A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
A. S IGNORINI
Sulla teoria analitica dei fenomeni luminosi nei mezzi cristallini uniassici
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 1
resérie, tome 12 (1912), exp. n
o4, p. 1-133
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A.
SIGNORINI
SULLA TEORIA ANALITICA
DEI
Fenomeni luminosi nei mezzi cristallini uniassici
La teoria matematica dei fenomeni luminosi nei mezzi
trasparenti omogenei anisotropi
non ha algiorno d’oggi
che un ben mediocresviluppo, perchè
fino apochi
anni fa nessuna delle formole cheservono di fondainento alla
corrispondente
teoria nei mezziisotropi
- se si eccettuano
quelle
relative al caso di unapropagazione
dionde luminose
piane
- era stata convenientemente estesa sia pure al solo caso dei mezzi uniassici. Come ènoto 1);
le formole date dallaKowalevsky 2)
come estensione della nota formola di Poisson3)
relativa
all’ integrazione dell’equazione
non
corrispondono
allo scopopel quale
sono state trovate egl’ in- tegrali
delleequazioni
di Lamé cheportano
il nome di Laméstesso 4)
non risultano adatti a
rappresentare
le vibrazioni luminose di unmezzo
birifrangente
dovute alla presenza di un unicopunto
lu-minoso.
i) V.
VoLTERRA. les lumineuses dans les milieux biré-fringents.
Acta Math. Bd. XVI. Nelseguito
indicheremo questa memoriacon
(V).
’2)
V. KowALEvsKY. Ueber dieBrechung
des Lichtes inkrystallini-
schen Medien. Acta Math. Bd. VI. Nel
seguito
indicheremo questa memoriacon
(K).
3) V. ad es. DUHElB-L Cours de iiiathématique, t.
I,
pag. 167.4) V.
LAMT.Leçons
stcr lélasticité. 23.e eleçon.
i
Scopo principale
diquesto
lavoro è -riferendoci
soltanto al caso dei mezzi uniassici - di esporre ecompletare
i risultati che inquesti
ultimi anni hanno inparte
colmato tale lacuna e anche di renderragione
- nel casosl,)eciale
da noi considerato - dell’ in- fruttuosità delle ricerche di Lamé e dellaKowalevsky.
Nel
capitolo
I determineremo le soluzioni delleequazioni
diLamé relative a un mezzo
uniassico,
checorrispondono
nella teoria elastica della lucead
unapropagazione
di onde elastiche tutte omo-tetiche, rispetto
ad un medesimopunto,
alla falda sferica o alla falda elissoidica dellasuperficie
di Fresnel relativa nel mezzo considerato alpunto stesso,
e del resto nonsoggette
ad alcun’altra condizione.vedremo
cos ,
conformemente ai risultati ottenuti dal Brill nella memoria « Ueber dieDiffeTcntialyleich’ungen
Lichtschwin- gungen »1)
che di talisoluzioni,
oltrequelle
datedagli integrali
diLamé,
ve ne sono altre: tutteperò presentano
talisingolarità,
chedei movimenti elastici
rappresentati
ingenerale
dalle soluzioni delleequazioni
di Lamé che siottengono
combinando linearmente le duespecie
di soluzioni inquestione
nonpuò
mai aversi una realizza- zione fisica neppureapprossimata.
Resterà in tal modoprovato
chese si cerca di
rappresentare
analiticamente le vibrazioni di un mezzobirifrangente provenienti
da un solo centro luminososeguendo
leidee di
Lamé,
necessariamente si arriva a delle formole cui nonsi
può
dare unsignificato
fisico.Nondimeno,
considerando che è pure fisicamente irrealizzabile 1’esistenza di un unico centroluminoso,
sipotrebbe
ancora pensare che le formole cos trovate fossero da considerare comeespressione
di una
legge
elementare atta a dare dei risultati conformiall’espe-
rienza
qualora
sipassi
dal caso elementare a un caso concreto mediante un processod’integrazione suggerito
da unprincipio
fisicoa accettato :
principio
fisico che nel nostro caso nonpotrebbe
essere altro che il
principio
diHuyghens.
Ma sarà facile convincersi cheprocedendo
perquesta
via non si arriva al resultato voluto.Basterà per ciò che
applichiamo
al caso dei mezzi uniassici le consi-Ann. Bd. I.
5 derazioni delle
quali
ilprof.
volterra1)
si è servito nel caso di unmezzo
birifrangente generico
pergiungere
alle formole finali della memoria e per dimostrare che esse non danno ingenerale degli integrali
delleequazioni
di Lamé.Di
questo appunto
ci occuperemo inprincipio
delcapitolo II,
che continueremo
poi cercando,
sulla traccia dellaKowalevsky,
diverificare colla sostituzione diretta nelle
equazioni
di Lamé se leformole cos ottenute ne danno
degli integrali,
collo scopo di porre in evidenza che ciò nonaccade,
ingenerale,
nonostante~)
chegli integrali
di Lamépassando
dal casogenerale
dei mezzi a due assia
quello particolare
dei mezzi uniassici dapolidromi
si riducanomonodromi : e di porre anche in evidenza che
scegliendo
convenien-temente le funzioni arbitrarie che
compaiono
nelle formole in que- stione sipuò
ottenere ch’ esse diano effettivamentedegli integrali
delle
equazioni
di Lamé. ,Nel
capitolo
III estenderemo la formola di Poisson sopraricor_
data
alF integrazione
del sistemache nella teoria analitica dei fenomeni luminosi nei mezzi uniassici fa la stessa
parte
chel’equazione
nella
corrispondente
teoria nei mezziisotropi.
Anzi troveremo delleformole che
esprimono ogni integrale regolare ~, c~
del sistemapiù generale
ove
(D,
BV sono due funzioniqualunque
di - per i valori che ad un istante inizialeassegnato to prendono
e le loro derivaterispetto
altempo.
Le formole cos trovate includono come casi par- ticolari le formole finali della memoria delprof.
G-riinwald « Ueber die elastisr:her cndelektromagnetischer
Wellen1)
ineiiearig krystallirischen
Medieii ».Soggetto
delcapitolo
IV sarà l’estensioneagli integrali
del si-stema
(I)
della notissima formola diKirchhof 2)
relativaagli integrali dell’equazione
"’9.
Noi perverremo a tale estensione con un metodo
analogo
aquello
di cui si è servitoKirchhoff,
ma delle formole finali daremo anche una dimostrazione dovuta alprof. Grunwaid,
dimostrazioneche, quantunque
non sia stata ancora resa nota per mezzo dellastampa,
pure moltogentilmente
ci è stata da Lui comunicataquando già
eravamopervenuti
alle formole inquestione
col metodo cuisopra abbiamo accennato.
Tali
formole,
come è facilecomprendere,
hanno nella teoria matematica dei fenomeni luminosi nei mezzi uniassici la stessaimportanza
che ha la formola di Kirchhoff nellacorrispondente
teoria nei mezzi
isotropi.
Col loro aiuto se conosceremo i valori chea un
istante qualunque prendono
sullasuperficie
limitante il campo~
i) Sitzungsberichte
der kaiserl. Akademie der Wissenschaften in Wien Math. naturw.Classe;
Bd. CXI. Abth. II a. april 1902. Nel seguito in-dicheremo questa memoria con
(G).
2) V. KIRCHHOFF. der Lichtsstrahlen.
Sitzunbsberichte
der kaiserl. Akademie der Wissenschaften in Berlin
(1882).
7
occupato
da un mezzo uniassico le funzioni e le derivateprime
delle funzioni che
rappresentano
lecomponenti
dellospostamento
elastico -- se ci riferiamo alla teoria elastica della luce - o le
componenti
della forzamagnetica
- se ci riferiamo alla teoria elettro-magnetica
- in unaqualunque propagazione
d’onde luminose esi- stente nel mezzoconsiderato,
tali funzioni risulterannoCompleta-
mente determinate.
Otterremo cos una soluzione di un
problema
la cui irrisolubilitàporterebbe
a concludere che nei mezzi uniassici non èpossibile
trovare
un’espressione
analitica per ilprincipio
diHuyghens.
Leformole cos trovate non sono
però
tali dapermettere
senz’altrod’affermare che ciò è
possibile.
Le funzioni che in tali formole rap-presentano
i contributiportati
daisingoli
elementi dellasuperficie avvolgente
il campooccupato
dal mezzo uniassico considerato alla formazione dei valori dellospostamento
elastico o della forza ma-gnetica
in unpunto qualunque
interno al campostesso,
non soddi-sfano alla condizione di
trasversalità,
equindi
da tali formole nonrisulta che la
più generale propagazione
d’onde luminosepossibile
in tale campo si possa considerare come dovuta a una conveniente distribuzione di centri luminosi sulla
superficie
che lo limita.Termineremo il
capitolo
IVapplicando
i risultati ottenuti neiprimi paragrafi
delcapitolo
stesso a un breve studio delle soluzionidell’equazioni
dell’ottica nei mezziuniassici, regolari
in tutto lospazio
fatta eccezione che in un
punto
fissato. Ci convinceremo in tal modo che èpossibile
dare unarappresentazione
analitica delle vibrazioni luminoseoriginate
in un mezzo uniassico dalla presenza di un’ unicasorgente
luminosa di dimensionipiccolissime,
ciòche, dopo
l’in-fruttuosità delle ricerche di
Lamé, poteva
ancheporsi
in dubbio.Nel
capitolo
V mostreremo come le formole ottenute nelcapitolo precedente
estendendo la formola di Kirchhoff si possono senza difficoltà trasformare in altre atte adesprimere
analiticamente ilprincipio
diHuyghens
nei mezzi uniassici. Leformole
cui accen-niamo sono state per la
prima
volta ottenute dalprof. Conway 1)
’) Proceedings
of the London Math.Society,
vol. XXXV.come estensione delle formole del Love
1)
cheesprimono
analiti-camente il
principio
diHuyghens
nei mezziisotropi.
Noi ne faremoanche una verifica
seguendo
un metodo del tuttoanalogo
aquello
di cui si è servito il
prof. Maggi
nella sua memoria « S’ZGZtc pro-pagazione
e delle onde luininose in un mexxoisolropo »2)
per dimostrare la formola di Kirchhoff.Con
questo
termineremo di esporre le ricerche cheprecedente-
mente abbiamo indicate come scopo
principale
diquesto
lavoro. Per dare unesempio
delleapplicazioni
ch’esse possono avere nella teoria analitica dei fenomeni luminosi nei mezzibirifrangenti,
mostreremoin un ultimo
capitolo
- nelcapitolo
VI - come i risultati delcapitolo
IV si possonoapplicare
a dimostrare la ben notaregola
diHuyghens
che serve a determinare le direzioni dei dueraggi
rifrattiche si
originano quando
unraggio
luminosopropagantesi
in unmezzo
isotropo
arriva allasuperficie
diseparazione
diquesto
mezzoe di un mezzo uniassico.
1)
LovE. The integration of equations of lJropagationof
eZectric wazes.Philosophical transactions
of theR,oyal Society
ofLondon,
seriesA, Philosophical
transactions of thèRoyal Society
ofLondon
seriesA,
vol. 197.
2)
Annali diMatematica,
t. XVI.CAPITOLO I.
- Gli
integrali
di Lamé1. - Le
equazioni
differenziali fondamentali della teoria elastica dellaluce,
in un mezzo omogeneoanisotropo
nonsoggetto
ad azioniperturbatrici esterne, quando
si assuma come sistema coordinato un sistema cartesianoortogonale (x, y, ~) cogli
assiparalleli agli
assid’elasticità del mezzo e si
rappresentino con ~,
7j,C
lecomponenti
dello
spostamento
elasticopresente
altempo t
nelpunto (x, y, x)
e con a,
b,
c le inverse dei semiassi dell’elissoide d’elasticità relativo al mezzoconsiderato,
sono, come ènoto, l’equazioni
di Lamée l’altra
equazione
che
esprime
che le vibrazioni luminose sono trasversali.Siccome dalle
(1)
seguela
(2)
risulterà certamente soddisfatta in conseguenza delle(1)
sead un istante iniziale
lo
saràLe
equazioni (1)
nel caso dei mezzi uniassicisuppostu,
comesempre allora si
può fare,
che sia cc=b assumono la forma ’e l’asse x risulta in tal caso
parallelo
all’ unico asse ottico del mezzo.Poichè allora la
superficie
di Fresnel relativa al mezzo consideratodegenera
in una sfera diraggio a
e in un elissoide concentrico di rotazione intorno all’asse z e disemiassi e,
c, a, nostroprimo
scoposarà,
conformemente aquanto
abbiamo dettonell’ Introduzione,
diricercare
gli integrali
del sistema(3)
della formaove
7B 2
sono funzioni di x,y,zindipendenti
dalteliip0, f è
il simbolo di una funzione arbitraria del suo
argomento,
e)B]
sono
parametri
attirispettivamente
ad individuare lesingole
sfereaventi per centro
l’origine
delle coordinate(x, y, x)
e isingoli
elis-11 soidi concentrici di semiassi
rispettivamente proporzionali
allequantità c,
c, cc1).
Esauriremo facilmente la nostra ricerca servendoci delle for- mole che nella memoria
(V)
ilprof.
volterra ha dato per la trasfor- mazionedell’ equazioni
di Lamé in un sistema di coordinate cur- vilineequalunque 2).
Indicando con ’u~, zt2, U3 i
parametri
di un talsistema,
siail
quadrato
dell’elememto lineare eponiamo
Indichiamo con 1 V2, ~3 le
componenti
del vettore(ç, 11, 1)
relativo al
punto (u, , u3)
secondo letangenti
alle linee coordinatepel punto
stesso eponiamo
1)
Sepiù
ingenerale
si cercasserogil’ intetrali
del sistema(3)
dellaforma
1 1 , B I ~ro. ~. , ~ , , , ,
senza ammettere a priori che necessariamente
ci diano due
integrali
di talsistema,
saremmo di necessità ricondotti alcaso da noi trattato.
(Cfr. (V)
art. 4,6).
2)
V.(V)
art. 1, 4.Poniamo infine
Introdotte
queste denominazioni,
leequazioni
di Lamé si scrivono2. - Per determinare
gli integrali
delleequazioni
di Lamé della forma(4),
ci serviremo secondochè i = 1 oppurei = 2, rispettiva-
mente del sistema di coordinate individuato dalle formole
e dall’altro
Pel
primo sistema,
che non differisce da un sistema di coor-dinate
polari
altro che per avere cambiato il segno di uno deiparametri,
si ha13
e
pel
secondo si trova subitoTanto se
i = 1, quanto
se2 = 2,
ad unintegrale
del sistema(3)
della forma
(4), corrisponderà
unintegrale
dello stesso sistematrasformato
rispettivamente
nel sistema di coordinate(x)
o nel si-stema di coordinate
(~),
della forma’
ove sonu
quantità
che nondipendono
daltempo
e ,è funzione della sola variabile ui.
Siccome
poi
sia nell’uno che nell’altro caso èavremo successivamente sia
per i
= 1 cheper i =
2Condizione necessaria e sufficiente affinchè le
(7)
cidiano,
qua-lunclue
sia la funzionef,
unintegrale
del sistema(3) trasformato,
secondochè i = 1 oppure
i = 2,
nelsistema
di coordinate(a)
oppure nel sistema di coordinate(p),
saràdunque
che le funzionisoddisfino al sistema
15
3. -
Supponiamo dapprima i
= 1 e introduciamo nelleequazioni
del sistema
(S)
perD, Ki
s(i, s
=1, 2, 3)
ivalori
dati per talquantità
dalle(5).
Dalle(S1) (Sz)
si deduce allorae
quindi
nonpotendo
aversi perqualunque
valore di ui, 2~3dovrà essere
la
(S3) poi,
se si esclude che sia anchep»
=0,
ci dàSiccome
)’1
compare soltanto sotto il segno della funzione arbi- trariaf, potremo
senz’altro porreIntroducendo allora i valori trovati per
),i
nelle(S,) (89)
siottiene,
indicandocon 9
una funzione per ora indeterminata della sola variabilee
quindi
ancheDopo
ciò dalla(85)
si ottene subitociò che dà immediatamente
Trascurando un fattore
costante, potremo dunque
porreOra anche le
equazioni
risultano verificate dai va-lori trovati per
Possiamo
dunque
concludere che per i = 1gli integrali
del si-stema
(3)
della forma(4)
essenzialmente si riducono ad uno e chequesto integrale corrisponde alF integrale
del sistema stessoriferito
alle coordinate(’:1.) pel quale
èSiccome
poi,
usando delle solite notazioni per le coordinate po- lari diorigine 0 (o, 0, 0~,
di assepolare
x, dipiano polare
x~, le coordinate(a)
risultano ad esselegate
dalle relazioni17 tale
integrale
si otterràponendo
Questo integrale dell’equazioni
diLamé,
come ènaturale,
coin-cide con
quello
che si ottienespecializzando pel
caso dei mezziuniassici
l’íntegrale
di Lamé relativo alla falda dellasuperficie
di Fresnel che allora
degenera
in una sfera. Come è ben noto essosoddisfa anche alla condizione di trasversalità
4. Passiamo ora alla determinazione
degli integrali
del si-stema
(3)
della forma(4)
nel caso i=2,
per la cui trattazione sarà da usare il sistema di coordinate(j3).
Dalle
(SI) (83)
si deduce subitoInoltre,
essendo orale
(87) (Sg)
cidanno,
indicando al solitocon ~ (u2)
unafunzione
della sola variabile U2 che per ora resta
indeterminata,
si vede allora subito che sarà
Introducendo i valori cos trovati di
QB2),
nella(S6)
si ottienee
infine,
indicando conk,
due costantiarbitrarie,
Si vede subito che tutte le
equazioni
del sistema(S)
risultanoverificate dai valori trovati per
D’altra
parte
colle notazionigià
introdotte per le coordinatepolari
diorigine O,
assepolare, piano polare
xx facilmente si vede che le attuali coordinate ’lt2, U3 sono ad esselegate
dalle re-lazioni
di
più posto
risulta
Le linee coordinate U2, ’ll3 saranno
dunque
date dai meridianie dai
paralleli degli
elissoidi di rotazione19
È
facile allora concludere che tuttigli integrali
del sistema(3)
della forma
(4)
per i = 2 siottengono ponendo
Si vede subito che anche
questi integrali dell’equazioni
diLamé
soddisfano alla condizione di trasversalità
Le formole ora trovate
quando
siaki = 0
ci dannol’integrale
di Lamé relativo alla falda elissoidica della
superficie
di Fresnelcorrispondente
al mezzo considerato. Sepoi
in esseponiamo
a = c, le formole cosottenute,
cioè, >
ci danno
degli
iintegrali
del sistenia(3)
riferito a un mezzoisotropo
in cui sia a la velocità della luce.
Ora si
può
osservare che taliintegrali
sono tuttigli integrali
del sistema in
questione pei quali
.A
questa
conclusione si arriva subitoripetendo, dopo
averposto
a = c, le considerazioni fatte per
giungere
alle formole(9)
e te-20
nendo conto che la
condizione C=: 0
èequivalente
all’altraD’altra
parte
dalle formole(10)
si passa alle(9) ponendo
neisecondi membri delle
(10)
per x,y,A,rispettivamente a x, a
c cy, x.Potremo
dunque
dire che se adogni
istante inogni punto immaginiamo applicato
il vettore cherappresenta
lospostamento
C e B
elastico del a a nella
più generale propagazione
divibrazioni luminose che è
possibile
per onde sferiche di centro co-.mune
0,
in un mezzoisotropo
in cui sia la velocità dellaluce,
collalimitazione che la
componente
dellospostamento
di unpunto
qua-lunque
secondo l’asse x risulti semprenulla,
otterremol’ immagine
della
più generale propagazione
di vibrazioni luminosepossibile
nelmezzo uniassico considerato per onde elissoidiche
concentriche,
omo-tetiche alla falda elissoidica della
superficie
di Fresnel relativa al loro centro comune1).
5. - Abbiamo cos
perfettamente
determinati tuttigli integrali
del sistema
(3)
che secondo le idee di Lamé possono assumersi arappresentare
le vibrazioni luminoseoriginate
nel mezzo uniassicoconsiderato dalla presenza di
un unico
centro luminoso situato nelpunto
0. Ma esaminando i secondi membri delle(8)
o delle(9) apparisce
subito evidente che essidivengono
infiiiitilungo
tuttol’asse z, cioè
lungo
tutta la retta condotta per ilpunto
sede delcentro luminoso
parallelamente
all’asse ottico del mezzo : e che neppure combinandoli linearmente si possono otteneredegli integrali
delle
equazioni
di Laméregolari lungo
tutta la retta inquestione.
I movimenti elastici
corrispondenti
non possonodunque
realiz-zarsi
fisicamente,
essendo ilpunto 0,
per il fatto che l’abbiamosupposto
sede del solo centro luminoso esistente nel mezzo, l’unicopunto
in cui tali movimentipotrebbero,
anzidovrebbero, presentare
delle
singolarità.
i)
Cfr. Brill. cit.CAPITOLO II.
Le formole della Kowalevsky
6. Sia
(x,y,z)
unpunto qualunque
del mezzo uniassico da noiconsiderato,
e indichiamo condi)
la sfera diraggio at
e centro(x, ,y , ~~,
e cono(2)
l’elissoide concentrico che ha i suoi assirispet-
tivamente
paralleli agli
assi coordinati x, y, i e dilunghezza
2ct, 2 ct , 2 at .
Sempre
riferendoci alla teoria elastica dellaluce,
vediamo a checosa ci conduce il servirci del
principio
diHuyghens nella
sua formaordinaria, quando
arappresentare gl’ impulsi
che da un centro lu-minoso sono trasmessi alle
singole
molecole del mezzo ambiente si assumano le formole(8)
e(9) .
Indicando al solito con le
componenti
dellospostamento
elastico
presente
altempo t
nelpunto (X,Y,I),
avremo allora chenell’ intervallo di
tempo dt compreso
tragli
istanti te t --~- dt
essericeveranno
gli
incrementiove si è indicato:
con e
AS(2) rispettivamente
lospazio
compreso tra le due sferea/1
e t e lospazio
compreso tra i due elissoidi er);+d t ;
le coordinate di un
punto
mobile in o innel sistema cartesiano che si ottiene dal sistema coordinato attuale
portandone
con una traslazionel’origine
nelpunto (x,
J,~) ;
con
u (1), uk1),
I .2 131>
e2cz>
m z, 3 iparametri
p dei due sistemi di coordinate curvilinee cherispetto
al sistema cartesiano ora intro- dotto sono definitirispettivamente
dalle formole(a)
edel § 2 ;
con ed F(2) due funzioni arbitrarie dei loro
argomenti
chenon
dipendono
altro che dallo stato del mezzoper t, - 0 ;
con h una
quantità
che nel casopiù generale
sarà da consi-derare come funzione di
.r+M,
Ora dalle formole
(a)
e(p) del §
2 si trae subitoe siccome sopra
o(1)
si hae sopra
i (2) t
>23 avremo infine
Ora
per t = 0 le
funzionisi riduce a
47i-~F~(~,?/,~).
D’altra
parte
se ad es.supponiamo
che la funzione sia indi-pendente
da~. ~ ~,v,
si soddisfa al sistema(3)
sostituendorispettivamente
Infatti,
essendo allorale
prime
dueequazioni
del sistema(3)
sonoverificate, perchè
sononulle tutte le funzioni che in esse
compaiono,
e la terza sipuò
scrivereDa ciò evidentemente risulta
che,
non essendo le funzioni3,
Hsempre
nulle,
leequazioni
di Lamé non sono ingenerale
verificateponendo per $, 7i, 1 rispettivamente
.Vediamo
dunque
cheapplicando
ilprincipio d’Huyghens
airisultati del
capitolo precedente,
non si passadagli integrali
delleequazioni
di Lamé riferite al caso da noi trattato dei mezziuniassici,
dati dalle formole
(8), (9),
a nuoviintegrali
delleequazioni
stesse.7.
- Dopo questo
è facile convincersi che il metodo usato dallaKowalevsky
nella memoria(K)
per la ricercadegli integrali generali
delle
equazioni dell’ottica,
ancheapplicato
al casoparticolare
deimezzi
uniassici,
non conduce al risultato voluto.Come è
noto,
tale metodo si basa sulla determinazionedegli integrali
delleequazioni
di Lamé della formaove
f
è il simbolo di una funzionemonodroma,
finita e continuae del resto
perfettamente
arbitraria dei suoiargomenti,
e è una fun-zione di u, v, w da determinarsi
convenientemente,
e infineS,
t staad indicare o lo
spazio
interno a0(;B
o lospazio
interno aRiferendoci al
primo
caso,ripetendo
i calcoli della memoria(K)
si trova senza alcuna difficoltà che sarà da assumere
25
a
quindi anche,
servendoci delle solite notazioni per le coordinatepolari
diorigine (x, y, x)
di assepolare
epiano polare
u w :In
queste
formolepossiamo
facilmente farcomparire degli
in-tegrali
disuperficie
invece chedegli integrali
dispazio.
Indichiamo con
[t3t (I)]
l’area che risulta da~~t~ togliendone
le areeinterne ad alcune sue curve chiuse
L1, L2 , ... Lm
in numero finitoe con
[S§1]
lospazio
che risulta da escludendonequella
suaparte
elie è interna ai coni che da(x,
y,z) proiettano Li, L2, ... Lm .
Sia
poi 9 (u, v,
una funzione diintegrabile
in[S]>]
edivi sempre finita e continua fatta eccezione al
più pel punto
2~ = iy = w = 0. Sarà allora usando di una notazione il cui
signifi-
cato è evidente
e
quindi
ancheQuesta formola,
che evidentemente è un casoparticolare
dellaformola di Weierstrass
1)
fondamentale per tutte le ricerche dellamemoria
(K), applicata
al caso delle formole(12),
ci dà senzadifficoltà
vediamo
dunque
che il metodo dellaKowalevsky
ciporta
aconcludere che si soddisfa sempre alle
equazioni
di Laméponendo
in esse per
-, C rispettivamente
i valori dei secondi membri delle(11)
in cui sia fattoF~==0,
ciò cheinvece,
come abbiamogià visto,
èfalso.
8.
- Questo
risultato non ciapparisce
stranoperchè
si deducedai risultati della memoria
(V)
con unpassaggio
al limite pero b = c
(a, b,
crappresentando
al solito le inverse dei tre semiassi d’elasticità d’un mezzo biassicodispcste
in ordine crescente o de-crescente di
grandezza).
Ma è evidente che
gli integrali
di Lamé - equindi
anche lefunzioni che
moltiplicano f (x--j-Z.c, ~ ~ v , z-[-u~)
nelle formole dellaKowalevsky - passando
dal casogenerale
di un mezzo a due assial caso
particolare
dei mezziuniassici,
dapolidromi
si riducono mo-nodromi ;
e d’altraparte
le ricerche dellaKowalevsky
stessa sem-brano escludere che l’errore incluso nel risultato ora ottenuto possa
imputarsi
allesingolarità
chegli integrali
di Lamépresentano,
nelcaso dei mezzi
uniassici, lungo
l’asseottico,
diventando ivi infiniti.Noi cercheremo ora di verificare se le -formole
(12)
danno onon danno
degli integrali
del sistema(3),
imitando i calcoli fatti dallaKowalevsky
per lo scopoanalogo
nel casogenerale
dei mezzibiassici. Potremo cos porre in evidenza che le
(12)
ci dannodegli
27
integrali
non del sistema(3),
ma di un sistema che da esso si deduce modificando la terza delle sueequazioni coll’aggiunta
di un conve-niente termine noto ad uno dei suoi membri.
Cerchiamo
dunque
di calcolare i valori delle treespressioni
Siano C’ e C" due
piccole
circonferenze di aventi i loro centri sfericirispettivamente
nell’ uno e nell’altro dei duepunti
in cui lasuperficie
stessa è incontrata dalla retta 2t = v =0,
eprecisamente
C’
corrisponda
aquello
dei duepunti,
per cui Siano inoltre:Co la
superficie
di unapiccola
sfera di centro(x, y , z) ; g’t
eK",
le aree limitate sui due coni che da(x,
y,x) proiettano
C’ e
C",
daqueste
linee e dalle sezioni dei coni stessi colla sfera ro ; l’area che risulta da escludendone le due calotte limi- tate daC’, C’’ ;
[5~~~~
laparte
di esterna ai due coni ora considerati e[S]1] -
tjola
parte
diJ
esterna a ao : .la
parte
di co inclusa nel contorno di[Sl§1] -
ao.Per un ben noto teorema di
Gauss, avremo evidentemente
ove con U indichiamo il coseno
del~ angolo
che la normale allasuperficie avvolgente
°0 in un suopunto qualunque,
voltaverso l’esterno forma coll’asse e la funzione
F (il
v ,u1)
si sup- pone tale da soddisfare in[S§1] -
Ûo alle condizioni diregolarità
vo-lute dal teorema in
questione.
Ne segueche, posto
avremo
- 1 I-
D’altra
parte
per la(A),
essendo colle notazionigià
introdotte29 si ha evidentemente
inoltre è
perchè
la sfera (jo non varia con t.Sarà
dunque
Siccome
poi
indicando con6’, ’f’, 1’"’
e0", ~",
r’’ i valori dei para- metri del solito sistema di coordinatepolari
in unpunto qualunque
30
di
1(’
t e in unpunto qualunque
di1(" t,
si haavremo infine
ove ora 6’ e 8’’ sono i valori della colatitudine sul cerchio
C’
e sul cerchio C".Analogamente
si trova31
applicando questa
formola a calcolare i valori delle differenzeche
compariscono
nelleespressioni (14),
indicando con t’ ed ~" iraggi
diC’, C",
otteniamo "D’altra
parte
sussistono leeguaglianze
Avremo
dunque
infineServendoci di nuovo delle formole
(15),
otteniamoallora,
es-sendo y
indipendente
da w :33
Tenendo conto che
4
34
si ottiene allora
e
poichè
evidentementesi ha infine
35 Vediamo cos che le formole
(12)
non ci danno ingenerale degli integrali
delleequazioni
di Lamé : condizione necessaria esufficiente affinchè ciò accada è che sia per
ogni
valore dicioè sia
La
ragione
della discordanza diquesto
risultato coi risultati finali della memoria(K)
sta inquesto
che ivi èimplicitamente
ammessoche
gli integrali
che nel caso di un mezzo biassicocorrispondono agli integrali
checompariscono
neiprimi
membri delle formole(16),
sono
nulli, quantunque
la funzione daintegrarsi
risulti sempre dalprodotto
di una funzione monodroma per una funzionepolidroma
che cambia di valorequando
siparte
da unpunto
della linead’ integrazione
e vi si ritornaseguendo
la lineastessa.
9. - Con un calcolo simile a
quello
orafatto,
facilmente si trovaPotremo
quindi
scrivere le relazioni(17)
anche nella formaNel
capitolo seguente
determineremol’espressione dell’ integrale generale
del sistema- ove
X, Y,
Z sono funzioniqualunque
di - per i va- lori che ad un istante iniziale assumono le funzioniincognite
e leloro derivate
prime rispetto
altempo.
Dopo
ciòpotremo
facilmente verincare cheP integrale
del si-stema che si ottiene dalle
(18)
ove in esse~’, -~’, C’
si considerinocome funzioni
incognite, corrispondente
alle stesse condizioni iniziali cui soddisfano le funzioni da noi indicate conç*, 7~. 1*,
èproprio
dato da tali funzioni.
CAPITOLO III.
’
Estensione
dellaformola
diPoisson
10. - Come abbiamo accennato in fine al
capitolo precedente, vogliamo
ora,assegnate
per i valori dicorrispondenti
aipunti
di unospazio
finito o infinito R sei funzioni80 (x y x)
ricercare le formole
che,
nell’interno del campostesso,
almeno finchè iltempo
varia entro limiticonvenienti,
determinanol’iiitegrale
delsistema
- ove
X, Y,
Z sono funzioniqualunque
deipunti
di R e d t -che, essendo to
un istante inizialefissato,
soddisfa alle condizionioltre che a convenienti condizioni di
regolarità,
che nel corso dellanostra ricerca
gli
andrenmo matloimponendo
senza soffermarcia
precisale. Quanto
alle funzioni-
, - - _ _ ,
perchè valga quanto
andiamo a dire è sufficiente che nel campo Sesse siano finite e continue insieme alle loro derivate
prime
e se-conde,
ma sipuò
verificare che le formole finali cui arriveremo danno nel campo R unintegrale
del sistema(19)
anchequando
lefunzioni in
questione
soddisfano a condizioni diregolarità
menorestrittive delle
precedenti.
Noiperò
non ci occuperemo di fare tali verifiche.Cominciamo dal fare l’ovvia osservazione che il
problema
pro-posto
risulterà risoluto appena lo sia ilproblema analogo pel
si-stema formato dalle
prime
dueequazioni
del sistemadato,
cioèappena siano note le formole che in
ogni punto
del campoS,
almenofinchè t resta entro certi
limiti,
determinanol’ integrale
del sistematale che
Poniamo
allora,
come sempre èpossibile,
ove A è una soluzione
dell’equazione
e la funzione B è determinata dalle due relazioni
39 che non sono
contradittorie, perchè
Dimostreremo
prima
di tuttoche,
dato unqualunque integrale regolare S,
del sistema(20) potremo sempre (in
infinitimodi)
porre
ove
((1) ,
essendo due funzioni cherispettivamente
soddisfano alle dueequazioni
differenzialiCominciamo dal determinare una funzione in modo che sia
Se alle variabili sostituiamo le variabili
1’ equazione precedente
si scrive40
e
quindi
avremo7c, X indicando due funzioni arbitrarie loro
argomenti.
Dovendo inoltre aversi in conseguenza delle
(20)
ed essendo
sarà pure
cioè
Ne segue che se
sceglieremo
le funzionix, X
in modo che siaavremo
41
e infine
Indichiamo allora con I> una
qualunque
soluzione comune delledue
equazioni
cioè una funzione di x , y ~ armonica
rispetto
alle variabili x, ye
contenente x, t
soltanto nelle combinazioni in eposto
determiniamo
f t2~
mediante le relazioniciò che evidentemente si
può
fare essendoSostituendo nelle
equazioni
del sistema(20)
avremo allorae
quindi
anche per la(21)
Sempre
soddisfacendo alle condizioni(22) potremo dunque
sce-gliere
in modo che siaDopo
ciò le funzionif tl~, f ~2’
soddisfaranno a tutte le condizioni volte. ,11. - Servendoci di
questo risultato,
coll’aiuto di una nota for- mola del Beltrami che dà un’estensione della formola diKirchhoff, potremo
facilmentegiungere
al nostro scopo.’
La formola cui accenniamo è la
seguente. Sia ~ t)
unaqualunque
soluzionedell’equazione
ove W è una funzione di
~,?/,~,~
che supporremo finita e con- tinua insieme alle sue derivateprime
eseconde, quantunque
ciònon sia strettamente necessario per
quanto
segue.Dando al solito alle variabili x, y, y, il
significato
di coordinate cartesianeortogonali
di unpunto
dellospazio,
e indicando con C3una
qualunque superficie
chiusaavvolgente
ilpunto (x, y, ~) ,
conn la normale a tale
superficie
in un suopunto qualunque
voltaverso l’interno della
superficie stessa,
con S il volume racchiuso da o, con u, v , w le coordinate di unpunto qualunque
dellospazio
nel sistema cartesiano che si deduce dal
primitivo portandone
conuna traslazione
l’origine
nelpunto (x
y~) , posto
avremo
43 ove, come si è soliti di fare anche scrivendo la formola di
Kirchhoff,
si è
posto
Oltre che di
questa
formola noi ci serviremo anche di un’altra che da essa si deduce con unasemplice
trasformazione.Sia una
qualunque
soluzionedell’equazione
Se
poniamo
evidentemente la funzione
soddisferà
all’equazione
o
potremo quindi applicarle
la formola(23).
Si vede allora subito che se indichiamo con
da , d S i
differen-ziali dell’area a e del volume
S che corrispondono
nell’aflinità Q de- finita dalle formole(24)
all’area i e al volumeS ,
avremoove
1) Supponiamo
che lasuperficie o
equindi
anche la superficie z sianoriferite a un sistema di coordinate curvilinee e poniamo
I coseni di direzione della normale interna n a 5 dovendo risultare
proporzionali ai
maggiori
della matriceche è identica all’altra
45 12. - Premesso tutto
questo,
veniamo a determinare la cercataespressione
di unqualunque integrale regolare ~,
.~, del sistema(20)
in funzione dei valori iniziali
Co, ú4 , Ho di ~ ,
-~ e delle loro de- rivaterispetto
altempo.
Perprocedere più speditamente
limiteremoavremo evidentemente
Siccome d’altra parte
risulta evidente che posto
sarà
46
la nostra ricerca al caso che sia
Di
più
supporremodapprima
che le due funzioniio,
1Jo siano, identicamente
nulle,
cioé che le condizioni inizialidell’ integrale
da determinare siano le
seguenti :
1)
Volendo trattare l’altro casobasterebbe osservare che se
zione del sistema
ponendo
si ottiene una soluzione del sistema
47
È
evidente che lequattro
funzioniconsiderate in
principio
al§
10 soddisfanorispettivamente
alle equa- zioniAvremo allora per le formole
(23) (25)
. , .. ....
ove le
derivate .2013 , 2013 ..2013
sono daeseguire
senza tener conto3
"della
dipendenza
dir , r
dalle variabili egl’ indici
(1) (2)posti
alle lettere a ,
S ,
n , non cambiano ilsignificato precedente-
mente loro
dato,
mai hanno lo scopo di porre in evidenza chegli
enti
geometrici
da esserappresentati
riferiti alle funzioni~(1),
sipotranno
ingenerale
supporre diversidagli
enticorrispondenti
ri-feriti alle funzioni
~(2), r¡(2) .
Nel
seguito
indicheremo ingenerale
con9(’)
la sfera di centro(~,~/,~)
e diraggio
a t e conS»
lospazio
da essa racchiuso: conl’elissoide di centro
(x,
y,x)
e diequazione
e con lo
spazio
da essoracchiuso ;
infine con è la sferae il volume racchiuso dalla sfera