A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
L AMBERTO C ESARI
Criteri di uguale continuità ed applicazioni alla quadratura delle superficie
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 2
esérie, tome 12, n
o1-2 (1943), p. 61-84
<
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ED APPLICAZIONI ALLA QUADRATURA DELLE SUPERFICIE
di LAMBERTO CESARI
(Pisa) (1)
Introduzione.
È
notoquale
difficoltàrappresenti
l’assicurarel’uguale
continuità di una data classe di funzioni. Per il caso di funzioni dipiù
variabili H.LEBESGUE,
nellasua classica memoria sul
problema
di DIRICHLET(2),
hainaugurato
un proce- dimentoche,
inseguito,
ha avuto lepiù
brillantiapplicazioni.
Taleprocedimento
è stato infatti
adoperato
da H. COURANT in unproblema
sullarappresentazione
conforme
(3)
e da L.TONELLI,
che si è servito di esso nellatrattazione,
conil metodo diretto del Calcolo delle
Variazioni,
dell’estremo assolutodegli integrali doppi (4)
e delproblema
di PLATEAU(5).
Recentemente lo stesso
procedimento
è statoadoperato
da C. B. MORREY(6)
nelle sue ricerche
topologiche
sullesuperficie
continue.Nel §
2 dellapresente memoria,
facendo uso dello stessoprocedimento
delLEBESGUE,
io stabilisco anzitutto alcuni criteri diuguale
continuitàanaloghi
aquelli
di C, B. MORREY ma assaipiù comprensivi. Nel § 5,
facendo uso delmetodo diretto del Calcolo delle
Variazioni,
eapplicando
i suddetticriteri, ottengo
alcuneproposizioni
sull’area dellesuperficie.
Tra l’altroottengo
nelmodo
più
immediato unaproposizione
sullarappresentabilità
dellesuperficie (’)
Lavoro eseguito nel Seminario Matematico della R. Scuola Normale Superiore di Pisa.(2)
H. LEBESGUE : Sur le problème de Dirichlet. Rend. Cire. Mat. diPalermo,
Tom. XXIV (2~ sem. 1907), pp. 371-402.(3)
H. COURANT, 1915.(4)
L. TONELLI : L’estremo assoluto degli integrali doppi. Annali R. Scuola Normale Sup.di
Pisa,
ser. II, vol. II (1933), pp. 89-130.(5)
L. TONELLI: Sul problema di Plateau. Rend. R. Accad.Lincei,
ser. VI, voi.XXIV,
(1936), pp. 333-339, 393-398.(6)
C. B. MORREY : IV. Ananalytic
charactherisation of surfaces of finite Lebesguearea. Amer. Journ. of Math. vol. LVII (1935); pp. 692-702. Si vedano dello stesso A. anche i seguenti lavori : I. A class of representations of manifold, id. id., vol. LV (1933), pp. 683-
707 ; II. id. id. vol. LVII
(1934),
pp. 275-293; III. The topologyof(path) surfaces,
id.id.,
vol. LVII (1935), pp. 17-50; V. An analytic charachterisation of surfaces of finite
Lebesgue
area, id. id. vol. LVIII (1936), pp. 313-322.
poliedriche (del tipo topologico
del discocircolare), che,
pur essendo meno pre- cisa diquella
ben nota di H. A. SCHWARZ(7), è,
per le attualiapplicazioni
allaquadratura
dellesuperficie,
diuguale
utilità. Inoltre ritrovo unaproposizione
che era
già
stata data da C. B. MORREY con metodoanalogo
mediante ipiù
ristretti criteri da lui stabiliti e
cognizioni
non elementari ditopologia.
§
1. - Generalità sullesuperficie
continue.1. - Sia A una
regione aperta
di JORDAN delpiano v)
e sia A* lacurva
continua, semplice
e chiusacostituente
la sua frontiera. SiaA = A + A *
la
regione
chiusa di JORDANcorrispondente.
Siauna
superficie
continua.Ad
ogni punto v)
di Acorrisponde
per le(1)
unpunto Q
w(x,
y,z)
dello
spazio (x, y, z)
che dicesil’immagine Q=8(P)
delpunto P
sulla super- ficie S.Ogni punto Q - (x,
y,z)
dellasuperficie 8
èl’immagine
di almeno unpunto
di A. DiciamoS-1 ( Q)
l’insieme di tutti ipunti
di A la cuiimmagine
cade in
Q.
L’insiemeS-~ ( Q)
è chiuso e i suoicomponenti
sono, come ènoto,
dei continui. Indicheremo talvolta con la collezione dei
componenti
del-l’ insieme chiuso
Sia infine G la collezione di tutti i
continui g
di A che sonocomponenti
di
qualche
insieme~‘-1 ( Q).
Come è notoogni punto
di Aappartiene
ad uno ead un solo
continuo g
di G e la collezione G è semicontinuasuperiormente (8).
Inoltre i
continui g
di G sono i continui massimali di A suiquali
le fun-zioni
x(u, v), y(u, v), z(u, v)
sono(tutte
etre)
costanti.Ai
punti
di A*corrispondono
sullasuperficie 8
ipunti
di una curva con-tinua e chiusa C. Diremo talvolta che la
superficie S
siappoggia
alla curva C.2. - Sia I un insieme di
punti
diA,
sia I la sua chiusura e 1* la sua fron-tiera. Sia inoltre
ó(I)
il diametro di 1.Per
ogni
numero0~ó(~4)
diciamo il massimodell’espressione :
(7)
H. A. SCIIWARZ: Gesammelte Abhandlungen,Berlin,
1891.(8)
Cfr. L. CESARI : Caratterizzazione analitica delle superficie continue di area finitasecondo Lebesgue. Annali R. Scuola Normale Sup. di Pisa, ser.
II,
vol. X(1942),
pp. 253-295, vol.
XI,
pp. 1-42.La funzione è continua e infinitesima con d. Essa dicesi il
modulo
dicontinuità
dellarappresentazione (1)
dellasuperficie S.
Se I è un insieme di
punti
diA,
diciamopoi
l’estremosugeriore
della(2)
per tutti i
punti
JP’eZ Laquantità q(I)
dicesi l’oscillazione della rappre- sentazione(1)
dellasuperficie 8
nell’ insieme I e,manifestamente,
Per
ogni
insieme I di A si ha inoltre(è
una classe di infinitesuperficie
e le(infinite)
funzionix(u, v), v), z(u, v)
sono
ugualmente
continuein A,
diciamow(ò)
l’estremosuperiore dell’ espres-
sione
(2)
per tutte lecoppie
dipunti PE A,
P’S A tali chePP’ ~ 8
e per tutte lesuperficie
della classe. Allora la funzionec~(~)
è continua ed infi- nitesima con o. La funzione si dice il comune modulo di continuità della classe{ S ~.
3. - Si dice che la
superficie S
è ditipo A
se la relativa collezione Ggode
della
seguente proprietà :
a)
perogni continuo 9
di G l’insiemeaperto
n--g èsemplicemente
con-ness o.
Si dice che la
superficie S
è nondegenere
se la relativa collezione Ggode
delle
seguenti proprietà :
a’)
perogni
continuo g diG
l’insiemeaperto A - Ag
èsemplicemente
connesso ;
~8’)
nessun continuo g diG contenga
interamente A*.Si dimostra facilmente che se, per una data
rappresentazione
di una super- ficieS,
sono soddisfatte le condizioni a(oppure
a’ e~’),
alloraogni
altra rap-presentazione
della stessasuperficie
verifica le stesse condizioni. In altreparole
la
proprietà
di essere ditipo A,
oppure nondegenere,
è unaproprietà
dellasuperficie
e non della suarappresentazione.
4. -
Ogni superficie
nondegenere
è unasuperficie
ditipo
A e non vice-versa. Vale inoltre la
seguente proposizione :
Ogni superficie
ditipo
A che siappoggia
ad una curva di Jordan ènon
degenere.
Dimostriamo
quest’ultima proposizione.
Ragioniamo
per assurdo esupponiamo,
sepossibile,
che esista in G uncontinuo g
non contenente interamente A* e tale che l’insiemeaperto n-g
siasemplicemente
connesso mentreA -Ag
non siasemplicemente
connesso. Siano xe #
duecomponenti
distinti diA - Ag
e due loropunti.
Anzitutto
appartengono
a e n-g contienepunti
di A*. Ne segue che n - g contiene ipunti P1
eP2
e unpunto Q
esterno ad A,Esistono
perciò
duepoligonali semplici 1, e l2 congiungenti
ipunti Pi
eP2
con
Q
e tutte costituite dipunti
di SianoQ,
eQ2
ilprimo ’punto
inci 4
erispettivamente lz
incontra A*.Diciamo 1,
el2
isemplici
archiPQ,
e
Manifestamente
gli archi 11
el2 appartengono rispettivamente
ad ae (3
adeccezione dei
punti Qi
eQ2
cheapppartengono
ad a* e03B2*.
Ipunti Qi
eQ2
dividono A* in due archi che diremo y1 e ’)12.
Dimostriamo
che yi
e y2contengono
entrambipunti
di g. Infatti in caso contrario avrebbeda g
una distanzaò>0.
L’insieme deipunti
di A chedistano da y1 per meno di
ó/2
èaperto,
non contienepunti
di g, è connesso econtiene due
punti Q/
eQ2’ appartenenti
ad1,
el2 rispettivamente.
Esiste per- ciò unapoligonale A, congiungente
ipunti Q~’
eQ2’
e tutta costituita dipunti
di tale insieme e
quindi
esiste anche unapoligonale
contenuta+ l2,
con-giungente P1
eP2
e tutta costituita dipunti
diA - Ag,
ciò che èimpossibile perchè P1
eP~ appartengono
acomponenti
distinti diquesto
insieme. Dun-que 71 e 72
contengono punti
di g. SianoR1
eR2 punti
di yj g e y2 g. Ipunti R~
eR2
dividono A* in due archi suiquali
lefunzioni x, y, z
non sono tuttee tre
costanti,
altrimenti almeno uno deipunti Qi
eQ2 apparterrebbe
a g.Ne segue che a
.R1
eR2 corrispondono
su Spunti distinti,
ciò che èimpossi-
bile
perchè R1
eR2 appartengono
allo stesso continuo g di G.§
2. - Alcuni criteri diuguale
continuità.1. - Dimostreremo nei nn. 2-6 il
seguente
TEOREMA I. -
(1~
Criterio diuguale continuità).
Sianosuperficie
ditipo
A taliche,
uniformemente inA,
si abbiaLe
-superficie Sn
ammettanopoi
unarappresentazione
nel
cerchio
conXn(u, v), Zn(U, v)
funzioniassolutamente
continue in C
ed esista una costante finitaM, indipendente
da n,
tale
cheAllora le funzioni
Xn(u, v), Yn(u, v), Zn(u, v), n=1, 2,....,
sonougualmente
continue nell’interno
di(t.
una
superficie qualsiasi
ditipo
A. Sia n ilpiano (u, v)
e O ilpunto (O, 0).
Indicheremo nel
seguito con (t
l’insiemeaperto
deipunti (u, v)
tali cheu2 + v2 1.
Sia G la collezione dei
continui g di A
suiquali
le tre funzioniX, Y,
Z sonocostanti. Per
ogni
continuo g di G l’insiemeaperto
n--g è connesso. Sianoc~(~)
e le
quantità
introdotte nel n. 2del §
1.Indichi
C(P, e)
il cerchio di centro P eraggio e
delpiano n, C*(P, Q)
lacirconferenza di
C(P, e)
e siaC= C+
C*. Siano1>0, 0ò1,
numeri reali esia
{ C)
la classe di tutti i cerchiC(P, Q),
tali cheSe la
classe { C}
non èvuota,
risulta definita laquantità
Dimostriamo
6)
è un minimo.Infatti,
in casocontrario,
esisterebberoun
punto Po
e un numero0 eo 1
aventi laseguente proprietà :
Adogni
numero
E > 0
arbitrariocorrispondono
infiniti cerchiC(P, e),
per i
quali
Ogni punto
diC(P, (1)
e,rispettivamente,
diC*(P, (1)
dista da almeno unpunto
diC(Po, eo)
eC*(Po,
per meno di 2e e viceversa equindi
Ricordando le
(6),
e per l’arbitrarietà di e, seguee
quindi
Si hadunque
in defi-nitiva
ciò che è assurdo
perchè
avevamosupposto
cher¡(Â, ó)
non fosse minimo.Annali della Scuola Norm. Sup. - Pisa. 5
Dimostriamo che
t5) >0. Infatti,
in casocontrario,
sulla circonferenzaC*(Po,
le funzioniX, Y, Z
sarebbero costanti senza esserlo in tutto C.Dunque C*(Po, Oo) apparterrebbe
interamente ad uncontinuo g
di G e 1’ in-sieme contenendo
punti
interni epunti
esterni aC,
non sarebbe connesso.3. - Consideriamo ora le
superficie
Poichè le funzioni Xn, Yn, Zn tendono uniformemente in A verso le fun-
zioni x, y, z
continue inA,
lefunzioni z, y, z,
xn, yn, zn,n=1, 2,....,
sonougual-
mente continue in
A
equindi (n. 2, § 1)
risulta definita una unica funzione continua e infinitesimacon ò,
che è comune modulo di continuità delle rappre- sentazioni(1)
e(2)
dellesuperficie 8
eSn, n=1, 2,...
Diciamo inoltrer¡n(I)
la
quantità
definita nel n. 2del §
1 relativamente allarappresentazione (2)
della
superficie Sn.
4. - Ricordiamo che le
superficie Sn, n=1, 2,....,
ammettono anche la rap-Sia la relativa funzione introdotta nel n. 2
del §
1. Indicheremo infinecon
~), quando
essa risultidefinita,
la funzione introdotta nel n. 2 del pre- senteparagrafo
relativamente allarappresentazione (4)
dellasuperficie Sn.
5. -
Supponiamo che,
per dati 2e c5, 2>0, 0Ó1~
esistano infiniti valori di n per iquali
la funzione(5)
è definita.Poniamo
per tutti
gli n
per iquali ~n(~,, ~)
è definita. Dimostriamo cheqo(À, ò)>0.
Ragioniamo
per assurdo esia,
sepossibile, ~) =0.
Esiste allora una suc-cessione di
interi,
cheper’ semplicità vogliamo
supporre coincidere con l’intera successionen =1, 2,....,
tali che~(~, ~) ll n.
Esistono allorain C
certi cerchiC(Pn, en), n =1, 2,....,
tali chePer
ogni n esiste,
d’altraparte,
unacorrispondenza
biunivoca e continuaTn
tra A
e C
che trasforma A* inC*
e il versopositivo
su A~ nel versopositivo
su
C*
e taleche,
se P 8 A- e sicorrispondono
inTn,
si ha oveLa trasformazione
Tn
facorrispondere
a e aC(Pn, en)
una curvadi
JORDAN kn
di A e la relativaregione
di JORDANkn. Inoltre, posto
,... , - -
Sia ora 7 il
più grande
numero reale tale che1/8
e sia n ilpiù pic-
colo intero tale che
l/n A/8.
Perogni
si haq,,(k.) > 62/8, 3~.~8.
Siano ora
Qn
eQ#’ punti
dikn
tali~(Q~)}>~20132/~.
Perogni
almeno uno dei due
punti Qn
eQn’ gode
delleseguenti proprietà :
perogni punto Q
dik*
si ha~Sn(Qn), Sn(Q) ~>~~8. Infatti,
in casocontrario,
esistereb-bero due
punti
tali cheSn(Ml’) ) À/8
epoiché
si avrebbeciò che è assurdo. Diciamo
Qn quello
deipunti Qn
eQ’I:’
chegode
della pro-prietà
detta. Evidentemente ilpunto Qn
nonpuò appartenere
akn
equindi Qn appartiene
akn.
Nel cerchioU( Qn, y)
non cadonopunti
dikn perchè,
se esistesseun
punto
si avrebbe~~8 ~ ~ Sn( Qn), Sn( Q) } C (~ (y) C ~,/8
ciò che è
impossibile. Dunque
il cerchioU( Qn , y)
ècompletamente
interno allaregione
di JORDANkn.
Sia oraQ~
unpunto
dik;.
Esistono in A tre
punti Qo, Qó, Qó’
e una successione diinteri, che,
persemplicità,
supporremo coincidere con la intera successionen=1, 2,....,
tali chePoniamo lim La successione dei con-
n-*oo
tinui
kn, n=1, 2,....,
en =1, 2,....,
soddisfano allecondizioni
del teorema di ZORETTI(9)
equindi
i loro insiemi di accumulazioneko
ek*
o sono continui-
di A. Manifestamente il cerchio
U( Qo , 7) appartiene
interamente ako
e noncontiene nel suo interno
punti
dik;..
’Dimostriamo che
k~
separa ipunti
diU(Po , y)
daipunti
esterni ad ~4.Infatti,
in casocontrario,
esisterebbe unapoligonale semplice 1 priva
dipunti
di
kÓ congiungente Po
con unpunto
esterno ad A.Ogni
continuok~
avrebbeperò
almeno unpunto
in comune con l. SiaQ*
ilprimo
deipunti
di 1 a par-.
tire da
Po
cheappartiene
a Manifestamente e Esisten n n
perciò
su 1 almeno unpunto
di accumulazioneQoo
deipunti Qn
eQoo
deveperciò appartenere
a 1~~ contro ilsupposto.
(9)
Loc. cit. in(8),
pag. 273.Indichiamo con la funzione relativa alla
superficie 8
introdotta nel n. 2del §
1. Poniamo inoltreEvidentemente
Dimostriamo che
?y(~)==0.
SiaQ
unpunto
di k* e siaE > 0
un numeroarbitrario. Esistono allora in
U(Q, 8) punti Q~ appartenenti
a continuik*
con ncomunque
grande.
SeQn
è uno di talipunti
si haMa n
può
essere scelto comunquegrande
epoichè 0, 0, CO(ó.) 1 0, quando
n - o , si ha{ S( Q), S( Qó) )
C e, per l’arbitrarietà di 8,{ ~’( Q),
~(~)}==0.
MaQ
è unpunto qualunque
di7~ó
e’
Dimostriamo che Si ha
infatti,
perogni
n,e
quindi, quando S(Q§’) )>À
ossiar~{ko) > ~.
Ne segue che
1~;; appartiene
interamente ad uncontinuo g
della collezione G relativa allasuperficie S
e contienepunti
di epunti
esterniad A i
quali
sonoseparati da g,
ossia n - g non è connesso, ciò che èimpos-
sibile.
È
cos dimostrato cher¡o(Â, ó>o.
6. - Dimostriamo ora che le funzioni
Xn, Zn, n-=--ly 2,....,
sonougual-
mente continue nell’interno di
C.
Infatti in caso contrario esisterebbero
un’ punto Po
interno aC,
un nu-mero
A>0
e due successioni dipunti 2,....,
tali chePosto
2b =1- Po 0
e indicato con m ilpiù piccolo
intero tale che1/À§ò,
per
ogni
cerchioC(Po, Q)
con si haNe segue che per
ogni
sono definite lequantità ~n~~z(~, ~).
Esiste per- ciò un numeroindipendente
da m tale~) ~~o
equindi,
perogni
’
Introdotte coordinate
polari (e, w)
di centroPo,
suogni
circonferenzaC~(Po, o)
esiste un arco di
ampiezza CE,
ipunti
estremi delquale
hanno
immagini
sullasuperficie
che distano l’uno dall’altro di almeno io.Ne segue, per
ogni
m,"
Per la
disuguaglianza
di SCHWARZ si hai, m
ciò che è
impossibile
se ~2 è sufficientementegrande.
Il teorema I è cos dimostrato.7. - Dimostreremo nei nn. 8-10 il
seguente
TEOREMA II. -
(2~
Criterio diuguale
Sianosuperficie
nondegeneri
taliche,
uniformemente inA,
si abbiaLe
superficie Sn
ammettanopoi
unarappresentazione
nel cerchio con
Xn(u, v), Yn(u, v), Zn(u, v)
funzioniassolutamente continue ed esista una costante finita
.111, indipendente
da n, tale clae
Inoltre esistano tre
punti P,, P2, P3
diC*
le cuiimmagini Q,n, Q2n, Q3n
sullasuperficie Sn
tendano per n-+oo a trepunti Qi, Q2, Q3
distinti.Allora le funzioni
Xn(u, v), Yn(u, v), Zn(u, v), n=1, 2,....,
sonougualmente
continue in
C.
8. - Procederemo anche
qui
come per il teorema I. Siauna
superficie
nondegenere.
Sia G la collezione deicontinui g di C
suiquali
le tre funzioni
X, Y, Z
sono costanti. Perogni continuo g
diG
l’insiemeaperto C-Cg
è connesso e g non contiene interamente A*. Sianow( o)
eii(I)
le funzioni introdotte nel n. 2
del §
1. IndichiL(P,
di cerchioavente il centro P sulla
periferia ~* di C
eraggio
O. SianoHi(P, e)
le duelunule nelle
quali L(P, O) divide C
eprecisamente
siae) quella
delle duelunule che contiene P.
Sia ~ > 0
un numero reale e{ L ~
la classe di tuttigli
archi
L(P, O), 0~2,
tali cheSe la
classe ~ L ~
non è vuota risulta definita la funzione di AProcedendo come nel n. 2 si dimostra anche
qui
che è un minimo eche
9. - Come nel n. 3 sia
c~(~)
il comune modulo di continuità delle rappre- sentazioni(7)
e(8)
dellesuperficie 8
eSn, n=--1, 2,...
Sia inoltre lafunzione definita nel n. 2
del §
1 relativamente allarappresentazione (8)
dellasuperficie Sn.
Considerate infine le
rappresentazioni
delle
superficie
sia]n(I)
la funzione introdotta nel n. 2del §
1.Indicheremo inoltre con
17n(Â.), quando
risultidefinita,
la funzione introdotta nel n. 8.Supponiamo
ora che per un dato À > O esistano infiniti valori di n per iquali
la funzione è definita. Poniamoper tutti
gli n
per iquali 1}(~)
è definita. In modo del tuttoanalogo
aquanto
si è fatto nel n. 5 si dimostra che
10. - Dimostriamo che le funzioni
Yn, Zn, n=1, 2,....,
sonougualmente
continue in tutto
~. Sappiamo già,
in forza del teoremaI,
che le funzioniXn, Yn, Zn, 7Z=1, 2,....,
sonougualmente
continue nell’interno diG. Ragioniamo
per assurdo esupponiamo
chel’ asserto
non sia vero. Ne segue che debbono esistereun
punto Po
dellaperiferia
di(t,
un numeroÀ>0
e due successioni dipunti P, m= 1, 2,....,
tali che9)2 1 nm,
Il
punto Po
è certamente interno ad uno dei due archiPi Pj,
i #j, i, j == 1, 2, 3,
individuati dai
punti P,, P2, P~
su~*.
Per fissare le idee siaPo
internoall’arco
&2
ed esterno all’ arcoSia
~>O
la distanza diPo
daipunti P,
eP2
e sia la minima distanza tra ipunti Q1, Q2, Q3.
Siam
ilpù piccolo
intero tale che perogni m > m
si abbia
r=1, 2, 3.
Perogni m>m
si haquindi
Ne segue che sull’ arco
P2P3P!
lasuperficie
m > m, ha una oscillazionenon minore di
p/3.
Sia10=
min[1, !l/3].
Per tuttigli m> m
è definita la fun-zione
,2m (A0), inquantochè
perogni
1’ arcoL(Po, e) divide C
indue lunule
H,
eH~
per lequali
Esiste
perciò
un numeroindipendente
da m, taleche,
perogni m > m,
si ha
e
quindi
Introdotte coordinate
polari (e, cu)
di centroPo,
suogni
arcoL(Po, e),
esiste un arco certamente di
ampiezza ~c,
ipunti
estremi del
quale
hannoimmagini
sullasuperficie
che distano 1’ una dal- l’altra di almeno 170. Non c’è ora che daripetere
ilragionamento
del n.6
sostituendo la lunula
~)
al cerchioC(Po, ~).
Il teorema II è cos
completamente
dimostrato. "§
3. - Alcuneproposizioni
sull’ area dellesuperficie.
TEOREMA I. - Se
è una
superficie
continua di area finita secondoLebesgue,
se lefunzioni x(u, v), y(u, v), z(u, v),
sono dotatequasi
ovunque in A diderivate parziali prime,
alloraove
e la funzione
~EG - F 2
èintegrabile
secondoLebesgue.
La
disuguaglianza L(S) >I(S)
è stata dimostrata da T. RADÓ(1°) ;
la disu-guaglianza (1) più precisa
trovasi dimostrata in un mioprecedente
lavoro2. - Dimostriamo ora il
seguente
TEOREMA II.
(12). -
Seè una
superficie continua,
se lefunzioni x(u, v), y(u, v), z(u, v)
sono asso-lutamente
continue in A e le loro derivateparziali prime
sonointegra-
bili L 2 in
A,
alloraSiano
Am, ~==1~ 2,...., poligoni semplici,
1’ uno contenuto nel successivo etutti interni
ad A,
taliche,
detta lapoligonale semplice
costituente il con-torno di
Am,
si abbia(10)
T. RADÓ : On the derivative of the Lebesgue area of continuous surfaces. Fund. Math.Tom. XXX (1938), pp. 34-39.
(11)
L. CESARI : Sui fondamenti geometrici dell’integrale classico per l’area delle super- ficie in forma parametrica. Memorie Reale Accademia d’ Italia, vol.XIII,
n. 24 (1943),pp. 1323-1483. Vedi § 7, Teor. VI, pag. 1426 e § 8, Teor. V, pag. 1452.
(12)
Questo teorema è dovuto a C. B. MORREY, loc. Cit. in(6),
1.Siano zn, i
polinomi
di STIELTJES di ordine n dellefunzioni
y, z.Come
sappiamo,
uniformemente in ciascunpoligono
si hae
inoltre,
perogni poligono Am,
Se
poi
osserviamo che"
per
ogni poligono Am,
ida noti
teoremi,
segue pure,Diciamo ora le
superficie
continueQuanto precede
assicura cheSono ora evidenti le
seguenti
relazioni, D’ altra
parte
lesuperficie
sonorappresentate
da funzioni xn, yn, i zn, ydotate in
A~
di derivateparziali prime
continue equindi,
per teoremielementari,
Dalla seconda delle
(4)
segue anzitutto(13) L.
TONELLI : Sulla rappresentazione analitica delle funzioni di variabili reali. Rend.Circ. Mat. di
Palermo,
Tom. XXIX (1910), pp. 1-36. S. CINQUINI :Sull’ approssimazione
delle funzioni di due variabili. Annali di Mat. pura e
applicata,
S. IV, Tom. XI (1933),pp. 295-323.
~14)
S.CINQUINI,
lOC. Cit. in(13).
e, in forza delle
(3), (4), (5),
si deduceossia
L(S ) ~(~).
Ma dal teorema Isappiamo
cheI(S ) C G(S ) ~ L(S)
equindi
Il teorema II è con ciò dimostrato.3. -
Definizione. -
Diremo che larappresentazione
della
superficie
continua 8 èquasi
conforme sea)
le funzioniv), y(u, v), z(u, v)
sono assolutamente continue inA ; b)
le derivateparziali
xu, xv,...., zv sonointegrabili
L2 inA ;
c) quasi
ovunque in A si haE= G,
4. - Dimostriamo il
seguente
TEOREMA III.
(15) -
Ssono
superficie continue
e le consideraterappresentazioni
dellesuperficie Sn, n=1, 2,,...,
sonoquasi conformi,
see i
primi
tre limitivalgono
uniformemente inA ;
allora anche la consi- deratarappresentazione
dellasuperficie
S èquasi
conforme.Intanto per
ogni
n si haEsiste
perciò
una costante l~l taleche,
perogni n,
Da noti teoremi seguono immediatamente
a)
eb)
e inoltre(15)
Questo teorema è stato dato da C. B. MORREY, loc. cit. in(6),
II.(*) Vedi L.
TONELLI,
loc. cit. in(4).
Ne segue
e
quindi
e
quindi
e infine
ossia
Ne segue
che, quasi ovunque A,
deve esseree
quindi
1 1 .
È
cos dimostratoche, quasi
ovunque inA,
si ha E=G,
F=0.~
4.Applicazione
del metodo variazionale.1. - Diremo nel
seguito
cerchio unità ilcerchio C
w(u2 + v2 1).
Dimostreremo nei nn. 2 - 5 il
seguente
TEOREMA I. -
Ogni superficie poliedrica
nondegenere
ammette unarappresentazione quasi
conforme sul cerchiounità (16).
una
qualsiasi superficie poliedrica
nondegenere.
Sia(16)
Questaproposizione
è contenuta in una nota proposizione di H. A. ScHwaRZ, loc.cit. in
(").
La dimostrazione che noi diamo in questo lavoro del Teorema I è simile aquella
di L. TONELLI, loc. cit. in
(5).
la curva continua e chiusa
(poligonale)
sullaquale
siappoggia
lasuperficie poliedrica
2.Consideriamo la classe I~ di tutte le
rappresentazioni
della
superficie 2
sul cerchio unità verificanti leseguenti
condizioni :a)
le funzioniv), y(u, v), z(u, v)
sono assolutamente continuein C ;
1
b)
le derivateparziali
Xv,...., Zv sonointegrabili
L2inC.
La classe I~ non è vuota
poichè 2
è unasuperficie poliedrica.
Diciamo
l’ integrale
e sia I 1’ estremo inferiore
dell’ integrale ~,~
nella classe K. Dimostreremo anzi- tutto che esiste in I~ almeno unasuperficie minimante S,
cioè almeno una rap-presentazione
dellasuperficie
che verifica le condizionia)
eb)
per laquale
assume il suo minimo valore I
Sia
Sz,...., 8n ,....
una successione minimizzante perCJs
in .K.Posto
possiamo
supporreFissiamo su A* tre
punti
distintiP1,
yP2, P3
aiquali corrispondono
su Ctre
punti
distintiQ3.
Perogni rappresentazione Sai
dellasuperficie possiamo scegliere
trepunti Pin,
diC*
la cuiimmagine
sulla super- ficieSn
coincide con ipunti Qi,
yQ.3 -
Siano
P*, P;
trepunti
distinti diC*.
Mediante la trasformazione con-forme del
cerchio
in se stesso che conduce ipunti Pzn,
neipunti Pi, P3 possiamo
trasformare le funzionixn,
y in altre funzioni zn, Yn, z,2 in modo che leequazioni
dellasuperficie
.facciano
corrispondere
aipunti P2, P3
della circonferenza(t*
i trepunti Qi, Q2, Q3
distinti della curvaC.
Manifestamentee
quindi
anche la successione delle è minimizzante per9s
in .I~.In forza del teorema
II del §
2 lefunzioni U’2 + v2 1,
sonouniformemente continue
in C.
Dalla successione delle8n
sipuò pertanto
estrarreuna
successione parziale, che,
persemplicità
discrittura,
supporremo coinciderecon
quella
di tutte le~S~ convergente
uniformemente intutto C.
Dettala
superficie
limite a cui converge la successione delleSn,
le funzionix*(u, v), y*(u, v), z*(u, v)
sono continue intutto C
e, in forza di notiteoremi,
assoluta-mente continue in
d
con derivateparziali prime integrabili
L2in e (*).
Inoltredeve essere I.
Ora osserviamo che
e
quindi, essendo,
perogni
n,anche
In altre
parole
le(1)
dànno unarappresentazione
dellasuperficie Z che,
per
quanto
si è detto sopra,appartiene
alla classe K. Ne segueI
equindi,
in
definitiva,
- -- "-’
La
superficie
S * èdunque
minimante perl’integrale 3s
nella classe K.3. - Siano
rp( u, v), y(u, v)
funzioni continue elipschitziane in e.
Inoltrecp e y siano nulle su
~~.
1Intanto esiste un numero tale
che,
perogni coppia
dipunti (Ui, vi), (U2, ~2)
diG,
si haSia
E>0
unparametro
reale e sia .T la trasformazione continuaDimostriamo
che,
perogni
la trasformazione T è biunivoca.Ragio-
niamo per assurdo e
supponiamo che,
per undato 2~ ,
esistanoin (t
duepunti (u,, Vi)
e(U2, V2)
distinti aiquali
T facorrispondere
il medesimopunto (Cl, fi).
Ne segue(*) V. L. TONELLI, loc. cit. in
(4).
e
quindi, successivamente,
ciò che è assurdo.
È
cos dimostrato che T è biunivocase 1 e 1~2~1.
Supponiamo
che ipiani (a, ~B)
e(u, v)
sianosovrapposti
e chegli
assi ue « nonchè
gli
assi v e~B
coincidano. Poichè g si annullano su(t*,
latrasformazione T è identica _ su
(t*.
Dimostriamo che perogni 2M
2M latrasformazione T
trasforma C
in se stesso.Per
ogni punto Q - ~) di C
si haC*) -
1 equindi ogni punto Q di C
èl’immagine
di almeno unpunto di C
e, perquanto
si è vistoavanti,
di un solo
punto
diC.
Resta da dimostrare che nessunpunto di C
è trasfor-mato in
punti
esterni aC.
Esista infatti unpunto Q - (a, B)
esternoa e
im-magine
di unpunto
P -(u, z~) di C.
Intanto P è interno
a C
e l’insieme H deipunti di C
la cuiimmagine
èesterna
a C è
tutto costituito dipunti
interni aC,
èaperto
e contiene P.Sia « il
componente
di H che contiene P.La frontiera di « contiene almeno un
punto
P internoa C
el’immagine
di P è un
punto Q
diC*.
Ne segue che P eQ
hanno la stessaimmagine Q,
ciò che è
impossibile perchè
P eQ
sonocertamente
distinti.È
cos dimostrato che perogni
la trasformazione T è biunivocae continua
in C
e identica in~*.
Dalle
(2)
ricaviamocon
s), ~, ê)
funzioni continuein C.
Dimostriamo che perogni
i ê queste
funzioni sonolipschitziane in C.
Dimostriamopiù precisa-
mente
che,
perogni
e perogni coppia
dipunti
e(rl2, (J2)
di
C,
si haRagioniamo
per assurdo esupponiamo
che esistano unnumero I 8
e due
punti
e(OC2, ~2)
distinti per iquali
una delle(3),
diciamo laprima,
non è verificata. Sianov i)
e(U2, V2)
ipunti
checorrispondono
ade
(a2, ~2).
Si avràe, dalle
(2),
e
quindi, successivamente,
ciò che è assurdo. Risulta cos dimostrato che le funzioni
8)
ee)
sono
lipschitziane.
Poniamo ora
Queste
funzioni di oce # risultano,
perogni
assolutamente con-tinue
in C
e dotate di derivateparziali prime integrabili
L2in C.
Ne segue che le
equazioni
definiscono una
rappresentazione
dellasuperfeie 2 appartenente
alla classe K.4. - Indicato
con 9,, l’integrale 9s
relativo allaSE,
si hache,
pers=0,
la
SE
diventa la S * ed è e, dovendo essere perogni e
sufficientementepiccolo dE > I,
la derivata diJE rispetto
ad ê dovrà annullarsi per s=0.Per calcolare la derivata di
~E
facciamo un cambiamento di variabili pas- sando dalle(a, B)
alle(u, v)
mediante le(2). Otteniamo, ponendo
D=(°’ fl) (j U,
v) 1Derivando
qui
sotto il segno, si haPer l’arbitrarietà e
indipendenza
dellefunzioni 99
e ~, si deve averePoniamo
/’(~~)===~2013G~ g(u, v) = 2F*.
SiaQ =- [u~ - 6 u uo + b,
~o 2013 ~
v vo+ 61
unquadrato
tutto costituito dipunti
diC,
siaQ*
la suafrontiera e
Q= Q+ Q*. Se 99
e V sono funzionilipschitziane
inQ
e nulle suQ*
(*) V. H. RADEMACHER : partielle totale Differenzierbarkeit. Math. Annalen,
I e
II,
Bd. 79(1919),
pp. 340-359, Bd. 81(1920),
pp. 52-63.le funzioni
g~’
ey~’,
definite in tuttoC, uguali
a cp e y inQ
e nullein C -Q,
sono
lipschitziane in C
equindi,
tralasciandogli apici,
si
ha,
sempre tralasciandogli apici,
’~P sono arbitrarie funzioni
lipschitziane
nelquadrato Qo - [ -n, -n, n, n]
e nulle sullaperiferia Q ó
diQo.
Se la funzione
v)
soddisfa alle condizionidette,
altrettanto accade per la funzione(j5( u, ~)==~(2013~ v)
equindi
e, introducendo la funzione cp,
Posto u= -u’ si
trova, eseguendo
il cambiamento di variabili e tralasciandogli apici,
Analogamente
si trovae
sommando
membro a membro le relazioni(5), (5’), (5"), (5"’),
si trovae,
analogamente,
Le funzioni F
e 4S
sonopari
eintegrabili
L inQ
equindi
ammettono iseguenti sviluppi
in serie di FOURIERcos mu cos nv, , cos mu cos nv,
F(u, v)
cos mu cos nvdudv,
cos mu cos nv dudv.
Se o cos
mu)
sen nv, m,n =1, 2,....,
si haNe segue
Ma,
perogni
interno perogni
interoPassando al limite nelle
(6)
si trovaNe segue
che, quasi
ovunque inQo,
deve esserePoniamo
Annali della Scuola Norm. Sup. - Pisa.
Sommando e sottraendo le
(5), (5’), (5"), (5"’)
si trovae,
analogamente,
Le funzioni F’ e 0’ sono
dispari rispetto
ad u epari rispetto
a v e inte-grabili
L inQo
equindi
ammettono iseguenti sviluppi
in serie di FOURIER~ sen mu cos nv, sen m~ cos nv,
sen mu cos nv
dudv,
sen mu cos nv dudv.
Ne segue
quasi
ovunqueAnalogamente, posto
si trova
che, quasi
ovunque inQo,
deve essereInfine, posto
e
adoperando
di nuovo le funzioniv) ==- y(u, v)
_(1- ( - 1 )"z
cosmu)
sen nv,v) =
sennv)
si trovache, quasi
ovunque inQo,
deve essere
Dalle
(7), (7’), (7"), (7"’),
segue orache, quasi
ovunque inQo,
deve essereossia, quasi
ovunque inQ,
ove con
H1
eH2
abbiamo indicato leprecedenti
costanti. MaQ
è unqualsiasi quadrato
a latiparalleli agli
assi contenutoin C
equindi, quasi
ovunque inC,
5. - Sia ora di nuovo B un
parametro
reale e1p(U, v)
una funzione continuacon derivate
parziali
del 1° ordine pure continue inC.
Consideriamo la nuova trasformazione
Se E è in valore assoluto sufficientemente
piccolo
e se ipiani (u, v)
e(oc, ~)
li
supponiamo sovrapposti,
congli
assi u e occoincidenti,
e cos pure ve (J,
le
(4)
dànno una trasformazione biunivoca e continua delcerchio
in sestesso,
la
quale
trasforma la circonferenza~* di C
in se stessa.Ripetendo
le prece- denti considerazioni troviamoe
quindi anche
Posto si
trova, rispettivamente,
ossia
E ~ = G*,
F*=0quasi
ovunque in41.
Il teorema I è cos
completamente
dimostrato.6. - TEOREMA II.
(di
C. B.MORREY). - Ogni superficie
nondegenere
diarea finita secondo
Lebesgue
ammetterappresentazione
nondegenere
sul cerchio unità.
Sia
-
una
superficie
nondegenere
di area finita secondo LEBESGUE. Allora esiste unasuccessione di
superficie poliedriche n =1, 2,....,
tali chel m
~
n->oo