIONE. Notazioni come sopra. Allora si hac:
ove
Homk-cont ( - , 1~)
indica l’insieme delleapplicazioni
k-lineari conti-nue
quando
su k si ponga latopologia
discreta.DIM. Per
quanto
concerne ilprimo isomorfismo,
si osservi che D è munita dellatopologia
discreta eperciô
si ha:Per
quanto
concerne il secondoisomorfismo,
se q EHomk-cont (R, k),
al-lora
kerp
contiene unodegli
an e,quindi p
induce un elementopn e
Homk (Rn , k).
Poichègli
ideali an sono contenuti l’unonell’altro,
re-sta cosi determinato un elemento del lim
Homk (Rn , k)
= D e la corri-spondenza
cosi costruita è chiaramente un isomorfismo. CVDSi osservi
che,
anchequando
R è il gruppo di Barsotti-Tate associa- to ad una varietàabeliana, l’algebra
duale D non èl’algebra
affine delgruppo di Barsotti-Tate associato alla varietà
duale,
ed ingenerale,
nonè
l’algebra
afime di un gruppo di Barsotti-Tate. Allo scopo di chiarire le relazioni esistenti tra la dualità delle varietà abeliane ed igruppi
diBarsotti-Tate ad esse associati e la dualità tra le
algebre
che li rappre-sentano,
Barsotti ha introdotto una classe dialgebre,
da lui chiamate«bicampi»,
dotate di un naturalecoprodotto,
tra lequali
siesprime più
chiaramente la dualità. In
particolare,
il«bicampo»
associato al duale G di Gpuô
essere costruito sia apartire dall’algebra
affine R di G che dal-l’algebra D,
dualedell’algebra
affine R di G.Sia
1l1°
il limite diretto: lim(R 1p, 1
R[p, 1 ... ) dove
il morfismo[ p + ]
èl’applicazione
indotta dallamoltiplicazione
per p nel gruppo G. Su1l1°
si pone la
topologia
limite diretto delletopologie profînite
sullecopie
diR,
ovvero lapiù
finetopologia
che renda continue tutte le freccie cano-niche dalle
copie
di R verso il limite diretto. Diamo una descrizioneesplicita
di taletopologia,
dovendone far uso nelseguito.
Si considerinogli
ideali= jn 1l1°, ove jn :
R ->1l1°
è il morfismo canonico dell’n- esimo termine della sequenza verso il limite diretto. Si osservi che si ha:~.k + r ? [~ + ]r (~k )
equindi:
Un sistema fondamentale di intorni zero per la
topologia
limite diretto in1l1°
èquindi
datodagli
idealial variare di k tra
gli
interi nonnegativi.
Lasciamo al lettore il facilecompito
di verificare che unomomorfismo p: 1l1° - S
è continuorispetto
alla
topologia
cosi definita se, e solo se, Io sono tuttigli
omomorfismicomposti: p o jn
al variare di n.In
generale, rispetto
a taletopologia 1l1°
non ècompleto;
si indichicon 1l1 il suo
completamento.
Resta inoltre individuato un morfismo na-turale r: R - 1l1
componendo
la freccia che manda ilprimo
elementodella sequenza 72 2013~
R ~~ ...
nel limite diretto1l1°
con l’inclusione diquest’ultimo
nelcompletamento.
1.4 DEFINIZIONE. Notazioni come sopra. Diremo che % dotata del- l’omomorfismo naturale: z: è
l’algebra
di Barsotti associata al gruppo di Barsotti-Tate G. Anchel’algebra 1l1 rappresenta
un gruppo sullacategoria
dellek-algebre finite,
che indicheremo con il simboloT(G)
e chiameremoSpazio
di Tate associato al gruppo di Barsotti-Tate G. Ipunti
del gruppoT(G)
sono il limite inverso deipunti
del gruppoG, rispetto
allamoltiplicazione
per p.Si osservi che sia s1 che
s1° rappresentano
Io stesso funtore ingruppi
nella
categoria
dellek-algebre fmite, perchè ogni
morfismo continuo das1°
versoun’algebra
discreta siestende,
in modounico,
alcompleta-
mento ~.
Mostriamo ora come si possa costruire
l’algebra
di Barsotti associata al gruppo duale apartire dall’algebra
duale D. Sianodunque
R e D[P- 1 [P- 1 come in
1.2,
e si consideri il limite inverso: 6D = lim(D [p-]
D[p-] ... )
dove il morfismo
[p-]
èl’applicazione
indotta pertrasposizione
dallafreccia
[p+ ]:
R - R.L’algebra
(D, dotata dellatopologia
limite inverso ècompleta
ed è dotata di un morfismo naturale: ~: ovvero la freccia che manda il limite inverso sulprimo
elemento della sequenza D 2013 D«E
.... Vi èun’applicazione
bilinearenon-degenere
tra%0
e(1);
infatti,
in base allaProposizione 1.2,
si ha:Se p
EHomk-cont k),
considerando il suonucleo,
si vedeche p
è com-pletamente
determinato da un morfismo continuo dal limite inverso di[P- 1 [p- 1 Lp- 1
una sequenza
finita
dicopie
di D: D -D -...- D,
equindi
daun elemento del
La
corrispondenza
cosi costruita è chiaramente un isomorfismo tra1l1°
ed
~~·
Vogliamo
mostrare che lealgebre 1l1
e 6D sono «dello stessotipo»,
ov-vero che il limite inverso (D
puô
essere realizzato cornel’algebra
di Bar-sotti associata ad un gruppo
profinito G,
che è ancora un gruppo di Barsotti-Tate su 1~.Dunque,
la dualità tragruppi finiti
sitrasporta
aduna «dualità» tra le torri associate ai
gruppi
G eG,
equest’ultimo
è ilduale del gruppo G.
L’algebra
affine R = limRn
del gruppo G è limite inverso dik-alge-
bre
finie,
ove le freccie p _ :Rn + 1-> Rn,
tuttesuriettive,
sono leproie-
zioni
canoniche,
ovvero le freccie indotte dalle inclusionireciproche
i : dei
sottogruppi
finiti dip n-torsione
diG,
al variare di n.La freccia
[ + ]: R - R,
induce dei morfismi tra lealgebre
finiteRn ,
eprecisamente,
siottengono
lefreccie p+ :
tutteiniettive,
in-dotte dalla
moltiplicazione
per p, p :Gn
tra isottogruppi
finiti diG,
al variare di n. Inparticolare
osserviamo chel’applicazione composta ip
è la freccia indotta dallamoltiplicazione
per p nel gruppo finito Possiamoquindi
mettere in evidenza le relazioni esistenti tra le freccie testè descritte nelseguente diagramma
commutativo 1.5. Laprima
ri-ga di tale
diagramma
è stata illustrata nella descrizione della costru- zionedell’algebra
di Barsotti associata al gruppo G(cfr.
Definizione1.4).
Passiamo ora a descrivere l’ultima colonna di talediagramma.
Siindichino con D i limiti diretti delle successive
righe
deldiagramma
1.5.Tali limiti diretti sono tutti isomorfi tra loro e sono dotati della
topolo- gia
discreta che coincide con latopologia
limite diretto. In tal modo si definisce unasequenza: f)
[P- ]f)
] ... in cui indichiamo con il simbo- definisce una sequenza: D 2013 D 2013 ... in cui indichiamo con il simbo- lo[p-]
le freccie indotte tra i limiti diretti dalle freccie verticali deldiagramma.
Vogliamo
mostrareche,
comel’algebra R
è il limite inversodegli oggetti posti
nella colonna sottostante deldiagramma,
Io stesso sipuô
dire per il
completamento 1l1
di1l1° ;
ovvero:1.6 PROPOSIZIONE. Notazioni come sopra
DIM. elemento del limite
inverso,
owero siaai e D ed « =
[p _ ]
al variare di i tragli
interi nonnegativi.
Mo-striamo come si possa costruire a
partire
da « una successione di Cau-chy
di elementi di1l1°
equindi
un elemento di 1l1. Consideriamo l’elemen- to « o della sequenza;poiché
tale elementoappartiene
al limite diretto dell’ultimariga
deldiagramma (1.5),
ao èimmagine
di unelemento,
cheindichiamo con Io stesso nome
appartenente
allacopia
diRn posta
nell’ultima
riga
deldiagramma
per unopportuno
valore di n. Indichia-mo con ao un elemento dell’n-esima
copia
di R nella sequenza [p+] ] [p+] ] ..R 2013 R 2013 ... che si riduca ad « o .
Consideriamo ora l’elemento z 1 della sequenza. Poichè ao =
[p-
esiste un intero 0 tale che a 1
appartenga
allacopia
diposta
nella
penultima riga
deldiagramma,
e si abbia: Sia oraal un elemento
dell’(n
+kl )-esima copia
di R nella sequenzaR Lp+ +] R [p+] h..d d .. h . 1
R --->
R lp+ 1 ... ,
che si riduca ad ale si osserviche,
percostruzione,
la differenza al -appartiene
all’idealeConsideriamo ora l’elemento « 2 della sequenza e
ragioniamo
analo-gamente.
Poiché ai =[p- 1 a 2,
esiste unintero k2 >
0 tale che ap-partenga
allacopia
diposta
nella terzultimariga
del dia-gramma, e si
abbia: pk2+a
= p _ « 2 .Sia a2
un elementodell’(n
+k1
++
k2 )-esima copia
di R nella sequenzaR L-~ ... ,
che si riduca ad« 2 e si osservi che deve aversi:
È
chiaroche, proseguendo
inquesto modo,
si costruisce una successio-ne di
Cauchy
ao , ai , ... in&0,
e si determina cosi un elemento di 1l1.Viceversa,
sia una successione diCauchy
di elementi di1l1°
emostriamo
che,
apartire
da una sottosuccessione della successionedata,
sipuô
costruire un elemento del limite inverso’ 2013[?-]-[?-] l ’ ’ ’
è di Cauch fis-
lim(D -[Ep - 1 f) 2013 ... ).
Poichè la successioneN
è diCauchy,
fis-sato comunque un
intero j ~ 0,
esiste unintero nj
tale che:Dato un
rappresentante
di xno nell’n-esimacopia
di R nella sequenzaR [p+] R [p+] ] . d. h. 1.. Il . d. R
R [p+] 2013 R [p, > 1
, indichiamo conE0
la suaimmagine
nellacopia
diRn posta
nell’ultimariga
deldiagramma (1.5).
Si consideri ora un intero non
negativo hl
tale che vi sia un rappre- sentante di xnlnell’(n
+h1 )-esima copia
di R nella sequenzaR [p+] J R [p+] ] d . d. h. l.. Il . d.
R -[p+]
R[p, > 1
... , ed indichiamocon E
1 la suaimmagine
nellacopia
diposta
nellapenultima riga
deldiagramma.
Perl’ipotesi
prece-dente,
si ha che xl -[ p + appartiene
ada,~ ~ ~~ ç 80.
Da ciô si deduceche = P- Indicando con
ç 0
leimmagini
nei limiti diretti del- lerighe
deldiagramma
1.5degli
elementi dellealgebre
finite aventi 10 stesso nome, si ha ~o = p- ~1.Analogamente,
si consideri un intero nonnegativo h2
per cui vi siaun
rappresentante
di xn2nell’(n + hl + h2 )-esima copia
di R nella se-R [p+] R [p+] d . d. h. 1.. Il
quenza
R -[p+] R -[p+] ... ,
ed indichiamo conE2
la suaimmagine
nella co-pia
diposta
nella terzultimariga
deldiagramma
1.5. Sia an-cora
~2
la suaimmagine
nel limite diretto D di taleriga.
Perl’ipotesi precedente,
si ha che x2 -[ + appartiene
ad1 ç 81
equin-
di : Se indichiamo ancora con ~2
l’immagine
didiretto D della terzultima
riga
deldiagramma (1.5),
siha ii
= p-E2, ed
è chiaroquindi
come si prosegue nel costruire[p-] - [p.] ] un elemento del limite inverso lim
(D 2013
D2013 ... ).
È
chiaro infine che lecorrispondenze
cosi costruite sono l’una l’in-versa dell’altra. CVD
Se si dualizza il
diagramma (1.5),
si ottiene undiagramma analogo
incui
gli oggetti
sono i variDn
e lerighe
deldiagramma
sono scambiatecon le colonne in
quanto
tutte le freccie vengono rovesciate dalla duali- tà. Tracciamoquindi
ildiagramma
1.7 che cosi siottiene,
ove indichia-mo con p+ la
trasposta dell’applicazione p - : Rn
e con p - la tra-sposta dell’applicazione
p + :Rn -~
al variare di n tragli
interi nonnegativi.
Come nel caso deldiagramma 1.5, gli
elementi dellaprima
ri-ga sono i limiti inversi delle colonne sottostanti e
gli
elementi dell’ulti-ma colonna
(con
l’eccezione di sono i limiti diretti dellerighe
che leprecedono;
ovvero D èl’algebra
descritta nellaProposizione
1.2.E chiaro che i limiti inversi R delle colonne del
diagramma
sono tuttiisomorfi tra
loro; inoltre,
R èl’algebra
affine di un gruppo di Barsotti- Tate suk,
inquanto
tutti iDn
sonogruppi di p n-torsione
della stessa al-tezza ed i
morfismi p-
sonosuriettivi,
inquanto trasposti
di morfismi iniettivi. Possiamoquindi
dare laseguente:
1.8. DEFINIZIONE. Il gruppo di Barsotti-Tate G definito
dall’alge-
bra affine R è detto il duale del gruppo G.
Non ci attardiamo a descrivere Io
Spazio
di Tate associato alduale,
oad affermare l’esistenza di
un’applicazione
bilineare nondegenere
traed 1l1 trattandosi di verifiche elementari
analoghe
aquelle già
de-scritte in
precedenza. Vogliamo
solo ricordareun’importante proprietà
delle
algebre
diBarsotti,
la cui dimostrazione è contenuta nei Lemmi 4.11 e 4.16di [MA].
1.9. PROPOSIZIONE. Sia 8 dotata
dell’omomorfismo
naturale:T: R -~ ~,
l’algebra
di Barsotti associata al gruppo di Barsotti-Tate G esia
~,’,
dotatadell’omomorjïsmo
naturale,:~’ : R’ -~ ~,’, l’algebra
diBarsotti associata al gruppo di Barsotti-Tate G’. Allora ~, ed ~,’ sono
isomorfe
comebialgebre
se, e solo se, R ed R’ sonoisogene,
ovvero se, esolo se, i
gruppi
G e G’ sonoisogeni.
2.
Interpretazione
funzionale in caratteristicapositiva.
Cominciamo con
l’esporre
unesempio
della dualità descritta e dellesue conseguenze nel caso di un campo di base
k,
di caratteristicapositi-
va. Da
questo momento,
fino a tutto il § 5 compreso, supporremo che ilcampo k
siaalgebricamente
chiuso. Indichiamo con A e Krispettiva- mente,
l’anello dei vettori di Witt infiniti suk,
A =W(k),
ed il suo cam-po dei
quozienti:
K = FracA = biv k. Siadunque
G un gruppo di Bar- sotti-Tate étale su k e sia R la suaalgebra
affine.Vogliamo
dare unarappresentazione
«funzionale» dellealgebre R
e m, descritte nel nume- roprecedente
e della dualità esistente traqueste;
nel numero successi-vo ci occuperemo di come tale dualità si possa
trasportare
ai bivettori costruiti su talianelli;
ciô ègià
statoesposto,
con alcune modifiche e con dovizia didettagli,
nella tesi di F.Baldassarri [BA],
ma viene ri-portato qui
peromogeneità
diesposizione
e di notazioni.2.1. In
questa
sezione diamo una descrizione «funzionale» dellealge-
bre R e D e della dualità che li
lega
nel sensodel §
1precisamente
dimo-streremo la
seguente:
2.1.1. PROPOSIZIONE. Siano G un gruppo di Barsotti-Tate étale su
k ed R La sua
algebra affine;
sia inoltre D l’anello descritto nella Pro-posizione
1.2. Allora:a) possiamo identificare R
conl’algebra
dellefunzioni (insiemi- stiche)
daG(k)
suk,
dotato dellatopologia
della convergenzapuntua-
le.
b)
Gli elementi di D vengono cosiidentificati
con misure(nume-
rabilmente
additive)
a valori ink, definite
su tutti i sottoinsiemi diG(k).
c) Rispetto
a taliidentijicazioni,
la dualità tra R e D coincidecon
L’integraLe
su tuttoG(k)
di unafunzione
contro una misura.DIM.
(a) È
ben noto che R è isomorfo alprodotto
di tantecopie
di k(algebricamente chiuso), quanti
sono ipunti
diG(k); dunque
è naturaleidentificare R con
l’algebra
delle funzioni(insiemistiche)
daG(k)
su k.Indicando con
Gn
=ker pn
ilsottogruppo
di G formato daipunti torsione, possiamo
identificare l’ideale an di R con l’ideale delle funzionisu
G(k)
ed a valoriin k,
che si annullano sulsottogruppo
finitoGn (k),
ilche
giustmca
l’asserto sullatopologia
di R. Notiamoche, ponendo
suG(k)
e su k latopologia discreta, gli
elementi di R sono ovviamente fun- zioni continue.Introducendo delle notazioni che ci saranno utili nel
seguito, possia-
mo
quindi
scriveregli
elementi di R come combinazioni lineariinfinite,
a coefficientii in k di una
famiglia
diidempotenti,
a due a dueortogona-
li :
(ep )PeG(k)
ove ep è la funzione caratteristica delpunto
P EG(k):
in tal modo una funzione
f: G(k) ~ k
si identifica con la somma:In
particolare
ilprodotto
ed ilcoprodotto
sonoquelli
naturali di unospazio
di funzioni su un gruppoastratto,
ovvero:Da ciô si deducono inoltre il Frobenius ed il
Verschiebung
diR,
ovvero:
Ovviamente,
l’ideale a,, ègenerato
in modoanalogo
ad R dalle funzioni caratteristiche eP , ove(b)
In base allaProposizione 1.2, possiamo
pensare a D come allospazio
vettoriale suk, generato
dalla base(ap )PeG(k)’
oveap
o eQ =8pQ (8pQ
è il sirnbolo diKronecker).
Ilprodotto
ed ilcoprodotto
di D si ot-tengono
per dualità dalleoperazioni
di R edunque
si ha:Da ciô si deducono inoltre il Frobenius ed il
Verschiebung
diD,
ovvero:
Si osservi
che,
in base alle definizionidate,
sef E R,
allora si ha:e ciô
significa
che l’elementoaP
E Dpuô
essere identificato con la misu-ra di Dirac su
G(k)
centrata in P.Dunque, gli
elementi di D inquanto
combinazioni lineari
finite,
a coefficienti in1~,
delle misure di DiracaP ,
sono misure
(numerabilmente additive)
a valoriin k,
definite su tutti isottoinsiemi di
G(k),
ovvero su tuttigli aperti,
visto cheG(k)
ha latopo-
logia
discreta. Inparticolare,
lasottoalgebra
diD, generata
liberamen-te dai
9p
con P EGn (k),
sarà identificata conl’immagine
diDn
in D tra-mite l’omomorfismo canonico.
(c)
Nelle notazioniprecedenti,
la dualità tra R e D è suscettibile di una scritturapiù raffinata,
ovvero:dati g
e D edf E R,
ove: g =E si osservi che la somma che definisce
l’integrale
è una sommafinita, perchè
i coefficienti Cy sono diversi da zero solo su un numero finito dipunti
diG(k).
CVD2.2. Per
poter
passare adun’analoga interpretazione
dellealgebre
ER e W ci è utile avere
un’espressione esplicita
delle freccie p + e p _ checompaiono
neidiagrammi
1.5 e 1.7. Cominciamo con le freccie tragli Rn ;
ovvero:ove, in base alle
definizioni.,
si ha:Per dualità si
ottengono
le freccie tra iDn :
ove
Le relazioni fondamentali di dualità tra le varie freccie sono:
qualunque siano g
E D edPer
poter
dare una descrizione funzionale dellealgebre sl
e 6) abbia-mo
bisogno
di introdurre IoSpazio
di Tate associato al gruppoG,
calco-lato
su k,
ovvero il limite inverso:È
facile verificare che T è unQp-spazio vettoriale,
la cui dimensione è L’aLtezza del gruppo di Barsotti- Tate(étale)
G.Sia n: T -~
G(k)
laproiezione
sulprimo
elemento della sequenza; si verifica facilmente che il nucleo del morfismo 7C è unsottogruppo
A di Ted,
inrealtà,
unoZp-modulo,
e si ha: T = A 0Qp.
Inparticolare,
ipunti
zp
di T sono successioni di
punti
diG(k)
eprecisamente
seriveremo x ==
(Xo , Xl , X2, ... ), ove Xn E
=Xn
per indicare unpunto
di T.I
punti
di A sono tutti e soli ipunti
di T per cuiXo =
0 EG(k).
T è unOp- spazio vettoriale,
dotato dellatopologia p-adica,
ovvero dellatopologia
lineare per cui un sistema fondamentale di intorni dello zero è dato dai sottomoduli al variare di n in N. Si osservi che si
puô quindi
iden-tificare l’n-esima
copia
diG(k)
nella sequenza che definisce il limite in-verso T con il
quoziente
tramitel’applicazione:
Possiamo
quindi
enunciare laseguente:
2.2.5. PROPOSIZIONE. Il limite diretto
(R
1p, 1R
[p, 1 ]... )
coincide con L’aneLLo dellefunzioni uniformemente
continue su T ed avalori in
k,
dotato dellatopologia
delle convergenzauniforme
sui com-patti
di T. Ne consegue che il suocompletamento
~, è l’anello di tutte Lefunzioni
continue su T ed a valoriin k,
dotato dellatopologia
detta.
DIM.
È
chiaro che l’n-esimacopia
di R nella sequenza che defmisce il limite diretto1l1°, pub
éssere identificata conl’algebra
delle funzioni sull’n-esimacopia
diG(k)
nella sequenza che defmisceT,
ovvero con le funzioni sulquoziente
ovvero con le funzioni suT,
che sonopna-periodiche. Dunque, pensando
1~ dotato dellatopologia
discreta e Tdotato della
topologia p-adica, gli
elementidell’algebra 1l1°
si possono identificare con le funzioni uniformemente continue da T su k.Consideriamo ora la
topologia
di1l1°,
ovvero latopologia
limite diret-to delle
topologie profinite
sullecopie
diR,
e cerchiamo di darne una descrizioneesplicita seguendo
le indicazioni del numeroprecedente.
Siconsiderino
gli
idealitkn = jn (,tk) &0,
ove R ~1l1°
è il mornsmo canonicodell’n-esimo termine della sequenza verso il limite
diretto;
per le identi- ficazionifatte, jn (a,k) 1l1°
coincide con l’ideale delle funzioni superiodiche
e nulle su Inparticolare, gli
idealiche formano un sistema fondamentale di intorni di zero per la
topologia
limite diretto su sono
gli
ideali delle funzioni uniformemente conti- nue, nulle su p-k A. È
immediato osservare che iformano una
famiglia
dicompatti (aperti
echiusi)
di T che invade tutto Iospazio
edogni compatto
di T è contenuto inqualcuno
diquesti
sotto-moduli ; dunque
latopologia
limite diretto coincide con latopologia
dellaconvergenza uniforme sui
compatti
diT;
ne consegue che ilcompleta-
mento 1l1 di
1l1°
è formato da tutte e sole le funzioni continue da Tsu k, rispetto
alletopologie
date.Infatti,
sef
è limite uniforme suicompatti
di una successione di funzioni
(uniformemente) continue,
alloraf
è cer-tamente una funzione
continua; viceversa,
data una funzione continuaf : T -- k,
si consideri la successione di funzioni cosi definite:È
chiaro che ognuna dellefk
è uniformemente continua su T eche f
è illimite di
questa
successione nellatopologia
della convergenza uniforme suicompatti.
CVDPassiamo ora alla descrizione
dell’algebra
W, diW°
e diR.
Facciamoprecedere
l’enunciato da due definizioni.2.2.6. DEFINIZIONE. Siano T e A come sopra ed x E T. Il sottoinsie-
me x +
pr A
di T è detto lasfera (aperta) di
centro x eÈ
immediato verificare cheogni
elemento di X +puô
esserepreso come centro della sfera e che
ogni
sfera di T è unione finita di sfe-re di
raggio ~
1.2.2.7. DEFINIZIONE. Sia X un sottoinsieme di T. Diremo che una mi- sura g ha il
supporto
contenuto in X seg(Y)
= 0 perogni
sottoinsieme misurabile Y di T contenuto nelcomplementare
di X.[p- 1 [P- 1
2.2.8. PROPOSIZIONE. Il Limite inverso (D = lim
(D [p-]
D[p-] ...)
puô
essereidentificato
con l’anello delle misure a valoriin k, definite
sull’algebra
di Boolegenerata
dalle unioni(al più numerabili)
disfere
aperte
diuguali raggio
in T. Il sottoanello R è costituito dalle misure il cuisupporto
è contenuto in A equindi
il limite direttoe
èl’algebra
delle misure di 6D il cui
supporto
sia contenuto inqualche compatto
diT.
Infine,
l’idealeaperto ek
di 6D è costituito dalle misure nulle sullesfere
di-k.
DIM. Facciamo vedere come un elemento g =
(~U0,
fJ. 2,... )
di 6Ddefinisca in modo
inequivoco
una misura sulle sfereaperte
di T. A talescopo, è sufficiente mostrare come si calcola la misura g di una sfera di
raggio £ 1;
siadunque
x+ prA
una tale sfera(x
=(Xo , Xl , X2 , ... )
edr ~
0);
e si ponga:ove nr è
l’applicazione
descritta in(2.2.4).
Se zl , ... , Zs sono dei rappre- sentanti in T delle classi allora si ha:e
quindi
la definizionedi g
ha senso se valel’uguaglianza:
owero, con owio
significato
dei simboli:Tale
uguaglianza
si deduce osservandoche,
dalla definizione della frec- cia p _ data in2.2.2,
si ha:ove l’ultima
uguaglianza
discende dalla definizione stessa del limite in-verso (D. Se ne deduce immediatamente che la misura cosi definita si estende dalle sfere
aperte agli
elementidell’algebra
di Boole descritta nell’enunciato.-
Vogliamo
caratterizzarel’algebra
affine R del gruppo duale ed il li- mite direttoW° come sottooggetti dell’algebra
di misure (D. La costru-zione
dell’algebra
è descritta nel
diagramma (1.7);
si trattaquindi
diinterpretare
in ter-mini di misure
gli oggetti
coinvolti nella costruzione. Cominciamo dallaprima
colonna deldiagramma. L’algebra Dn
è costituita dalle misure sul gruppo finito Gn(k) e lafreccia p-
è descritta in2.2.2,
ovvero:p- 9y
=apy .
Se gn è un elementodell’algebra Dn posta
nellaprima
co-lonna del
diagramma (1.7),
la suaimmagine
nel limite diretto D della ri- ga è una misura suTIPI A
=G(k),
che assume valore nullo su tutti i sottoinsiemi delcomplementare
delsottogruppo
deipunti
dip n-torsio-
ne, ovvero gn ha
supporto
inDunque
unelemento g
== (fJ. 0, fJ.I , fJ. 2, ... ) del
limite inverso R definisce una misura suT,
a sup-porto
inA,
nel senso della Definizione 2.2.7.Analogamente,
un elemento della k-esimacopia
di R nel limite di-o .
- Lp+ +] - [p + ] ..
retto
W°
= lim(R 2013R [p+] ... ),
definisce una misura asupporto
con-tenuto
in p - k A.
In base aquanto
osservato sullafamiglia
dicompatti
al variare di k
in Z, (cfr.
la dimostrazione dellaProposizione 2.2.5) possiamo quindi
affermare cheW°
è lasottoalgebra
di W, costituita dal- le misure il cuisupporto
è contenutoin qualche compatto
di T.Per
quanto
concerne latopologia di R
e di~° ;
l’idealeân
descrittonel §
1corrisponde
all’insieme delle misurefJ. = (fJ. 0 , fJ. 1 , fJ. 2, ... )
tali chego = = ... = g n =
0,
oweroân
è l’ideale formato da tutte le misure in (D, asupporto
in e nulle sulle sfere diraggio ~
Ne consegueche l’ideale
8k
di deilnito in1.3,
è costituito dalle misure asupporto compatto
suT,
nulle sulle sfere diraggio ; p - k ;
e la sua estensione a6D, che indicheremo con Io stesso simbolo
8k,
èquindi
costituita da tut- te le misure suT,
nulle sulle sfere diraggio ~
p-k.
CVDVi è
un’espressione analoga
alla(2.1.8)
per la dualità tras1°
e ov- vero, se e 03BC E (D, si ha chef
è una funzioneperiodica
diperiodo p~A
perqualche r,
edunque
discende ad una funzione sulquoziente T/pr A == G(k),
che indichiamo ancoracon f. È
chiaro allora chel’accop- piamento tra f e g
èuguale all’accoppiamento tra f e
nel senso di2.1.8;
inparticolare
sipuô
scrivere:ove l’indice x della somma varia in un sistema di
rappresentanti degli
elementi del
quoziente
Tramitequesto accoppiamento
sipuô
de-finie un’azione naturale
degli
elementi di (D sulle funzioni di1l1°,
checorrisponde
alla usuale deilnizione di trasformata della funzionef e %0
tramite la
misura 03BC
E (D; ovvero:ove il suffisso « y »
posto
allamisura g
sta ad indicareche y
è la variabiledi
integrazione.
In
particolare
osserviamoche, rispetto
alla dualità descritta in(2.2.10),
l’ideale8k
ç (D èl’ortogonale
del sottoanello di1l1°
formato dalle funzionipk A-periodiche. È
chiaro che tramitel’integrale
sipuô
definireanalogamente
la dualità tram°
ed 1J1 ovvero tra le misure asupporto compatto
e tutte le funzioni continue edanalogamente
a(2.1.11),
si de- finisce un’azione diW°
su ~.2.3. In
questa
sezione diamo una dimostrazione del fatto ben noto che R èl’algebra
affine di un gruppo di Barsotti-Tate ditipo moltiplica-
tivo. Precisiamo le notazioni nel modo
seguente.
Sianodei
generatori
liberi delloZp-modulo A,
ovvero deipunti
di T tali cheX1,1, ..~ ,
sianogeneratori
del gruppoGl ( J~ ) = (Z/pZ)~
Si consideri-no in R le misure di Dirac ... ,
axf
egli elementi yj 1,
perj = 1, ... , f.
Si osservi che da perogni x
inT,
sideduce:
per j
=1, ... , f. Vogliamo quindi
dimostrare che si ha un isomorfismo, naturale:2.3.2 PROPOSIZIONE. Notaczioni come sopra.
DIM. Si tratta
quindi
di dimostrare cheogni
serie dipotenze:
converge in e che
ogni
elemento di tale anello sipuô
scrivere(in
modounico)
come serie dipotenze
nelle yi , ... , Poichè latopologia
di R èlineare,
per verificare la convergenza delle serie è sufficiente mostrare cheper j
=1, ... , f.
Si trattaquindi
di far vedereche,
fissato un numero in-tero
positivo r,
la misura con n sufficientementeelevato,
siannulla su tutte le sfere di
raggio > p
-r. Andiamoquindi
a calcolarePoichè
la
(2.3.3)
è certamenteuguale
a zero se y non ècongruente
aqualcuno
dei modulo
p~A. Quindi,
a meno di cambiare il centro della sferasupponiamo
che si abbia y = ovviamente con hp~.
Se ne deduceche:
ove le
parentesi quadre
nell’estremosuperiore
della somma stanno adindicare che si deve
prendere
laparte
intera del numero traparentesi.
Possiamo ottenere
un’espressione più maneggevole
della somma scrittasopra
grazie
ad una osservazione elementare sui coeffcienti binomiali in caratteristica p > 0. Siadunque n
= a +mp r,
con 0 ~ ap~.
Poichèin caratteristica
positiva
si ha:se ne deduce che:
ove l’ultimo membro