A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
S ALVATORE C HERUBINO
Qualche applicazione dell’indice di Kronecker alle corrispondenze algebriche tra curve
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 2
esérie, tome 9, n
o1 (1940), p. 1-11
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ALLE CORRISPONDENZE ALGEBRICHE TRA CURVE
di SALVATORE CHERUBINO
(Pisa).
SUNTO. - Si dimostra che, mercé opportuna scelta delle retrosezioni, al prodotto di una corrispondenza algebrica T, ad indici ovunque finiti, per la sua inversa compete una matrice diagonale d’interi caratteristici. Questa matrice è addirittura scalare, se una delle due curve
è priva d’integrali abeliani riducibili. Se non è scalare, sulla riemanniana R di una delle curve vi è una certa linea asportando la quale si rompe la connessione di R. Questo risultato permette all’A. di dare una nuova dimostrazione di un teorema di TORELLI, nonché una propo- sizione più generale, che assegna nuove condizioni necessarie e sufficienti per la identità birazionale di due curve. Si fanno anche altre osservazioni che mettono in luce alcune cause di differenza fra la geometria sulle curve algebriche e quella sulle varietà abeliane.
Queste
brevipagine
sono state occasionate dal teorema che R. TORELLI posea fondamento delle sue ricerche sulle condizioni di identità birazionale di due
curve
algebriche (1).
Detto teorema
può
enunciarsi cos :Se fra due curve
algebriche
C e D diegual
generezero > 1,
intercede unacorrispondenza 9
nonspeciale
ad indici a e~8,
e se il comune difettodi
equivalenza
delle serieya’, y~’
indotte da 9 sulle due curve èegual
p, C e D son birazionalmente identiche.Diamo
qui
una dimostrazione diquesto teorema,
che ne costituisce anche unaespressiva
illustrazionetopologico-trascendente
ottenuta a mezzo di alcune pro-prietà
dell’ indice diKRONECKER,
che hannoqualche analogia
con altreesposte
in un mio recente lavoro
(2).
Da
questa
dimostrazione sitraggono
varie interessanti conseguenze, talune dellequali,
oltre che nuove, mi sembran meritevoli di attenzione. Eccole breve- mente riassunte:(1) Sulle varietà di Jacobi. [Rend. Lincei, 22, s. 5a (1913)]. Nota I, teor. I. Lo enunciato di cui sopra è un po’ più largo, ma coincide con quello dato dallo stesso TORELLI nell’altra
sua Nota: Alcune questioni di geometria sopra una curva algebrica. [Stessi Rend. (1915)].
Nota I, principio del n.~ 7.
(2) su l’ indiee di Kronecker pei cieli analitici tracciati sulle riemanniane delle curve
algebriche. [Annali Sc. Sup. Pisa (1939-XVII)].
Annali, della Scuola Norm. Sup. - Pisa. 1
a)
la dimostrazione dà anche un teoremapiù generale
diquello
diTORELLI, ponendo
in luce1’ interesse,
ai fini della identitàbirazionale,
diquei
caratteri che furono introdotti dal COMESSATTI nel 1913 come estensione del difetto diequiva-
lenza del CASTELNUOVO
(3) ;
b)
si riconosceche,
mercéopportuna
scelta delle retrosezioni sulla rieman- niana di una delle due curve, la matricedegli
interi caratteristici delprodotto
di una
corrispondenza algebrica
per la sua inversa sipuò,
ingenerale,
ridurrea forma
diagonale (formà canonica) ;
e) l’equazione
caratteristica della matrice ora detta resta invariata per cambiamento di retrosezioni ed ha tutte le sue radici intere(e
nonnegative);
d)
se almeno due diqueste
radici caratteristiche sonodistinte,
una delle duecurve
possiede
necessariamente dei sistemiregolari
diintegrali
abelianiriducibili;
e)
un brevesupplemento
di dimostrazione mostra che la presenza dei sistemiora detti è
legata
ad unaproprietà
di naturatopologica (sulle
riemanniane dellecurve)
dellecorrispondenze
sopraindicate;
f)
dalla dimostrazionesviluppata
si deduceanche,
in modoimmediato,
unasemplice
ed interessantespiegazione
delperchè
due curvepossedenti
una stessavarietà di JACOBI
(ossia
una stessa tabella diperiodi primitivi
pergl’ integrali
di
prima specie)
possono essere birazionalmentedistinte;
g)
segue che soltanto unacorrispondenza
nella cui classe ne esiste(almeno)
una ad indici ovunque finiti soddisfa certamente alla
proprietà b);
h)
e segue anche che laequivalenza
delle matrici di RIEMANN di due curvedà
luogo
alla loroidpntità
birazionale non appena conquella equivalenza
resta defi- nita una classe dicorrispondenze
che ne contiene una ad indici ovunque finiti(4) ; . i) infine,
la ricerca dà l’occasione di metttere in luce taluna delleragioni,
forse fra le
più sostanziali,
dellaprofonda
differenza che spesso si manifesta fra lageometria
sulle curvealgebriche
equella
sulle varietà abeliane.Queste
sono daaggiungersi
ad una, assaisignificativa, già segnalata
dalloSCORZA,
nel 1918.(3) Questo illustre A., nel 1921, ritrovò per altra via gli stessi caratteri e ne diede un’ampia
illustrazione: Sulle funzioni abeliane. [Rend. Lincei, vol. 30, s. 5a (1921)]. Nota ~v.
(4) Questa proposizione fu enunciata come immediata conseguenza del teorema di TORELLI,
ma senza menzionare esplicitamente la necessità della finitezza di entrambi gl’indici, da G.
SCORZA nella classica Memoria : Intorno alla teoria generale delle matrici di Riemann....
[Rend. Pal., t. 41 (1916)] nota
(2°)
proposiz. (6) a piè di p. 12. L’insufficienza di una comunevarietà di JACOBI per 1’ identità birazionale di due curve era stata osservata da G. HUMBERT:
Sur les fonctions abéliennes singulières. Mém. II [Journal de Liouville, t. 6 (1900)] n., 181,
pag. 326. Una condizione sufficiente fu data dal SEVERI in calce a una Nota di A. COMESSATTI : Sulle trasformazioní Hermitiane della varietà di Jacobi [Atti Torino, vol. 50 (1915)]. Un’altra,
meno
restrittiva di quella ora mentovata, è stata data recentemente da me nella Memoria :Identità birazionale di due curve algebriche. [Rend. Sem. Roma, 1939-XYII] §
3, n.o 10 a)ed osservazione finale del § 4.
A
proposito
dellaproprietà b),
non è forse inutile far rilevareche,
in un miorecente lavoro
(~),
essa mi si eragià presentata
come necessaria e sufficiente perpoter
concludere con la identità birazionale di due curve, in base al citato teorema di TORELLI. Ma ivi nonpotevo
andaroltre, pel
diverso ordine di idee sulquale quel
lavoro eraimpostato.
1. - Diciamo R ed R’ le riemmanniane delle due curve
i
2p-complessi (orizzontali)
simbolici di due loro sistemi di cicliprimitivi che,
congli accoppiamenti
yp+,.- eós, °P+8 (s=1, 2,...., p),
dannoluogo
a sistemi diretrosezioni su R ed
R’;
le matrici deiperiodi di p integrali abeliani, normali,
diprima specie
per C eD,
calcolati sui ciclipredetti.
La
corrispondenza
considerata daràluogo
alle solite relazioniove T e T* son due matrici intere di ordine
2p,
entrambe nondegeneri (per
lanon
specialità
dis ) legate
dalla relazione(6)
i B
ove con I s’indica la matrice identica di ordine p.
Poichè i cicli y son trasformati dalla # nei cicli
I’ soddisfacenti,
suR’,
alleomologie
si ha immediatamente
ove con
[r’ -1 . ~ y’]
si è indicata la matrice i cui elementi songl’ indici
di KRONE-CKER
[r/. ys’]
dellecoppie
di cicliyr’, y,’.
Questa (4)
ci dice cheove z è il comune difetto di
equivalenza
delle seriera’,
subordinate da Frispettivamente
sulle due curve C e D.(5) CHERUBINO S. : Identità birazionale di due curve algebriche. [Rend. Sem. Roma (1939-XVII)], § 2, n.° 9, già citato nella nota prec.
(6) Per maggiori dettagli e più ampie informazioni sui simboli adottati vedasi il § 1 della
Mem. cit. (5).
La matrice
quindi
ilprodotto TT*,
come sarà mostratoqui
appresso,possiede
sempre una certaforma,
che diremocanonica,
cui siperviene
con eventualecambiamento di retrosezioni sulla riemanniana R.
2. - Ricordiamo come si determina il segno di un’ intersezione di due cicli analitici sopra la riemanniana di una curva
(1).
Fissato su R un sistema(locale)
di coordinate
curvilinee , ’YJ
eposto
chesiano le
equazioni (analitiche)
cherappresentano
i due cicli 6 e 1: nell’ intorno diuna loro intersezione
P,
si ha che il segno diquesta
è + ovvero -, secondo che il(?)
) calcolato inP,
èpositivo
onegativo (8).
Assumendo su R’ un
analogo
sistema locale’, n’
di coordinatecurvilinee,
la
corrispondenza J
saràassegnata,
nell’ intorno di Unacoppia.
dipunti
corri-spondenti P
eP’,
da due relazioni comesicché i cicli
a’, 7:’,
trasformati di a e Ty s’intersecheranno inP’,
col segno deljacobiano
Per la continuità della
corrispondenza,
se NI è unpunto generico
diR,
perun suo intorno sufficientemente
piccolo
accadràche, nei P punti
checorrispondono
ad un
punto qualsiasi
di dettointorno,
i~ jacobiani . ’ ~~ (sono
non nullie)
conservano
segni
. costanti.r f)
Ciò
posto,
consideriamo lacoppia
di cicli yr, ys, con edsicchè
· y = o.
Ricordando che l’indice di due cicli rimane inalterato se unodi essi
(o entrambi)
si deforma concontinuità, potremo
ottenereche,
adesempio,
tutti i
punti
di yr si trovino nelle condizioni delpunto generico
M oraconsiderato;
oppure cambieremo le retrosezioni in modo che ciascun ciclo yr si trovi nelle condi- zioni volute. Si
può
inoltre supporre(9) che yr
e rs non abbianopunti
a comune.Se la
corrispondenza
considerata non ècomposta
con un’ involuzione(1°)
suC,
cioè se non lo è la serie
ra’
indotta da ~ suC, ogni
gruppo Y diy03B2’ corrisponde
(7)
LEFSCHETZ S. : Correspondences between algebraic curves. [Annals of Math., (2), t. 28 (1927)], n.- 3 e prec.(8) Se questo jacobiano fosse zero, uno dei cicli si deformerebbe convenientemente poco, lasciando fermo P.
(9)
Cfr. la mia Mem. cit.(2),
lemma V.(10)
per questa nozione e per le sue applicazioni, vedi il Trattato di Geometria Alge-brica di F. SEVERI (Bologna, Zanichelli, 1926), Cap. VI, § 68, pp. 215-216 e § 83, pp. 257-259.
ad un sol
punto
diC,
ossia di R.Quindi,
se i ciclicorrispondenti
di yr, ys s’inter-secano in un
punto M’, questo proviene
da duepunti Mi,
ilprimo
su y, l’altro su y8, cioè M’ è comune ai duegruppi Y’,
Y" diy~’
checorrispondono
a
questi
duepunti (i i).
Deformiamo rs
lasciando fermoM2
eportiamolo
a passar perMi.
Es-sendo la
coppia deformata,
oltre che inMi,
s’intersecherà in unsecondo
punto,
siaP,
con segnoopposto
aquello
colquale
s’interseca inM~,
cioè
acquisterà segni opposti
inMi
e P.Orbene,
P sipuò
supporre cos vicino adM~ quanto
cipiace, perciò
ijaco-
hanno
gli
stessisegni
inMi
eP, quindi
neipunti corrispondenti
a()
ad i cicli
yr’, y,’
s’intersecano consegni opposti
aquelli
coiquali
sitagliano
nei
punti corrispondenti
a P.Ripetendo
perogni
altropunto
comune a1"/, y>’
il
ragionamento
ora fatto perM’,
si conclude cheDunque
sipuò
sempre supporre checon E matrice
diagonale. Segue
che si ha :matrice
diagonale
che dà la cercata forma canonica.Gli elementi
principali
di L~’ songl’ indici [yr
e son le radici caratte-ristiche di detto
prodotto, (ciascuna
dimolteplicità pari), quindi
son tutteposi-
tive o zero
(12).
Orbene,
se T è nondegenere,
è tale ancheT*,
insieme alprodotto TT*,
sicchè si haSempre
per T nondegenere,
segue anche che se z=p è necessariamentecioè
Il che
basta,
a norma delragionamento
di cui al n.° 8 della mia Mem. cit.(2),
per concludere col teorema di TORELLI.
(íi) Ed Mi, M2 stanno nello stesso gruppo X di
7«’
che corrisponde ad ~’.(i2)
Cfr., ad esempio, la mia Mem. cit.(5), §
1, n.,- 4.OSSERVAZIONE I. - L’ indice
[y,’ -
è zero anche se laya’ indotta
da Ò su Cè
composta
con un’ involuzioney~’, ,u > 1.
In tal caso,invero,
M’ sarà comune adue
gruppi Y,
Ilcorrispondenti
ilprimo
ad uno opiù punti Mi, ~Vi...
su y, ed ilsecondo
a uno opiù punti M2, N2,....
su Allora sideformerà ys ,
tenendofermi i
punti M2
edN2,....,
fino a passare perMi, N,, ....
e per altrettantipunti P, Q,....
di r1. abbastanzavicini, ordinatamente,
adNi, ....
Per ciascunacoppia lVli, P; Ni , Q ;...,
vale ilragionamento
di pocofa, quindi
etc.OSSERVAZIONE II. - Non è
indispensabile che 7,
siaprivo
dipunti
in cui èzero
qualcuno dei P jacobiani ‘«’’.
Basta che in uno almeno dei duepunti
( , 7 )
di ciascuna delle
coppie Mi , M2 corrispondenti
di M’ non si annulli nessuno di dettijacobiani.
Cioè adire,
bastapoter
evitare che yr, yspassino
percoppie
dipunti Mi, ~12
che stanno in uno stessogruppo X
diga’
e neiquali
sia zeroqualcuno dei jacobiani
di cui sopra.In altri
termini,
dettoyr"
il ciclo trasformato diyr’ mediante 9-1,
bastache ys
incontri eventualmente
questo
solo inpunti
neiquali quei jacobiani
son tuttidiversi da zero.
Orbene, poichè
l’indice di KRONECKER[rs . · yr" ]
èfinito,
il numerodei
punti
d’ intersezione diquesti
duecicli,
tutto alpiù dopo
conveniente deforma- zione(continua)
di Î’s, è finitoquindi,
se occorre, con ulteriore deformazione di 7,, sipuò
sempre evitare chequeste
intersezionicapitano
fra ipunti
neiquali
si annulla annulla
qualcuno
qualcuno deidei a .
Potrebbe far eccezione solo il caso in cui tutti i
punti
diyr" appartengano
a
questa categoria.
In tal caso,bisognerà
cambiareopportunamente
7,.3. - La dimostrazione che
precede implica
la effettuazione di un cambiamento dei cicli y su R in altricostituenti ancora, con
accoppiamento analogo
aquello
dei 7, un sistema di retro- sezioni. La matrice unimodulare H soddisferà alla relazioneche ha per conseguenza
(ed equivale a)
l’altra(13)
Poichè la relazione
y*==yH_i è,
insostanza, un’omologia,
se iy*
siottengon
dai y con deformazione
continua,
la matrice H è identica.Però,
per verificare(13) Queste due relazioni sono equivalenti perchè, ad esempio dalla prima, segue che
dalla quale si passa immediatamente alla =Io.
la condizione di cui in fine all’osservazione
II, può
darsi sia necessario fare uncambiamento di retrosezioni non ottenibile per deformazione continua da
quello
di
partenza, perciò
nonpuò
inogni
caso affermarsi che H sia identica.Segue
che la matrice co si scambianell’altra,
pure diperiodi normali,
e
quindi
che la(1)
si muta nella relazioneove T’ = HT. In
definitiva,
si haed è sui nuovi cicli che il
prodotto
TT*(il quale
ora è diventatoT’T’*)
assumela forma canonica
diagonale
di cui al numeroprecedente.
Un cambiamento di retrosezioni su
R’,
come sivede immediatamente,
lasciail
prodotto TIoT-,, quindi quello
TT* addirittura inalterato.Di
qui
risulta anche che nonpuò
aversiT’IoT’_1=Io
se non ègià
cioè che in
questo
caso la forma canonica delprodotto
TT* vale perogni
sistemadi retrosezioni.
Un altro caso in cui ciò accade è ovviamente
quello
in cui la matrice èad indice di
singolarità nullo, poichè
allora è necessariamente ed ilprodotto
di 5 per la sua inversa è a valenzaIn
ogni
altro caso, perraggiungere
la forma canonicadiagonale,
diTT*, può
esser neessario un cambiamento di retrosezioni su R.
Osserviamo ancora
che,
indicando con oun’ indeterminata,
si hail
che,
essendo T’* = assicura che un cambiamento di retrosezioni lascia inalterata laequazione
caratteristica della matrice TT*.La forma canonica
diagonale raggiunta
perquesta
assicura che dettaequazione
ha radici tutte intere
(e
nonnegative).
OSSERVAZIONE. - Anche il
prodotto T~T,
medianteopportuna
scelta delle retro- sezioni suR’,
si riduce a formadiagonale.
Epoichè l’equazione
caratteristica diun
prodotto
di due matrici resta invariata mutando l’ordine deifattori,
è ovvioche le due matrici
diagonali
cui si riducono iprodotti
TT*’ ’~ e T*T coincidono.Si conclude che:
mercé
opportuno
cambiamento di retrosezioni su R e su R’ i due pro- dotti TT* e T*T coincidono in una stessa matricediagonale.
4. - Dalla forma canonica di TT* e da
quanto
oraosservato,
segue imme- diatamente ilseguente
teorema(14) :
~
(14) Che può porsi in utile raffronto coi teoremi trovati dal TORELLI nella seconda delle due Note cit. (í).
due curve di genere p > 1 son birazionalmente identiche se son
legate
dauna
corrispondenza
nonspeciale ~,
ad indicifiniti,
che subordina su una diesse una serie
rn’
tale che riunendo i suoigruppi
ad r ad r(r --p)
si ottieneuna
7,r possedente P) gruppi
contenutiparzialmente
in una serie li-neare
gr(n-1) generica (non speciale).
Questa proposizione,
perr=1,
contienequella
del TORELLI.Ricordiamo
(i5), infatti,
chel’equazione
caratteristica di TT* è ilquadrato
di un
polinomio
che è il
pfaffiano
diPoichè le sue radici son tutte intere e
positive
esse risultano tutteeguali
all’unità non appena si abbia
1_B
E se
questa eguaglianza
haluogo
per un valore dell’ indice r(7*==1, 2,...., ~ro)
ha
luogo
per tuttigli
altri valori di r,quindi
si hai~
=z-p. Basta ora ricordare ilsignificato geometrico (16)
deicoefficienti ir
per concludere col teorema enunciato.5. - Un’altra interessante conseguenza del n.° 2 è
quella
che segue.Poniamo,
per fissare le
idee,
che TT* possegga due radici caratteristichedistinte,
A e ~C, dimolteplicità rispettive 2q
e2 (p -q).
Sipotrà
allora porre,dopo opportuni
scambi di
righe
ecolonne,
. - I - .. A -, I - .
con
I’,
I" matrici identichedegli ordini q
e p - q.Dopo
diciò,
dalla relazioneche segue dalle
(1),
cioè dallaove si è
posto (11)
W =(I ~),
si deduceDalla seconda di
queste relazioni,
scrivendo(1s) Mem. cit.
(5), §
1, n. 4.(16)
CASTELNUOVO G.: Nota cit.(3).
(17)
S’intende dopo gli scambi predetti, i quali equivalgono ancora a un cambiamento di retrosezioni.con zs di ordine q,
quindi
~c2 di ordine ~ro - q, ed entrambesimmetriche,
segue che dev’esserequindi z3=z~=0. Dunque
si hae la matrice co,
dopo opportuni
scambi dicolonne, acquista l’aspetto
cioè risulta
composta
mediante le due matrici di RIEMANN w1 ed W2, di ge-neri q
e p - q.Segue
che Cpossiede
due sistemiregolari
diintegrali
abelianiriducibili,
fraloro
complementari,
delledimensioni q
e p-q.È
ovvio come siprocederebbe
e che cosa si otterrebbe nel caso in cui TT*possedesse più
di due radici caratteristiche distinte.6. - Il
prodotto
per la sua inversa risulta necessariamente a valenza(cioè,
con riferimento
canonico, gli
elementidiagonali
di TT* son tuttieguali)
oppurno secondo che un
taglio
su Reseguito
secondo una certa linea rompe o non rompe la connessione di R.Consideriamo, infatti,
una delle retrosezioni diR,
adesempio
yi, e diciamoA 1
il suopunto d’incrocio, A~ ",...., A~
ipunti corrispondenti,
su R’.I cicli
y~’
ey’p+à
s’intersecheranno inquesti P punti ed, eventualmente,
in altripunti :
sia M’ uno diquesti
ultimi. Poichè il ciclor~ (y’P+í)
è costituito da tuttie soli i
corrispondenti
deipuntti di y1 (di
ilpunto
M’ sarà comune ai duegruppi di (3 punti
checorrispondono
a duepunti M2,
ilprimo
su yi, il secondo su y,+,(eventualmente
apiù
didue,
se la serie indotta da gr su C ècomposta
conun’involuzione).
°
Mantenendo fermo il
punto M2 (od
si deformi per continuità il ciclo rp+i(o ys)
in modo che la sua intersezioneA1
i con yi(con yp+i)
descriva il ciclo yi(o yp+,). Quando A1
i verrà inMi (in M2)
uno deipunti corrispondenti
su R’coinciderà con M’. Ciò prova
che,
deformando con continuità(uno o)
entrambii cicli
r~,
possonosopprimersi
le intersezioni che noncompaiono
nelgruppo
A~,
ossia che l’ indice[ y~’ dipende
soltanto daqueste
intersezioni.
Il
punto Ai
1 d’incrocio di ri, rp+i è unpunto arbitrario, quindi può
sce-gliersi
tale cheprendendo
in un suo intorno convenientementepiccolo altri p -1 punti A2,...., AP,
tuttidistinti,
inquesti
i8 jacobiani a«’’
(F , 7 ) conservangli
stessisegni
assunti inPerciò,
incrociando inAr
lecoppie
di cicli yr, yp+r, si hache
gl’indici y’p +r]
son tuttieguali,
ossia che T T * èscalare,
cioè che il pro- dotto gr. 1dà,
suR,
unacorrispondenza
a valenza.Questa
conclusionepuò prendersi,
soltantoquando
le retrosezioni y~., possonoportarsi
a incrociar neipunti A 1,....,
situati in uno stessointorno,
senza passar per
punti
neiquali qualcuno
deijacobiani predetti
si annulla. Il che è certamentepossibile
se il numero diquesti punti
è finito ed anchequando
essicostituiscono un insieme infinito la cui
asportazione
non rompe la connessione di R.Se invece
questo
insiemecostituise,
adesempio,
una linea capace di rompere la connessione diR, gli
indici( y7’ r’p+r]
non son,necessariamente,
tuttieguali
ed il
prodotto
TT* èdiagonale,
ma non certamente scalare(18).
7. -
Ipotesi
essenziale per la validità delragionamento
del n.° 2 è chesul
cicli yr, ys non esistano infinite
coppie
dipunti (un punto
su yr, l’altro surs)
che diano
luogo
a uno stesso di R’.Analogamente
per i cicli~r, 8$ . Questa
condi-zione è
soddisfatta,
mercèopportuna
scelta delleretrosezioni,
se entrambigli
indici a
e #
dellacorrispondenza
simantengan
finiti al variare di NI su R edi lVl’ su R’.
Se
questa
condizione non siverifica,
la formadiagonale pel prodotto
TT*potrebbe
non esserraggiungibile.
È questo quello
che necessariamenteaccade,
adesempio, quando
la matrice Tè unimodulare ma non soddisfa alla
(I), perchè
allora TT* non è riducibile aforma
diagonale
con cambiamento di retrosezioni inretrosezioni,
altrimentiquesta
sarebbe addirittura
l’identità,
cioè varrebbe necessariamente la(1) (19).
In tal caso, le due curve C e D hanno una stessa varietà di JACOBI
Yp (a
meno di trasformazionibirazionali)
laquale
èlegata
alla comune matrice diperiodi primitivi,
nonnormali, QT-i.
Allora fra C e D si ha una classe di cor-rispondenze algebriche
non soddisfacenti alla condizionepredetta.
Perchè la comunanza della
Vp
dialuogo
alla identità birazionale di C eD,
basta assicurarsi che nella classe di
corrispondenze
individuata dalla matrice uni- modulare T chelega
le due tabelle diperiodi primitivi
coledQ,
ne esiste(almeno)
una ad indici ovunque finiti
(2°).
Se ciòavviene,
T soddisferà necessariamente alla(I).
(í8) Dal che quella linea rompe la connessione di R non segue che i
cieli yr
debbononecessariamente esser tagliati da essa. Basta pensare a un modello concreto di R : ed esempio
alla sfera con p manichi. Se quella linea spezza R, ad esempio in 2 parti, si ha invece che
le retrosezioni
yp+r
possono ripartirsi in 2 gruppi ciascuno giacente totalmente su unasola di quelle due parti.
(19) Cfr., a tal proposito, col § 2, n.> 8 della mia Mem. cit. (5).
(2°)
Oppure (SEVERI) basta sapere che una delle due curve è priva di corrispondenzesimmetriche singolari. Per una condizione meno restrittiva di quest’ultima vedasi la mia
Mem. cit.
(5), §
3, n.° 10 a) ed osservazione finale.8. - Chiudiamo con un’ultima osservazione.
Com’è noto
(2~),
se co, 9 son le matrici di RIEMANN di due varietà abelianeYp, V,’
anzichè di due curve, e seITI ~ 0,
il valoreassoluto
diquesto
determinante dà senz’altro l’indice della trasformazione inversa di una della classe definita dalla(1).
Cioè a
dire, appena
nella classeassegnata
daquesta (1),
vi è certo unacorrispondenza
ad indici ovunque finiti(l’altro
è sempreeguale
ad1).
L’ analisi
precedente
mostra che ciò non sempre si verifica per le curve e che la differenza notata è daporsi
in intima relazione col fatto chementre,
data fradue
Yp
una trasformazionealgebrica legata
a una matrice T nondegenere,
lasua inversa è
legata (22)
alla(trasposta de) l’aggiunta
diT,
sulle curve la inversadi una
corrispondenza
di matrice caratteristica T non èlegata
necessariamenteall’aggiunta
di T.Cioè,
nelprimo
caso ilprodotto
di una trasformazionealgebrica
per la sua inversa dà sempre
(23),
appenasia ~ =)=(),
una matricediagonale,
anzi
scalare,
d’intericaratteristici,
nel secondo no.Per le curve, la riduzione a forma
diagonale,
come avanti si èvisto,
nonpuò
sempre
raggiungersi,
neppure conopportuna
scelta delle retrosezioni(24).
Il cheribadisce
vieppiù
laposizione privilegiata
in cuiqueste
sitrovano,
nei confrontidegli
altri sistemi di cicliprimitivi.
Ovverosia,
ilprivilegio
di cuigode,
per lecurve, la
forma riemanniana di matriceIo
haripercussioni
assai intime eprofonde
nella costruzione della
geometria
sulle curvealgebriche (25).
Unanalogo privilegio
non si riscontra per le varietà abeliane. ,
(21) HUMBERT G.: Mem. cit. (4), n.° 143, p. 291. SCORZA G.: Alcune questioni di geometria sopra una varietà abeliana qualunque. [Atti Acc. Gioenia, vol. XI (1918), pp. 1-19],
§ 2, n.° 11, p. 8.
(22)
SCORZA G.: loco cit.(23)
Confrontare le osservazioni che qui si fanno con quella che lo SCORZA premettealla Memoria di cui alla nota prec.
(24)
Poichè è una matrice alternata, una tal riduzione è invece sempre possibilecon un cambiamento di cicli primitivi. Cfr. col § 2, n.° 9, della mia Mem. cit. (5).
(2~) A proposito di questo privilegio il lettore può consultare con molto interess~e il § V,
n.o 26 della Memoria di A. COMESSATTI: Intorno a un nuovo carattere delle mat1’"ici di Riemann. [Mem. Acc, d’Italia, vol. VII (1936-XIV) pp. 81-129].