R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
E DMONDO M ORGANTINI Su alcune questioni di assonometria
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 37 (1967), p. 214-229
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di EDMONDO MORGANTINI
(a Padova) *)
Premessa.
Questo
lavoro è nato da unasemplice
osservazione(Teor. 1.1),
fattadurante lo
svolgimento
delle esercitazioni di un corso di Geometria de- scrittiva condisegno,
e dal desiderio di vedere se e fino a chepunto
ilTeor. 1.1. si
potesse
invertire.Tale inversione è espressa dal Teor. 2.1. Esso afferma
che, riportate
sul
quadro n (le
trasformate affinidi)
dueproiezioni parallele
di una stessa
figura
dellospazio
e scelte su yr due direzioni distinteM1, M 2’
lafigura .F3(P~) luogo
deipunti P3
intersezione dellecoppie
di rette.1V11P1, M2P2
risulta ingenerale
simile ad una terzaproie-
zione
parallela
della stessafigura I’,
fatta da un centro determinato sudi un
piano,
digiacitura
pure determinata.Cos ad es.,
disposte opportunamente
sulquadro
le dueproiezioni mongiane (« pianta » .F’1
ed « alzata »F,)
di unafigura F,
si possono sce-gliere Mi
ed.M~2
in modo da ottenere direttamente(v.
n.3)
la 3aproiezione
I’’ di 1~’
(nella fattispecie,
una suaprospettiva
assonometricaortogonale)
su di un
piano
digiacitura assegnata.
Tale costruzione è altrettantosemplice
diquella
chepermette,
apartire
da~’1
ed.~’2,
di ottenere laproiezione
diprofilo F 3
di F.Nel n. 4 si chiarisce il
significato proiettivo (espresso
dal Teor.4.1)
delle
precedenti
considerazioni affini emetriche,
estendendo cos ulterior- mente la validità della costruzione usata nel Teor. 2.1.*)
Lavoroeseguito
nell’ambito deiGruppi
di ricerca del Comitato Nazionale per la matematica del C.N.R.Indirizzo dell’A.: Via S. Bellino 4, Padova.
La Osservazione I del n. 5 fa vedere
perchè
la costruzione suddettanon possa usarsi per la « restituzione
prospettica »,
cioè per la costruzione diretta di unaproiezione parallela
dellaI’,
apartire
da due sueproiezioni
centrali.
Infine la Osservazione II dello stesso n. 5
insegna
comedisporre
sulquadro
le trasformateomografiche
di dueprospettive
centrali di unafigura F,
in modo dapoter
«leggere » agevolmente (come
misure disegmenti
orientati e con la stessa tecnica usata nell’assonometria
parallela)
lecoordinate
proiettive
non omogenee deipunti
dellaF, rispetto
ad unriferimento del
quale
duepunti
fondamentali sono i centri delle dueproie-
zioni date.
1. Relazioni tra assonometria
ortogonale
e ribaltamenti deipiani
coordinatisul
quadro.
È
ben noto1)
che fra leproiezioni ortogonali
ed i ribaltamenti su diun «
quadro »
n dellefigure
di unpiano a
intercorre unaomologia
aQ neortogonale
avente per asse la traccia di a sulquadro
e per caratteristica il cosenodell’angolo
descritto da a durante il suo ribaltamento.Il
quadro n
siaquello
di unaprospettiva
assonometricaortogonale
e, su di esso, mettiamo in evidenza la
configurazione degli
assi assonome-Fig. 1.1.
1)
Cfr. ad es. A. COMESSATTI [3], p. 316; G. FANO [4], p. 103. I numeritra pa.
rentesi
quadra
rinviano allaBibliografia, posta
alla fine del lavoro.trici
x’y’z’
ed untriangolo
delle tracce X YZ(acutangolo,
di cuiquegli
assi sono le
altezze) 2).
Si considerino inoltre leprospettive
assonometriche.P’, I’2 , .P3
di ungenerico punto P
dellospazio
e delle sueproiezioni ortogonali P1, P2 , P,
suipiani
coordinati yz, zx, xy.Ribaltiamo sul
quadro,
attorno alla suatraccia,
uno deipiani
coordi-nati,
ad es. xy, e sia(P3)
il ribaltamento diP3 (v. Fig. 1.1).
Tanto la pro-spettiva
delsegmento P3P (obbiettivamente parallelo
all’assez) quanto
il
segmento P3(P3)
sonoperpendicolari
alla tracciaXY,
cosicchè i trepunti (P3), P3,
P’ sono allineati e la retta lorocongiungente
èparallela
all’asse assonometrico z’. Si
può
anche dire(v. Fig. 1.1) :
TEOREMA 1.1: La
prospettiva
assonometrica P’ di unpunto
P sipuò
ottenere come intersezione
(di due)
delle tre retteparallele
airispettivi
assiassonometrici condotte dai ribaltamenti
(P1), (P2), (P3)
delle suepiante prospettiche, fatti rigpettivamente
attorno alle tracceYZ, ZX,
XY.2. Costruzione diretta di una terza
prospettiva parallela
di unafigura
dello
spazio,
apartire
da due altre sueprospettive parallele.
Supponiarno
viceversa che siano date leproiezioni parallele 1fT 2’
su due
piani propri
xi e n2 da duepunti impropri ~’1
edS2,
di una medesimafigura F
dellospazio. Supponiamo
che laposizione
dellafigura .F
equella
- nota - dei
piani
e dei centri diproiezione
siano tali che non solo 1’individui
F1
edI’2,
ma che viceversaI’1
edI’2
individuino ~’. Tale è ades. il caso
quando ~’~
ed~’2
sono distinti e nonappartenenti
a xi orispet-
tivamente a ~2
(che
possono anchecoincidere)
ed ipunti
che determinano lafigura
I’‘ sonopropri,
equindi
nonappartengono
alla retta(impropria) S182.
Assoggettando
ciascuno dei duepiani
1 e c2 ad un movimentorigido (come nell’esempio precedente;
opiù
ingenerale
ad unaafhnità, giacchè
anche in tale
ipotesi
le considerazioniseguenti seguitano
asussistere), portiamoli
asovrapporsi
ad un medesimopiano n (il
«quadro »).
SicchèF1
edI’2
possonopensarsi
comefigure
delquadro.
Sia P un
punto proprio
dellafigura F
e sianoFi , P 2 E F 2
le suedue
proiezioni.
2) Cfr. ad es. A. CoMESSATTi [3], p. 349.
Fissiamo sul
quadro
duepunti impropri
distinti edM 2:
le due.rette
proiettanti
ed sonoproprie
ed hanno direzionidistinte,
cosicchè si intersecano in un
punto P 3
delquadro
~. Allafigura F
restacos associata
(oltre
alle dueproiezioni F1
edI’2)
una terza «immagine » 1!ls,
costruita direttamente apartire
dah’~
edF 2.
Vogliamo
vedere se laI’3
sipuò
pensare(congruente
o similead)
una terza
proiezione
della~’,
fatta da un centro~’3
su di unpiano
~3.È
chiaroche,
in casoaffermativo,
il centro diproiezione 8 s
risulteràimproprio,
ossia ancheFs
sarà unaproiezione parallela
di I’. InfattiP3
èimproprio
solo se sonoimpropri P2 e quindi
anche P.Dunque, eventualmente,
iraggi proiettanti
ipunti impropri
di F sonoimpropri,
ossia anche
8s
èimproprio.
D’altra
parte
ipunti
P di F che hanno la stessa 3airnmagime 3
sonoquelli
che hanno la laproiezione P1
sulla retta r1 = e la 2aproiezione P2
sulla retta r2 -M 2P s.
Si trattadunque
dipunti
di una medesimaretta r =
(r~, r2), passante
per ilpunto P, giacchè P1
E r1,P2
E r2 . Si noti che tuttequeste
rette «proiettanti
» r sonoparallele, passando
per lo stesso
punto improprio 8 s
=M 2): quello
di tutte le retteaventi le direzioni della la e della 2a
proiezione
coincidentirispettivamente
con
Mi
e conM2.
Ovviamente tale conclusione sussiste solo se(obbietti- vamente)
le retteproiettanti SxM1
ed82M2
sonodistinte,
ossia seM (su
edM2 (su ~2)
non coincidono entrambi con i «punti
nodali »3)
dei
piani
~1 e ~2, ossia con le intersezioni di ni e ~c2 con la rettaimpro- pria
È
chiaro inoltreche, scegliendo opportunamente Mi
edM 2,
sipuò
far in modo che
~’3
coincida con unpunto improprio prefissato.
Per concludere che
I’3
sipuò
ottenereproiettando I’
daS3
e riferendopoi omograficamente
la stella8a
alquadro
= Z3,poichè
si lavora nel camporeale,
basterà osservare chepunti
allineatiP, Q, R
dellospazio
hanno allineate le loro
immagini. P3, Q.,, R3.
Infatti lacorrispondenza
fra la 1a e la 2a
proiezione
deipunti
dellaretta g
= è una simili-tudine,
che induce unaprospettività
fra i due fasci di rette che liproiet-
tano
rispettivamente
daMi
e daM2 , perchè
la rettaimpropria,
comuneai due
fasci,
risulta unita. SicchèP3, Q3, R3 (in quanto
intersezione di trecoppie
di rettecorrispondenti) appartengono
all’asse 93 diquella
pro-spettività,
ossia sonoallineati,
c.v.d.3) Secondo la denominazione di G. HAUCK; cfr. A. COMESSATTI 131, p. 373.
Ci si
può
chiedere se si possa e,(in
casoaffermativo)
come si debbadisporre 4)
7&arispetto
adSa
per far s che la suddettaomografia Q : Sa
- ~3divenga
unaprospettività.
Intanto si osservi
che,
sebbene la costruzione della D non sia definita per ipunti impropri
di ~3, tuttavia si sa che alpiano improprio (pensato
come
piano
della stellaSa) corrisponde
la rettaimpropria
di ~3.Dopo
di chè basta mettere in evidenza untriangolo
con i ver-tici
propri
di 1~a ed ilprisma corrispondente
a’b’c’ della stellaimpropria
Si tratta allora di vedere se è
possibile disporre
~3 in modo che i trespigoli
delprisma passino
per i verticicorrispondenti
deltriangolo.
Se la 3a
immagine Fa
di .F’ si pensa definita a meno di una similitudine(e
ciòequivale
a supporre indeterminata la « scala » dellarappresentazione),
yè chiaro che il
problema
si riduce aquello
ben noto di determinare lagia-
citura dei
piani
che segano unprisma triangolare
dato a’b’c’ secondo untriangolo
simile ad untriangolo dato;
ossia aquello
di determinare lagiacitura
deipiani seganti
trepiani
dati di un fascio(paralleli
alle faccedel
prisma precedente)
secondo una terna di rettecongruente
ad una ternadata
5).
Tale
problema
ha com’è noto8)
ingenerale
due soluzioni(simmetriche rispetto
alla direzione diS3),
che possono anche coincidere. Solo allora la 3aproiezione
èortogonale: perciò
occorre e basta che iltriangolo
sia simile ad una sezione normale del
prisma
a’b’c’.Concludendo si
può
enunciare ilseguente
TEOREMA 2.1:
(le trasformate di)
dueproiezioni piane .F2(P2),
di una medesimafigura F(P)
dellospazio, fatte
dapunti impropri distinti,
e scelte su n due direzioni distinteM2, la figura luogo
deipunti di
intersezioneP3
dellecoppie
di retteM 2P 2’
risulta simile ad una terzaproiezione parallela
della stessafigura
F.La direzione del centro e la
giacitura
delpiano
della 3aproiezione
restanodeterminati,
assieme alla seala diriduzione,
dal modo nelquale
sulquadro
x si sono scelte le direzioni
lVll, M 2
e si sonoriportate
leprime
dueproiezioni I’’2.
4) Ad es. distaccandolo dal
quadro
edassoggettandolo
ad un movimentorigido.
5)
A taliproblemi
H. A. SCHwARZ (1863) e TH. REYE (1866) ridussero la dimostrazione del teorema di K. PoALAE (1853); cfr. A. COMESSATTI [3], p. 348.g) Cfr. ad es. G. FANO [4], p. 204.
Si osservi che se, senza
pretendere
che la 3aproiezione
siaortogonale,
si richiede che una delle due
possibili giaciture
delpiano
ns della 3aproie-
zione sia
quella
delpiano
di untriangolo
dato dellafigura F,
basteràdisporre F1
edF2
escegliere
ipunti impropri M1
edlVl2
in modo che iltriangolo A.,B.,C,,
risulti simile(od
addiritturacongruente)
aquello
ob-biettivo ABC.
Se
poi
sipretende
che la 3aproiezione
siaortogonale, bisognerà
con-temporaneamente
far in modo che le direzioniMi
ed sianoquelle rispettive
della la e della 2aproiezione
di una retta normale alpiano
ABC.3.
Passaggio
diretto da unarappresentazione mongiana
ad unaprospettiva
assonometrica
ortogonale, assegnata
lagiacitura
delquadro
dell’as-sonometria.
In
pratica,
ed a titolod’esempio, può
interessare il caso in cui sulquadro
sia data unarappresentazione mongianac (F~, F2)
dellafigura F,
ossia che di F si conoscano la «
pianta
»Fi
ed il «prospetto » F2
e chedi F si
voglia
costruire direttamente sullo stessoquadro
unaprospettiva
asso-nometriea
ortogonale F’, assegnando
la direzione deiraggi proiettanti,
ossiala
giacitura
obbiettiva(ortogonale
aquella direzione)
delquadro
dell’as-sonometria.
Si noti che si sono lievemente cambiate le
notazioni,
avendo sostituitoun
apice
all’indice 3 usato nel numeroprecedente.
Per
semplicità possiamo
supporre che lafigura
F si riduca al tetraedroOPQR
avente un verticenell’origine
0 del sistema cartesiano xyz di ri- ferimento egli
altri tre nelle « tracce »P, Q, R degli
assi su di unpiano parallelo
alquadro
dell’assonometria.I
piani
fondamentali ni e n2 del metodo diMonge
sianoparalleli
aquelli
cartesiani yz e zx. Sulquadro
non siasegnata
la linea diterra,
mane sia
assegnata
solo la direzione(v. Figg. 3.1, 3.2).
Converrà tener
presente
che - perquanto precede
e per la nota con- dizione diperpendicolarità retta-piano
inproiezioni ortogonali
- ledirezioni
Mi
edM 2
risultanodeterminate,
dovendo esserequelle rispet-
tivamente
perpendicolari
alla ed allaR2P2,
ossiaperpendicolari
alledirezioni
rispettive
della la e della 2a tracciamongiana
delquadro
del-l’assonometria,
edunque
delpiano PQR.
D’altra
parte
- e sempre perquanto precede -,
volendo che ilquadro
dell’assonometria
(ossia
ilquadro
della 3aproiezione,
secondo le notazionidel n.
2)
risultiparallelo
aquello PQR
e che la scala di riduzione siaquella
stessa della
rappresentazione mongiana,
si dovrannodisporre
sulfoglio
del
disegno
le dueproiezioni Fi
= ed.F’2
=02P2Q2-R2
dellafigura F
in modo che nella F’ iltriangolo P’Q’.R’
risulti simile aquello
obbiettivo
(ed acutangolo) PQR
e siaQ’R’ -
R’P’ =.R2P2.
Ma
Q1R1
ed sonoproiezioni ortogonali (nelle
direzioniM1
edlVl2) rispettivamente
di ed .R’P’.Dunque
isegmenti Q’.R’
ed .R’P’ dovrannoessere
(paralleli,
eperciò addirittura) equipollenti
aquelli
edIn altre
parole: si
devonodisporre
laI’1
e laI’2
sulquadro
in, modo checonvesso delle due rette orientate
R1Q1
edR2P2
sia acuto eduguale
a
quello
obbiettivoQ.RP.
Si noti che
questo
in sostanza èquello
che erasuggerito
dal Teor. 1.1e dalla
Fig.
1.1.Supponiamo
persemplicità
che la scala dellarappresentazione
mon-giana
siaquella
« naturale » 1 : 1. Converrà anzituttoprocurarsi
un trian-golo P*Q*R* uguale
aquello
obbiettivoPQR.
NelleFigg. 3.1,
3.2 lo siè ottenuto con un ribaltamento sul lo
piano
diproiezione
yz, attorno adRQ.
Per la costruzione dellaprospettiva
assonometrica I’’ -si
può
cos sfruttare direttamente la laproiezione
Fig.
3.1.Alla 2a
proiezione F2
occorre invece sostituire unafigura I’2 congruente
ad
1’2
e tale che ilsegmento
orientatoP2R2
risultiequipollente
aquello
P*R*.
Nella
Fig.
3.2 laF 2
si è ottenuta con una rotazione attorno ad..R2;
nella
Fig.
3.1 con una rotazione attorno aP2
ed una successivatraslazione,
per evitare che la F’ si sovrapponesse ad
P 1.
Fi~;. 3.2.
Si noti che i due modi
possibili
del ribaltamentoP*Q*R*
deltriangolo PQR
conduconorispettivamente
ad unaprospettiva
daZt’alto(Fig. 3.1),
oppure dal basso
(Fig. 3.2).
Per rendere
più espressive
leFigg. 3.1, 3.2,
vi si è messa in evidenzaanche la
prospettiva
di un « cubo di paragone », che sipuò
pensare siaquello
con le facceparallele
aipiani
coordinati ed avente come verticiopposti
O ed ilpunto
unità del sistema cartesiano di riferimento.Si noti anche
che,
come casolimite,
la costruzioneprecedente
coincidecon
quella
ben nota che consente ilpassaggio
alla 3aproiezione F 3 ari
profilo
dellafigura
data .~’ =(F~, .~’2).
4. Generalizzazione
proiettiva
delleprecedenti
considerazioni affuni e metriche.Le considerazioni
precedenti traggono
la loro utilitàpratica
dal loroaspetto
affine e metrico. Tuttavia non èprivo
di interesse(anche perchè
ne chiarisce il
significato intrinseco)
considerare il loroaspetto proiettivo,
nello
spazio proiettivo
reale tridimensionaleR3.
Ivi si considerino tre
piani
« diproiezione »
ingenerale
di-stinti e non
appartenenti
allo stessofascio,
e tre « centri diproiezione »,
ossia tre
punti S1, 8a,
puredistinti,
nonappartenenti (in generale)
ad una stessa
retta,
nè aipiani
diproiezione.
Fig. 4.1.
Ha
luogo
allora(v. Fig. 4.1)
la considerazione delle tre rette x1 = OT2 X2 = n3 y X3 = ~2 , concorrenti nelpunto
0 = n2 - ~ ~~ , delpiano D
= e, su di esso, delle tre rette o, = ni, 02 = D - nl, I 03 = 9 - e delle altre tre s1 =S2S3,
82 =83811
83 =Sls2.
« Punti nodali » sono i seipunti
Un
punto generico P
dellospazio
determina le sue treproiezioni .P3
dai centri83
suirispettivi piani
Jt’2, variare diP,
le terneP1P2P3
descrivono unacorrispondenza
« trilineare concor-rente » T
(di
G.Hauck 7))
fra i trepiani
Jt’2, yrgy la cui considerazione interessa in alcunequestioni
difotogrammetria.
Si noti che la condizione necessaria e sufficiente afhnchè due
punti
dei
piani
diproiezione
possanopensarsi
comeproiezioni
di un
punto P
dellospazio (da
essideterminato,
sePi :94- Nri
oPk *- Nrk)
è che le due rette « di richiamo »
N,.iPi, N,I-PK
si intersechino sull’asse zr(r ~ i ~ k ~ r = 1, 2, 3). Acquistano
cosparticolare
interesse le tre«
prospettività
fondamentali »Kr (r
=1, 2, 3),
intercorrenti fra le trecoppie
di fasci nodali(Nrk)
e di asse xr .Ciascuno dei tre
piani
diproiezione
Jt’2, Z3 sipuò
riferire omogra- ficamente ad un medesimo «quadro » n,
sulquale
si ottiene unacorrispon-
denza trilineare
T’,
insieme delle terneP’ 11 _p2 21 Pg
deipunti corrispondenti
a
quelli
di una ternaPIPIP3
dellaT, rispettivamente
nelle treomografie
~3·
Il riferimento
può
farsi in modo che leimmagini .~3
delletre
prospettività
fondamentaliKi, K3
siano ancoraprospettività,
ad
esempio scegliendo
leomografie Hi (i
=1, 2, 3)
in modo che in ciascuna di esse alla retta oicorrisponda
sempre la stessa retta o’ delquadro 7 (v. Fig. 4.2).
Fig. 4.2.
7)
Cfr. ad es.gli
articoli citati in [6].L’omografia H1
trasformaN21
in unpunto N~~
di o’ -o~
distintoL’omografia H2
trasformaJVis
in unpunto Ni2
di o’ -o
distintoda N:2.
L’omografia H3
trasformaN23
edN13
in duepunti
distintiN2~, Ni3
di o’
- 03.
Supponiamo
cheN~~
ed siano duepunti
distinti di o’ e fissiamo l’attenzione sulleprospettività:
immagini
sulquadro
delle dueprospettività
fondamentaliX2
e ed inciascuna delle
quali
la retta o’ è unita. Lasopralineatura
sta ad indicare le restrizioni delleomografie Hi
ai fasci aventi per centri ipunti
nodaliche interessano.
Pensiamo ora il
quadro n
come ilpiano ~3 ~
trasformato di ~3 mediante Vi è una ed una solaomografia
H di~c3
insè,
avente unita la rettao’,
che trasformaN23
inNg~
inNi2
e subordina tra i fasci dirette,
aventi come centri
queste
duecoppie
dipunti corrispondenti,
leprospet-
tività
(gQ ) -1, (I~í ) -1.
Sicchè,
se allaomografia .g3
si sostituisce laomografia H
= H .H3,
la
immagine
sulquadro n
della trilinearità T diviene tale chejj 23
coincidecon
N13
coincide con ciascuna delleprospettività
fondamentaliX2, .K1
ha perimmagine .K2, K~
1’identità.Si noti che
N21
edN(~
sono, sulquadro
n e sulla rettao’,
leimmagini
della 1a e della 2a
proiezione
delpunto ~’3.
Fig. 4.3.
Inoltre, riportate
sulquadro
leimmagini Pi
eP2
delleprime
dueproie-
zioni
(da S1, ~S2
su 1n2)
di un medesimopunto
P nonappartenente
ad
S~,
laimmagine
della sua 3aproiezione
si ottiene intersecando le due retteL’aspetto proiettivo
del Teorema 2.1 afferma che viceversa sussiste ilseguente :
TEOREMA 4.1: Fissati: un
piano
Q per81, S2 ;
una retta o’ sulquadro
n; due
omografie H1, .g2 trasformanti
n2 nelquadro
n ed entrambe le rette 01 =Q,
902 ~ S2
ino’;
duepunti
distinti =N’,, 2 * N~~, ~’12
===N32
della rettao’ ;
i. 32
Chiamato
P3
l’intersezione delle due retteData una
figura
F =(F~, .F’2), luogo
dipunti
P =(P1, P2) :
l’insieme dei
punti P3
delquadro
n, costruiti come detto sopra,a partire
dalle
immagini
1P2
2delleproiezioni P1, P2
deipunti
P diF, può
semprepensarsi
ottenutotrasformando
con unaomografia (nella quale
alla retta03 = Q . na
corrisponde
la rettao’)
la 3aproiezione F3
dellaF, fatta
dalpunto Sa
=(N21, N12)
delpiano Q,
su di unpiano
n3 nonpassante
per83 Dunque:
l’insieme delle terne è unatrilinearità,
9 dello stessotipo (di
fronte alla trasformazioneomografica
deipiani sovrapposti n~, n2 2
9na
nei trepiani
distinti 2 , diquella
c coneorrente » di Hauck.Inoltre si riconosce che: la
posizione
nellospazio
delpiano
della 3aproiezione
Z3(non passante
per sipuò
dare adarbitrio,
e la sua sceltadetermina
l’omografia g.
Infatti,
fissato restano determinati su di esso la retta o3 , ipunti
e le
prospettività I~2
eK1.
Sicchè restano determinate anche leproiettività
che laomografia H
deve subordinare tra i due fasci(M1), N 2a
ed(M2),
ossia resta determinata la stessa.g,
c.v.d.Viceversa,
se siimpone
che la8
debbapossedere
determinateproprietà, queste
possono determinare laposizione
di ~3rispetto agli
altri dati del Teor.4.1.
Cos , nell’aspetto
afhne dellaquestione (Teor. 2.1)
Q era ilpiano improprio
e si poneva la condizione(di
caratteremetrico)
che lag
fosseuna similitudine. Abbiamo
appunto
visto comequesta
condizione de- terminasse laposizione
di na.5. Osservazioni.
I)
Ci sipuò
chiedere se la costruzione illustrata dallaFig.
4.3 con-senta,
anche apartire
da dueproiezioni F~(P~), ~’2(P2)
di unafigura F(P), fatte
da centripropri,
di costruire direttamente sulquadro
la tra-15
sformata di una
proiezione parallela
dellaI’,
fattada un centro
~3
distinto dalpunto improprio
della rettaS1S2.
Perciò
scegliamo
intanto(v. Fig. 4.1)
ilpunto improprio 8s (non
allineato con
S1
edS2),
ossia i suoi duepunti
difuga 8s1
=N21
ed8S2
=-
N12’
distintirispettivamente
da~21
=Ns~
edS12 = N32.
Si dovrannopoi riportare
sulquadro
laF1
e laF2 ,
in modo che i duepunti
distinti81
ed811
siano allineati congli
altri due8:1
ed distinti fra loro e daiprecedenti (v. Fig. 4.3).
Comunque
sia fissato na, la costruzione dellaFig.
43permette
alloradi-costruire
una trasformataomografica Fs
dellaproiezione Fs
di .F’ da8a"
su n,, e1’omografia g
resta determinata. Inparticolare
resta deter-minata
quella retta q
di n3 che ha perimmagine 4~
la rettaimpropria
del
quadro
~.Nello
spazio
lerette q
siffatte sono tutte e solequelle
delpiano X proiet-
tante in 3a
proiezione,
avente perimmagine (nella omografia
indottadalla costruzione tra la stella di centro
8,
ed ilquadro)
la rettaimpropria
di ~c.
Sicchè,
se ~3 non èparallelo
aquesto piano,
ossia se ~3 non contiene8,,
come si deve necessariamente supporre, laomografia g
nonpuò
maiessere una affinità.
In altre
parole
ènegativa
larisposta
allaquestione proposta 8).
II) Immaginiamo
fissati nellospazio
unpunto
0 =S4
non appar- tenente alpiano
SZ =Sls2s3
ed unpunto
U nonappartenente
ad alcunadelle facce del tetraedro
81S28sS,.
Sipuò
assumerequesto
tetraedrocome fondamentale di un sistema di coordinate
proiettive,
delquale
siaÚ il
punto
unità.La
proiezione F¡(P¡)
di unafigura I’(P)
dellospazio,
fatta da8,
sulpiano
diproiezione
èomografica
allaproiezione
della stessafigura,
fatta dallo stesso
centro 8;
sulla facciaopposta
dellapiramide
fonda- mentale. Taleomografia
risulta determinata da 4coppie
dipunti
corri-spondenti, purchè
inposizione
«generale
». Ad es. laomografia
fra xi8)
Larisposta
ènegativa
anche per laproiezione
dal puntoimproprio
dellaretta
8181.
Infatti allora dovrebbe essereNi2
=N22
=k131 N21
=Nà~
=N2a,
e se le
prospettività
tra i fasci nodali(N12)
ed(N13), (N21)
ed(N23)
avessero ancoraper
immagine l’identità,
leimmagini P3
=R,
delle 30proiezioni
di tutti ipunti
P dello
spazio
si addenserebbero sulla retta ossia sarebbedegenere
la omogra- fiaHa.
e 0’1 =
~2~3~4
resta determinata dalle 4coppie
dipunti proiezioni degli
stessi 4
punti S2, 8~,
ZT.Sicchè,
se sullaprospettiva .Fi(Pi)
si mettono in evidenza leprospet-
tive dei
punti ~2 , ~’3 , ~’4, U, P,
vi si possonoleggere (= misurare,
comebirapporti)
i trerapporti
delle coordinateproiettive
omogenee X2 9 X31 x, di P.Tale « lettura >>
può
risultarepiù rapida
edagevole quando
sulquadro
~ il riferimento
possieda particolari proprietà
affini ometriche,
come ades.
capita
per le coordinate cartesiane dipunto
o dualmente - per le coordinateparallele
di retta.Cos la
Fig.
4.2suggerisce
didisporre
sulquadro n (scegliendo opportu-
namente le
omografie .H1, g2 , Ha)
le treproiezioni
della .F’ daS1, 8,
in modo che sia
(v. Fig. 5.1)
Si
può
addirittura fare in modo che i 3punti
distinti(5.1)
siano alli- neati edimpropri (v. Fig. 5.2).
Inoltre si facciano coincidere con un me-desimo
punto
0’ delquadro
ipunti OÌ, 02 , 0’
e siscelgano
i 3punti U’
U2 2, U*’
in modo chegli
assiki, k2, ka
delle 3prospettività gi, g$, g$
coincidano con le rette
congiungenti
ilpunto
O’rispettivamente
con iTali scelte sono
possibili,
anzi determinano(fissandone quattro coppie
di
punti corrispondenti
inposizione »generale >>)
ciascuna delle 3 omo-grafie Hi
i(i
=1, 2, 3).
Fig.
5.2.Sul
quadro (v. Fig. 5.2)
si ottiene unafigura
avente lo stessoaspetto
di una
prospettiva assonometrica,
che per comodità sipuò
addirittura supporre « isometrica » ed «isogonale
». Suquesta,
con la stessasemplice
tecnica usata in assonometria:
1)
Si possonoleggere
direttamente(come
misure disegmenti
orien-tati)
i valori delle tre coordinateproiettive
non omogeneeX2!X4, x3/x4
di unpunto P(P1, P2, P3),
delquale
si conoscano almeno leimmagini
di due delle tre
proiezioni.
2)
Sipuò
costruire laimmagine
di una delle 3proiezioni
di unpunto P,
date che siano leimmagini
delle altre due.3)
Ipunti P’,
costruiti sulquadro
apartire
dalle tre «piante
asso-nometriche »
P’ 19
di P con la stessa tecnica usata inassonometria,
2forniscono una
immagine omografica
della 4aproiezione
F’ dellafigura F,
fatta(su
di unpiano
n’generico)
dalpunto
di intersezione con 9 _=
818283
con la rettacongiungente
0 con uno diquei punti Q
la cui4a
proiezione Q’
coincide con 0(nel
caso dellaFig. 5.2, Q - U,
essendol’assonometria « isometrica » ed «
isogonale »).
Inoltre:4)
Sulquadro
la ~’’ siottiene,
apartire
dalleimmagini
di due delle 3proiezioni F2,
con la stessa tecnica con laquale
nellaFig.
4.3si ottiene
la i
apartire
daFg .
BIBLIOGRAFIA
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Manoscritto pervenuto in redazione il 10