A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
L IVIA N EROZZI
Sulla rappresentazione conforme delle superficie pluriconnesse
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 1
resérie, tome 16, n
o3 (1930), p. 1-26
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LIVIA NEROZZI
SULLA RAPPRESENTAZIONE CONFORME
DELLE
SUPERFICIE PLURICONNESSE
PREFAZIONE
.PICARD,
dimostra (1)
come siapossibile rappresentare
conformemente e biunivocamente una
superficiP
chiusa re-golarmente analitica S, fori,
sopra unaopportuna
su-perficie
di RIEMANN di genere p.Ho esteso
questo
teorema(cosa,
mi sembra finqui
non ancora considerata nemmeno nei casi
particolari
sottonotati)
al caso in cui lasuperficie
in considerazione risulti formata dalla riunione dipiù pezzi
disuperficie regolar-
mente analitiche. Nella
corrispondenza
conforme che vienea intercedere fra la ~S’ e la
corrispondente riemanniana R,
risultano unici
punti
eccezionali per la conformità dellarappresentazione
i vertici di ~S’ e ipunti
di diramazione di R.Come caso
particolare
diquesto teorema,
e cioèquando
i
pezzi
disuperficie componenti
,S’ siano tuttipiani,
segue larappresentabilità
conforme di unasuperficie poliedrica
chiusa su una
superficie
di RIEMANN dello stesso genere ;e nel caso anche
più particolare
che il genere sia0,
risultadimostrato che la
superficie
diqualsiasi poliedro ordinario,
(’)
PICARD, d’ Anolyse. Tome li,§anthier,Villai,s Paris,
1926, pag. 587.~
è
rappresentabile
conformemente e biunivocamente sn unpiano,
essendo unicipunti
eccezionali per la conformità dellarappresentazione
i vertici delpoliedro.
Conquesto
risultato
acquista maggior
rilievo la formula data dalloScHwARZ relativa alla
rappresentazione
conforme di un po- liedro su únpiano (2), poichè
nello stabilirequeste
formuleera
presupposta,
comeipotesi,
lapossibilità
della rappresen- tazione conforme medesima.Nella trattazione che segue è
introdotto,
edadoperato
sistematicamente il concetto di variabile
principale
di unpunto
dellasuperficie;
esso è unageneralizzazione
diquello
che si
adopera
comunemente nella teoria dellesuperficie
diRIEMANN ed è
analogo
aquello introdotto,
in circostanzediverse,
dalCECIOXI,
nello studio delle areeappartenenti
aduna riemanniana.
(3)
Mi sono stati di aiuto per la
impostazlone
diquesto lavoro,
e inparticolare
per losviluppo
dellaparte
che ri-guarda
la formula diGREEN,
iconsigli
del Prof.CECIONI,
e
gliene esprimo qui
i mieiringraziamenti.
(t)
SCHWARZ, Gesammelte Mathematische Abhandlungen, Zweiter Band, p. 81, Berlin, 1890.(3)
CECIONI, S-utta rappresentazione confo14me delle aree plu14icon-nesse appa14tenenti a superficie di RIEMANN ; « Annali delle Univer- sità Toscane », volume XLVI, Pisa, 1928, pag. 43.
La superficie pluriconnessa A.
1. ~ Sia la
superficie
Afinita, chiusa, pluriconnessa
ap
fori,
ciuè una ciambella a p fori la cuisuperficie
sia for-mata da un numero finito di
pezzi
disuperficie
saldate fra loro(facce
diA) ;
esupponiamo
che ciascuna diqueste
faccesia un pezzo di
superficie regolarmente
analitica(sia
cioètale che nell’ intorno di un
punto qualunque,
anche situato sulle linee che limitanoqueste facce,
le coordinate x, y, z, siano funzioni analitiche di dueparametri p
eq). (4)
Le linee comuni a due facce adiacenti saranno chiamate
spigoli;
ipunti
di concorso diquesti spigoli
saranno chia-mati vertici. In altre
parole,
penseremo lasuperficie
A comeun
poliedro (chiuso
di generep)
a facce curve, ciascuna faccia essendo un pezzo disuperficie regolarmente
analitica.Supponiamo
inoltre che le facce sitaglino
secondo unangolo
che si mantiene sempre diverso da zero e che perogni
vertice sia diversa da zero la sommadegli angoli compresi
fragli spigoli
concorrenti in esso ; inquesta ipo- tesi,
per un teorema diKOEBE,
perogni puntu
P che siaun vertice o che sia situato su uno
spigolo può
determi-(4)
PICARD, cfr. 1. c.(1),
p. 582.narsi un conveniente intorno di P su
~1,
contenente P nelsuo
interno,
che risultarappresentabile
conformemente ebiunivocamente su un intorno
piano. (5)
Poichè
questa proprietà
vale anche perogni punto
Pinterno ad una faccia.
(per
essere le facceregolarmente
ana-litiche), può
dirsi che: Considei-ato unqualunque punto
Pdi
A,
è semprepossibile conformemente
un in-torno di P su un intorno T situato nel
piano
di una variabilecomplessa
-t; per es. su un cerchietto col centro inSi noti anche che
quest’ ultimo fatto è,
infondo,
1’ unicaipotesi
che ci occorre sulla natura dellasuperficie
A(in-
sieme con
quella, naturalmente,
che A sia dotata di unacerta area
finita,
sia chiusa e di un certo genere~).
La variabile
complessa
t, definita a meno di una tra-sformazione
regolare
analitica, nell’ intorno dello zero, si dirà variabile_principale
relativa allasuperficie
A nelpunlo £
P.Si vede subito che è
possibile
trovare un numero e taleche
ogni
campo dellaA,
didiametro -
e, siarappresenta-
bile conformemente e biunivocamente in un intornopiano.
Infatti per
ogni punto
dellasuperficie
sipuò
trovare unintorno che
gode
dellaproprietà
detta. Se 1’ estremo infe- riore dei diametri diquesti
intorni fosseuguale
allo zero, sarebbepossibile
trovare unpunto
per ilquale
il corri-spondente
intorno avrebbe diametrouguale
allo zero, il chenon
può
darsi.Un tale campo di diametro
C E
sichiamerà, qualche volta, semplicemente
un intorno. Ed è chiaro che sipuò
dividere la
superficie
in un numero finito di taliintorni,
eventualmente anche
parzialmente ricoprenti si.
(5)
KOEBE, « Journal fiir die reine und angewandte Mathematik », 1926, Band 147, S. 95-103.7
2. - Il concetto di funzione
(nel
senso diDIRTCHLET)
diun
punto
su A nasce come 1’analogo
concetto nelpiano,
e
cioè,
considerato su A unpunto
mobileP,
diremo chef
è funzione di P e scriveremo
f-f(P) quando
perogni
po- sizione di P si abbiano perf
uno opiù
valori. Laf
si diràa un sol valore nel
primo
caso, apiù
valori nel secondo.Data una
funzione,
la sua continuità in unpunto,
lasua derivata e la continuità di essa, le sue
irregolarità, gli
ordini d’infinito e d’inlinitesimo s’intendono riferiti alla variabile
principale
relativa alpunto.
Questi
concetti risultano evidentemente invarianti ri-spetto
a F arbitrarietà che vi è nella scelta della variabileprincipale.
Si dirà che una funzione è
continua,
che ha derivatacontinua in un campo di
A, quando
funzione e derivatasono tali in
ogni punto
del campo.Funzioni armoniche
efunzioni analitiche
in unintorno di
unpunto della superficie.
3. - Una funzione
f
si dice armonica in un intorno ~Sdi un
punto
P di Aquando
inogni punto di 8
il contornoincluso è finita continua e a un sol valore e,
possiede rispetto
allevariabili ~
e 11, nell’ intornoT,
deri-vate
prime
finite e continue e derivate seconde finite ed atteall’ integrazione legate
dalla relazione @Quando
le condizioni per le derivate siano soddisfatte ancheal contorno di
T,
diremo che laf (P)
ha derivateregolari
anche al contorno di S.
Una funzione
f (P)
si dice analitica nell" i ntorzm di unpunto
P di Aquando
nell’ intorno di P essa ha unosviluppo
della formaLe definizioni ora dette non
dipen.dono
dalla variabileprincipale scelta,
una funzione armonica o analitica rima- nendo tale per trasformazioni conformi.Per
questa ragione
accade pure, ed Pimportante
osser-varl o,
che :a)
Se unafunzione f
è armonica o analiticaregolare
in un intorno ;S’ di un
punto P,
essa èrispettivamente
armo-nica o analitica
regolare
anche nell) intorno diqualsiasi .punto P,
di S.È
anche chiaro che :b)
~S’e S è un conveniente intorno di unpunto qualsiasi
di
A,
esiste in ,S’ una ed una solafunzione
armonica che_prende
al contorno valori
assegnati
adarbitrio, formanti
una catenacontinua od anche con un numero
finito
di discontinuità di 1. aspecie (6).
Facciamo,
ancheriguardo
aciò,
le considerazioniseguenti.
Consideriamo l’intorno
piano
T di Tcorrispondente
di ~S’ esia ip
la funzione armonica cheprende
sul contorno l’ di Tvalori
assegnati
neipunti corrispondenti
del contorno di S.(6)
S’ intende che si suppongono verificate per la linea contorno di S’, quelle proprietà (del restogeneralissime)
che permettono larisoluzione del problema di DIHICHLE’l’ intorno piano T corri- spondente.
9
Detta, qp
laconiugata
armonicadi p
in T determinata a meno di una costante additiva dai valori dati su 1’ per(’~)
la è in
T,
equindi
in~S’,
una funzionef (P)
finita continua e monodroma in
ogni punto
di S.Funzioni armoniche
eanalitiche
in un campopseudosemplice.
4. - Una funzione si dice armonica in un campo C di A
(1) quando
è continua inogni punto
di C compreso ilcontorno,
ed ha nell’ interno del campo,rispetto
a unavariabile
principale
relativa aisingoli punti,
derivateprime
finite ed atte all’
integrazione, legate:
dall’equazione
diLAPLACE.
Supporremo
inquesto §
e nel successivo che il campo C siapseudosemplice (9)
e considereremo solo funzioni armoniche monodrome. Sia anzidapprima
il campo C a un sol con-torno e
quindi (poichè pseudosemplice) semplicemente
con-nesso. Abbiamo allora:
a)
In C esiste una ed una solafunzione
armonica mo-nodroma che
prende
al contorno valoriassegnati
ad arbitrio(1)
Naturalmente il campo C può contenere nel suo interno ver-tici di A, spigoli o parti _di spigoli, facce o parti di facce in un
modo qualunque.
(’)
Schlichtartig secondo KOEBE. Cfr. CECIONI, I. c.(3),
p. 32.I campi pseudosemplici risultano equivalenti, dal punto di vista delle connessioni, a campi piani ; il loro ordine di connessione è uguale al numero dei loro contorni. ,
(potendo
tali valo2-i anche una successione con un numerofinito
di discontinuità di 1.aspecie).
Si divida C in un numero finito di intorni
parziali
r -coprentisi
inparte
per ciascuno deiquali valgano
le pro-prietà precedenti,
e ciò èpossibile
come è stato osservato al n.O 1(in fine).
Per cia.scuno di
questi
intorni è risolubile ilproblema
di
DIRICHLET,
equindi
èapplicabile
ad essi il processo al- ternato di BCHWARZ.L’ unicità della funzione armonica cos costruita segue dalla
proprietà : b)
Il massimo e il minimo di unafunzione,
iarmonica monodroma non costante non possono mai
luogo
nell’interno del campo e sono
quindi presi
dallafunzione
sulcontorno ; proprietà
che si deduce subito dall’analoga pro-
prietà
nelpiano.
Se infatti il massimo(od
ilminimo)
fossepreso in un
punto
P interno aC,
lavariabile
principale
inP,
la funzione diverrebbe una fun- zione armonicadi ~
edi 11
massima(o minima)
nel centrodel cerchio nel
quale
risulta definita.La risoluzione del
problema
di DIRICHLET per un campopseudosemplice
apiù
contorni(trattandosi
sempre di fun- zionimonodrome)
si ottieneseguendo
fedelmente il proce- dimento tenuto da PICARD per le areepiane
apiù
contorni(1°).
5. - Una
funzione f(P)
si dice analiticaregolare
in uncampo C
quando
è in C continua ed ha unosviluppo i-egolare
in
ogni punto rispetto
a una variabileprincipale
relativa aisingoli punti.
Consideriamo in
C, pseudosemplice
con un numero qua-eO)
PICARD, cfr. 1. c., n.(i),
pag. 80-87.11
lunque
dicontorni,
una funzionearmonica 1iJ ~P)
e vediamocome possa detérminarsi una funzione analitica in C che abbia ’~J, ad
esempio,
come coefficientedell’ immaginario.
Sia
dapprima
C a un sol contorno. Dividiamo C in un numero finito di intorniparziali ricoprentisi
inparte,
comeal 11.0
precedente.
Inogni
taleintorno
è definita a meno di una costante additi va una funzione analitica monodromaf (n.o 3)
che ha come c~oeffi.cientedell’ immaginario in Si
la Si vede
subito,
in base alla definizione di funzione analitica nell’ intorno di unpunto
di A(n.o 3), che, se fi
è una determinazione della detta funzione anali- tica inSi’
e se~S’.~
ha unaparte
comune con81 ,
sipuò scegliere
la costante additiva dif2
in modo che nellaparte
comune
ad Si
la funzionefl
coincida conf2.
Cosproseguendo,
la funzione analiticaf
viene ad essere deter-minata in tutto il campo C. Occorre dimostrare che essa è monodroma in C
(che
è orasemplicemente connesso),
ma ciò segue subito da notiprocedimenti :
nellaipotesi
infattiche la
f
risultassepolidroma,
dividendo C in dueparti
epoi
una delle dueparti
di nuovo in altredue,
e cosivia,
troveremmo un
punto P
di A nell’ intorno delquale
laf
sarebbe
polidroma,
il che nonpuò
darsi.Sia ora C
(sempre pseudosemplice) pluriconnesso.
Lafunzione analitica
f
determinata dallaparte immaginaria
risulta allora
polidroma
inC,
dotata diperiudi
realicorrispondenti
agiri lungo
i contorni. Ciò si vede comepei campi piani,
rendendoprima
Csemplicemente
connessomediante
tagli
che ne uniscanoopportunamente
i contorni.La formula di
~
’
6. - Sia ~S’ un intorno di un
punto qualunque
P diA,
limitato da una linea 1
regolare (salvo
eventualipunti
an-golari
in numerofinito) 71
]aliormale
ad l inogni
suopunto
volta internamente all’ intornu e siano U e V due funzioni reali delpunto
variabile in ~S a un solvalore,
fi-nite e continue in ~S incluso il contorno. Inoltre la Z~ abbia derivate
parziali
delprimo
ordine finite ed atte all’ inte-grazione
intutto S,
la V abbia derivateprime
finite e con-tinue e derivate seconde finite ed atte aII’
integrazione.
In
queste ipotesi consideriamo,
come sempre, un intornopiano
Tcorrispondente
conformementea ~S’ ;
detti t il suocontorno,
~n la normale interna a la variabile in T(variabile principale
nelpunto P
diA), possiamo
scrivere per le ZT e TT
pensate
come funzionidi ~
e 11 la formula di GREENFacciamo ora su
queste
formule le considerazioni se-guenti :
a) Supponiamo
diprendere
un’ altra variabileprinci- pale
relativa alpunto P,
sia t~ 1 e sia11
l’intornocorrispondente
ad sulpiano
diti.
Poniamo :
’
ed
analogamente,
per I’ intornoprecedente T,
13
A causa della relazione di
monogeneità,
cui soddisfano le due funzioni~~
-~~ (~, 11);
11 == 11(~~,
siha,
come è bennoto e conie si verifica del resto
immediatamente,
~e allora trasformiamo i due
integrali
alprimo
membrodella formula
(1)
mediante latrasformazione )=)()i,ui),
i11 == ’~l
111)
troviamo :dove, naturalmente,
neiprimi
inembri U e T~ sono espresse in funzionedi ~
edi il
ed èmentre
negli
altri membri è"
Da ciò si vede che
qualunque
sia la variabileprincipale
trispetto
allaquale
vengono calcolatigli integrali
.
’
essi
mantengono
sempre,rispettivamente,
il medesimo va-lore ; _perciò
li indicheremoi-ís ,p ettivamente
con ,nell’ intesa
dunque
che il calcolo di essi va fattorispetto
ad una variabile
principale qualuiíque (relativa
ad unpunto qualunque
dell’ intornoS). (11)
E l’intorno 8 è l’intorno diun
punto qualunque
dellasuperficie
A.(H)
Qui, in sostanza, diamo una definizione dei simboli (2) che basta per noi. La cosa naturalmente potrebbe essere condotta altri-menti, adoperando l’usuale concetto di integrale esteso ad una super- ficie curva, ma occorrerebbe introdurre il ds2 = E du2 -+- 2 F clv + + G dv2 sulla superficie, per definire il
d2,
e quindi fare particolariconsiderazioni per gli spigoli. Ciò viene sopra evitato.
15
b)
Considerazioni del tuttoanaloghe valgono
per 1’ im-tegrale
del secondo membro della(1).
hannoper F intorno
T,
della nuova variabileprincipale
-t,, il si-gnificato
che hannop, t, s
perT,
e seQ’
è unpunto
qua-lunque
del contorno diT, Q~
ilcorrispondente
diT, (cor-
rispondenti
ambedue ad unpunto Q
del contorno diS’),
osservando anche che la
direzione_p
normale al contorno inQ"
si cambia nelladirezione _p,
normale inQ,
vediamodalla definizione di derivata in una direziune che è
dp
essendo i differenziali(corrispondenti)
dell’ arcorispettivamente di p
e P~ , neipunti C.~’
eQ’~8
Per la pro-prietà
dellarappresentazione conforme,
per laquale
ds hain
ogni punto
un medesimo valorequalunque
sia la dire-zione della linea
lungo
cui viene calcolato il chiamandoj2013-)
B 7j?(12)
il valore diquesto rapporto
inQ’
avremu :-,
Trasformando allora
l’ integrale
a secondo membro della formula(1)
avremo, come 1na),
(12)
Può osservarsi che prendendo gli intorni S un poco più pic- coli, si può fareche Q’
e~’1
siano punti interni al campo di esi- stenza delle funzioni I(’ti)’
Ti ("~).e
quindi
abbiamo la stessaproprietà
di invarianza del va-lore
dell’ integrale
rispetto
alla variabileprincipale,
come perquelli
delprimo
membro.
Qui
anzi è chiaro che le cousiderazioniprecedenti
val-gono anche se uno dei due intorni
T, Tp è
addirittura l’ intorno~S;
unicipunti
di eccezione sonoquelli
neiquali
la linea 1 contorno di S incontra
qualche spigolo
di A, male indeterminazioni che si hauno in
questi punti
non al-terano il valore
dell’integrale,
come non lo alteranogli
e-ventuali
punti angolari
di 1 in numerofinito ;
non si haeccezione invece se una
parte
è cojncidente conqualche
pezzo di
spigolo. Chiamando quindi,
come abbiamodettoí
n la normale ad 1 volta verso l’ interno ed ancora s
F arco
di 1,
avremoDel resto
questa uguaglianza potrebbe
per noi assumersicome definizione del simbolo ds coine abbiamo faL- to
pei
simboli(2).
c) Con ci ò la
formula (1) può
scriversi17
d)
Osserviamoesplicitamente,
chè ci sarà utile frabreve, quanto
segue. Sia 1 unqualunque
tratto di lineasu A,
che sia tutto contenuto in uno dei soliti ilitorni 8(cfr.
n.o1);
sia n la normale ad 1 in un suopunto qualun-
que in -Liii verso
determinato,
dascegliersi
neisingoli punti
in base alla
legge
dicontinuità,
ed n’ la normaleopposta
a n. Sia
poi 1’
la linea 1 percorsa in senso inverso aquello
nel
quale pensiamo percorso l, 8
1’ arcosu 1,
s’ I’ arcu su 1’(il
senso che serve per la inisura diqnesti
due archi è op-posto).
AvremoRiferendosi infatti ad una
qualunque
variabileprinci- pale
tnell’iiit(->riio 8,
cuiappartiene 1, questa -uguaglianza diviene,
uon notazioni evidenti(indicando qui
con s ed s’gli
archi di t et’); p
ep’,
peressere conforme la
rappresentazione
sono ancora direziuniopposte,
equindi
1’ ultima formula è evidenteperchè
è.,
E si noti anche
qui
che n ed n’potranno
essere inde-1
terminate solo nei
punti
dove 1 incontragli spigoli,
il chenon altera
gli integrali.
Se 1 è coincidente (UH unospigolo,
n ed n’ sono una in una,
faccia,
iiiia inml’ altra,
ma sonopienamente ,determinate (eccetto
nei vertici diA)
e si cam-biano sempre
in p
ep’
normali a t,perchè
la rappresen- tazione di ,~ su T è conforme anche neipunti degli spigoli
che non sono vertici.
Le U e V soddisfino ora alle condizioni
poste
in uncampo
qualunque
C‘ diA,
di cui sia ancora 1 il contorno(che può
avere un numero finito dipunti angolari), n
lanormale interna. Si divida C in
intorni
confinanti fra loro (nonsovrapposti).
Porremo per definizione:
Se
scoinponiamo
C in intorniparziali
in altromodo,
lesomme dei secondi rnembri vengono ad avere
rispettiva-
mente lo stesso
valore :
basta infatti considerare la divi-. sione di C ottenuta facendo insieme le due
divisioni,
edapplicare
laproprietà
additivadegli integrali
di campopiano.
Per la
(4) potremo
scrivere alloraMa
gli integrali
del secondomembro,
relativi aquei
trattisi comuni a due
intorni,
sidistruggono [n.°
prec.d)] j
pos- siamoquindi
scrivere la formulache è la formula di GREEN per la
!spprricie
A.19
Funzioni armoniche
e funzionianalitiche
su tutta la
superficie A.
8. - Premesso
quanto
sopra, si estendono senz’altro alla nostrasuperficie A,
comepossiamo
accennarerapidamente,
i teoremi di esistenza valevoli per le
superficie
diTeniamo ~ott’
occhio,
perquesto,
la trattazione datane dal PICARD(L.
e. alla nota(’),
pa,g.558-571).
Ricordiamo anzi tutto
che,
essendo ~n il genere dellaA,
possono considerarsi
le p
retrosezioni(C , Dh) (h
r=:1, 2....p)
nel solito modo che si segue per le ciambelle con
fori ;
eEi, (k = 1 , 2.,., p - 1 ), p - 1
lineesemplici
checongiungono le p retrosezioni ; tagliando
Alungo
le linee0,,, Dh, Ek , questi tagli
vengono aformare,
come è bennoto,
un unicocontorno k,
e la A si trasforma allora in unasuperficie semplicemente
connessa.Consideriamo ora una
piccola
lineasemplice
e chiusa y,tracciata su
A,
edasportiamo
lapiccola parte
di A rac- chiusa da y ; dedurremo cos la A unasuperficie aperta
A.Dalla
possibilità
di risolvere ilproblema
di DIRICHLET per unqualunque
campo diA,
segue, come per la super- ficie diRI-EMANN,
e in maniera del tuttoanaloga,
l’ esistenza di funzioni armoniche in ~. finite ovunque, con moduli diperiodicità assegnati
alle retrosezioniCg
e che assu-mono su y valori dati.
Dalla validità della formula di segue
poi
l’ esi-stenza di funzioni armoniche di 1.a
specie
sullaprimitiva
superficie
A(chiusa),
cioè di funzioni armoniche con mo-dul i di
periodicità assegnati
alle retrosezioni e finite inogni punto,
su tutta la A.(13)
Considerando le funzioni armoniche
coiiiugate
diqueste,
si
ottengono
funzioni analitiche di 1.aspecie,
cioè finiteovunque, su tutta la
A,
dellequali
possonoassegnarsi
adarbitrio le
parti immaginarie
deiperiodi
aitagli C,a
e.Dh.
Anche per la costruzione delle funzioni analitiche di 2.a
specie
esistenti su tutta laA,
che hanno in un punto as-segnato
unpolo
di un dato ordine e conassegnate parti immaginarie
deiperiodi,
vale ilprocedimento
di PICARD,.Occorre avvertire
però che,
mentre per lasuperficie
diRIEMANN si comincia col costruire una funzione armonica
sen 6 che si
comporti
in unpunto prefissato
come -sen 8
conQ 8 e e coordinate
polari
relative alpunto,
considerando noi lesingolarità
di una funzionerispetto
alla variabileprincipale,
le funzioni armoniche da cui
queste
funzioni analitiche deri- vano, dovrannocomportarsi
inquel punto
Passegnato
come la funzione rdove
0 e r sono le coordinatepolari
~ relative alla variabileprincipale
r.Se la funzione armonica da cui
partiamo
sicomporta
. sen 6 .. i
in P
come a sen 0
con a costantecomplessa
oreale,
icon t intero e
positivo,
otterremo una funzione analiticadi 2.a
specie
che ha in P unpolo
d’ ordine t e con termine d’ infinitoa
1
( i3)
PICARD,, cfr. 1. c.(i),
p. 562-566.21 9. - Le funzioni analitiche
(di
secondaspecie)
ultima-mente considerate hanno in
generale
deiperiodi.
Com-binandone
però
linearmente edomogeneamente
un numero,e
scegliendo
i coefficienti in modo da annullare iperiodi,
risulta la
possibilità
di ottenerefunzioni
analitichesu tutta la
superficie
A e dotate solo disingolarità polari.
Si possono anzi ottenere di tali funzioni che abbiano
un solo
polo
fissato ad arbitrio. Sia infatti P unpunto
ar- bitrario di A e r la variabileprincipale
inP,
ed assegnamoun numero convenientemente elevato di termini
dove i numeri
ts , t2, · · · ~ t~ (interi positivi)
sono distinti madel resto arbitrari. Per F ultima osservazione del
n/prece-
dente
potremo
ottenere k funzioni di 2.aspecie
aventi ciascuna un
polo
nel solopunto P,
e per termini d’ infinitorispettivamente
i termini soprasegnati.
Poichèi numeri
ti, t2 , .. ,
5 t, sonodiversi, queste
funzioni xono li-nearmente
indipendenti,
e sipotrà formare,
essendo k con-venientement~e
elevato,
una combinazione lineare E7~~ fs priva
diperiodi
(e non costante per laindipendenza
dellefs) ;
essa avrà unpolo
nel solopunto P,
e l’ ordinp diquesto polo
sarà uno dei numerit,, t2, ... ,
tk.Quindi : a) Assegnati
ad arbitrio unpunto
P diA,
un numero tintero
positivo sufficientemente grande (del resto arbitrario)
edun
coe f ficiente
a, esistonofunzioni uniforn i
su tuttaA,
aventicome
unica ’singolarità
unpolo
irt P di ordine t colprimo
ter-Nel modo consueto
(v.
ad es.PICARD,
I. C. nota(i)
"[
Tome
11, pag. 17)
si dimostrapoi
che:b)
Unafunzione
analiticauniforme
su tutta laA,
e re-golaie
inogni punto, (cioè
finita continua e monodroma sututta la
A)
è una costante(14).
Si ha anche :
c)
Duefunzioni uniformi
suA,
che abbianogli
stessipoli
e
gli
stessi ternzini una costante.(Se-
gue dalla
proprietà b) applicata
alla differenza delle duefunzioni).
Ed è vero che:- Se una funzione analitica uniforme su tutta
A, (od
anche soltanto monodroma in un campo di
A),
non aventeche
poli,
nonprende
un certo valore nonprende
neppurequelli
sufficientemente vicini. Ne segue:d)
Sulla Aogni funzione
analiticaun forme
con solipoli prende ogni
valore uno stesso numero di volte(contando
lemolteplicità).
Di fatto se la
f prendesse n
volte ilvalore a,
m volteil
valore b, con n +
m, basterebbeapplicare i
notiprocessi
di
ripartizione
per concluderequanto vogliamo.
Il numero delle volte che una funzione analitica uni- forme con soli
poli prende
uno stesso valore dicesi valenzadella funzione.
e~)
Il Prof. CECIONI me ne ha cornunicata questa dimostrazione valevole in tutti i casi analoghi. La funzione armonica, parte realeo cocffciente dei1’ immaginario dovrebbe avere, pei soliti teoremi
fondamentali, un massimo ed nn minimo che raggiungerebbe, il primo, ad es., in un punto .P ; ma tale funzione è regolare e mono-
droma nell’intorno di P ; perciò per le note proprietà delle funzioni
armoniche essa è costante.
23 e) Detta
f
unafunzione uniforme
su A con solipoli,
ipunti
P neiquali f f (P)
divienein fr.’nitesima
di ordíne ~> 1sono in nurne,’o
finito.
Si divida la
superficie
in intorniricoprentisi
inparte;
ora per
ogni
taleintorno,
contenente anche unvertice,
l’affermazione è vera, come è dimostrato nell’
analoga
con-siderazione
riguardaute
le areeappartenenti
asuperficie
diRIEMANN ( 13).
L’equazione ,9 v)
_ fradue
funzionigeneriche analitiche
uniformi con solipoli.
Le considerazioni fin
qui svolte,
e in niodoparti-
colare le
d)
ee)
del numeroprecedente,
fanno sí che VU8-siano
qui
essereripetute
esattamente le considerazioni svolte nella Memoria citata nella 11 ota(3)
relativaineiite alle areepluriconnesse appartenenti
a unasuperficie
diRIEIIAIIIN,
in-torno
all’ equazione g (u, v)
chelega
duefunzioni u, v,
uni-formi con
poli;
e cioè :Considerate due funzioni
fl
_-__ u,f2
~ v, uniformi suA,
non aventi che
poli,
di valenza vi, e v2, dellequali
laprima
sia comunque
particolare,
la secondagenerlca, possiamo
dirNche
assegnato
per la u un valorequalunque
uo, esistono sullapunti generalmente
distinti neiquali
èfi
uo e vi è soloun numero finito di valori di m.
pel quali
i dettipunti
...,PV,
non sono tuttidistinti ;
in ognuno diquesti punti Pi
la funzione v
f2
ha un certo valore equesti VI
valori(15)
CECIONI, Cfr. 1. e.(3),
pago 57.sono
poi generalmente
distinti. Nasce in tal modo una fun- zione v (u) laquale
perogni
valore di u assume un numerodi valori distinti che non supera mai V1 e che in
generale
è
uguale proprio
a ul . Si ottiene cos perogni
valore(fi-
nito o
infinito)
di Zc un certo numero« ’l’i)
di elernentianalitici v
(u) (H’).
Relativamente alla natura della funzione v
(u), possiamo
dire :
(17)
a)
Pe¡1ogni
valore di u(senza eccezioni)
si hanno tantielementi analitici distinti della
funzione
v(u)
sono ipunti
distinti dellasupe11ficie
A cui laf1
assume il consi-valore.
(Ancorchè
iii alcuni di talipunli
la funzionef2
assuma valoriuguali).
b)
Tali elementi analitici sono opolari,
o corri-spondenti
apunti
criticia 1gebrici / queste
ultime due cipcostanze(che
possono anchepresentarsi unite)
non hannoluogo
che perun numero
finito
di valori di u.c)
Gli elementi analitici dellafunzione
v(u)
sono in COf’-ri,qpondeJ1za
biunivoca senza eccezioni coipunti
della super-ficie A. (18)
Ci6)
Cfr. CECIONI 1. ’ c.(3),
pag. 64-65. Ricordiamo anche checon la frase « elemento analitico » intendiamo 11 no sviluppo in serie
di tipo regolare oppure polare oppure relativo a un punto critico algebrico (Cfr. I. c. pag. 30).
(i7)
CECIONI, L. C.(’),
pago 72-73.La dirnostrazione di queste proprietà è più semplice per la
superficie A di quello che non sia per le aree pluriconnesse appar- tenenti a superficie di perchè la variabile 0 a cui dobbiamo riferirci in questa dimostrazione,
(CECIONI,
1. C. n.(3),
pag. 64), èper noi sempre la variabile principale relativa ai singoli punti di ~1.
25 E
possiamo consegueritemente
enunciare il teorema:Date sulla A due
funzioni
nonaventi che
poli,
lapi-inza
dellequali
sia del tuttola seconda
generica,
e8se sonolegate
da unaequazione algebrica
il cui
grado
in v èuguale
alla valenza vi di u sulla A. Re- l’insierrze dellefunzioni definite
dalla(I),
con8iderate in tutta la loroe8tensione,
coincidecompleta-
mente con la
funzione
v(u).
Consideriamo ora la riemanniana R relativa
all’ equa- zione . algebrica (I) ;
i suoipunti corrispondendo
biunivoca-mente senza eccezioni
agli
elementi analiticiregolari
o no, della funzionealgebrica
data dalla(I), corrispondono
biu-nivocamente senza eccezioni
agli
elementi analitici della v(u)
e
quindi (per
lac)
aipunti
di A.Concludiamo allora :
1 punti
della riemanniana R relativaall’equazione algebrica
sono in
corrispondenza
biunivoca continua senza eccezioni coni
_punti
dellasuperficie A ;
talecorris _pondenza
ècon forme,
essendo unici eventuali
punti
eccezionali ipunti
di dirpamazione diR
e i vertici di A.La
(I)
è inoltre rriducibile ed è di gene1pe p.Per le
proprietà
delle funzioni analitiche suA,
e per l’ul- timo teoremaenunciato,
è chiaroche ogni
funzione anali-tica,
uniforme su1~;
dotata di solipoli,
viene agodere
diqueste
stesseproprietà quando
siinterpreti
come fun-zione su
R,
ed èquindi
una funzione razionale su R.Quindi :
.Ogni
funzioneanalitica,
uniforme suA,
dotata di solipoli, è
funzione razionale suR,
e viceversa.Ne viene che ad
ogni superncie
Acorrisponde
una bendeterminata classe di curve
algebriche, quelle
checorrispon-
dono alla R. E
poichè,
come ènoto,
la condizione neces-saria e sufficiente an nchè due riemanniane siano rappre- sentabili conformemente l’uiia sull’ altra è che diano
luogo
alla stessa classe di curve
algebriche, questa
è anche la con-dizione necessa1"ia e
sufficiente
due deltipo
A siano