A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
G IOVANNI A QUARO
Una generalizzazione degli spazii di Lindelöf
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 3
esérie, tome 16, n
o3 (1962), p. 195-206
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DEGLI SPAZII DI LINDELÖF
Nota (*)
di GIOVANNIAQUA.RO
La
generalizzazione degli spazii
di Lindelóf(regolari)
che viene esami- nata inquesta Nota,
si descrive facilmente: si trattadegli spazii
uniformiz-zabili nei
quali ogni sottospazio
uniformemente discretorispetto
alla struttura uniforme universale(def. 1)
è unsottospazio (discreto)
di Lindelófequindi
numerabile.
Questi spazii,
che vengono detti «paralindelöfiani >>,
condividono congli spazii
di Lindelóf lepiù importanti proprietà
elementari(cfr.
propp.6, 7~ 8)
ed inoltre
godono
di ulterioriproprietà collegate
a strutture uniformi ed aicompletamenti
di HEWITT(propp.
4 e9).
Ovviamente
gli spazii
di Lindelòfregolari
sonoparalindelöfiani
comeparalindelonani
i sono tuttigli spazii
uniformizzabiliprelindelòfiani,
secondola definizione introdotta in
[3J,
a condizione che in essiogni sottospazio
nniformememente discreto
rispetto
alla struttura uniforme universale sia unQ-spazio
secondo HEWITT(real-compatto
secondo laterminologia
di[4]).
La classe
degli spazii paralindelöfiani include,
senzacoincidere,
la classedegli spazii
che verificano la « condizione della catena numerabile » cioèdegli spazii
in ciascuno deiquali ogni
insième diparti aperte,
nonvuote,
a due a due
disgiunte
sia numerabile.Esistono
spazii paraliudelófiani
moltosemplici
che non verificano laproprietà
della catena numerabile ed altri moltogenerali
che la verificano.1. - La
seguente
definizione descrive unaparticolare categoria
di sot-tospazii
discreti di unospazio
uniforme.(*)
Lavoro eseguito nel GRUPPO Di RICERCA n. 9 del Comitato Nazionale per la Ma- tematica delConsiglio
Nazionale delleRioerohe,
per l’anno 1961-62.1. Annali della Scuola Norm. 8up.. Pi4a-
’
DEF. 1. - Chiamasi
sottospazio uniformemente
discreto dellospazio uniforme (E, 91) (1) ogni parte
A di E tale c.he esista un’adiacenza V di(E, 9£)
per
cui,
d a x EA,
y EA, x *_
y consegna x EOSSERVAZIONE 1. -
Dunque
A è unsottospazio
uniformernente discretodi
(E,
se e solo se: 1esiste un’adiaeenza W di
(E, c t),
tale che da x EA,
y EA, x *
y conseguaw (x) n w (y) =
0.Invero per
ogni
adiacenza V di(E, U)
esiste un’adiacenza simmetricaW d i tale che v.
OSSERVAZIONE 2. - Se L’ è uuo
spazio
unifomizzabile e se edsono strntture uniformi su .E
compatibili
con latopologia
di iE,
laparte
A di E
può
essere unsottospazio
uniformemente discreto diCJ1’)
senzaesserlo necessariamente per
( E~
Passiamo a
stabilire alcuneproprietà
deisottospazi
uniformemente (li- scretidopo
aver premesso, per comodità dellettore,
il lemmna :LEMMA 1. - che A sia una
parte
ovunque deiisa dellospazio uniforme (E,
e sia(Xt)tEI
unafamif/lia
diparti
delsottospazio
(A, CJ1A) (2)
tale che esista un’adiacenza V di(A, CJ1A)
per cui da, Â EI,
,u EI,
A
=~=
~C conseguaV (Xi.)
fl V(X~)
= 0. Allora esiste un’adiacenza W di(E, CM)
tale che
AEI, 1,
1~ ,u intpliclii
i~ W(Xi.) n ~W ( X~) =
o.DIM. Per definizione di
CJ1A
esiste un’adiacenza V’ di(E, U)
tale cheY= V’ (:1
(A
>A).
Sia W l’interno di V’ : è noto che W è un’adiacenza di(E, ~).
Poichèogni
W(Xt)
èaperto
in .E ed A è ovunque denso inE,
du~ 1 E
I,
,u EI,
A=~=
,aconsegue w
fl W(X,~)
=Utilizzeremo la
seguente proposizione:
PROP. 1. - Se
(E,
è unospazio uitifoi-me,
se A è unaparte
di Eovunque i~~ E e se a è un
infinito,
leseglnenrti
propo- sizion,i sonoequivalenti :
a)
-ogni sottospazio uniformemente
discreto di(E, (def. 1)
ha uu-cardinale
inferiore
ad a,b)
-ogni sottospazio uniformemente
discreto delsotto-spazio, (A,
ha numero cardinale ad a,Dm.
a) implica b).
Sia vera laa)
esupponiamo
che X sia un sotto-spazio
uniformemente discreto di(A, C’J1A):
per la osservazione 1 allacief..1
e per il lemma
1,
X risulta unsottospazio
iiiiiformemeiite discreto di(E, CM)
e
quindi,
per laa)
risulta card(X)
~ a(i)
Cioè E è un insieme edCM
è una struttura uniforme sa E : E viene consideratospazio topologico con la topologia dedotta da
C)1
su E. ,(2)
ConCfl,A
si indica la struttura uniforme indotta daCM
su A.b) implica a). Supponiamo
vera lab)
esupponiamo
che Y siaun
sot-tospazio
uniformemente discreto di(E, 9Z).
Per la def.1,
e la sua osserva-zione
1,
esiste uu’adiacenza W di(E,
tale che da a EY,
b E Ye a #
bconsegua
Supponiamo
che V sia un’adiacenzaaperta
simmetrica di(E,
tale cheY o V c W. Poiché A è ovunque denso e, per
ogni y E E, V (y)
èaperto
inE,
mediante l’assioma della scelta sipuò
assegnareun’applicazione f
di Yin A tale che per
ogni y E
Y risultiY(y)..
Sia X
= f (y).
~Riconosciamo che
f
èingettiva
eche, posto VA
=v n(A
XA),
bltread essere y A un’adiacenza di
(A,
da x’ E X e ex’ ~ x"
conse-gue
VA (~t") n VA (Ì") - il5 .
A tal
fine, sia y’
EY, y"
E Ye y’ =~= y".
Ragionando
per assurdosupponiamo
che esistaz E VA (/(y’))
nVA ( f (y")) :
essendo
f (y’)
E V(y’), (y")
e Ir o V cW,
si avrebbe z E V( V (y’))
flv(V(y")) c
c contro la definizione di W e
l’ipotesi
relativaad y’
ey".
Dunque
èvA (f(y’)1 n VA ( f (y")) _ ~ ~
°Da ciò consegue, in
primo luogo
cheè f (y’) =1= f (y")
e,quindi, che f
è
ingettiva.
Inoltre se
X,
tc" E X e x’=~=
x"~ eassunti y’
ey"
tali chef (y’)
= x’f’ (y") = x",
si haV A (x’)
flVA (x")
= ø :dunque X
è un ,sottospazio
unifor-memente discreto di
(A, C’J1A):
daciò,
inforza
dib), f
essendoingettiva,
siha card
( Y)
= card( f ( Y))
= card(X)
a.Dunque
è vera laa).
’
2. - Si
procede
ora ad enunciare un lemma delquale
la dimostrazione è contenuta nel lemma12, §
3 diJ1J :
diquesto
nell’enunciatoseguente
sisono conservati i simboli per consentire al Lettore di ricostruire
l’argomen-
tazione.
LEMMA 2. -
Supponiamo
che E siaspazio uniforme (3)
e che(YI)IEI
sia
famiglia
di adiacenze di .B tale che perogni aperto
U di E=
U (C ( V, (C U))) (ciò
cheaccade,
inparticolare,
per il lemma7, §
3&EI B
di
[1]
se lafamiglia
un sistema fondamentale di adiacenze diE).
Allora, ogni
ricovrimentoaperto (Ua)aEA
di E esistono un ricovrimentoun di E tali che sia un
raffinamento
diesista itit ricovrimento
(Bt)tEI
di Bformato
d a insiemi a due a duedisgiunti
ed unafamiglia
di adiacenzeaperte
di E tatiche,
perogni
’
(3)
Come di consueto, quando non vi siapossibilità
diequivoci,
uno spazio uniforme(E,
sidesignerà semplicemente
con E.t E
1,, da P
EB,
consegua(G~)
=G,~
ed inoltre iG,~
siano a due a duedisgiunti.
In conseguenza stabiliamo che:
PROP. 2. -
Supponiamo
che E siauno spazio uniformizzabile,
cheC?Z
sia una
uniforme
su Ecompatibile
con latopologia
di E e che Vsia una adiacenza di E per
CJ1 (cioè
dellospazio uniforme (E, C £».
A llo1’aJ
esistono due 1’icovrimentiaperti (à~)~EI
e di E tali cheesista un
(In)nEN
di Iformato
da insiemi a due a duedisgiunti
ed esista una successione di adiacenze
aperte
di E perCJ1J
taliche,
per
ogni
n E N e t E1,
siaG,
=Vf (G*), gli
elementi di(Yn
adue a due
disgiunti
e risulti :’
DIM. Si assuma una successione di adiacenze
aperte
simmetriche di E perCJ1
taliVo
= T e, perogni n
EN,
c Esiste unastruttura uniforme
cm
che ha come sistema foiidamentale di adiacenze l’insiemedegli
elementi della successione Sia latopologia
suE dedotta da
9N: poichè 9N
è meno fine diCJ1,
y a suavolta,
è menofine della
topologia re
inzialmente data sn E. Esiste un certo ricovrimentoperto
di E per tale cheDal lemma 2 consegue la tesi tenendo
presente
che è meno fine diU che che meno fine di ’G.
In relazione ai
sottospazii
uniformemente discretipuò
stabilirsi unpri-
mo
risultato,
cheadopereremo
nel successivo 11. 3.PROP. 3. -
Supponiamo
che E sia unospazio uniformizzabile,
che a sianumero cardinale
infinito ;
che sia lcr a-strutturauniforme
S1t E([1], § 3, 4)
e cheCJ1
siaqualuylque
strutturauniforme
su E compa- tibile con latopologia
dr E.A llo1’a le
seguenti proposizioni
sonoequivalenti : a)
- la struttusa uniforme U èfine
d ib)
-ogni sottospazio uniforme
discreto dellospazio uniforme (E, C?Z)
laa numero cardinale
inferiore
ad a.c)
- perogni parte
A di E tale che esista un’adiacenza V di E perc t
tale che da x EA,
y EA, x *_
y consegua ~(x)
nV(y) - Q~~
risulta c«rd(A)R..
DIM.
a) implica b). Supponiamo
vera; laa)
esupponiamo
che A sia unsottospazio
uniforme discreto di(E, dunque
esiste un’adiacenza V di(.E,
tale che x EA,
y EA, 1) =~=
y,implica
s£C
V(y).
Poichè 9Z
è meno fine disIla (E),
esiste un ricovrimentoaperto,
local-rnente finito ed
U-riducibile (4)
di J57 tale cheSia x E
A
e siaIx
l’insiemedegli
t E 1 tali che x EU,. Notoriamente,
acausa di
(2)
si ha:Sia i
allora, a
causa di(3)
risulta.donde,
per la definizione diA,
consegue x = y.Dunque, l’applicazione
g~ di A delleparti
finite di 1 definitaponendo q~ (x) = Ix
perogni x
EA,
9 èingettiva: pertanto
è card(A)
= card(9’ (A))
= cardSe I è
finito9
è finito equindi
card(ff (I))
:.--- a. Se I èinfinito,
siha card
(~(1))
= card(I)
= a.Quindi
inogni
caso, card(A)
= a.b) implica c). Consegue
dalla osservazione alla def.1..
c) implica a). Supponiamo
vera lac)
e sia 7" un’adiacenza di E perC2f.
In forza dellaprop. 2
esistono due ricovrimentiaperti
edi
E,
un ricovrimento numerabile di I formato da insiemi a due adue
disgiunti
ed una successione di adiacenzeaperte
di E perC2f
taliche,
perogni n E N,
,gli
elementi di siano a due a due di-sgiunti
e, perogni
sia e si abbia:Scartando
gli
tali cheG~ _~ 0,
senza ledere la validità diquanto
sopra,
possiamo
supporre cheogni G~
sia non vuoto. Sia x~ EG~.
(4) Si rammenti la def. 6, ~ 3 di
[1].
Se è
n E N, poichè
perogni
t E I èV§§ vt (G~),
lasottofamiglia (V*
formata da insiemi a due a duedisgiunti
equindi
perc)
si hacard
(In)
a.Poniamo ora F =
Gt
perogni
t E I. Evidentemente(Ft)tEI è
un ricovri-mento chiuso di E.
Per
ogni n
E N sia Vn un~adiacenzaaperta
simmetrica di(E,
tale chee sia la
famiglia
di insiemiaperti
di .E definitaponendo Ut
= Vnse t E
In. È
facile riconoscere che perogni
x EE, (x)
interseca alpiù
une
quindi
unafamiglia
discreta diparti
di .E.Dopo
ciò risulta che un ricovrimentoaperto ~
riducibile di .Ee che una sua
U-riduzione. Inoltre,
perogni
risultaU, c G,
e
quindi,
da(4),
consegueCiò,
per la def.4, §
2 e per la prop.4, §
2 di[1]
dimostra che V èun’adiacenza di E per
sil. (E).
3. - Si fornisce ora la definizione di
spazio « paralindelòfiano » .
DEF. 2. - Lo
spazio uniformizzabile
E si diceparalindelöfiano
se, detta la strutturauniforme
universale su E(cfr. [1], § 3,
def.4.), ogni
sot-tos pazio uniformemente discreto
dellospazio uniforme (E, (E»,
secondo la def.1,
è unospazio
diLindelöf.
OSSERVAZIONE 1. - Poichè
ogni spazio
discreto di Lindelòf è numera-bile,
nella def. 2 oraenunciata,
la frase « è unospazio
di Lindelòf »può
es-sere sostituita dall’altra « è numerabile ».
PROP. 4. - Se E è uno
spazio uniformizzabile
leseguenti proposizioni
sono
equivalenti :
a)
- E èparalindelöfiano (def. 2).
"b)
- la strutturauniforme
universale di E è identica alla w-strutturauniforme (E)
diE,
con w = card(N~. ([1], § 3,
def.4).
’
c)
- se è un ricovrimentoaperto,
localmentefinito
edW-riduci-
bile di E
([1 J, § 3,
def.6)
esiste unaparte
numerabile H di I tale che lasottofamiglia (Gt)tEH
’Sia un ricovrimento -di E.DIM.
L’equivalenza
dia)
eb)
consegue dalla prop.3,
per a = co, tenendopresente
che per costruzione(.E)
èpiù
fine distlro (E).
@
La tesi è
completamente
dimostrata stabilendo cheb) equivale
ac).
Oraè chiaro che se è vera la
b)
cioè(E)
=(R)
e se è il ricovri-mento
aperto
descritto inc),
in forza della definizione di(E),
esisteun’adiacenza V di
E per A, (E)
tale che(V (X))XEE
siapiù
fine diviene assicurato dalla
c)
del teor.1, § 2,
di[1].
°
Ma essendosi,
supposto sIloo (.E)
=sIlro (-~7)?
V é anche un’adiacenza di E persIlro (E)
equindi,
ancora per lac)
del teor.1, §
2 di[1],
tenuto conto della definizione disIlro (E),
esiste un ricovrimentoaperto numerabile,
local-mente
finito edU-riducibile (Un)neN
di Epiù
fine di Perogni
n E Nassumiamo uno g
(fl)
E I tale cheU,,
c Evidentemente siha E = U
, nEN
e
quind,i H può
essere assuntoquale
insiemedegli
t E I tali che sia t = cp(n).
Ciò dimostra la
c).
Reciprocamente
se è vera lac)
lab)
consegue immediatamente dalle de- finizioni di(E)
e(E).
Ogni spazio
di Lindelòfregolare
èparalindelòfiano.
Ciò risulta dalla:PROP. 5. - Se E è uno
spazio regolare
leseguenti _proposizioni
sonoequivalenti :
a)
- E èparacompatto
eparalindelöfiano (def. 2) b)
- E è unospazio
diLindelòf.
a) implica b).
Se è vera laa)
e se è unqualunque
ricovri-mento
aperto
diE, poichè
E èparacompatto
eregolare
esiste un ricovri-mento
aperto
localmente finitoed ~~.riducibile (5) (Gt)tEI
di Epiù
fine di( )
ipoichè
E èparalindelöfiano
esiste unaparte
numerabileJ?
di I tale chelà sottofamiglia (Gt)tEH
sia un ricóvrimento di E(cfr.
prop.4).
Evidentemente,
esiste un’applicazione f
di ~ in L tale che da c E Hconsegua
Comunque
E = UU : ciò, f(H)
essendo numerabile al AEf(H)pari
diH,
dimostra lab).
b) implica a). Se è’
vera lab),
E èparacompatto
come è stato dimo- strato da K. MORITA[5]
e, per la prop.4,
.E èparalindelòfiano.
Indichiamo ora alcune
proprietà generali degli spazii paralindelòfiani.
PROP. 6. -
Supponiamo
che A- sia unaparte
ovunque densa dellospazio uniformizzabile
esupponiamo
che A comesottospazio (uniformizzabile)
di Esia
paralindelöfiano (def. 2).
Allora anche E èparalindelöfiano.
DIM. La struttura uniforme universale
(E)
di E induce su A lastruttura uniforme
(E)A
laquale, ovviamente,
è meno fine della struttu- tura uniforme universalefl, (A)
delsottospazio
A. Poichè A èparalindeló-
ifiano, ogni sottospazio
uniformemente discreto di(A,
equindi ogni
°
sottospazio
uniformemente discreto di(A,
è numerabile. Ciò in forza della prop. 1 dimostra la tesi.(5) Notoriamente ogni spazio paracompatto regolare è normale ed ogni ricovrimento aperto localmente finito di uno
spazio
normale èU-riducibile.
PROP. 7. -
Supponiamo
che E sia unospazio uniformizzabile
e suppo- niamo che sia un ricovrimento di E tale che perogni
n E N ilsottospa-
zio
uniformizzabile An
siaparalindelöfiano.
Allora l’interospazio
E è para-lindelöjiano.
DIM. Sia un ricovrimento
aperto
localmente finito ed~-riducibile
di .E. Sia n E N. Lafamiglia (An
n un ricovrimentoaperto
localmentefinito ed
U-ridacibile
delsottospazio An.
PoichèA,,
èparalindelöfiano,
inforza della prop.
4, equivalenza
dia)
ec),
esiste unaparte
numerabileHn
di 1 tale che lasottofamiglia (A,,
n sia un ricovrimento diAn.
Posto$ =
U H,,,
lasottofamiglia
un ricovrimento di .E ed $ è unaparte
nEN
numerabile di I.
Ciò,
ancora perl’equivalenza
dia)
eb)
nella prop.4,
di-mostra la tesi.
Prop.
8. -Supponiamo
chef:
.E --> .E’ siaun’applicazione
continua sur-gettiva
dellospazio uniformizzabile
E sopra lospazio uniformizzabile
E’.Ogni
volta che E sia
paralindelöfiano (def. 2)
.E’ lo è delpari.
DIM.
Supponiamo
che sia un ricovrimentoaperto
localmente finito ed~-riducibile
di E’. In forza del lemma2, §
3 di[1]
e in forza della con-_1
tinuità
di f
lafamiglia
un ricovrimentoaperto
localmente finito edU-riducibile
di E. Dalla prop.4, a) equivale c),
E’ risultaparalinde-
lòfiano.
PROP. 9. - Se uno
spaziQ uniformizzabile
diHausdorff (cioè
com-pletamente regolare) paralindelöfiano,
l’estensione v(E)
di HEWITT di Eè,
del
pari, paralindelöfiana (def. 2).
DIM.
Supponiamo
che(~)
esflw (E)
siano la struttura uniforme uni- versale e,rispetto,
la co~struttura uniforme di .E(w
= card(N))
esupponia-
mo che
(E))
e(v (.E)) (6)
siano leanaloghe
strutture uniformi su v(E).
Detta(v (E))E
la strutturaunifornie
indotta dasflro (v (E))
suE,
risulta :
D2altra
parte,
detta(E))E
la struttura uniforme indotta da(v(.E))
su
E, poichè
.E èparalindelòfiano,
a causa di(1)
si ha:stiro (E)
=(.E))E
mentofine di (-~))~
meno(E) = stiro (E)
e
quindi
=(E))E ,
Daciò, ’ dalla
def. 2 e dalla prop. 1 conse- gue la tesi tenendopresente
cheE,
che è(ingettivamente)
immerso in v(E),
è ovunque denso in v
(E).
(6)
Lospazio
uniforme (v (E), (v(E))) è completo
(cfr.[2], ~
3, prep. 8, osserv. 1).4. - La nozione di
spazio paralindelòfiano può
essere posta in relazio-ne con
quella
dispazio prelindelòfiano
introdotta in[3].
A tal fine convieneosservare
preliminarmente
che: .PROP. 10. -
Supponiamo
che(.~,
sia unospazio uniforme
tale cheogni filtro U-inviluppato (7)
su(E, c i), verificante
laproprietà
dell’intersezione numerabile(8)
sia mentofine
di almeno unfiltro
diCauchy
su(E,
Allora
ogni sottospazio uniformemente
discreto di(.E, (cfr.
def.1)
è,numerabile.
DIM.
Supponiamo
che A sia unsottospazio
uniformemente discreto di(E,
e sia y un’adiacenza di(.E, ~)
tale chex E A, y E A, x ~ y implichi
Per
assurdo, supponiamo
che A sia infinito non numerabile.Sia
C)3A
l’insieme delleparti B
di E della forma B = A n(C D),
doveD è una
parte
numerabile di A. OvviamenteC 3E
è base di un filtro~A
su.E il
quale
verifica laproprietà
dell’intersezione numerabile. Sia il filtroU-inviluppato generato
daffA.
Poichè al
pari
di verifica laproprietà
dell’intersezione nume-rabile,
peripotesi,
esiste un filtro diCauchy 0rl
su(E, ~) più
fine di.
Supponiamo
che sia un’adiacenza simmetrica di(E, T~)
tale cheW o W o Wc v. -
Poichè
M
è un filtro diCauchy
esiste tale che M siapic-
colo di ordine W cioè sia M X Mc W.
Per
ogni B
EC)3A,
y risultaW (B)
E equindi,
essendo meno finedi si
Consegue
che esistonotali che
(x, p)
E W. Posto B’ = B n(C ~~~),
è B’ E03A
equindi,
in modo ana-logo esistono y
E M e q E B’ tali che(y, q)
E W :poichè
risulta(x, y)
E M a Me We W è
simmetrica,
si trova( p, q)
E W o W o epoi q
E V( p) contro p E A, qEA
ep * q.
Dunque
A è numerabile.OSSERVAZIONE. -
Se 9Z
è identica ad(E),
la struttura uniforme universale suE, risulta, dunque,
che E èparalindelóflano.
Si deve rammentare ora un risultato di T. SniROTA
[6]
sulquale
sifondano alcune fondamentali caratterizzazioni dei
Q-spazii
secondo E. HEWITT(spazii real-compatti,
secondo[4]
allaquale
opera si rinvia per tutti i detta-gli).
L’enunciato è tradotto nellaterminologia adoperata
in[3]
e nella pre- sente nota.(7) Le definizioni di filtro
U-inviluppato,
di filtroU-inviluppato
generato da un fil-tro F (detto anche
U-inviluppo di F ),
di filtroU-inviluppato
massimale etc. vedasi[3]
2.(s) Il filtro 91 verifica la proprietà dell’intersezione numerabile se l’intersezione di una
qualunque
successione di elementidi
non è vuota.PROP. 11. -
Supponiamo
che E sia unospazio uniformizzabile
e che~Ì,~
sia una struttura
uniforme
su Ecompatibile
con latopologia
di E e tale cheogni sottospazio uniformemente
discreto di(E,
sia unQ-spazio.
Alloraogni filtro completamente regolare
massimaleverificante ,la proprietà
della in-tersezione numerabile è un
filtro
diCauchy
su(E, ~). _
Ancora in
[31
è stata introdotta laseguente
definizione, DEF. 3. - Lo
spazio uniformizzabile
E si diceprelindelöfiano
seogni ,filtro completamente regolare verificante
la_proprietà
dell’intersezione numera-bile è meno ,
fine
di unfiltro
dellamedesima specie
massimale.PROP. 12. -
Sepponiamo
che E sia unospazio uniformizzabile prelinde- löfiano (def. 3).
Se9£
è una strutturauniforme
su Ecompatibile
con la to-pologia
di E tale cheogni sottospazio uniformemente
discreto di(E, (def. 1)
sia un
Q-spazio,
alloraogni sottospazio uniformemente
discreto di(E,
ènumerabile.
Dim. Sia F un filtro
completamente regolare
verificante laproprietà
della intersezione numerabile su E: esiste un filtro della medesima
specie
e massimale
M
su Epiù
fine di Y per la def. 3. Per la prop.11,
è unfiltro di
Cauchy
su(E,
equindi
per la prop.10,
conseguela
tesi.COROLLARIO. - Nelle
ipotesi
della prop.12, CJ1
è menofine
della w-strut-tura
uniforme
su E(w
= card(N)).
Consegue
dalla prop. 12 e dalla prop. 1.OSSERVAZIONE. -
Dunque,
se sipuò
indicare unospazio
uniformizza- bileprelindelöfiano
.E sulquale
esista una struttura uniformecompatibile
con la
topologia
di E e strettamentepiù
fine di(E),
allora esiste un nu-mero cardinale
misurabile,
cioè un insieme infinito(non numerabile)
che conla
topologia
discreta non è unQ-spazio (cfr. [4]).
Laquestione, ovviamente,
è
aperta.
5. - La nozione di
spazio paralindelöfiano può porsi
in relazione conla nozione di
« proprietà
della catena numerabile ».DEF. 4. - Se E è uno
spazio topologico,
si dice che Everifica
la pro-prietà
della catena numerabile seogni
insieme diparti aperte
non vuote a duea due
disgiunte
di .Eè,
alpiù,
numerabile.OSSERVAZIONE .1. -
Qualche
autore chiama laprecedente proprietà
conla denominazione di
« proprietà
di SOUSLIN ».OSSERVAZIONE 2. -
Ogni
insiemeaperto
di unospazio
verificante laproprietà
della catenanumerabile,
considerato comesottospazio,
verifica laproprietà
della catena numerabile.OSSERVAZIONE 3. - Esistono
spazii
uniformizzabiliparalindelöfiani
(compatti)
iquali
non verificano laproprietà
della catena numerabile. Infatti sia E unospazio
discreto infinito non numerabile e siaE~,
la suacompatti-
ficazione di Alexandroff: come è noto Em è uno
spazio compatto
di Hausdorff tale che sia(ingettivamente)
.E cEro
ed esista l’elemento co di Ero tale che=
CE~ (.E)
ed E munito dellatopologia
discreta siasottospazio
diE .
Poiché E èaperto
inEro,
seE
verificasse laproprietà
della catena nume-rabile anche .E dovrebbe
veri fi carla,
come è detto nella Osservazione 2. Ma allorapoichè,
perogni
x EE, (x)
èaperto
inE,
E dovrebbe essere nu-merabile.
Sussiste la ’
PROP. 13. - Se E è uno
spazio uniformizzabile
leseguenti proposizioni
sono
equivalenti :
a)
- Everifica la proprietà
della catena numerabile(def. 4).
’b)
-ogni
insiemeaperto
di E come-sottospazio (uniformizzabile)
è pa-ralindelöfiano (def. 2).
DIM.
a) implica b). Consegue
dalla osservazione 2 alla def. 4 e dal fatto cheogni spazio
uniformizzabile che verifichi laproprietà
della catena nume-rabile è
paralindelöfiano.
’
b) implicac a). Supponiamo
che( U~)~EI
sia unafamiglia
di insiemiaperti
non vuoti a due a due
disgiunti
di .E sottol’ipotesi
cheb)
sia vera. PostoU =
U U , U
èaperto
in E ed è un ricovrimentoaperto
localmenteéi
finito ed
U-riducibile
delsottospazio
U avente se stesso comecm-riduzione (ogni U,
oltre cheaperto
è anche chiuso inU).
Poichè è vera lab)
a causadella
equivalenza
di ac~ ec)
nella prop.4, poichè gli U~
sono nonvuoti, I
risulta numerabile e
quindi
è vera laa).
La
proposizione
ora dimostrata vaposta
in relazione con la osservazio-ne 3. alla def.
4,
e va anche osservato cheogni spazio paracompatto
cheverifichi la
proprietà
della catenanumerabile,
in forza dalleprop. 13
e5,
è uno
spazio
di Lindelòf. Nella osservazione 3 alla def. 4 si dà unesempio
di
spazio (para)compatto
che nonverifica
laproprietà
della catena numerà- bile e che è unospazio
di Lindelòf.Si osservi ora che
PROP. 14. - Se il
prodotto
E = di unafamiglia
dispazii
para-tEI
compatti regolari
è unospazio paralindelöfiano (det 2)
a,lloraogni E,
è unospazio
diLindelbf.
DIM. La c-sima
proiezione
di .E inEt
èun’applicazione
continua.
surgettiva
equindi,
E essendoparalindelöfiano,
per la prop.8, Et
è para- lindelöfiano equindi
per la prop. 5 è unospazio
di Lindelòf.Consegue :
PROP. 15. - Se E è
prodotto di
unafamiglia di spazii
metriz-t EI
zabili,
leseguenti proposizioni
sonoequivalenti:
a)
- E èparalindelöfiano (def. 2), b)
-ogni Et
ha basenumerabile.
c)
- Everifica
laproprietà
della catena numerabile(def. 4).
DIM.
a) implica b). Consegue
dalla prop. 14 e dal fatto cheogni spazio
metrizzabile di Lindelóf ha base numerabile.
-
b) implica c). È
stato stabilito da SPILRAJN[7].
c) implica a). Consegue
dalla prop. 13.-
BIBLIOGIRAFIA
[1] AQUARO, G.: Ricovrimenti aperti e strutture uniformi sopra uno spazio topologico : Annali
di Mat, pura ed appl. (IV), tomo XLVII (1959) pp. 310-390
[2]
» : Completamenti di spazii uniformi ; Annali di Mat. pura ed appl. (IV) vol.LVI, pp. 87-98.
[3] » : Ancora intorno a completamenti di spazii uniformi, Annali di Mat. pura ed
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[4]
GILLMAN, L. e JERISON, M. : Rings of continuons functions ; Van Nostrand, New York (1960).[5]
MORITA, K.: Star finite coverings and the star-finite property; Math. Japonicae, vol. 1,n. 2 (1948) pp. 60-68.
[6]
SHIROTA, T.: A class of topological spaces; Osaka Math. Journ. vol. 4, (1952) pp. 23-40.[7]
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