A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
N ELDA P ELLIZZARI
Trasformazioni delle superficie applicabili sul catenoide ordinario allungato ed accorciato
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 1
resérie, tome 12 (1912), exp. n
o2, p. 1-32
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TRASFORMAZIONI DELLE SUPERFICIE
APPLICABILI SUL
CATENOIDE ORDINARIO ALLUNGATO ED ACCORCIATO
DOTT. NELDA PELLIZZARI
PREFAZIONE
Un notissimo corollario del celebre teorema di
Weingarten collega
le
superficíe applicabili
sul catenoide ordinario con lesuperficie pseudosferiche.
Ed infatti tutte le deformate nonrigate
del catenoide siottengono prendendo
le evolute dellesuperficie pseudosferiche,
mentre
quelle rigate
si hanno comeluogo
delle normali ad una su-perficie pseudosferica lungo
una sua linea asintotica. La teoria delle trasformazioni di Backiund dellesuperficie pseudosferiche
sipuò quindi interpretare
come una teoria delle trasformazioni delle de- formate del catenoide : ed anche inquesto
caso si trova che unaqualunque
deformata del catenoide e la sua trasformata sono le due falde focali di una congruenza rettilinea W.Insieme con le deformate dell’ordinario catenoide la teoria delle
superficie pseudosferiche
conduce a considerare le deformate di altri duetipi
disuperficie
di rotazione strettamentecollegati con’
il ca-tenoide e cioè il cateizoide accorciato ed il catenoide
allungato,
nellequali
la curva meridiana è affine all’ordinaria catenaria e si ottiene daquesta
accorciando odallungando
tutte le ordinaterispetto
alladirettrice
(asse
dirotazione)
in unrapporto
costante.Le deformate del catenoide accorciato si
ottengono
con una notacostruzione
geometrica 1) componendo
due trasformazioni di Bá- cklund reali edopposte
di unasuperficie
realepseudosferica,
equelle
del catenoide
allungato
siottengono
in modo simile dasuperficie pseudosferiche immaginarie.
1) Cfr. BIANCHI. Lezioni di Geometria
differenziale,
vol.II,
pag. 432.4
Ed anche per le deformate di
questi
due nuovitipi
disuperficie
di
rotazione,
ne risulta cos una teoria delle trasformazioni di pro-prietà perfettamente analoghe
aquelle
sopra osservate per il cate- noide ordinario.Nel
presente
lavoro mi sonoproposta
ditrattare
in modo unifortnee diretto le trasformazioni delle tre
specie
di catenoidiallungato,,
accorciato ed
ordinario,
dellequali
leprime
due si possono consi- derare come deformate diquadriche
di rotazione1),
e diraccogliere
cos in un unico sistema di formole le
proprietà
relative ai trecasi,
che dedotte dalle trasformazioni di Bácklund delle
superficie pseudo-
sferiche
appai’ivano
ottenute in modo dissimetricopei
tre casi.Nella
prima parte
del lavoro do la trattazione analitica del pro-blema,
fondandoini essenzialmente sul metodo tenuto dalprofessor
Bianchi nel terzo
capitolo
del III volume delle sueLezioni, dove, seguendo
i concetti delLie, riguarda
le trasformazioni dellequadri-
che come trasformazioni
degli
elementipiani
dellospazio.
Nellaseconda
parte
faccio un’ analisi dei diversi casi che si possono pre- sentare dalpunto
di vistareale,
mettendo in evidenza come le for-mole di trasformazione per l’ordinario catenoide si possano ottenere
come caso limite da
quelle
relative al catenoideallungato.
In una terza
parte
infineaggiungo
unageneralizzazione
assaispontanea
delle trasformazioni di Razzaboni per le curve di Ber-trand,
studiando lareciproca posizione
di due curve deformate diun medesimo
parallelo, appartenenti
a duerigate applicabili
sulcatenoide
allungato
o sul catenoideordinario,
ed aventi per linee distringimento,
leprime,
due curve di Bertrandlegate
da unatrasformazione di
Razzaboni,
lealtre,
due curve a torsione costantetrasformate di Bácklund l’una dell’altra. Il risultato che cos
ottengo
mi sembra abba~stanza interessante dal lato
geometrico
e lo hoquindi riportato
inquesto
lavoro.1)
Cfr. BIANCHI. L. c., vol.III,
pag . 149.----
PARTE I.
Il teorema
fondamentale
..S
1.Le trasformazioni delle deformate del catenoide
allungato
coin-cidono,
comegià notammo,
conquelle dell’ iperboloide
rotondo aduna falda sul
qnale
esso èapplicabile
equelle
delle deformate del catenoide accorciato non sono altro che le trasformazioni delle de- formate dell’ellissoideimmaginario
di semiassiia, ia, ib
conb >a.
Le trasformazioni dell’ ordinario catenoide furono considerate dal
prof. Bianchi 1),
nel caso delle deformaterigate,
facendoledipendere
dalle trasformazioni di Backiund delle curve a torsiono
costante,
mentre come abbiamo
già osservato,
le trasformazioni delle defor- mate nonrigate
del catenoide si possoao ottenereapplicando
letrasformazioni di Backiund per le
superficie pseudosferiche
alleevolute di
queste superficie.
Qui
consideriamo invece le trasformazioni dell’ ordinario cate- tenoide come un caso limite diquelle
del catenoideallungato.
Dal catenoide
allungato
si ottiene il catenoide accorciato
supponendo
ilparametro
cc, invece chereale, puramente immaginario,
e si ottienepoi
l’ordinario ca-tenoide
supponendo
nullo taleparametro.
1) Rendiconti del Circolo matematico di
Palermo, gennaio
1908.Risulta
quindi
evidente come la trattazione analitica del pro- blema debba essere sostanzialmente la stessa per i trecasi, quando
non si faccia alcuna distinzione tra reale ed
immaginario
e non siimponga quindi
la condizione che la trasforma,zione sia reale.Gli elementi lineari dei tre catenoidi sono:
(catenoide allungato) (idem. accorciato)
(idem. ordinario)
essendo ;J il
raggio
delparallelo
e v lalongitudine.
Noi ci
proponiamo
di studiarepiù
ingenerale
le trasformazioni dellasuperficie
il cui elemento lineare sipuò
ridurre alla formae
supponendo
daprima
che nè A nè C sianonulli,
assumiamoA = C = 1 e scriviamo il
corrispondente
elemento lineare sotto laforma.
Ora è facile vedere che le
superficie
di elemento lineare(a)
sono
applicabili
sullaquadrica
di rotazione.la
quale,
a seconda dei valori delle costanti a. e~, può
essere reale odimmaginaria,
effettiva odegenere.
Seguendo
i concetti di Lieriguardiamo
le trasformazioni dellesuperficie
come trasformazioni infinitiformidegli
elementipiani
ofaccette dello
spazio.
Sia S unasuperficie
di elemento lineare(a), So
sia la
quadrica (b)
su cui la S èapplicabile, ed So
sia unaqual-
siasi
quadrica
omofocale adSo :
si facciacorrispondere
adogni
fac-cetta
f
diSo
unasemplice
infinità di faccettet~
i cui centri sianodistribuiti
sulla conica sezione delpiano
1t dif
con laquadrica So
ed i cui
piani
1t~inviluppino
il cono circoscritto dal centro dif
,acl
So.
Senza fare distinzione alcuna tra reale edimmaginario
di-mostriamo che :
Per della
quadrica So
in ttnasuperficie S,
le 003
faccette fl,
einite invariabilrnente allaf corrispondente,
sinelle
faccette
di oolsuperficie S1,
lequali
appar-tengono
come secondefalde focali
ad 001 congritenzeW,
aventi la Spri1na falda focale; ogni superficie trasfo’rmata S,
èapplica-
bile sulla
superficie pri’miti1’a S,
e lalegge
diapplicabilità
dellaSI
sitlla S è datadalL’a f f’2nitcc
diIvory fra
le duequadriche
omo-focali So
edSo, congi2.cnta
con unaroflazione
arbitraria di unadelle due
quadriche
attorno alproprio
asse.9
2.’
Le coordinate Xl’ Y~ , zi, del centro
F~
di una faccettafl
cor-rispondente
alla faccettaf
di centro F(x,
y,x)
si’possono
porre sotto la formadove
l, ,
yn , sono funzionidi p,
v, che non variano al variare della S per deformazione continua.(Cfr.
BIANCHI. Geom.di ff.
volumeIII,
pag.
6). Quindi
se è ilpunto di So
dove cadeFi quando,
avendoadagiata
la S suSo,
ilpunto
I’ coincide consi dovrà pure avere:
e le due
analoghe.
lbla essendo]’0
unpunto
diSò,
si ha:e
perciò
le(2) prendono
la formaIl
punto Fo
sipuò
considerare come l’iiitersezioiie delle duegeneratrici,
reali odimmaginarie,
dellaqnadrica So passanti
per-esso. Sia:
1’ equazione
dellaquadrica So,
avendoposto
persininxetria ;
le
equazioni
dei due sistemi digeneratrici
si possono scrivere:e se. in esse introduciamo le
espressioni (2*)
diJo , %0’
otte-niamo
dueequazioni
lineari per e risolvendolesi ha infatti
(5)
dove
avendo
posto
Sostituendo
queste espressioni
di 1 e di 1n nelle(1)
esse ci for-niscono le coordinate del centro della faccetta
fi
in funzionedegli
elementi della
superficie
S relativi al centro della faccettaf.
Analogamente posti
i coseni di direzioneXi, Yi , Z1
della nor-male ad
f,
sotto la formale tre riescono
indipendenti
dallaparticolare
de-formazione della S e si possono
perciò
determinare facilmente sup-ponendo
che la S coincida con laSo,
e si trovano cosia meno del segno che non ci
interessa,
leespressioni seguenti :
essendo:
Se nelle
espressioni
di 1 e di 1n checompaiono
nelle(1)
po- niamo per co unaqualsiasi
funzione dellecoordinate,
veniamo a staccare dal sistema oJ3 di faccette
corrispondenti
alle faccette della
S,
un sistema o02 di dettefaccette,
eperchè questo
sistema
appartenga
ad unasuperficie
occorre e basta che siano sod- disfatte le dueequazioni
Dalle
(1),
tenuto conto delleequazioni
fondamentali della teoria(cfr.
BIANCHI. Geojn.I,
pag.116)
e dei valori dei simboli di Chi-istoffel per l’elemento lineare(a),
si ricava:dove
D , D’ , D"
sono i coefficienti della seconda forma fondamen- tale dellaS,
edM , P , Q
hanno leespressioni :
talchè le
equazioni (9)
tenuto conto delle(7)
e delle(10),
e riso-lute la
prima
’rispetto
’ a2013
e la secondarispetto
a20) ,
diventano :3p
" 3dove
), , 11. ,
v hanno leespressioni seguenti :
Si
può
dimostrare direttamente che il sistema(11)
è illimita-tamente
integrabile
in virtù delleequazioni
di Gauss e di Codazzi.a cui i coefficienti della seconda forma fondamentale della super- ficie S debbono
sodisfare;
sicchè basta osservare che A e B equindi
anche À e v sono
polinomi
lineari in sen w , cos w, perpoter
con-cludere
che le dueequazioni (11)
ci forniscono un’unicaequazione
ai differenziali totali del
tipo
di Riccati nelparametro t
=ta-ng i 2
(~) .La soluzione
generale
w delle(11)
contienedunque
una costantearbitraria,
che si fissa dando il valore Mo di w per un sistema par- ticolarevo)
di valori delle variabilii,~ , v ;
equattro
soluzionisegano le coniche
luogo
dei centriF1
1 delle faccettefi, corrispon-
denti ad uno stesso
punto
diS,
inquattro punti
dibirapporto
co-stante. Introducendo nelle
espressioni
di 1 e per w una so- luzione del sistema(11)
ilpunto Fi,
le cui coordinate sono date dalle(1),
si muove, al nzuoversi di F sullaS,
su unasuperficie S1,
e le due
superficie
S edS1
sono, per ilprocedimento tenuto,
ledue
falde
focali di unacongruenza.
,Ora
vogliamo
dimostrare che le duesuperficie
S ed81
sono ap-plicabili
l’una sull’ altra. L’affinita diIvory
fra le duequadriche
omofocali
So
edSo
facorrispondere
alpunto Fo
diSo
ilpunto
diSo
le cui coordinate sono:e se- sono i valori delle coordinate curvilinee in
questo punto
si deve pure avere:
Tenute
presenti
leespressioni (2*)
diàjo , go , %0’
i ed introdottainoltre la rotazione arbitraria di una delle due
quadriche
attornoall’ asse di
rotazione,
siottengono
facilmente leseguenti formole
di
applicabilità :
aInfatti si
può
verificaredirettamente,
con un calcoloalquanto
lungo
e che nonpresenta
alcuninteresse,
che l’elemento lineare dellaSi,
si trasforma mediante le fori>iole
(13)
diapplicabilità
nell’ elemento lineare,
il che prova
appunto l’applicabilità
dellaSI
sulla S.Infine per dimostrare che la congruenza dei
segmenti FF~
èuna congruenza W ci basta verificare che è identicamente sodi- sfatta la relazione :
nella
quale 5
denota la distanza dei duepunti F , F1,
Ql’angolo
delle due
normali
relative ad S edS1,
K eK1
le curvature delledue
superficie
in F edF1 rispettivamente (efr.
Teor. diRIBALTCOUR,
BIANCHI : Ceom.
difi.
vol.II,
pag.59).
PARTE II.
La
trasformazione
dalpunto
di vista reale§
3.Dimostrato cos il teorema fondamentale
passiamo
a studiarele trasformazioni dal
punto
di vista reale.Supponiamo
cioè che lasuperficie
S sia reale elnlponlam0
lacondizione che anche la
superficie
trasformata risulti reale. Perquesta
analisi èindispensabile suddistinguere
i diversi casi che si possonopresentare
a seconda dei valori di a e di~.
È
evidente che se laquadrica So
éreale,
affinchè lasuperficie Si
risulti pure
reale,
è necessario e sufficiente che laquadrica So
siareale ed a
punti iperbolici.
Ora nei casi in cui la
quadrica So
è reale ma nellaschiera omofocale l’unica’
quadrica rigata
èdegenere
nell’asse dirotazione; quindi
delle w’superficie
trasformate una sola è reale:la
superficie complementare
della Srispetto
allegeodetiche
defor-mate dei meridiani.
In tutti
gli
altri casi inveceesistono,
come ora mostreremo W’trasformate reali della
superficie primitiva
S.-La
quadrica So
è inquesto
caso uniperboloide
ad unafalda
e dovremo
quindi prendere
perS~
un secondoiperboloide
ad una15 falda. Porremo
perciò:
e
risulteranno a, b , a’ ,
b’ reali.’
’
L’elemento lineare della
superficie
Sriveste forma reale
quando 2 > a --- b‘
oppurequando,
pur es-sendo ja
e vreali,
èr,’a’.
Nelprimo
caso lasuperficie
S è ap-plicabile
sullaregione
realedell’ iperboloide
e persuperficie tipica
di
questa
classe sipuò prendere
il catenoideallungato ;
nel secondocaso invece la
superficie
S èapplicabile
sullaregione
ideale del- liperboloide
stesso.l.a CLASSE. - Deformate reali del catenoide
allungato.
Per le
superficie
diquesta
classe le formole di trasformazione sipresentano
sotto formareale,
ed inoltre le formole diapplicabilità
ci forniscono valori reali per rl 1 e VI, sodisfacenti alla limitazione
Pí > a’+ b,
talchè lesuperficie
trasformate81
sono reali edappli-
cabili in senso ristretto sulla
superficie
iniziale S.Esaminando i casi
particolari
dellesingolari corrispondenti
a k = -a2 , k = b2 , ~; 0
vediamo che le formolerelative alla trasformazione B -
B_a2
diventano:sicchè le oo’
superficie 81
trasformate coincidono tutte in un’iiiiicasuperficie,
lacomplementare
della Srispetto
allegeodetiche
defor-mate dei meridiani. La costruzione
geometrica
per ottenere dalla S laS,
risulta come è ben noto laseguente:
si deformi la S in modo da renderlasuperficie
di rotazione e si consideri perogni
suopuiito
ilsegmento tangente
ad S e terminato all’asse di rotazione dellasuperficie stessa;
si deformipoi
comunque lasuperficie S,
trascinante seco
questi segmenti,
illuogo degli
estremi diquesti
segmenti,
in virtù del teorema diBertrand,
sarà sempre, perogni
16
configurazione
dellaS,
lasuperficie complementare rispetto alle
geo- detiche deformate dei meridiani.Questo
valequalsiasi
lasuperficie
di rotazione
S,
ma nel casoparticolare
della deformata di una qua-drica,
le duesuperficie sono anche,
per la teoriaprecedentemente svolta, applicabili
1’ una sull’ altra.La trasformazione
Bb2
nonpresenta
alcun interesseparticolare:
le
espressioni
dí 1 ed m simantengono
determinate e cosi pure leequazioni diùerenziaii
per w, essendo b’A e b’B finiti perb’ ~ 0 ,
hanno il secondo membro finito.
Nel caso invece della trasformazione
Bo,
le formole differenziali per w sipresentano
sotto forma infinita eportano quindi
ad unaindeterminazione per le funzioni
trigonometriche
di co;però
la tra-sformazione si
può
studiare direttamente con considerazioni geo- metriche.Infatti in
questo
caso laquadrica So
coincide con laSo
eperciò
la conica sezione del
piano tangente
inFo
adSo
conSo So
è de-genere nelle due
generatrici
diSo
uscenti daFo ;
la congruenzaFF~
è
perciò
formata dalletangenti
allegeodetiche
deformate delle ge- neratrici dell’ uno o dell’ altro sistema dellaquadrica So.
Le ~1 su-perficie SI
si riduconoquindi
a duesole,
e, se la S èrigata,
unadelle
SI
coincide con la S stessa. Ilparametro
00 sirende,
inquesto
caso della trasformazione
Bo, superfluo poichè
tanto la distanza.F’F1 quanto l’angolo
deipiani
focali riesconoindipendenti
dallaparti-
colare deformata S di
So
e si possono facilmente calcolare diretta- mente servendosi delle formolegenerali
della teoria delle congruenze normali.Nel caso
particolare
in cui lasuperficie
S èrigata vogliamo
dimostrare che la trasformazione si
poteva
ottenerepartendo
dalletrasformazioni di Razzaboni per le curve di Bertrand.
È
noto infatti che le deformaterigate dell’iperboloide
rotondosono tutte e sole le
rigate
che siottengono
conducendo perogni punto
di una curva di Bertrand dellafamiglia.
(essendo
R e T iraggi
di flessione e di torsione dellacurva)
la17
parallela
alla binormale della curvaconiugata
nelpunto corrispon-
dente
1)
ed è pure noto2)
che se C è una curva di Bertrand dellafamiglia (14), 00
la suaconiugata
eCi
una trasformata dellaCo
permezzo di nna trasformazione di
Razzaboni,
le duesuperficie appli--
cabili
sul1’ iperboloide rigato
aventi C eCI rispettivamente
per linee distringimento
formano le due falde focali di una congruenza Vr.E noi ora osserviamo che se S ed
SI
sono duerigate, applicabili
sul medesimo
iperboloide, legate
1’ una alI’ altra da una trasforma- zioneB~,
le loro linee distringimento
C eCi,
lequali
sono duecurve di Bertrand della medesima
famiglia,
sonolegate
1’una allaconiugata
dell’ altra da una trasformazione di Razzaboni.Per
questo
basta evidentemente dimostrare che lacongiungente PPi
l di duepunti corrispondenti
su C eCl
è situata nelpiano
osculatore della C e che la distanza di
P1
dalpunto Po, corrispon-
dente di P su
Co,
è costante.Queste
dueproprietà
sonogeometri-
camente evidenti: infatti sia P’ il
punto
di Scorrispondente
diP1
1nella congruenza
W;
iltriangolo p’ P l P
situato nelpiano tangente
ad S in P’ è fisso per
ogni
deformazione della S che lascirigida
la
generatrice PP’,
d’altraparte quando
S coincide conSo, Pl
ap-partiene
al cerchio digola
diSo
equindi
alpiano
osculatore di C inP;
epoichè
anche iltriangolo P P1 Po ,
situato inquesto piano,
è fisso al deformarsi della S e
Pi Po
èuguale
alraggio
del cerchio digola
diSo
anche la secondaparte
riesce dimostrata. Possiamoquindi
concludere che le trasformazioni ora studiatecoincidono,
nelcaso delle deformate
rigate dell’ iperboloide
rotondo ad unafalda,
con
quelle
trovate per altra via dalprof.
Bianchi nella citata memoria.2.a CLAISSE. -
Superficie applicabili
sullaregione
ideale. dell’
iperboloide.
Per le trasformazioni delle
superticie
diquesta
secondaclasse ’
non
possiamo più
assumere «oreale, giacchè
in tal caso 1 ed m noni)
Cfr. BIANCHI. Lezioni di Geom.diff.,
vol.II,
pag. 573.2)
Cfr. BIANCHI. Teoria delletrasformazioni
dellesuperficie applica-
bili sulle
quadriche
Memorie della Soeietà deiXL,
serie3a,
tomo
XIV,
pag. 54.Ann.
S. N. 218
risulterebbero reali. Cerchiamo
quindi
di determinare w inguisa
risultino
reali;
a tale scopo introduciamo ilparametro
t ed indicando con 5 e in le
quantità coniugate
di 1ed m, scriviamo le due relazioni
Si trova facilmente che esse sono
contemporaneamente
sodisfattequando t
e t sodisfano alla relazione .dove i e 7 sono
quantità reali, P quantità complesse coniugate.
La
(15)
cirappresenta,
nelpiano complesso
diGauss, l’equazione
di un cerchio
reale,
pur direstringere
l’ intervallo di variabilità per I~ ai soli valorinegativi,
e si verifica con tutta facilità che essa èper t
una condizioneiniziale, giacchè
differenziando la si trova unaespressione
identicamente nulla in virtù delleequazioni
differenziali
per t
e della(15)
stessa. Possiamoquindi
affermareche basta
prendere
per valore iniziale di t l’ affissa di unpunto
delcerchio di
equazione (15)
per essere certi che la soluzione corri-spondente
del sistema differenzialeper t
è tale da rendere 1 ed 1nentrambi reali e da fornire
quindi
unasuperficie 81 reale,
trasfor-mata della S mediante una
B, È poi
evidenteche la
81
risulta anch’ essaapplicabile
idealmentesull’ iperboloide
e
quindi
in senso ristretto sulla S.§
5.II.
Caso: p~>~==0. Catenoide
ordinario.Se nelle formole relative al catenoide
allungato
teniamo fissoe facciamo decrescere fino allo zero, otteniamo le formole relative al catenoide ordinario. Infatti noi veniamo per tal modo a considerare il catenoide ordinario come la
superficie
limite di una serie
semplicemente
infinita di catenoidiallungati,
aventi tutti il medesimo
raggio
del cerchio digola,
ed il cuiparametro
a di
alluiigameiito
decresce fino allo zero; ecorrispondentemente
consideriamo le deformate del catenoide ordinario come
superficie
limiti di una serie di
superficie applicabili
sui diversiiperboloidi
dirotazione ad una falda di un sistema
omofocale,
al tenderedell’ iper-
boloide su cui esse sono
applicabili all’iperboloide degenere
rap-presentato
dall’ asse di rotazione del sistema.Le formole che ci danno 1 ed m non
perdono
disignificato
esi scrivono:
avendo
posto
naturalmenteIl termine
rappresentato
con v nelleequazioni (11)
sipresenta
sotto forma
indeterminata,
ma se ne calcola facilmente il valore veroottenendo per M le
seguenti equazioni
differenziali.Le formole di
applicabilità
infine sisemplificano
notevelmente :Da esse risulta che le
geodetiche
deformate dei meridiani sicorrispondono
nella congruenza, equindi,
come immediato corol-lario :
se lasuperficie
S èrigata,
tale sarà pure lasuperficie
tra-s~’ormata. Per le trasformazioni
singolari
sipuò ripetere quanto
si disse nel caso del catenoideallungato,
osservandoperò
che nel casopresente
laB_a~
coincide con laBo
eche,
se la S èrigata,
essa ci20
riporta
alla S stessa ; èquesto
infatti il noto caso di eccezione al teorema diWeingarten. (Cfr.
BIANCHI. Geom.diff.,
vol.I,
pag.288-89).
Se la
superficie
S èrigata
le due curve a torsionecostante,
deformate del circolo di
gola
delcatenoide, appartenenti
alle duerigate
S edSi;
sono trasformate asintotiche 1’ una dell’altra. Ciò discende immediatamente daquanto
dicen1illo per le deformaterigate
del catenoide
allungato,
pur di considerare le curve a torsione co-stante come un caso
particolare
di curve diBertrand,
osservandoinoltre che la curva
coniugata
di una curva a torsione costantecoincide con la curva
stessa,
e che la trasformazione di Razzaboni per le curve di Bertrandapplicate
alle curve a torsione costanteriporta
alle trasformazioni asintotiche di dette curve1);
ma sipuò
anche dimostrare
direttamente,
ritrovando cos per o)l’ equazione
differenziale
già
data dal Bianchi2).
Se invece la 8 è nna deformata non
rigata
dell’ordinario ca-tenoide,
ed81
una suatrasformata,
si considerino lerigate
R cir-coscritte alla S secondo il teorema di Chieffi e le
corrispondenti Ri
relative allaSI;
duerigate
R edR1
ottenute da due asintotichecorrispondenti
sono trasformate asintotiche Funa dell’altra e le loro linee distringimento,
che sono due curve diuguale
torsionecostante,
sono esse pure, per il teorema
precedente,
trasformate asintotiche l’una dell’altra. Ma le linee distringimento
dellerigate
R sono leasintotiche di una
superficie pseudosferica E,
edanalogamente
lelinee di
stringimento
dellerigate Ri
sono le asintotiche di una se-conda
superficie pseudosferica
diugual raggio :
le duesuperficie
E e
~’1
sonoquindi
le due falde focali di una congruenzaW;
eperciò
anche le trasformazioni delle deformate nonrigate
del cate-noide ordinario coincidono con le trasformazioni di Bácklund per le
superficie pseudosferiche applicate
alle evolute di dette super-ficie.
(Cfr.
vol.II, § 377).
1)
Cfr. BiANCHi. Rendiconti del Circolo matematico diPalermo,
genn.1908, pag. 22.
2)
Cfr. L. c., pag. 23.§ 6.
III. Caso :
a ~ > 0 . Curve
a flessione costante.Supponiamo
ora di tenerefisso P
e di fare crescere a fino araggiungere
ilvalore [3 ;
percorreremo cos una serie diiperboloidi
omofocali e al limite
per P
= a otterremo il circolo focale C o, sesi
vuole,
lasviluppabile
delletangenti
aquesto
cerchio. Le defor-mazioni della curva C debbono
perciò
intendersi ottenute torcendosenza flettere il cerchio
primitivo supposto
inestendibile. _ Abbiamoquindi
un casoparticolare
di coniche distorte rappre- sentato da curve a flessione costante : la trasformazione nonperde
di
significato
e ciporta
alle trasformazionia
applicate
alla curvaCo, coniugata
della C. - Posto nelle formolegenerali
esse ci forniscono
w
Ma indicando con
ci., ~ ,
~( ;~ , r~ , c; ; ?. , ,~. , v i
coseni di direzionedella
tangente,
normaleprincipale
e binormale della curvaC,
nelsuo punto generico,
si ha:e le
analoghe,
equindi
le formole di trasformazione diventanood
anche,
introducendogli
elementi relativi alla curvaCo:
L’ equazione
differenziale per w sipresenta
sotto forma indeter-minata;
ma a noi non occorre ricercarne la veraespressione, giacchè
la teoria
generale
ci assicura che la curvaCl luogo
delpunto
è una curva con la medesima flessione costante della C e
quindi
anche dellaCo ; perciò possiamo prendere
per col’equa-
zione differenziale
1).
dove si)
eTo
sonorispettivamente
l’arco ed ilraggio
di torsione della curvaCon.
S
7.IY. Ellissoide reale schiacciato.
Come
già notammo,
laquadrica S,
essendoreale,
occorre pren- dere perquadrica
omofocaleSo
uniperboloide
ad unafalda;
mapoichè So
è apunti
ellittici edSo
apunti iperbolici,
1’ affinità diIvory
facorrispondere
allaregione
reale diSo
laregione
ideale diSo
eviceversa; quindi
se lasuperficie
iniziale S èapplicabile
real-mente sull’ellissoide schiacciato
So,
laSI
risulteràapplicabile
ideal-mente sull’ellissoide stesso e
viceversa;
occorredunque applicare
un numero
pari
di volte la trasformazione per ottenere una su-perficie applicabile
sullaprimitiva
in senso ristretto.Se la
superficie
S èapplicabile
sullaregione
reale diSo
èe tutte le formole di trasformazione si
presentano
sotto forma reale.Se invece la
superficie
S èapplicabile
sullaregione
ideale diSo
è ed
1 ,
m non risultano reali per c reale: introdottoil
pa-rametro t = e scritte le due relazioni
2
si trova anche in
questo
casoche,
pur diprendere
per valore ini- ziale di t l’affissa di un cerchio reale delpiano complesso
diGauss,
la
corrispondente
soluzione delleequazioni
differenziali per ro rende 1 ed m reali e ci conducequindi
ad unasuperficie SI applicabile
idealmente sulla S e
quindi
in senso ristretto sull’ ellissoide fonda- mentaleSo’
i)
Cfr. BIANCHI. Rendiconti diPalermo,
pag.33,
formola 56.§
8.V. Ellissoide
immaginario : a ~ b .
Naturalmente dovremo
prendere
perquadrica So
un ellissoideimmaginario ;
porremoquindi
L’elemento lineare dell’ ellissoide si scrive :
e riveste forma reale sia
prendendo
o e v reali con la limitazione siaassumendo p
e vpuramente immaginari
con lalimitazione
p2 + a2 >
0 .Nel
primo
caso si hannosuperficie applicabili
in senso ristrettosull’ ellissoide,
e comesuperficie tipica
diquesta prima
classe pos- siamoprendere
il catenoideaccorciato,
nel secondo caso si hanno invecesuperficie applicabili
sull’ ellissoide fuori dei limiti.l.a CLASSE. - Deformate reali del catenoide accorciato.
Essendo p e v reali
perchè
lasuperficie
trasformata81
sia realeoccorre e basta che 1 ed m siano reali. Anche in
questo
caso seintroduciamo il
parametro t
p =tan 1
g2() e scriviamootteniamo
per t
e t una relazione bilineare- - - - .
la
quale
pur di mantenere k entro 1’ intervalloci
rappresenta l’equazione
di un cerchioreale ;
e si vede facilmente che anche inquesto
caso essa èper t
una condizione iniziale.Le
formole di
applicabilità poi
forniscono valori reali per VI e p so- disfacenti alla medesima limitazione cui sodisfa p ; lasuperficie
tra-sformate
SI
èquindi applicabile
sulla S in senso ristretto.La trasformazione
singolare Ba2
conduce al solito ad un’unicasuperficie trasformata,
lacomplementare
della Srispetto
alle geo- detiche deformate deimeridiani;
mentre la trasformazioneBo
ciriporta
allasuperficie
iniziale S.Si
può
dimostrare analiticamente che le trasformazioni consi-derate,
anche nel caso attuale del catenoideaccorciato, dipendono
dalle trasformazioni di Backiund delle
superficie pseudosferiche,
come
già
accennammo nellaprefazione.
2. a CLASSE. -
Superficie applicabili
sull’ellissoideimmaginario
fuori dei limiti.
In
questo
caso essendo p e vpuramente immaginari, perchè
lasuperficie SI
risultireale,
occorre che 1 ed 1n sianoimmaginari puri.
Anche
qui
se scriviamotroviamo che pur di p
prendere
p per p valore iniziale di t =taiig i w
g21’ affissa di un
punto
di un cerchio delpiano complesso
diGauss,
la
corrispondente
soluzione delleequazioni
differenziali per w rende 1 ed mpuramente immaginari
e forniscequindi
unasuperficie SI
reale ed
applicabile
sulla S in senso ristretto.§
9.VI.
Caso: a0.
Ellissoide’Immagínario: a>b
Anche in
questo
caso dobbiamoscegliere
perquadrica So
unellissoide
immaginario,
eponiamo quindi
mantenendo per li l’intervallo di variabilità
1
L’elemento lineare della
superficie So:
riveste forma reale sia per o e v
reali,
sia per p e vpuramente
im-maginari
e sodisfacenti alla limitazioneCome
superficie tipica
dellaprima
classepossiamo prendere
ilsinitsoide
iperbolico
e perquelle
della seconda _classe la sua super- ficiecomplementare 1).
I risultati che si
ottengono
sono identici aquelli
delparagrafo precedente,
ed anche inquesto
caso sipuò
dimostrare che le tra- sformazioni ora consideratedipendono
daquelle
di Backiund per lesuperficie pseudosferiche.
§
10.Supel·ficie
acurvatura
costante eparaboloidi
rotondi.Se nelle formole
generali
facciamo il cambiamento diparametri
definito dalle formole
.- .-
e successivamente
supponiamo p = 0 ,
otteniamo le form01e di tra- sformazione per lesuperficie a
curvaturacostante,
lequali
coin-cidono con
quelle
diBackiund;
l’elemento linearecorrispondente
assume la forma
(I) §
1 con A = 0 .Se invece
supponiamo
di fare crescere xe P
fino all’ infinito in modo cherimanga
finito ilrapporto 0
2. veniamo a considerare ilcaso dell’elemento lineare
(I)
conC = 0,
ed otteniamocorrispon-
dentemente le. trasformazioni dei
paraboloidi
di rotaxione.i) BIANCHI.
Teoria delletrasformazioni
dellesuperficie applicabili
sullequadriche
rotonde, pag. 9,26
Nel caso delle deformate del
paraboloide
la solatrasformazione reale è la
complementare,
nonesistendo
alcun pa- raboloide di rotazionerigato.
2
2Supporremo quindi p >
0 eporremo a == ,
per modo cherj
l’equazioi e (b) §
1 mutatovi x in sipuò
scrivere,éd assumiamo per
So
ilparaboloide
omofocale alprecedente
Introduciamo infine un nuovo
parametro
Alegato
alparametro
w
+ u
dalle relazioni :Con
queste posizioni
le formole ditrasformazione,
scritte sottola forma:
si
presentano
sotto formafinita,
risultando finite leespressioni
dit’ ed
m’;
eperchè
lasuperficie
trasformataS1,
sia reale come laprimitiva S,
dovremo ancorqui imporre
le condizioni:che si traducono in una relazione bilineare
per À
e kcon a, 7
reali, P e P immaginari coniugati,
laquale
è nelpiano
diGauss
l’equazione
di un cerchio reale. - -Anche in
questo
caso si vedrebbe facilmente che essa è per Auna condizione iniziale.
Il teorema di
permutabilità.
Non sarebbe difficile stabilire analiticamente il teorema di per-
mutabilità
per le trasformazioni dellesuperficie
di elemento lineare(I),
e dimostrare cioè che se81
edS,
sono duesuperficie trasfor-
mate di una medesima S per delle
trasformazioni Bkl
eesiste una
quarta superficie S, perfettaiiiente determinata, legata rispettivamente
allaSI
ed alla82
da ditetrasfoi-mazioni Bk2
eBkl
a costant2
Però,
avendo sempre in vista le trasformazionireali,
ci basta tenerepresente
la dimostrazione del teorema di per- mutabilità per le trasformazioni delle deformategenerali
delle qua- driche1)
e per le trasformazioni delle curve a flessione ed a tor- sionecostante,
perpoter
affermare l’esistenza diconfigurazioni
mobili di Móbius di 2"
superficie
tutteapplicabili
fra loro oppure di 2" curve aventi tutte la medesima flessione costante.1)
Cfr. BIANCHI. Geom. vol.III, §
65.PARTE III.
Estensione
della trasform azione
diRazzaboni
alle deformate deiparalleli dell’ iperboloide
rotondo ad una falda e del catenoide ordinario per una deformazione dellasuperficie
che lasci
rigide
legeneratrici
di un sistema.Le sole
superficie
reali di rotazione ammettenti delle deformaterigate
sono, come ènoto,
~iperboloide
ed una falda ed ilcatenoide,
e nella
precedente
trattazione si vide che la trasformazione pone in unaparticolare
relazionereciproca
le linee distringimento
didue
rigate
trasformate :possiamo
dire che una curva èlegata
allaconiugata
dell’altra da una trasformazione di Razzaboni per le curve diBertrand, comprendendo
cos come casoparticolare quello
dellecurve a torsione costante.
Sia a
1’ angolo
costante che lageneratrice
dellarigata
Rappli-
cabile sul catenoide
(allungato
se ordinariose ~ = 0 )
formacon la binormale della linea di
stringimento Co ;
sen sia ilraggio
del cerchio di
gola
delcatenoide; u
ilsegmento
digeneratrice
compreso fra la deformata C di un
parallelo
e la linea distringi-
mento
Co,
ed e sià infine ilrapporto
costante di due archi corri-spondenti
delle due curve C eCo.
Evidentemente fra le
quattro
costanti cos introdotte deve sus-sistere la relazione
La curva
Co
è una curva di Bertrand dellafamiglia
n a _ _ a
essendo
Ro
eTo
iraggi
di flessione e di torsione della curvaCo
stessa.Se
1,,t i )i,
sono i coseni di direzione dellageneratrice q
diR;
a,;~ , ’~ ; ~ , -ri, ~’ . i, , ~. , v quelli
dellatangente,
della normaleprin- cipale
e della binormale alla C si trovano facilmente perl ,
in , n leespressioni seguenti
e le due
analoghe;
mentre per la curva C si ottiene laseguente equazione :
dove abbiamo indicato con R’ la derivata di R presa
rispetto
al-l’arco v della C.
Siano ora
Co
eC’o
due curve di Bertrand dellafamiglia (2) legate
fra loro da una trasformazione di
Razzaboni,
R ed R’ siano le duerigate
che le hanno per linee distringimento
costruite secondo il teorema diBioche ; g e g’
siano le duegeneratrici
di R ed R’ pas- santi per duepunti Pa
eP’o corrispondenti
suCo, C’o .
Come énoto,
ladistanza
Po P’o
è costante sen 5 purecostante = 2 - a (
21’angolo
delle duegeneratrici g
eg’ ; quindi
se C e C’ sono su Red R’ due deformate di un medesimo
parallelo
e P e P’ ipunti
di C e C’ situati sulle
generatrici g
eg’ rispettivamente, sarà,
pure costante la distanza ~ dei duepunti
P e P’ e la lorocongiungiunte
formerà con g e con
g’
uno stessoangolo
costante 2.Le formole relative alla trasformazione di Razzaboni ci danno
1).
i) Cfr. RAZZABONI. Atti del R. Ist.