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La documentazione dell’Archivio di Stato di Modena: il fondo Fabbriche e villeggiature

Presso l‟archivio di Stato di Modena è conservata una ricca documentazione riguardante l‟amministrazione dei beni in Roma e a Tivoli dei duchi estensi. Il riesame della documentazioneconservata presso l‟Archivio di Stato di Modena, ha offerto nuovi e utili dati per l‟identificazione delle statue antiche che insieme ad opere rinascimentali arredavano le fontane, i giardini e il palazzo della Villa estense a Tivoli permettendo di ricostruire una pagina fondamentale del collezionismo rinascimentale. I risutati appaiono ancora piè interessanti perchè le vicende che condussero alla completa dispersione della collezione si intrecciano inoltre con le principali imprese collezionistiche e di musealizzazione della seconda metà del XVIII secolo, coinvolgendo tutti i maggiori protagonisti del mercato antiquario del periodo.

Buona parte dei documenti relativi a Tivoli e alla Villa è conservata nel fondo Fabbriche e villeggiature, uno dei depositi di quello che era l‟archivio della Camera Ducale, l‟insieme di uffici al quale era affidata l‟amministrazione delle pratiche concernenti gli aspetti economici, finanziari e fiscali dello stato signorile.

Il fondo Fabbriche e villeggiature conserva carteggi e documenti, di natura anche molto diversa, riguardanti per lo più la costruzione e manutenzione di palazzi e ville appartenenti alla famiglia regnante302. Delle tre filze riguardanti le residenze romane, la busta n. 72 contiene l‟intera documentazione relativa le prime trattative avviate alla metà del XVIII secolo dalla corte del duca Francesco III per la vendita delle sculture, e cioè quella iniziata con il re di Napoli e poi fallita, e quella portata a termine con il papa Benedetto XIV per l‟alienazione di quattordici pezzi.

In particolare il fascicolo n.6 della busta 72, intitolato Camera ducale. Fabbriche e villeggiature in Tivoli. Villeggiatura sotto Francesco III d‟Este (1737 – 1780), composto di 81 pagine numerate a matita, contiene i seguenti documenti303:

302 F.VALENTI (a cura di), Archivio di Stato di Modena, in "Guida generale degli archivi di Stato italiani", vol.2, Roma 1983, p. 1020. Il materiale, contenuto in 73 buste, è suddiviso per località e articolato nei due gruppi "

entro lo Stato "e " fuori dello Stato ", il secondo dei quali interessa per lo più le residenze romane dei cardinali Estensi e, in particolare, la villa a Tivoli.

303 I fogli non seguono un ordine cronologico.

76 Statue di Marmo esistenti nella Villa Estense in Tivoli (cc. 1–8): lista di 94 sculture integrata in un secondo momento dalla valutazione delle singole sculture e da annotazioni di mano diversa.

Stima delle statue della Villa d‟Este di Tivoli eseguita dal perito antiquario Gaetano Cartieri (cc. 9–23): stima di 70 pezzi scultorei, dei quali sono descritti l‟iconografia e lo stato di conservazione;

Valutazione delle infrascritte statue della Villa Estense di Tivoli (c. 24): stima di 23 sculture per una somma di 11.950 scudi;

Foglio senza titolo che contiene due liste di sculture (c. 26). Un primo elenco di 23 sculture coincidenti con quelle della suddetta valutazione, stimate per una somma di 9690 scudi, è compilato in carattere più piccolo sul bordo sinistro del foglio, come quasi si trattasse di un appunto. Al centro una più breve selezione di 13 sculture è elencata senza la valutazione ma solo con l‟indicazione della collocazione;

Lista di 13 sculture, in buona parte coincidenti la con selezione precedente, per ciascuna delle quali si indica il valore assegnatole da Cartieri, da Zoboli e da Panini (c. 27);

Valutazione delle infrascritte statue della Villa Estense di Tivoli (c. 29): lista identica alla quella alla c. 24, della quale sembra una brutta copia. La grafia è la stessa dell‟elenco appuntato nella c. 26;

Valutazione delle statue scelte esistenti nella Villa d‟Este a Tivoli del 2 maggio 1753 firmata G. P. Panini (c. 30): elenco di 14 pezzi scultorei corrispondenti alle 13 sculture della c. 26 alle quali si aggiunge la statua di Psiche per un totale di 8860 scudi;

Stima del Cav. Panini (c. 31): lista e valutazione delle 23 sculture della c. 24 per una somma di 8230 scudi;

Statue di marmo (c. 32): lista delle statue rimaste nella villa dopo l‟acquisto del papa Benedetto XIV, ciascuna delle quali è affiancata dalla valutazione di Gaetano Cartieri e una stima di Zoboli e Panini.

Chirografo che autorizza Giuseppe Maria Bondigli alla vendita delle statue – 20 aprile 1753 (c.34);

Corrispondenza riguardante la trattativa per le vendita delle sculture prima al re di Napoli e poi al Papa Benedetto XIV (31 ottobre 1752 – 22 maggio 1753; cc. 35 – 81).

I primi due documenti sono stime delle statue esposte nella villa durante il Settecento. La prima, composta di 8 fogli fascicolati anonima e senza data, si intitola Statue di Marmo

77 esistenti nella Villa Estense in Tivoli ed elenca 94 pezzi ordinati secondo la collocazione304. In calce alla liso sono allegati un elenco delle sculture in piperino, intitolato Statue, che non sono a proposito, e un Ristretto in cui si contabilizza il numero di sculture per ogni categoria e si indica il totale generale di 94 pezzi. Il compilatore descrive sinteticamente l‟aspetto delle sculture, offrendo pochi dati sullo stato di conservazione e sull‟iconografia, ma fornisce misure precise e indicazioni dettagliate sulla disposizione delle sculture rendendone certa l‟identificazione. Al confronto con le fonti precedenti, l‟elenco risulto completo e comprensivo dell‟intero arredo scultoreo della villa e dei suoi giardini. Dall‟analisi della grafia e della impaginazione è evidente che il documento nacque come un elenco delle sculture e solo in un secondo momento furono aggiunte da mano diversa le valutazioni.

Contestualmente si inserirono poche annotazioni circa lo stato di conservazione e il valore di alcune di esse305. Il testo, insieme alla descrizione di Del Re, è l‟unica a dare informazione delle dimensioni delle sculture. I due autori riportano misurazioni sensibilmente diverse per tutti i pezzi citati, il che lascia supporre che stessero facendo riferimento a sistemi di misura differenti. Il dato sembra supportare l‟ipotesi che il catalogo fosse stato realizzato per conto del re di Napoli, dal momento che potremmo supporre che mentre Del Re usava il sistema in vigore nello Stato Pontificio dove un palmo corrispondeva a 22,3422 cm, l‟unità di misura utilizzata nella stima settecentesca fosse il palmo napoletano pari a 26,3670.

Il secondo è una stima firmata da Gaetano Cartieri e senza data. La lista è fortemente incompleta, contando solo 70 pezzi dei quasi cento presenti nella villa e presenta a volte delle confusioni nell‟indicare la collocazione delle sculture. Il testo però offre dettagliate descrizioni sia dell‟iconografia delle statue che del loro stato di conservazione, rivelandosi fondamentale per l‟individuazione della collocazione attuale delle statue306.

Le circostanze in cui furono compilati i documenti, sostanzialmente contemporanei, sono chiarite dalla fitta corrispondenza tra il ministro del re di Napoli, Giacinto Voschi, e Giuseppe Maria Bondigli, uditore dei duchi estensi a Roma307.

La prima lettera conservata del 31 ottobre del 1752 di Voschi308, dalla quale è chiaro però che le trattative erano in corso quanto meno dall‟estate, contiene una richiesta della corte di Napoli di escludere dal contratto le statue in piperino e chiedeva un ribasso del prezzo della

304 ASMo, Cancelleria Ducale, Fabbriche e villeggiature, b. 72, fasc. 6. cc. 1 – 8: inedita.

305 Cfr. infra.

306 ASMo, Fabbriche e villeggiature, b. 72, fasc.6, (cc.9 – 23). L’inventario è citato Seni 1902, p. 265, conosciuto e utilizzato da Ashby 1908, pp. 219 – 256 e pubblicato in www.memofonte.it.

307 ASMo, Fabbriche e villeggiature, b. 72, fasc.6, (cc.35 – 81). G. M. Bondigli fu una delle figure più influenti dell’entourage del Duca di Modena Francesco III d’Este (cfr. Tavilla 2009).

308 ASMo, Fabbriche e villeggiature, b. 72, fasc.6, (c. 35).

78 Minerva della Grotta di Diana. I valori dei pezzi in questione e la dicitura con cui sono citati riprendono chiaramente la stima di Cartieri che quindi dovette essere compilata prima dell‟estate del 1752309.

In seguito la trattativa tra la corte estense e il re di Napoli si interruppe per alcuni mesi e riprese in maniera serrata nel febbraio del 1753. A partire dal mese di marzo Voschi cita per la prima volta una lista completa dei 94 pezzi desiderati dal suo sovrano, e allega una Nota de Marmi che desidera S.aM.tà identica al Ristretto posto in calce al manoscritto Statue di Marmo esistenti nella Villa Estense in Tivoli. Nella lettera successiva del 27 marzo Voschi dice a Bondigli che al fine di levare ogni ambiguità ed innutili repliche, gli invia la nota distinta delle novantaquattro sculture di marmo che in calce conteneva la lista delle statue che si lasciano310 che sicuramente corrisponde al manoscritto conservato oggi a Modena. Come accennato, l‟elenco era un completo e dettagliato inventario delle antichità esistenti nella villa e fu successivamente utilizzato come riferimento per la compilazione di nuove stime.

La conclusione del contratto sembrava vicina. Rimaneva aperta solo la questione del permesso di estradizione delle sculture dallo Stato Pontificio, che fu invece determinante per il fallimento delle trattative. Il papa Benedetto XIV decise di acquistare per il museo Campidoglio quattordici pezzi tra quelli scelti dal re di Napoli e per questi offrì lo stesso prezzo che il re aveva offerto per l‟intera collezione.

Le trattative tra Bondigli e il cardinale Valenti si svolsero velocemente tra aprile e maggio del 1753. Con chirografo del 20 aprile Francesco III autorizza Bondigli a vendere le statue a chiunque ne offerirà prezzo maggiore, a condizione che non possa questo essere meno di scudi romani cinquemila ottocento quattordici, ed eccettuato, o sia escluso tutto ciò che sia di marmo piperino311, cioè lo autorizza ad alienare il patrimonio scultoreo della villa solo alle stesse condizioni o a condizioni più favorevoli di quelle chiaramente espresse dal re di Napoli attraverso Giacinto Voschi312.

Circa un mese dopo il duca Francesco III, in una lettera del 22 maggio 1753 indirizzata a Bondigli, si complimenta dell‟attenzione ed il maneggio nella gestione della vendita delle statue della villa, perché era riuscito a concludere un affare vantaggiosissimo con il Cardinale Valenti vendendo una parte delle statue della villa nello stesso prezzo che veniva offerto dalla

309 Alla stessa stima fa riferimento ancora una lettera del 10 marzo 1573 in cui citando le otto statue, esistenti nel teatro de Cipressi, la Sibilla Tib.a con li due fiumi a Canto, e la Minerva si riporta il valore di 1424 scudi pari alla somma dei valori dati da Cartieri alle statue in questione (ASMo, Fabbriche e villeggiature, b. 72, fasc.6, cc.

40 – 41).

310 Lettera del 3 aprile (ASMo, Fabbriche e villeggiature, b. 72, fasc.6, c.45).

311 ASMo, Fabbriche e villeggiature, b. 72, fasc.6, (c. 34).

312 ASMo, Fabbriche e villeggiature, b. 72, fasc.6, (c. 40 – 10 marzo 1753).

79 Corte di Napoli per un numero tanto maggiore salvaguardando sostanzialmente la proprietà con buona parte del suo famoso arredo scultoreo e ornamentale “del quale resta fornita, e che ne sostiene il pregio per quando capitasse altra congiuntura di farne vendita313.

Contemporaneamente Voschi fa sapere con una lettera del 22 maggio che il re di Napoli, a causa delle dodeci statue314, che vengono dalla Santità sua richieste, non essendo interessato all‟acquisto delle rimanenti, abbandonava la trattativa315. L‟interessamento di Benedetto XIV esercitò l‟invalicabile diritto di prelazione sul patrimonio artistico esistente all‟interno dei confini dello stato.

La vendita al papa fu portata a termine con la mediazione di Giacomo Zoboli e Giovanni Paolo Pannini, periti delle due parti: il primo modenese, che godeva della fiducia estense, il secondo piacentino, ben apprezzato e da tempo al servizio del cardinale Valenti Gonzaga, per il pontefice romano316. La serie di valutazioni di diverse selezioni di sculture317 sono testimonianza del lavoro che i due artisti svolsero prima per individuare le antichità da acquistare e successivamente per assegnare un giusto valore ai singoli pezzi sulla base di un confronto tra le stime diverse. Nel fascicolo sono presenti infatti elenchi di 23 sculture318, probabilmente una prima selezione delle statue che il papa pensava di comprare, e liste più brevi di 13 o 14 sculture, corrispondente al numero di pezzi effettivamente alienati al papa, tra le quali una tabella che confronta per ciascuna statua i valori assegnati da Cartieri, da Zoboli e da Pannini319.

Nessuna di queste liste corrisponde però esattamente all‟elenco delle sculture giunte in Campidoglio le quali possono essere identificate con certezza grazie all‟ultimo documento contenuto nella filza e cioè un catalogo delle sculture rimaste nella villa dopo la vendita a Benedetto XIV320 in cui vengono riportate per i singoli pezzi sia la valutazione di Cartieri sia una nuova valutazione di Zoboli e Pannini. Le antichità escluse dalla stima del primo sono affiancati da uno zero o dalla dicitura “non considerata”. Le somme totali sono confrontate al termine della lista mostrando una differenza notevole di più di 6500 scudi.

La nuova stima viene ricopiata nel resoconto consegnato da Giuseppe Bondigli alla corte estense il 20 giugno 1753, al suo rientro da Roma, dal titolo Stato delle Statue della Villa

313 ASMo, Fabbriche e villeggiature, b. 72, fasc.6, (c. 80).

314 In realtà in papa acquistò in tutto 13 pezzi.

315 Lettera del 22 maggio di Voschi a Bondigli: ASMo, Fabbriche e villeggiature, b. 72, fasc.6, (c. 57).

316 Arata 2017, p. 140.

317 ASMo, Fabbriche e villeggiature, b. 72, fasc.6, (cc. 24 - 32).

318 ASMo, Fabbriche e villeggiature, b. 72, fasc.6, (c. 24; c. 29 e c. 31).

319 ASMo, Fabbriche e villeggiature, b. 72, fasc.6, (c. 27).

320 La statua di Ione, per sbaglio inserita nell’elenco, è cancellata.

80 Estense di Tivoli di ragione di S. A. Serenss.ma, che si conserva nel fondo Cassa Segreta dell‟archivio dove probabilmente fu spostato nei decenni successivi quando vennero riprese le trattative per l‟alienazione delle sculture rimanenti321.

La nuova valutazione si rese necessaria visto che durante la trattativa con il papa era emerso quanto la stima del perito Cartieri fosse incompleta e di quanto i pezzi fossero stati sottovalutati. Bondigli stesso, dopo aver effettuato un riscontro delle sculture presenti nella villa utilizzando la nota di 94 pezzi inviata dalla corte di Napoli322, si era lamentato in una lettera del fatto che Cartieri aveva ignorato molte opere, soprattutto vasche e urne, e aveva assegnato un valore più basso del triplo per molte delle sculture esposte tranne che nel caso del Meleagro, della Regina delle Amazzoni, del Cupido e del Segno egiziano di basalto, avendole forse credute moderne, le sono antiche323.

E proprio la nota Statue di Marmo esistenti nella Villa Estense in Tivoli (cc. 1–8) inviata da Napoli pochi mesi prima fu probabilmente utilizzata come riferimento per la compilazione del nuovo catalogo. L‟ordine in cui compaiono i pezzi è infatti lo stesso e le osservazioni e i valori annotati ai margini della nota napoletana sono scritti con la stessa grafia con la quale è stata redatta sia la bozza della stima di Zoboli e di Pannini sia alcuni dei sopra citati elenchi riferibili alla mediazione per la vendita al papa. Si trattava quindi di appunti presi da uno dei due artisti durante la compilazione della nuova valutazione.

La nuova stima dei due artisti, nella copia contenuta nello Stato delle Statue, è l‟ultima in cui i pezzi sono descritti con dovizia di particolari e le collocazioni sono indicate con precisione.

Le stime successive e gli atti di acquisto riporteranno solo brevi indicazioni per riconoscere la statua, ma utilizzeranno in molti casi la denominazione presente in questo documento, rendendo possibile l‟identificazione certa dei pezzi.