A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
P IERO B ENEDETTI
Sulla teoria delle forme imperalgebriche
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 1
resérie, tome 8 (1899), exp. n
o3, p. 1-113
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SULLA
TEORIA DELLE FORME IMPERALGERBICHE
PRESENTATO COME TESI DI LAUREA ALLA FACOLTÀ MATEMATICA DELL’ UNIVERSITÀ PISANA
NELLA SESSIONE ESTIVA 1898.
di forme
4-)í (xl
x. ... si studianoquelle
funzioni costruite coicoefficienti delle varie forme e con una o
più
serie di variabiliche
presentano
il carattere dell’ invariantivitàrispetto
al gruppo delle trasformazionilineari,
deltipo:
Interpetrando
le variabili X~... Y~... Yn come coordinate omogenee di un elemento in unospazio
lineare ad(n - 1)
dimen-sioni,
le formole(I)
determinano una trasformazioneproiettiva
dello
spazio
in sestesso;
leequazioni 4>i = 0 rappresentano
uncerto sistema di enti
geometrici ;
e ilproblema
della Teoria delle formecorrisponde
alproblema
della ricerca e dello studio diquelle proprietà geometriche
diquesto
sistema di enti che si conservano a traverso trasformazioniproiettive.
In altreparole
la Teoriadelle forme
algebriche corrisponde
aquella geometria degli
entialgebrici che,
secondo laespressione
diKLEIN,
ha per gruppo fondamentale di trasformazioniquello
delleproiettività; ossia,
alla Geometria
proiettiva degli
entialgebrici.
Il
SEGRE,
in due sue memorie dense di nuovi concetti e fe- conde di interessanti resultati1),
haaperto
il campo delle inve- i) SEGRE. - Un nuovo campo di ricerche geometriche, Saggio. IvNote. Atti della R. Acc. di Torino, vol. XXV 1889-90 e vol. XXVI 1890-91.
Rappresentazioni reali delle forme complesse. Math. Ann. Bd. 40, 1892.
stigazioni geometriche
su altrienti,
che chiamaiperalgebrici
inquanto
che fra essi sono contenutigli
ordinari entialgebrici,
esulla cui definizione non crediamo
opportuno
insisterequi.
Bastiricordare che i
più semplici
fra essi stanno, conquelle
trasfor-mazioni biunivoche ma non
proiettive
dellospazio
che chiamansiantiproiettività,
inquella
stessa relazione nellaquale
ipiù
sem-plici
entialgebrici
stanno con leproiettività ;
e chequeste
anti-proiettività
sonorappresentate
analiticamente da trasformazioni lineari delle variabili x, x2 ... x~2 nelleconiugate
delle altre va-riabili Y~ y2 ... y~, , che indicheremo con yl y2 ... Yn; ossia del
tipo :
Gli enti
iperalgebrici
sonorappresentabili
analiticamente conequazioni,
o sistemi diequazioni,
nonalgebriche,
ma della formadove 4) è il simbolo di una funzione razionale intera ed omogenea tanto nelle variabili Xl X2... xn che nelle
coniugate
x, x2...X-11*
Una tale funzione 16 si dirà una
forma
ed è ap-punto
alla Teoria delle formeiperalgebriche
che ilpresente lavoro porta
il suo modesto contributo.La
possibilità
d una Teoria invariantiva delle formeiperal- gebriche
viene espressa dal SEGRE in alcune note apiè
dipagina
del
Saggio citato ;
noiperò
lariguarderemo
da unpunto
di vistapiù generale :
non faremo alcunaipotesi
sulla realità o no(art. 11)
delle forme daconsiderarsi,
e studieremoquelle
forma-zioni invariantive che nei coefficienti e nelle variabili sono forme
non
algebriche,
mapiù
ingenerale iperalgebriche.
Anziquesto
ci
obbligherà
a modificare un poco la notazione simbolica delle formeproposte
dal SEGRE1).
i) I resultati ottenuti dal SEGRE per le forme binarie reali si ritro-
veranno nelle seconde metà dei Cap. VII e XI.
Un’altra osservazione
vogliamo
fare. Nello studiodegli
entiiperalgebrici
sipresenta spontaneamente
la considerazione delleantiproiettività,
che come abbiamo detto servono per la defini- zione e lagenerazione
di molti diessi;
altrettantospontanea-
mente
quindi
si presenta la ricerca e lo studio diquelle
pro-prietà
diquesti
enti che si conservano a traverso trasformazioniantiproiettive.
Cos haorigine
unageometria
che ha per gruppo fondamentale di trasformazioniquello
di tutte lecorrispondenze antiproiettive,
che contiene in sè comesottogruppo quello
dellecorrispondenze proiettive.
Ad essacorrisponde
la Teoria inva- riantiva delle formeiperalgebriche rispetto
al gruppogenerale
delle trasformazioni lineari dei
tipi (I)
e(II),
ossia e di 2.aspecie ; questa
Teoria sisvolge
cos subordinatamente all’ altra che ha per base il gruppo delle trasformazioni lineari di 1.aspecie,
che noi non
sappiamo
esimerci dal considerarle insieme ambedue.Anzi,
crediamoopportuno
per laregolarità dell’esposizione
premettere
alcune considerazioni sulla Teoria invariantiva delle formealgebriche rispetto
al gruppo di tutte le trasformazioni lineari di 1.a e 2.~specie.
Osservazioni sulla invariantività di 2.-
specie.
1. Una trasformazione lineare di 2.~
specie,
ossia deltipo
quando
siinterpetrino
le variabili yl, Y2 - - -’.YR come coordinate omogenee di elementi di unospazio
ad(n - 1)
dimen-sioni,
stabilisce fragli
elementi dellospazio
medesimo unaantiproiettività.
I caratteriprincipali
di una talcorrispondenza
sirendono manifesti considerando la trasformazione lineare
(I)
comeprodotto
delle duela 1.a determina nello
spazio
unaproiettività;
la 2.aquella
spe-ciale
antiproiettività
che è dettaconiigio,
e per laquale,
se ilsistema di riferimento nello
spazio
èreale,
adogni
elemento corri-sponde
il suoconiugato.
Laantiproiettività
risulta comeprodotto
della
proiettività
per ilconiugio,
e sicapisce quindi
comemolte . proprietà
siano comuni alle duecorrispondenze ;
notevole fra tuttequella,
che a due elementi che siappartengono corrispondono
sempre due elementi che s
appartengono,
laquale
insieme alla biunivocità e alla continuità dellacorrispondenza
basta per carat- terizzare laproiettività
in un camporeale,
nelquale
ilconiugio
coincide con la identità.
Notiamo
infine come in unaantiproiet-
tività i
rapporti
anarmonici diquattro
elementi di una forma di 1.-,specie
e deiquattro corrispondenti
siano fra loroconiugati,
e
quindi uguali
soloquando
siano reali.2. Consideriamo nello
spazio
un entealgebrico, rappresentato
p. es. da una
equazione
sottoponendolo
alla trasformazioneantiproiettiva (I),
otterremo unnuovo ente
algebrico,
la cuiequazionee
si otterrà dalla
precedente ponendo
per le x leespressioni (I).
Se
vogliamo
ricondurrequesta equazione
altipo solito,
ossia vo-gliamo
farvicomparire
levariabili yi
e non le y,, basta consi- derare laespressione coniugata
del 1.°membro;
e cos otteniamol’equazione
dove
F‘
è il simbolo della funzione i cui coefficienti sono i co-niugati
diquelli
della F’. Indichiamo con A ed A’ i coefficienti delle F edF’ ;
sarannoA’
i coefficienti dellaF’.
Ora
supponiamo
che I’ annullarsi di una funzione II(A...)
dei coefficienti della F
esprima
unaproprietà
dell’ entealgebrico
F = 0 che si conservi nella
antiproiettività;
vuol dire che la fun- zione IT dovrà annullarsi anchequando
sia costruita coi coeffi-°
cienti della
I’’,
ossia dovrà aversi II(A’....)=0 quando
è Il(A....)=o.
Ma osserviamo che i coefficienti
A’
sono funzioni dei coniu-gati
a~k eA
dei coen cienti atk edA;
ne segue che la funzioneconiugata
della ff(A’....),
ossia lasarà funzione dei coefficienti aik ed A
veramente;
essa dovrà annullarsiquando
si annulla laTI (A ....),
ossia dovrà aversi :dove k
dipenderà
soltanto dai coefficientiGuidati da
questa considerazione,
definiamodunque
la inva-riantività di una funzione dei coefficienti di un sistema di forme
algebriche rispetto
ad unagenerica
delle trasformazioni lineari di 2.aspecie ;
non diciamorispetto
al loro gruppo,perchè
nelgruppo da esse
generato
è contenuto anche il gruppo delle tra- sformazioni lineari di I.aspecie,
dellequali
ora non siparla.
"
Considerando un sisterna di forme
algebriche
"
i cui coemcienti indicheremo con
A, supponiamo
che esse per"
la trasformazione lineare
(I)
vadano nelle forme"
i cui coefficienti
indicheremo
con A’. Il sistema delle forme"
coniugate
aqueste:
u i cui coen cienti sono
A’,
si dirà il sistematrasformato
del si-"
stema dato per la trasformazione
(I) .
"
Una funzione razionale nei coefficienti A e in una o
più
"
serie di
variabili x, ‘ .... ,
"
si dirà invariantiva
rispetto
aquella
trasformazione lineare ge-9 nerica di 2..a
specie,
o anche invariantiva di 2.aspecie, quando
19 costruitala coi coefficienti trasformati A’ e con le variabili
"
trasformate y, y’...,
si avrà la relazione:"
essendo 0 una funzione dei soli coen cienti ak ".
3. Dimostriamo subito che una funzione II invariantiva di 2.a
specie,
è anche invariantiva nelsignificato
ordinariorispetto
al gruppo delle trasformazioni lineari di 1.a
specie,
ossia è ancheinvariantiva di 1 L. a
specie. Supponiamo
che il sistema(II)
si tra-sformi per la
(I)
nel sistema(IV) ; eseguiamo
nel sistema(IV)
la trasformazione
particolare
esso andrà nel sistema
di coeflicienti
A’,
equindi
il sistema trasformato saràdi coefficienti
A’.
Orapoichè
II è invariantiva di Z.~specie,
dovràverificarsi la relazione
(V)
anche perquesta particolare
trasfor-mazione ;
onde avremo, essendo k un certo numero:e
quindi:
Confrontando con la
(V)
si ha:Ma
osserviamo
che si ottiene il sistema(VI)
effettuando sul sistema(II)
la trasformazionecomposta
della(I)
e dellaossia la
questa
è una trasformazionegenerica
dispecie,
e la(VII)
di..inostra che II
gode
diproprietà
invariantiva ancherispetto
aquesta qualunque
trasformazione lineare di 1.aspecie.
Dunque
si ha: " Una funzione invariantiva di 2.aspecie
è ancheinvariantiva di 1.a
specie;
ossia è invariantivarispetto
al gruppo di tutte le trasformazionilineari,
di I.a e 2.aspecie ".
Ricordiamo
però
che a seconda che si considera una trasfor- mazione dell’ una o dell’ altraspecie
varia la definizione della invariantività.4. Il teorema inverso in
generale
non è vero; ossia se unafunzione II è invariantiva di 1.a
specie,
non lo è sempre anche di 2.aspecie.
Dimostreremo che affinchèquesto
sia è condizionenecessaria e sufficiente che la invariantività di 2. a
specie
siaverificata per la
particolare
trasformazione cos detta diconiugio :
Che la condizione sia necessaria è
chiaro;
vediamodunque
che è sufficiente. Per
ipotesi,
se per una trasformazione lineare di 1.aspecie qualunque
il sistema
(II)
si trasforma nel sistema(IV),
si haPer le
(VIII)
il sistema(IV)
si trasforma nel sistema.(VI) ;
dire che Il verifica la
proprietà
invariantiva di 2.-specie rispetto
alle
(VIII), significa
direche,
essendo un certo numero, si ha:12
Confrontando si ottiene
e
questa
mostra la invariantività di IIrispetto
alla trasformazioneche è
generica
di 2.-specie,
e mediante laquale appunto
il si-stezna
(II)
si trasforma nel sistema(VI).
Cos è dimostrato che fra le funzioni invariantive di 1.a
specie,
ossia nel senso
ordinario,
sono invariantive anche di 2.~specie quelle
che soddisfano alla condizione(IX);
laquale
per le(VIII)
può
scriversi : ,Cioè: " Una funzione invariantiva di 1.a
specie
lo è anche di2.a
specie
allora e solo allora che essa coincide a meno di unacostante con la
funzione
acoefficienti coniugati ,, .
Sulla costante si
può
dire soltanto che è di modulo1 ;
in-fatti per la trasformazione
(VIII),
come il sistema(IV)
si tra-sforma nel sistema
(VI),
cos il sistema(VI)
si trasforma nel sistema(IV) ;
onde siha applicando
la(IX)
aquesto
caso:ossia, :
onde confrontando con la
(IX):
5. Le
poche
osservazioniprecedenti
bastano a stabilire un tallegame
fra la Teoria invariantiva delle formealgebriche rispetto
al gruppo delle trasformazioni lineari di
specie
equella rispetto
al gruppo di tutte le trasformazioni di 1.a e 2.a
specie,
da per- mettere diriguardare
1& seconda comegià
contenuta nellaprima,
E infatti se consideriamo un sistema di forme e conoscial11o il
complesso
delle relative funzioni invariantive nel sensoordinario,
fra
queste
si trovano e facilmente si riconosconoquelle
che sonoinvariantive anche di 2.a
specie.
Per
esempio,
considerando il sistema di due forme binarie qua- dratichea;,
si hannogli
invarianti(CLEBSCH~ :
che sono anche invarianti di 2.a
specie,
essendo funzioni e coef-ficienti
reali;
invece l’invarianteche col suo annullarsi
esprime
che iquattro elementi a.,
= 0O stanno nel
rapporto
anarmonico 1n) non è ingenerale
uninvariante di 2.a
specie, giacchè
la funzione a coefficienti coniu-gati
èla
quale
ingenerale
non coincide conquella
a meno di una co-stante. E infatti
sappiamo già
che ilrapporto
diquattro
ele-menti. non si conserva in
generale
a traversoantiproiettività.
Termineremo osservando come, se la funzione II è essa stessa
una forma
algebrica
nei coefficienti e nellevariabili,
la funzione0
«Zik)
checomparisce
nella definizione della invariantività di 2.aspecie sia,
a meno di unacostante,
unapotenza
del modulo r della trasformazione. La dimostrazione sipuò
condurre comequella
dellaproprietà analoga
nella Teoria delle formealgebri-
che
1) ; però giunti
come allora al resultato 0cr~ ,
nonsi
può
comeallora, applicando
la trasformazioneidentica,
con-cludere che è c
=1;
solo sipuò
dire che c è una costante dimodulo
1, giacchè applicando
la trasformazione diconiugio
si ha) V. p. es. CAPELLI. jFbI6 6ee /bg c-
1) V. p. es. CAPELLI. I’ondamenti di una teoria generale delle forme al- gebriche. (Memorie delle R. Acc. dei Lincei, -Serie 3, Vol. f2, 1882 ; §.VI).
14
i-=
1,
equindi
c non è altro chequella
costante k che còmpa- risce nella formola(IX).
Con facilità si possono costruire effet- tivamente delle funzioni invariantive per lequali
c è di modulo1 senza essere 1’unità.
II.
Polinomi e forme
iperalgebriche.
Condizioni d’ identità.
6. Diremo
_polinoniio iperalgeb1.ico
unaespressione
razionaleintera in una o
più quantità
XI, x2 ... Xn e nelle loroconiugate
xl , x2 ... xn .
Ogni
termine delpolinomio presenta
duegradi,
unorispetto
allequantità x,
e l’altrorispetto
alle x; la loro sommasi dirà
grado c01nplessivo
del termine. I duegradi m assimi,
chepossono verificarsi anche in termini differenti del
polinomio,
sidiranno
yradi
delpolinomio.
Un
polinomio iperalgebrico
si dirà unaforma
quando
è omogeneorispetto
allequantità
x e xseparatamente,
ossia
quando
i duegradi
sonogli
stessi per tutti i suoitermini;
se i due
gradi
sono n ed 1n) si scriverà che si ha unaiperalgebrica (n, m).
Con naturale estensione si definiscono i
polinomi
e le formeipe- ralgebriche
contenentipiù
serie diquantità
xl ... xn) yl ... ym , ... e le loroconiugate
xl ... xn, yi .. , 11m, ....Nel
seguito
adotteremo la distinzione ormai abituale nella Teoria delle formealgebriche:
ilgrado
di unpolinomio
si diràquando
lequantità
a cui è relativo sono di lor naturavariabili,
o per lo meno nellaquestione
di cui si tratta si pre- sentano come variabili.7. " Un
polinomio iperalgebrico
in cui si. siano effettuatetutte le
possibili riduzioni,
ossia in cui si siano riuniti tutti i ter-mini dei medesimi
ordini,
nonpuò
essere identicamente nullo se non sono nulli tutti i suoicoeffcienti ".
Può sembrare chequesto
teorema si riduca immediatamente
all’ analogo
per ipolinomi
al-gebrici ; questo però
nonè, perchè
le variabili e leconiugate
dellevariabili non sono variabili fra loro
indipendenti,
ma sono fissatii valori delle une
quando
siano fissati i valori dellealtre. È quindi.
necessaria una dimostrazione.
Consideriamo da
prima
unpolinomio
in una sola variabile x :se esso è identicamente
nullo,
certamente devono essere identi- camente nulle le varieparti
contenenti i termini diuguale
ordinecomplessivo,
almeno per x di modulo sufficientementepiccolo;
einfatti esse, mentre x tende a zero,
divengono
infinitesime di dif- ferenti ordini. Avremodunque
ingenerale:
almeno
quando
il modulo di x è inferiore a un certolimite;
oanche, supponendo x #
0 :Questa equazione algebarica
in è verificataqualunque
siala
x purchè
di modulo1, giacchè ogni
numero di modulo 1x
può porsi
sotto laforma x Ì x
con x di modulopiccolo
apiacere;
dunque
tutti i suoi coefficienti sononulli,
ossia si ha ingenerale
~~,. ~ 0. Cos è dimostrato che tutti i coefficienti del
polinon1io
sono nulli.
Se il
polinomio
contienepiù variabili,
ordinandorispetto
auna di esse ci ridurremo a una variabile di meno mediante ap-
plicazione
della partegià
dimostrata del teorema, e cos proce- dendo il teorema verrà dimostrato anche inquesto
casogenerale.
8. Ne segue che affinchè due
polinomi iperalgebrici
sianoidenticamente
uguali
devono essereuguali
i coefficienti corri-spondenti.
Avvertiamo che saremmo ben
lungi
dal vero se si credesse che duepolinomi iperalgebrici
coincidano(a
menomagari
di unfattore
costante) quando
si annullano per i medesimi valori delle variabili.Questo
avvieneperò
inqualche
casoparticolare ;
si ab-biano per
esempio
duepolinomi
a due serie di variabili X~ ...yi yz ... y"t ,
e supponiamo
che in essi non siano contenute le X~ ... Xli ,e vi siano invece contenute le yi ... ym senza che vi siano le Y~ ... ym ; siano cioè della forma:
Se essi si annullano per i medesimi valori delle variabili indi-
pendenti x
e y, o in altreparole
se leequazioni
F = 0 Ò = 0 stabiliscono la medesimacorrispondenza
fra le due serie x e y, i duepolinomi
coincidono a meno di una costante.Questo
è bennaturale, giacchè
F e 4Y sono duepolinomi aZyebrici
nelle varia- bili xl ... xn Yi ... !1m J tutte fra loroindipendenti.
9. Un’ ultima
semplice
osservazione. Poichè dall’ identità di duepolinomi iperalgebrici
segue la
uguaglianza
dei lorocoefficienti,
cos ne segue anche la identità:dove le x e le ?~ si considerano come
indipendenti.
Ossia : " Se duepolinomi iperalgebrici
sono identicamenteuguali,
essi lo sono an-che
quando
le variabili e leconiugate
delle variabili si conside-rano come due serie di variabili assolutamente
indipendenti ..
Questo
resultato sarà nelseguito più
volterichiamato ;
essopermette,
p. es., di dedurre dalla identità di duepolinomi
laidentità delle loro derivate prese o soltanto
rispetto
alle variabili x, o soltantorispetto
alle X.111.
Rappresentazione
simbolica. - Forme reali.10. Una forma
iperalgebrica lineare,
a seconda che contiene le variabili x o le x, si userà scrivere:per conseguenza una forma
(p q)
sipotrà
scrivere simbolicamenteed avranno
significato
effettivo solo le combinazioni di p simboli(t con q simboli ao ,
Uno dei coefficienti della forma
(1),
a meno di un fattore nu-merico
rea’le,
èil valore
coniugato è,
a meno del medesimo coefficiente numerico :Convenia1nù di
potere
distribuire lasegnatura
aisingoli
sim-boli,
comepotremmo
serappresentassero
valorieffettivi ;
ossia scriviamo :18
Allora,
la formaconiugata
della(1) potrà
indicarsi simboli- camente con si osservi bene di non confondere la formax x
coniugata
con la forma acoefficienti coniugati,
laquale
sarebbe-, v
la a
aox .
11. La convenzione or ora fatta rende
ragione
delperche
nella notazione simbolica di una forma abbiamo
adoperato
duespecie
di simboli differenti a e ao . Einfatti,
sia p. es.f una
formaiperalgebrica ~ ) ;
se noi avessimoposto semplicemente
avremmo avuto e
quindi f = f ;
mentrequesto
in ge- nerale non sarà1).
Può
però
darsi che una formaf
coincida con la sua coniu-gata f;
in tal caso la forma si dirà reale. Dalla identità :segue anzitutto che
è p
= q, e inoltre le relazioni fra i coefficienti :Queste esprimono
che le condizioni necessarie e sufficienti per la realità della forma sono che siano fra loroconiugati
i coef-c enti di combinazioni delle x e x fra loro
coniugate.
Una forma reale
(~ p) può
indicarsi simbolicamente con lanotazione a£ ux ,
nellaquale
è inclusa la condizione della realità.x
II SEGRE, nella nota a pie’ della pag. 281 alla introduzione al Saggio citato, proponendo una notazione simbolica per le forme, non introduce due simboli differenti a e ao ; Egli cos allontana la possibilità della considerazione delle forme coniugate, della quale noi non potremmo fare a meno.
Di modo che
quando
vorremo supporre che unaforma ai ao]
siareale basterà che
poniamo
leuguaglianze
simboliche :12. Una forma
f può
coincidere con la suaconiugata
a menodi un fattore
costante,
ossiapuò
aversi l’identità:Allora la forma
può
ridursi realemoltiplicandola
per un con- veniente fattore costante. Infattiessendo, qualunque
siano le ~:k è un numero
complesso
di modulo1,
ondepuò porsi
in infi-niti modi sotto la
forma ~ ;
allora si ha :a ,
e
questo
mostra che la formaa f
è reale. La formaf
si diràriducibile reale.
Se in una forma
iperalgebrica f
scindiamo i coefficienti e le variabili nelle loroparti
reali eimmaginarie,
laequazione f = 0
si scinde in due
equazioni
reali e a variabilireali ;
è facile ve-dere che esse si riducono a una sola allora e solo allora che la forma
f
è reale o riducibile tale.13. Per le forme a
più
serie di variabilipuò
adottarsi unanotazione simbolica
analoga
aquella
adottata per le forme a unasola
serie ;
ingenerale
una forma nellevariabili x,
x, y, ...si
potrà
scriveree se è reale :
20
~v.
Invariantività di 1.a e 2.a
specie.
14. Consideriamo un sistema di forme
iperalgebriche
e indichiamo con A i coefficieuti della
1.~,
conB, quelli
della2.a,
ecc.Quando
si effettua sulle variabili x una trasformazione lineare di l.aspecie
accompagnata
dalla trasformazioneconiugata
per le x:il sistema
(a)
si trasforma in un altro sistemai cui coéfhcienti indicheremo con
A’, B’,....
Ora sia fl
(A A B B ... x x x’ x’ ... )
una funzione razionale nei coefficientiA B ... ,
nei loroconiugati A B
... , e in una opiù
serie di variabili x x’ ... e le loro
coniugate;
se essendo 0a;h)
una funzione razionale dei coefficienti e loro
coniugati,
si haallora x si dice una
funzione
invariaiitiva di 1.11specie
del si-stema
(a).
Se sulle variabili x si effettua una trasformazione lineare di 2.~
specie
accompagnata
dallaconiugata
per le x, il sistema(a)
andrà inun certo sistema
- - - - - - - - -
i cui coefficienti indicheremo con
A’ B’ ....
Il sistema delle formeconiugate:
i cui coefficienti sono A’ B’ ... , si dirà sistema
trasformato
delsistema
(a).
Se la funzione II è tale che si abbia:si dirà che Il è una
funzione
invariantiva di 2.rJspecie
del sistema(a).
15. Non ostante la
maggiore generalità che
ora noi conce-diamo tanto alla conformazione del sistema
(a)
che aquella
di[1,
le osservazioni che facemmo per le funzioni invariantive di 2.~specie
di un sistema di formealgebriche (art.
1 esegg.)
possonoripetersi
senza modincazionisostanziali;
e si ha:1.° "
Ogni
funzione invariantiva di 2.~specie
lo è anche di 1.a"
specie,
ossia è invariantivarispetto
al gruppo di tutte le tra-"
sformazioni
lineari ".
2.° " Fra le funzioni invariantive di 1.&
specie
sono invarian-tivo di 2.3.
specie quPlle
che coincidono a meno di un fattore"
costante con le
rispettive
funzioni a coefficienticoniugati ; questa
"
costante è necessariamente di modulo
1 ".
16. Noi ci limiteremo sempre alla considerazione di funzioni invariantive che siano
razionali, intere,
ed omogenee nei coeffi- cienti delle forme e nei loroconiugati,
nelle variabili e nelle loroconiugate;
in altreparole,
che siano formeiperalgebriche
neicoefficienti e nelle variabili. In tal caso, la funzione 0
~i~)
che appare nella definizione della invariantività di 1,a
specie è
ilprodotto
di unapotenza
del modulo r della trasformazione e diuna
potenza
del suoconiugato r;
per 1’ invariantività di 2.~specie
è un tal
prodotto
a meno di una costante di modulo 1.(V.
art.5).
Anche molti altri resultati della Teoria delle forme
algebriche
si estenderanno
facilmente ;
peresempio,
considerando due formeiperalgebriche simili,
ossia dei medesimiordini,
i cui coefficienti indicheremo conA1 A2 .... , A A’,.... ,
ed essendo II una funzione dei coefficienti della forma e dei loroconiugati,
sipuò eseguire
la
operazione
di A1’onhold sulla funzione Ilriguardata
nei coef-ficienti A o
A
erispetto
ai coefficienti A’ oA’ rispettivamente,
secondo le due definizioni:
ebbene,
ambeduequeste operazioni
conservano laproprietà
inva-riantiva,
tanto di 1.a che di 2.aspecie.
Identico resultato si ha per la
polarizzazione)
laquale può
effettuarsi su una forma
f =
ax’aox
origuardandola
nelle varia- bili x erispetto
a nuovevariabili y,
origuardandola
nelle x erispetto alle y,
con le definizioni :Grazie alla osservazione fatta all’art.
9,
dalla identità di due formeiperalgebriche
sipuò
dedurre 1’ identità di tutte le loropolari. E
evidente inoltre che lapolarizzazione,
tantorispetto
all’una che all’ altra delle
variabili, gode qui
delle medesimeproprietà
ed èsoggetta
alle medesimeregole
che nella Teoriadelle forme
algebriche;
e infatti mentre p. es. sipolarizza
unaforma ai
ao~ riguardo alla x, questa
forma si tratta come unaforma
algebrica
di ordine ~; laparte à,’
nellaoperazione
ri-mane assolutamente inerte. Ci
dispensiamo quindi
dall’ insistere oltre suquesto argomento.
V.
Forme binarie.
17. Ci
proponiamo
ora di determinare la forma caratteristica di una funzioneinvariantiva,
per un sistema di formeiperalge-
briche binarie.
Consideriamo da
prima
un sistema di forme linearie sia
un loro invariante di .~.~~
specie.
Effettuando la trasformazione lineareil sistema
(1)
si trasformerà nel sistema :e,
ponendo ~~ _ (~ r~),
avremo una identità della forma:Riguardiamo
leespressioni
dei due membri come due formeiperalgebriche
nellevariabili i
e nelleconiugate a
n; secondo l’art. 9 la identità sussiste ancora seriguardiamo le ; 1J
come in-dipendenti
dalle Z Y~, ondepossiamo
porresenza fare alcuna
ipotesi sulle Z, Z,
1}1 "2; e otteniamo cos la identità(essendo r = (~ 1}) = 1) :
Questa
dimostra cheII,
considerata nei soliargomenti
alct2....P1-P2---- e non nei
coniugati,
è un invariante nel sensoordinario del sistema di forme
algebriche
lineari :Quindi,
secondo i noti resultati della Teoria delle forme al-gebriche,
avremo:dove i coefficienti k
dell’aggregato
sono funzioni delle sole quan- tità a~ a~ .... P2 ...Se ora consideriamo la funzione
anch’ essa è un invariante di
specie
del sistema(1),
equindi,
considerata nei soli
argomenti
aia2 .... ~1 ~2 .... , è
un invariantenel senso ordinario del sistema
(2) ;
avremo cioè:E ben chiaro
che, poichè
iprodotti
P noncontengono
i coeffi-cienti ~1~2 ""~1~2"") i
quali
sono contenuti solo nei coeffi-cienti k,
i nuovi coefficienti h risulteranno combinazioni lineari deiprodotti P;
equindi
avremoinfine,
indicando imgenerale
conun certo coefficiente numerico :
Cos è dimostrato che un invariante di un sistema di forme lineari si
può
sempre porre sotto la forma di unaggregato
diprodotti
di fattori deitipi
ed(mn),
essendo 1nx ed nx , o m,ed nx , o
ed nx
due formequalunque
delsistema;
lasegnatura
insiste o su ambedue
gli
elementi del determinante o su nessuno.18. Se si ha un sistema di forme
iperalgebriche
che siano effettivi
prodotti
di formelineari, ogni
invariante del loro sistema è anche un invariante del sistema di forme linearie
quindi
la sua forma ci ègià
nota. Allora si dimostraprecisa-
mente come nella Teoria delle forme
algebriche 1)
mediante suc-cessiva
applicazione
del processo di Aronholdriguardo
ai coeffi-cienti delle varie forme del sistema e ai loro
coniugati,
che anchese le forme del sistema sono
rappresentazioni
simboliche di formeiperalgebriche generali, ogni
loro invariantepuò
scriversi simbo- licamente sotto la forma medesima.E cos è esaurita la ricerca nel caso di un invariante di 1.~
specie
del sistema dato ; ma il caso di un covariante si riconduce subito aquesto.
Infatti se consideriamo una forma lineare 1nx, si vede subito che lequantità
m2 m2 e - nei sono cogre- dienti alle variabili ’X~ x, e xl X2rispettivamente ;
seadunque
ab-biamo un covariante del sistema
dato,
contenente le variabili~) V. p. es. CLEBSCH-LINDFMANN, Vorlesun,gen úbei- Geometrie, Bd. I.
x~ ~.... e le loro
coniugate,
eaggiungendo
al sistema le formelineari mx, nx, ecc.
poniamo
e
quindi
otterremo un invariante del sistema
ampliato ;
ilquale potrà
scri-versi simbolicamente sotto la forma:
Onde il covariante
potrà
scriversi :Questa
è laespressione
simbolicagenerale
di una forma invariantiva.19. Che
reciprocamente ogni prodotto
simbolico costituitocome abbiamo veduto
rappresenti
una forma invariantiva di 1.aspecie,
è benevidente;
e infatti per una trasformazione lineare di 1.~specie
i fattori lineari simbolici siriproducono
identica-mente,
e i determinanti simbolici a meno del modulo della tra- sformazione o del suoconiugato;
onde tutto ilprodotto
siriproduce
a meno di una
potenza
del modulo e del suoconiugato.
Ed ancheun
aggregato
di taliprodotti
simbolici sarà una forma invariantiva di 1.’specie, purchè
naturalmente siarispettata l’ omogeneità
neicoefficienti e nelle variabili.
Quanto poi
alle forme invariantive di 2.~specie,
anch’ essepotranno scriversi
simbolicamente comeaggregati
diprodotti
simbolici della
specie veduta;
ma affinchè inversamente un taleaggregato rappresenti
una forma invariantiva di 2.aspecie,
ènecessario
che,
oltre la condizione dellaomogeneità,
i coefficienti M siano tali chel’aggregato
coincida a meno di una costante colsuo
coniugato. Questo
avviene p. es.quando
i coefficienti M sonotutti reali. In
particolare
è chiaro che un soloprodotto
simbolicorappresenta
sempre una forma invariantiva di 2.8.specie.
20. Il lettore avrà
già
osservato come la ordinaria Teoria delle formealgebriche,
pur rientrando nella Teoria delle formeiperalgebriche (giacchè
una formaalgebrica
non è che una formaiperalgebrica
in cui unodegli
ordini ènullo) acquisti
in essa unamaggiore estensione;
e infattiqui
si considerano funzioni inva- riantive che sono formeiperalgebriche
e non soltantoalgebriche
nei coefficienti e nelle variabili.
È
facile vedereperò
che comesistema
completo
delle forme invariantive d un sistema di formealgebriche può
assumersiqui quello
stesso che si stabilisce nella ordinaria Teoria delleforme,
alquale però
siaggiungano
anchetutte le forme
coniugate
diquelle
chegià
ci si trovano. Einfatti,
se consideriamo un
prodotto
simbolicoqualunque,
eponiamo
inun
primo
gruppoquelli
fra i suoi fattori che sonosegnati,
e in un secondo
quelli
che sonosegnati,
cipersuaderemo
subitoche,
trattandosi di un sistema di formealgebriche,
i duegruppi
hanno
significato
effettivo di per se,giacchè
se nelprodotto
com-parisce
un simbolo a non cipuò
maicomparire a,
e viceversa.Di
più
ilprodotto
dei fattori del 1.° gruppo e ilconiugato
delprodotto
diquelli
del 2.° sono due funzioni invariantive nel sensoordinario,
equindi esprimibili
per le forme del sistemacompleto ordinario ; dunque
il 2.°prodotto
èesprimibile
per leconiugate
delle forme del sistema
completo ordinario,
equindi
1’ interoprodotto
simbolico èesprimibile
per le forme del sistemacompleto
e per le loro
coniugate.
Noteremo infine come per un sistema di forme
iperalgebriche
si possano ricercare due sistemi
completi,
per le forme invariantive di 1.aspecie,
l’altro perquelle
di2.’ specie.
Mapoichè
una forma invariantiva di 2.’
specie
lo è anche di 1.aspecie,
cer-tamente tutte le forme invariantive di 2.a
specie
sonoesprimibili
per le forme del 1.° sistema
completo;
ilquale quindi rappresenta
anche il sistema
completo
per le forme di 2. aspecie, quando però
avvenga che tutte le sue forme siano esse stesse invariantive anche di 2.a
specie.
Inquesto
casodunque
si ha un unico sistemacompleto
per le forme invariantive di ambedue lespecie.
21. Termineremo
queste generalità
sulle forme binarie Gsser-vando come, considerando una forma a due serie di variabili
possa definirsi la
operazione ,q
daeseguirsi
su essa origuardo
alle
variabili X; y
or guardo
alle x, ~; si manterranno evidente- mente tutte leproprietà
diquesta operazione,
ed avremo:Cos pure considerando due forme
possono introdursi scorrimenti dell’ uno sull’altra con le defi- nizioni e le notazioni
seguenti :
Essi si diranno scorrimento
semplice r",
scorrimentoseiriplice r o
e scorrimento misto
(r, s) rispettivamente;
possono effettuarsi conl’aiuto della
polarizzazione
e dellaoperazione S2,
come nella Teoriadelle forme
algebriche,
equindi
si conservano anche tutte le altre loroprincipali proprietà,
lequali
si dimostranopartendo appunto
da
questa prima 1).
1) V. CLEBSCH, Theor2e de2- biJ+àren alg. Formen, Leipzig i872.
VI.
Considerazioni per la
interpetrazione geometrica
sul
piano
di Gauss.22. La
interpetrazione geometrica
delle forme binariepotrà
effettuarsi sii una forma di 1.~specie qualunque,
considerando Xl X2come coordinate omogenee di un elemento della forma stessa.
E opportuno però
riferirci a unarappresentazione
reale dellaforma,
per
esempio
aquella
notissima sullasfera,
omeglio
sulpiano
di Gauss. Considerando una
coppia
di valori delle due variabili x, x·2, eponendo X2
= z, noi faremocorrispondere
aquella. coppia
2
di valori
quel punto
delpiano
di Gauss che è indice del valore z della variabilecomplessa.
Una trasformazione lineare di 1.a
specie
delle variabili x, x2nelle variabili yi y2,
quando
si ponga w = ~1 dàorigine
a unatrasformazione
lineare Y2della variabile ,~ nella variabile w:
e
questa
a una trasformazione delpiano
di Gauss in sestesso,
che saràl’ immagine
di una trasformazioneproiettiva
della forma di 1.aspecie
che sulpiano
medesimopuò concepirsi rappresentata.
Le
proprietà
caratteristiche diqueste
trasformazioni sono bennote;
magiacchè
dovremmo per lo menoricordarle, preferiamo
ritrovarle per una via
semplice
e breve1).
1) Le considerazioni che seguono mi sono state suggerite dalla lettura della citata memoria del SEùRE : Rappi-esentaz ioni reali delleforme complesse,
Math. Ann. 40.