A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
G UIDO Z APPA
Sui gruppi risolubili d’ordine dispari
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 2
esérie, tome 9, n
o2 (1940), p. 147-161
<
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di GUIDO ZAPPA
(Roma).
1. - In una sua ben conosciuta
memoria,
HALL(i)
dava laseguente
definizione:« Il p-gruppo
G
si diceregolare
se, dato unqualunque
interopositivo
a euna
qualsiasi coppia
di elementi P eQ
diG,
chiamatoL
ilsottogruppo
gene- rato da P eQ,
è semprepossibile
trovaredegli
elementiS3, ~4,...., 8r,
tuttiappartenenti
al derivato diL
e soddisfacentiall’equazione
Più oltre
egli
dimostrava che :a). « Ogni
p-gruppo il cui ordine è minore ouguale
a èregolare » ;
e che
b).
« SeG
è un p-grupporegolare, gli
elementi diG
il cui ordine di-vide
p0 (~
interoqualunque)
formano gruppo ».2. - In una mia nota
precedente (2)
davo ilseguente
teorema:« Sia
G
un grupposemplice d’ordine g,
edH
un suosottogruppo
di SYLOWd’ordine
pa.
Siapoi S
unsottogruppo
invariante diH,
contenente il derivatoH’
di
H,
e tale che tutte leoperazioni
diH
non contenute inS
abbianoeguale
ilrapporto
traperiodo
assoluto eperiodo
relativorispetto
adS.
Allora,
se l’ indice diS
inH
è e q è ilpiù piccolo
fattoreprimo di g
diverso
da p, G
non contienepiù
dioperazioni,
il cui ordine è unapotenza
di p ».(1)
P. HALL : A contribution to the theory of groups of prime-power orders. Proc. ofLondon Math. Soc., Serie 2, Vol. 36 (1934), pp. 29-95.
(2)
G. ZAPPA : Un teorema sui gruppisemplici.
Rendiconti del Seminario Mat. della R. Università diRoma,
SerieIV,
Vol. 2, Fasc. 3 (1938).Da
questo
teorema segue facilmente l’altro :Sia
G
un grupposemplice d’ordine
g, edI3
un suosottogruppo
diSYLOW
d’ordine pa regolare.
Se q è ilpiù piccolo
fattoreprimo
di g di-verso da p,
G
non hapiù
dioperazioni,
il cui ordine è unapotenza
di p.Sia infatti
pr
il massimo ordine delleoperazioni
diH.
EssendoH regolare,
per la
b)
delparagrafo 1,
leoperazioni
diH
il cui ordine dividep1’-i
formanoun
sottogruppo R, che,
per la sua stessadefinizione,
è caratteristico inH.
Evi-dentemente,
lapotenza p-esima
di unaqualsiasi operazione
diH
non contenutain
R,
è inR.
SiaS
unqualsiasi sottogruppo
diH,
invariante massimo in esso(vale
a dire di indice p inH)
e contenenteR.
EvidentementeS
contiene il derivato diH, perchè H è
HSabeliano ;
inoltre tutte leoperazioni
diH
non conte-nute in
S
hannoperiodo
assolutopr (perchè
non sono inR)
eperiodo
relativo p(perchè
le loropotenze p-esime
devono stare inR
equindi
inS). Pertanto,
dalnostro teorema anzi
citato,
segue cheG
non haplù
dioperazioni,
il cui ordine è unapotenza
di p, visto che per tutte leoperazioni
di
H
non contenute inS
è costante ilrapporto
traperiodo
assolutoe
periodo
relativorispetto
adS.
3. - Ricordiamo la
seguente
definizione introdotta da HALL :Sia
un gruppoG
e un suosottogruppo H.
Dicesi centralizzante diH
inG il sottogruppo
costituito da tutte leoperazioni
diG permutabili
con
ogni operazione
diH.
Sia
N
il normalizzante edM
il centralizzante diH
inG. È
noto comeogni operazione
diN
determini un automorfismo inH,
equindi N
è isomorfo ad unsottogruppo S
del gruppo di automorfismi diH.
Leoperazioni
diN
a cui corri-sponde
inS 1’ identità
sono tutte e sole leoperazioni
diM; quindi N
M è oloedri-camente isomorfo ad
S.
4. - LEMMA. -
Sia P
un gruppod’ordine p2
del(1, 1) (p primo dispari)
esia A
il gruppodi automorfismi di P. Ogni sottogruppo di A,
il
cui ordine
èprimo
con2p,
è abeliano.È
noto(3)
cheA può
essererappresentato
come gruppo lineare omogeneo(3)
W. BURNSIDE : Theory of groups, laedizione, Cambridge 1897,
p. 244 e Cap. x~v.(modp)
su due variabili. L’ordine diA
è(p2-1)(p2-p),
eogni
sua sostitu-zione è della forma
con
determinante * 0 (mod p).
È
noto ancora che le sostituzioni il cui determinante è l’unità formano unsottogruppo S
invariante inA ;
il gruppofattoriale -
s è ciclico d’ordinep -1.
In A inoltre è contenuto un
sottogruppo C
d’ordinep -1 generato
dallasostituzione
ove z è una radice
primitiva (mod p). C
è il centrale diA.
Ogni
sostituzione diC
ha per determinante ilquadrato
di una radice(mod p),
e
viceversa,
se z2 è ilquadrato
di una radice(mod p),
esiste una sostituzione diC
che ha per determinante z2.È
noto dalla teoria dei numeri cheogni
radiceche
appartiene
ad unesponente dispari (modp)
èquadrato
di un’altraradice;
quindi ogni
radice cheappartiene
ad unesponente dispari
è determinante di unasostituzione di
C.
S
eC
hanno a comune unsottogruppo
I d’ordine2,
costituitodall’ identità
e dalla sostituzione
X,
Inoltre
S
ha ordine(~ro ~ I) (~2 -~ro); C
ha ordine~ro -1,
edogni operazione
di
S
èpermutabile
conogni operazione
diC. Quindi S
eC
generano un sotto- gruppoR
diA
che ha ordine~(~2013~)(P~’"P)’
Si noti
che, moltiplicando
tutte le sostituzioni diS
per una sostituzione diA
il cui determinante èuguale
ad una certa radice z(mod p)
siottengono
tuttee sole le sostituzioni di A il cui determinante è
uguale
a z.Quindi
tutte le sosti- tuzioni diA
il cui determinanteappartiene
ad unesponente dispari
sonoconte-.
nute in R. E
poichè
ilperiodo
del determinante divide ilperiodo
della sostitu- zionecorrispondente,
segue che tutte le sostituzioni di A aventiperiodo dispari
sono contenute in
R.
Sia ora
H
unsottogruppo
diA
il cui ordine èprimo
con2p.
Le sostituzioni diH
hanno tutteperiodo dispari, quindi H
è in R.Consideriamo il fattoriale
R = R.
TraR
eR
passa un isomorfismo merie-drico,
in cui aC corrisponde C =C,
e adS corrisponde s =S.
AdH corrispon-
derà in R un
sottogruppo H
isomorfo adH.
L’isomorfismo traH
eH
è olo-edrico,
altrimenti l’indice di meriedria dovrebbe essere2, il
che èimpossibile, perchè
l’ordine diH
èdispari.
Sequindi
dimostro cheH
èabeliano,
ho cheanche
H
è abeliano.Evidentemente
S
eC
non hanno elementi comuni oltrel’identità ;
e per- tanto R è ilprodotto
diretto diS
perC. Ogni operazione
diR
sipuò quindi
in uno ed un sol modo mettere sotto la forma 8x
C,
ove 8 è una convenienteoperazione
diS,
e C diC.
Sia ora una
operazione
diH ;
ilperiodo
di H èprimo
con2p,
e tale dovrà essere anche il
periodo
dai 8 equello
diC, poichè
è Hx == 1 allorae solo allora che è ~’~=1 e Se si ha e
(con H, H2
diH; 82 dl S ; C1, O2 di C)
si ha ancheQuindi
leoperazioni
diS
checompaiono
come fattori nelleoperazioni
diH
for-mano un
sottogruppo S,
e leanaloghe operazioni
diC
unsottogruppo C.
Il
prodotto S/ C
è unsottogruppo
di R che contieneH ;
sepertanto
di-mostro che
S x C
èabeliano,
ho dimostrato il lemma.È
noto cheS
è oloedricamente isomorfo con il gruppo delle sostituzioni lineari fratte(mod p)
su una variabile che abbiano determinanteeguale
a 1.Questo
gruppo è tale chetutti
i suoisottogruppi
il cui ordine èprimo
con2p
sono ciclici. D’altra
parte S,
essendo costituito dioperazioni
il cui ordine èprimo
con
2p,
ha un ordineprimo
con2p;
ed essendo inS,
è ciclico.C poi
è anch’essociclico, perchè
lo eraC ; quindi S X C, quale prodotto
diretto di duegruppi
ci-clici,
èabeliano,
e tale è anche H eH,
c. d. d.5. - TEOREMA I. -
Ogni
gruppo il cui ordine è della formaP2.... 12 Pl- 2 Pr-l-i ....
prn numeriprimi dispari distinti),
è
risolubile, purchè
sia5.1. - Una volta dimostrato che un tale gruppo, che chiameremo
G,
non èsemplice,
è facile provare che esso è risolubile. Infattipoichè ogni
gruppo il cui ordinedivide g
si trova nelle stesse condizioni delteorema, possiamo
pro- cedere per induzione ammettendo la risolubilità diogni
gruppo il cui ordine divide g. SeG
non èsemplice
esso conterrà unsottogruppo
invarianteproprio H.
Gli ordini di
H
edi G
H dividono g ;quindi H e íí
H sonorisolubili;
sarà per- tanto risolubile ancheG,
e i fattori dicomposizione
diG
sono dati dai fattori dicomposizione
diH più
i fattori dicomposizione
diÀ .
HBasterà
quindi
provare cheG
non èsemplice,
il che faremo senza ricorrereal
procedimento
di induzione.Faremo la dimostrazione per
assurdo, supponendo G semplice.
Se ilpiù piccolo
fattore
primo di g
è diverso da pi vale a dire comparein g
allaprima
o allaseconda
potenza,
si ha cheG
non èsemplice,
per un noto teorema di BURNSIDE(4).
Possiamo
pertanto
supporre che pi sia ilpiù piccolo
fattoreprimo
di g.Per la
a)
delparagrafo 1,
isottogruppi
di SYLOW d’ordine~1,
essendo a,sono tutti
regolari,
equindi pel
secondo teorema delparagrafo 2,
seG
è sem-plice,
il numero delleoperazioni
diG
il cui ordine dividepa
non superaove p
è ilpiù piccolo
fattoreprimo
di g, diverso da pi.Inoltre,
seG
èsemplice,
il numero delleoperazioni
il cui ordine è divisibileper Pk
(r k ---- m)
nonsupera 9
Pi
Infatti,
siaPk
unsottogruppo
d’ordine Pk diG,
e sianoN,
d’ordineed
M,
d’ordinerispettivamente
il normalizzante e il centralizzante diPk
in
G.
SeN
coincide conM, Pk appartiene
al centrale delproprio normalizzante,
e
G,
per un teorema di BURNSIDE(5),
non èsemplice.
SeG
èsemplice,
deveessere N
più ampio
diM,
ossiaIl numero delle
operazioni
contenute nel centralizzante di almeno un sotto- gruppo d’ordine Pk non superapertanto n
npk Pi d’altraparte ogni
ope- razione diG
il cui ordine è divisibile per pk ha una suapotenza
d’ordine pk,con la
quale
èpermutabile,
equindi appartiene
al centralizzante di un sotto- gruppo di SYLOW d’ordinepertanto
anche il numero delleoperazioni
il cuiordine è divisibile per non
supera 9
Piy c. d. d.5. 2. - Vediamo ora
quante
sono almassimo,
nel caso cheG
siasemplice,
le
operazioni
diG
il cui ordine è divisibile per pi(1 i r).
Sia
P~2)
unsottogruppo
di SYLOW diG
d’ordinep¡ (1 i ~ 1").
Consideriamoprima
il caso in cuiP§2)
non siaciclico ;
esso sarà allora abeliano deltipo (1, 1).
Siano
rispettivamente N,
d’ordinen~2
edM
d’ordinem~2
il normalizzantee il centralizzante di
P~2)
inG.
SeG
èsemplice, N
èpiù
vasto diM (6),
eha
ordine n,
e, come si vede in base alle osservazioniwe M
del
paragrafo 3,
è oloedricamente isomorfo a unsottogruppo N
del gruppo di automorfismi diP~2).
Ma n èprimo
con2pi ; quindi N,
per illemma,
è abe-liano,
e cos N.5. 3. - Facciamo ora vedere che in
P)2~
non esistonopiù
di due sotto-gruppi d’ordine
pi i cuicentralizzanti
in N sianopiù
vasti diM.
---
(4)
W. BURNSIDE : On some properties of Groups of Odd Order. Proc. of the London Math. Soc., Vol. XXXIII(1901),
p. 357 e seg.(5)
W. BURNSIDE 1. C.(4).
(6)
W. BURNSIDE 1. C.(4).
Ricordiamo
ilseguente
teorema di HALL(7)
suigruppi
risolubili :« Se
G
è un gruppo risolubile d’ordineh . k,
dove h èprimo con k,
si ha che:1). G
ha almeno unsottogruppo
d’ordine h.2).
Duesottogruppi
diG
d’ordine h sonoconiugati.
3). Ogni sottogruppo
diG
il cui ordine divide h sta almeno in un sotto- gruppo d’ordine h.4).
Il numerolh
deisottogruppi
diG
d’ordine hpuò
essere espresso comeprodotto
di fattori ciascuno deiquali (i)
è =1(mod. qualche
fattoreprimo
dih), (i2)
è unapotenza
di un numeroprimo
e divide uno dei fattoriprincipali
diG
».Essendo
P~2)
nel centrale diM,
per un teoremagià
citato diBURNSIDE,
inM
c’è un
sottogruppo
invarianteD
di ordine 1n.Ogni operazione
diD,
essendo inM,
è
permutabile
conogni operazione
diP(2); pertanto M
è dato dalprodotto
di-retto Per una nota
proprietà
deiprodotti diretti, ogni operazione
diM
non contenuta in D ha un ordine divisibile per pj. Da ciò segue che in
M
nonesistono,
oltreD,
altrisottogruppi
d’ordine m. Infatti un talesottogruppo,
se fossediverso da
D,
dovrebbe contenerequalche operazione
il cui ordine è divisibileper il che non
può
essere,perchè m
èprimo
con Pertanto D è carat-teristico in
M,
ed essendo M invariante inN,
si ha cheD
è invariante inN.
Decomponiamo
M secondo D e i suoi laterali nelseguente
modo :ove
~2).."~
;
sono le
operazioni
diP~2).
Tale scrittura èpossibile perchè D
e
P(21
non hanno elementi in comune. ,Sarà
poi
ove
1~V2,...., N-
sonoopportune operazioni
diN.
Avremo allorae
sviluppando
iprodotti
abbiamo unadecomposizione
di N secondoD e i
suoilaterali. I
complessi D,...., D P2, DN2,....,
sonogli
elementidi N/D =N*,
; che ha ordine Icomplessi D,...., DPp2
formano unsottogruppo
.di
N*
isomorfo oloedricamente aPi(2);
§ sia esso dettoPi(2).
OConsideriamo
PiN2 .
0 Essoha per elementi i
complessi: (
ossiae
quindi
altro non è che(7)
P. HALL: On the soluble groups. Journal of the L. M. S. 111(1928),
p. 98.Pertanto tra
N*
e N c’ è un isomorfismomeriedrico,
e acorrisponde
inN* w
N
l’identità.N*/P(2),
1 coincidendocon N/M,
è isomorfo ad unsottogruppo,
d’ ordine.
m
primo
con2p;,
del gruppo di automorfismi diP(2)
equindi,
per illemma,
èabeliano,
vale a dire ancherisolubile;
essendopoi
ancheP§2) risolubile,
si hache N* è
risolubile,
equindi, pel
teorema anziriportato
diHALL,
ha un sotto-gruppo
N~’>
d’ordinen,
che ha solo l’identità a comune conP.(2). Quindi
aN~1~
corrisponderà
in N unsottogruppo d’ordine n
oloedricamente isomorfo adN(~);
esso dovrà coincidere con N.
Dunque N~~~
è oloedricamente isomorfo conN.
Consideriamo
N*,
e vediamoquante
sono leoperazioni
diP~2) permutabili
con
qualche operazione
diN(~).
Notiamo intanto che nonesiste,
oltrel’identità,
nessuna
operazione
di che siapermutabile
con tutte leoperazioni
diP~2).
Infatti una tale
operazione, N*,
dovrebbeprovenire,
nell’ isomorfismo traN
eN*,
da
un’operazione N,
laquale
dovrebbe trasformare unagenerica operazione P
di
P§2)
in unaoperazione
deltipo DP,
ove D è inD.
Maogni operazione
diN
trasforma
P~2)
insè, quindi D=1, perchè
DP deve essere in Nquindi,
essendo
permutabile
con P eanalogamente
con tutte leoperazioni
diP~2),
do-vrebbe essere in
M.
Nell’ isomorfismo tra N eN*,
adM corrisponde p}2), quindi
N* dovrebbe essere inP~2),
e, dovendo anche essere, peripotesi,
inN~~~,
è l’ iden.tità,
come s’era detto.Una
operazione
dipermutabile
con unaoperazione
P diP~2) ,
è permu- tabile con tutte leoperazioni
delsottogruppo
ciclico d’ordine pigenerato
da P.Sia
P~~)~
unsottogruppo
d’ordine pi di e siaZi
ilsottogruppo
costituitoda tutte le
operazioni
diN~i~ permutabili
con tutte leoperazioni
diSia
P~2
un altrosottogruppo
diP~2)
che abbia ordine pi, e si definiscaZ2 rispetto
ad esso come si è definitoZi rispetto
aP()
Cos per
ogni sottogruppo
d’ordine pi di sarà definito ilcorrispon-
dente
Z~ .
Dico che tutti iZ~,
due alpiù esclusi,
si riducono all’identità.Suppo-
niamo che ciò non
sia,
e che vi siano almeno treZ~,
peresempio Zi, Z2, Z3,
che non si riducono all’ identità. Vedremo che ciò è assurdo.
Si noti intanto che due
qualunque Zj
non possono avereoperazioni
in comuneoltre l’identità. Sia infatti M una
operazione
comune aZi
eZ2 ;
esso deve es-sere
permutabile
con tutte leoperazioni
diP21~1
e di equindi
con tutte leoperazioni
delsottogruppo
da essigenerato,
che èP~2);
ma abbiamo vistopiù
sopra che
N~~~
non ha altreoperazioni,
oltrel’identità,
che sianopermutabili
con
ogni operazione
di~2), pertanto
lVl deve coincidere con l’identità.Sia N una
operazione
diZi
diversa dall’ identità.N~1~,
essendo isomorfooloedricamente ad
N,
èabeliano ; pertanto
N èpermutabile
conZi , Z2, Z3 .
Essendo
poi #(i2)
invariante inN*,
sarà Npermutabile
con ilsottogruppo
diP(2)
formato da tutte le
operazioni
dipermutabili
conogni operazione
diZi,
cioèpermutabile
conP~i~1. Analogamente
si vede che N deve esserepermutabile
cone con In
particolare
inoltreN,
essendo inZ~’
èpermutabile
con tutte leoperazioni
diP2~~~ .
Ora possono darsi due casi :10)
N muta in sè anche tutte leoperazioni
diP~~)2.
Ma ciò nonpuò
essere,perchè
Napparterrebbe
nello stessotempo
aZi
eZ2, mentre,
come s’è vistosopra,
Zi
eZ2
non possono avereoperazioni
comuni oltre l’identità.20)
N mutaPz, generatrice
diP~:)2’
in una suapotenza P2.
Ma allora Nnon
può
mutare in sè Infatti se èPi un’operazione generatrice
diP2~~~,
eP3
un’operazione generatrice
di sipuò
scrivere con a e b conve-nientemente scelti
(dato che,
come si notaimmediatamente, P1
eP2
costituisconouna base per
P~2».
Mapoichè Pi
è trasformata in sè da N(essendo
N diZi),
mentre
P2
è trasformata da N inP2 ,
segue cheP3
è trasformata inPt P2bx,
che non è
potenza
diP3.
Pertanto non è trasformato in sè daN,
controquando
avevamo dimostrato. Anchequesto
secondo caso èquindi
assurdo.Esistono
dunque
alpiù
dueZj
che non si riducono all’identità.Ora siamo in
grado
di provareche,
come abbiamogià affermato,
non esi-stono in
P(2) più
di duesottogruppi
d’ordine pi i cui centralizzanti in N sianopiù
vasti di M. Se infatti esistesseropiù
di duesottogruppi
di taltipo,
siavrebbe,
per 1’ isomorfismo tra
N
eN*,
che in N* ci sarebberopiù
di duesottogruppi
d’ordine pi, naturalmente contenuti in
P~2),
i cui centralizzanti in N* sarebberopiù
vasti diP~2).
Ma seP21~1
è unsottogruppo
d’ordine di il cui centra-lizzante
Ii
in N* èpiù ampio
diP~2),
si ha cheN~~~
haqualche operazione,
oltrel’ identità,
a comune conIi ,
y cioè haqualche operazione permutabile
conP()
oltre l’identità. Ma abbiamo visto che ciò non
può capitare
perpiù
di due sotto-gruppi
diè(i2)
d’ordine pj, dal che sideduce, procedendo
aritroso,
che inP(2)
non vi sono
più di
duesottogruppi i
cuicentralizzanti
inN
sianopiù
vasti di
M.
5. 4. - Ora
possiamo procedere
a contare leoperazioni
diG
il cui ordine è divisibile per p,(sempre
nel caso che isottogruppi
d’ordinep~
non sianociclici)
con un’eventuale
maggiorazione.
Ogni operazione
A diG
il cui ordine è divisibile per ~2, peresempio kpi (k primo
con~i)
avrà una suapotenza Ak,
il cui ordine è pi, edun’altra,
il cui ordine è
primo
con Leoperazioni Ak
eA’i
generano tutto ilsottogruppo
ciclicogenerato da A,
epertanto potrà
scriversiA== (Ak)" -
ove x e y sono convenienti
esponenti.
Si notipoi
cheAk
eApi
sono fra loropermutabili.
Si
può quindi
concludere cheogni operazione
il cui ordine è divisibile per pipuò
darsi comeprodotto
di unaoperazione
d’ordine pi per unaoperazione (che può
anche ridursiall’identità)
il cui ordine non è divi- sibile per pi,permutabile
con essa.Dividiamo ora in due
categorie
leoperazioni
d’ordine pi.Diremo che una
operazione P,
d’ordine pi, è deltipo 10,
se, dettoL
ilnormalizzante di P in
G, ogni sottogruppo d’ordine pR
diL appartiene
al
centrale
delproprio normalizzante in L.
Si noti appena
che,
se ciò avviene per unsottogruppo
d’ordinep2
diL,
ciòavviene per
tutti, poichè, pel
teorema diSYLOW,
isottogruppi
d’ordineP7
sonoconiugati
inL.
Diremo che una
operazione
P d’ordinepi è
del non é deltipo
10.Se una
operazione
è deltipo
1°(2°)
anche tutte le suepotenze appartengono
allo stesso
tipo.
Si osservi
che,
se P è unaoperazione
deltipo 2°, P(2)
unsottogruppo
d’or-dine
p§
che lacontiene,
L il normalizzante di P inG,
deve esistere in Lqualche operazione permutabile
conP(2)
ma nello stessotempo
nonpermutabile
conogni operazione
diP~2).
In altritermini,
detto N il normalizzante edM
il centralizzante di inG,
deve esistere in Nqualche operazione
non di Mpermutabile
conP,
ossia il centralizzante del gruppo ciclico d’ordine pi
generato
daP,
inN,
èpiù
vasto di
M.
Abbiamo visto nelparagrafo
5. 3. che ciòpuò
avvenire alpiù
per duesottogruppi
d’ordine pi diP~2), quindi
sipuò
concludere che inP(2)
non visono
più
dioperazioni
deltipo
2°.Indichiamo ora con
Y(Pi)
il numero delleoperazioni
diG
che possono darsicome
prodotto
di unaoperazione
d’ordine pi per unaoperazione
il cui ordinenon è divisibile per p,
permutabile
con essa. Indichiamopoi
convs(pi)
il numerodi
operazioni
diG
che possono darsi comeprodotto
di unaoperazione
d’ordine p, deltipo
1° per unaoperazione permutabile
con essa il cui ordine non è divisi- bile per e conY2(Pi)
il numero delleoperazioni
diG
che possono darsicome
prodotto
di unaoperazione
d’ordine deltipo
2° per unaoperazione, permutabile
con essa, il cui ordine non è divisibile per pi. Evidentemente èe
v(pi)
èeguale
al numero delleoperazioni
diG
il cuiordine è divisibile per pi, per
quello
che abbiamo osservatoprecedentemente.
a).
Calcoliamo il massimo valore chepuò
assumereY2(Pi).
Sia P unaoperazione
d’ordine pi deltipo
2°. Indichiamo conV2(P)
il numero delle ope-razioni che possono darsi come
prodotto
di P o di una suaconiugata rispetto
a
G
per unaoperazione, permutabile
con essa, il cui ordine non è divisibile per e calcoliamociv,(P).
Sia
L,
d’ordinelp~ (1
non divisibile perpR)
il normalizzante di P inG.
Detto P il
sottogruppo
d’ordine pjgenerato
daP, decomponiamo
L secondo Pe i suoi laterali. Evidentemente P
appartiene
al centrale diL, quindi ogni
ope- razione di L èpermutabile
conogni operazione
di P. Inogni
laterale c’è alpiù
una
operazione
il cui ordine èprimo
con Se infatti L è unaoperazione
diL
il cui ordine è
primo
con tutte leoperazioni appartenenti
allo stesso laterale di L sono della forma Px L. Mapoichè
Px ed L sonopermutabili,
e i loroordini sono
primi
traloro,
ne segue che è(Px - · L)y=1
allora e solo allora che è(Px)Y==1
edLY==1;
essendopoi
px d’ordine pi, si ha che y deve esseredivisibile per
Quindi,
oltreL,
non vi sono nel lateraleoperazioni
d’ordineprimo
con ~i ,Da ciò segue che il numero delle
operazioni
diG
il cui ordine non è divi-sibile per pi,
permutabili
conP,
non superalpi;
equindi
non superaL~i
ilnumero delle
operazioni
che possono darsi comeprodotto
di P per una opera- zione il cui ordine non è divisibile per pj,permutabile
con P.Il numero delle
operazioni coniugate
a P inG
èeguale
all’ indice diL
inG,
ossia
g2.
lp2i Ne segue chev2(P)
non superalpi g2 = fL .
lpi2 PiRicordiamo il
seguente
teorema di TURKIN(8) :
« Sia
G
un gruppo d’ordinepa. 8 (p primo
ed s non divisibile perp).
H
sia unsottogruppo
diG
d’ordinepa
abeliano. Se inH
c’ è un elemento nonidentico che è contenuto anche nel centrale del normalizzante di
H, G
ha unsottogruppo invariante,
il cui ordine è divisibile per s ».Applicando questo
teorema nel nostro caso, abbiamoche,
seG
èsemplice,
eindichiamo con
P§2)
unsottogruppo
d’ordineP7
che contieneP,
e con N il nor-malizzante di non
appartiene
al centrale diN,
ossia P non è invariantein
N.
Il numero delleoperazioni coniugate
a P in N deve dividere l’ordine diN,
e
quindi
non è inferiore a poi ; inoltre esse sono tutte inP~2), perchè questo
èl’unico
sottogruppo
d’ordinep2
inN.
Il numero
’V2(P1)
non supera ilprodotto
del massimo valore chepuò
essereassunto da
v2(P)
per il numero delle classi dioperazioni coniugate
d’ordine pj deltipo
20 inG.
Il numero di tali classi in
G
èeguale
al numero delle classi dioperazioni
d’ordine pi del
tipo 2°, coniugate rispetto
aG,
inP~2), perchè
isottogruppi
d’ordine
P5
inG
sono tra loroconiugati
a causa del teorema diSYLOW,
equindi ogni operazione
diP~2)
èconiugata
ad almeno unaoperazione
diogni
altro
sottogruppo
d’ordine~2.
Il numero delle
operazioni
deltipo
2° inP$2) è,
come abbiamovisto,
al mas-simo
2(Pi -1)
inoltrepoichè,
come abbiamoindicato, ogni operazione
deltipo
2o di èconiugata
inN,
equindi
inG,, ad
almeno p 1.operazioni
delmedesimo
tipo,
si ha che il numero di classi dioperazioni, coniugate rispetto
a
G,
d’ordine p, deltipo
20 diP(2)i
equindi
diG
non supera Epoichè,
Pi
come si
vide, V2(P)
non pi si ha che’V2(Pi)
nonsupera fL. 2Pi = 2g .
2~i ~1 PiSi noti
che,
seP(2)
contiene realmenteoperazioni
deltipo 2°,
l’indice diM
in
N Infatti,
il normalizzante B di P in N deve esserepiù
vasto diM perchè
P è deltipo 2° ; quindi
l’indice diM
in B è d’altraparte
B non(8)
W. K. TURKIN : Ein neues Kriterium der Einfachheit einer endlichen Gruppe. Math.Ann.,
111, p. 281.può
coincidere conN, altrimenti,
per il teorema di TURKIN ultimamenteripor- tato, G
non èsemplice; quindi
l’indice di B in N è e l’indice diM
in N è > p21.
b).
Calcoliamo ora il massimo valore chepuò
assumere Se P èuna
operazione
d’ordine deltipo
1° diG,
indichiamo conv,(P)
il numerodelle
operazioni
che possono darsi comeprodotto
di P o di una suaconiugata
per una
operazione, permutabile
con essa, il cui ordine non è divisibile per Calcoliamociví (P).
Sia P una
operazione
deltipo
1° d’ordine p, diG.
Se è unsottogruppo
d’ordine
p~
che contienequell’operazione,
edN
è il normalizzante diP~2),
mentreM
è il centralizzante del
medesimo, dovrà,
come abbiamovisto, ogni operazione
di Npermutabile
con P essere inM.
Se chiamo L il normalizzante di P in
G,
d’ordine1P7,
si ha cheP$2)
appar- tiene al centrale delproprio
normalizzante inL,
equindi,
per un teorema di BURNSIDE(9),
c’è inL
unL,
d’ordine1,
invariante. Adogni operazione
diL
non contenuta in L
corrisponde in L un’operazione
d’ordine da cui segue_
L
che
L
contiene tutte leoperazioni
diL
il cui ordine non è divisibile per Pertanto il numero delleoperazioni
diL
il cui ordine non è divisibile per Pi èl;
ed èquindi 1
anche il numero delleoperazioni
che possono darsi comeprodotto
di P per unaoperazione
il cui ordine non è divisibile per p, permu- tabile con P. Epoichè
il numero delleoperazioni coniugate
a P inG
èeguale
all’indice di
L
inG, cioè g2 , lPi
si ha che ·lPi ?~i
Il numero non supera il
prodotto
del massimo valore preso da cioè9
, per il numero delle classi dioperazioni coniugate
d’ordine ~i inG
del~2
tipo 1° ;
il numero di tali classi non supera il numero delle classi dioperazioni
1
2
di del
tipo
1°coniugate rispetto
adN;
equesto
numero non superan
ove n è l’indice di
M
inN, perchè,
essendo P deltipo 1°,
il normalizzante di P2
in
N
èM. Quindi vsi(pi)
nonsupera g pi. = g.
Ma n è ingenere > p1,
e seG r2
contiene
operazioni
deltipo
20 èanche,
come s’ è visto alla fine dellaa)
diquesto paragrafo,
2g 9
Riunendo i risultati
a)
eb)
sipuò
concludere che nonsupera 2g + g
PíPi
se vi sono in
G operazioni
d’ordine pi deltipo 2°,
mentre nonsupera g
nel2g g
Pí caso contrario. In
ogni
casoperò g ; e quindi,
nel caso che i sotto-----
Pí P,
(9)
W. BURNSIDE, 1. C.(4).
gruppi d’ordine p
diG
non sianociclici,
si ha che il numero delleoperazioni
di
G
il cui ordine è divisibile per Pi non supera Pi2g + ~. ~i
5. 5. -
Supponiamo
ora che isottogruppi
di SYLOW il cui ordine èp§
sianociclici. Determiniamo anche in
questo
caso un massimo per il numero di opera- zioni il cui ordine è divisibile per Pi.Sia A una
qualunque operazione
diG
il cui ordine è divisibile per Pie Nel gruppo ciclicogenerato
da A c’ è unsottogruppo
anch’esso ciclicod’ordine pi,
che chiamiamo
P~
ilquale
deve essere contenuto in unsottogruppo
almenoP~2)
d’ordine
~2 .
Allora ècostituito,
oltre chedall’ identità,
da tutte leoperazioni
d’ordine Pi di
P~2).
Poichè A èpermutabile
con tutte le suepotenze, A
è nelcentralizzante di
Pb~~.
Siaun’operazione generatrice
diP~.
Per un teoremadi TURKIN
(i°)
ultimamenteriportato,
seG
èsemplice,
dovràpPi
essere coniu-gata
aqualche
altraoperazione
diP~2)
d’ordine p;, cioè aqualche
altra opera- zione dip~i);
in altreparole,
seM
è il centralizzante di ed N il normalizzante delmedesimo,
dovrà essere Npiù ampio
diM, cioè,
dettomp¡
l’ordine diM
el’ordine
N,
dovrà essere ossia Leoperazioni permutabili
con tutte le
operazioni
di sono in numero di leoperazioni permuta-
bili con tutte le
operazioni
di o di un trasformatoperche
npi p1Poichè
ogni operazione
il cui ordine è divisibile per pi è contenuta nel cen-tralizzante di o di un suo
trasformato,
segue che il numero di talioperazioni
non Pi y e
quindi
non supera nemmeno Pi2g +
~i~- Quindi
anche nel casodi
P~2) ciclici,
il numero delleoperazioni
il cui ordine è divisibile per Pi non supera Pi2g + g . p~
5. 6. - Se
pertanto G
è un grupposemplice,
il numero delleoperazioni
il cuiordine è divisibile per Ps
(ove
è nonsupera g ;
p1 il numero delleoperazioni
il cui ordine è divisibile per pi i(ove
è non supera infine il numero delleoperazioni
il cui ordine dividep~
non superaove
~ro
è ilpiù piccolo
fattoreprimo
di gdopo
In