A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
F ERNANDO B ERTOLINI
Le funzioni additive nella teoria algebrica della misura
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 3
esérie, tome 12, n
o1-2 (1958), p. 155-162
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NELLA TEORIA ALGEBRICA DELLA MISURA
Nota di FERNANDO BERTOLINI
(a Roma).
Abbiamo
esposto,
in una nota di recentepubblicazione ([1]),
irapporti
che intercedono tra la ordinaria teoria della misura e della
integrazione (qual’è configurata
ad es. in[2], [3], [4], [5], ecc.)
e la teoria «algebrica
»di C. CARATHÉODORY
([6]), potenzialmente più generale
dellaprima.
Ricordiamo
cle,
in ultimaanalisi,
la teoriaalgebrica
della misura con-siste nello studio delle funzioni non
negative
e numerabilmente additive su un reticolodistributivo,
relutivamentecomplementato,
numerabilmente com-pleto
e dotato d’elementonnllo ;
nellapresente
nota intendiamo dimostrare che in tale teoria èimplicito
anche lo studio delle funzioni nonnegative
eadditive,
in modo che la teoriaalgebrica
della misura sipotrebbe
anche de-finire come lo studio delle funzioni non
negative
ed additive su un reticolodistributivo,
relativamentecon1plementato,
e dotato di elemento nullo.In altre
parole,
mentre da unaparte qualunque
teoremagenerale
sulle funzioni additive(e
nonnegative)
èapplicabile
inparticolare
alle funzioni numerabilmente additive(
e nonnegative),
d’altraparte qualunque
teoremagenerale
sulle funzioni numerabilmente additive(e
nonnegative) può
essertradotto in un teorema
generale
sulle funzioni additive(e
nonnegative).
Questo fatto,
che apre numerosi e interessantiproblemi, rappresenta
anostro
giudizio
una delle caratteristichepiù
notevoli della teoriaalgebrica
della misura.
1.
Preniesse generali.
Siaassegnato
un reticolo9?,
distributivo rela- tivamentecomplementato,
e dotato d’elementonullo ;
conveniamo di indi-carne la relazioni d’oràine col segno I-
« precede >>),
laoperazione d’interfe-
renza con i
segni 7-, e T í «
ultimo comuneprecedente ») rispettivamente
nei casi finito e
numerabile, l’operazione
dicongiunzione
con isegni
- eI 1
156
(« primo
comuneseguente »)
in modoanalogo, l’operazione
dicomplemento
relativo col segno -
«
meno»),
l’elemento nullo con 0(1).
Consideriamo
poi
la totalitàdegli
ultrafiltri del reticolo92 (2),
e adogni
elemento associamo l’insieme Adegli
ultrafiltri cui Rappartiene:
per
esprimere
clie A è associato ad R con talelegge,
scriviamo A =infine
chiainiamo A
la classe dei sottoinsiemi di X descritta da A = a R al variar di R in92.
È
noto(3) che,
se si assume insfl
come relazione d’ordine la relazionec
d’inclusione,
1) sfl
risulta un reticolo isomorfo ad92 rispetto
alla relazione d’or-dine,
equindi rispetto
alla interferenza ed allacongiunzione;
2)
inA
1’iuterferenza e lacongiunzione finite
s’identificanorispetti-
vamente con l’intersezione e l’unione
finite ;
3) ad A appartiene
vuoto z come elementonullo, quindi l’operazione
dicomplemento
relativo s’identifica inA
conquella
di díffe-renza
trainsiemi,
ed inoltre4) sil
risulta isomorfo ad92
ancherispetto
allaoperazione
di com-plenento
relativo.Iu
conclusione, i due
reticoliCf(
edA
sonoindistinguibili
in base alle loro sole e perquesta l’agioBe
converremo di indicare la relazione e leoperazioni
del reticolo,~
congli
stessisegni già
introdotti per il reticolo
92 (~),
i tuttavia il reticolosil presenta
ildi essere
(secondo
la nomenclatura usatain [3])
un anello diínsiemi,
entroun ambiente X. ,
Questo
risultato non vainterpretato
in un senso indebitamentelargo;
confrontando la
operazione
dicongiunzione
nel reticolosil
equella
di unione00
tra
insiemi,
si vede che l’insiemeI I Ak («
il minimo insieme contenente tuttiA2013i
gl’insiemi Ak
EA
edappartenente
allafamiglia A >>)
se esiste non coincide..
(1) Per la nomenclatura rinviamo ad
[1], [7], (8);
inoltre, abbiamo: « interferenza »= «Schnitt » ovvero « verbandstheoretischer Dnrchschnitt » (ted.) = « meet » (ingl.), « con- giunzione >> = « Biind » ovvero « verbandstheoretische Vereinigung » (ted.) = « join »
(iiigl.).
(2) Un ultrafiltro
(o
~-ï - ideale primo) è nn insieme x d’elementi di. tale che : 1} Oqx; 2) se è ed R2 E x, allora è viceversa ; 3) seod R2 E x,
allora è e viceversa. Cfr.
[7],
p. 107, ovvero[8],
p. 22.(8) Cfr.
[7],
p. 106, teor. 20.1, ovvero[8],
p. 28, teor. 5.2.(4) Si tenga presente peraltro, che in 61 i segni
i=,.!-..!., Il’
, sono rispettivamente equivalenti ai segni c , U, Fh f di inclusione, di unione (finita) e di intersezione(finita)
teoria
degli
insiemi.00
in
generale
con l’insiemeU Ak «il
minimo insieme contenente tuttigli
k=l
insiemi
A k
E.s~ »),
pur contenendolo. Precisamente :1. Data una successione d’insiemi vuoti e inutuaineitte
disgiunti
della
ftimiglia
si hase
quest’ultimo insieme
esiste.Per
dimostrarlo,
consideriamo la successioneelementi
del re-ticolo
92
ycosi
defini ta : -ovviamente si ha
Per
un noto risultato di teoria dei reticoli(5),
incR
esiste almeno un ultrafiltro x ~ cuiappartengono
tuttigli
elementi della successioneAvremo da un lato
mentre
dall’altro,
perogni
indice n , 9 la relazioi e«E6
ed in-plica
successivamente-- - ..
,
00
da cui segue subito
x q U
ciò che dimostra la tesi.n~1
È
immediato il corollario :’
II. Data una successione
(Az,)’01
di insiemi non vuoti e mutuamente dis.giunti
dallafamiglit
si ha(5)Cfr.[8],p.23,teor.4.3.
158
00
Difatti,
’ se fosseU A k =: A o
sarebbe il minimo insieme della fa-miglia ,~
contenenteAk,
equindi
avremrnoAk ,
contro ilteorema
precedente.
Questi
due teore i(ai quali
possono essere associati altri dueanaloghi,
relativi ad interferenze ed
iutersezioni)
mostrano che lafamiglia
d’insie1nisil non è ít t a-anello senso della teoi-ia
degli (secondo
la nomen-clatura adottata iu
[3]),
del caso banale che essa consista d’un nu-mero
finito
distinti. ,2. Il
primo
teoremad’equivalenza.
Sia ora definita snCQ
una arbi-traria funzione non
negativa
ed additivaF,
una funzione cioè tale da aversiAlla fuuzione F associamo la funzione
1: F,
definita sul reticoloA
almodo
seguente :
.
evidentemente,
la funzione 1: F è nonnegativa
edadditiva
sul reticolo inquanto
si haquindi
Viceversa, assegnata
una funzione G nonnegativa
ed additiva sul re-o ticolo
A ,
yponendo F (R)
= G(o R)
perogni
R ECf¿,
y si definisce una fun- zione nonnegativa
ed additiva su92 ,
ed anzi l’unica funzione tale da a- versi G = z F.Si conclude
dunque
che la trasformazione z pone unacorrispondenza
, biunivoca ’tra l’insieme delle funzioni additive e non
negative
su92
equella
delle funzioni additive e non
negative
suA;
èpoi
banale che tale trasfor-mazione è isomorfa
rispetto
alleoperazioni aritmetiche,
aquella
di combi- nazione lineare a coefficienti nonnegativi,
nonchérispetto
alla relazione.
In conclusione,
i due insiemi difunzioni
ora menzionati sono indistin-guibili
in base alle soleproprietà
intrinseche. Si osserviperò che
III. In base alla
proprietà (2)
del n.1,
lefunzioni
additive sul reticolosil
nel senso della teoriaalgebrica,
altio non sono chele fuuzioni
additive sullafamiglia
d’insiemisil
nel senso dellít ordinaria teoria dellamisnra; queste
ul-tiine a loro
volta,
altro non sono clce lefunzioni
numerabilmente additive sullafamiglia
d’insiemisil
nel senso della ordinaria teoria, della00
Basta dimostrare la seconda
asserzione ;
ma se èA o
=U Ak, Ao
EA,
k=l
Ak
EA k
= o(h, k =1, 2 , 3 , ... ; h ~ k),
in virtù del teorema Ilgli
insiemiAk
risultano tuttivuoti,
ad eccezione d’un numero finito diessi,
e
quindi
siha,
perogni
funzione G additiva sul reticoloA,
3. Il
secondo
teoremad’equivalenza.
Nell’insieme ambiente X introdu- ciamo ora lafamiglia c 3 d’insiemi,
definita come la minimafamiglia
d’in-siemi che includa
A,
e che sia chiusa alleoperazioni
di unione e di inter- sezionenumerabili,
nonchè di differenza tra insiemi(«
a-anello d’insiemi ge- nerato secondola
nomenclatura usata in[3]).
,Se nella
famiglia
d’insiemiCX3
si assume l’inclusione c come relazioned’ordine, CX3
risulta anch’essa un reticolodistributivo,
relativamentecomple- mentato,
numerabilmentecompleto
e dotatod’eleménto nullo ;
osserviamo che inquesto
reticolo leoperazioni
di interferenza econgiunzione
numerabilis’identificano
rispettivamente
conqnelle
di intersezione ed unione numera-bili, l’operazione
dicomplemento
relativo conquella
didifferenza,
mentrel’elemento nullo non è che 1’iusieme vuoto o
(6).
Pertanto le funzioni numerabilmente additive sul reticolo
CX3
nel sensodella teoria
algebrica
altro non sono che le funzioni numerabilnente additive sullafamiglia
d’insiemiC)3
nel senso della ordinaria teoria della misura...Vogliamo
dimostrare ilseguente
teorema foi>dainentale :IV.
Ogni
nonnegativa
e additiva sul reticolosIl,
e soltanto unatale
funzione,
è la traccia susil
d’unafunzione
nonnegativlt
e numerabilmente additiva sul reticoloC)3.
(6) pertanto non sarà necessario introdurre nuovi segni per le operazioni del reticolo
c8 ; cos i segni n e (i segni u e U) indicheranno indifferentemente l’operazione d’in-
terferenza e l’operazione d’intersezione tra insiemi (l’operazione di
congiunzione
suJi3 e quella di unione tra insiemi), rispettivamente nel caso finito e nel caso numerabile.
160
Sia .8 un funzione non
negativa
e numerabilmente additiva sul reticolo~ ,
unafunzione, cioèy
9 tale da aversiEvidentemente,
sul reticolosfl
avremoe ciò
significa appunto
che la traccia della funzione Il suA,
chiamiamolal~ ,
è una funzione nonnegativa
ed additiva sul reticolo ,~ .Non
possiamo, però,
dedurre che G sia numerabilmente additiva sul reticoloA
nel senso dellateoria algebrica :
ingenerale.,
dalla relazionepossiamo
solo concludere che00 00
,
2, ... ; h =t= k),
e non necessariamente 2 G(Ak)
= G( 1 1 Ak) ;
ciòdipende
~=1 k=1
dal fatto che il reticolo
A
ingenerale
è subordinato al reticoloC 3
solofi- nitamente,
ma non numerabilirtente(cfr.
teor.1) (7).
E veniamo ora a di rnostrare la seconda metà del teorema.
Assegnata
una funzione G non
negativa
ed additiva sul reticoloA,
definiamo suc 3
la funzione H al modo
seguente :
1) g(B) _ -~- oo ,
se non esiste alcuna successione d’insiemi appar- tenenti allafamiglia A,
l’unione deiquali contenga
l’insiemeB; ,
cxJ 00
2) H (B) = inf Z
G(Ak) : Ak E .~ (k =1 2,...), B
ck=1 U Ak , Ì se esiste
qualche
successione d’insiemi dellafamiglia A,
l’unione deiquali
con-tenga
B(8).
(’) Si vuol dire, che le operazioni di interferenza e conginnzione finite nel reticolo Jí3 snbordinano le operazioni omologhe del reticolo a; NON si può dire altrettanto nel caso
numerabile, vedi teor. I.
(8) Ossia, g (B) è eguale all’estremo inferiore dell’insieme numerico descritto dalla
00
quantità _Y G (àk) al variare comunque della successione , pnrchè inclusa nella
k=1 ~
famiglia.
a e ricoprente l’insieme B.Basterà ora osservare che la
famiglia sil
d’insiemi è chiusarispetto
alladifferenza,
e che la funzione G per il teorema III ’è numerabilmente addi- tiva sullafamiglia .sfl
nel sensodell’ordinaria
teoria dellamisura,
per con- cludere(9)
che la funzione H è numerabilmente additiva sul reticoloCJ3,
ela sua traccia
su sil
altro non è che la funzione G.Con ciò il teorema è
completamente
dimostrato.4.
Funzioni numerabilimente additive
sulreticolo
Il teorema d’e-quivalenza
verràopportunamente
chiarito da un criterio di additivitànume-
rabile sul reticolo
92,
che veniamo ad esporre.Sia data una funzione non
negativa
ed additiva snl reticolo92 ,
o, ciò che fa lostesso,
lacorrispondente
funzione 7: F sul reticoloA ;
i per il teoremad’equivalenza,
z .~ è la tracciasu sil
d’una funzione H non nega- tiva e numerabilmente additiva suC)3;
sussiste il teorema:V.
Affinchè
lafunzione
F sia numerabilmente additiva sul reticolosupposto
numerabilmentecompleto,
occorre e bastache,
perogni
successione znsiemidisgiunti
dellafamiglia
si abbia’
Difatti,
e
questo
dimostral’asserto,
se si tien conto che i due reticolicy¿
esil
sonoisomorfi.
5.
Conclusione.
Il risultato dellapresente
ricercapuò dunque
riassu-, mersi nel
seguente
enunciato :Ogni
reticoloCR distributivo,
relativamentecomplementato,
e dotato d’ele-mento
nullo, è,
a menoisomorfismo, subordiuato finitamente
adanalogo
reticolo rcumerabilmente
completo,
ingitisa tale,
cheogni funzione
non ne-gativa
ed additiva su~ ~
e soltanto una talefunzione,
é la traccia d’unafunzione
numerabilmente additiva suOR’
e- nonnegativa.
(9) Cfr.
[6],
pag. 236, teor. 5. D’altronde, il teorema poteva anche dimostrarsi osser-vando che, poichè nel senso della ordinaria teoria della misura la famiglia 9 è un anello
d’insiemi e la funzione G vi è numerabilmente additiva e non negativa (teor. 111), la fun-
zione G può esser prolungata su 1d3 in modo olassioo ; abbiamo però preferito non uscire
dall’ambito della teoria algebrica,
162
Questo
risultatogiustifica
la nostraasserzione,
che nell’ambito della teoriaalgebrica
della misura lo studio delle funzioni additive nonnegative
è
implicito
nello studio delle funzioni numerabilmente additive non nega- tive.Difatti, se C
è un teorema valido per lagenerica
funzione numera-bilmente additiva e non
negativa,
su u11 arbitrario reticoloOR,
«relati-vizzando (per
cosdire)
algenerico
reticolo subordinato adOR
otter-remo la
generalizzazioue
delteorema C
al caso delle funzionisemplicemente
additive e non
negative.
In base a
queste considerazioni,
lageneralizzazione (al
caso della sem-plice additività)
di teoremi classici comequelli
diLEBESGUE,
di RADONNIKODYM,
diHAHN, eccetera,
sipuò
dire aportata
di mano. ,A
questo
studio sarà dedicata unaprossima
nota.Roma, 21 Gennaio 1958
BIBLIOGRAFIA
[1] - F.
BERTOLINI, La teoria atgebrica della misura e della integrazione, e suo rapporto con lateoria classica, in « Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa », serie III, vol. XI, Fasc. III-IV, 1957.