A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
F RANCESCO C ECIONI
Un teorema su alcune funzioni analitiche, relative ai campi piani pluriconnessi, usate nella teoria della rappresentazione conforme
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 2
esérie, tome 4, n
o1 (1935), p. 1-14
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AI CAMPI PIANI PLURICONNESSI, USATE NELLA TEORIA
DELLA
RAPPRESENTAZIONE CONFORME
di FRANCESCO CECIONI
(Pisa).
Premesse ed enunciato del teorema.
1. - In una Nota
preventiva
del 1925(1)
ho enunciato alcune condizioni neces-sarie e sufficienti per la
rappresentabilità
conforme di duecampi piani pluricon-
nessi 1’ uno
sull’ altro,
conspeciale riguardo
aicampi simmetrici,
insieme alle corri-spondenti
condizioni di trasformabilità birazionale reale delle curvealgebriche presentanti
il caso di HARNACK. Nel preparare lapubblicazione
delle relative dimo- strazioni hopotuto
daremaggiore
estensione aquei risultati,
facendolidipendere
da un teorema di carattere abbastanza
generale,
dalquale
sembra possano de-dursi,
con metodouniforme,
vari altri risultatinell’ argomento
accennato.Do
qui
la dimostrazione di taleteorema,
rimandando ad altro lavoro la tratta- zione delle suaccennateapplicazioni ;
mi limiteròqui,
al n.O10,
aspiegare
il me-todo col
quale
dal teorema in discorso possono dedursi condizioni di trasforma- bilità conforme dicampi piani.
2. -
Supporremo
che ciascuno dei contorni deicampi piani,
che sonooggetto
del teorema in
questione,
sia costituito da un numero finito di archiregolari
dilinee analitiche. Come è ben noto
(2),
chiamasi arcoregolare
di linea analitica unarco
rappresentato parametricamente
daz=z(t), a~~~,
dovez(t)
è analiticaregolare (olomorfa)
nell’ intervalloa t ~,
e con la derivata ivi diversa da zero.Chiameremo
punto angolari
del contornoquei punti
dove confinano due diversi archi di lineaanalitica ;
essi sonodunque
in numero finito.Supporremo inoltre,
solo persemplicità
didiscorso,
che icampi piani
checonsidereremo siano limitati.
Ogni
contorno del campo saràdunque
una linea chiusacontinua ;
non è esclusocon ciò che esso sia un
taglio (nelle applicazioni
che abbiamo in vista si presen- (1) CECIONI : Rappresentazione conforme e curve algebriche [Annali delle Università To- scane, Nuova serie, Vol. IX (1925), pp. 181-197].(2) Vedi, ad esempio, BIEBERBACH : Lehrbuch der. Funktionentheorie (Leipzig, Teubner, 1931, zweite Auflage), t. II, cap. I, pag. 31.
Annali della Scuola Norm. Sup. - Pisa. 1
terà
proprio questo caso),
nè è escluso che solo unaparte
di un contorno siaun
taglio.
Un campo
piano
conp+1
contorni sarà dettop + 1
volte connesso.3. - Sia A un campo
piano p +1
volte connesso(soddisfacente
alle condizionidette al n.°
2);
sianoLo, Li ,...., Lp
i suoicontorni, z
la variabilecomplessa
nelsuo
piano.
Prendiamop + 1
costanti(reali) Âo, Ap
adarbitrio,
una perogni
contorno di
A,
e consideriamoquella
funzione armonicaJ7;
uniforme eregolare
nel
campo A,
che assume sui contorniLo, Li,...., Lp rispettivamente
i valori co-stanti
Âo, ,...., ,,.
Per leipotesi
fatte suicontorni, questa
funzione V’ èperfet-
tamente
determinata,
èregolare
anche inogni punto
nonangolare
delcontorno,
e
(almeno pensata
solo inA)
è continua anche neipunti angolari.
Consideriamo la funzione armonicaconiugata U,
che risulta determinata a meno di una costante additiva. La funzione analiticapolidroma (in generale)
inA,
è alloraregolare (con ogni
suadeterminazione)
inogni punto
interno alcampo A
e inogni punto
nonangolare
delcontorno,
edé continua anche nei
punti angolari (almeno pensata
inA).
Chiameremo funzione della
specie 4S,
o funzioniø,
relative al campoA,
le funzioni analitiche cos definite
(3).
Risultadunque determinata,
a meno di unacostante reale
additiva,
una funzione diquesta specie, quando
sono dati i valoricostanti
i~o, iÂi ,...., iAp
della suaparte immaginaria
suicontorni,
equesti
valoripossono darsi ad arbitrio. Se essi sono
eguali
fraloro,
la funzione4S(z)
è costante.Pensiamo ciascuno dei contorni
Lo, Li ,...., Lp
percorso nel versopositivo rispetto
al carnpoA,
inquel
verso cioè(per
fissare leidee) rispetto
alquale,
sulla
pagina positiva
delpiano,
ipunti
di A vengono lasciati alla sinistra.Quando z
percorre la lineaL,,
la U aumenta di unperiodo reale,
e lo stessoperiodo
am-mette la
4S(z), perchè
V è uniforme in A. Una funzione 4S ammettedunque
in
A p + 1 periodi
realicorrispondenti
ai camminiLo, Li,,,,,, Lp,
ossia acammini i
quali
possanoridursi, rispettivamente,
aqueste
lineeLo, jLi... Zp
perdeformazione continua e senza uscire dal campo
A ; questi periodi
sarannodetti,, rispettivamente,
iperiodi
diO(z)
relativi alle lineeLo, Li ,...., Lp. Questi
pe-(3) Queste funzioni, insieme con altre, furono introdotte dallo SCHOTTKY: Ueber die conforme Abbildung mehrfach zusa7n?nenhàngender ebener ~’làchen [Journal fúr die reine und angewandte Mathematik, t. LXXXIII (1877), pp. 300-351], § 6, e sono fondamentali e
molto usate nella teoria della rappresentazione conforme dei campi piani pluriconnessi. Fu-
rono indicate dallo SCHOTTKY col simbolo J. Sulle riemanniane delle curve caratteristiche di A esse sono gli integrali abeliani di prima specie che hanno la parte immaginaria co-
stante su ciascuna linea reale; ma di ciò non ci varremo nel presente lavoro.
riodi non possono essere simultaneamente
nulli,
a meno che la 4S non sia co-stante
(4) ; la
loro somma ènulla,
edogni
altroperiodo
della 0 in A è unacombinazione lineare omogenea a coefficienti interi di
questi periodi.
Indichiamo con
Ø8(z) quella particolare
funzione 4S che ha laparte
imma-ginaria
nulla suLo,...., L8_1, L8+i ,...., Lp,
edeguale
a ni suLs.
Chiameremo fun- zèoni 4S normaliqueste particolari
funzioniØo, 4Si,...., 4Sp.
La loro somma è ni
(a
meno di una costante realearbitraria),
e mediante p di esse siesprime
linearmenteogni
funzioneø;
maqueste
ultimeproprietà
nonsaranno
adoperate
nelpresente
lavoro.Una funzione 4S è
determinata,
come abbiamodetto,
dai valoriiA,,, ili ,...., iÂp
della sua
parte immaginaria
al contorno. Sonooggetto
del teorema chevogliamo
dimostrare
quelle particolari
funzioni 0 le cuiparti immaginarie prendono
sulcontorno solo due valori
distinti ;
per esse,cioè,
alcuni deiÂh
hanno tutti unvalore a,
gli
altri hanno tutti un altro valore~,
ed è a =4--13.
Tali sono, inparti- colare,
le ø normali.4. - Possiamo ora esporre l’enunciato del teorema che dimostriamo in
questo
lavoro.
TEOREMA. - Siano A ed A’ due
campi piani p +
1 volteconnessi,
situatisullo stesso
piano,
e soddisfacenti alleseguenti
condizioni:I. - Abbiano un contorno comune ;
supponiamo
sia il contorno esternoLo.
II. - Si possa stabilire una
corrispondenza
biunivoca fra i contorni interni di A equelli
diA’,
in modoche,
chiamandoLh, Lh’ (h=1,2,....,p)
due contorni
corrispondenti,
per ciascun valore di h accadache,
oLh avvolge
il solo contornoLh
del campoA’,
e non ha alcunpunto
comunecon
gli
altricontorni,
oppure viceversaLh avvolge
il solo contornoLh
del campoA,
e non ha alcunpunti
comune congli
altri contorni.(Vedi
il
seguente
n.O6).
III. - Esistano due funzioni
ø,
una relativa al campoA,
una adA’,
le cui
parti immaginarie prendano,
sui contorni delrispettivo
campo, solo due valoridistinti,
lequali
funzionigodano
diqueste
dueproprietà:
leloro
parti immaginarie
su contornicorrispondenti
sianoeguali;
i loroperiodi
relativi a contornicorrispondenti
siano pureeguali.
In
queste ipotesi
i duecampi
A ed A’ coincidono.(4) Vedi, ad esempio, anche CECIONI : Sulla rappresentazione conforme delle aree piane pluriconnesse su un piano in cui siano eseguiti dei tagli paralleli [Rendiconti del Circolo
matematico di Palermo, t. XXV (1908), pp. 1-19], p. 7.
5. - Come caso
particolare
si ha :Il medesimo teorema vale se al
posto
della condizione III si sostituisce laseguente, particolare :
IIIa. -
Esistano due funzioni ø normalicorrispondenti,
una relativaad
A,
una adA’,
che abbianorispettivamente eguali
iperiodi
relativi acontorni
corrispondenti.
È
chiaro che due funzioni 0normali,
una in A 1’ altra inA’,
sono dette cor-rispondenti quando
le loroparti immaginarie
su contornicorrispondenti
sonoeguali.
6. - Non saranno inutili alcuni schiarimenti relativi alla II condizione dell’enun- ciato di sopra.
Si consideri un contorno interno
qualsiasi Lh di A ;
essopuò
essere ancheun
taglio,
opuò
contenere alcuneparti
che sianotagli :
adesempio, Lh può
essereuna circonferenza con
1’ aggiunta
ditagli
chepartano
dapunti
di essa e sianodiretti verso 1’ esterno o verso l’ interno. Se la linea
Lh
non è addirittura untaglio,
essa determina un campo limitatoCh,
che nonappartiene
ad A.Eguali
considerazionivalgono, naturalmente, pei
contorniLh’
di A’.Dire,
adesempio,
cheLh avvolge
il solo contornoLh’
diA’,
e non haalcun
punto
comune congli
altricontorni, significa
cheogni punto
diLh’
o è su
Lh
o è nel campo internoCh,
mentre tuttigli
altri contorni sono esternia
Lh
edLh’
possonodunque
avere deipunti
e dei tratti comuni.Se,
inparti- colare, Lh
è untaglio (Ch
allora nonesiste),
la frase dettasignifica
cheogni punto
di
Lh appartiene
adLh,
e nessun altropunto degli
altri contorni è suLh;
ancheLh’
è allora un
taglio, praticato lungo
unaparte
della linealungo
laquale
èprati-
cato il
taglio Proprio
inqueste
condizioni saranno icampi
checompariranno
nelle
applicazioni
accennate al n.° 1.Notiamo anche
esplicitamente
chepuò
avvenire che per alcuni valori dell’in- dice hLh avvolga Lh’,
per altriLh’ avvolga Lh.
Non è esclusonaturalmente,
nellaII
ipotesi,
cheLh
edLh’,
perqualche
valore dih, coincidano ;
la tesi èappunto
che ciò deve accadere per tutti i valori di h.In
seguito
alle condizioniposte,
dettoLh quello
dei due contorniLh, Lh’
cheavvolge
contorniLo, Li, L2,...., Lp
determinano un campopiano
Adi cui essi sono
gli
unicicontorni,
che èquindi p+1
volte connesso, e cheappartiene
tanto al campo A che al campoA’;
è anzi laparte
comune ai duecampi.
Anchequesto
campo A soddisfa alleipotesi generali
del n.°2;
la sua consi-derazione è essenziale nella dimostrazione del teorema in discorso.
Ridnzione del teorema ad un lemma.
7. - Chiamando
4$(z)
e4$’(z)
le due funzioni Ù di cui alla condizioneIII,
rela-tive
rispettivamente
ad A e adA’,
si consideri nel campo A di cui sopra, comunead A e ad
A’,
la funzioneper determinare
completamente
laquale
supporremo di fissare(ad arbitrio)
inun
punto
diA,
la determinazione iniziale di 4Y equella
di 0’. Esaminiamo le pro-prietà
diquesta
funzione.1a).
Law(z) è
monodroma in A.È evidente,
a causa dellaeguaglianza
deiperiodi supposta
nellaipotesi
III.2a).
Law(z) è regolare
inogni punto
interno adA,
oappartenente
alcontorno,
eccetto in un numero finito dipunti
delcontorno,
neiquali però
law(z)
rimane contin2ta(almeno
nel campoA). Questi punti
sonoquelli
che sono
punti angolari pel
contorno di A o perquello
di A’.Ciò segue subito dalla
ipotesi
II e dai n.~ 2 e 3.3a).
Law(z) è
reale su alcuni contorni di A(almeno
suuno);
suogni
altro
(eventuale)
contorno diA
il coefficientedell’ immaginario
diw(z)
non cambia mai segno ; su alcuni contorni esso è
dunque >--O, sugli
altri 40.Poichè
infatti,
per la condizioneIII,
leparti immaginarie
di 4S e di ø’ pren-dono su contorni
corrispondenti
valorieguali,
law(z)
è reale suLo,
e suquei
contorni
Lh
che eventualmente coincidono col contornocorrispondente Lh’.
Ancora per la condizione
III,
laparte immaginaria
della 0 avrà su alcunidei contorni
Lo, L1,,..., Lp
di A un valoreia, sugli
altri un valorei#,
con a#~8,
ad
esempio,
_La
parte immaginaria
della 0’ hapoi,
sui contornicorrispondenti
diA’, rispet-
tivamente
gli
stessi valori.Per le
proprietà
delle funzioniarmoniche,
il coefficientedell’ immaginario
della 45ha,
inogni punto
interno adA,
un valore compreso fra a e~8
e diverso daessi;
eguale
cosa accadepel
coefficientedell’immaginario
della 4$’ neipunti
interni ad A’.Consideriamo allora un contorno
Lh
che non coincida conLh’;
adesempio, Lh’ avvolga Lh (condizione II); Lh
coincideperciò
conLh’.
Neipunti
diLh
chesono insieme su
Lh
e suLh’,
la differenzaw(z) = W- 4S’
èreale,
cioè il coef-ficiente
dell’immaginario
di w è zero. In tuttigli
altripunti
diLh=Lh’
il coef-feciente
dell’immaginario
della 4Y’ è ao P,
maquello
della 0 è compreso fraquesti
valori ae #, gli
estremiesclusi, perchè questi punti
sono interniad A ; perciò
il coefficientedell’ immaginario
di w =- (P - 0’è,
in tuttiquesti punti,
semprepositivo
o semprenegativo (e
nonnullo).
Eguali
considerazionivalgono
seLh avvolge Lh’. Quindi
anche la 3aproprietà
della funzione w è dimostrata.
Vediamo in
particolare,
dalle ultimeconsiderazioni,
che :a).
SeLh
non coincide conLh’,
la w non è sempre reale suLh.
Ebbene : dimostreremo al numero
seguente che,
inseguito
alle treproprietà osservate,
law(z)
è una costante reale.Allora,
per l’ osservazionea), ogni
con-torno
L~~
coincide col contornocorrispondente Lh’,
eperciò
i duecampi
A ed A’coincidono,
ed il teorema risulta dimostrato.Dimostrazione del lemma.
8. - La dimostrazione del teorema in
questione
è ricondottadunque
aquella
del
seguente
Le~n~na. -
Abbiasi,
in un campopiano
Ap+1
volte connesso(5),
unaficnzione analitica
w(z)
chegoda
delleseguenti proprietà : la).
Sia monodroma inA.,
2a).
Siaregolare
inogni punto
diA,
interno o delcontorno,
eccetto alpiù
in un numero finito dipunti
del contorno(punti critici),
neiquali però
law(z) rimanga
continua(almeno
inA).
3a).
Su alcuni dei contorni di A(uno almeno)
law(z)
sia reale. Suogni
altro eventuale contorno il coefficientedell’ immaginario
diw(z)
noncambi mai segno.
In
queste ipotesi
law(z)
è una costante reale.Quindi gli
eventualicontorni,
cui si riferisce la secondaparte
della pro-prietà 3a,
mancano necessariamente(6).
Applicando questo
lemma al campo A del numeroprecedente,
la dimostrazione del numeroprecedente
stesso risultacompletata.
Divideremo,
perchiarezza,
la dimostrazione inpiù parti.
a). Chiamando,
come sopra,Lo, LI, ... Lp
i contorni del nostro campopiano A,
siano
(1)
(5)
Soddisfacente, s’intende, alle ipotesi del n.o 2.(s)
Si noti che se la proprietà 3a escludesse addirittura la presenza di questi eventuali contorni, il lemma del testo si ridurrebbe ad una proprietà nota. In questa ipotesi infattila w diviene una di quelle funzioni, introdotte dallo SCHOTTKY nella Memoria cit. alla nota
(3),
che in altri miei lavori ho chiamato funzione K, e che corrispondono a quelle fun- zioni razionali sulle curve caratteristiche, che sono reali sui circuiti reali. Ora la w è privadi poli; è dunque una funzione K priva di poli, cioè, come è noto, una costante reale. Vedi,
ad esempio, CECIONI : Sulla rappresentazione conforme delle aree pluriconnesse appartenenti
a superficie di Riemann [Annali delle Università Toscane, Nuova serie, Vol. XII (1928),
pp. 27-88], pp. 46-59 e 82-85; cfr. anche CECIONI, loc. cit. alla nota
(4),
pp. 3-4. Il teoremaquelli
suiquali
law(z)
è reale(7);
indicheremo conLq
unoqualunque degli altri; dunque i
contornisono
quelli (eventuali)
suiquali
law(z)
non è ovunquereale;
ad essi si riferisce la secondaparte
della 3aproprietà.
Chiameremo,
per brevità didiscorso,
contorni diprima specie
i contorni(1), quelli
cioè suiquali
law(z)
èreale ;
contorni di secondaspecie (rispettivamente
di terza
specie) quei
contorniLq
indicati nella(2)
suiquali
il coefficienie del-l’immaginario
diw(z)
èpositivo
o nullo(rispettivamente negativo
onullo).
Faremo la dimostrazione per
assurdo;
ammetteremo cioè chew(z)
sia unafunzione non costante che soddisfi alle
proprietà dell’ enunciato,
e faremo vedereche con ciò si
perviene
ad un assurdo.b).
Sia U un valore assunto da w sopra uno dei contorni diprima specie,
ad
esempio
suLo,
e sia diverso dai valori che w assume neipunti
critici(vedi proprietà 2a),
neipunti angolari
delcontorno,
e neipunti
ove la derivatadw
sidz annulla. Ciò è
possibile perchè w
non è costante. Il valore U è reale. Poichè essoè diverso dai valori di w nei
punti critici,
ed anche inquesti
la w ècontinua, potremo
circondare ipunti
critici con intorni cospiccoli
che in essi siae vediamo allora che il valore U è assunto dalla funzione w, nel campo ~. e sul
contorno,
un numero finito di volte. Diciamoi
punti,
di A e delcontorno,
neiquali
èper la
ipotesi
fattasu U,
relativa alla derivatadw,
dz ciascuno diquesti punti (3)
è radice
semplice dell’ equazione
diciamopoi, rispettivamente,
il numero dei
punti (3)
che cadono nell’ interno diA,
sui contorni diprima specie,
di secondaspecie,
di terzaspecie; sarà,
peripotesi,
e, per
quanto
sopra,che dimostriamo in questo numero del testo è dunque una generalizzazione del teorema ora
ricordato sulle funzioni K.
(7) Potremmo, per quanto abbiamo ricordato nella nota precedente
(6),
supporre m p,escludere cioè addirittura m = p; ma è inutile perchè il ragionamento vale anche in questo caso; cos risulta di nuovo dimostrato il teorema ricordato alla nota precedente sulle fun- zioni K.
Esaminiamo ora
quante
volte vengono assunti dalla funzionew(z),
in A o sulcontorno,
i valoricomplessi
convenientemente vicini ad U. Non saràopportuno però
esaminarlitutti,
ma soloquelli
che ora diciamo.Per
poter parlare geometricamente, interpretiamo
i valori w della funzionew=w(z)
su unpiano complesso
w. Consideriamo in esso ilpunto
U(sull’ asse reale),
eprendiamo
unangolo
convesso(arbitrario,
mafisso),
che abbia U pervertice,
e per bisettrice la normale in U all’ assereale ;
insieme conquesto angolo
consideriamo
l’ opposto
alvertice;
chiamiamopoi 8+ (rispettivamente 0_) quello
dei due
angoli
ora detti che è situato dallaparte
delle ordinatepositive (rispet-
tivamente
negative),
e 0l’angolo completo
formato da9+
e O- insieme. Noi consideriamo solo i valori(complessi)
convenientemente vicini adU,
com-presi nell’angolo
0.Per la continuità di
w(z),
i valori convenientemente vicini ad U non pos-sono essere assunti che
negli
intorni deipunti
ai, a2,...., an, indicati in(3);
- .- - ..
dovremo
perciò
esaminarequesti
intorni.
Sia ai uno
qualunque
deipunti
ai, a2,...., an ; èdunque w(ai) = U;
e siadapprima
ai interno ad A.Poichè,
per le
ipotesi
fatte suU,
èw +-0, dz
)0=iogni
valore convenientemente vicino ad U sarà preso, nell’intorno di ai,una sola volta.
Quindi,
perquanto
ri-guarda
ipunti
ai interni alcampo A,
vediamo intanto che
ogni
valore con-venientemente vicino ad U è preso,
negli
intorni diquesti punti,
no volte.Sia ora ai sul contorno di A. Per le
ipotesi
fatte suU,
law(z)
èregolare
in ai, ha ivi la derivata diversa da zero, ed ai non è un
punto angolare
del con-torno. Ne viene che la
w=w(z)
trasforma conformemente e biunivocamenteogni
intorno a di z= ai
(ad esempio
unpiccolo
cerchio col centro inai)
in un intornoconveniente a’ di w= U. Chiamiamo
baic
il tratto del contorno di A che appar- tiene all’intorno 6; esso sarà trasformato dallaw=w(z)
in un tratto b’ Uc’ dilinea
regolare
analitica delpiano w
tuttoappartenente
alsemipiano
delle ordinatepositive
onulle,
o tutto aquello
delle ordinatenegative
o nulle. Poichè il tratto b’ Uc’ha in
ogni punto
unatangente determinata,
ne viene che nelpunto
U esso hacome
tangente
1’ asse reale(~).
Considerando allora le dueparti
nellequali
l’in-(8) Il tratto di linea b’ Uc’ può anche coincidere con un segmento dell’ asse reale; ciò avviene, ad esempio, se ai è su un contorno di prima specie.
torno o’ è diviso dalla linea
b’ Ue’,
vediamo che diqueste
dueparti
una contient.i
punti,
convenientemente viciniad U, dell’ angolo 0+, l’altra quelli dell’ angolo
0_.Consideriamo adesso l’ intorno di z= ai nel campo
A,
cioè la solaparte
dell’in-torno a che
appartiene
al campoA ;
essa sarà trasformata in una delle dueparti
di d testè
dette,
chepuò
essere siaquella
che contiene ipunti
di8+,
siaquella
che contiene i
punti
di 0_. Per alcunipunti
ai accadrà ilprimo fatto,
per altri il secondo.Indichiamo con k
(rispettivamente k’)
il numero deipunti
aipei quali
accadeil
primo (rispettivamente
ilsecondo) fatto;
sarà naturalmenteRicordando ciò che abbiamo visto nel caso che ai sia interno ad
A, possiamo
dire che :
Ogni
valore convenientemente vicino adU,
compresonell’angolo 0,
è preso dalla funzione
w(z),
nell’ interno del campoA, 7zo +k volte,
se essoè in
0+, no +k’ volte,
se è in0-,
e i numeri k e k’ soddisfano alla(5).
c).
Si facciaesplicitamente
laseguente osservazione,
che emerge immediata- mente dalle considerazioni raccolte sotto laprecedente
letterab):
I valoriw=+= U,
convenientemente vicini ad
U,
eappartenenti all’ angolo 0,
non sono maipresi
dalla funzione
w(z)
sul contorno di A.d).
Mentre z percorre, totalmente esemplicemente,
unoqualunque
dei con-torni
Lh (h=o,1,...., p),
ilpunto
w si muove nel suopiano complesso
descrivendouna certa
linea,
che chiameremo yh,composta
dipezzi analitici,
tutta contenuta dentro un conveniente cerchio.Ognuna
diqueste
yh sarà detta una linea diprima, seconda,
terzaspecie,
a seconda dellaspecie
del contornoLh corrispondente.
Lelinee di
prima specie,
che sono(vedi a))
yo, yl,...., ym,appartengono
tutte all’ assereale; ogni linea ;,,
di secondaspecie
sta tutta nelsemipiano
delle ordinateposi-
tive
(incluso
1’ assereale); ogni
linea yq di terzaspecie
sta tutta nelsemipiano
delle ordinate
negative (incluso
1’ assereale).
Sia ora,
dapprima, F
un valorecomplesso qualunque,
non preso daw(z)
sul contorno del campo ; consideriamo la funzione
ed
applichiamo
ad essa la formula dell’ indicatorelogaritmico,
nella forma(9)
(9)
BIANCHI: Lezioni sulla teoria delle funzioni di variabile complessa e delle funzioni ellittiche, Parte I (Bologna, Zanichelli, 1928, 3a edizione), p. 179. Per applicare questa for- mula occorre, dopo scelto F, escludere i punti critici di w(z) mediante intorni convenien-temente piccoli; ciò modifica di tanto poco quanto si vuole 1’ andamento delle linee y, e quindi non modifica le conclusioni del testo.
dove
~ (S~~ -
è la sommadegli
incrementidell’argomento
diw(z) - F
mentre zpercorre le
singole
lineeLh
nel versopositivo, No
edNoo rappresentano
il nu-mero delle volte
(con
lerispettive moltiplicità)
che è nel campo,rispettivamente, w(z) = F, È qui
vediamoquindi, esprimendoci geometricamente,
che il numero delle
volte,
che la funzionew(z) prende
nel campo il valoreF,
èdato dal numero dei
giri
checompie
la semirettaFw,
mentre ilpunto w
descriveuna
dopo
l’ altra tutte le linee yo, 9,p ; s’ intende che va contato con+ 1
ungiro
fatto nel versopositivo,
con -1 ungiro
fatto nel versonegativo.
E
poichè
F ècomplesso,
e leprime
m linee yo, Yí q ... ym sono tutte sull’ asse reale a distanzafinita,
il detto aumento per esse ènullo;
bastaquindi
farpercorrere a w le sole linee y. di seconda e di terza
specie.
e). Supponiamo
ora che F sia convenientemente vicino adU,
ed appar-tenga all’angolo 0+,
di cui inb).
Consideriamoprecisamente
un settore circo-lare
E,
che abbia0+
comeangolo
alcentro,
ed ilraggio
convenientementepic-
colo in modo che internamente a ~ non vi siano
punti
delle linee rh(vedi c));
e sia ~’ un
qualunque punto
internoa I. Chiamiamo X il
punto
dove lasemiretta Fw incontra il contorno del settore ~.
Mentre w percorre una linea yq di terza
specie,
situataquindi
nelsemipiano
delle ordinatenegative,
èchiaro che X non
può
percorrere tutto il contorno di~, perchè
la sua ordi-nata non
può
superarequella
diF,
equindi
l’ incremento dell’ anomalia della semiretta Fw è nullo.Supponiamo
ora che w percorra una linea yq di secondaspecie.
Osserviamoanzitutto che in tal caso il
punto X
cadrà in U allora e solo allora che anche w coincida conU;
infatti w nonpuò
essere sulsegmento FII, perchè
nessunpunto
delle linee yq è interno a
~,
nè sulprolungamento
diquesto segmento
dallaparte
di
U, perchè
la yq considerata nonpenetra
nelsemipiano
delle ordinatenegative.
Ciò
posto,
si noti che il numero deigiri
checompie
la semirettaFw,
ossiaFX,
contati
(per ora)
senza curarsi del versopositivo
onegativo,
nonpuò
superare il numero delle volte che X passa perU,
cioè il numero delle volte che w coincidecon U,
ossia il numero delle volte che il valore U è preso dalla funzionew(z)
suLq.
Amaggior ragione
sarà inferiore odeguale
a tale nu-mero, il numero di
giri
della Fw contati tenendo conto del verso, come è detto ind).
Sommando i risultati per tutte le linee yq
(di
seconda o di terzaspecie),
ve-diamo
dunque
che il numero deigiri
checompie
la semirettaFw, quando w
per-corre una
dopo
l’ altra le ora dettelinee,
non supera il numero delle volte cheil valore U è preso dalla funzione
w(z)
sui contorniLq
di secondaspecie;
nonsupera cioè n2
(vedi b)).
Ricordando
d),
si hadunque
che il numero dellevolte,
che la funzionew(z) prende
nel campo A il considerato valore F(appartenente
a8+
e conveniente- mente vicino adU),
è n2 . Ma tale numero èno + k (vedi b),
enunciatofinale);
è
dunque
f).
Sepoi
Fappartiene
a0-,
sempre essendo convenientemente vicino adU,
avremo
analogamente
basta infatti nel
ragionamento precedente
scambiare le linee yq di secondaspecie
con
quelle
di terzaspecie.
-Sommando membro a membro le
(6)
e(7),
e ricordando la(5),
abbiamoe
quindi 9)
l’ultima delle
quali
contradice alla(4).
’
Con ciò
(vedi ~))
1’ asserto è dimostrato.9. - Nello stabilire il teorema
precedente
è essenzialel’ipotesi ni ~ 1, l’ipotesi
cioè che vi sia almeno un contorno sul
quale
law(z)
èreale;
ma essa viene usata solo all’ultimo momento.Vogliamo
supporre ora invece che su nessun contorno law(z)
sia semprereale,
lasciando immutate tutte le altreipotesi.
In tal caso mostriamo anzitutto che la
w{z)
non è mai reale nell’interno del campo A. Se infatti in unpunto
zo interno ad A la w fossereale,
essa non sa-rebbe certo costante
(perchè
sul contorno assume ora, peripotesi,
valori nonreali),
ed essendo
regolare,
sarebbe allora reale anche in infiniti altripunti
dell’intorno di zo ;potrebbe quindi scegliersi
un valore U che fosse preso daw(z)
nell’ interno del campo, e soddisfacesse alle esclusionispecificate
inb).
Possono alloraripe-
tersi per
questo
valore U iragionamenti
fatti al numeroprecedente
per il valore là indicato pure conU,
e sigiunge cos ,
ancheadesso,
alle(9),
laprima
delle-quali
contradiceall’ ipotesi
che nell’ interno del campo law(z) prenda
il valore U.Dunque
nell’ interno law(z)
non è mai reale.Non
può
darsi allora che law(z) prenda
suqualcuno
dei contorni valori col coefficientedell’ immaginario positivo,
e su altri contorni valori col coefficiente~dell’ immaginario negativo; prenderebbe
infatti alloranell’interno,
per la conti-nuità,
anche valori reali.La stessa conclusione è manifestamente verificata se la
w(z)
è unacostante,
la
quale,
nel casoattuale,
deve essere non reale.Abbiamo
quindi
ilseguente teorema, complementare,
in certo senso, del lemma del numeroprecedente:
Supponiamo
che una funzionew(z)
soddisfi a tutte leipotesi
del lemma.del numero
precedente,
eccetto che alla3a,
inluogo
dellaquale
suppo- niamo soddisfatta laseguente :
Non esista alcun contorno di A sul
quale
law(z)
sia sem p re reale. Su eiaseun contorno il coefficientedell’ immaginario
diw(z)
non cambi maisegno.
In
queste ipotesi,
il coefficientedell’ immaginario
diw(z)
ha lo stesso segno su tutti i contorni(nei punti
ove non ènullo)
ed in tutto il campoA,
e non si annulla mai nell’ interno.
Cenni sulle
applicazioni
alla teoria dellarappresentazione
conforme.10. - Diamo infine un cenno del metodo col
quale
dal teorema dimostrato inquesto
lavoro possono dedursi condizioni per larappresentabilità
conforme di duecampi piani
1’ uno sull’ altro.Siano C e C’ due
campi piani p+ 1
volteconnessi; supponiamo
cheessi, rispettivamente,
possano trasformarsi in modo conforme e biunivoco in due altricampi piani
A edA’,
esupponiamo
che essi soddisfino alle condizioniI, II,
IIIdel teorema dimostrato
(n.° 4);
allora A ed A’coincidono, appunto
per il dettoteorema,
equindi
C e C’ sonorappresentabili
conformemente e biunivocamente 1’ uno sull’ altro.E si noti che
quando
un campo C si trasforma biunivocamente e conforme- mente in un campoA,
le funzioni 0 relative a C simutano,
per la detta trasfor-mazione,
nelle funzioni 0 relative ad A. Ne segue che la condizione IIIpuò
enun-ciarsi direttamente per i due
campi,
datiinizialmente,
C e C’.Questa applicazione
risultaspecialmente
conclusivaquando
ci si ponga nelle circostanzeseguenti.
Esistono vari teoremi che dimostrano la
possibilità
dirappresentare
confor-memente e biunivocamente un campo
piano
su un campopiano
ditipo
deter-minato, questo tipo
essendo tale cheogni
campoappartenente
ad esso possaessere individuato mediante un certo numero
(finito)
diparametri ; esempi : campi
limitati da
circonferenze ; piani
resipluriconnessi
mediantetagli rettilinei,
o ese-guiti lungo
lineedeterminate ;
corone circolari contagli
circolari concentrici alle circonferenze limitanti la corona ; etc.Molti di tali tipi sono enumerati in KOEBE : Abhandlungen zur Theorie der Kon-
formen Abbildung, Iv [Acta Mathematica, Bd. XLIII (1922), pp. 263-287].
,Scegliamo
allora icampi
A ed A’appartenenti
ad uno diquesti tipi ;
ad
esempio,
per fissare leidee,
siano A ed A’ corone circolari contagli,
comeora è stato detto. I
rapporti
deiraggi
delle circonferenze e diquelli
deitagli
di A
(A’),
e le differenze fra le anomaliedegli
estremi deitagli,
saranno numerideterminati dal campo C
( C’).
Può sempresupporsi
verificata per A ed A’ la condizione I del nostro teorema. Mettiamo allora leseguenti
condizionila).
Iraggi
relativi ad A coincidanorispettivamente
conquelli
relativiad
A’;
si hanno con ciò peguaglianze.
2a). Ogni taglio
di Acontenga
iltaglio corrispondente
diA’,
o sia conte-nnto in esso; si hanno
2p--3 ineguaglianze
attenuate.Con ciò è
verificata,
per A edA’,
la condizione II del teorema.3a).
Si ponga la condizione III del teorema stesso per C eC’;
si hannop
eguaglianze.
Con ciò A ed A’
coincidono;
le condizioniposte
sonoquindi
sufficienti(e
neces-sarie)
per larappresentabilità
biunivoca e conforme di C su C’.Cos
può procedersi
perqualunque
altrotipo
nelquale
siscelgano
A edA’,
ottenendo in tal modo altrettanti teoremi di
rappresentabilità
conforme.Ho ottenuto in tal modo dei risultati
(s~),
che mi propongo di esporre in unaprossima Memoria, specialmente
esaminando iltipo
delle corone circolari contagli (12).
È
da notarsi che le condizioni necessarie e sufficienti per la trasformabilità biunivoca conforme di C inC’,
ottenute nel modo oraaccennato,
sono costituiteda un sistema di
eguaglianze (condizioni
1a e 3a disopra),
e da un sistema diineguaglianze
attenuate(condizione 2a),
lequali
sonopoi
necessariamente delleeguaglianze
in virt i del fatto che col gruppo di esse coesiste il gruppo delle egua-glianze.
E ciò èappunto
nella natura del teoremaoggetto
diquesto
lavoro. Cos adesempio,
dall’accenno ora fatto altipo
delle corone circolari contagli
concen-trici sono emerse, come condizioni necessarie e
sufficienti, 2p eguaglianze
e2p - 3 ineguaglianze attenuate ;
leeguaglianze
possono anzi ridursi a2~ -1,
ma ciònon
può
essere dimostratoqui.
Nè ciò contrasta col fatto che i moduli
(13)
di un campopiano ~ro ~
1 volteconnesso, considerato a meno di una trasformazione
conforme,
sono3p-3, perchè
le
eguaglianze
ediseguaglianze
di cui sopra sono fra numerireali,
come pure sono reali i moduli.Passando alle curve caratteristiche dei
campi piani,
si hanno condizioni neces- sarie e sufficienti perl’ equivalenza
birazionale reale di due curvealgebriche
reali(il) Alcuni si trovano enunciati nella Nota citata in (~).
(12)
Vedi ancora la Nota citata in (1).(í3)
Vedi la mia Memoria citata in (4) ; cfr. anche 1’ altra mia Memoria citata in(6),
p. 88.di genere p,
presentanti
il caso di HARNACK(14),
ed aqueste
condizioni siappli-
cano le osservazioni testè fatte.
Cos ad
esempio,
le condizioniprovenienti
daltipo
delle corone circolaritagliate portano,
per le curvecaratteristiche,
condizionidipendenti
da numeri relativi adun sistema fondamentale di
integrali
normali diprima specie
aventi laparte
imma-ginaria
costante su ciascun circuitoreale ;
equeste
condizioni consistono inciò,
che certi
2~ -1
numeri relativi all’ una curva sianoeguali
aicorrispondenti
nu-meri relativi
all’ altra,
e certi altri2~ro -3
numeri sianolegati
aicorrispondenti,
relativi all’altra curva, da
ineguaglianze
attenuate. Si hanno cos perogni
curva4p-4 parametri, legati quindi
da(4~ - 4) - (3~ro - 3) =p -1 relazioni,
lequali però
sono sconosciute. La natura di esse deve esseredunque
tale che le dette ine-guaglianze
attenuate risultinoeguaglianze
in forza delle altreeguaglianze supposte.
(14)
Per i richiami relativi a quest’ argomento può vedersi CECIONI : Osservazioni sopra alcuni tipi di aree e sulle loro curve caratteristiche nella teoria della rappresentazioneconforme [Rendiconti del Circolo Matematico di Palermo, t. LVII (1933), pp. 101-122].