R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
C ESARINA M ARCHIONNA T IBILETTI
Una rappresentazione topologica delle curve di una superficie
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 26 (1956), p. 18-35
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DELLE CURVE DI UNA SUPERFICIE
Nota
(*)
di CESARINA MARCHIONNA TIBILETTI(a Milano)
1. - Una
z)
=01) algebrica
d’ordine nonpassante
per ilpunto improprio
Z,~,dell’asse z,
e il relativopiano y)
vengonotopologicamente
definiti dando la Riemanniana 1t- f delpiano (proiettivo complesso) ( ~, y)
forato
lungo
lay) = 0,
diramante ilpiano li-plo stesso, accompagnata
dal sistema delle sostituzionivalori di
z) collegate
ai vari cicli del gruppo di Poincaré della).
Appare
comepresumibile
apriori
che inquesta
rappresen- tazione della c~ possa inserirsiquella
di una curvaapparte-
nente alla
~i~,
data mediante la suaproiezione (da Z,j, y) = 0 $),
sulpiana ~,
coincidente peresempio
con .z = 0 :ma subito si incontrano difficoltà in
quanto
il cilindrof (x, y)
= 0sega la 11 J secondo una curva
f ’~,
che ingenerale
deve presu- mersi riducibile in variecomponenti
ciascuna dellequali
haper
proiezione (semplice
omultipla)
la curvaf ( x, y)
= 0(del piano
z =0).
Scopo
delpresente
lavoro è l’analisiapprofondita
di que- stapossibile rappresentazione
delle curve tracciate su ~~).Si darà
dapprima
una descrizione di talerappresentazione topologica,
in forma astratta.(*) Pervenuta in Redazione il 2 Maggio 1956.
Indirizzo dell’A.: Istituto matematico dell’Uni~ersità., Milano.
1 ) Che indicheremo poi brevemente con f1’.
2) Cfr. [4], [7] - vedi la bibliografia alla fine della nota - o
anche il cap. VIII di O. ZeRrsm, Aggebraio Ergebnisse der Mathematik (1935).
$ ) Indicheremo poi brevemente con f la curva 1(te, y~ ~ = 0.
In
seguito,
a determinare concretamente il modello topo-logico della (D,
verrà assunta la relativa treccia diramante’)
cui vienecongiunta
la treccia dellacurva f,
cioè verrà assunta la trecciacomplessiva T ( Q)
della curva unica(an-
corchè
spezzata)
Q = Ip~-- f.
Anzi,
aquesto proposto,
si dovrà introdurre unamplia-
mento del solito concetto di treccia di una
curva ~
per mettere in evidenza leproprietà della ~
in relazione alla sua immer- sione nellospazio topologico
dato dalpiano proiettivo
com-plesso
foratolungo
una data curva x(cfr.
n.3) ~).
Si dovrà anche introdurre un secondo concetto nuovo,
quello
di ciclo c~i una, treccia,-(cfr.
n.3).
Si
perverrà
allora abbastanza facilmente a trovare le sin-gole componenti f ~
dellaf ’~,
e apreci.sare quella
chepassi
perun certo
punto (con proiezione
suf ).
Per ciascuna
componente (che
risultarappresentata
sullacurva
multipla y)
=0)
si possono allora determinare ipunti
di diramazione(su f )
dellacorrispondente
funzioney)
econseguentemente
il genere.Si conclude il lavoro con alcuni
esempi (per
ovvieragioni
di brevità relativi a casi
semplicissimi)
che mostrano il concreto valore delle considerazioni svolte.2. - Per le
superficie 4Y ,
checonsidereremo,
facciamo la solaipotesi
che esse siano irriducibili e che la relativa curva didiramazione ~
risultisemplice (cioè
dialuogo
a scambi per la funzionez(ae, y)).
Indichiamo con m l’ordine di 4Y .Poi,
fissatoin x-q
ungenerico punto S~,
chiamiamocon ::1’ 1:2" ... , z ~, i valori
(diversi)
chey)
assume in Q.Data la
superficie D
restano(teoricamente)
determinati i eicli del gruppo di Poineanédi 1t - cp,
le relazionitopologieh.e
esistent fra essi e le sostituzioni ~he essi operano
sui v
va-~ ) Cfr. n. 1 di [6] e anche il n. 1 di C. ~iABCg Iort~~A ~ m i r.~r ~, La irregolaritd. di un siano multim dedot~a treccia Rend.
:c. LinM, s. VII, ~8 (19~~.
5 ) Nella nostra applicazione la ~ sarà -la curva f e la x la curva
di diramazione (p.
lori zs ( ~
=1,
... , sostituzioni costituenti il gruppo di mo- nodromia I’ . Secondo le osservazioni diEnriques g)
e Zari-ski
7),
per avere tale modellotopologico,
bastaassegnare
unsistema di cicli contenuti in una sezione
piana (generica)
di(ad esempio
la sezione collegati
da certe« relazioni
generatrici »
e le relative sostituzioni.Notiamo
però
che tali relazionigeneratrici,
eperciò
il mo-dello in
questione,
risultano noti comodamentequando
si diala treccia
algebrica
della curva 98).
Osserviamo ancora che
queste rappresentazioni topologi-
che
danno,
insieme alla (Diniziale,
anche altresuperficie
4>’ottenibili con una trasformazione
birazionale,
che siriduce ad
un’omologia (con
centro inZ,~)
per le (D’ non pas- santi perZ,~ ,
cioè per lesuperficie
che abbiamosupposto
trat-tare nel
presente
lavoro9).
Naturalmente la nostra trattazione è invariantiva
rispetto
a tali
omologie.
Ora ci
proponiamo
dirappresentare
nelprecedente
modellotopologieo Ze
curve di 1>..’
Sia
f *
una curvadata, irriducibile,
di4Y;
tale curva vieneproiettata
da Z ~ in una curvapiana f ,
delpiano (x, y)
diordine n e genere p.
Partendo dalla
precedente f ~
su 1> appare comegenerico
il caso in cui la
y) (definita
da6b)
limitata aipunti della f
risulti una funzione riducibile indue,
di cui una adun sol valore in relazione ad
f ~ ,
ed un’altraa ~ 1
valorirappresentante
una ulteriore curvaf ~
ditagliata in g - 1 punti
dalle secanti per Z x .__ - -
6) Cfr. [4]. ,
7) Cfr. [7], o anche il cap. VIII di O. ZABISAI, Algebraic Surfaces 1. e.
8) Cfr. n. 3 di [5]. Tale treccia diramante non solo è sempre deter- minabile teoricamente ma, in molti casi, e per ampie categorie di
curve, è stata costruita effettivamente o si può facilmente costruire (cfr. ad esempio [ 3 ] e [6]).
9 ) Questa ipotesi, che le nostre superficie I> non passino per Z ~, è introdotta per semplificare l’esposizione: il rimuoverla porterebbe a semplici varianti.
’
Tuttavia dobbiamo considerare come
generale
il caso incui la
f
èproiezione
daZ~,
oltre che dellacurva f !
anche dialtre curve
(irriducibile
di ... ,f * .
Ciò
posto,
veniamo allarappresentazione
delle consi.deriamo in x ~ l’insieme dei
punti
della Riemanniana dif
che indichiamo con
(ove .P~
è ilcomplesso
deipunti di 9
che stanno anche suf ),
assumiamo inf Pa
un’ori-gine
escegliamo
una linea( aperta)
1 checolleghi
S~con
~ (porremo poi S~, 01
ed 1 nelpiano x
=0).
Ogni
determinazione Zs(8 1,
... ,(1)
diz ( x, y)
inQ,
perprolungamento
analiticolungo
1(da
SZ ad diventa unadeterminazione della
y)
in chechiamiamo zl,, (assu-
mendo
uguali
l’indicedi z
e il secondo indice diz~$).
Ora consideriamo un ciclo
g_,
uscente daDi
egiacente
inun
ciclo gf
ottenutopercorrendo
successivamente il cammino 1 da 0ad Q ,
un ciclo e il cammino l 1 daSZ1
ad Q scambia i
valori z,
secondo una sostituzioneSI.
Le so-stituzioni
S f legate
ai vari gf costituiscono unsottogruppo
~~
dir, che,
pergeneralità,
dobbiamo supporre intransitivo.Le zl g
(in
per i cicligi
si scambiano ovviamente se-condo un gruppo isomorfo a
rf .
Precisamente talirr
eF,
coincidono se considerati comegruppi
di sostituzionisugli
indici sdi Zs
e z~, eprecisamente T f
è il trasformato di,~
conl’operazione - sulle z,
relativa al cammino i = Le zl, per le sostituzioni dir f
risultano divise in sistemi di intransitività che chiamiamoseparatamente
con 1~2’
... , 1E,~
e tutti insieme con ~.
Ciò indica che Zac
y), qzuvn,cto
la sipensv
comefunzione
dei
punti
delle curvaf ( e
non dell’interopiano
x,y)
si v
funzioni (o, y)
ciascuna ctettequali
ha ina~
i valori zl, contenut~
rispett"mente in
uno dei; (~=1,
... ,y).
Ognuna
dettefunzioni z(;) (~, y)
dàluogo*
ad una curvairriducibite
Ij.
di 4Y(che
siproietta
da Z ~,~, inf).
10) Si potrebbe anche scegliere 1’origine ~ coincidente con Q, Questo nnodo di procedere può sembrare, a priori, il più sempliee ; a post,eriori invece è risultato più utile distinguere le due origini.
3*
Notiamo anzi che una sota deterncve~aczior~e z,, della
y)
sistemac
:E~
cuiappartiene,
cioè unpunto
solo di zIt (in corrispondenza
alquale
sipuò
assumere0,) definisce
il relativo
~~..
3. - Per
procedere
convienepremettere
un’estensione del concetto di trecciaalgebrica.
e alcune ulteriori considerazioni sulle trecce che possono essere interessanti per lorostesse,
inquanto
utili anche per altriproblemi.
a)
Fino ad ora la treccia di unacurva ~ algebrica è
statacostruita
pensando
la curva immersa nelpiano proiettivo complesso x (delle
variabili ~ ey)
e mettendopertanto
inevidenza i
punti
critici della funzione definita dallac~~.
Per
qualche problema ( come,
peresempio, quello
che èoggetto
delpresente lavoro) può
essere necessario rappresen- tare sulla treccia anche altripunti
P notevoli della curva~r,
che risultano intersezioni con un’altra curva x del
piano
~.Considerata la treccia
-~- X)
della curva(unica
anchese
riducibile) spezzata in ~
e X isoleremo inquesta
l’insieme(ordinato)
dei tratti relativi aipunti
criticidi ~
ed aipunti
P.
comunia ~
e x.Questo
insieme di tratti costituisce la trecciaT (c~ P y), ampliata rispetto
alla. solita treccia di~~
che mette in e~-idenza adche ipunti di ~
staccati dallacurva x.
La viene a
rappresentare
lacurva
come con-tenuta nello
spazio topologico
costituito dalpiano x
foratosecondo la curva
~.
»b)
Sia data una curva(piana) ~
e sia T una suatreccia,
eventualmente anche
ampliata") ( costruita
con le solite con-~~enzioni).
Chiamiamo arco di treccia laparte r
di un filocontenuto in un tratto
di T, parte
che siimmagina
percorsa da uno(considerato
nei vari casi comeprimo)
all’altro estre-mo
( essendo posti questi
estremi su due settiadiacenti) 12).
11) Cfr. il comma a) di questo stesso paragrafo.
12) Tale parte T di filo è descritta da un y, quando o descrive un cappio i di -r,, .
Notiamo che il
punto
di coordinate x = 0ed y
= y,l’origine
deicappi
costruttori di ~’apparte-
nenti al
piano
vienerappresentato
sulla treccia sopra cia-scuno dei suoi setti in una medesima
posizione (che
indichia-mo ancora con diciamo che due archi di una trec- cia
(anche
nonappartenenti
a tratticonsecutivi)
sononessi
quando
il secondo estremo(concepito
comecoppia i, y)
di uno di essi coincide col
primo
estremo dell’altro.Indichiamo con il nome ~nsieme connesso di archi di trec- cia un insieme ordinato di archi tali che due archi consecu-
tivi sono connessi
18).
Un insieme connesso di archi di treccia si dirà chiuso se
anche il
primo
e .l’ultimo arco vengono connessi nei loro estremi rimasti liberi. Chiameremo col nome di ciclo di unatreccia un tale insieme connesso chiuso di archi di treccia:
questo
nome di ciclo ègiustificato
dal fatto che i suddetti insiemi chiusi di archirappresentano
cicli della Riemannianam).
4. -
Vogliamo
oradeter~n~nare,
netpreeedente
modello to-(cfr.
n.2)
le curve che siproiettano (da Zx)
in curvac data.
_~ tal
fine,
modellotopotogieo
di (D mediante latreccia, diramante
y(p)
ed ~not~reas8egnamo k
trecciaT ( a)
a = q
-~- f composta
d,actte curve 9 edf.
Premettiamo la nomenclatura necessaria.
~
13) ~,crei-tiamo che 1’ordine dei tratti in cui vengono qui presi gli archi consecutivi può non essere quello dei successivi tratti della treccia
e che in un insieme connesso di archi uno ateøøo tratto può comparlre più volte in posizioni diverse e con --archi uguali o diversi.
14) Tali cieli della treccia rappresentano cicli della Riemanniana della curva ~ che risultano ora dati da vari archi -anch~e non consecutivi, aulla treccia, T (ma connessi sulla Riemanniana di yj similmente a
quanto accade -sul modello della Riemanniana -di i, costituito da un po- ligoono di 4p la’ti, ove pure un ciclo è rappresentato da un~a. comma di di linee sconnessi sul modello (e connessi sulla Riemanniana di ~ ).
Cfr. ~;qu~s, CHISINI, Teoria geo»~etriec~ delle eqaccxioni e delle fun- zioni atgeb~~ciie, ~c~c~~ vol. voi. I, I, cap. cap. I I I, Ili, n. n. 38, Bologna (1924).38, Bologna (1924).
Chiamiamo i
punti
critici della funzione de-finita
da a, segnati
nelpiano %,,
della variazionecomplessa
o :essi sono dati
precisamente
daipunti
critici dellay ( x)
definita da ~, dai
punti
critici of dellaY«(1J)
definitada f
edai
punti
ascisse delle intersezionidi 9
edf .
Indichiamocon 0
un’origine, generica
mafissata,
sulpiano x,, (data
peresempio,
da x =0)
e con ?~ i soliticappi (orientati)
uscentida 0 ed
avvolgenti
i suddettipunti
critici x,., che servono percostruire la treccia
T (a) Distinguiamo
talicappi
con inomi
Àq>, f,
e in relazione aipunti
criticix~ ~ ,
xf, xcpf che essiavvolgono;
icorrispondenti
tratti della treccia ver- ranno chiamatit~, t f ,
Precisamente: i
tratti t,, (presi
nell’ordine in cui si tro-vano su
T(a»
danno la treccia dellacurva quando
da essi si
tolgano
i filidi f,
edanalogamente
itratti t, (ordinati
come in ed aprescindere
dai fili di~)
dannola treccia
T ( f )
della curvaf . Infine,
per le considerazioni del n. 3a),
l’insieme deitratti tf
et~ f (presi
nell’ordine in cui si trovano in dà la trecciaampliata T(f-Pcp).
Sul
piano
della variabilecomplessa y
siano 1)2, ... , 1)m ed yl , 1 y2 , 9 -.. , yn ipunti
che danno i valori dellay (x)
defi-nita
rispettivamente da 9
edf
in x = 0 : indichiamo contale
piano
della variabile y. Sono i suddettipunti -11 (j
=1,
... ,
(r =1,
... , 1r~) che, quando x
descrive iprecedenti cappi ~,
muovendosi(in
una colpiano 1t,(ø)
dellavariabile y~
che li
contiene)
generano i fili della trecciaT (a).
L’origine
SZ su indicata nel n.2,
1’assumiama eranel
punto
x = 0ed y
= oo(punto
che sta su tutti ipiani
x =
cost.).
Chiamiamo
poi
icappi
diWy(0)
intorno aipunti
~
( j =1,
...-,m)
aventiorigine
in~’’~,~, te), disposti parallela-
mente all’asse
immaginario
esupposti
tuttiprovenienti
dallasua
parte negativa:
talicappi
operano con sostituzioni 8(note)
sulle fissate determinazioni ... , ø. dellaz ( z, y)
2013 in SZ .
’
15) Cfr. n. 3 di [1].
~g) Cfr. [2] a pag. 767.
Scegliamo l’origine S~1
suf -P, (cfr.
n.2)
nelpunto
dicoordinate x = 0
ed y
== y, escegliamo
il cammino 1 = ..sul
piano parallelo
all’asseimmaginario,
in modo ana-logo
ai suddetticappi ï(~~);
il cammino 1varierà,
come icappi y(v~1) 11) quando
ilpiano ~v ( o)
- per generare la trec- ciaT(Q)
~ si muoveparallelamente
a sestesso,
divenendoun
generico piano
In
seguito
sarà utile considerare sulpiano
dei cani-mini l,. ( r = 1,
... ,n) analoghi ad 1, paralleli
all’asse imma-ginario,
che vanno da Yx ad unoqualsiasi
deipunti y, (por- remo t1
~...1) 18).
Le determinazioni
(s
=1,
... , y sono state ottenute(cfr.
n.2) rispettivamente
dalle z, perprolungamento
ana-litico
lungo 1 = analogamente
indichiamo ora con Zrs la determinazione dellaz (x, y)
inx ~ 0,
y = y,. ottenuta pro-lungando
la 2’g(in ~à) lungo 1,,.
Notiamoesplicitamente
cheil
primo
indice r di z,., èuguale
aquello
deil’ordinata del0 y
= y,. in cui viene calcolata la zmstessa,
ilsecondo indice s è
quello
della z, da cuiproviene
per pro-lungamento
analiticolungo tr .
Con
questa
nomenclatura una determinazione diventa la determinazione Zkl(con
lo stesso indices)
per il cammino ottenutopercorrendo
successivamente1-1
edlk.
Tutti i ~£n valori zn
( r = 1,
... , n ;s = 1,
... , sono ledeterminazioni,
in 6 = 0 dellay) pensata
come funzionedel
punto della f,
cioè come funzioney (o», della x,
oltre che
direttamente,
anche tramite la definita daf .
5. Diamo ora alcuni teoremi
semplici
’ma essenziali.TEOREMA 1.
Ognz
ciclo Riemanniana or~-gine
riduce ad ~cn ciclo detta trecciaT(f
~~) Cfr. [2].
18) Possiamo sempre pensare, data la genericità di Q, che due punti y, del piano ~~, (0) non stiano mai sulla stessa parallela all’asse imma- ginario. Cosl i su xy(0), risultano distinti.
Per la dimostrazione di tale teorema notiamo che
ogni
ciclo C di .. uscente da
quando
si considerilungo
esso solo la
variazione«della o,
dàluogo
ad un cicloCx
delpiano 1t% 19).
Ora un tale
0%
è riducibile ad una somma di certicappi
~;
e7~ ~f percorsi
successivamente in un certo ordine. Tenendo conto anche della variazione della y su C(a partire
dain lo stesso ciclo viene
rappresentato
dal percorso diun
punto
~’’di f
cheparte
da 1/1 e si muove successiva- mente - sui varipiani ~y(~)
- neitratti ~
e~ corrispon-
denti ai suddetti
cappi 7~,
e7~~ f .
Ora il percorso di F in ciascuno dei suddetti tratti è dato da un filo della treccia
T ( f P~)
relativoalla f
e ciò per la stessa definizione di treccia.Viceversa un ciclo della treccia
T ( f ~--~ ~P~)
dà un ciclo Cdi
f P~ .
’
TEOREMA 2. un
punto
F un arco ditreccia, appartenente
ad urc trattot f
o checollega
unpzcnto
Yhcon ~cn
ptcnto
yx(k
eventualmente ancheuguale
adh) i
va-lori zhs di z si mutano nei valori zxs secondo una sostituzione .sui secondz indichi s, dai
fili
che risultano ta-Ciò
dipende
dal fatto chequando
un filodi 9
viene a ta-gliare
il cammino 1 = al cammino stesso si somma unciclo infinitesimo intorno a un filo
Pertanto, indicata con 8 la sostituzione sulle determina-
(in Q) portata
dal suddetto filodi q,
nelpunto n)
incui
taglia 1 = QF,
le determinazioni zr, di z relative si mutano secondo una sostituzione che opera sui secondi indici -come la ~’sugli
indici delle z,.~
19) In sostanza una proiezione ~i ~’ sul piano della variabile
complessa x.
’
20) Cfr. per esempio [4] e [ Z ~ .. _ 21) Come è noto, ciascun punto della -T( q ) è concepito ~ome centro
di un cappio cui è legata una -sostituzione sulle z cambia quando il cappio stesso, spostando3l, è tagliato da un altro filo della T iz j ~ stessa.
TEOREMA 3. Tutti e soli i vatori zl, detta
y) legati
alpunto 01
dif P Í-
e relativi ad una curva irrtdr.cibiteft di f1),
che 8iproietta.
da Zx inf ,
sonoquelli
che si mutanogli
aninegti
altripercorrendo
tutti i cicli detta treccoiacZ’ ( f P ; )
aventiorigine
e termine in yl .Tale
proposizione
segue ovviamente dai teoremi 1 e 2 inquanto
i cicli della trecciaT ( f P~)
in esame costituisconoun sistema
completo (che può
servire dabase)
per tutti i cicli dif P‘
uscenti da6. -
Vogliamo
ora indicare come si possaprocedere
pra- ticamente alla determinazione dei suddetti si8temi di intran- sitività1, ( i - 1,
... ,v) legati
ad i/iyquando
siano date la treccia diramanteT(q)
e la trecciaT ( a).
a)
Peresempio
sipuò
fissare un sistema(base)
di2p
cicliRiemanniani
CI (indipendenti) di f,
uscenti da ciò risulta facile apartire
dalla trecciaT(q) soprattutto
nei casi in cui laT (f)
è data in relazione ad una forma canonica del gruppo , B di monodromia dellay(x)
definita daf 22).
Si devono considerare
poi
i cicliCc/ di f,
uscenti da01
(e nulli su
f )
che circondanorispettivamente
ciascuno deipunti Pa di 9
che stanno suf .
Il modo di operare di tali cicli
C~ f ,
uscenti daQi
y si ri-leva dall’esame
(in
base al teorema2)
dei soli tratti t:;/ diT ( a).
Per
precisare
in che consistequesto
esame notiamo che in untratto
t~t
vi è un filo dif
tale che, una voltatolto,
i rima-nenti fili del tratto risultano non avere
più
alcuna torsionefra loro. Tale filo
di f corrisponde
al ramo dellacurva f
stessache si incontra con o nel
p~mto P-.
definitore del suddetto trattot,,
ed ha entrambigli
estremi(sui
due setti di in unpunto yr (con
lo stesso indicer).
’
Chiamiamo con ’;r l’arco dato dal
precedente
filodi f
con-siderato entro lo stesso tratto
--- ---
22) In questo orcline di idee cfr. per esempio : C. MARCHIONNA Ti- BiLETTI, Treccie ielative a forme can,on~i~che del gruppo di ~nonodromia, Rend. Ist. Lombardo, 88 (1955).
Quando yr
- y1 il relativo arco ~1 dà un cicloquando poi y,. =~=
yl l’arco ~r dà un ciclo circondante unpunto P ( e
nullo suf )
ma non uscente da Inquest’ultimo
caso peravere un effettivo ciclo occorre
prendere
successivamente i camminit i ’ , Z, ,
r,.,~;~, 11. Però,
dato il modo in cui è stata fissata lanomenclatura,’
il ciclo opera sui secondi indici delle zra(fermo
restando ilprimo indice)
cos comeopera sui secondi indici delle z1.’. In
ogni
caso i suddettiarchi Tr relativi ai vari
tratti t r
danno il modo di operare di tutti i cicliCpi
’
I
precedenti
cicli01
e formano una base dif-P9;
pertanto
per avere i sistemi di intransitivitàEi
basta rilevaredalla treccia come essi operano sulle pt determinazioni z1s
(in
b) (~,lualora,
per la forma data dellaT ( f ),
fosse scomodoricercare una base dei cicli di
f- P,
alla ricerca dei prece- denti sistemi1,
sipuò procedere
nel modoseguente.
Consideriamo le suddette determinazioni ZTB
(r
=1,
... , y=1~
... , e tuttigli
archi forniti dai vari tratti diT(f
-P~).
In base al teorema 2 rileviamo dall’andamento di tali archi(in
relazione al loro percorso ed ai filidi ~
che siavvolgono
adessi)
lecorrispondenti
sostituzioni sulle z,,,.L’insieme I di
queste
sostituzioni genera(per prodotto)
ilgruppo G
(imprimitivo
edintransitivo,
ingenerale)
di tuttele sostituzioni sulle per i cammini di
f Pa.
Dal modo dioperare dell’insieme I
(o meglio
del gruppoG)
otteniamo i sistemi di intransitivitàZi legati
ad yl .Dal
punto
di vistapratico
per avere facilmente il modo di operare delle sostituzioni di I(e
diQ’-) possiamo procedere
come segue.
Rappresentiamo
le determinazioni zrs con deipunti
di-sposti
inrighe
e colonne: in una stessariga
sonoposti
ipunti rappresentativi
delle zr$ cuicompete
lo stesso valore di r ed in una stessa colonnaquelli rappresentativi
delle z,.,, con lo stesso valore di s.Segnamo poi
le lineecolleganti
ipunti
che man mano vengono mutatigli
uninegli
altriper i tratti di - cioè per le sostituzioni di I .
Indicheremo
precisamente
ed useremo tale schema nei succes-sivi
esempi (cfr.
n.8).
Risultano
appartenere
ad uno stesso sistema di intran- sitività cioè ad una stessacurva f2*~
i valori z,.che vengono
congiunti
con un cammino ottenuto con le sud- dette linee’colleganti;
cos dallo schemaprecedente
si rile-vano i sistemi di intransitività
li legati
ad yi .Il
procedimento
contiene in sè buoneverifiche,
infattiquello
che succede per yl deve accadere anche perogni
al-tro yr .
7. Consideriamo le varie
componenti y) (i =1,
... ,
v)
della funzionez (x, y) definita su f
e relativerispetti-
vamente alle varie curve
(irriducibili) f ~
dellasuperficie.
Osserviamo che i
punti P~
comuni allecurve f
in cuivi sia un contatto di ordine
dispari
frala ~
e un ramo(li-
neare o
superlineare) di f
non generanosu f
unpunto
didiramaziflne per
alcuna.
delleprecedenti
funzioni(o, y).
Allora si tratta di vedere per
quale (o, y)
è di dira- mazione ciascuno deipunti P, (che
non risultino non dira-manti per le
regioni suesposte).
Ciò appare dall’esame deicorrispondenti
trattit~ f
diT ( f P ~ ) :
se per uno di tali tratti risulta variato l’indice s delle relative aduna
certa(ae, y)
allora lo stesso tratto dà un
punto
di diramazione effettiva per la stessa(o, y)
suf.
Dal modello in esame si
ottengono
cos ipunti
di dira-mazione su
f
diogni
Z(~)(o, y)
e inparticolare
risultaquando
una
(x, y)
è senzapunti
di diramazioni suf.
Le osservazioni
precedenti
conducono alla ~atzctaz~one del genere pi dellaf~ ,
tramite la notissima formula di Zeuthen23):
ove ~ è il genere
di f, h£
il numero dei valori della(o, y) su f,
8 il numero deipunti
di diramazione della stessa zl’)(ø, y)
e pi il genere di
f ~ .
23) Cfr. ad esempio cap. Iv, .n 38 di EfisiQuES e CHISINI, Teorsa geometrica, ecc., L c.
A
partire
dai nostri dati sono noti ocognoscibili
i numeri1t,
hí
e ~.8. - Diamo ora alcuni
esempi
diapplicazione
del criterioindicato nel
precedente
n. 6.Nella descrizione relativa a tali casi non ci
soffer~ueremo,
per
ragioni
dibrevità
suiparticolari
costruttivi delle trecce inquestione (ne
daremo soloqualche
cenno, innota).
a)
Sia unaquadrica (D2
e ¥2 la conica che è sua curva di- ramante. Consideriamo la curva 7 = 9,-~- f,
ovefa
è una cu-bica nodata
tritangente
alla conica ~., . Lafig.
1 dà la relativa treccia 24).Fig. 1
Precisamente i
primi
due fili -quelli
che escono, all’ini- zio dellatreccia,
daipunti
indicati con 1 e 2 ,presi
dasoli,
danno la treccia della f2;
gli
altri tre fili - uscenti daiposti 3, 4,
5 -danno, presi
dasoli,
la treccia dellaf:;.
I sui vari setti della
fig.
1 dannorispettiva-
iiiente i
punti
indicati sopra con y1 , 7 ~2 Y3.Sui fili della treccia
T(f),
inT ( ~),
sonodeposte 21)
lesostituzioni relative alle determinazioni ~le~la fun~i9ne
y)
data dalla~2
Usiamo ora il criterio
b)
indicato nelprecedente
n. 6 per trovare ..le curve di«»2
che ~iproiettano
inf .
24) Una tale treccia si costruisce facilmente a partire -dalla formal limite data da una conica e trae sue tangenti (Cfr. Ad esempio [6], per costruzioni analoghe).
25) ~fr. il cap. II di [6].
I nomi delle determinazioni della
z(o, y)
siano fissati oome è indicato nel n. 5 e sianoprecisamente:
Ora i due tratti
(uguali)
5° e 7° della treccia - v.fig.
1 -danno,
per il teorema 2. la sostituzione(z,2,,z.,2) (Z22Z81)
in
quanto
il filo uscenteda y2
sulprimo
settoperviene
alposto
y. sul secondo setto essendo avvolto per un solgiro
-da un filo di ~, e il filo uscente da Y3
giunge
in Y2 sul secondo setto essendo ancora avvolto per ungiro
da un filo di g.Fig.2
I tratti
(uguali)
8° e 9° danno la sostituzione(z,1Z21) (Z12Z22)
inquanto
il filo uscente da sulprimo
settogiunge
in sul secondo setto.Gli altri
tratti tf
etf
danno l’identità sulle z,..,.- pre- cisamente : i tratti3°,
4° e 6° la danno in virtù del teorema 2 per il numeropari degli avvolgimenti
con i fili di q checompaiono
in essi e l’ultimo tratto diT(a)
dà pure l’identitàperchè
in esso non vi sonoavvolgimenti
con filii~i cp o~ni
filo ha la stessa
posizione
sulprimo
e sull’ultimo setto.Segnamo
tali risultati nello schema dellafig.
2:precisa-
mente in tale schema i
punti segnati
con un tondino indicanoordinatamente i valori della tabella
(I)
e le linee che uniscono due di talipunti
indicano le sostituzioni sopra trovate cheportano
una nell’altra le determinazionirappresentate dagli
stessi due
punti.
Sullo schema della
fig.
2 si vede subito che i sistemi di intransitivitàlegati
alpunto 1/1
sonodue,
costituiti ciascuno da un solo elemento. Pertanto la curvaf ~
in esame èproiezione
di due curve
(cubiche gobbe)
dellaquadrica
~
OSSERVAZIONE. Possiamo considerare il caso in cui
f 3
non hail
punto doppio
pur rimanendotritangente
a ’2’ oppurequello
in cuif 3
non èpiù tangente
a P2 in tutti ipunti
comuni.Le relative trecce
16)
differiscono dallaT (cr)
dellafig.
1nel modo
seguente : nell’ipotesi
della mancanza delpunto dop- pio
l’ultimo tratto èspezzato
in due trattiugualmente
cano-nici
corrispondenti
ciascuno ad una diramazionesemplice;
nelcaso
poi
in cui manca uno dei suddetti contatti dif 3
e ’2 ilcorrispondente
tratto(sia
il 3° o il 4° o il 6° dellafig. 1)
è diviso in due tratti
uguali
ciascunorappresentativo
di un.nodo..
Si verifica subito che in entrambi
questi
casi èlegato
adyi un unico sistema di intransitività
~~
formato dai due ele- menti z12 : cioè la alloraproiezione
di una sesticairriducibile di
~2.
Si vede anche dall’esame della treccia che
quando f ~
è digenere 1 e
tritangente
a ’2 lay)
definita suf 3 (a
duevalori)
è senzapunti
di diramazione(i
trepunti
di contatto di 92 risultanopunti
di diramazioneapparente).
In
questi
vari casi si trovasubito,
in base al n.7,
il genere della sestica di~1~2
che siproietta
inb)
Consideriamo lasuperficie generale
del terz’ordine.La treccia
T(j)
dellafig.
3(disegnata
su duerighe) è
rap-presentativa
della curva a = ’6-~- f;
ove’6 è
la curva: dira- mante ilpiano multiplo
dato dalla suddettasuperficie
1>-28) Queste trecce si possono costruire ancora a partire dalla forma limite data da una conica e 3 rette tangenti o no a p, (v. nota 24».
proiettata
da unpunto esterno,
e una rettabitangente
a ’627).
Il filo uscente dal
posto
indicato con 7compete
adf,
edi fili uscenti
dagli
altriposti rappresentano,
dasoli,
la trec-ci a
T(9)
di Come è noto~g)
neiposti 1, 2, 3, 4, 5,
6 sonodeposte rispettivamente
le sostituzioniFig 3
Operiamo
anchequi
con il criteriob)
del n. 6: sianole determinazioni della
y)
nel(rap-
presentato
sullafig. 3,
nei varisetti,
dalposto 7).
Lo
schema, analogo
aquello dell’esempio a) precedente,
è ora
rappresentato
dallafig.
4 ove ipunti (segnati
con ton-dini)
indicanorispettivamente
le tre determinazioni di(II)
27) Tale treccia è ottenuta aggiungendo opportunamente a quella di
cp,, (che è nota, cfr. [51 cap. I ) un filo rappresentativo di f i in modo che la f 1 sia bitangente a
28) Cfr. il cap. II di [6].
Qui
in virtù del teorema2,
solo i tratti 17° e 18° operanosulle con sostituzioni diverse dall’identità e
precisamente
con lo scambio
Dall’esame della
fig.
4 risulta che i sistemi d’intransitivitàlegati
alpunto y1
sonodue,
datirispettivamente
dalle duedeterminazioni Zll’ Z12 e dall’unica determinazione Z18.
La
f 1
èpertanto proiezione
di una conica e di una rettadi
f~) 8 .
4
OSSERVAZIONI. Notiamo
(cfr.
n.6)
che ipunti
delpiano corrispondenti
ai nodi( 17)Z
e(27)2
della treccia sono effet- tivipunti
di diramazione per la funzione a due valori che dà la suddetta conica di~)a (e
ciò per il modo di operare dei relativi trattit,f).
Inoltre,
anchequi,
comenell’esempio precedente,
si vedesubito che se la
f
non ètangente
in duepunti alla 9, (la
treccia
T ( Q)
risulta alloraquella
dellafig.
3 in cui uno oentrambi i tratti
quartultimo
epenultimo
sono divisi in dueulteriori tratti
canonici, uguali, rappresentativi
dinodi)
ilsistema di intransitività
legato
è costituito da tutte etre le determinazioni z~2 , xl$ della
y).
In
queste
circostanzela f 1
è soloproiezione
di una cubica(piana)
’In base al n. 7 si vede dall’esame della treccia che
quando 11 è tangente
in unpunto
a ?e la suddetta cubica ha genere 0 equando la f 1
non ètangente
a fe la stessa cubica diha genere
1~).
29) Nel primo caso si hanno 4 punti di diramazione della funzione z(x, y) definita su f 1 dati rispettivamente, sulla fig. 3, dai tratti 17°.
18, e da uno dei tratti quartultimo o penultimo diviso in due tratti rappresentativi di nodi (come è detto sopra nel testo).
Nel secondo caso, in cui f i non è tangente a ’¥() si hanno 6 punti di diramazione dati (sempre sulla fig. 3) dai tratti 17°, 18° e dai tratti quartultimo e penultimo entrambi divisi in due tratti rappresentativ~
di nodi.
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