A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
M ICHELE G REMIGNI
Sulla teoria delle linee di curvatura
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 1re série, tome 2 (1879), p. 237-284
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SULLA TEORIA
DELLE LINEE DI CURVATURA
T E S I
PER L’ESAME DI ABILITAZIONE ALL’INSEGNAMENTO Presentata alla R. Scuola Normale Superiore di Pisa
. DAL
D.r MICHELE GREMIGNI
’
INTRODUZIONE
Nel lavoro che
qu
ho l’onore dipresentare, prendo
a studiare le linee tracciate sopra le
superficie,
epiù speciatmen quelle
che sidistinguono
col nome di lineedi
1,a
scoperta
diqueste
linee è dovuta a ilquale
ne diinostrava l’ esistenza insieme a molte delle loroproprietà, quando
i suoi studi avevano tutt’ altro di mira che la teoria dellesuperficie.
Ecco come 1’ illustre geo- metra veniva a fare una delle suepiù
belle edimportanti scoperte .
Verso la fine del secolo
passato,
eprecisamente
nel-l’anno
1781, pubblicava egli
una Memoria intitolata: --- des déblais et des nellaquale,
propo- stosi di risolvere dal lato economico laquestione
del tura-sporto
delle terre, si formulava ilseguente problema:
«dati« dare voltitii,’, i
eguali
dimateria,
trovare nel- secondovolume
S. IV. 17
~c il
punto
ove dev’esseretrasportata
ciascuna molecola del«
primo, perchè
la somma de’prodotti
delle molecole mol-«
tiplicate
ciascuna per lospazio
percorso sia un minimo Fuappunto
inquesta
circostanza cheegli,
ammettendo, che fra i due volumi dati non vi fossero
ostacoli,
ed osser-vando che per avere il minimo richiesto
bisognava
che lemolecole si n1uovessero in linea retta, venne nella necessità di studiare i sistemi di rette nello
spazio
che obbediscono ad una datalegge.
E trovò allora che èpossibile
determi-nare la detta
legge
in modo che attorno adogni
retta delsistema ne esistano in
generale
altredue,
infinitamentevicine,
tali chegodano
dellaproprietà
di essere con essa inun medesimo
piano;
e chequesti
duepiani
sianoperpendi-
colari tra di loro.
Egli
dimostròinoltre,
equi,
sta ilpunto interessante,
che talproprietà appartiene
esclusivamente alle normali ad una stessasuperficie;
per cuiegli
fu ingrado
d’enunciare laproposizione
che segue: ti tutte le« normali d’ una
superf cie qualsivoglia,
sono sempre le« intersezioni di due serie di
superficie sviluppabili,
taliu che ciascuna
superficie
dellaprima
serietaglia
tutte« quelle
della seconda in linee rette e adangolo retto,
e, c
reciprocamente ».
Tale
proposizione,
mentrepermetteva
aMonge
dirisolvere la
questione
che si eraproposto , questione
che
poi
rimaseincompleta
e di nessunaimportanza, apriva
altres al medesimo la via a nuovi studi e a nuove sco-
perte.
E’ seppe infatticollegare
i suoi resultati conquelli
che ventun’ anno avanti
(1760)
erano stati ottenuti daEuler,
dimostrando che ipunti
ove ciascuna norrnale ètagliata
dalle due normali infinitamentevicine,
sonopreci-
samente le estremità dei due
raggi
di curvatura massirna eminima;
di maniera che le intersezioni dellasuperficie
collesviluppabili
d’ una serie vengono ad essere le linee di,
curvatura
massima,
e le intersezioni collesviluppabili
dell’altra serie vengon ad essere le linee di curvatura minima,.
. Continuando
poi
le suericerche, Monge
sioccupò
anche di diversi casi
particolari.
Studiò lesuperficie
chehanno un sistema di linee di curvatura
piane
e situate inpiani paralleli,
e netrovò
leequazioni
in terminifiniti;
studiò pure le
superficie
che hanno unraggio
di curvatura costante,quelle
in cui i dueraggi
di curvaturaprincipali
sono
eguali
e dello stesso segno o di segnocontrario;
edinfine stabil il modo di
generazione
dellesuperficie
di cuile norrnali sono
tangenti
ad uu cono retto, o ad una super- ficiesviluppabile
ingenerale.
Dopo
i lavori di1I1onge,
altri distintigeometri
rono della teoria delle linee di curvatura. E fra
questi
sonoda notarsi
principalmente
che dimostrò un bellissimoteorerna sui sistemi i
tripil
disuperficie ortogonali;
.Joa-al
quale
si deve il teorema che se una linea di curvatura èpiana
il suopiano taglia
lasuperficie
sotto unangolo
costante; e Bonnet iquali
nel 1853pubbli-
carono dei bellissimi resultati intorno alle
superficie
chehanno le linee di curvatura
piane
o sferiche: ed inpartico-
lare
quest’
ultimo dettepel primo 1’ equazioni
in terminifiniti delle
supérficie
a linee di curvaturapiane;
Picartha pure studiato le
superficie
aventi le linee di curvaturapiane
osferiche,
ed hapubblicato
una bellissima Me-moria,
di cui è il resoconto nel vol. 46 deirendus deiranno
I ~~8, TVeingaY-ten
ha per ilprimo
fattoattenzione alla
proprietà,
dimostrata da che nellasuperficie
de’ centri di curvatura(massima
orninima),
lelinee evolute di
quelle
di curvaturacorrispondenti
costitui-scono un sistema di
geodetiche
diquesta
medesima super-ficie,
ed haquindi
diinostrato unelegante
teorema sullesuperficie
evolute diquelle
nellequali
unraggio
di cur-vatura è funzione dell’altro. Ulteriori studi
poi
sono stati ifatti anche da altri
geometri;
equ
ricordando fragli
altri i lavori del Prof. Dini dirò che per mezzo di for- mule
semplicissime,
da lui stessostabilite, egli
hatrovato sotto una forma nuova e di un’
applicazione
assaifacile le
equazioni
in termini finiti dellesuperficie
a lineedi curvatura
piane,
ed ha fatto conoscere tutte lesuperficie
nelle
quali
unraggio
di curvatura è una funzionedell’altro,
e le linee di curvatura d’un solo o di tutti e due i sistemi
sono
piane.
Hapoi,
sullesuperficie
aventi un sistema di linee di curvaturasferiche,
dato un teorema, per mezzo delquale
in varii casi la ricerca di talisuperficie
è resa sem-plice ;
edinfine, generalizzando
il teorema diha fatto conoscere come i
problemi
sullesuperficie appli-
cabili su
una
datasuperficie potevano
farsidipendere
da
quelli
sullesuperficie
evolute di altresuperficie;
eviceversa.
Riassunte cos in brevi
parole
leprincipali
nozioni sto-riche sulla teoria delle linee di curvatura, passo ora ad esporre sommariamente il contenuto di
questa tesi,
laquale,
per la novità di alcuni dei risultati che in essasi
trovano,
e per il metodo diesposizione adottato,
spe-ro non sarà trovata del tutto
priva
diun certo
interesse.Io divido il mio lavoro in
quattro parti.
Nellaprima
diqueste
stabilita anzitutto una notaespressione semplicissi-
ma per il
raggio
di curvatura d’ una lineapiana,
passo adare,
fondandomi esclus~.vamente sul metododegli
infini-tamente
piccoli,
una nuova dimostrazione del teorema diMonge, generalizzato
da equindi,
ritrovata la formola vengo per altra via a provar l’ esistenza sopraogni superficie
delle linee di curvatura.Dipoi,
defi-nita la
superficie
evoluta relativa ad un sistema diqueste linee,
ritrovo la notevoleproprietà che,
su essa, le evolutedelle linee d cnrvatura
corrispondenti
costituiscono unsistema di
geodetiche.
.Nella seconda
parte, dopo
d’ averdimostrato,
indi-pendentemente però
dalla considerazione dell’ indicatriee di che letangenti
alle linee di curvatura delsecondo
sistema, lungo
ipunti
d’una lineaqualunque
delprimo,
formano unasuperficie sviluppabile,
laquale
è perconseguenza circoscritta alla
superficie
datalungo questa
medesima
linea,
trovo che leporzioni
di dettetangenti
comprese fra la linea di curvatura considerata e lo
spigolo
di regresso della
sviluppabile,
misurano iraggi
di cur-vatura
geodetica
relativi a’punti
della linea di curvatura stessa.Egli
èperciò
chedopo
d’aver messa in evidenzal’analogia
che esiste fra lasviluppabile
delle normali e lasviluppabile
circoscritta allasuperficie lungo
una stessalinea di curvatura, faccio osservare che come
gli
estremide’
raggi
di curvaturaprincipali
relativi ad un sistema di linee di curvatura sono situati in una medesimasuperficie, (la superficie
evoluta diquella considerata)
cos le estremità de’’raggi
cl curvaturageodetica
relativi al medesimo siste-son pure situati sopra una nuova
superficie,
che chiamola de’ centri
geodetici
delle linee d curvatura sisterna.Dopo
diche, rivolgo
la mia attenzione allo studio diquesta
nuovasuperficie,
e dimostroche,
su essa, le evolute delle linee di curvaturacorrispondenti
nongodono
dellaniedesinia
proprietà
diquelle
tracciate sopra lasuperficie evoluta,
altro che nel casoparticolare
che il secondo sistemadi linee di curvatura sia formato di
geodetiche;
nelqual
caso, si vede facilmente che son comprese anche le
superficie
canali e le
superficie
moulures.Ritrovo
quindi
il teorema di Brioschi sullesuperficie
che hanno le linee di curvatura
didonie;
edopo
d’aver enun-ciata Una
proprietà
notevole di cuigodono
le rettepolari
d’una linea di curvatura
qualsivoglia
stabilisco una relazionesemplicissima
che esiste fra la curvatura ordinaria equella
geodetica
ne’punti
d’una stessa linea di curvatura e lacurvatura della sezione
principale corrispondente.
La terza
parte poi
1’ ho destinata a rjassnrnere e di- - mostrare con un sol metodo leprincipali
iproposizioni
i dellateoria delle linee di curvatura; e faccio
quindi
conoscereuna
proprietà
dellesuperficie
studiate daPicart,
diquelle, cioè,
che hanno un sistema di linee di curvatura sferiche esituate su sfere concentriche.
Finalmente nella
quarta parte,
traendo sempreprofitto
dalle considerazioni svolte nella
seconda,
stahilisco due formolesemplicissime
per mezzo dellequali
ritrovo moltofacilmente, quelle
differenziali del Prof. Dini fra iraggi
di curvatura
principali
e i coefficienti dell’elemento lineare dellasuperficie.
Ritrovoquindi
il teorema che lesuperficie sviluppabili
sono le solesuperficie
che abbiano unraggio
di curvatura
infinito,
ed inGne ottenuto 1’ elemento lineare dellasuperficie
dei centrigeodetici,
ne faccio il confrontocon
quello
dellasuperficie evoluta,
e mie ne servo per con- fermare i resultatiprecedentemente
ottenuti.t.
1. Per
procedere
con ordine inquesti
studiprima
di dimostrare come sopra
ogni superficie (*)
esistano dellelinee che
godono
dispeciali proprietà,
e che sidistinguono
col nome di linee di curvatura,, fa
d’uopo
ch’ io ritro;iuna nota
espressione semplicissima
delraggio
di cur--vatura d’una linea
piana.
È noto
che perogni punto
d’una lineapiana qualsi-
Díró una volta per tutte che in questa tesi suppongo sem- pre che nei punti delle linee e delle superficie che si considerano non
si abbiano singolarità, in modo cioè che le loro coordinate siano fun- zioni finite e continue delle variabili indipendenti insieme a quelle fra
le loro derivate che occorrerà di considerare, ec...
voglia
esiste uncerchio,
il cerchio osculatore o cerchio dei cur’vatur’a, ilquale
altr’esseretangente
alla curva nelpunto considerato,
passa anche per un altropunto
dellamedesrma a
quello
infinitamentevicino,
ed è tale inoltre che trascurandogl’
infinitamentepiccoli
dell’ ordine supe- riore alsecondo,
un suo arco infinitamentepiccolo
delpri-
uno
ordine,
contato apartire
dalpunto
inquestione,
sipuò immaginar
confuso coll’arco della curva, contato dallo stessopunto,
e che sia stato assunto per infinitamentepiccolo principale.
Preso
adunque
a considerare unpunto
M d’una curvae il
punto
ad esso infinitamentevicino, potremo
all’ infuori
degli
infinitamentepiccoli
del terzoordine,
essendo àIàI’ l’ infinitamente
piccolo principale,
ritenereche 1’ arco
M M’ appartenga
al cerchio osculatore dellacurva i n 1f. Allora condotta la
tangente MT,
5 e ildiametro per una nota
proprietà
delle trasversali nelcerchio,
sarà T2 T 1f’ X TN ;
e chiarnando R ilraggio
delcerchio,
3 e denotando con hrespettiva-
mente le
quantità
infinitamentepiccole
M T edlkI’ T ,
si avrà
Ora la
quantità k,
infinitamentepiccola
di fronte alla quan- tità 2R, può
essertrascurata,
eperciò
sipuò
rite-nere che sia:
da cui
ricavasí,
In
questa espressione
R èappunto
ilraggio
di curvaturadelia linea nel
punto
Mconsiderato;
eperciò
sipuò
direche: « Il
raggio
dicurvatura,
in unpunto
d’una curva«
piana,
èeguale
alquadrato
d’unalunghezza
infinita-« mente
piccola
contata sullatangente
apartire
daquesto
«
punto
divisopel doppio
dellaporzione
della normale alla« curva condotta dall’estrerno di
quella lunghezza,
e com-« presa fra
questo
stesso estremo e la curva. ».2. Dalla
(1)
deducesi subito che laquantità
k è infini-nitamente
piccola
del secondo ordine. Sesupponiamo che;
rimanendo lz costante, oppur variando d’una
quantità
infi-tamente
piccola
d’ordinesuperiore
alprimo,
laquantità
kvenga per
qualche
modo avariare,
e denotiamo coni ilnuovo valore ch’essa assume, e con R’ il
corrispondente
diR,
saràdalla
quale
si vedeche,
se la differenza k’ -k è del secondoordine,
vale a dire è del medesimo ordine di k ek’,
l’altra differenza R-R’ è unaquantità
finita.A volere
dunque
chequest’
ultima differenza sia infini- tamentepiccola,
è necessario e sufficiente che sia infinitamentepiccola
d’ un ordinesuperiore
al secondo.Ora, quando
ciòavviene,
per un teorema notosugl’
infi-nitamente
piccoli,
le duequantità
k e h’potranno
essersempre sostituite l’una all’altra sia nella ricerca del limite d’un
rapporto,
che inquello
d’una somma.Cos pure, per lo stesso teorema,
nella (1),
alla A,potrà
esser sostituita la
lunghezza TM",
ossia laporzione
di per-pendicolare
allat angente
inalzata dall’ estremo T dellalunghezza h,
e compresa traquesto
stesso estremo e lacurva;
perchè
la differenza diqueste
duelunghezze,
essendo
l’angolo
ch’esse fanno fra di loroeguale all’angolo
di
contingenza,
è del terzoordine,
eperciò
da trascurarsi.Lo stesso
può
dirsi d’un’altralunghezza
T M’"qualsivoglia
la
quale
faccia conTM’,
o con unangolo
infinita-mente
piccolo.
Per le stesse
ragioni
anche allah, può sostituirsi,
y ol’arco
corrispondente
della curVa, oqualsivoglia
altro infini- tamentepiccolo
delprimo ordine, purchè
la differenza fraquello
erlh,
sia infinitamentepiccola
perrapporto
a cia-scuna di
queste quantità.
Tuttequeste
osservazioni sarannoutili nella dimostrazione
seguente.
~ -3. Sia 0 un
punto qualunque
d’unasaperficie, 0 2
lanormale
corrispondente,
ed0X,
0 Y due retteorto-o-
iiali i tracciate nel
piano tangente
in O. Consideriamo le sezioni OA,
0 ~prodotte
nellasuperficie
daipiani
ZOXe Z O Y
respettivamente;
e da’punti
eb, presi respet-
tivamente sulle rette OX ed OY a distanze
eguali
edinfinitamente
piccole
da0,
si tirino aquelle
sezioni le normalia A D , bB~E;
epoi s’immaginino
condotti ipiani
ipassanti
per questerette,
1’ unoperpendicolarmente
alpiano ZOX,
e l’ altro alpiano
ZOY. Talipiani
interse-cano il
piano X
0 Y. seeondo le rette infinitamentepiccole
ac,
b~;
incontrantisi nelpunto
c, e lasuperhcie
secondole curve
A C ,
y B.La
tangente
alla curva A C. nelpunto
A non sarà ingenerale
normale alpiano ZO X,
ma farà colla norma-le
A p
aquesto piano
unangolo
infinitamentepiccolo
delprimo
ordine. Dico chequest’ angolo
èeguale
aquello
chela normale
AD,
in A allasuperficie
fa colpiano
ZOX. Difat-ti,
la normale in A allasuperficie,
essendoperpendicolare
al
piano tangente corrispondente,
è purperpendicolare
aciascuna delle rette
A t,
A t’tangenti respettive,
nelpunto A,
alle due curveA C,
A 0. Ora l’esserperpendicolare
adA t’,
fa s ch’essa si trovi nelpiano t AD;
e l’esser perpen- dicolare adA t,
vuol dire che ia con AD ossia colpiano ZOX
unangolo eguale all’angolo
come volevasidimostrare.
Il
Vediamo di trovare
l’espressione
diquest’angolo.
Chia-mandolo a è chiaro che si ha:
Ma per le osservazioni fatte nel numero
precedente,
è faci-le vedere che in questo
rapporto
possono sostituirsi a p c, A a ; aC t,
Bb;
adA p , a
c.Infatti,
a p cpuò
sostituirsiA a, perchè l’angolo
chequeste
duelunghezze
fanno fra di loro essendo infinitamentepiccolo,
a loro differenza è del terzoordine,
equindi
trascurabile di fronte ad esse; a c tpuò
sostituirsiB b, perchè
lasuperficie
essendo continua ilraggio
di curvatura della 0 B nelpunto
0 è infinitamente poco differente dalraggio
di curvatnra di A C inA,
equindi
per una medesimalunghezza
l~ nella( 1 ),
o peruna
lunghezza
che ne differ sca d’un ordinesuperiore
alprimo,
lequantità
~;corrispondenti
sono sostituibili l’una all’altra. Perragioni analoghe possiamo
infine allaA~
sostituire la a c. Resulta
quindi
da ciò che1’angolo
ossia1’angolo DAD,
èeguale
alrapporto
il
quale
èpositivo
onegativo
a seconda che latangenze
alla curva AC è al disotto o al
disopra
dellaparallela
condotta da A alla ac
ossia,
a seconda che laA DT
è aldi dentro o al di fuori del diedro XOZY.
Ripetendo
le inedesime considerazioni per ilpunto B,
si
gi ungerà
a provare chel’angolo
E BEi
èeguale
all’al-tro
rapporto
e che,
secondo che esso èpositivo
onegativo
la normaleBE,
è pure, come la
A D1
situata nell’ interno o all’esterno del-l’angolo
XOY. Ma le ac erespettivamente eguali
alleOh, 0a ,
che sono state preseeguali,
son pureguali
fra diloro, dunque
irapporti precedenti
sonoeguali,
e cos puregli angoli
D AD, ,
E BE,
sonouguali
fraloro,
il che co-stituisce
appunto
il celebre teorema di che ennn-cieremo cos :
« Se in un
punto qualunque 0,
preso sopra una super-«
ficie,
si conduce la normale0 2,
epoi,
per0,
si fanno« passare sulla
saperficie
due linee fra di loroortogonali,
« sulle
quali
siprendono
dellelunghezze
infinitamentepic-
« cole
eguali OA , OB,
la normale in A farà colpiano
« Z O A un
angolo eguale
aquello
che la normale in B« forma col
p~ano Z O
B; e dipiù,
le due normali sono« tutte e due nell’ interno
dell’ angolo
diedro OB,
o« tutt’ e due al di fuori ».
4.
Supponiamo
ora che ilpiano
A 0Z, girando
attor-no ad OZ venga a coincidere col
piano
B OZ;
la normalealla
superficie,
nelpunto A,
varierà essa pure diposizione
e finirà col
sovrapporsi
alla normale in B. Si vedeadunque,
per il teorema
precedente,
che ci deve essere almeno unaposizione
delpiano
mobile A OZ,
nellaquale
la normale in A allasuperficie
è nelpiano
stesso ed incontraquindi
la normale 0 Z infinitamente vicina. E come abbiamo dirnostrato che ad
ogni
sezionenorrnale,
necorrisponde
sempre un’
altra,
in cui 1’angolo
indicato con ~ è lo stesso,e
queste
sezioni sono in direzioniortogonali
fra diloro,
neviene che per
ogni sez one,
in cuiquest’ angolo
è zero, cisarà pure la sezione ad essa
ortogonale,
nellaquale
ilsuddetto
angolo è
pure zero. Resta cos dimostrato che attorno ad unpunto qualunque
d’ unasuperficie,
ne esistonoalmeno dne
altri,
ad, esso infinitamente vicini ed in dire- zioniortogonali
fra diloro,
tali che le normali alla super-ficie condotte per essi incontrano la normale nel
punto
considerato .
Rimane
però
a vedersi che di talicoppie
di direzioniortogonali
non ce n’ è ingenerale
che una. Per far ciòsupponiamo
che le sezioni normali OA ,
0 Bcorrisponda-
no ora ad una di
quelle coppie ortogonali,
nellequali
lenormali alla
superficie
ne’punti
infinitamente vicini ad0,
incontrano la normale in
questo punto.
Evidentemente,
essendo zero 1’angolo a,
dall’ espres- sione(2)
si haqualunque
sianopurchè
infinita-.inente
p ccole
dello stesso ordine(3)
®ra,
se indichiamo conR, , R,2
ed R iraggi
di curva-tura
respettivi
delle sezioni 0A ,
0B ,
OC,
nelpunto 0,
e chiamiamo p
l’angolo a
O c , per la( 1 ),
si ha puree
quindi
Sostituendo ora nella
(3),
e facendotrovasi
che è la formula d’ dalla
quale
si ricavaE di
qui
sivede,
chesupponendo
per fissare leidee,
è una funzione continua di p? sempre crescente a naisura
che cp
va da 0 a %90°,
ed ha un sol, L , L
minimo nel
valore R ,
i ed un sol massimonell’ altro
2Ora,
se oltre ledirezioni 9==0,
se ne avesserox
per es. due altre
?==a , 9==,x+ 2
per lequali
le normaliinfinitamente vicine alla
superficie
s’incontrassero,
anche ’per
quest’
ultime i valoricorrispondenti
diR
dovrebberoessere l’ uno massimo e I’ altro minimo e
questo
è in con-tradizione con ciò che si è ora
dimostrato; dunque possiamo
ritenere come
completamente provato
che perogni punto
d’una
superficie
esistono due sole direzioniortogonali
fradi
loro,
nellequali
le normaii allasuperficie
ne’punti
infi.nitarnente vicini a
quello
consideratogodono
dellaproprietà
d’ incontrare la normale in
questo punto;
equeste
direzionisono
precisamente quelle
checorrispondono
alle sezioni di curvatura massima e minima.Tali sezioni si dicono le sezioni
principali ;
e iraggi
di curvatura
corrispondenti raggi principali.
5. Prendiamo ora a considerare un
punto qualunque
0d’ una
superficie,
e siano A e B i duepunti
infinitamente vicini ne’quali
le norrnali AC ,
B Dalla superficie
incon-trano
respettivaniente
in- C e D la normale ~n O. Intorno ad A esistono pure, per le cosedette,
altri duepunti,
adesso infinitamente vicini A’ ed
E,
tali che lenormali,
inessi,
allasuperficie
incontrano la normale in A. Conside- riamo diquesti punti quello
che unito con A fa colla dire- zione 0 A unangolo
infinitamentepiccolo,
e per essorípe-
tiamo Io stesso
ragionamento.
verremo inquesta guisa
atrovare una serie di
punti
succedentisi concontinuità,
etali che le normali alla
superficie
condotte peressi,
s’in-1
contrano due a
due,
e formanoquindi
unasuperficie svilup- pabile.
Facendo altrettanto nella direzione
OB;
epoi ripetendo
per ciascun punto della
superficie quello
abbiamo detto per0,
si vede come si possono cos venire a tracciare soprauna
superficie qualsivoglia
due sistemi di lineeortogonali
fra di
loro,
caratterizzate dallaproprietà
elie le normalialla
superficie lungo
ipunti
di ciascuna di esse formanouna
superf cie sviluppabile.
Sonoqueste
le linee che si chi a,macio diOsservazione - Una linea
geodetica
d’ unasuperficie
non
può
esser linea di curvatura, se nonquando
èpiana.
6.
Ad ogni
linea di curvatura O ... corri-sponde
la linea de’ centriC , C’ , C’’ ... ,
laquale,
essendo lo
spigolo
di regresso deliasuperficie sviluppabile
delle
normali,
è un’ evoluta dellaprima
linea.Se
immaginiamo
ora che la linea (li curvatura conside-rata muovendosi e cambiando coriv -3 t i’. ente mente di
fornia,
venga a
sovrapporsi
a tutte le altre linee di curvatura del medesimosistema,
e cos a generale lasuperficie data,
lalinea dei centri
corrispondenti genererà
pur essa una super- ficie chegode
dellaproprietà
di esseretangente
a tutte lenormali della
proposta.
Quellasuperficie
si chianma la super - f cie evoluta diquesta.
Parrebbe a
prirna
vista che lesuperficie sviluppabili
formate colle normali relative ad un sistema di linee di curvatura toccassero la
superficie
evolutacorrispondente.
Ma ciò non
può
essere per laragione
che due genera- trici consecutive di ciascuna diquelle
son tali che la linea che unisce i loropunti
di contatto sullaevotuta,
si confondeal limite con una delle stesse
generatrici;
eperciò
non sipuò
asserire che ilpiano
forinato dallemedesime,
risultitangente
allasuperficie
evoluta. Tornandodunque
a con-siderare il
piano
A O C del n.°precederlte
non sipuò
direche sia
tangente
allasuperficie
de’ centri C.Invece il
piano 0
B C lo ècertamente, perchè
esso con-tiene oltre alle due
tangenti 0 C ,
B G alla dettasuperficie;
anche la retta. che unisce i loro
punti
dicontatto,
laquale,
al
limite,
è distinta da ciascuna di esse. Ciò vuol dire che ilpiano
A 0C,
essendoperpendicolare
a B 0C,
è normalealla
superficie
de’punti C;
e la linea CC’,
che ha perpiani
osculatori ipiani
come A OC,
è unageodetica
diquesta
stessasuperficie. Dunque:
« le linee che sulla super-« ficie de’ centri di curvatura
principali
sono le evolute« delle linee di curvatura
corrispondenti,
costituiscono un« sistema di
geodetiche
di questasuperficie
».È
questa laproprietà’ importante
che detteluogo
aWein.garten
di dirnostrarequel
bel teorema sulle super- ficie evolute diquelle
nellequali
unraggio
di curva-tura è funzione dell’
altro;
e di cui ho fatto cenno nel-1’ introduzione.
Quello che si è detto per un sistema di linee di cur-
vatura si
può ripetere
perl’ aitro;
e cos è resa evidentel’esistenza di due
superficie
evolute d’ unasuperficie data,
che sono,
tangenti
a tutte le normali diquesta
e inoltreson tali che i
piani tangenti
dell’ una, sonopiani
normalinell’ altra. s
IL.
7. Sia ancora A A’ A" ... la linea di curvatura che si
considera,
e CC’ C" ... 1’ evolutacorrispondente
formatadalle normali alla
superficie.
Si conducano letangenti À G,
A’ G’ ... alle linee di curvatura deli’ altro sistema
lungo
ipunti
della linea A A’ A" ... dico che esse formano unasuperficie sviluppabile. Difatti ,
le rette AG ,
A’ G’ ...essendo
tangenti
alle linee di curvatura del secondo siste- ma, sono situate ne’piani
G AC ,
G’ A’C’ ... ,
norrnalialla linea di curvatura A A’ A" ... e fanno
respettivamente
colle
A C ,
5 A’ C’ ...corrispondenti (cioè,
chepartono dagli
stessi
punti
di A A’A"... )
unangolo
retto; essedunque
costituiscono una serie continua di normali alla linea A A’ A" ... facenti un
angolo
costante colle norrnali cor-rispondenti
dell’altra serieA C , A’ C’ ... ,
chegià
formanouna
superficie sviluppabile.
Ora noisappiamo
che per pas-sare da un’ evoluta d’ una linea
qualsivoglia
ad un’a.ltra,
basta far ruotare le normali che
inviluppano
laprima
d’unostesso
angolo
attorno alpunto
ove incontrano la curva,senza
però
farle uscire dalpiano normale,
ove ciascuna diesse è contenuta.. a Gli è
perciò,
y cnequando, applicando questa regola,
si passa dall’ evoluta C C’ ... diA A’,
aquella
che si ottiene facendogirare
le normali che la invi-luppano
d’unangolo
retto, le nuoveposizioni
chequeste
vengono ad assumere sono evidentemente
quelle
delle tan-genti A G ,
A’ G’ ... Queste retteadunque
debbono dinecessità incontrarsi due a ne’
punti G,
aCr’... ,
e darluogo quindi
acl unasuperficie sviluppabile,
come dovevasiprovare.
8. Uniaino ora i
punti
C eG ,
C’ e G’ ... ; saranno le rette CCr ,
2 C’ G’ ... , legeneratrici
dellasuperficie
dellerette
polari
della linea di curvatura A A’ A" ... per cui se da unpunto qualunque
diquesta linea,
A per es., s’ab- bassa laperpendicolare
A P sulla rettapolare corrispon-
dente C
G, questa perpendicolare
cirappresenterà
in gran- dezza e direzione ilraggio
di curvatura ordinaria della linea nelpunto
considerato.Inoltre,
osservando che ilpiano
osculatore in A della curva A A’ ... contiene la A P e latangente corrispondente
ad AA’,
e ilpiano
tan-gente
allasuperficie
nel medesimopunto
contiene la A Ge la stessa
tangente;
e le AG ,
A P sono situate nellostesso
piano
normale ad A A’ inA,
si vede chiaro che 1’angolo
G AP,
che la norinale A P fa con GA,
rnisura~ inclinazione del
piano
osculatore della linea dí curva-ttira, sul
piano tangente
allasuperficie. Perciò,
se po-niamo A
C=Rj ,
AP=p ,
AG=1?g ,
dal tri-angolo
A CP ,
essendo I’angolo C=«,
avremoche non è altró che la formula di
applicata
allalinea di curvatura; e dal
triangolo
A PG,
avremo pure.Ora da un teorema noto
sappiamo
che la curvaturageodetica
in unpunto
d’ una linea tracciata sopra una su-perficie
è sempreeguale
alprodotto
della sua curvaturaordinaria in
quel
punto, per il cosenodell’ angolo
che ilpiano
osculatore della linea fa colpiano tangente
alla su-perficie
nelpunto
considerato.Segue adunque
da ciò che1 1
;n
il
rapporto R --- A
cirappresenta
la curvaturageode-
J A G
tica della linea di curvatura al
punto A,
e che A G ne è ilraggio
di curvaturageodetica corrispondente. Dunque:
« le« porzioni
dellegeneratrici
dellasuperficie sviluppabile
« circoscritta ad una
superficie lungo
una linea di curva-« tura, comprese fra i
punti
diquesta
e ipunti corrispon-
« denti dello
spigolo
di regressorappresentano
ingrandezza
«e direzione i
raggi
di curvaturageodetica
relativi ai«
punti
della linea di curvatura stessa.I
punti
dellospigolo
di regresso li chiameremo i di curvaturageodetica coi-risl-gondeiiii
a’punti
dellalinea di curvatura.
9.
Immaginando
ora che la linea di curvatura si muova,e modificandosi di
forma,
venga ad assumere laposizione
di tutte le linee di curvatura del medesimo
sistema,
lospigolo
di regresso dellasuperficie sviluppabile
circoscritta~. N. Lib. IV. 18
alla
superficie
verrà a generare una nuovasuperficie
cheha per
tangenti
letangenti
alle linee di curvatura del secondosistema,
e sullaquale
si trovano i centri di curva-tura
geodetica
delle linee delprimo.
Si dirà
questa
la (.le’ centri,qeodetici
rela-tiva a tal sistema.
Lo stesso è a dirsi dell’ altro sistema di linee di curvatura.
Si vede
dunque:
l.° che mentre le norrnali ad una su-perficie lungo
una linea di curvatura s’incontrano due adue,
determinando i centri e iraggi
di curvaturaprinci- pali corrispondenti,
letangenti
condotte all’ altro siste-ma di linee di curvatura
lungo
ipunti
della linea in que- stione s’incontrano pure due adue,
e determinano in tal maniera i centri e iraggi
di curvaturageodetica corrispondenti
a’ suoipunti;
2. o che mentregli spigoli
diregresso delle
sviluppabili delle
normali relative a ciascuno de’ sistemi di linee di curvatura generano unasuperficie
acoi son
tangenti
tutte le normali dellasuperficie data, gli spigoli
di regresso invece dellesviluppabili
circoscritte allasuperficie
secondo le linee di un medesimo sistema dannoorigine
ad unasuperficie
allaquale
sontangenti
soltanto letangenti
alle linee dell’ altro sistema.Si
potrebbe
oraaggiungere
altres che mentre ciascunasviluppabile
formata colle normali allasuperficie lungo
unalinea di curvatura
taglia
tutte lesviluppabili appartenenti
aIl’ altro sistema secondo linee rette e ad
angolo
retto,invece ciascuna delle
sviluppabili
circoscritte alle linee diun sistema tocca tutte
quelle
dell’ altro sistema secondo letangenti
allacorrispondente
linea di contatto.10. Abbian10
già
veduto(n.° 6)
che ilpiano
G AC nor-male in A alla linea di curvatura A A’ ... è
tangente
in Calla
superficie
de’ centri di curvaturaprincipali corrispon-
dente; e di
più (n. o 8)
chel’angolo
.i C G formato dalla rettapolare
CG colla CA,
èeguale all’angolo
che ilp:atl0
oscula-tore
corrispondente
della curva AA‘... fa colpiano tangente
alla
superficie
nel medesimopunto
A.Segue
da ciò che:« nella evoluta di una
superficie qualsivoglia,
le direzioniconiugate
delletangenti
d’una stessageodetica
che è l’e;o-« Iuta d’ una linea di curvatura della
superficie data,
sono« le rette
polari
diqueste
stesselinee; gli angoli
che le« medesime direzioni fanno colle stesse
tangenti
sonoeguali
« a
quelli
che ipiani
osculatoricorrispondenti
fanno coi«
piani tangenti
allasuperficie; quelle
direzionicontengono
« inoltre i centri
geodetici corrispondenti
delle linee di cur-« vatura, ad una distanza dal
punto
di contatto che è«
egnale
alla radicequadrata
della somma de’quadrati
del«
raggio
di curvaturaprincipale
e delraggio
di curvatura«
geodetico corrispondente ~ .
l. l. Dalle cose
dette (n. c 8 ) resulta
subito evidenteun teorema dovuto al Prof.
Briosclzz,
sullesuperficie
chehanno le linee di curvatura
didonie,
vale a dire a curvaturageodetica
costante.Difatti,
se una linea di curvatura ha lasua curvatura
geodetica
costante, lasviluppabile
circo-scritta alla
superficie
datalungo
la medesima linea si riduce ad un cono, il vertice delquale
sipuò
considerarecome il centro d’una sfera di
raggio uguale
alraggio
dicurvatura
geodetica
costante, e chetaglia
lasuperficie
adangolo
retto secondo la linea di curvatura considerata.Possiamo
quindi
enunciare ilseguente
teorema delprof.
se una
superficie
ha un sistema di linee di« curvatura
didonie, queste
sono anche sferiche edapparten-
« gono a sfere che
tagliano
adangolo
retto lasuperficie,
e« il cui
raggio
èeguale
alraggio
di curvaturageodetica
« delle stesse linee ».
Reciprocamente:
« Se unasuperf cie
ha un sistema di« linee di curvatura sferiche e tracciate su sfere normali
« alla