R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
G. G EYMONAT P. G RISVARD
Alcuni risultati di teoria spettrale per i problemi ai limiti lineari ellittici
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 38 (1967), p. 121-173
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DI TEORIA SPETTRALE PER I PROBLEMI AI LIMITI LINEARI ELLITTICI
G. GEYMONAT
*)
e P. GRISVARD*)
Introduzione.
Nell’aperto
limitato Q c1Rn
di frontiera .r sufficientemente re-golare
si consideri ilproblema
lineare ai limiti ellitticodove su
A, B~ }~ 1 , S~
si faccianoopportune ipotesi
di ellitticità edi
regolarità (v.
n.2).
In
questo
lavoro vengono date alcuneproprietà
di teoriaspet-
trale relative a tale
problema.
Si consideri a tal finel’operatore Ap,k
non limitato in
(Q)2
1~ ~ C + oo, k
intero ~ 0 di do-minio D
(Ap,k)
=u
E(Q); Bju = o i
=1, ... ~
m suF)
de-finito da
Lavoro svolto nell’ambito dell’attività dei gruppi di ricerca matematici del
Consiglio Nazionale delle Ricerche.
~‘) Indirizzo degli AA. Istituto Matematico, Univerità, Pavia, Département
de Mathématiques, Université Mohammed V, Rabat.
Si dimostra innanzitutto che lo
spettro
di taleoperatore
è di-screto senza
punti
di accumulazione al finito ovvero è tutto ilpiano complesso.
Si pone
quindi
ilproblema
di dare condizioni sufficientiperchè
lo
spettro
sia discreto.Agmon [1]
sottol’ipotesi supplementare
cheil sistema
B~ ~~
1 sia normale secondoAronszajn-Milgram [7] (e
cioèsia mj per
i =~= j, 2m 1,
la frontiera T sia non caratte- ristica perogni operatore Bj, j
=1, ... , m)
ha dato per 11J +
C>0 una condizione sufficienteperchè
lospettro
sia discreto.Agranovich-
Vishik
[6]
hanno studiato il caso p = 2 edhanno,
tral’altro,
dimo-strato con tecnica
completamente diversa,
che la condizione data daAgmon
è sufficienteperchè
lospettro
sia discreto per sistemi(B, !n
di condizioni ai limiti
più generali,
anche non normali.In
questo
lavoro viene adattata una idea diAgmon-Nirenberg (che
è alla base della dimostrazione dei risultati di[1])
ad una di-suguaglianza
« duale deltipo
di Peetre[181.
In
questo
modo si dimostra che la condizione diAgmon
è suf-ficiente
perchè
lospettro
sia discreto per 1+
oo anche nelcaso di un sistema
B, }~1
ditipo generale (purché
l’ordine diBj
sia C 2m -
1).
I risultati ottenuti da
Agmon [1],
sottol’ipotesi
che il sistemaf Bj
1 sianormale,
concernenti lacompletezza degli
autovettori ge- neralizzati sono estesi al caso di sistemi ditipo generale
ed anzisono
inquadrati
nel n. 1 in un ambitopiù generale
dioperatori
adindice non limitati
negli spazi
di Banach.I risultati ottenuti vengono estesi ad una classe di
problemi
ai limiti per sistemi ellittici secondo
Petrowsky
di ordine ~O conoperatori
ai limiti ditipo generale (purchè
di ordinee-l)
otte-nendo cos una
generalizzazione
alcaso p #
2 di alcuni risultati diAgranovich-Vishik [6].
In
questo
lavoro viene anche studiato ilproblema
delrapporto
fra l’indice del
problema (I)
equello dell’operatore Ap,k
ottenendouna formula che estende un risultato di
Seeley [19]
e chepuò
essereinquadrata
in un ambitogenerale (v.
n.1,
teor.1.1).
n. 1.
A.lcune proprietà degli operatori
adindice.
1. Un
operatore
lineare T dellospazio
vettoriale(sul
corpocomplesso)
E nellospazio
vettoriale(su G)
F è dettooperatore
adindice se dim Ker
(T) +
oo e dim Coker(T ) (= codimp
Im(T )
== dim
(F/Im (T ))) +
oo ; l’ indice è allora per definizione X(T )
== dim Ker
(T ) -
dim Coker(T ) +
oo .Il
seguente
risultato di caratteregenerale
contiene come casoparticolare
un risultato diSeeley [19].
TEOREMA 1.1. Siano
E, F,
Gspazi
vettoriali su.t,
sia A : e- Aeu n
operatore
lineare di E inF,
B : e - Be unoperatore
lineare di E in G e sia T : e -(Ae, Be) l’operatore
lineare di E in F X Gsia
infine Ao
la restrizione di A a Ker(B).
Condizione necessaria e
sufficiente perchè codimFXG
Im( T ) -]-
00è che sia
codimp
Im(A0), codimG
Im(B) +
oo .Se
codimvx (i
Im(T ) -+--
00 allora vale laseguente formula
DIMOSTRAZIONE. Sia H un
supplementare algebrico
di Ker(B)
in
E ;
allora B è un isomorfismo di g su Im(B) ;
sia B-1 l’isomor-fismo inverso e sia R una
applicazione
lineare di G in E che pro-lunga B-1 ;
risultaquindi
coincidente con l’identità su Im(B).
Proviamo innanzitutto ch e
Infatti se
( f, g)
E Im( T )
allora esiste e E Econ
~
~,
equindi
g E Im
(B)
edunque posto eo
=Rg
ed e, = e - eo si hae
quindi f - AR9
E Im(Ao).
risulta
e
dunque ( f, g) E Im ( T ).
Indicati con
F*,
(~~ i dualialgebrici
diF,
G1)
si considerino iseguenti spazi
vettoriali :Sia ora P
l’applicazione
lineare diIm (T)’
in F* definita daè facile verificare :
ii)
Im(P)
c Im infatti se u E Im(P )
allora esistev E G*
con (Ae, 1¿ )F, F* -~- ~ Be, v ~ G,
~~ = 0 perogni
e E E equindi
perogni
e E E con Be = 0
risulta Ae,
u>F, F*
= 0 edunque u
E Im(Ao)1 ; iii)
se u E Im(Ao)1
allora(u,
- tR otAu)
E Im(T)12) ;
infatti sei) Si indicheranno con
f, u>F, F* e g, v>G, G*
le forme bilineari canoni-che sn
’ ’
2) Con notazione abituale
t...4,
risptR,
è la applicazione lineare trasposta di~, risp. di R, definita da
~e, u)F (g, e*)E
EJ~dove al solito E~ è il duale algebrico di E
e~ ~E, E~
è la forma bilineare canonica su E x E*.’
~ ~F, F~
= 0 perogni
e E Ker(B)
alloraper
ogni
e E Epoiehè e
RBe E Ker(B).
Da
ii)
ediii)
seguedunque
e
quindi poichè
si harisulta
da cui segue la tesi del teorema.
C.V.D.
Siccome sotto le
ipotesi
del teor. 1.1 è ovviamenteKer (T )
== Ker
(Ao)
si ha ilseguente
risultato.COROLLARIO. ~Sotto le
ipotesi
del teorema1.1,
condizione neces-sariac e
sufficiente perchè
T ammetta ind ice è cheAo
ammetta indice esia dim Coker
(B) -+-
oo . Inoltre se X(T) -~-
00 vale laseguente formula
2. Siamo ora
E, F, spazi
vettorialitopologici (su d) ;
allora sihanno i
seguenti
risultati(v.
per es.Gohberg-Krein [12],
Kato[13], ...)
TEOREMA 1.2.
i)
SeE, F
sono duespazi
di F14échet e se T èlineare continuo e ad indice da E in
F,
allora Z’ è unmorfismo
stretto
3)
equindi
Im( T)
è chiusa.ii)
SianoE, F
duespazi
di.F’réchet ;
allora condizione necessa-ria e
sufficiente perchè l’operatore
T lineare e continuo da E in F ammetta indice è che T sia unmorfi-smo
stretto e cheKer (T)
e Ker(tT) 4)
siano di dimensione
finita ;
alloraiii)
Sia T : E - E unoperatore
lineare continuo e ad indice nellospazio
di BanachE ;
se S è unoperatore compatto
di E in sèallora T
+
S ammette indice ed è X(T + S)
= x(T).
In connessione con il teorema 1.2.
ii)
si ricordi ilseguente
ri-sultato di Peetre
~18 ;
lemma3].
PROPOSIZIONE 1.1. Siano
E, F,
Q’- trespazi
di Banachriflessivi
con E c F l’iniezione di E in F essendo
compatta ;
sia T un opera- tore lineare e continuo di E inG ;
allora leseguenti affermazioni
sono
equivatenti :
a)
esiste una costante C>
0 tale che perogni
x E E èB)
T èmorfismo
stretto(e quindi
Im(T)
èchiusa)
e Ker(T)
hadimensione
finita.
In connessione al teor. l .1. si ricordi il
seguente
risultato(v. [1]],
prop.
3.1 ).
PROPOSIZIONE 1.2. ~Siano
.Eo , E1
duespazi
vettorialito pologici
localmente corcvessi e
separati. Supponiamo
che sianoverificate
le se-guenti ipotesi :
3)
Morfismo stretto = omorfismo nel senso di Banach.4) Con tT si indica l’applicazione lineare e continua trasposta di T.
i) El
è denso inEo
e l’iniezionecanonica j
diEi
inEo
ècontinua ;
ii) Ai
è unsottospazio
chiuso diEi,
i =0, 1 ;
Allora :
a)
risultacodimE0 A0
=
codim.E@ A 1 ;
B)
se codimensionefinita
risultacodimE1 A1 -
=
codimE0 Ao .
3. Siano
E,
Fspazi
diBanach,
sia T unoperatore
lineare nonlimitato di E in F con dominio
D (T)c E
e sia T chiuso.Si dice che T è un
operatore
ad indice se Im(T)
è chiusa in Fe se dim
Ker (T), codimF
Im(T) C +
oo ; l’indice di T èallora,
perdefinizione, x (T)
= dim Ker(T)
-codimp
Im(T).
Introdotta in D
(T)
la norma delgrafico
è facile verificare che
rispetto
a tale normaD (T)
è unospazio
diBanach ;
T risulta unoperatore
lineare e continuo da D(T)
munitodi tale norma in
.F ;
se T ammette indice comeoperatore
non li-mitato,
ammette anche indice comeoperatore
continuo da D(T) (mu-
nito della norma del
grafico)
in I’ e l’indice è ovviamente lo stesso.Per le
principali proprietà
dell’indice di ’1’ si- veda ad es.Gohberg-
Krein
[12],
Kato[13],...
4. Sia T un
operatore
lineare non limitato di L in sè di do- minioD (T) c E
e sia T chiuso. Si indica cone (1’)
l’insieme risol-vente di T e cioè l’insieme dei A E
(t
tali che .R(A ; T)
=( -
T+
AI ) -1
esiste ed è unoperatore
lineare e continuo da .E in sè e valeSi indica
poi o (’1’)
lospettro
di T e cioè ilcomplementare
die
(T)
inG.
I
seguenti
risultati si riallacciano aproprietà
dimostrate inAgmon [1], [2], Gohberg-Krein [12], Taylor [21],
Dunford-Schwartz[lOJ, ...
PROPOSIZIONE 1.3. Sia I’ un
operatore
non limitato di E in sècon dominio
D (T)c E
e sia T chiuso e ad indice. Sia inoltre l’inie- zione di D(T),
munito della norma delgrafico,
in Ecompatta.
Attora :i )
oppure a(T)
è z~n insieme discreto senzapunti
diaccumulazione al
finito ;
ii)
condizionenecessaria,
ma nonsufficiente, perchè
e(T) =F ø
è che sia
x (T) = 0.
DIMOSTRAZIONE. Risulta ovviamente e
(T)
_{Â.
EC ;
ker (- T+ + (oi,
Im( -
T+
Â.I) = E)
equindi
allorax (- T -~- ~, I ) = U.
Siccome T è continuo daD ( Z’),
munito delllanorma del
grafico,
in E e siccome l’iniezione di D(T)
munito dellanorma del
grafico,
in E è peripotesi compatta
siottiene,
per il teor. 1.2.iii), z (- T + À I) = z (1’)
edunque
condizione necessariaperché
sia Q(T) #
0è X (T)
= 0. Tale condizione non èperò
suffi-ciente come ha dimostrato
Seeley [19]
costruendo unesempio
in cuiè X (T)
= 0 marisulta é (T)
= 0.Sia ora e
(T) =~= 0 ;
se ,uo E ~o(T)
allora R1’)
è unoperatore
lineare e continuo da E su
D (T )
equindi poichè
l’iniezione di D(1’)
in E è
compatta
risulta R(iuo ; T)
unoperatore compatto
di E insè che verrà indicato con S.
Volendo risolvere
l’equazione
si ottiene u = R
(poi ; T)f + (po
-Ä)
R(,uo ; 1’) u
equindi posto (Po;
T)
_ ~S si deve risolverel’equazione
Se e solo se
(po
-À)-~
E e(8)
taleequazione
ammette la soluzionee
quindi
risultae per
Siccome ~S è un
operatore compatto
di E insè,
lospettro
di ~S èdiscreto,
limitato e 0 è il solopunto
di accumulazionepossibile ;
diconseguenza lo
spettro
di T è discreto senzapunti
di accumulazione al finito.C.V.D.
COROLLARIO. Se
~O (T ) ~
0 alloraogni Âo
E a(T )
è unpolo
diordine
finito di
R(À ; T ).
Basta
applicare
risultati noti di analisi funzionale(v.
per es.Taylor [21]
cap.5, §.
5.8 pag.313).
Si consideri ora
l’operatore
Tn di E in sè di dominio(x
EE ;
x,Tx ,
... , T n-1 x E D(T)) ;
si dicono autovettorigeneralizzati,
od anche solo
autovettori,
di Tcorrispondenti
all’autovalorelo gli
x E .E 0 tali che esiste un n intero ~ 1 per cui
Se
~o (T ) ~ Q~
alloraogni
è unpolo
di ordine m(~,o)
di
R (Â.; T)
edinoltre,
come è noto(v.
per es.Taylor [21]
cap. 5§ 5.8)
risultaConsiderato allora il
sottospazio
di Egenerato
daed indicato tale
spazio
con sp( T)
si pone in maniera naturale ilproblema
di dare condizioni sufficientiperché
siasp (T) = E.
L’operatore
8 = R(,uo ; T)
=(,uo
I -T )-1 ,
introdotto nel corsodella dimostrazione della prop.
1.3, è
unoperatore compatto
di Ein sè ed i
punti
isolati03BCk
Eo(S) (con # 0)
sonosingolarità polari
-
=
1 è
di R
(A ; S)
edinoltre Ak
E a(T) )
se e solo se 1Ak è un auto- 0valore di S.
Si ha la relazione
seguente :
infatti ri sulta
e
quindi
la(1.3)
è verificata.Siccome
(,uo I -
e(Âk I - T)
commutano(come
si vedefacilmente)
dalla(1.3)
si ricava la relazionee
quindi
q; E E è un autovettoregeneralizzato
di T se e solo se cp èun autovettore
generalizzato dell’operatore ~S,
per cuiPer lo studio di sp
(S)
si ha innanzitutto ilseguente
risultatoanalogo
al th. 29 pag. 1115 di Dunford-Schwartz[10]
ed al th. 3.2 pag. 128 diAgmon [1].
L’operatore
S oltre alleipotesi precedenti verifichi
leseguenti
condizioni :(i)
esiste una successione di numeripositivi
0 tali cheR
(,u ; S )
esiste ovunque su ~i =
oz ed inoltrecon q numero reale
fissato
con 0 q-f-
oo ;(ii)
esistono deiraggi
1’8 =(A
Eé ;
arg A =0s ) ,
s=1, 2,
9... 1~che dividono il
piano complesso
inangoli
diampiezza 2T
tali chei
q
A E rs e
I li | > L o pp ortuno implica 1.1. - e
LO(8) )
e laseguente
mag-giorazione
per s =
1, 2,
... , k con N intero ~ 0fissato.
Allora 1m
(~S N) c
sp(S ) 5).
DIMOSTRAZIONE. Passando ai
polari
è sufficiente verificare che sp(8)0
c Im(8 Y)0 ;
basta anzi provare che sef’~
E E’6)
verificaper
ogni g
E E autovettoregeneralizzato di S,
allora risultaSi ammetta
provvisoriamente
ilseguente
lemma.conclusioni potendo a priori essere strette.
6) Se E è uno spazio di Banach con E’ si indica il suo duale forte.
autovettore
generalizzato
di8,
perogni f
E E lafunzione
è analitica in tutto il
piano complesso
ed inoltre è valido ilseguente sviluppo
in seriePer provare
dunque
perogni f E È
è suffi-ciente verificare in tutto il
piano complesso
lamaggiorazione
Per le
ipotesi (i)
ed(ii)
sipuò applicare
il teorema diPhragmén-
Lindelöf
7)
alleregioni {1’E (t ;
r = ,uoÀ ; I r ] à L, 98
arg A0s-1}
s =
1, ..., k -
1 ed allora si ha intutto
lamaggiorazione
voluta.C.V.D.
DIMOSTRAZIONE DEL LEMMA 1.1. /S’ è una trasformazione com-
patta
da E in sè equindi
per risultadunque
perper
cui F (A)
è continuaper A
_ ,u~ ed anzi è analitica per7)
Vedere per es. Titehmarsh[22]
pag. 177. Dnnford-Schwartz[10]
pag. 1115.Sempre
per lacompattezza
di S la risolvente è analitica~ 1
per
E
fl03BC0 (8)
ed hasingolarità polari
per -k
- e perAk
O
C 8
ammette losviluppo
di Laurentdove
gli operatori A,, , Bv
sono lineari e continui da E in sè e com-mutano con-
(si
osservi che b b(~c~)
è>
0 perogni k
ed m = ~~zè
+
oo perogni k).
Risulta
dunque
q RPo 8
/ analitica per pogni A
g EC
conÅ.
# Ak
edinoltre, per A = Å.k ,
, hasingolarità (isolate)
ÌPO
- AÌ )
polari
ed ammette per0 |A
-(8 = B (Àk) >
0 perogni k)
lo
sviluppo
di Laurent:Osserviamo = -
quindi
da cui
dove Rs (~,)
è una funzione analitica per 0--- 1 A C
E-Si ricava allora
per |A - Ak C # Ak :
con
R, (~)
funzione analitica per 0~ ~ ~, - ~k C
E.È
facile verificare che seBv q #
0 per 99 E E alloraB,, p
è unautovettore
generalizzato
di S relativo all’autovalorejÉk 8)
equindi
8) Si osservi che da (1.8) risulta
e quindi
si ha perciò
e quindi 4= 0 allora
B,, 9
è un autovettore generalizzato di ,S relativo al- l’autovaloreper la
(1.6)
risulta per p =1, ... ,
infe
dunque A= Ak
è unasingolarità apparente
diI’ (~,)
che èperciò
una funzione analitica intera
rappresentabile
perogni A
EC
con laformula
(1.7)
oppure conOSSERVAZIONE. Se E è uno
spazio
di Hilbert e se R(,u ; S)
èun
operatore compatto
di classeC, (per
la cui def. v. per es. Dun- ford-Schwartz[10]
cap.XI § 9)
allora dall’ipotesi (ii)
si ricavasp
(~S )
n 1m(SN).
Tuttavia nelleapplicazioni
al leequazioni
a derivateparziali
è difficile provare che R(,u ; ~S )
è unoperatore
di classeCp . Agmon [1]
th. A. 1.1’ ha dimostrato unamaggiorazione
deltipo (i) ;
usandopoi
unamaggiorazione
deltipo (ii)
da luiprovata
sempre in
[1], egli
ottiene teoremi dicompletezza degli
autovettorigeneralizzati
con unragionamento
alquale quello
sopra fatto siispira.
Si
può
ora dimostrare ilseguente
teorema.TEOREMA. 1.3. Sia T un
operatore
chiuso non limitato nellospazio
di BanachE,
di dominioD ( T )
denso in E. L’iniezione di D( T ),
munito della norma delgra, fico,
in E siacompatta ;
sia X(T)
= 0e sia e
(T ) #
ø ; sia ,uo E e(T )
e sia S = R(03BC0 ; T ).
Risultino inoltreverificate
le condizione :(a)
esiste una successione di numeripositivi
oi ~0,
i=1, 2,
...tali che R
(,u ; S )
esiste ovunque sui =
ei ed inoltrecon q numero reale
fissato
con 0 q-~-
oo ;esistono dei
raggi
;’8 =(A
E(I;
arg À =0,)
s =1, 2,
... , 2k
+
oo che dividono ilpiano complesso
inangoli
diampiezza R
q
e tali che À
E;’8 opportuno implica
~ E ~o(T)
e lamaggio-
razione
per s =
1, 2, ... ,
k con N intero ~ - 2fissato.
Allora sp
(T)
= E.DIMOSTRAZIONE. Siccome è densa in E per la continuità di S è anche Im
(Sn)
densa in E perogni n
> 2. Usandopoi
la relazionesi ricava dalla
(1.10)
la(1.5)
e per la prop. 1.4 si ha l’asserto.C. V. D.
n. 2.
Problem i
ai limitiellittici.
1. Sia G un
aperto,
eventualmente nonlimitato,
di(n
~2)
di frontiera ò G varietà di classe
= 09 1, ... ,
oofcssato,
G = G U a Gessendo considerato come varietà a bordo di classe Cs con bordo Con nomenclatura abituale se k = ... , E
fIn
ei k = k, + ...
·Q (G)
è lospazio
delle funzioni(a
valoricomplessi)
indefinita- mente differenziabili con continuità asupporto compatto
in G.( G)
per 1p C + oo, h
=0, 1, ... ,
s è lospazio
delle(classi di)
funzioni dipotenza p-esima
sommabile in G con le derivateDk u, I le c h,
intese nel senso delle distribuzioni suG,
normato daper
0 ~ h C 1, 1
è lospazio
tali che sia finita la
quantità
normato
prendendo
come norma la radicep-esima
di essa.Per h
reale,
1C h
s, detta[h]
laparte
interadi h, h
=+
a, 1C ~ [ +
oo, è lospazio
delle u E tali cheDk u E
( G) per I k
=[h],
normato daDetta
poi
la chiusura di in(G)
si definisce infine per 1C
p+ oo, h reale,
0Gli stessi
spazi
possono essere naturalmente definiti inRn
in modoanalogo
equindi
per carte locali si possono definiregli spazi
(v.
per es.Lions-Magenes [14~, ...).
Indicato con
(1Rfl)
lospazio
delle ~t EW -h’
p(’/~’L)
consupp (u) c G 9)
munito della norma indotta da W-h, p(1Rn)
sipuò
dimostrare
(v.
per es.Magenes-Stampacchia [17], ... )
cheInoltre data
f E
11T h. p(G)
e detto I’ un suo arbitrarioprolungamento
9) Se il E
(1Rn)
si indica per comodità sempre con u la distribuzioneG
-
definita in la restrizione di tale distribuzione a G.
in
Wh>P
si definisceponendo
sulta dalla definizione data
Si indica con W h, °°
(G), h
=O, 1, ... , s
lospazio
delle u E L°°insieme con tutte le derivate di ordine ~ h munito della norma
abituale
In modo
analogo
si definisce e per carte locali-
Si indica con Ch
( G), h
=0, 1, ... ,
s lospazio
delle funzioni con-tinue e limitate in G con le derivate
parziali
di ordine si ot- tiene unospazio
di Banachquando
si definisce la normaIn maniera
analoga
si definisceOh (a G).
Nel caso in cui G sia un
aperto
timitato di si scriveràsempre
invece diG,
e h invece di a G.2. Sia G un
aperto (eventualmente
nonlimitato)
di(n
~2)
di frontiera a G varietà di dimensione n - 1 sufficientemente rego-
lare ;
considerato come varietà a bordo sufficiente- menteregolare
con bordo a G. Leipotesi
diregolarità
verranno pre-cisate
più
avanti(v. ipotesi (IV ; a)).
Si consideri in C~
l’operatore
differenziale linearea coefficienti a,
(a
valoricomplessi)
sufficientementeregolari (v.
ipotesi (v ; a))
diparte principale
Si facciano
sull’operatore
A leseguenti ipotesi.
(I) (IPOTESI
DIELLITTICITÀ).
Perogni
x E 1risulta
(II) (IPOTESI
DIELLITTIOITÀ. PR.OPR,IA).
Perogni
x Ea G,
perogni E
E1R: tangente
aa G
in x, perogni
v E1R:
normale aa G (in-
terna a
G)
in x, ilpolinomio,
in z E(t,
A°(x ; E + zv)
ha m radicizk (x ; ~, v) k
=1,
... , m, conparte immaginaria positiva
ed m radicizk (x ; ~, v),
k =1,
... , m, conparte immaginaria negativa.
Come è noto
(v.
per es.[3], ...)
se n ~ 3l’ipotesi (II)
è conse-guenza
dell’ipotesi (I).
Si consideri su
a G
lafamiglia
dioperatori
differenziali linearia coefficienti
(a
valoricomplessi)
sufficientementeregolari (v. ipotesi
il) Si intende che per u « regolari » tali operatori sono definiti da
e per u E
W h’p (G)
mediante opportuni « teoremi di tracce ».(VI ; a))
definiti su .r conparte principale
Si faccia
sugli operatori Bj
laseguente ipotesi.
(111) (CONDIZIONE COMPLEMENTARE).
Perogni
x Ea G,
perogni E
Etangente
a in x, perogni
v E1R:
normale ac(in-
terna a
G)
in x, ipolinomio
in z Ee, BJ (x ; E + tv), j
=1,
... , m sonolinearmente
indipendenti
moduloPer a =
0, 1,
... , oo fissato si considerino leseguenti ipotesi
diregolarità
(IV ; a)
G è unaperto
di1Rn (n
~2)
difrontiera aG
varietàdi dimensione n-1 di ctasse con
li = max (2m,
mi-~-1, ... , mm + 1) ; G
= G UaG
è considerata come varietà di classe abordo,
2 conbordo
a G.
Grazie alle
ipotesi
diregolarità ( V ;
a) e(VI ; a)
è facile veri- ficare che se x E K con Kcompatto
di G(nel
caso di Glimitato,
si
può
assumere g= G)
allora :(i)
esistono due circuitifissi y+
e y limitati ecompleta-
mente contenuti nei
semipiani
Im z>
0 ed 0 che racchiudono le radici~k (x ; ~, v)
e(x ; ~, v)
al variare di x EK ;
(ii) posto
ste 4
>
0 tale che perogni
x E g f1 risulta3. Sotto le
ipotesi (I), (II), (111), (IV ; a), ( V ; a)
e(VI; a)
cona = ... , oo
fissato
si consideri per p E] 1, +
oo[
eper k
-=
09 19
... , a12)
fissatil’operatore
lineare e continuo da
t se k = 0 si scrive
Tp
e nonTp. o). Agmon-Douglis-Nirenberg [3],
Browder
[8]
hanno dimostrato ilseguente
risultatoTEOREMA 2.1. Siano
verificate (I), (11), (111), (IV ; a), (v ; a)
e(YI ; a)
con a =0, 1,
... , oo ,fissato.
Allora perogni compatto
K c(~,
per
ogni p
E ~] 1, +
oo[
e per k =0, 1,
... , a12)
esiste una costanteC = C
(K,
p,k)
tale che perogni
u E( G)
asupporto compatto
contenuto in K vale la
maggiorazione
Considerato
l’operatore t2 p
esso è lineare e continuo daPeetre
[18]
ha dimo-strato per tale
operatore
ilseguente
risultato.TEOREMA 2.2. Siano
verificate le ipotesi (I), (II), (111), (IV ; a) (V ; a)
e(VI ; a)
con a =0, 1,
... , oo,fissato.
Allora perogni co,mpatto
esiste una
costante
Ci
=°1 (K, e)
tale che perogni
a
supporto compatto
contenuto in K X(8G
f1K)
x... X(a G n ~f )
valela
maggiorazione
4. Nel caso in cui G sia un
aperto
limitato diRn
che allora si indicheràcon il,
l’iniezione di in e disono
compatte
perogni
c>
0 equindi
dallaproposizione
1.1 siricava che dim Ker
(Tp, k) +
oo, dim Ker(tT2) +
oo ; dal teorema 1.2ii)
seguepoi
che+
00.13) Se a = oo allora e può essere un qualsiasi numero reale ~ 0
Nel caso di a =
1, 2, ... ,
oo seguepoi
dai teoremi diregolariz-
zazione di
[3]
che see
quindi
risulta inparticolare
Ker(Tp, k) indipendente
dak ; appli-
cando
poi
le inclusioni di Sobolev si prova con ilragionamento
di[11] (dim.
del corollario1.1,
pag.214)
che nondipende
né
da p
E] 1 ~ +
oo[ né da k
=0, 1 ~ ... ,
a12). Sempre
nel caso dia =
1, 2,
... , ooapplicando
i risultati diregolarizzazione all’operatore ll’2
sipuò
provare(v.
per es.[18], [11], ...)
che1"2,k
ammette indiceper k
=0, 1, ... ,
a12)
e tale indice nondipende
da k =0, 1, ... ~
a12).
È
stato inoltreprovato
ilseguente
teorema(v.
per es.[111, [20], [23].)
TEOREMA 2.3. Siano
verifzcate le ipotesi (1), (11), (111), (IV~ ; a), ( V ; a)
e(VI ; a) 1, ... ,
oofcssato
e sia G = S~ limitato.A llora
l’operatore Tp,k
ammette indice X(Tp,k)
perogni
p E1, +
oo[,
k =
U, 1,
... , a12) ;
sepoi
a =1, 2, ... ,
oo allora l’indice nondipende né da p
E] 1, +
oo[
né da k =0, 1 ~ ... ,
a12).
Le dimostrazioni date di tale teorema per
p ~
2 si basano sullacostruzione di una
opportuna
«parametrix »
per provare che Im(Tp,k)
ha codimensione
finita ;
la costruzione di taleparametrix
è semprepiuttosto
laboriosa. Parequindi
utileriportare qui
unadimostrazione,
che sembra nuova, di
questo
teorema nel caso in cui sia a =1, ... ,
o0fissato
e che non fa uso della« parametrig
», ma invece utilizza il risultato di Peetre[18]
e le immersioni di Sobolev.Per la dimostrazione è utile il
seguente
lemma.LEMMA 2.1. Siano
verificate
leipotesi
del teor. 2.3. con a =per un certo k* =
0, 1,
... , a12)
Im(Tp, k~)
ha codimensionefinita
inEp,
k*, allora Im( Tp, k )
ha codimensionefinita
inEp,
k perogni
k =0, 1,
... , a12)
e 9-risultaDIMOSTRAZIONE. Sia 0 c Ic
k*;
siapplichi
la prop. 1.2 assu- mendoEo
=Ep~
k ,El
=Ao =
Im(Tp, k), Al
= 1m(Tp, k*).
Siak* k;
siapplichi
la prop. 1.2 assumendoAo
= Im(Tp, k~)~ A1
= Im(Tp, k).
Si osservi che inogni
caso leipotesi
di tale prop. 1. 2 sono verificate
grazie
ai risultati diregolarizzazione
di
[3]
sopra ricordati.C. V. D.
DIMOSTRAZIONE DEL TEOR 2.3
(nel
caso a =1, 2, ... ,
oo fis-sato).
Perquanto
osservato inprecedenza
basta provare che Im( Tp, k)
nondipende
da p EJ 1, +
oo[
e da k =0,1,
... , a12) perchè
allora si hacodimEp, k
Im(Tp, k)
=codimE2, o
Im(T2, o) +
o0e l’esistenza dell’indice finito sarà
provata.
’ ’
Sia k intero
> 1 fissato
’ siapoi
p fissato in modo che1 c
2P 2 -t- 2013 .
Grazie al teorema di Sobolev risulta cjE72
k-1p 2
+
n
’ ’
algebricamente
etopologicamente. Applichiamo
la prop. 1.2 assumendoEo = .E2, .E1
= = Im( T2, k-~), A 1
= Im(Tp, k).
Leipotesi (i)
ed(ii)
della prop. 1. 2 sono verificate in modo evidente. Si hannopoi
le inclusionialgebriche
etopologiche
e inoltre per i teoremi di
regolarizzazione
di[3]
èrisulta
quindi
e
quindi
anchel’ipotesi (iii)
della prop. 1.2 è verificata. Si ottienedunque applicando
anche il lemma 2.1 e il risultato di Peetre[18j J
sopra ricordato
Se
oi
p si fissa p in modo che1
--2013 , 1
allora per2 n p 2
applicare
la prop. 1.2 basta assumere_E, = E2, k Ao
= Im(Tp, k-,), A 1
= Im( T2, k)
eripetere
ilragionamento
fattosopra.
Procedendo in modo
analogo
sipuò
provare pertappe
successiveche per
ogni p
E] 1, +
oo[
perogni k
=0, 1, ... ,
a12)
è5. Grazie ad un teorema di esistenza locale
(v.
ad es.[11 n.
3dove da tale risultato si deduce il teorema
2.3)
dalla prop. 1.1 ap-plicata all’operatore tTp
si ricava senza difficoltà ilseguente
risultatoTEOREMA 2.4. Siano
verificate le ipotesi (I), (Il), (111), (IV ; a), (V ; a)
e(VI ; a)
con a =0, 1, ... ,
oofissato. Attora per ogni compatto
esiste una eostante
a
supporto compatto
contenuto invale la
maggiorazione
6. Siano verificate le
ipotesi (1), (11), (111), (IV ; a), (V ; a)
e( VI ; a)
con a -0, 1, ... ,
,00 fissato e sia G _ Dlinaitato ;
si consi-deri
l’operatore Ap, k
non limitato di TV(S2)
in sè di dominio definito daTale
operatore
viene detto la realizzazione di A sotto le condi- zioni ai limiti(v. Agmon [1],
Browder[8], ...).
Applicando
il teor. 1.1 risulta immediatamente dal teor. 2.3 ilseguente
risultato.TEOR. 2.5. Siano
verificate le ipotesi (I), (II), (III), (IV; a), (V; a)
e
(VI; a)
con a =0, 1, ... ,
oofissato
e sia G = Q limitato.L’opera-
tore
Ap,
k èchiuso,
haimmagine chiusa, verifica
Ker(Ap, k)
= Ker(Tp, k)
ed ammette indice
,finito legato
a X(Tp, k)
dalla(1.4).
Se inoltrea
= 19 2~
... , 00fissato
e nondipendono
né dapE]1, [
Grazie alle
maggiorazioni
apriori (2.1)
risulta suD (Ap, k)
lanorma del
grafico equivalente
aquella
indotta da equindi
l’iniezione diD (Ap, k)
incompatta.
Applicando
allora la prop. 1.3 ed il teor. 2.5 siottengono
in-nanzitutto i
seguenti primi
risultati di teoriaspettrale
perl’opera-
tore
Ap,k .
PROPOSIZIONE 2.1. Siano
verificate
leipotesi (I), (II), (III), (IV ; a) (V ;
a) e(VI ; a)
con a =O, 1,
... , 9 oofissato
e sia Q limitato.A llora :
(i)
a(Ap, k) _ ~
oppure a è discreto senzapunti
di accu-mulazzone al
fcnito ;
(ii)
eondizionenecessaria,
ma nonsufficiente, perchè
e(Ap, k ) #
0è che
0 ;
se inoltre=~=
øogni
èun
polo di
ordine,finito
di R(l ; Ap,k).
Se a =
1, 2,
... , oofissato
allora a(Ap, k)
nondipende
né da[ né da k=0,1,...,a~2).
In virtù di
questa proposizione
ci sipuò
limitare astudiare,
per
quanto riguarda
leproprietà
dellospettro,
il caso in cui sia k = 0(si
scriverà alloraAp
e nonAp, o ).
Per verificare che per un
~,o
fissato risulta Ker(Ap - lo I)
=(0)
è ovviamente sufficiente verificare che esiste una costante C
(20) >
O tale che perogni u
E D(Ap)
siaSiccome
però
interessa anche studiare lacompletezza degli
auto-vettori
generalizzati (nel
senso del teor.1.3)
è utile stabilire un ri- sultatopiù generale
in cui siprovi
che C(~.o)
=O Ao
che talemaggiorazione
vale perogni Ao
di modulo abbastanzagrande
conarg
Ao
_-- 9(tale
risultato verràprovato
nel n. 3 con il teor.3.1 ).
Considerato
l’operatore E: u - {u ; 0,
... ,0)
lineare e continuoper provare che è sufficiente provare che
e
quindi
è sufficiente provare chePer stabilire
quest’ultimo
fatto basta verificare laseguente maggio-
razione a
priori
pered anzi basta verificare tale
maggiorazione
per g1 = ... =0 ;
la(2.5)
nel casogenerale
assicura infatti che Ker(tl)
-Ao tE)
=JOJ I
e
quindi
cheTp - Ao Ep è
suriettiva.Nel successivo n. 3 verrà dimostrata
(teor. 3.2)
unamaggiora-
zione del
tipo (2.5) applicando
ad unamaggiorazione
deltipo (2.3)
una idea di
Agmon-Nirenberg già
usata daAgmon [1]
per ottenereda una