R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
A DRIANO B ARLOTTI
Alcuni risultati nello studio degli spazi affini generalizzati di Sperner
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 35, n
o1 (1965), p. 18-46
<http://www.numdam.org/item?id=RSMUP_1965__35_1_18_0>
© Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, 1965, tous droits réservés.
L’accès aux archives de la revue « Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova » (http://rendiconti.math.unipd.it/) implique l’accord avec les conditions générales d’utilisation (http://www.numdam.org/conditions).
Toute utilisation commerciale ou impression systématique est constitutive d’une infraction pénale. Toute copie ou impression de ce fichier doit conte- nir la présente mention de copyright.
Article numérisé dans le cadre du programme Numérisation de documents anciens mathématiques
http://www.numdam.org/
NELLO
STUDIO DEGLI SPAZI
AFFINI GENERALIZZATI DI SPERNERdi ADRIANO BARLOTTI
(a Firenze)*) **)
1. -
È
ben noto che in unospazio grafico
o affine le due cir-costanze :
1)
non vale(in generale)
il teorema delDesargues;
2)
la dimensione èmaggiore
didue;
si escludono a vicenda.
Recentemente E.
Sperner 1)
ha considerato delle strutturegeometriche,
a cui ha dato il nome di «spazi
affinigeneralizzati » (e
che noi nelseguito chiameremo, più brevemente,
per le
quali invece, quando
siinterpreti opportunamente l’espres-
sione « dimensione
maggiore
di possono essere verincate*) Pervenuto in redazione il 28 marzo 1964.
Indirizzo dell’A.: Istituto Matematico « Dlisse D ni » dell’ITni- versità di Firenze.
**) Lavoro
eseguito
nell’ambito dell’attività deiGruppi
di ricerca matematici del C.N.R.Parte dei risultati ottenuti in questo lavoro sono stati oggetto di
una comunicazione effettuata nel corso del «
Simposio
sullegeometrie
finite » tenutosi a Roma nei
giorni
8-12 ottobre 1963.1)
Cfr. [8]; sipuò
anche vedere ilcapitolo
VIII del volume [5].Allo studio di
questioni
connesse con dettispazi
sono dedicati anche i lavori [1], [3], [6] e [9].2) Nel caso finito questa frase
esprime
il fatto che in una dellestrutture in
questione
si possonoimmergere
uno o piùpiani
aventilo stesso « ordine » della struttura stessa.
nello stesso
tempo
la1)
e la2).
Le strutture inquestione,
fra lequali
rientrano come casi moltoparticolari gli
ordinarispazi
affini a un numero
qualunque
didimensioni,
risultano definiteper via assiomatica
partendo
da un sistema dipostulati più
de-bole di
quello
usato per introdurregli spazi
ordinari.Il
presente
lavoro è dedicato allo studio di alcunequestioni riguardanti
talistrutture;
illustriamo brevementequi
diseguito
i
principali
risultati ottenuti.Dapprima
abbiamo introdotto alcuni caratteri numerici me-diante i
quali
siapossibile
effettuare una classificazionedegli S-spazi.
È
noto che sipresentano già
delle difficoltàquando
si vo-glia
definire un numero chegiochi
lo stesso ruolo che ha la dimensionenegli
ordinarispazi proiettivi.
Una maniera per intro- durrequesta
definizione pergli S-spazi
di una vasta classe èstata indicata da
Sperner (cfr. [9]). Noi,
limitandoci al casofinito,
e conl’aggiunta
di unasemplice
condizione che è soddi- sfatta per tuttigli esempi
diS-spazi
finiti sinoranoti,
abbiamoindicato un’altra via che
porta
a introdurre una nozione di di- mensione(n. 2).
Abbiamoquindi
definito i « caratteri di rego- larità » di unS-spazio qualsiasi (n. 3).
L’esame di
questi
caratteri propone nel caso finito tutta unaserie di interessanti
questioni.
Esaminando alcune diqueste
siamo
giunti
adare,
perogni
valore n(> 2)
delladimensione,
una
semplice
costruzione per viageometrica
di un nuovo modellodi
S-spazio
nondesarguesiano,
i cuipiani
sono tuttidesargue-
siani
(n. 4),
e a dimostrare che unS-spazio
tridimensionale di ordine s da ciascunpunto
delquale
esconopiù
di s2 ~-- s - 1piani
è un ordinariospazio
affine a tre dimensioni(n. 5).
Dopo
aver richiamato nel n. 6 una costruzione diSperner ([8], § 3)
cheporta
a una vasta classe diS-spazi,
ci ciamo sof- fermati nei successivi nn.7,
8 e 9 su alcuneproprietà
di taliInfine abbiamo
esposto
dueprocedimenti
mediante iquali
si
ottengono
nuove classi dispazi
afnigeneralizzati.
Il
primo
diquesti (n. 10)
consiste in unageneralizzazione
della costruzione
esposta
nel n. 6 eporta
ad ottenere classi diS-spazi che,
nel casofinito,
hanno la dimensione n incorrispon-
denza ad
ogni
valore intero(> 3)
di n.Il secondo
procedimento (n. 11 )
si riduce a mostrare comecerte
semplici
strutturegeometriche
si possanoimmergere
in un’-spazio
con unprocedimento analogo
aquello
ben noto usato da Hall per provare cheogni
struttura di incidenzapuò
es-sere immersa in un
piano proiettivo.
2. - Siano dati due insiemi
disgiunti, 93
e6y
i cui elementi chiameremorispettivamente punti
erette,
e sianoassegnate:
I. Una relazione di incidenza definita in 33 X ~. In
seguito
per
esprimere
che ilpunto
P è incidente3)
o no alla retta a im-piegheremo
talvolta i simboli P E a a.II. Una relazione di
parallelismo
definita in ~2. Per indicareche la retta a è o non è
parallela
alla b useremo talvoltarispet-
tivamente i simboli
a I & e a g
b.Supponiamo poi
che per le relazioni di incidenza e diparal-
lelismo
valgano
iseguenti
assiomi:Al. Due
punti
distinti sono incidenti ad una ed una sola retta.A2.
Ogni
retta è incidente ad uno stesso numero cardinale s( ~ 2)
dipunti.
A3.
Ogni
retta èparallela
a se stessa,. Se la retta a èparal-
lela alla b e la b è
parallela alla c,
allora anche la c èparallela
alla a.
A4. Presi comunque una
retta, a,
e unpunto, ~’,
esiste unae una sola retta
passante per P
eparallela
alla a.La struttura
geometrica
(S -~, E, Il)
per cuivalgono questi postulati
costituisce unaspazio generalizzato
nel sensodi
Sperner,
o, come anche diremopiù
brevemente inseguito,
y unIl cardinale s che dà il numero dei
punti
incidenti conuna retta è chiamato ordine
dell’8-spazio.
3) In
luogo dell’espressione
« P è incidente ad a »adopreremo
anche,come è d’uso in
geometria,
locuzionianaloghe:
« Pappartiene
ad a >>,« P sta su a », passa per P », ecc.
Risulta subito che da
ogni punto
di unS-spazio,
y6,
esce uninsieme di rette che ha lo stesso
cardinale,
1.Qualoira k
sia espresso da un numero finito diremo che 6 è un,S-spazio finito.
Sepoi
risulta
con n
intero > 2,
e dove s è lardine di9, l’analogia
di compor-tamento con l’ordinario
spazio grafico
finito di dimensione nporta
a dare laseguente
DEFINIZIONE : n che compare secondo membro della
(1)
si chiama dimeresione6,
eZ’S-spaczio
stesso vienedetto a dinaensione
regolare.
Gli
esempi
finora noti diS-spazi finiti 4)
sono tutti a dimen-sione
regolare.
Resta anzi da vedere se esistono8-spazio
finitinon a dimensione
regolare.
Nel
seguito, quando preciseremo
la dimensione di un8-spa-- zio,
y intenderemo sempre chequesto
sia a dimensioneregolare.
Si riconosce subito che
ogni S-spazio finito
avente per dimen- sione due è un ordinariopiacrco
Per
questo
basta osservareche,
se 6 ha la dimensionedue,
due
rette, r
er’,
di 6 che non hanno nessunpunto
in comunesono
parallele 5) ;
e ciò si vede nel modoseguente.
Da unqualun-
que
punto, P,
di r’ escono le s rettecongiungenti
P con ipunti
di r e la
parallela per P
ad r. Abbiamo cos s + 1rette,
epoichè
la dimensione è due non ne possono uscire
altre;
lar’,
essendol’unica retta che non incontra
la r,
è necessariamente laparallela.
Si confronti
questo
risultato conquello
ottenuto in[9], § 6,
mediante
l’aggiunta
dell’assioma B5*.3. - Sia 6 un
S-spazio
ed 9f un insieme costituito dapunti
e rette di
C.~,
ilquale, quando
si considerano fra i suoi elementi l’incidenza e ilparallelismo
definiti in6,
risulta isomorfo ad un---_
4)
Cfr. [8], § 3 (e anche [5]); [9] e iseguenti
nn. 4 e 11.5) Cfr., p. es., [10], pag. 182.
ordinario
spazio
affine di dimensione h. Un tale insieme 91 verrà detto unsottospazio afiine completo
di dimensione h di (36).
Facendo uso di
questa
nozione mostriamo come per un qua-lunque S-spazio
si possano introdurre deicaratteri,
che chia-meremo « caratteri di
regolarità »,
iquali
si rivelano utili per rafhnare la classificazione ottenuta mediante ladimensione,
nelcaso
finito,
o per sostituire inqualche
modo tale classificazionequando questa,
nel casogenerale,
non esiste.A tale scopo, fissato un
intero h > 2,
consideriamo in corri-spondenza
diogni punto P
di 6 il numerocardinale,
deisottospazi
di 6 aventi dimensione h che passano per P. SiaRh
l’insieme costituitodagli
r, relativi a tutti ipunti P
di 6 e indi-chiamo con
.lVlh
e m,rispettivamente
l’estremosuperiore
e l’estre-mo inferiore di
Questi
due numeri cardinali sono i caratteri diregolarità superiore
einferiore,
relativi alla dimensioneh,
del-118-spazio
6.L’introduzione di
questi
caratteri pone ilproblema generale
di
stabilire, assegnati
certi e mh, se esistonodegli S-spazi
che
possiedono questi
caratteri diregolarità
e, nel caso afferma-tivo,
di riconoscerequali proprietà
di taliS-spazi
sonolegate
a
quei
caratteri.Come casi molto
particolari
diquesto problema consideriamo,
nel caso in cui 9 sia finito
(e
nelquale quindi
anche tutti i carat- teri diregolarità
sonoespressi
da numeri interi nonnegativi),
leseguenti questioni:
I. Esistono dei
valori, L,~,
tali che se per1’8-spazio finito, 6,
avente dimensione
maggiore
didue,
risulta(in corrispondenza
acerti valori di
h)
>L,~,
allora 6 è un ordinariospazio affine?
II. Esistono dei
valori, lh,
tali che se perl’ S-spazio finito, 6,
avente dimensione
maggiore
didue,
risulta(in corrispondenza
acerti valori di
h)
Mh > ne segue che 6 è un ordinariospazio affine ?
)
Nelseguito
invece di «sottospazio
aflinecompleto
di dimensione h6)
Nelseguito
invece di «sottospazio
affinecompleto
di dimensione h di 9 » diremopiù
brevemente«sottospazio
di dimensione h » o « spa- zio di dimensione h di C~ » .4. - Nel
presente
n.vogliamo
mostrare che larisposta
allaquestione
I ènegativa 2,
se siaggiunge
la condizione che1’ordine, s, dell’,S-spazio
siamaggiore
di due1).
Per
questo
consideriamo unospazio
afnnefinito, ~,
di di-mensione
maggiore
di due e diordine s ~
3. Fissati in 9t unpiano
c~ e duepunti
A e B di a, modifichiamo alcune delle appar- tenenze di 9Ì nelseguente
modo: se r è una retta di apassante
per A
(per B )
e diversa dalla cancelliamo da r ilpunto
A(il punto B)
eaggiungiamo B (A )
ad essa. Conserviamo invece inalterate tutte le altreappartenenze.
Nellastruttura, ~~’,
cosottenuta chiamiamo
parallele
due rette che non abbiano subito modificazioniquando
esse sonoparallele
in 9(.Qualora
invecedelle due
rette, ac e b,
di 9T una(almeno)
è stata ottenuta modi- ficandol’appartenenza
nel modo sopraindicato,
diciamo che ae b sono
parallele quando
in ~ risultanoparallele
le rette da cuiesse provengono.
Definito cos il
parallelismo
in~’,
si riconosce facilmente che inquesta
strutturavalgono
ipostulati
Al-A4 equindi
9Tè un
S-spazio.
Inoltre 9T non è un ordinariospazio
affine. Infatti siprendano
in 9f duerette, r ed u, passanti
per A e tali che lar
appartenga
ad a e sia diversa dallaAB,
e la u nonappartenga
ad a, e chiamiamo a e b due rette delpiano
di r edi u,
che sianoincidenti e nessuna delle
quali passi
per A. Le rette ac e b sonoincidenti anche in
9Ty
mentre non lo sonopiù
la u equella, r’,
in cui si modifica la r. La r’ e la u non sono nemmeno
parallele,
e
quindi
9T non è unospazio
affine8).
Se C è un
punto
della rettaAB,
diverso da A e daB,
tuttii
piani
di ~’~ che escono da C sonopiani
anche per ~’. Ciò basta7) La condizione s > 3 è effettivamente necessaria per poter asse-
rire che la
risposta
allaquestione
I ènegativa
almeno nel caso in cui la dimensione di C èuguale
a tre. Infatti se 25 è tridimensionale e per esso risulta s = 2,l’ipotesi
che da un punto di 9 escano settepiani
porta che (3 è un ordinariospazio
affine.8) Ciò segue immediatamente da una ben nota
proprietà degli spazi
grafici.
Cfr., p.es., la 2) in [10J allapagina
155.per provare che la
risposta
allaquestione
I ènegativa
nel casoh =2, s~3.
La struttura 5~{’ ora costruita fornisce anche un
esempio
diS-spazio (diverso
da un ordinariospazio affine)
tale che tutti ipiani appartenenti
ad esso sonodesarguesiani.
5. - Una
prima risposta
allaquestione
II è fornita dal se-guente
teorema:Se
l’S-spazio finito
6 ha per dimensionetre,
e inoltre risultaallora esso è un ordinario
spazio
L’ipotesi
che 6 abbia dimensione treporta
che nonpuò
essere
Infatti, poichè
due rettepassanti
per uno stessopunto
indi-viduano al
più
un solopiano,
e suogni piano
sirovano 2
/
)
Ì 2 Ì
coppie
dirette,
risultae
quindi
nonpuò
valore la(3).
La
(2)
si riduce allora am2 - s2
+ 8 + 1 oppure a m2 =- s2 --~- s.
Dimostriamo il teorema
nell’ipotesi
chevalga
laprima
diqueste
dueuguaglianze.
Ci saranno utili perquesto
iseguenti
lemmi.
LEMMA I:
due rette che hanno un
punto
in comune individuano sempre unpiano.
Infatti se cos non
fosse,
dovrebbe risultaree ciò è in contraddizione con la
(4).
LEMMA II: ~S’e
(4)
dnepiani
che hanno unpnnto in
comune si intersecano secondo una retta.
Supponiamo
che ciò non accada e chiamiamo ae P
duepiani
aventi in comune un solo
punto,
P. Associando a ciascuna delles + 1 rette di a che
contengono
P ognuna delle rette per P cheappartengono
siottengono (s
+1)2 coppie
di rette taliche mai due di
queste coppie
individuamo uno stessopiano,
eciò,
tenuto conto del lemmaI, porterebbe
alla(3)
che invecenon
può
valere.LEMMA III:
nelt’ipotesi
chevalga
la(4),
se r ed u sonorette incidenti in un
punto, P,
e chiamiamo a ilpiano
da esseindividuato,
leparallele,
r’ edu’,
condotte per P’rispettivamente
ad r e ad u individuano un
piano
a’ tale cheogni
retta per P’ che siaparallela
ad una retta di a sta su a’ eogni
retta per P che siaparallela
ad una retta di a’appartiene
ad a.La cosa è ovvia se P’
appartiene
ad a.Supponiamo quindi
che P’ non stia su a. Detta x una retta di a
passante per P
am-mettiamo che la retta x’
parallela
ad essa per P’ nonappartenga
ad a’. Il
piano {3,
individuato dalle rette PP’ed x,
contiene la x’. Inoltrepoichè {3
ed a’ hanno in comune ilpunto P’,
essi hannoin comune una
retta,
x. L’aversupposto
che x’ nonappartiene
ad a’
porta
che x’ nonpuò
coincidere con x equindi, poichè
x, x’ e x sono
complanari
e da P’ non possono uscire dueparal-
lele
alla x,
le rette x ed x sono incidenti in unpunto
X. Allorale
parallele
condotte per X ad r e ad uappartengono
ad a e ada’, quindi questi
duepiani
coincidono e P’ sta su a.Dall’ipo-
tesi che x’ non
appartenga
ad a’ sigiunge
cos ad un assurdo.È
immediatopoi
che viceversa anche leparallele
per P alle rette di a’ stanno su a. Il lemma risultaquindi provato.
Da
quanto
abbiamo ora visto segue chepossiamo
chiamareparalleli
duepiani,
a ea’, quando
uno di essi contiene due retteche sono
parallele
a duerette, r ed u,
fra loro incidenti delsecondo,
in
quanto
ilparallelismo
di a ed a’ nondipende
dallaparticolare
scelta di r e di u.
Dunque,
se vale la(4), il pacratletismo fra
le rettedi 6 induce un
parallelismo
anchefra
ipiani
diquesto
Ampliamo
ora 6 introducendo dei nuovipunti
e delle nuoverette che chiameremo
rispettivamente « punti impropri
» e « retteimproprie
». Procederemo perquesto
nel modoseguente.
Perl’assioma A3 il
parallelismo
costituisce una relazione diequiva- lenza,
equindi
fa nascere nell’insieme (5 delle rette una divisione in classi diequivalenza.
Associamo a ciascuna diqueste
classiun
punto improprio
che viene considerato come incidente a tutte le rette della classe a cuicorrisponde
e a nessun’altra retta di (~.Osserviamo
poi che,
per il modo come è statodefinito,
anche ilparallelismo
fra ipiani
è una relazione diequivalenza:
adogni
classe di
piani paralleli
associamo una rettaimpropria
che ri-sulta incidente ai
punti impropri appartenenti
alle rette di unqualunque piano
della classe e a nessun altropunto.
Chiamiamo 6 * la struttura ottenutaaggiungendo
a 0 e a (5rispettiva-
mente i
punti
e le retteimproprie,
eampliando
la relazione di incidenza nel modo stabilito. Si riconosce facilmente che vale il LEMMA IV: .La struttura 6 * ottenuta nel modo ora indicato da6, quando
perquesto
vale la(4),
è unospazio grafico
irriducibile.Infatti in 6 *
valgono
leseguenti proprietà:
a)
Duepunti appartengono
ad una e una sola retta.La verifica è immediata.
b)
Scelti comunque trepunti, A, B, C,
non allineatied una
retta, r,
se la r interseca le rette AB ed AC inpunti distinti,
essa incontra anche la retta BC.La dimostrazione si effettua subito
distinguendo
i vari casiche si
presentano
incorrispondenza
al fatto che alcuni dei trepunti A, B,
C possono essereimpropri.
Precisamente,
nel caso in cui siaimproprio
il solopunto
Abasta osservare che due rette
parallele
individuano sempre unpiano.
Ciò è subitovisto,
infatti dette u e v le due retteparal-
lele e scelti un
punto U
su u e uno V su v, le rette u e UV per il lemma I individuano unpiano
afhne alquale appartiene
an-che v come retta per V
parallela
ad u.Se
A,
B e C sono tuttiimpropri
laproprietà
è una conse-guenza del lemma II
applicato
aipiani
che da unpunto
pro-prio P proiettano
le retteimproprie
B C ed r.Negli
altri casi infine basta tener conto del lemma I.c) Ogni
retta contiene s + 1(> 3) punti.
Constatata la validità delle
a), b)
ec)
il lemma èprovato (9).
Lo
spazio grafico
6* è a tredimensioni,
e ipunti
e le retteimpropri
costituiscono un suopiano. L’8-spazio
6 si ottiene da 6*sopprimendo gli
elementi diquesto piano (e
introducendocorrispondentemente
la relazione diparallelismo)
equindi
è unospazio
ainne. Il teorema è cos dimostrato se inluogo
della(2)
vale la
(4).
Rimane da vedere che cosa accade
nell’ipotesi
che risultiProveremo che
questa uguaglianza porta
ad unassurdo,
equindi
nonpuò
sussistere: ciòequivale
acompletare
la dimo-strazione del teorema..
Distinguiamo
le rette di @ in dueclassi,
una formata dallerette,
che chiameremo ordinarie o nonsingolari,
per ciascuna dellequali
passano s + 1piani,
e una costituita dallerette,
chediremo
singolari,
incidenti con meno di s + 1piani. L’ipotesi
che
valga
la(5) porta
che in 6 esistono delle rettesingolari.
Sia r una retta
singolare
e P un suopunto.
Il numero dellerette che escono da
P,
sono distinte dalla r, e che insieme conla r non individuano un
piano,
è divisibile per s.Infatti le rette
per P
diverse dalla r sono(s
-f-1)
s. Se unadi
queste
ècomplanare
con r, talepiano contiene,
oltre r, s diquelle
rette. Allora il numero delle rette perP,
diverse dalla r,e
complanari
con la r èmultiplo di s,
altrettantoquindi
accadeper le rette uscenti da P e non
complanari
con r.Poichè P
appartiene
alla r che è una rettasingolare,
da Pescono oltre ad r altre rette
singolari
equeste,
perquanto
ab-9) Si veda, p. es., [10] pagg. 155 e 171.
biamo ora
provato,
sono almeno s.Vogliamo
mostrareche,
nel-l’ipotesi
chevalga
la(5),
il numero di tutte le rettesingolari
che escono da un
punto, P,
di una rettasingolare
èprecisa-
mente s
--
1.Per
questo supponiamo
che dalpunto P
escano rettesingolari.
Nella stella di centro P il numero delle
coppie
costituite da unpiano
e una retta che siappartengono
è allora minore oduguale
a :D’altra
parte
il numero diquelle coppie
è dato da:e dal confronto della
(6)
con la(7)
segue A = 0.Quindi
se valela
(5)
daogni punto
di 6 da cui esce una rettasingolare
ne esconoesattamente s -E- 1.
Risulta anche che due rette
singolari
incidenti possono maiessere
complanari.
Infatti
supponiamo
che a e b siano due rettesingolari
inci-denti in P e
appartenenti
ad un medesimopiano.
Perquanto
abbiamo ora visto da P escono esattamente s --~- 1 rette
singolari
e 82 rette ordinarie. Poichè ac è
singolare
per a passano alpiù
s
piani
di6,
e le 82 rette ordinarie che escono da P si devono necessariamente distribuire suquesti.
Ne segue che per a devono passare esattamente spiani
e ciascuno diquesti
deve contenere ilmassimo,
cioè s, delle rette ordinarie che escono daP;
e ciòè in contrasto con
l’ipotesi
che uno deipiani
per ac possa conte-nere la retta
singolare
b.Per le rette
singolari
valepoi
laproprietà
indicata nel se-guete
lemma.LEMMA V : Se a e b sono due rette
singolari
incidenti in cnpunto, P,
eQ
è unpunto
della retta b distinto daP,
le s-~-
1 rettesingolari
uscenti daQ
sono le rette che unisconoQ
con ipunti
dia e la
parallela
perQ
alla a.Infatti se una delle rette che uniscono
Q
con ipunti
dellaa, o la
parallela
perQ
alla a, fosse una rettaordinaria, questa
retta e la b sarebbero
complanari
e alpiano
diquesta
appar-terrebbe anche la retta a, mentre a e b essendo due rette
singo-
lari incidenti non possono
appartenere
ad uno stessopiano.
Illemma risulta cos
provato.
Fissiamo ora una retta
singolare, r,
ed un suopunto, P,
Indichiamo con
(P)
l’insieme delle rettesingolari
uscenti da Pe con T l’insieme dei
punti appartenenti
alle rette di(P).
Scelta in
(P)
unaretta, h,
diversadalla r,
mostriamo orache le rette che sono
parallele
alla r e incidenti adh,
risultanoad
ogni (~)
diversa dalla r .Infatti scelti un
punto H
sulla h e una retta k di(P),
diversadalla r,
osserviamoprima
di tuttoche,
per il lemmaV,
la rettar’
passante
per g eparallela
alla r è una rettasingolare.
Ancoraper il lemma V
(applicato
alle rette incidenti h edr’),
e per il fatto che da P esce una solaparallela
allar’,
segue allora che la r’ e la k sono incidenti.Indichiamo con :1t l’insieme formato dalle rette
singolari
in-cidenti
alla r,
dalla r e dalleparallele
alla r condotte daipunti
di S.Per l’insieme costituito dai
punti
di T e dalle rette di R siriconosce
facilmente,
facendo uso del lemmaV,
chevalgono
leseguenti proprietà:
1)
Lacongiungente
duepunti
di T è una retta di fl.2)
Due rette di 9t che non sonoparallele
si intersecano inun
punto
di S.3)
Fissati unpunto, A,
di J e unaretta, a,
di fl esisteuna ed una sola retta di fl
passante
per A eparallela
alla a.Ma allora i
punti
di 5’ e le rette diiq, rispetto
all’incidenzae al
para,llelismo
definiti in9,
costituiscono unpiano
affine com-pleto 1°). Questo
risultato è in contraddizione con il fatto che due rette di ~, incidenti essendosingolari,
non possono esserecomplanari.
Ne seguequindi
che nonpuò
valere la(5)
e il teo-rema risulta
completamente
dimostrato.6. - In
[7], §
3 è stato indicato come si possa ottenere una vasta classe diS-spazi
facendo ricorso a una costruzione che silo) Cfr., p. es., [10], pag. 182.
ricollega
al « metodo delleproiezioni ortogonali
» della geome- tria descrittiva. Poichè nelseguito
diquesto
lavoro avremopiù
volte occasione di
occuparci
diessi, riportiamo
brevemente inquesto
n., per comodità dellettore,
ilprocedimento
mediante ilquale
taliS-spazi
vengonogenerati.
Si considerino tre ordinari
piani affini, 5~íi
i(i
=1, 2, 3),
taliche il cardinale dei
punti
di una retta sia lo stesso per tutti e tre.Scegliamo poi
unaretta, k1,
in9t1,
unaretta, 1~2 ,
in~2
e, stabilita unacorrispondenza
biunivoca fra ipunti
diqueste
duerette,
saldiamo fra loro9ti
e~2
identificando ipunti omologhi
delle rette
kl
e~3.
Tali rette vengono cos a fondersi in un’u- nica retta che nelseguito
chiameremosemplicemente
k. Fis-siamo
quindi
in ciascuno deipiani
i(i
=1, 2)
unfascio T,
di rette
parallele
incidenti alla 1~. SeQ
i è unpunto
di e p i è la rettadi Ti
2 incidente conQi, poniamo Z(Q i )
- p, n k.Assumiamo come
punti dell’S-spazio 9
chevogliamo
co-struire le
coppie
ordinate dipunti Q2 ),
con e conla condizione che sia
Z(Q1) - Z(Q2) ;
nelseguito
indicheremo con>8 l’insieme dei
punti
di (5.Definiamo ora le rette di (B. Per
questo procediamo
in duetempi.
Chiamiamo retta diprima specie ogni coppia
ordinatadi rette
g2)
con gi E%, ,
maTi.
Sia il sistema di tuttequeste
rette.L’incidenza fra i
punti
di Q3 e le rette di è stabilita dalla relazione :mentre il
parallelismo
nell’insieme si introduceponendo:
L’insieme b U
{£(I),
con 1’incidenza e ilparallelismo
ora definitinon costituisce ancora un
S-spazio,
inquando
mancano lerette
congiungenti
duepunti (Ql , Q2 ), (Q( , Qz)
con -Z(Q§).
Otterremo
queste procedendo
nel modo che indichiamoqui
diseguito.
Consideriamo per
ogni Z E k, l’insieme, 9R,,,
formato daipunti
(Q1, Q2)
di Q3 per cui risultaZ(Q2) -
Z. Con ipunti
diogni 9~~
definiamo ora delle nuove rette facendo ricorso alpiano 9(,.
Perquesto
fissiamodapprima
in due diversifasci, 9 »Z2
9di rette
parallele.
Otteniamo cos nelpiano 9{a
un sistema di riferimento nelquale
ipunti
sono individuati dallacorrispon-
denza biunivoca che nasce fra essi e le
coppie
di rette(r~, r2 )
con ri E
9~i quando
ad ~°2 si associa lacoppia r2).
Indichiamo
quindi
conS~i (i
-1, 2)
il fascio delle rette di9(i
che sonoparallele
a k e stabiliamo duecorrispondenze
biunivo-che,
una, fra le rette di equelle
di?1
e una, 9’2’ fra le rette diS~2
equelle
diFissato un insieme
3J~
sia(Q1, Q2 )
un suopunto
e diciamoql e q2 le rette di
~~~
eS~2
che passanorispettivamente
perQ1
e~2.
Se alpunto (Q1, Q2 )
associamo ilpunto q29’2)
di~(3’
nasce una
corrispondenza biunivoca,
fra ipunti
di%1z
equelli
di~3.
Sia ora a una retta di51X3: l’insieme,
deipunti
di
~Z
che sonoomologhi,
nella0,,,
deipunti
di a costituisce per definizione una retta di9R,,. L’insieme, Q:(2),
di tuttequeste rette,
in relazione a tutti i diversi insiemi9R,,
è l’insieme delle rette di secondaspecie
di 6.L’incidenza di un
punto Q3
con una retta di Q:(2) è definita in modo ovvio come inclusione. La relazione diparallelismo
nell’insieme delle rette di Q:(2) viene introdotta
ponendo:
Nella struttura formata dall’insieme 93 U U (2) e dalle relazioni di incidenza e di
parallelismo
sopra definite si riconosce chevalgono
senza eccezionegli
assiomi Al-A4 del n.2;
essa èquindi
unS-spazio,
y 6. Se uno almeno dei trepiani ~i
è nondesarguesiano,
tale è certamente anchel’S-spazio
ora costruito.7. -
È
subito visto che ciascunodegli S-spazi
ottenuti conil
procedimento
indicato nel n.precedente ha,
nel casofinito,
dimensione tre secondo la definizione introdotta nel n. 2. Si ri-
conosce anche facilmente che per
gli S-spazi
di essaè,
semprenel caso finito
Infatti sia @ un tale
S-spazio
e indichiamo con(P1, P2)
unsuo
punto.
Fissiamo unaretta,
di perPl
e nonapparte-
nente a e consideriamo l’insieme dei
punti (Q1, Q2)
di Q5con
Q1
E ai. Si riconosce subito chequesti
formano unpiano
iso-morfo ad
11).
Di talipiani
se neottengono s,
cioè tantiquante
sono le rette per
P1
nonappartenenti
a~1.
Altri spiani,
iso-morfi ad si
ottengono
scambiando nella costruzione ora indi- cata le vecidegli
elementi di conquelli
di Infine vi è ilpiano,
isomorfo ad5~~3,
costituito daipunti (Q1, Q2)
conZ(Q~) -
=
Z(P1).
Perogni punto
di (5 passanoquindi
almeno 2s-~-
1piani.
Se il cardinale s non è finito le considerazioni svolte provano che per
ogni punto (P1, P2 )
di (B passano infinitipiani
isomorfiad
~2
e infiniti isomorfi ad che siottengono rispettivamente
in
corrispondenza
alle rette di~1
perPi
e nonappartenenti
a~~,
e alle rette di perP2
e non di~2.
Domandiamoci ora cosa accade se vi è almeno un
punto
per il
quale,
oltre aipiani
deltipo indicato, passi
un ulteriorepiano cx 12).
Poichè dai
postulati
segue subito che per trepunti
non alli-neati
dell’s-spazio
passa alpiù
unpiano,
se(Pl , P2 )
e(Q1, Q2 )
sono due
punti
diversi di a, risulta necessariamente eP2=1=Q2.
Infatti se fosse adesempio
per ipunti (P1, (Q1, Q2 ) e
per un terzopunto
di a, non allineato conquesti due, passerebbe
uno deipiani
sopraindicati,
e a coinciderebbe conquesto,
control’ipotesi.
Per la
proprietà
ora rilevata segue allora che dall’esistenza di a si deduce che esiste unacorrispondenza biunivoca,
a, fra ipunti
di e di Poichè a conservagli
allineamenti è un11)
Precisamente l’isomorfismo èquello
che aP2)
facorrispon-
dere
P2
e alla retta(al, r2)
facorrispondere
r2.12)
Ciòcorrisponde,
nel caso finito, a supporreM2
> 2s + 1.isomorfismo fra
questi
duepiani,
epossiamo aggiungere
che:a)
se ePi n P2 E k,
allora =p2~b)
se(Pi, P2 ), (Q1, Q2 )
e(R~, I-~2 ) appartengono
ad a eZ(.Pl)
= i trasformati diquesti
trepunti
nellasono allineati in
~3.
Viceversa se fra
W~
eW2
esiste un isomorfismo a per cui val- gano laa)
e lab),
ad esso è associato unpiano
aa:precisamente quello
costituito daipunti (Q1, Q2)
conQ2
=Q16
e dalle rette(r~, r-
con r2 = ilpiano
Ua è isomorfo ad eS~~2:
8. - Un
S-spazio
deltipo
considerato nel n. 6 contienequindi
al
più
trepiani
non isomorfi.È possibile apportare
unapiccola
modifica alla sua costruzione in modo da ottenere
S-spazi,
aventinel caso finito tre
dimensioni,
checontengano
unmaggior
nu-mero di
piani
non isomorfi. Perquesto
basta osservare che ilpiano 9f,,,
di cui ci si serve per definire le rette di seconda spe-cie,
opera in modoindipendente
su ciascun insieme Consi- deriamoallora,
nel casofinito,
un insiemedi s piani proiettivi (a
due adue,
o anche solo inparte,
nonisomorfi), 9~ (i
=1,
... ,s),
di ordine s -~-
1,
e saldiamolilungo
unaretta,
z.Sopprimendo z
e i suoi
punti
ipiani 9t’ divengono
deipiani aflini %5.
Due retteappartenenti
aipiani W,
le diremoparallele quando
si sono otte-nute da due rette dei
piani ~~ sopprimendo
lo « stesso »punto
di z. Stabilendo una
corrispondenza biunivoca, 2,
fra ipunti, Z9
di k e ipiani 21,
eapplicando,
per definire le rette di secondaspecie
in9R,,
laØz (n. 6)
adogni coppia
di elementiZ, 9
cor-rispondentisi
nella p si ottiene ancora unS-spazio
tridimensio- nale per cui vale la(8).
Se fragli ~~;
si trovanopiani
non iso-morfi fra loro e con
3ti
el’S-spazio
costruito viene a conte-nere
più
di trepiani
non isomorfi.Naturalmente un’osservazione
analoga
sipuò
effettuare per il caso in cuil’S-spazio
non è finito.Le considerazioni svolte
suggeriscono
perogni ,S’-spazio, C,~,
di fermare l’attenzione su due nuovi caratteri numerici dati dai due interi che indicano
rispettivamente
il numero deipiani
nonisomorfi di C~ e il massimo numero di
piani
non isomorfi chepassano per un medesimo
punto
di 6.9. - La classe di
S-spazi generati
con la costruzione indicata nel n. 6 contiene una sottoclasse i cui elementi sono isomorfiagli S-spazi
ottenuti in[1].
Prima di provare ciò ricordiamo brevemente il
procedimento
usato per
giungere
aquesti
ultimi. Scelti in unqualunque piano proiettivo
unpunto, H~,
e tre rettedistinte, h, f e t,
incidenticon esso, definiamo
prima
di tutto ipunti
e le rettedell’ S-spazio
che
vogliamo
costruire.Un
punto dell’S-spazio
è unacoppia
di rette di n che siano incidentisu h,
distinte da h e nonpassanti
per g. Le rette del-118-spazio
sono di due diversespecie:
una retta diprima specie
è costituita da una
coppia
dipunti
di x nonappartenenti
adh;
una retta di secondaspecie
è unacoppia (Tr, R),
dipunti
di n per cui risulti
Tr
Eh, Tr = H
e R # H. Per indicare unpunto,
una retta di
prima specie
e una retta di secondaspecie
del-118-spazio
useremorispettivamente
le scritture:Dobbiamo ora stabilire le relazioni di
appartenenza
e di pa- rallelismo.Queste
sonodefinite,
in funzionedegli
elementi di x,come segue:
Il
punto
A -(tA, appartiene
alla retta diprima specie
r ~
(Tr, Fr) quando
èTr
EtA, Fr
Ef A.
Il
punto
A -(t~, f,) appartiene
alla retta di secondaspecie
r -
(Tr, R) quando
risultaTr
e ipunti
ef
f1fA
sono allineati.
Due rette di
prima specie, r
-(Tr, Fr)
e u -(Tu,
sonoparallele quando
le rette.gTr
eHI’r
coincidonorispettivamente
con
HT u
eHFu.
Infine due rette di seconda
specie, r
~(Tr, R)
e u -U)
sono
parallele quando
coincidono le rette HR e H U.La struttura
geometrica
a cui sigiunge collegando
nel modoora indicato i
punti
e le retteprima
definiti soddisfa ipostulati
Al-A4 e
quindi
è unS-spazio,
(S’.Mostriamo ora come si pervenga ad un
S-spazio
isomorfo adC.~’ con il