A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
G UIDO A SCOLI
Sulle minime maggioranti concave e l’analisi delle funzioni continue
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 2
esérie, tome 4, n
o3 (1935), p. 251-266
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E L’ANALISI DELLE FUNZIONI CONTINUE
di GUIDO ASCOLI(Milano).
§
1. - Introduzione.1. - In una Memoria
(1),
recentemente uscitanegli
« Annali della R. ScuolaNormale
Superiore
diPisa »,
ho dimostrato il teoremaseguente:
« La funzione
f(x) sia
limitata in al-I b e siaf(x)
il limitesuperiore
della fla funzione
f(x) potrà
dirsi la minimamaggiorante
non decrescente di Sipuò
formare una successionef,~(x)
definita dalle formuleCondizione necessaria e sufficiente affinchè si abbia
e
valga quindi
losviluppo
è che la
f(x)
abbia alpiù
discontinuità di laspecie.
Condizione necessaria e sufficiente affinchè lo
sviluppo (A)
sia assolutamenteconvergente
è che laf(x)
sia a variazione limitata. In tal caso, associando nellosviluppo
i termini diposto pari
equelli
diposto dispari
si ottiene perf(x)
ladecomposizione
canonicadi JORDAN ;
si ha cioèavendo indicato con
Pf(x), Nf(x)
levariazioni, positiva
enegativa,
della f in ».Assai simili sono ~
argomento,
il metodo e i risultati delpresente lavoro ;
sitratta infatti di un
algoritmo
formalmente identico aquello
sopraindicato,
salvoche,
per una data funzionef(x),
il simbolo haqui
il valore di minimagiorante
concava e continua(la
concavità essendo intesa nel senso di JENSEN(2),
(1) Sopra un nuovo algoritmo per la rappresentazione delle funzioni di variabile reale.
(Annali della R. Scuola Normale Superiore di Pisa, s. II, vol. 111, 1934, pp. 243-254). Richia-
meremo in seguito con (M) questa Memoria.
(2)
Cfr. JENSEN (J. L. W. V.): Sur les fonctions con1Jèxes et les ent7,e les 2,aleurs moyennes. (Aeta Mathem., 30, 1906, pp. 175-193).Annali della Scuola Norm. Pisa. 17
cioè come concavità verso il
basso);
caso che ègeometricamente più espressivo
del
precedente
e che sipresta
facilmente ad una estensione alle funzioni dipiù
variabili. Si pone anche
qui
laquestione
della validità dellosviluppo corrispon-
dente ad
(A)
e che diremosviluppo (A’);
il risultato che si trova è ben sem-plice, poichè
condizione necessaria e sufficiente per la validità dello svi-luppo (A’)
è che laf(x)
sia continua.Anche le condizioni per la convergenza assoluta dello
sviluppo
sono di estremasemplicità :
occorre e basta che laf(x)
sia differenza di due funzioni concave e continue nell’intervallo. Le funzioni diquesto tipo,
che ho chiamato fun- zioni(D),
hanno molteanalogie (ed
anche relazionistrettissime)
con le funzionia variazione
limitata ;
inparticolare
sipuò
assegnare per una funzione(D)
unadecomposizione canonica,
nella differenza di dueparticolari
funzioni concave econtinue le
quali
soddisfano ad una certaproprietà
di minimo. E vale allora anchequi
il fatto notevole : associando i termini diposto pari
equelli
diposto dispari
dellosviluppo (A’)
di una funzione(D),
si ottiene perquesta precisamente
la suaccennatadecomposizione
canonica.Molto interessante appare infine un’ ultima circostanza : che
per le
fun-zione
(D)
losviluppo (A’)
risulta derivabile termine atermine,
a destra ea sinistra di
ogni punto
interno all’ intervallo.Collegati
conquesto
fatto sono altrisviluppi
notevoli uno deiquali,
peresempio,
dà il valore assoluto della differenza tra derivata destra e sinistra per laf(x),
espresso per leanaloghe
differenze per la f e lefn (3).
§
2. - La minimamaggiorante
concava e continua di una funzione limitata.2. - Conviene che accertiamo
anzitutto,
nel modo per noipiù conveniente, l’esi-
stenza di una minima
maggiorante
concava continua di una funzione limitataf(x)
definita in un intervallo chiuso
ai-ib.
Ciòpotrebbe
farsi per viageometrica,
consi-derando l’insieme definito da
e il minimo insieme convesso che lo contiene
(4).
Si riconosce che il contorno diquesto
secondo insieme è costituito da due semirettey A, y B
delle rette x= a, (3) Per le proprietà delle funzioni concave usate nel corso del lavoro, cfr., oltre lafondamentale Memoria di JENSEN già citata, anche GALVANI (L.) : Sulte funzioni convesse
di una o due variabili definite in un aggregato qualunque. (Rend. Circo Mat. di Palermo,
t. 41, 1916, pp. 103-134); CINQUINI (S.): Sopra un recente teorema di derivazione per serie del prof. Tonelli. (Rend. Ist. Lombardo, 64, 1931, pp. 695-708).
(4) Per lo sviluppo di questo concetto si veda l’estesa trattazione di BONNESEN (T.) e
FENCHEL (W.): Theorie der konvexen K,5rper. (Ergebn. d. Mathematik, 3 B., H. 1, 1934), §§ 1, 2.
x == b,
e di una linea che èl’immagine
della funzione cercata. Preferiamoqui giun-
gere al risultato per via
analitica,
ciò che riesce assaisemplice
ebreve,
imitandodel resto un noto
procedimento
di H. MINKOWSKI.Per
l’ipotesi
chef(x)
sialimitata,
esistono funzioni linearia(x) =px + q
mag-gioranti
dif(x)
in talio(x) hanno,
perogni x,
un limite inferioref(x) ;
diciamo che
f(x)
è concava e continuan al-]
b. Dimostreremo anzipiù
gene- ralmente il teoremaseguente:
Sia 2 una classe di funzioni lineari
u(x),
che in un certo intervalloai-lb
sono tutte
maggiori
di un certo numero m; il limite inferiore dei valori delle perogni
x in a è una funzione concava e continuain
a 1-1 b.
Per la
prima proprietà
basta osservare che per tre valori arbitrari ~3dell’ intervallo,
con e perogni a(x),
si hada
cui, prendendo
i limiti inferiori al variare di6(x)
in~,
Per la seconda
proprietà,
che basterebbe del resto provare per e x= b(5)r
teniamo nella
(1)
xi e X3 fissi e facciamo tendere X2 ad xi. Poichè il secondo membro tende a vediamo che i limiti di indeterminazione di per x-x, + 0 D’altraparte,
per unaqualunque cí(x)
di 2 si ha equindi
i detti limiti di indeterminazione sono E se si osserva finalmente
che,
per la definizione stessa di99 (x),
esistono valoriu(x,) prossimi quanto
si vuole asi conclude che i detti limiti coincidono con cioè che è continua a destra per
ogni
x b.Analogamente
si prova la continuità a sinistra perogni x > a.
3. - Proviamo ora che
f(x)
è la minima funzione concava continua chemaggiora f(x).
Infatti siaF(x)
una funzione concava continua tale cheF(x) ~ f(x);
per
ogni ~
interno ada’-’ b
laF(x)
ammette derivata destra finitaFd (~),
e lafunzione lineare
rappresentata
dallatangente
a destra allagrafica
diF(x) corrispondente
allaascissa ~,
èmaggiorante
diF(x)
equindi
dif(x).
Per la definizione dif(x)
èdunque
e inparticolare 6(~) ~ f(~)
cioè~’(~) ~ f(~).
Con ciò la tesi èdimostrata per
ogni x
diverso da a eb ;
perquesti
valori essa segue dalla sup-posta
continuità diF(x)
ef(x)
anchenegli
estremi dell’intervallo.(5)
Una funzione concava limitata in un intervallo è continua in ogni punto interno all’ intervallo (JENSEN).4. - La determinazione di
f(x) può compiersi
effettivamente nel modoseguente.
Nella funzione lineare teniamo
fisso p
edeterminiamo q
in modo che essasia una
6(x);
dovrà essereavendo
posto
Tra le dette è
dunque
minima lae per il calcolo di basterà servirsi delle cioè determinare il limite infe- riore di
Gp(x)
al variare di ~~ tra - 00 e + 00.5. -
Supponendo
ora inparticolare superiormente
semicontinua(o
inparti-
colare
continua)
studieremo l’insieme I deipunti
in cui èf(x) =-- f(x).
Diciamo intanto che esso non è mai vuoto
poichè
viappartengono
ipunti
a e b.Basterà provare la cosa per a, e per
questo,
essendo certamentef(a) ->-f(a),
ba-sterà provare che per
ogni
esiste unaG(x)
che assume per il va-lore
f(a) +,,,.
Si consideri infatti la funzione lineare e si cerchi di deter-
minare p
in modo che essa sia una6(x);
risulta subito la condizioneper Ora esiste un intorno di a in cui è
f(x) f(~) ~ ~,
equindi
il secondo membro della
(2)
ènegativo;
nel rimanente lo stesso secondo membro è funzionesuperiormente
semicontinua equindi superiormente limitata ;
èdunque possibile
soddisfare alla(2)
e il nostro asserto è dimostrato.Diciamo in secondo
luogo
che I è ed infatti essendo la funzionef(x) -f(~~) superiormente
semicontinua e nonpositiva,
si riconosce subito che in unpunto
di accumulazione di
punti
ove essa è nulla il suo valore nonpuò
essere nèposi-
tivo nè
negativo.
Proveremo finalmente che in uno intervallo
contiguo
ad I laé lineare. Sia infatti
l(x)
la funzione lineare definita dalle condizionie si cerchi di determinare 1 in modo che sia una
6(x).
Come al n.° 4otteniamo come minimo valore di 1 il limite
superiore,
che per le nostreipotesi
sarà un
massimo,
dif(x) - l(x).
Ora dalle
proprietà
delle funzioni concave si ha cheè
l(x) >--> f(x)
equindi 1(z) > f(x), f(x) - l(x) S 0 ;
per Xi X X2 è invecel(x)
Se ammettiamo che tra xi e x2
f(x) - l(x)
assuma anche valoripositivi,
il suomassimo tra a e b si avrà in un
punto J
tra x, e X2, sicchè lal(,x) ~ f(~) -1(È)
sarà una
u(x);
epoichè
perx=~
essa assume il valoref(~)
sarà necessaria- mentef(~) =f(~).
Esisterebbedunque
in tal caso tra x, e x2 unpunto
diI,
control’ipotesi. Dunque
anchetra x1
e X2 èf(x) - l(x) ---- 0, L(x)
è unaa(x)
ed èperciò l(x) ~-, f(x).
Ma tra x, e X2 è anchel(x) -:z--- f(x), dunque
inquesto
intervalloè
f(x) = l(x)
e il teorema è dimostrato.6. - Ci saranno utili in
seguito
leseguenti
osservazioni :a).
Sef(x) > g(x)
saràEd infatti è
f(x) ~ f(x) ~ g(x),
sicchèf(x) è
unamaggiorante
concava con-tinua di
9 (x);
mag(x)
è laminima, dunque f(x) - 9 (x)
b).
Se le funzionisuperiormente
semicontinuefn(x)
tendono senzamai crescere ad una funzione
(superiormente semicontinua) f(x),
saràAnzitutto,
essendosarà,
pera),
e
quindi
lefn(x)
hanno per una funzione limiteRiprendiamo
ora per lefn(x)
la costruzione del n.° 4 : se è il massimo di al variare di x infn(x)
è il limitesuperiore
dipx+un(P)
alvariare
di p
tra - ~ e +00.Qui
le funzioni sonosuperiormente
semi-continue e tendono senza crescere a
f(x)
si rendequindi applicabile
un teo-rema noto
((M),
n.°3)
che dàÈ poi
e al limite per
e
quindi, prendendo
il limite inferiore del secondo membro al variare di p,Confrontando i due risultati ottenuti per la
g(x)
vediamo che ècioè la tesi.
§
3. - Losviluppo (A’)
per le funzioni continue.7. - Sia ora
f(x)
unaqualunque
funzione definita e limitata inai-ib
ef(x)
la sua minima
maggiorante
concava econtinua;
seponiamo
la
fi(x)
sarà pure limitata inal-Ib
e nonnegativa.
Formiamo allora la minimamaggiorante
concava e continua di e sia eponiamo
e cos via.
Viene cos a determinarsi una successione
fn(x)
di funzioni nonnegative
in
a 1-1 b
la cuilegge
di formazione èda
questa
si hapoi,
per successivesostituzioni,
Ci
possiamo
allora domandare perquali
funzionif(x)
si hasicchè
valga
losviluppo,
chepotrà
dirsi per minimemaggioranti
concave econtinue - - -
Si vede subito che una tale funzione
f(x)
è necessariamentecontinua ;
vedremoinfatti tra poco che è
fn(x),
sicchè sefn(x)
tende a zero per vi tendeuniformemente,
per un noto teorema diDINI ;
lo stesso avviene allora per equindi
anche per il terminecomplementare
dellosviluppo
abbre-viato
(1);
losviluppo (A’)
èdunque equiconvergente
edf(x)
è continua. Si noti anzi che il secondo membro della(A’)
nonpuò
convergere inai-ib
senza rappre- sentare laf(x).
Dimostreremo ora che il risultato si
può invertire,
sicchè condizione neces-saria e sufficiente affinchè
valga
losviluppo (A’) (anzi perchè
losviluppo
stesso
converga)
è che laf(x)
sia continua.8. -
a). È
anzitutto Si ha infattidunque fn(x)
è unamaggiorante
concava continua difn+i(x),
eperciò (x).
b). È poi fn+2(X)
Si ha infattidonde,
pera),
la tesi.c).
Daa), b)
risulta che le successionif2n(x)
tendono per n - 00a tre funzioni
determinate,
nonnegative;
dimostreremo che sef(x) è
continuaquesti
limiti sono nulli.Si ponga per
questo
poichè
lef2n-i(X)
sono continue e tendono senza mai crescere a èapplica-
bile il teorema
b)
del n.°6,
e si haSottraendo :
ed essendo ancora
applicabile
lo stesso teoremaMa
f2n-i(X)
ef2n(x)
hanno lo stessolimite,
che èquello
dif,(x); dunque
èDi
qui,
e dal fatto checp(x)
e sonosuperiormente semicontinue,
si ricavache è
~(~)==0y
equindi
la tesi. Sia xo unpunto
in cuip(x) prende
il suo valoremassimo e sia
questo >0 ; potremo
anzi supporre che sia xo il minimo valore di x per cuiq;(x)
diviene massima. Esso non è aperchè
per è(n.° 5) f(a) f(a), f~ (a) ~ 0, f, .(a) == 0,....,
e al limitegg(a) =-- 0.
Sarà allora evidentementee per sarà
Ora dalla
(3)
segue mentre99,(xo)===O;
segue(n.° 5)
chein un intorno Xi - X2 di xo la e cioè la
q5(x),
è lineare. Se oraprendiamo
come intorno il massimo in cui ciò
avviene,
dovrà esserechè se avvenisse
l’ opposto,
peresempio
l’ intorno sipotrebbe prolun-
gare oltre x, con la stessaproprietà.
Ne viene cheg(zo)
è compreso trag(zi)
e
q~(x2).
Ma è il valore massimo didunque
ècp(xs)=cp(xo)
ed esistecioè un in cui
q;(x) prende
il valore massimo. Ciò è contro ilsupposto;
è
dunque
identicamenteg(z) =0, ~i(~)=0~
vale la(2),
e il teorema è dimostrato.§
4. - Funzioni che sono differenza di due funzioni concave e continue.9. - Alla seconda
parte
della nostra ricerca dobbiamopremettere
un breve studiodi una classe di funzioni che ha stretta
analogia
conquella
delle funzioni avaria-
zione limitata. Si tratta delle funzioni
f(x)
che sono differenze di due funzionig(x), h(x)
concave e continue(od
anche delle-h(x), -g(~),
convesse e continue Le diremo perbrevità funzioni
(D).
, ,Nostro scopo
principale
è di dare per esse unarappresentazione
canonica ana-loga
aquella
di JORDAN per le funzioni a variazione limitata.Notiamo anzitutto alcune
proprietà
delle funzioni(D).
Poichè una funzione con-cava ammette in
ogni punto
interno all’ intervallo derivata a destra e a sinistrafinite,
maicrescenti,
differenti tra loro alpiù
in un insieme numerabile dipunti,
la
prima
continua adestra,
la seconda asinistra,
sipuò
affermare che:Una funzione
(D)
ammette ,inogni punto
interno ada 1-1 b
derivata destra continua ad estra,
derivata sinistra continua asinistra,
diversetra loro al massimo in un insieme
nnmerabile,
ciascuna a variazione limitata inogni
tratto interno adai-ib.
Le loro variazioni(posi- tiva, negativa
etotale)
relative all’interno dia I-I f3
sonoeguali.
Ricordando
poi
che una funzione concava e continua in a è assolutamente continua(6),
si conclude anche che 1tna funzione(D)
è assolutamente con-tinua;
essa èquindi
unintegrale
indefinito(secondo Lebesgue)
della deri-vata destra o
sinistra ; queste
derivate sonoperciò integrabili
in tuttoa 1-1 b (e
non solo in una suaparte interna).
10. - La
decomposizione (1)
di una funzione(D), f(x),
non è evidentementeunica, potendosi aggiungere
ay(x)
eh(x)
unaqualunque
funzione concava o, inparticolare,
lineare. Conquest’ ultimo
mezzo sipuò ottenere,
peresempio,
che siae
quindi
Noi otterremo ora una
particolare decomposizione
diquesto tipo, perfettamente
determinata dalla
f(x),
mediante leseguenti
considerazioni.Introduciamo per
questo
le notazioniseguenti.
Essendogg(x)
una funzione avariazione limitata in
ogni parte
a internaad al-I b,
indichiamorispettiva-
mente con
le
variazioni, positiva negativa
etotale,
di g~ in Poniamopoi
ed
analoghe.
Si indichi ora con
f’(x)
la derivata destra o la derivata sinistra dif(x),
edessendo c un
punto
interno adal-ib
si pongaQueste
tre funzioni sonointegrabili
in a si hainfatti,
indicando ancoracon
l’ apice
derivate destre osinistre,
per ed essendo9’(x), ~’(~)
non crescentidove il secondo membro è
integrabile
tra c e b. Eanalogamente
perl’integra-
bilità tra a e c. Ne segue subito
l’integrabilità
din(x)
ev(x).
(6) CINQUINI, cit., n., 1.
Poniamo allora :
avendo indicato con
l(x)
la funzione lineare che coincide conf(x) agli
estremidell’ intervallo,
e cioèSi riconosce subito che
G(x)
e nondipendono
da c ; se infatti si muta cin un altro
punto
Ci, le funzionin(t),
vengono aumentate di due costanti che non mutano evidentemente il risultato del calcolo(1). È poi
evidente che essesono
continue;
si vedepoi
che sono concave, in varimodi;
peresempio
veri-ficando la condizione di JENSEN
Si ha infatti
E si ha
infine,
essendoSi ha
dunque
cos unadecomposizione
dellaf(x),
chepossiamo
direcanonica,
nella differenza di due
particolari
funzioni concave, che èquella
che avevamo invista. Per essa si
ha,
come è evidenteonde essa rientra nel
tipo
accennato inprincipio
diquesto paragrafo.
11. - Possiamo ora provare che la nostra
decomposizione
canonicapossiede
una
proprietà
di minimoanaloga
aquella
delladecomposizione
di JORDAN delle (7) Tale indipendenza si mette in luce anche ponendo le G(x), H(x) sotto la forma meno semplicefunzioni a variazione limitata. E cioè : fra tutte le funzioni concave e continue in
g(x), h(x),
la seconda dellequali
nullaagli estremi,
per lequali
èla
G(x)
e laH(x)
sono le minime:Per la
dimostrazione,
siprendano
tra a e b i valori arbitrari xo, x e sia si ha alloraformula che
decompone
la funzione a variazione limitataf’(x) --f’(xo),
nulla in xo, nella differenza di due funzioni nondecrescenti,
nulle in xo. Per le noteproprietà
delle
variazioni, positiva
enegativa,
di una funzione saràperciò
La seconda
diseguaglianza può
scriversie prova che la funzione
g/(X) +v(x)
non è Jnai crescente. Ne segue, per il teo-rema della media
Da
questa relazione,
notando chef(a) =g(a), f(b) =g(b)
si ottienee ricavando
g(x)
come si voleva.
In modo
analogo,
anzipiù semplice,
risulta cheh(x) ~> H(x),
e il teorema è cos dimostrato.12. -
a).
Per ottenere le funzioniG(x), H(x),
tenuto conto che la loro diffe-renza è nota
(=f(x)),
basta calcolare la sommaG(x)+H(x);
essa è data dae richiede
quindi
la sola conoscenza della variazione totale dif’(x).
b).
Inseguito
al risultato del n.° 11 non sarebbe necessario verificare che le formule(2), (3)
danno il medesimorisultato,
sia che le variazioni che in essecompariscono
si riferiscano alla derivata destra o aquella sinistra;
ma la cosanon offre difficoltà. Basta osservare che il risultato non
dipende
dalla scelta di c ;e che se c è un
punto
ove la derivata è unica le variazioni della derivata destrae sinistra coincidono
ogni qual
volta x è unpunto
ove la derivata èunica ;
cioèquasi
ovunque.~ c).
Conl’ analoga
considerazione si prova che se per c siprende
unpunto
ove la derivata è
unica,
le variazioni tra c e x si possono calcolare nell’internodell’ intervallo,
risultando cosindipendenti
dalla derivatascelta;
e che sipuò
anchecalcolarle,
ciò che ci sarà utile inseguito, interpretando f’(x)
come unaqualunque
funzione compresa tra le duederivate,
destra esinistra,
equindi
diffe-rente da
queste
alpiù
in un insieme numerabile.d).
Ci converrà indicare la costruzione delle G e .~ mediante unospeciale
simbolo di
operazione;
porremo perquesto
dimodochè la
decomposizione
canonica dellaf(x)
sarà data dacon il solito
significato
diSi noti che le funzioni definite dalle
(4)
sono concave econtinue,
nulleagli estremi,
equindi
nonnegative (8).
§
5. - Condizioni per l’assoluta convergenza dellosviluppo (A’).
13. - Possiamo ora affrontare la
questione
di riconoscere inquali
casi lo svi-luppo (A’)
di una funzione continuaî(x)
riesca assolutamenteconvergente.
Si di-co
mostra intanto subito che sotto
questa ipotesi
la serie£ (i(z)
riesce uniforme-1
(8) La considerazione delle funzioni (D) è da riconnettersi alla ricerca con cui F. R,IESz ha ottenuto per la prima volta il suo celebre teorema sui funzionali lineari nel campo delle funzioni continue [C. R. Acad. Sc., 2~ sem. 1909, Ann. de l’Ec. N. Sup., 28, 1911, pp. 33-62
(in special modo pp. 33-3~)]; in essa si dà una proprietà caratteristica delle funzioni che sono integrali di una funzione a variazione limitata in tutto un intervallo (e quindi spe- ciali funzioni (D)), proprietà analoga di quella che definisce le funzioni a variazione limi-
mente
convergente (1).
Ed infatti sia e unpunto
internoall’ interva.llo ;
nell’ in-tervallo al c
la curva rimane al disotto della secante che unisce ipunti (b, 0);
ciò dà ladiseguaglianza,
valida pere
questa,
essendo03A3 fn(c) convergente,
prova 1’ asseritaequiconvergenza
nell’ in-tervallo cc |-| c. In modo
analogo
la si prova per l’interi-allo c |-| b.Da
questa
osservazione segue che se losviluppo (A’)
è assolutamente conver-gente
le serieconvergenti
formate dai termini diposto pari
e daquella
diposto d spari rappresentano
due funzioni concave econtinue,
di cui la èdifferenza;
,-,unque la f(x)
è una funzione(D).
Nei
paragrafi seguenti
invertiremoquesto risultato,
e dimostreremo dipiù
chela
decomposizione
ora accennata èprecisamente
ladecomposizione
cano-nica definita 4.
14. -
a).
Siadunque f(~~)
una funzione(D)
eia sua
rappresentazione
canonica. Saràe ciò prova che
f1(~;)
è ancora una funzione(D).
Ma non èquesta
la rappre- sentazione canonica di bens laseguente
come ora ci
proponiamo
di dimostrare.Vogliamo
cioè provare le relazionie basterà per
questo
dimostrare laprima.
b).
Dedurremo la relazione cercata da unaanaloga
per le variazioni relative af,~’(x)
ef’(x),
ciò che ci sarà facilitato dando aqueste
derivateuna
interpretazione particolare,
consentita da ciò che si è detto nel n.~12, c).
Siosservi per
questo
che essendo in unpunto
ove èfs (x) = 0
si hatata. Profittando della proprietà indicata, convenientemente modificata, o di altra analoga,
non dovrebbe esser difficile istituire una teoria delle funzioni (D) indipendente dalla consi- derazione delle loro derivate, giungendo in particolare alla rappresentazione canonica per
una via analoga a quella seguita da JoRDAN per le funzioni a variazione limitata.
(9) Ripetian:~o qui in sostanza, convenientemente semplificata, la dimostrazione data dal CINQUINI (loc. cit., n.,, 2) per un teorenia più generale.
e
quinài,
tenuto conto chef(x)
è concava :(donde
si vede anche chese
esisteDf(x)
esiste ancheDf(x)
e le èeguale) (10).
Porremo allora
1’(x)=D+1(x)
ovunque;f’(x)=D+f(x)
inogni punto
x ove siaf(x) f(x), fl(X)=D+i(x) negli
altripunti ;
incorrispondenza
saràfs’(x) =D+f1(x)
nei
primi punti,
nei secondi. Si avrà cos inogni
casoc).
Ciòposto,
siaa a ~8 b
esupponiamo
persemplicità
che in ae #
esista la derivata ordinaria di
f(x) (e quindi
dif(x), fi (x».
Si dica I l’insieme formato daa, #
e daipunti
dia I-I f3
in cui èf(x) =f(x), /i(~)==0. Sappiamo (n.° 5)
che I èchiuso;
sianoi1, i2,...., in,.... gli
intervalliaperti
continui adI,
~c,, la variazione
positiva
dif’(x)
ini~~.
Poichè
in ir
laf(x) à lineare,
equindi
laf’(x) costante,
la variazione nega- tiva diin ir
saràeguale
alla variazionepositiva
dif’(x)
inir,
cioè a n,.d).
Cerchiamo ora di valutare la variazionenegativa
difs’(x)
o, ciò che è lostesso,
entroa 1-1,8. Eseguiamo
per ciò una divisionequalunque
del-l’intervallo ;
se unpunto
di divisione non è inI,
equindi
sta in un certoir, aggreghiamo
aipunti
di divisionegli
estremi diquesto i,.
Avremo cos due sorta di intervall : intervalliappartenenti
aqualche i,.
e cheriempiranno
anzi alcuni diessi,
peresempio ii, i2,...., in,
e intervalliresidui,
aventi per estremi duepunti di I, appartenenti
a due diversiir.
Calcolando la sommadegli
incrementi nega- tivi dil ’(x)
inquesti
intervalli troviamo unanegli
intervalli della
prima specie,
zero nei secondiperchè f,(x)
si annullaagli
estremi.Fanno
eccezione, eventualmente,
due intervalli terminati ad a che danno uncontributo che
può supporsi piccolo
apiacere.
Da ciò
concludiamo, passando
al limitesuperiore,
che la cercata variazionenon supera la somma di tutti i 7lr
È chiaro,
d’ altraparte,
che è sicchèSe ora nella relazione
f’==f"-f,’ prendiamo
le variazioniposilive,
abbiamo(10) Ciò vale nei punti ove è f(x) =- f(x) ; negli altri è lineare e quindi ammette
ancora derivata; si può quindi affermare che ove esiste l’ordinaria f ‘ (x) esistono tutte
le f’(x), f~z’(x). (Si noti che
qui /"
vale Df e non Df).essendo
perchè f’
non è mai crescente. Confrontando risultache ci dà la richiesta variazióne.
e).
Ponendo nella relazioneprecedente
a=c, esupposto quindi
c sceltoin modo che ivi esista la ordinaria
f’(x),
concludíamo che la relazionevale per
quasi
tutti i valori di x ; e tenendo conto allora delle formule(4)
deln.° 12 abbiamo
precisamente
la tesi annunziata ina)
15. -
Riprendiamo
ora le(1), sopprimendo
per brevità l’indicazione della va- riabile :e sostituiamo in esse
f~,
adf ; poichè fn
è nullaagli estremi,
si ottieneDa
queste,
per successivesostituzioni,
si ha facilmenteda
cui,
essendoN*f2n, P*f2n
nonnegative (perchè
concave e nulleagli estremi),
Da ciò risulta intanto la convergenza delle serie
~ f2r, ~
equindi quella
assoluta dello
sviluppo (A’);
essendo inoltre iprimi
membri due funzioni concave econtinue,
la seconda dellequali
nullaagli estremi,
e aventi per differenzaf,
dalteorema di minimo del n.° 11 segue che si ha
precisamente
E con
questo
le asserzioni del n.° 13 riesconocompletamente
dimostrate.Risulta anche
(4)
essendo T~f dato dalla terza delle
(4)
del n.° 12Un metodo perfettamente analogo si sarebbe potuto usare in (M), evitando cos la dimostrazione del n.- 10 e il lemma ivi richiamato.
§
6. - Un caso di derivabilità termine a termine.16. -
a).
Per le serie di funzioni concave vale un teorema di derivazione ter- mine atermine,
dimostrato da S. CINQUINI(loc. cit.,
n.°2).
In base ad esso ead un suo facile
complemento (~2),
sipuò
asserire che le(3), (4)
del numero prece- dente sono derivabili termine atermine,
a destra e a sinistra diogni punto
in-terno
all’ intervallo,
dandoluogo
a serie uniformementeconvergenti
inogni
tratto tutto interno ad b.
Da ciò segue
subito,
sottraendo: Se laf(x) è
una funzione(D),
lo svi-luppo (A’)
è derivabile termine atermine,
a destra e a sinistra diogni punto
interno all’intervallo a 1-1b ;
e inogni
tratto interno ad a 1-1 b la serie ottenuta è uniformementeconvergente.
Egioverà qui
ricordare chese
f(x)
ammette in unpunto
derivataordinaria,
tutti i termini della serie(A’)
~ ammetteranno
egualmente.
b).
La derivazione delle(3),
a cui sopra si èaccennato,
dàluogo
a formuleche
presentano
pure un certo interesse.Cos ,
derivando la secondadelle (3),
esupponendo
persemplicità
che nelpunto x
esista la derivata ordinaria dif(x),
dalla
(4)
del n.° 12 si ricavae di
qui,
facendo x=a, e sottraendoIn modo
analogo,
mapiù brevemente,
tenendo conto dellosviluppo
derivatodi
(A’),
si ha(12) Il teorema dato dal CINQUINI, come estensione di uno di TONELLI, afferma che una
serie di funzioni concave e continue in
a 1-1
b, convergente in a, in b, e in un punto c compreso, converge uniformemente in a 1-1 b, e che la serie delle derivate, nei punti di unintervallo interno ad
a 1_-1 b
ove esse esistono, è convergente uniformemente e rappresentala derivata della somma della serie data. Basta ora osservare che al tendere di x ad un
dato punto xa, a destra o a sinistra, nell’ insieme .dei punti ove le derivate esistono, queste derivate tendono alle derivate destre o sinistre in xo, e tener conto dell’uniformità della convergenza, per concludere che la serie data è derivabile termine a termine a destra e a sinistra di ogni punto xo dell’ intervallo. E si riconosce anche subito che in ogni parte
interna ad a « b la
convergenza è ancora uniforme.
E sommando le
(2), (2’)
si ha finalmenteDeve notarsi che le
(2), (2’), (2")
si sarebberopotute
ottenere direttamentepartendo
dalla(2)
del n.°14,
con unprocedimento analogo
aquello
usato neln.O
15 ;
e che le formule scritte si possono estendere anche al caso in cui in ae fl
non esistano le derivateordinarie ;
basterà sostituiredappertutto a ± 0 ad a, 03B2±0 a ~,
einterpretare opportunamente
i simboli.In
particolare, ponendo
alposto
di ae #
i simbolix - o, ~ + 0,
si hanno for-mule dove
intervengono
le differenze tra le derivate destre e sinistredella f,
della
f,
delle1;,
in un datopunto
x. E cos dalla(2")
si hamentre la
(2)
dà una serie cherappresenta
D+f - Dyf sequesta quantità
èposi- tiva,
lo zero se ènegativa; l’opposto
dà la(2’).
NOTA. - A complemento delle indicazioni date nella nota (8) segnaliamo qui un recente
lavoro di T. POPOVICIU: Sur quelques propriétés des fonetions d’une ou de deux variable..9 réelles (Mathematica (Cluj), vol. 8, 1934, pp. 1-85) nel quale, inclusa in ricerche di carattere molto generale, viene data a p. 30 una decomposizione, dotata di una certa proprietà di minimo, delle funzioni dette dall’Autore « a prima variazione limitata », nella differenza di due funzioni concave o convesse. Ora le funzioni a brima variazione limitata non sono
altro che quelle speciali funzioni (D) già considerate dal RIESZ, di cui è parola nella ci-
tata nota (8) ; e per esse la decomposizione canonica data dal sig. Poromcm coincide con
quella da noi esposta nei n.’ 10 e 11. Il metodo è del resto totalmente diverso. Nel lavoro del sig. PopovicLu si troveranno anche varie importanti indicazioni biblioo-i-afiche.