A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
G IOVANNI A QUARO
Intorno ad alcuni recenti risultati relativi al problema di Vitali-Lusin
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 3
esérie, tome 15, n
o3 (1961), p. 145-158
<http://www.numdam.org/item?id=ASNSP_1961_3_15_3_145_0>
© Scuola Normale Superiore, Pisa, 1961, tous droits réservés.
L’accès aux archives de la revue « Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze » (http://www.sns.it/it/edizioni/riviste/annaliscienze/) implique l’accord avec les conditions générales d’utilisation (http://www.numdam.org/conditions). Toute utilisa- tion commerciale ou impression systématique est constitutive d’une infraction pénale.
Toute copie ou impression de ce fichier doit contenir la présente mention de copyright.
Article numérisé dans le cadre du programme Numérisation de documents anciens mathématiques
http://www.numdam.org/
RELATIVI AL PROBLEMA DI VITALI-LUSIN Nota (*)
di GIOVANNI AQUAROI risultati
più generali
relativi alproblema
diVITALI-LUSIN,
deiq iali
lo scrivente sia a conoscenza sono
quelli
ottenuti nel 1947 da H. M.SOHAERF
([13] ;
vedasi anche[81
oppure[9]
cap.III, § 11, teor, 11.3.11).
Con essi viene
precisata,
in modoesauriente,
la strutturatopologico-men-
surale di uno
spazio
di intorni misurato affinchèogni applicazione
misura-bile di esso in uno
spazio topologico
dotato di base numerabile siaquasi- continua,
nel senso della def. 4.Nel
1956,
inspazi topologici perfettamente normali,
F.CAFIERO, e,
da un diflerente
punto
di vista F. BERTOLINI(cfr. [6], [7]
e,rispett., [4]),
trattarono la
questione
della coincidenza di misurabílità e diquasicontinuità
per funzioni
numeriche,
dando alcune caratterizzazioni della strutturatopo- logico-mensurali degli spazii
neiquali
tale coincidenza si realizza. Nel 1959 G. LETTA.(cfr. [11]) riprendeva
laquestione
inspazii perfettamente
nor-mali,
dando formapiù espressiva,
neltempo
stesso in cui ne chiarivapiù
nettamente
1’estenzione,
ai risultatisopracitati
di F. CAFIERO e ad alcunidi F. BRRTOLINI. ,
Nel
presente
lavorogli
ultimi risultati souo stati riesaminati nel qua- dro di.quelli
di H. M.SCHAERF. È convenuto,
a talfine,
ed in un caso èstato necessario
(cfr. (3)), riprendere
i risultati di SCHAERF in termini di misureesterne,
con una nuova formulazione :questa
consente diinqua- drare in
una veduta unitaria tutti i risultaii sopra citati e dichiarire,
am-pliandola lievemente,
la loroportata (**).
presente lavoro è stato esegnito nell’ambito del Gruppo di ricerca n. 20 del
Consiglio Nazionale delle Ricerche.
(**) In spazii topologici nel senso oonsueto, o anche, nei casi che il Lettore ricono- scerà agevolmente, nel senso più generale di
[11]
(assiomi(C1)1 (C’2), (C3))
p. es.2, Annali della Scuola Norm. Sup.. Piect.
1. Alle
seguenti
definizioni si farà costante riferimento in tutto ilseguito.
DEF. 1. - è un insieme di
parti
dell’insieme E e se unospazio topologico,
unaappticaxione f
di .E in E’ si dice ’2t-misurabile se,-1
per
ogni
insiemeaperto
U’ di E’ risultaf (U’)
E ,DEF, 2. - Se
p*
è una esterna sullospcr.xio
E e seE’ è uno
spazio topologico, un’applicazione f di’ .E
in E’ si dicetinua se, per
ogni
numero reale E > 0 esiste una,parte
A di E tale che, ~c~‘ ( E - A)
8 e tale che lafA
dif
ad A sia continua sul sot-tospazio A. ’
DEF. 3. - Se
u*
è una misura esterna sullospazio topologico
E e seun, insieme di
parti
di E si dice eleep* verifica
la(S - ~~)
se per
ogni
X E esiste uit insiemeaperto
U di E tale che,~~ (X
L1U)
e.I
seguenti
lemmi 1 e 2 hannoorigine
da H. M. SCHAERF([13]
teor.1 e
supplemento
al teor.1).
Le lorodimostrazioni,
fondate sulle argomen- tazioni di vengono indicate indettaglio
per comodità del lettore.LEMMA l. -
Supponiamo
cheu*
sia una misura esterna sullospazio topologico (1)
E esupponiamo
che U sia un insieme diparti
di E tale cheverifichi
la(8 - (def. 3).
seE’
é unospazio topologico
dotato di base
numerabile,
tutte leapplicaxioni
U-misurabili di E in E’(def. 1)
sonou*-quasicontinue (def. 2).
’
DIM.
Supponiamo
che(B),,,N
sia una base di .E’ e siaf un’applica.
>
-1
zione W misurabile di E in E’. Per
ogni
n E N si ha,/’(Bn)
E of equindi
see è un nnmero
positivo,
perogni
n E N esiste un insiemeaperto U,,
di .E_1 _,
-1
Come in
[13] (teor. 1)
si riconosceche,
perogni p E N,
è ~VI f1f (Bv,»
=-1
Up
equindi,
detta la restrizione dif
adM,
si = 111 n-1 . 2013i
Up
equindi, U.
essendoaperto
in èaperto
nel .sottospazio àl,
?donde,
, essendo una baseE’, fM
è continua nel sot-tospazio
111. Da ciò(def. 2)
la tesi.LEMMA 2. -
Supponiamo
elzeu*
sia misura esterna sullotopologico E,
che U sia un insieme diparti
di E e che afunzione
earatte-(i) Questo enunciato è vero anche se in esso, oltre che nelle deff. 2 e 3, si suppone ohe E sia,, più in generale, nno spazio di intorni secondo
[1]
pag. 37.(2) So A e 13 suno parti di E si = (..4 - B) n (B - A).
t’istica di
ogni
sia(def. 2). vei,ifica
la pro-prietà (8 - (def. 3).
-Dm. Sia XE 9f: la funzione caratteristica
f di
X èu*-quasicontinua
e
quindi (def. 2)
perogni
numeropositivo
s esiste unaparte
A di E tale che,u~ (~ - A)
e e tale che la restrizionefA di f ad
A sia continua sulsottospazio
A. Perciò, . è aperto
nelsottospazio
A equindi
esiste nn insieme
aperto
Ú di E tal6 che L. Essendo consegue UnA =Notiamo la :
’
PROP. 1. -
Supponiamo
clce,u~
sia una m sura esterna sullotopologico E,
che U sia un insieme diparti di
E’ tale che da X E ’2f consegua CX E gf. leseguenti proposizioni
sonoequivalenti :
a)
- se E’ è unospazio topologico
dotato di basenumerabile, ogni applicazione
U-misurabile di E in E’(def. 1)
èu*-quasicontinua (def. 2).
b)
- lefunzioni
nuineriche U.inisurabili su E(def. 1)
sonocontinue
(def. 2),
c)
- tafunzione
caratteristica diogni
X E ’2f è(def. 2), d)
-,u* gode
dellaproprietà (8 -
def. 3).DIM.
a) implica b). P
ovvia.b) implica c).
Sia vera lab)
e sia X E ’2f: essendo CX E ~’ la funzione caratteristica di X è W-misurabile equindi u*-quasicoutinua.
c) implica d). Consegue
dal lemma 2.d) iniplica a). Consegue
dallemma
1..Si noti
che,
nellaproposizione
dimostrata non si chiede che siauna,
a-algebra
egli
X E ’2f non si suppongonop*-misurabili.
Per ciò
può
avere interessequanto
segne. Iniziamo con um definizione.4. -
~Se
9f è una sullospazio topologico E,
se ,~ è 1tna misura s2i U e se E’ è un ulteriorespazio topologico, un’applicazione f
diE in E’ si rlice
t-quasicontinua
S8 perogni
numero 8 > 0 esiste un A E .E tale che ~C(E - A)
8 e tale che la restrizionefA
dif
ad A sia continua nelsottospazio
A. ’PRop. 2. - che ’2t sia una
a-algebra
sullospazio topologico
E e che p sia una misura su ~. Allora le
seguenti proposizioni
sonoequi-
valenti
(cfr. [13]) .
’ .a)
-ogni ápplicazione
’2t-misurabile(def. 1)
di E irc unospazio topo- logico
dotato di base itumerabile risultau-quasicontinua (def. 4).
b)
-ogni funzione
numerica U-misurabile su E(c1ef. 1)
ècu-quasi-
continua
(def. 4).
c)
- lafunzione
caratteristica diogui
.X E gf ep-quasicontinua (def. 4).
d)
- la misuragenerata
da Ilverifica
la_proprietà (8 - ~P) (def. 3).
Dim.
a) implica b). È
ovvia..b) implica e).
Come lab) implica c)
della prop. 1.e) implica d).
è la misura esternagenerata
da ,uogni
èli *-misurabile«
e la restrizione dip*
ad gf è p. Allora#-quasicontinuità
im-plica p*-quasicontinuità
e dallac) implica d)
della prop.1,
consegue che l’attualec) implica d)
è dimostrata.’
d) a). Supponiamo
vera lad). In
forza dellad) implica a)
della prop.
1, se f è un’applicazione
’lf.misurabile(def. 1)
di .E in unospazio topologico
.E’ dotato di basenumerabile, f è p*-quasicontinua (def. 2)
e, per
ciò,
se e è un numeropositivo
esiste unaparte
A(non
necessaria- menteA*-misurabile)
di j67 tale che,u* (.E - A)
e e tale che la restriziouefA
dif
ad A sia continua nelsottospazio
A. Per la definizione di~~,
es-sendo
,u~ (E - A)
8, esiste un B E ’1t tale che E - A e B(B)
e.Posto M =
CB
si ha M E gf e ,u(E - M) = u (B)
e. Inoltre la restrizione1M
dif
ad M è identica alla restrizione difA
ad M equindi
è continua sulsottospazio
~. Da ciò laa)
L’aoalisi delle relazioni tra misurabilità e
quasicontinuità
dil1n’appli-
cazione
può
essereproseguita più agevolmente
mediante iseguenti
lenimile cui dimostrazioni non esulano
dagli
i schemi abituali.LEMMA 3. -
Sup poniamo
che una sullospazio topologico
É e sia misura su . se
ogni funzione
numericacontinua su .E
(def. 4) è
U-misurabile(def. 1),
LEMMA 4. - Nelle
ipotesi
del lemma3,
seogni
insiemeaperto
di Eappartiene
ad U e secompleto, allora ogni applicazione u-quasicontínua .(def. 4)
di E in unospazio topologico
gf-misurabile(def. 1).
DIM. Sia
f un’applicazione ,u-quasicontinua
di E in E’. Perogni
n ENesiste un
Au
E ~~ tale cheA») 1
e tale chela
restrizionen
." I -
di
f
adAn
sia continua nelsottospazio
An. Sia i risultae
quindi,
se U’ è un insiemeaperto
diE’,
si ha1 nEN .
-1
tinua nel
sottospazio fn (U’) è
un insiemeaperto
delsottospazio
equin-
m
di essendo intersezione di
An
e di un insiemeaperto
diE5 è
in ’2f-1
D’altra
parte,
perogni
-1
= 0. Poiché iu è
Completa
conseguef (U’)
E W.LEMMA 5. - Ancora nelle
ipotesi
del lemma3,
leseguenti proposizioni
sono
equivalenti :
a)
- la 1uisura esterna~u~ generata
da pverifica
laproprietà gf) (def. 3).
b)
-(Proprietà
diSCHAERF) pèr .ogni
X E ~ e perogni
numero e > 0 esiste ’ U E e tale che ,u(X
dU )
e(3).
Dm.
Ogni
X è/1*-misurabile
e la restrizione dip*
ad è u.Sotto alcuni
riguardi
laseguente proposizione
3compendia
i ristiltatiprecedenti.
PROP. 3. - che ~M sia una
a-algebra
sullospazio topologico
E alla
quale appartengono gli
insiemi di E esupponiamo
che u sia una nzi-sura su 9,C. Allora le
seguenti proposizioni
sonoequivalenti :
a)
- se unospazio topologico
dotato di basenumerabile,
Z’iaasie-me
MU ( L, .E’)
delleapplicazioni
U-misurabili(def. 1)
di E in E’ è identicoQu(E, E’)
delleapplicazioni u-quasicontinue (def. 4)di
E in E’.b)
- lefunzioni
numeriche U-misurabili su E(def. 1)
sono tutte esolo
quelle p-quasicontinue (def. 4).
c)
- per unaparte
X di E risulta se e solo se lafunzione
caratteristica di X è
I£-quasicontinua (def. 4).
’
d)
- u ècompleta
e laproprietà
di SCHAERF[lemma 5, b)].
DIM.
a) implica b). È
ovvia.b) i’1nplica c)
Sia vera lab)
esupponiamo
che X sia unaparte
di E.Per la prop. 2
[b) implica e)]
se èX E
q¡ la funzione caratteristica g~g di X è,u-quasicontinua. Viceversa,
se /1quasicontinua
essa è U-misurabilee per ciò X E ~’.
’
c) implica d).
Sia vera lac).
Riconosciamo che iu ècompleta.
Sia Xuna
parte
di E contenuta in un A E ’,M tale che ,u(A )
=0 ;
la funzione caratteristica ggx di X èu-quasicontinua
equindi
in forza dic).
Inoltre,
p verifica laproprietà
di SCHAERF in forza del lemma 5 e della prop. 2[c) implica d)].
d) implica a) Consegue
dal lemina 4 e dalla prop. 2[d) implica a)].
(3) Nella prop. 2, l’implicazione b) > d), qnando in d) si sostituisca la proprietà (S- ù1’) con la proprietà di SCHAERF, costituisce, con l’attuale terminologia, proprio il supplemento al teor. 1 di [13]: ma se non si aggiunge l’ipotesi che gli insiemi aperti di
E siano in Clf, la tesi d) può esser falsa. Ora, questa ipotesi, per una svista, non è stata
esplicitamente formulata in [131. Ciò giustitioa il lemma 2 di questa nota.
Nel caso
degli spazi perfettamente
normali laproposizione
stabilitapuò
enunciarsi :PROP. 4. -
Supponiamo
che 9Éo-algebra
sullospazio topologico perfettamente
normale .E esupponiamo
che ,u sia una rraisura su Allora16
seguenti proposizioni
sonoeqnivalenti:
a)
- comea)
della prop. 3.b)
- comeb)
della prop. 3.e)
-gli insiemi aperti
di Eappa,rtengono
ad W e vale lac)
dellaprop. 3.
d)
-gli
insiemiaperti
di .Eappartengono ad U
ed)
dellaprop. 3.
DíM.
a) implica b) ?
ovvia.1
b) implica c).
Come ènoto (4),
se .Eè perfettamente
normale e se Uè un insieme
aperto
di E esiste una funzione numericacontinua f
su .E-
tale che
C U = f (1~).
Se è vera lab)
si ha lac)
della prop. 3 è vera.c) implica d). Consegue
dallac)
e dalla prop. 3[o) implica d)].
d) implica a). Consegue
dalla prop. 3[d) implica a)].
Un caso ill cui la
prima parte
dellaprececente d)
è verificata è ilseguente.
PuoP. 5. una
o-algebra
sullospazio topologico perfettamente
E e se p è misu1’a
a-finita
ecompleta su U
leseguenti
propo- sizioni sonoequi valenti:
a)
-gli
insiemi di Éappartengono
ad Ub)
- se A e B sonoparti di
E tali cheA ft B = Q~,
esistono X e Y in.’lt tali che Ae X, B e Y,
DIM. Che
a) implichi b)
è vero anche se lospazio topologico
non è per- fettamente normale.Reciprocamente, ’ supponiamo
cheb)
sia vera e sia~u~
la misura esterna
generata
da /1. SeA e
.B sonoparti
di E tali cheA
nB
=0,
dab)
consegue che esistono X e Y in ’1t tali che Ac X, B c Y,
X f1 Y = o. Sia Z E 9.t tale che A U B c Z e Y n Z sono ele- mentidisginnti
di econtengono
A e,rispett.,
B, Dalla definizione di,u~
consegue, e da ciò
p* (A) +
+ p* (B) _ ~c~‘ (A
UB). Dunque
è~c~‘ (A U B) - ,u~‘ (A.) + p* (B)
ciòche,
.E es-sendo
perfettamente normale,
come è noto(cfr.
p. es.[3])
dimostra cheogni
insieme chiuso di E è
p*-misurabile.
Poiché ,u ècompleta
e a-finita risulta cheogni
insiemechiuso,
comeogni parte ,u*-misurabile
diE, appartiene
ad T1t’
([10]
cap.IV, § 17, (4)).
(4) Cfr.
[2]
pag. 291: r vedasi anche[5] §
4, esero. 7, a),[11]
n. 2 teor. I.2. - Si indica ora il,
collegamento
tra i risultatiprecedenti
equelli
di G. e di F. BERTOLINI.
Premettiamo, all’uopoi
alcuni lemmi.LEMMA 6. --
Sucpponiamo
che U sia uaa o.anello sull’insieme E e che u sia una misurafinita
suSupponiamo, inoltre che A "),zEN
una suo-cessione di elementi di 9i tale
che, posto
Dm. Per
ogni n
E N assumiamo :. Essendo 03B2 essendo
finita,
consegue 1n
Poiché,
peri potesi ,
risulta si trova/1 (A - A’) = 0
(A" - A)
= O e da ciò consegue ,u(A -
-A,,), p (An - A)
.. , ... , ’" -
(2)
la tesi. ’LEMMA 7. -
Supponiamo
che ’2t sia zioao-algebra
siillospazio topolo- gico
E esupponiamo
che u sia una misurafinita
e laproprietà
diSCHAERF
[lemma 5, b)]
su ’11.per
ogni
X E ’11 esiste che è unaa
evei-íftca
la~ (Z j B) =
0.Dm. Sia ed n E N. Per la
proprietà
di SCHAERF esiste un insie-,
me
aperto U,,
E ’2t tale elle ,u(X 4 Un) 1/2n+2. Pertanto,
seè p
.
p _ q,
risultaUq) 1/2P+1
equiudi
si ha :.-
insiemi di
Borel, U"’
risultandoaperto.
Inoltre risulta:Da ciò e dalle
(1)
consegue :Ciò premesso,
poniamo
IT’ = lim infU~,
e IT" = lim supUu.
Perogni
U-oo
~ f~ ( Up ~ -- u-.,) 1/2P-l (cfr.
le(2)) :
consegueche,
essendo,u ( U’ - Ú’~l = ,u ( ~ ) = U,
deve essere anche,u ( U"
4U’) 1/2 p_l, donde,
per p ~
(U’
AU ") =
0. Posto B =U",
perquanto
sopra, è B E’1t e13 risulta un
G3
e si ha p( U"
dB)
= 0 =,u ( U’
L1B) :
per il lemma6,
con-segue lim ,u
( U,~
4B)
= 0. Eessendo( Un
L1X )
= 0 e ,u(X
AB) _,u Un) +
n-00 n-oo
( Un
4B),
risulta p(X
AB)
= O.La
proposizione reciproca
sussiste sattoopportune
condizioni. Per di- mostrarlopremettiamo
una definizione destinata asemplificare l’esposizione
di
quanto
segue. ,DEF. 5. - Se gf è una sullo
spazio topologioo
E e se ~u una misura su diciamo ohe uverifica
laproprietà
di SCHAERF nell’elemento X di’lf,
se perogni
numero 8 > 0 esiste un insiemeaperto
U E gf taleche
U)
8.OSSERVAZIONE. La
proprietà
di SCHAERF inogni
X E gfimplica
la pro-prietà
di SOHAERF secondo lab)
dellemma
5.LEMMA 8. -
Supponiamo
che unaa-algebra
sullospazio topologico
E che
contenga
lao-algebra
di Borel93
di E esupponiamo
che ,u sia unasu gf tale
che,
dettodegli
X E gf neiquali
,uverifica
laproprietà
di(def. 5), ogni
insieme chiuso di Eappartenga
adaltora è una e ’risulta
93
cDIM. Sia una successione di elementi di e sia 8 un numero
positivo :
perogni
n EN,
esiste unUu
E gi eaperto
tale che u(Xn
L11In)
8/2n+1.
Sia X =U Xn
e U =U
si ha X E U E ’M e IT èaperto.
Ovvia-nEN neN
mente, è j
Inoltre se è 9poichè ogni
insieme chiuso di E è inQÉ, ,
si riconosce immediatamente che èDunque
è unaa-algebra
e,poichè
ad essaappartengono
gli insiemi
chiusi siha 93 c:
Consegue :
PROP. 6. -
Supponiamo
che gt sia unao-algebra
sullospazio topologico
E e
supponiamo
che gfcontenga
lao-algebra,
di Boi-elc 3
diE ;
1suppoitial to
inoltre ,u sia una
finita gí,
tale che detto l’i#1816SR6degli
~X E
quali
~Cverifica
laproprietà
di SOHAERF(def. 5), ogni
insiemechiuso di E ad
~,~.
Allora leseguenti
sonoequivalenti:
a)
2013 ~verifica
laproprietà
di SCHAERF[lemma 5, b)].
b)
- perogni
X E Éli esiste un A E che èun Ga
tale che,u (X
dA)
= 0c)
- perogni
X E W esiste u èA. E
9.t che è Fa tale che p(X L1 A)
= 0d)
- perogni
esiste un tale cheDIM. Le
implicazioni a)
>b)
ed)
===>a)
conseguono dai lemmi 7 e 8. Leb)
>c)
eo)
>ri)
sono ovvie.COROLLARIO, Se
ogni aperto
dellospazio topologico
E è un .F,, (in particolare
se E èperfettamente 7aormccle),
se gf è unao-algebra
su Equale
sia contenutlt ltto-algebra
di Borelc03B2
di E e se u è unaniisura , finàta
su
’lt,
allora leproposizioni a), b), c), d)
della prop. 6 sonoequivalenti.
WM. Poichè
ogni
insieme chiuso è unGa
ep é finita, u
verifica laproprietà
di SCHAERF inogni
insieme chiuso.Questo
corollariopermette
di enunciare la prop. 4 in altro modo. Os-serviamo,
inprimo luogo
che in taleprop..4,
laproprietà d) può
essereespressa
esplicitamente
cos :d) - gli
insie’1niaperti
di E adgf,
p ècompleta
e ve-rifica la proprietà
di SCHAERF[lemma 5, b)].
In forza del corollario alla prop.
6,
nella d) ora scritta laproprietà
diSOHAERF
può
essere sostituita con unaqualunque
delleproprietà b), e), d)
della
prop.
6 e, inparticolare,
sostituendola con lad), .la equivalenza
dib)
e
d)
nella prop. 4 è esattamente il iisulta,to di LETTA in[11] (u. 3,
teor.III).
Si indica ora un
collegamento
tra i risultati del n. 1 equelli
di F.BERTOLINI.
Sia ~ un semianello secondo J. VON NEUMANN
« half-ring »
in[12]
def.10.1.5)
sullospazio topologico
E e denotiamo con a(e5)
e b(e5)
l’anello e, ri-spettivamente,
il o-anellogenerato
da eS.Supponiamo,
con BERTOLINI([4]
11.7,
pag.’301),
che siaossia,
che
E.
risulti riunione di nna successione di elementi in conseguenza b è unao-algebra.
Sia ,u
una misura(5)
finita su 3 e denotiamo con A. la misura sua-(~S),
univocamente determinata
([12]
teor. 10.1.12 oppure[10]
cap.II, § 8, (5))
dalla condizione che la sua restrizione a eS sia p. Sia
p*
la misura esterna(5) Cioé p è non negativa, numerabilmente additiva e risulta p (0) = 0.
generata (indotta
secondo[10]
cap.II, § 10,
teor.A) da pa
e sia 9~ la a-algebra
delleparti u*-misurabili
di .E(si tenga presente
Denotiamo cou ,u la misura sn 9É univocamente determinata
([12]
teor.10.3.33)
dalla condizione che la sua restrizione ad a(ae)
sia ua o,equivalcu- temente,
dalla condizione che la sua restrizione a ae sia p.Denotiamo con l’insieme
degli
tale chep (X) +
oo e con el’insieme delle
parti
di E che sono intersezioni di successioni di elementi di a(eS).
Come è ben noto
([9]
cap.II, ~ 6,
teor.6.5.4) :
a) -
perogni
eogni
ititiitero 8 > 0 esiste un 0 E e tale cheCCX,
Ciò
premesso, supponiamo
ché sia e che 8 sia un numeroposi-
tivo : per la
a)
esiste O E e tale cheC) == /~ (~ 2013 C) e/3.
D’altraparte,
essendoin
forza del teor.D,
cap.III, §
2 di[1O],
esisteun Y E
ac (~)
tale chep ( C’ 4 Y)~/3.
’Consegue
¡¡(X
L~Y) 2e/3.
Essendo Y E ac(c5)
esiste unafamiglia
finitaq
di elementi di c5 tale che Y
= U Yj.
. j=O .
Ora,
facciamo intervenire la condizione(necess.
esuff.)
del teor.XXI,
n. 8
[4]
di BERTOLINI. In conseguenza, perogni j
=0, 1, ... ,
q, esiste una successione di insiemi chiusi di E taleche,
perogni n E N,
siaDunque
esiste un insieme chiuso -l+ di E tale che,u~ (Y
L1il) 8/3.
In de-finitiva :
(3)
- per e per-ogni
numero s >0,
esiste insieme chiuso E d i E tale chep* ( X
L1F)
8..’
Dopo ciò, supponiamo
chef
sia una funzione numerica misurabile(u)
secondo BERTOLINI
([4]
n.7)
su.E,
cioè W-inisurabile(def. 1).
Dimostriamo chef
equasicontinua (,u)
secondo BERTOLINt([4]
n.8,
pag.300),
cioé cle:’
per
ogni Cf2
e perogni
e > 0 esiste un 0 E e tale Che CC X9 p (X - O)
ee
la restrizionefc
dif
a O sia continua sulsottospazio
C.Iniziamo col caso
,u (E) -~- oo :
allora è equindi Cf2
è unao"algebra
per cni la03B2) implica
la(8 -
della def. 3. In forza della prop.2
[d) equivale b)]
laf
èp.qna,sicontinua (secondo
la nostra def.4),
inquanto
è
í~4 =: p* (cfr. [10]
cap.III, § 12,
teor.B).
Ciò premesso
supponiamo
p(E) = + 00.
Sia sia’1tA
laa-alge-
bra su A costituita
dagli
X E U tali che X e A. Siano ,uA epl
le restrizioni - di p ad e,rispettivamente,
dip*
all’insieme delleparti
di A : rimar- chiamoche,
essendo A E’lI, /1
è identica alla misura esterna su Agenerata
da
PA
equindi,
in forza di risultati ben noti([10]
cap.III, § 14, (3)),
leparti p1
misurabili di A sono tutti e soligli
elementi diú lecito, allora,
considerare valida la~8)
sostituendo in essa,92
concon
A,
2u*
conjio
esupponendo che F
sia un insieme chiuso delsottospazio
A. La conclusione reltrtiva al caso u(~7) . +
00 è valida per ilsottospazio A,
per e per UA equindi,
dettafA
la restrizionedi f ad A,
9poichè fA
èWA-misurabile, fA è ,uA-quasi
continua su A(def. 4). Dunque
per
ogni
numero e > 0’ esiste une B tale che ,uA(A - B) E j2
e tale chela restrizione
fB
difA a B
sia continua sulsottospazio
B. Rusulta B E Ue B e A e
quindi
B e~.
Daciò,
in forza di conseguey).
Si
rilevi che ne laargomentazione
di cuisopra è
lecito supporreche f sia, più
ingenerale, un2applicazioiie
W-misurabile di E in unospazio topo- logico
.E’ dotato di base numerabile. Si trova cos unbuon miglioramento
delle
implicazioni
fornite da3. - Una formulazione
più restrittiva,
bennota,
del concetto di qua- sicontinuità è contenuta nella : >DEF. 6 - una
o-algebra
sullospazio topologico E,
se ,u è unamisura 8u Y e un ulteriore
spazio topologico, un’applicazione f
di Ein si dica
u-quasicontinua
secondoVITALI-LUSIN,
se perogni
numero E > 0 esiste un A E Wchiuso,
tale che u(E -m A)
e e tale che la restrizioi&efA
dif ad
A sia continua nelsottospazio
A.’
Relazioni tra
questa particolare quasicontinuità
e misurabilità verrannoindicate
dopo
aver premesso alcuni risultatipreliminari.
LEMMA 9. - Sia 9f una
a-algebra
sullospazio topologico E,
sia ~u una 1misura edelle parti
X di E tali che perogni
e > 0 esistano 1tn e chiuso e
u t
taliG,
~((~2013jF)e. Allora,
seogni chiuso
di E è in~u ,
tale è unaa-algebra
e contiene la aalgebra
di Borelga
di E.Dm. Sià una successione di elementi di
~P~: poniamo
X = flXn.
nEN
Sia E un nuinero
positivo:
perogni
esistono unFn E T
e chiuso edun Gn
E gi eaperto,
tali cheEn
c cGn
e jz(Gn - Fn) e/2n+2.
Poniamo.~’ = n
En
e G’ =U (Gn - Fn) :
G’ sono in ’1t ilprimo
chiuso ed ilneN nEN
secondo
aperto
e si hac(G’) e/2
e risulta .F c X C O’. Poichè èesiste un G" E T
aperto
tale che ~‘ eG",
p(G" - .~) Ej2 : posto
G =G’ u
G"si ha e
/~(~2013~)~. Poiché, inoltre,
da conseguela
~,~,~
è unao-algebra
epoichè gli
insiemi chiusi di E sono in~,~ ,
siha %
cDEF. 7. - Con le notazioni e
terminologia
del lemma9, W,
viene chia-mata la
o-algebra
associata aLEMMA 10. -
Supponiamo
checi3
sia laa-algebra
di Borel sullospazio topologico E
e che c siac una misura su93
taleche,
dettaC 3,,
laa-algebra
associata a ,u
(def. 7),
risultici3
c~~, . Allora,
dettoc2,
il di93
per ~u~ i-isti Ita93~. = Ì~~ . ,
DIM. Sia XE
~~ :
esistono K e .L in93
tali cheK
cX,
.X - K cL,
,u
(L)
= 0. Sia 8 > 0 reale :percbè
è esistono. un insieme chiuso -1# ’ ed un insiemeaperto
G’ di E tali che .E c .~ cG’,
~C(G’
-F) e/2
ed eF3i-ste un insieme
aperto
G" di .~ tale che L cG", ,u (G") e/2.
Sia G =G" :
risulta F c X c G
è
p( G - .b’)
Edonde,
x E93,
epoi, 1:5B- ,
cC)O, .
Reciproeámente,
sia X E Perogni
n EN, esistono
unEn chiuso
edun
Gn aperto
in .E .tale che~’n
c X cG11,
,u(Gn
-En) 1/(n + 1).
SiaCiò
premesso,
sussiste laPROP, 7. -
Sltpponia1no
che gf sia una.a-algebra
sullospazio topologico E,
contenente la di BorelC)3
esupponiamo
che u sia una misura suInoltre,
denotati con v la restrizione di p a93,
con lao-algebra
as-sociata a v
(def. 7)
e conc)ã"
ilcompletamento
di93
per v,supponiamo
chesia
C)3
cBv.
Allora leseguenti proposizioni
sonoequivalenti :
a)
- se E’ è unqualunque spazio topologico
dotato di basenumerabile,
l’insieme
E’)
delleapplicazioni
U-misurabili(def. 1)
di E in E’ èidentico all’insieme
Q,*, (E, E’)
delleapplicazioni p-quasicontinue
secondoVi-
TALI-LUSIN
(def. 6)
di E inb)
- le.funzioni
numeriche gf-misurabili di E(def. 1)
sono tutte e solequelle p,-quasicontinue
secondo VITALI-LUSIN(def. 6).
c)
- se X è unaparte
di E risulta X E gf se e solo se lafunzione
carattercstica di X è
A-qitasicoittiitua
secondo VITALI-LUSIN.d)
- risulta(T3,.
DIM, Si osservi
preliminarmente che,
in forza del lemma10,
risulta93v
= Leimplicazioni a)
==>b)
>c)
sono ovvie. Dimostriamo chec)
==>d)
e a talfine, supposta
vera lac),
sia .X E Clt ef
sia la~ funzione caratteristica di X : perogni
n E N esiste un insieme chiusoF.
di E taleche p
(E - 1/(n + 1 )
e tale che la restrizionefn
dif a Fu sia. continua
nel
sottospazio Fn.
Posto B = U e A = .E - B si ha A EC)3
ev (A)
=0.nEN
Ovviamente,
essendo unFa,
è inReci procamen te,
sia~~~:
esistono .~ e .L in93
tali cheK c X, X - K c L, v (L) = 0.
esiste un insiemeaperto
G tale che .L e G e per unprefissato ~>0:
la funzione caratteristica di«i - K
è, dunque, p-quasicontinua
secondo VITALI-LusiN equindi,
essendovera la
c),
risulta X - e da ciò .LY E gi.Dunque
ècg, . ’M
e da ciò lad).
Per dimostrare che
ci) > a)~ supposta
vera lad),
per la def.7, ¡.~.
ve-rifica la
proprietà
di SCHAERF ed ècompleta :
per la prop. 3(d) implica
a)],
identico all’insieme delleapplicazioni p-quasicontinue
diE in E’
(def. 4)
equindi,
essendo W=c03B2,, ,
è identico aQ* (E, E’). Dunque
la
a)
è vera.Se nella
proposizione
dimostrata si suppone cheogni
insiemeaperto
diE sia un e
che u
siafinita,
allora la eBu
è automaticamente rea-lizzata. In
particolare
PROP. 8. - Se
spazio perfettamente normale,
se -una Q-.
algebra su
jE7 efinita
8u U allora leproposizioni a)
eb)
della prop. 7 sono
equivalenti,
ciascuna ad ognuna delleseguenti : c)
-ogni
insiemeaperto
di E è in ~ e vale lac)
dellaprop. 7 d)
-ogni
insiemeaperto di E è
in gi e risultaU= Bv .
DIM. Che
a) implichi b)
è ovvio. Se è vera lab),
conargomentazione già adoperata,
riconosce cheogni
insiemeaperto
di l~~ è in dalla prop.7
~b) implica e)]
la attualec)
è dimostrata. Chec) implichi d)
è ovvio e cherl) implichi a)
consegue dalla prop. 7[e) implica a)]. L’equivalenza
dib)
ed) costituisce, ovviamente,
la prop.V,
n. 4[11]
di LETTA.BIBLIOGRAFIA
[1]
ALEXANDROFF, P. e HOPF, H. : Topologie, vol. I, Springer, Berlin (1935).[2]
AQUARO, G. : Intorno alle funzioni reali della prima classe di Baire etc... ; Atti e Relaz.Accad. Pugliese Sc. (nuova serie) vol. XII (1954) pp. 287-301.
[3]
» : Misure secondo Carathéodory etc... ; Atti e Relaz. Accad. Pugliese So.(nuova serie) vol. XIII (1955) pp. 2-7.
[4]
BERTOLINI, F: Il problema di Lusin; Ricerche di Mat., vol. VI (1957) pp. 288-306.[5]
BOUBBAKI, N.: Topologie Générale; «Actual. Scient. et Ind. », 1045 (nonv. éd.), Her-mann Paris (1958).
[6]
CAFIERO. F.: Sul teorema di Vitali concernente la quasi-continuita etc... ; Le Matematiche, Catania, anno XI (1956) fasc. II.[7]
» : Misura e integrazione; « Monografie Matematiche » a cura del C.N.R., Cremonese, Roma (1959).[8]
COHEN, L. W. : A new proof of Lusin’s theorem ; Fundam. Math. vol. 9, 122-123 (1927).[9]
HAHN, H. e ROSENTHAL, A.: Set functions; Univ. of New Mexico Press, Albonquerqne(N.M.) (1948).
[10]
HALMOS, P. R. : Measure Theory; Van Nostrand, New York (1950).[11]
LETTA, G.: Il problema di Vitali-Lusin negli spazii perfettamente normali; Ricerche di Mat.; vol. VIII (1959) pp. 130-137. ,[12]
VON NEUMANN, J. : Functional operators; Annals of Math. Stndies Princeton (1950).[13] SCHAERF, H. M.: On the continuíty of measurable functions in neighborood spaces I, II;