A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
G UIDO F UBINI
I principii fondamentali della teoria delle funzioni armoniche negli spazi a curvatura costante
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 1
resérie, tome 9 (1904), exp. n
o2, p. 1-39
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I PRINCIPII FONDAMENTALI
DELLA
TEORIA DELLE FUNZIONI ARMONICHE
NEGLI
SPAZI
ACURVATURA COSTANTE
GUIDO FUBINIQuesto
lavororaccoglie
alcuniteoremi,
che estendono allospazio
curvo alcune delleproprietà
delle funzioni armoniche dellospazio piano; questi teoremi,
che io spero nonprivi
diogni
inte-resse, hanno lo scopo di preparare la trattazione
rigorosa
di alcunealtre
questioni.
Devo avvertire
però
chequi
manca la trattazione diquelle
pro-posizioni,
la cui estensione èimmediata,
o di per sèstessa,
o ricor- dando altri risultati delpresente
lavoro.Nelle
prime pagine
stabilisco leproprietà
di alcuniintegrali,
che mi
permettono,
fral’ altro,
di estendere i metodi di Neumann.Mi occupo
quindi
delproblema
diDirichlet,
che risolvo in modoesplicito
per lasfera,
deducendone infine alcuni risultati.Dò infine
degli sviluppi
in serie per le funzioni armonichenegli spazii curvi,
ciò cheporta
senz’ altro allageneralizzazione
di alcunidei
teoremi,
chel’Appell 1)
dimostra per lospazio ordinario,
tracui un teorema
analogo
al teorema diMittag-Leffler
ecc.Avverto infine che molti di
questi
calcoli saranno svolti nellospazio
ellittico, notandoperò
neipunti fondamentali, quando questi
risultati continuano a valere nello
spazio iperbolico.
Dò infine alcune
generalizzazioni
del processoalternato,
valevolianche nello
spazio piano, (che
ci sarannoimportanti
per unaricerca,
cui forse dedicherò una
prossima nota,
sulle funzioni armoniche che ammettono un gruppo discontinuo finito oinfinito)
e che non sonoforse
sprovviste
diogni
interesse anche studiate per sè.i) cta Mathematica, tomo 4. o .
§. 1. Supporremo
lospazio
a curvatura+ 1,
e useremo le coor- dinatedi
Weierstrass, legate
dalla:Potremo porre:
diventa:
Le coordinate
(r, 8 , cr)
cos definite sono leanaloghe
delle coordi- natepolari.
Eprecisamente
r è la distanza dalpunto (Xl, X2 , X3, X4)
al
punto (1,
0, 0,0);
0 èl’angolo
che ilraggio
unentequesti
duepunti
fa con la retta unente(1,
0, 0,0)
e(0,
1, 0,0) ;
einfine 9
èl’angolo
che ilpiano proiettante
ilpunto (xi)
daquesta
ultima retta fa colpiano X4
0.Se ne ha che: ’
Facilmente si dimostra l’esistenza di funzioni V armoniche
(cioè
soddisfacenti alla chedipendano
dallasola r, o
dalla
sola 9
o dalla sola 0. Inparticolare cotg r
è armonica.§.
2. -Immaginiamo
ora un campo c a tredimensioni,
e indi-chiamo con p la distanza da un
punto
a unpunto
variabile di T. Sia infine una funzione(integrabile)
delle coordinate delpunto
mobile di c.Studieremo
1’ integrale
-supposto
cheesista;
considerazioniperfettamente analoghe
aquelle
che si fanno per il
problema
simile nellospazio
euclideo dimostrano che essorappresenta
una funzione delpunto (xi)
continua in tutto lospazio;
fuori di z esso ha anche derivate finite econtinue,
ottenibili con derivazione sotto il segno
d’integrazione.
Fuori di z è
dunque
Fin
qui
le dimostrazioni diquesti
enunciati nulla offrirebbero di nuovo ; passeremoperciò
allo studio delle derivateprime
entroil campo ~c, p. e. secondo una direzione
qualsiasi s
uscente da unpunto--0
di T. Ricordiamoperò
che noi non vorremmo entrare inquestioni
diparallelismo,
cosicchè sempre(quando parleremo
diuna direzione
s)
dovremoparlare
di unpunto,
da cui essa esca.Esaminiamo
Questo integrale rappresenta
entro una funzione finita e con-tinua,
comeapparirà
del resto tra breve. E’ noi dimostremo cheesso è
proprio uguale
aPrendiamo
perciò
sulla retta s uscente da 0 unpunto 0’,
puredentro z,
vicinissimo alpunto
0. Etogliamo
da c un intorno di 0e un intorno di 0’ non intrecciantisi e sia r il campo residuo.
Poniamo
indichiamo con po, o,, le distanze da un
punto (xi)
ai duepunti
0,
0’,
eponiamo
infineSarà
Sia ora c
(e quindi anche z)
cospiccolo,
cheper
ogni posizione
delpunto (J’Ji)
entro r.Allora,
essendo i _.sarà pure
e
quindi :
Nè
1’ ipotesi
testè fatta su zpuò
limitare lageneralità, perchè,
se,r fosse
più ampio,
noi lo spezzeremmo in dueparti,
una c’pic-
cola a
piacere,
racchiudente 0, 0’ e soddisfacente alla condizionerichiesta,
e un’altra z" esterna, cui 0, O’ risulterebbero esterni.Per z" nulla vi sarebbe da
dire,
e basterebbe limitarci allo studio di ~c.Studiamo ora i due
integrali
del terzo membro dell’ultimaformula; esprimiamo perciò d
con coordinatepolari.
Se noi pren- diamo p. es. ilpunto
0 comepunto (1, 0,
0,0) ;
allora -e
1’ integrale
diventa :
che è
piccolo
apiacere con z
equindi
anche con r.Analogamente
perFacciamo ora tendere a zero
gli
intorniesclusi,
cioè facciamotendere t verso r; le
proprietà precedenti
continueranno a sassi- stere. Ma ancheè
piccolo
apiacere
con z; ciò dimostra un’asserzioneprecedente-
mente fatta e si verifica
passando
al solito a coordinatepolari,
eosservando che
dove
(poi, ds)
èl’angolo
delle duerette s, po.
Premesso
questo, spezziamo
r in dueparti,
una t’piccola
apiacere,
racchiudente ipunti
0,0’,
e una z"residua,
a cui 0 sarà- esterno.
Avremo:
Se ne trae che
è
piccola
apiacere
equindi:
ossia :
§.3.
- Piùcomplicata
è invece ladiscussione, quando
si vo-gliano
studiare le derivate seconde di V dentro r, sebbene anchequi
la trattazione ricordi inparte
qua e làquanto
si fa nellospazio piano. Immagineremo
di voler studiarenel
punto
O interno a r, e dove s indica una direzione uscente da o.Spezzeremo
V in due altriintegrali,
uno in cui abbia unvalore costante
7~0 (il
valore di k nelpunto 0)
e l’altro in cui kassume nel
punto
O un valorenullo,
e sia continuo in 0.Cominciamo dal
secondo,
ammettendo cherestino uniformemente
integrabili
suogni
direzione uscente dalpunto
0.Dimostreremo che
nel
punto
0.Immaginiamo,
comeprima,
unpunto
O’ pure interno a ~, vici- nissimo alpunto
O ed escludiamo da t un intorno di 0 e un intorno di 0’(escludentisi)
e sia :t il campo residuo.Osserviamo che
col solito
significato
dei simboli.Sia
Sia infine
un
punto
variabile nel campo r, e sia r la distanza da C alpunto
0’.Avremo,
perquanto
abbiamo visto:, Notiamo che:
misura il coseno della distanza dal
punto
C alpunto
coniugato
di 0’ sulla retta O O’ ed eperciò uguale
adove v è
l’angolo,
che la retta z" forma con la retta o’0’1.
Avremo :
Per
quanto
abbiamo detto è:Cos pure, essendo:
ed s abbastanza
piccolo,
equindi cos 8
abbastanzaprossimo
a 1, 2resta inferiore a un limite finito.
Ricordiamo ora
l’ipotesi
fatta per k.Ne dedurremo che
è
piccolo
apiacere
con r.Osserviamo ora che:
e che
resta inferiore a un limite determinato e finito.
Ne
dedurremo,
ricordando le soliteipotesi,
che ancheè
piccolo
apiacere
con t;basta,
per vederquesto,
passare a coor- dinatepolari.
Il resto della discussione è ora
privo
diqualsiasi
difficoltà:spezziamo
il campo z in duepezzi:
uno Tpiccolo
rinchiudente ipunti
0,0’,
e l’altroT’,
cui O èesterno;
V sarà somma di duefunzioni
V’,
V" date da:-
Ora: O
La differenza del
primo
membro sipuò perciò
renderepiccola
a
piacere
cond s, (ossia
con la distanza O0’)
e colcampo z",
dacui essa è
indipendente. Quindi :
-
,
Anche per derivate seconde è
legittima dunque
la derivazione sotto il segno, e vale la formola di PoissonVogliamo
ora studiare l’altro caso, il caso cioè in cui k è unacostante
ko .
I soliti
spezzamenti
rendono ben chiaro che basterà limitarci allo studio di un intorno di 0piccolo
apiacere,
tutto interno a r,e di forma
qualsiasi,
p. es. di forma sferica col centro in 0.Prendiamo 0 come
punto (1,
0, 0,0)
e usiamo coordinatepolari ;
calcoliamo
in un
punto (r, 05 9), supposto (ciò
che abbiamo visto non limitare lageneralità)
che t sia una sfera di centro 0 eraggio
s. Ciò si fafacilmente, spezzando questa
sfera r in dueparti,
di cui una siauna sfera
tangente
a r e col centro in(r, 6, cp)
e l’altra laparte
residua. Otterremo :
Donde ricaviamo che varrà sempre, sotto le ammesse
condizioni,
la formola di Poisson:
che dimostra non
potersi
ottenere le derivate seconde derivandosotto il segno
d’integrazione.
Tacerò
qui
delle estensioni di altri teoremi(p.
es. di Newtonecc.)
affatto immediate.~. 4
Accennerò di volo alle formule relative allospazio
diLobacevskij
a cui i risultatiprecedenti
si possono ancora gene-ralizzare,
sebbene per le derivate seconde occorra uno studioleggermente
differente.Se lo
spazio
è acurvatura - 1,
le coordinate di Weierstrasssono
legate
dallacosicchè si
può
porrecol
precedente significato
dei simboli.L’elemento lineare
assume la forma :
L’integrale,
finorastudiato,
hal’analogo
inmentre si ha
§. 5.
Civolgiamo
ora a studiare altriintegrali,
eprecisamente c,ii integrali
che sipresentano
nellaseguente formula,
estensionedi
quella
di Greencol solito
significato
dei simboli. Essi sono di due forme:Noi comincieremo col
primo,
dove con p indichiamo al solito la distanza da unpunto (xi)
dellospazio
a unpunto
mobile su a, e con 3 intendiamo un pezzo disuperficie,
dotato delleproprietà,
cui
più
tardi accenneremo, eregolare
in ognuno deipunti,
cheesamineremo 1~ .
La
seguente discussione,
sebbeneapplicabile
anche allospazio euclideo, è, credo,
assolutamente differente daquanto
si fa di so- lito inquesto spazio,
ancheperchè
nel nostro caso nonpossiamo parlare
di derivate secondo una direzione.L’integrale
ci
rappresenta
una funzione esistente in tutto lospazio,
finita econtinua,
le cuiderivate,
eccetto alpiù
su o, sono ottenibili conderivazione sotto il segno
d’integrazione,
cosicchè eccetto alpiù
su aPer fare
queste
verifiche bastaripetere parola
perparola
lecose
analoghe
dellospazio piano,
appena sisappia
mutare il nostroi) Con la parola « regolare » intendiamo che le equazioni, che trove-
remo, definenti a ammettano, derivate finite e continue, fino all’ordine
che ci occorrerà.
integrale
in un altrointegrale
esteso a un’areapiana;
siccomequesto passaggio
ci sarà anche utilepiù tardi,
noi nesvolgeremo
effettivamente il calcolo.Consideriamo a tal fine un elemento da e il
piano Q tangente
a e3 in un suo
punto B;
sia tl’angolo,
che 9. forma con unpiano
w;sia a la distanza da B al
punto
L delpiano
M,coniugato
alla retta(ro, Q).
Ilpiano
ro sia ilpiano- x4 = 0,
ilpunto
L sia ilpunto (O,
0,1, 0)
cosicchè sulla rettaQ)
esisteranno ipunti (1, 0,
0,0)
e
(O, 1, 0, 0) ; queste ipotesi
nullatolgono
allageneralità.
Le coor-dinate di B siano
dove
Le coordinate di due altri
punti
di d,3 sianoLe
proiezioni ortogonali
diquesti
trepunti
sulpiano o
sarannorispettivamente
I
quadrati
delle aree deitriangoli
formati daqueste
due terne dipunti (una su ( .2,
e una sum)
sarannodate,
a meno di uno stessofattore numerico da:
e da:
Dunque
ilrapporto
R tra le aree dellaproiezione
su m di d’1e di d’J stesso è
Prendiamo come
piano
oo su cui siproietta
ilpiano tangente
a a in un suo
punto 0 ;
e su roprendiamo
come coordinate la di-stanza p’
dalpunto
0 e l’anomalia 6(contata
apartire
da unraggio qualunque).
L’ integrale precedente
diventa:R. S’c. Norm.
18
dove
Le verifiche dei fatti enunciati sono allora immediate.
Vogliamo
ora esaminare sottoquali
condizioni risulta vera inquesto
caso la formola di Poisson relativa alle derivate normali delprecedente integrale,
cosa per noiinteressante, perchè
siricollega
auna formula della teoria dei
doppi strati,
donde anche inquesto spazio
si ricava un metodo(di Neumann)
per la risoluzione delproblema
di Dirichlet.Immaginiamo
unpunto
Aposto
sulla normale n a q in un suopunto
0, che si muova su n. Calcoliamo perogni posizione
di A1’ integrale
-dove
però (a
differenza diquanto
avviene per idoppi strati)
laderivata è da
prendersi
secondo la citata direzione fissa n.Spezziamo
V in dueparti,
una V’ relativa a unpiccolo
in-torno o’ di 0, e una V’ relativa al campo residuo 3".
dV"
’ Nulla v’è a dire in
quanto a o’ perchè j
è chiaramente con-dn tinua su tutta la retta n.
Occupiamoci perciò
diSi ha se
ko
è il valore nelpunto
0,Per
l’ipotesi
dellaregolarità
di i nelpunto
O si vede facilmente che il secondointegrale
del secondo membro diquesta
formula èpiccolo
apiacere
cona’,
appena si ammetta che sia un con-veniente infinitesimo. Di esso è
perciò
inutileoccuparci.
Studiamodunque
ilprimo
dei dueintegrali citati,
che noi indicheremo con(1).
Per conservare la massima
generalità
studiamo insieme un altrointegrale,
che indicheremo con(2),
e che siottenga
daquello,
cam-biando n in n
(dove
è la direzione della solita normale in 0opposta
allan).
E indichiamo con >2 la somma diquesti
due inte-grali.
Ora osserviamo che la derivataè presa secondo una direzione fissa n ;
perciò questa espressione
misura
l’angolo
solido sotto cui da unpunto
B di d,3 si vede un elementoequivalente
ad1’, posto
in A normalmente alla 7~. E sotto laparola
"angolo solido ,
intendiamo laproiezione
diquesto
ele-mento fatta dal
punto
B considerato sul suopiano polare.
Un risultato
analogo
vale perl’integrando
relativoall’ integrale,
che abbiamo indicato con
(2).
La somma X di
(1)
e(2)
sipuò dunque presentare
come unintegrale
esteso a6’,
dove il differenzialeintegrando
è la sommadegli angoli
infinitesimi sotto cui da unpunto
B variabile di a’ si vedono due elementi normali a n eposti
a distanze(in
versoopposto) n
ed n dalpiede
0 della normale n. Consideriamo laproiezione
B’ delpunto
B sulpiano w tangente
nelpunto
0.E nel
computo
della somma diquesti
dueangoletti
sostituiamo ilpunto
B’ alpunto B; indichiam9 1:’
ciò che diventa 5dopo questa
modificazione.La differenza delle due funzioni sotto il segno
integrale
in 2:e E’ è
dunque
una funzione delpunto
variabile dic3,
infinitesimacon la distanza s da esso al
piano tangente
in0,
ed evidentemente nulla in 0,qualunque
siano ~z, ~ . La distanza s è per lasupposta regolarità
di a in 0 infinitesima di second’ordinerispetto
afi’ ;
machecchè sia di
questo,
noi supporremo soltantoche,
per lasupposta regolarità,
si possascegliere
3’ tantopiccolo,
in modo chequesta differenza, già
nulla in 0, resti inferiore a un valore finito per tutti ipunti
dio’, qualunque
siano n, n’ 1~ .E allora è ben chiaro che alla considerazione di 3’
(o
di u per quanto abbiamogià visto)
sipotrà
sostituire la considerazione dii) Basterebbe anzi supporla uniformemente integrabile (rispetto ad n e n’) in un intorno di 0.
20
un’area
piana piccola
apiacere, posta
nelpiano tangente
di a nelpunto 0,
e con un valore~o
costante di k. Aquest’area piana potremo
evidentemente supporre una formaqualunque,
p. e. circo- lare col centro nelpunto
0.Sia
0 A n,;
sia C unpunto
variabile della nostra areapiana,
e sia Sarà
E il nostro
integrale
diventa cos là derivatarapporto
a n didove R è una costante
dipendente
dalraggio
del cerchio.La nostra derivata sarà:
’
Essa ha
perciò
un limite determinatoquando n
tende a zero, ossiaquando
A tende verso ilpunto
0. Facciamo tendere A verso O dalle dueparti
di 3; i suoilimiti, che,
indicheremo condv dv
sono
legati
dalla --- ---che,
sotto le fatteipotesi,
vale ingenerale.
Osservazione 1.a,- Con una
ipotesi
relativaagli integrali (1), (2) analoga
aquella
fatta per la loro somma5,
troveremmo che anche le derivate secondon, ri
tendono a un limite determinato perSe
1’ ipotesi
da noi fattaper E
valesolo, quando n
ed 9 ten-dono a zero in modo
determinato,
il nostro risultato vale solo inquesto
caso.Osservazione Il.a - Invece di un
piano tangente,
sipotrebbe
usare una sfera
osculatrice,
o un’ altrasuperficie qualunque
tan-gente
in 0 per cui sipotesse
verificare in un modoqualsiasi
laformula di Poisson relativa almeno al caso di k = costante. Am- mettendo per
questa superficie un’ ipotesi analoga
aquella
fattadianzi relativamente al
piano tangente,
estenderemmo la formula di Poisson ad altri casi.Osservazione 111.a - Per lo
spazio iperbolico valgono
tutte leprecedenti discussioni,
e iprecedenti risultati,
coml è senz’altro evidente.§.
6. - Studiamo oral’integrale
dove
k,
a hanno il solitosignificato ; n
è la normale nelpunto
va- riabile di a. -Qui
le considerazioni sono identiche aquanto
si fa nellospazio
euclideo
1), perchè qui
di misural’angolo
solido(Cfr. §. 5)
sotto cui 3 è visto dal
punto,
cui si riferisce p.Posto
questo,
i metodi di Neumann sono senz’attroapplicabili 2);
i
pochi cangiamenti
da introdursi non sarebbero cheverbali,
e ione
sopprimerò
la discussione._
7.
- Ci sarà molto utilepiù
tardi ilseguente
teorema:Se è data su una chiusa convessa
(p.
es. su unasfera)
una catena T di valori a il metodo cLi Neumann sia
applicabile,
la
funzione
U armonica entro ~ che ne vienedefinita
è inogni punto
interno a ~’ il di una
funzione
armonica U’ cheprende gli
stessi valori T diU,
tranne chenegli
intorni ro di uno opiù
i) Cfr. NEUMANN. Logaritmisches itizd Newtonsches Potential. S. 136.
~ NEUMANN. L. cit., pag. 160.
.punti
0 di1,
in numerofinito,
in cui essa siannulla,
col tenderea zero di
questi
intorni.La dimostrazione di
questo
teorema per noifondamentale,
sar àda noi svolta
dapprima
nel casoparticolare
che U è nullo e con-tinuo in 0.
In tal caso osserviamo che U’ U
rappresenta
una funzionearmonica,
i cui massimi e minimi sono suI,
ossia(se
non sononulli)
si trovano su co; e col tendere a zerodegli
intorni w,questi
massimi e minimi tenderannoperciò
a zero.
Consideriamo ora il caso
generale ;
eimmaginiamo
U’svilup- pata
in serie al modo di Neumann.Immaginiamo poi gli
intorni wdefiniti da un
parametro ~,
che si annulli conessi;
lefunzioni,
checostituiscono i
singoli
termini dellosviluppo
di U’ saranno, per noteproprietà degli integrali
definiti continui in A. Se noi dimostreremo che la nostra serie è uniformementeconvergente
ancherispetto a ).,
il nostro teorema sarà dimostrato. Maquesto
fatto è imme- diatamenteevidente, quando
sipensi 1)
che la convergenza diquella
serie si dimostra confrontando la serie stessa con una pro-gressione geometrica decrèscente,
il cuiprimo
termine è l’oscillazione alcontorno,
oscillazione che nonpuò
superarecontemporaneamente, qualunque
sia )., il massimo valore assoluto e la massima oscilla- zione della catena data T.§.
8. - Noi ciproponiamo
ora la risoluzione delproblema
diDirichlet nel caso della sfera per mezzo di un
integrale
definito.Questo problema
riesce determinato in modounivoco,
dando la forma che deve averequesto integrale ;
e noiseguendo
le coseanaloghe
dellospazio piano,
ci proporremo chequesto integrale
debba avere la forma
i) NEUMANN. L. cit., pag. 187-188.
dove V sia la catena
prefissata
di valori sul contorno 3 della nostrasfera,
e A sia una funzione da determinarsi delpunto
variabiledi o, e del
punto,
in cui noivogliamo
calcolare la nostra funzione.Noi ora costruiremo effettivamente
questa
funzione A risolvendo cos la nostraquestione
in modocompleto.
Osserviamo intanto che nella
la somma del secondo e del terzo termine coincidono a meno di
un
fattore,
funzione dellasola r,
con laespressione analoga
dellospazio piano.
E siccome
precisamente
daquesta
somma si deduce nellospazio piano l’equazione,
cui devono soddisfare le funzionisferiche,
sipuò
pensare che la teoria di
queste funzioni,
tanto nellospazio piano
che nello
spazio
curvo deve avereanaloghe applicazioni.
Cerchiamo
perciò
di determinare una funzione armonica nel nostrospazio
e che sia ilprodotto
di una funzione sferica di indice n, che indicheremo conSn,
per una funzione R della sola r. Neavremo:
Posto
t= cotg r, questa equazione
diventa:e, fatto
essa diventa:
Le varie forme date a
questa equazione
dimostrano che unicipunti singolari
sono ipunti
Nello
spazio iperbolico
le formuleanaloghe
sarebberoe, posto,
ossia, posto
i cui
punti singolari
sonoossia
Considerate le R solo sull’asse reale del
piano complesso
della r,esse, a distanza
finita,
nonhanno,
in entrambe le metrichecitate,
che ilpunto singolare
Vediamo,
p. es. nellospazio ellittico,
che cosacapita
inquesto punto,.
Calcoliamo facilmente
l’equazione determinante,
le cui radici sonoE siccome noi
supponiamo
chene ricaviamo che certamente alla radice n
corrisponde
unintegrale
uniforme nel
punto p=0,
Di
più vediamo,
con le soliteformule,
che anche alla radicecorrisponde in p
= 0,(r
=o)
unintegrale uniforme,
dotatoperò
disingolarità polare.
L’integrale corrispondente
alla radice n èQuesto integrale
siesprime
facilmente perfunzioni
triche o per
integrali definiti.
Alla radice n 1
corrispondono rispettivamente
iseguenti integrali :
Studiamo frattanto i
primi
diquesti integrali, corrispondenti
alla radice n.
Noi li indicheremo indifferentemente con
e noi vediamo che in tutta una striscia
(del piano complesso p) comprendente
l’assereale,
ma non ipunti
(in
cui ci è inutile studiarequesti integrali)
le nostre funzioniR,
si
ottengono
conprolungamenti
analiticidappertutto finite,
continuee monodrome e, per i teoremi di
Mittag-Leffier
si possonoespri-
mere
quindi
con una serie di funzioni razionaliconvergente
in tutta la striscia.Le
espressioni
.-sono
dunque
funzioni armoniche.Ora il nostro
integrale
"""deve,
peripotesi,
entro jrappresentare
una funzionearmonica;
facciamo per un momento
l’ ipotesi
che esso siasviluppabile
in unaserie della forma
Si tratta di determinare le funzioni
Sn ;
sia P ilraggio
dellanostra sfera
2 .
°Se noi
immaginiamo
che il nostrosviluppo
debba valere anche al contorno i dellasfera, (su
cui la nostra funzione armonicaprende
i valoriprefissati V)
ne dedurremoE noi ammetteremo di
più
per un momento che V sia su asviluppabile
per funzionisferiche,
e che unicosviluppo
sia con lesolite notazioni Ne deduciamo
Se
dunque
tuttequeste
nostreipotesi
sono conformi al vero nededurremo che sarà
che ci
permette
di supporre che sarà:Scopo
nostro è ora di stabilirerigorosamente queste
due ultimeformule,
al cuiproposito
osserveremo cheogni
termine diquesti sviluppi
sipuò esprimere semplicemente
per mezzo diintegrali
definiti.Questa
dimostrazione sarà intanto svolta nel caso che lo svi-luppo (CI.)
sia effettivamentepossibile,
e che la serie del secondo membro di(o~)
sia uniformementeconvergente.
Posto
ciò,
dobbiamo intanto farvedere,
comeprirria
cosa, chei nostri
sviluppi
hanno effettivamente unsignificato,
cioè cheche
comparisce
nel denominatore del terminegenerale
non è nulloper nessun valore di P
(P t 0),
ossia che lefunzioni (p) hanno,
oltre
Z’ origine,
alcun altro zero sull’asse reale.Questo
fatto riesce immediato con laseguente
considerazione. Si osservi che la funzioneè una funzione armonica dentro una
qualsiasi
sfera diraggio C .
2 *Supponiamo
che perr, T
sia
Allora U sul contorno della sfera di
raggio
ridotto r èdap- pertuto
nulla.Allora
U,
essendoarmonica,
dovrebbe esseredappertutto
nullaanche dentro
questa sfera, ossia,
come se ne ricavafacilmente,
lafunzione
R (p)
dovrebbe essere nulla in tutto il pezzo dell’asse reale
dall’origine
a z; ciò che è evidentemente assurdo.
Ma
possiamo
dire dipiù:
Le
funzioni Rn (p)
semiasse reale_positivo
delpiano
com-plesso
p sonofunzioni positive
crescenti con p.Consideriamo la nostra solita sfera e sia
Pn (cos v)
la solita funzione della distanza
sferica y
di unpunto generico
dellasfera un
punto
fisso o della sfera stessa.Lungo
il diametropassante
per ilpunto
0, sarà:Pn (cos ~~)
_ :t: 1per note
proprietà
delle funzioniPn .
Quindi
suquesto
diametro la nostra funzione U avràsempli-
cemente i valori
’
Nel
punto
O e nelpunto
diametralmenteopposto
la funzione U avràdunque
i valoriU =:~-: Rn (t) .
Ma, poichè
i massimi e minimi di una funzione armonica si trovano al contorno del campoe: BPn(cosï)1 ~
1 sarà(per
Ma per p
prossimo
a zero Rn(p)
èpositivo
evidentemente. Epoichè
non si annulla mai sull’assereale, Rn (p)
sarà sempre po- sitivo e dipiù
Passiamo ora allo studio
degli sviluppi
e(~~).
E cominciamodallo
sviluppo
del secondo membro della(~)
Dimostreremo che
(per
le fatteipotesi
sullosviluppo (a))
essoè
convergente,
erappresenta proprio quella
funzione armonica U che sul contorno di 3prende
i valoriprefissati V,
e della cui esi-stenza ci accertano i metodi di Neumann.
Consideriamo infatti la differenza
Essa
rappresenta
chiaramente una funzione armonica dentro la nostrasfera ; quindi
i suoi massimi e minimi sono al contorno a dellasfera, ossia, poichè
suquesto
contornoessi coincidono coi massimi e minimi della differenza
Ma per la abbiamo
subito,
ricordando che abbiamosupposto
il secondo membro della
{x)
uniformementeconvergente
su a, chequesti
massimi e minimi sono per n abbastanzagrandi piccoli
apiacere.
Anche(s)
èdunque
per n abbastanzagrande piccolo
apiacere
e si hadunque proprio
Posto
questo, passiamo
ora allo studio della(y),
e cerchiamointanto di vedere se la serie che vi
comparisce
nel secondo membro èconvergente.
Osserviamo intanto
che,
essendo evidentemente:sarà,
perquanto
abbiamodimostrato,
Di
più
se inil valore di y è compreso tra
è certamente
Per mezzo di
queste disuguaglianze
si vede ben facilmente che la nostra serie èconvergente,
tranne al massimo sopra ildiametro,
cheproietta
ilpunto,
dove noivogliamo
calcolare la nostra fun-zione
U ;
anzi se noi escludiamo dalla sfera unpiccolo
cono, di cuiquesto
diametro sial’asse,
e di cui il centro della sfera sia il ver- tice, la nostra serie sarà uniformementeconvergente
dentro il campo residuo.Questo
cono determinerà sullasuperficie
della sfera duepiccole
aree w, w’.Immaginiamo
ora sulla sfera una catena di valoriW,
che coin-cida con V in tutti i
punti,
tranne che su,
,
M, > 00 in cui si annulla.
E
pensiamo
alla funzione armonica T(della
cui esistenza ci accertano i metodi diNeumann)
esistente dentro la nostrasfera,
e che al contorno assume i valori W. Indichiamo con s la
parte
della
superficie
della nostrasfera,
che se nericava, togliendone
lepiccole
aree (1), ~:’.Per
quanto
abbiamogià dimostrato,
saràMa ora ricordiamo
quanto
abbiamo dimostrato per la serie del secondo membro di(7).
Ne avremo:Facciamo ora tendere a zero il nostro cono e
quindi
insiemegli
intorni w, W’.Questa
ultimauguaglianza
continuerà sempre a valere. Ma per il teorema dimostrato al§.7,
la funzione T tende inogni punto
della nostra sfera alla nostra funzioneU; dunque
esisterà e sarà
proprio uguale
a U ilossia per definizione di
integrale definito,
esisterà1’ integrale
e sarà
proprio
Questo importante
risultato fu soltanto dimostrato nel caso che sia vera la((1.)
e che la serie nel secondo membro di(a)
sia unifor-memente
convergente.
Unasemplice
considerazione indiretta per- mette di estendere immediatamentequesta
formula aogni
caso, incui U
esista,
e la V siageneralmente
continua. Perciò faremo due osservazioni :I. - Se la U è a derivate
regolari
alcontorno,
i metodi diGreen 1) assicurano che si
può
porre sempredove Ò è una funzione del
punto
variabile di cs, e delpunto
in cuivogliamo
calcolare la funzione U.II.
È
senz’altro ben chiaro che se abbiamo espresso con due metodi distinti una funzione U sotto la forma(x),
e se
queste
formule devono valerequalunque
siaV,
o anche sol-tanto se
V
èassoggettato
a esseresviluppabile
per funzioni sfe- riche nel modosupposto,
allora è certamente1y L’esistenza della funzione di Green cioè di una funzione armonica che su a prende i valori - cotg r, ci è accertata dal metodo di Neumann.
2) Per dimostrare questo basta dare valori nulli a V su tutta la sfera,
tranne che in un piccolo intorno, in cui le si dà il valore 1, e ricordare
che V do = 0. e la T si ammettono continue.
Ne resta senz’altro evidente che la nostra formula
varrà per tutte le
funzioni
armoniche con derivateregolari
alcontorno,
siapoi
Vsviluppabile
o no nel modosupposto.
E ne deduciamo non soltanto
questo,
mapoichè
anche è per la(x)
_ .
noi
penetriamo meglio
nella natura della1B,
anche suquel diametro,
su cui non sapevamo ancora se la l’1 fosse finita.
Ora
procediamo oltre;
studiamo cioè il caso, in cui la U nonè a derivate
regolari
su c. Costruiamo una sfera interna c/ con-centrica a 3. Sul contorno di à la U è certo finita e continua e a
derivate
regolari.
Se la U su o’ assume dei valori
V’,
avremo certamente perogni punto
A interno a a’Facciamo tendere o’ verso 3; il
primo
membro diquesta
ugua-glianza
resta chiaramenteinalterato;
lo stesso avverrà del secondo.Ma ora,
quando
3’ tende verso i, è certamentepiccolo
apiacere
13..Quindi
abbiamo inogni
caso:i) Per vedere questo si osservi che tranne, se si vuole, al più sul
diametro per A, A è finito e continuo ; isoliamo questo diametro con un piccolo cono
Basta scindere nella precedente differenza il contributo portato dalle parti di z e z’ interne a questo cono, (contributo che già sappiamo piccolo a piacere) e quello portato dalla parte restante che è pur piccolo a piacere perchè U è continuo e quindi uniformemente continuo.
2) Come nello spazio piano, si vede facilmente che questa formula vale anche se V rappresenta una catena soltanto generalmente continua.
Da
ciò,
o anche daquanto
abbiamo visto nel casoprecedente,
deduciamo
§.
9. - Noi abbiamo cos dato tanto sotto forma diserie, quanto
sotto forma diintegrale
definito la nostra funzione armonicaU;
occupiamoci
diquest’ ultima
formula. Essa cidimostia, (come
laformula
analoga
dellospazio piano)
che:funzione
armonica in un campo è nell’interno del campouna
funzione
analitica delle coordinate del_punto
del campo.Da essa si
può
anche dedurre il teorema :Una serie di
funzioni
armonicheuniformemente convergente
alcontorno di un campo, è
uniformemente convergente
anche alZ’ Znterno del campo stesso erappresenta
in tutto il campo, compreso il contorno,una
funzione
armonica.Questo teorema,
fondamentale per tante ricerche sulle funzioniarmoniche, permette
di estendere senz’altro i metodi di Schwarze Neumann. Per. es. sia un campo
Z~ ~
limitato da due contorni 01-1 y, di cui il secondo esterno alprimo
per cui sisappia
risolvere ilproblema
di Dirichlet. Dico che esso sipotrà
risolvere per il campoZ
limitato da y. Circondo a con unasuperf cie P
tale chenel campo
Zp
limitato esternamenteda ~
sisappia
ancora risolvereil
problema
di Dirichlet. Sia F la catena di valori data su "(; siprenda
su a una catena arbitraria e si costruisca iuZ,,
la corri-spondente
funzione armonica cpo;quindi
inZp
la funzione armo-nica tale che
su f3
cpo -
Wo
ecc. ecc. Le funzioni tendono a uno stesso limite che è la funzione chiesta. La dimostrazione è la stessa come nello
spazio piano.
§.
10. - Noipossiamo però proseguire
nello studio diqueste
funzioniarmoniche,
ricordando che la nostraequazione
ha nell’intorno di un altro
integrale
uniforme con sin-golarità polare
inp-o.
Anziquesto integrale
è altrovedapper-
tutto monodromo e
regolare perchè
p è unpolinomio
Lo stessoP
fatto si
presenta
nellospazio iperbolico ;
laripetizione
deiragio-
namenti
già
fatti al§.
8 dimostrerebbe senza alcuna difficoltà che anche inquesto spazio l’integrale
infinitesimo perpuò
servire allo
sviluppo
di una funzione armonica nell’interno di uncampo sferico.
09
Queste
considerazioni cipermettono
senz’altro diportare
nellateoria,
p. e., dellospazio iperbolico
molti dei teoremi che1’Appell
nella memoria citata dà per lo
spazio piano.
Noi indicheremogli integrali polari
inp=--r=0 rispettivamente
cos :E allora noi diremo che una funzione armonica è
regolare
inun
punto
se essa èsviluppabile
in una seriedove n assume solo valori
positivi.
Diremo che èsingolare,
se èsviluppabile
in una serie .Se m è
finito,
diremo che lasingolarità
èpolare ;
altrimentidiremo che è essenziale.
Il coefficiente di
R_~
che è chiaramentecostante,
sarà per noi il residuo della funzione nelpunto singolare
considerato.Potremo allora enunciare senz’altro i
seguenti
teoremi :È possibile
costruire unafunzione
armonica con un insieme asse.gnato
dipunti singolari (se
t’ insieme non hapunti
limiti a distanzafinita)
con datesingolarità.
Data una
funzione
armonica(regolare
ono)
esistente entro uncampo