A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
V ALENTINO C RISTANTE
Classi differenziali e forma di Riemann
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 4
esérie, tome 4, n
o1 (1977), p. 1-12
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VALENTINO
CRISTANTE (*)
È
ben noto come il concetto di classe diripartizioni
equello
ad essocollegato
di classedifferenziale,
introdotti in[2]
daBarsotti,
si siano rivelatiparticolarmente
efficaci nello studio delle varietà abeliane.In
particolare,
y cfr.[3],
hanno permesso una costruzione diretta della funzione theta associata ad un divisore di una varietà abeliana su di un corpo di caratteristica 0.In
questo
lavoro si mostra come la forma di Riemann di una funzione theta siacollegata
alla classe differenziale ?X definita nel 3.2 di[2] (ivi
denotata
dX).
Poi sitrova,
fattocongetturato
daBarsotti,
che lospazio diff2 A/diffe A
èquello che,
su di un corpoqualunque
di caratteristica0,
sostituisce naturalmente lo
spazio diff,, A (3 (diff, A)-,
ove(diff, A)-
è lospazio
deiconiugati
dei differenziali invarianti su A.Infine,
usando i metodisviluppati
nellaprima parte,
si trova ladecomposizione
didifia
che
corrisponde
alla sommaA EB (diff, A )-.
Sia A una varietà abeliana di dimensione rc sul
corpo k
di caratteristica0 ; seguendo
le notazioni di[3],
condiffl A, diff2 A, diffe A,
indicheremo i k-moduli dei differenzialiinvarianti, semiinvarianti,
edesatti,
suA, rispet-
tivamente. Con der A indicheremo il duale di
diff,
A. Per le definizioni diquesti
enti si confronti[1].
Ricordiamo che una classe di
ripartizioni b
suA,
è unaapplicazione
definita sull’insieme delle sottovarietà irriducibili di codimensione 1 di
A,
che alla sottovarietà X associa un elemento di
k(A)/k(X/A),
in modo tale cheb(X)
siaquasi
semprenullo; qui, k(X/A)
indica l’anello locale di X su A.La classe b è chiusa se per
ogni x
E A esistef x E k(A)
tale cheb(X)
sia l’im-magine
canonica dif x
ink(A)/k(X/A),
perogni X passante
per x ; è esattase
f,, può
essere sceltaindipendente
da x. ed6(A)
indicano i k-moduli delle classi diripartizioni
chiuse ed esatterispettivamente.
Una classe dif- ferenziale è un elemento di Dato che neiragionamenti
(*)
Istituto diAlgebra
e Geometria, Università di Padova.Pervenuto alla Redazione il 26 Febbraio 1976.
1 - Annali della Scuola Norm. Sup. di Pisa
che seguono ci si
occuperà
della forma di Riemann associata ad una fun- zionetheta,
equesta
è invariante perl’equivalenza
lineare(lo
è addirittura perl’equivalenza algebrica), preferiamo
usare enti associati ai sistemi lineari di divisori.Cos
comparirà
unicamente ilquoziente = 93(A)l~(A),
e chiame-remo classi
differenziali gli
elementi diHomk(der A, ~(A) ). Infine,
nel casoclassico,
perinterpretare
la classe differenziale associata ad una funzionetheta,
occorrerà passare dalle classi diripartizioni
alle loroanaloghe
anali-tiche ; questo
èpiù agevole
nell’ambito dellacoomologia,
dato che inquesto
contesto si
può
usufruire di teoremi noti. Illegame
tra lacoomologia
e leclassi di
ripartizioni,
cfr.[2],
è dato da un isomorfismo naturale disu che si
può
descrivere brevemente come segue: siaKA
ilfascio
costante,
ove perogni
x EA ;
allora è isomorfo adH°(A, Infatti,
se si tiene conto che un elemento diHO(A,
èun’applicazione 0z,
ove tale che perogni x
esistano unintorno U di x
(nella topologia
diZariski)
ed unaf
Ek(A)
soddisfacenti la perogni
y EU,
si vede che è ben definita lacorrispondenza
che all’elemento
x ---> f x --E- 0z
associa la classe b data da:ove x
appartiene
adX,
perogni
sottovarietà irriducibile X di codimen- sione 1 di A. Che talecorrispondenza
siainiettiva,
èquasi
immediato. La suriettività discende dal fatto chel’applicazione
che alpunto x
associa ilrappresentante
locale di bin x,
è localmente costante. In altreparole
un elemento di è individuato da unafamiglia
finita( Ui, f i),
ove(Ui)
èun
ricoprimento aperto
diA,
ele f
i sono elementi dik(A)
individuati a meno di funzioniregolari
suUi,
e tali inoltre chefi - fi
siaregolare
suUj. L’applicazione
che si ottiene associando alla classe diripartizioni
individuata da l’elemento di individuato dal cociclo
( Ui
nU~ ,
èsuriettiva ;
inoltre il suo nucleo è costituito dalle classi diripartizioni
esatte. Da ora inpoi
sostituiremo con0~).
Sia X un divisore su
A ;
la classedifferenziale,
secondo la definizione data sopra, checorrisponde
alla classe differenziale 8X introdotta nel 3.2 di[2], dipende
soltanto dal sistema lineare L di X : la indicheremo con 2L. Il le- gameesplicito
tra .L e 2L è ilseguente:
1. - Sia L
rappresentato dal
cociclo(U
r1Uj,
ove g ii è una sezione di0*
su allora 2L è l’elemento diHomk( der A, H1 (A, c~~) ~
taleche,
per
ogni (aL)d
sia l’elemento diHl(A, rappresentato
dal cociclo(Ui n 9 dgijlgij)
*Con funzione theta intendiamo l’ente
designato
in[3]
come funzionetheta abeliana : cioè le funzioni theta sono certi elementi del corpo
quoziente
del
completamento
dell’anello locale delpunto
identità di A.È
chiaro chese X è un divisore del sistema lineare
L,
e selsx
è una funzione theta di X su A(cfr.
n. 1 di[3]),
allora L equindi
2L sono individuati daOx.
Nelseguito
ci servirà unaespressione esplicita
dellegame
tralsx
e2L,
chedaremo
interpretando
la 1.2 di[3]
in termini diaperti. Poniamo,
perbrevità, Ox = t9;
ènoto,
cfr.[3],
che perogni I’espressione 2wj
;
(ove (8u;)
è una base didiff, A
e ne è la base duale dider A )
è undifferenziale semiinvariante su A.
Cos ,
se si consideral’immagine
cano-nica di cvd in
diff2 A/(diffl A + diffeA),
si ottieneun’applicazione
di der Asu
quest’ultimo.
Taleapplicazione
èindipendente
sia dalla scelta di X inL,
che
dall’espressione
di t9prescelta:
cambiare tali sceltesignifica moltipli-
care t9 per funzioni abeliane e per
esponenziali quadratici,
cfr.[3];
ma leprime producono
elementi didiffe A,
i secondi elementi didiffl A. Compo-
nendo
l’applicazione precedente
con l’isomorfismo naturale di+ + diflA)
suH1 (A, 0~)
definito nel 3.1 di[2],
si ottiene una classe differen- ziale : essa è 8L. Perconvincersene,
basta osservare che l’isomorfismo appena menzionato sipuò
descrivere come segue(se O,
come sempre nelseguito,
è il simbolo di
differenziazione):
2. - Sia allora come conseguenza del 2.2 di
[1],
esistono unricoprimento aperto finito ( Ui)
diA,
edegli
elementif
i Ek(A),
tali che ildifferenziale
(JJi = (JJ -af
i sia diprima specie
suUi,
perogni
i.L’applica-
zione che ad co associa l’elemento di
.H1(A,
in cuirappresentante
èsuriettiva,
e il suo nucleo èdiff1 A + diffe A.
D’altra
parte
la formula 1.2 di[3]
dice cheOUj,
ove(Ui,
;
è una
rappresentazione
diX,
è diprima specie
suUi. Questo,
in base alledescrizioni 1 e
2, significa appunto
che la classe differenziale associata a 0 coincide con aL.Ora mostreremo come 2L sia
legata
alla forma di Riemann del casoclassico, k
_ C. Indichiamo conA_
la varietà analitica associata adA ;
dato che
Aan
è un gruppo di Liecomplesso
ecompatto,
ènoto,
cfr.[5],
p.80,
che esiste un isomorfismo locale
suriettivo,
exp A, di der A suA...
L’in-sieme è un reticolo di der A : lo chiameremo
il gruppo dei
periodi
di A.(Si
noti che se x = allora perogni
fun-zione meromorfa
f
suAan
e perogni punto y
diAan
risulta:qualora
uno dei due membri siadefinito; questa
relazione caratterizza exp,,perciò può
esserne presa comedefinizione.)
Osserviamo che in base al teorema 4.1 di
[3]
sipuò
asserire che unafunzione theta determina una funzione meromorfa definita su der A. Preci-
samente,
sia u =(ul,
...,un)
una basedegli integrali
diprima specie
nor-malizzati su A
(normalizzati significa
chegli
ui, inquanto
coordinate suder A,
attribuiscono a 0 le coordinate(0, ..., 0 ) ) ;
è unafunzione
theta,
la funzione meromorfa è definita nel modoseguente:
È
chiaro che tale definizione nondipende
dalla scelta di u ;quindi
scrive-remo
brevemente v(d).
Infine indichiamo con
AR
la varietà analitica reale che si ottiene sosti- tuendoogni
carta(V, u)
diAan
con la carta(V, (u, u) ),
ove U è la funzionecomplessa coniugata
di u. Con riferimento al cap. II di[8],
identificheremo il modulo dei differenziali invarianti suAR
con il modulodifli A
3e indicheremo con
2, (3, Ö
= a-~- 3y gli operatori
che inquel capitolo
sonoindicati con
d’, d", d, rispettivamente.
Sia L un sistema lineare di divisori su
.A. ;
è notoallora,
si veda ad es.la formula 6 del cap. VI di
[8],
che .L individua una forma helmitiana Hsu der A ed un semicarattere y di ~. Più
precisamente,
se X e L è un divi-sore
effettivo,
esiste una funzione thetaolomorfa ø,
unica a meno di unfattore
costante,
tale e tale inoltre che perogni
edogni
p E J risulti :con H C-lineare nel
primo argomento
e C-antilineare nel secondo(si
notilo scambio
rispetto
alla notazione di[8]).
Una tale theta la diremoridotta;
e dato che H e X sono invarianti per
l’equivalenza lineare,
porremo He mentre
con hL
indicheremo l’elemento diHom(der A, (diff1A)-)
definito da
Le relazioni che
legano queste
notazioni aquelle
di[3]
sono:ove
d(u)
è la matricetrasposta
Come si è
già osservato,
la costruzione di aL tramite una dellelsx
nondipende dall’espressione
diquest’ultima; perciò
nelseguente teorema,
0 indicherà una delle theta ridotte associate a
L,
ossia unaridotta,
con X E L.TEOREMA 1. Esiste un
omomorfismo
naturale di(diff~.A)-
inH1 (A, OA)
tale che = a.L.
DIM.
i)
Descrizione di Indichiamo conJCA
il fascio deigermi
dellefunzioni analitiche su
Aan. È noto,
cfr.[7],
chel’equivalenza
naturale che vi è su di una varietàproiettiva
suicomplessi
tra fascialgebrici
coerenti ed analitici coerenti conserva igruppi
dicoomologia.
Ne consegue chec~~)
è naturalmente isomorfo ad D’altra
parte
il teorema di Dol-beault,
cfr.[4],
afferma cheHq(A.., JeA)
è isomorfo al gruppo dicoomologia
di
tipo (0, q ) :
Se indichiamo con D
quest’ultimo C-modulo,
l’isomorfismo sipuò
descri-vere nel modo
seguente:
all’elemento dirappresentato
davj’ fu) corrisponde
l’elemento di Dogni
cuirappresentante
m è indi-viduato dalla
proprietà seguente:
sePoichè è contenuto nel modulo dei differenziali di
tipo (o,1) a-chiusi,
vi èun’applicazione
di(diff, A)-
inD,
equindi
in.H1{A, questa
èii)
= aL. Intanto perquanto
visto inprecedenza,
l’elementoJ~Ld
di è il differenziale invariante ditipo (0,1)
dato;
poi,
in base alla descrizione1,
se(Ui n
è unrappresentante
diL,
1l’applicazione
9Z associa a d l’elemento diHl(A, 0~)
un cui rappresen- tante è(Ui n Uj,
Oravogliamo interpretare
le descrizioni 1 e2 su
A..; questo
èpossibile
usando l’identificazione di0~)
con.gl (A,
A tale scopo consideriamo unricoprimento aperto
finitodi
Aan’
1 costituito daaperti
connessipiccoli
abbastanza da rendereogni expa’ TTZ
unione diaperti
connessidisgiunti,
ognuno deiquali
sia omeo-morfo a
V;.
Se indichiamo conVio
uno diquesti ultimi,
tuttigli
altri siottengono aggiungendo
aTTio
elementi di ~’.Poi,
osserviamo che per tuttigli i, j
tali che esiste ed è unico il tale che
Vio
n-E- p ij)
sia omeomorfo a
Il differenziale Wà
2uj
sipuò interpretare
come dífferen-;
ziale sulla varietà analitica
der A,
e come tale èesatto;
ne consegue che co, inquanto
differenziale su.Aan
è localmente esatto: le sueprimitive
inV,
sono le
f ip
definite perogni p
da:se Se
quindi
siscelgono
leprimitive
per
ogni d’EVjo
tale cheVj
risulta:(per
lapenultima uguaglianza
si confronti la formulaa) ).
Ne consegue che 2L
composto
con l’identificazione canonica di0~)
con
Hl(A..,
associa a d l’elemento di un cuirappresentante
è:Infine,
osserviamo checomposto
con l’identificazionecanonica,
associaal differenziale invariante l’elemento di
HI(A.., JCA)
;
rappresentato
da ove gii è la differenza dellea-primitive
die di ristrette a
(vedasi
laparte i)
diquesta
dimostra-zione). Analogamente
al caso di èa-esatto
inquanto
differenziale sulla varietà der A : una sua3-primitiva
èd’~ ~HL(d, d’) ; quindi scegliendo
le2-primitive
suiVi
col criterioprecedentemente
usato per Wà, si ha:se è tale che
VinVj.
C.V.D.A
questo punto,
cfr. ad es. n. 2 e lemma 6 del n. 5 del cap. IV di[8],
si
potrebbe
dimostrare direttamente che ~u~ è isomorfismo:l’applicazione
inversa di
quella
di(di_ffl A )-
in Dprecedentemente descritta,
èl’applica-
zione che ad
ogni
elemento A di D associa il differenziale i cui coefficienti sonoi valori medi dei coeincienti
corrispondenti
di unqualunque rappresentante
di A.
Però,
con i dati ora in nostro possesso, èpiù rapido
dedurrequesto
ri-sultato dal
seguente
COROLLARIO 1.
diff2 A/(diffl A + diffe A)
è canonicamenteisomorfo
a(diffidi)’.
Inoltre èisomorfismo
di(diîfl A)-
suH1 (A,
DIM. Se L è non
degenere,
siahL
che aL sonoisomorfismi,
cfr. cap. VI di[8]
e[3]; quindi
è isomorfismo. L’isomorfismo dell’enunciato è ilcomposto
di /~ e dell’isomorfismo naturale diHI(A, l’)A)
in+ diff,A)
descritto in 2. C.V.D.Se Ã
è la varietà di Picard diA,
e se X c-L, l’applicazione
99, di A suÀ
definita a pag. 75 di
[6] dipende
unicamente daL; perciò qui
la indicheremocon (PL, mentre con
der 99L
indicheremol’applicazione tangente
di(essa
è l’unica
applicazione
lineare di der A suder A
tale che: ==exp:I der 99L) -
COROLLARIO 2. Se L è non
degenere, l’applicazione
VA= nondipende da
L efornisce
unisomorfismo
canonico didera su
Dim. Sia L1 il sistema lineare su determinato da un divi-
sore di Poincaré. Tenendo
presente
cheG) dera
e chex,1, 0 A) (D H’ (,1, 0~),
si vede che 2A fornisce un omo-morfismo di
dera
su0,)
definito da:ove pri è la
prima proiezione
diHl(A, EBHl(Ã, (’)1). È
anchenoto,
cfr.
[3],
che 99A èisomorfismo, che
nondipende
daJy
e che 2L 99,der 99,,.
Quindi = - ,u~1 ~A ;
ma non di-pende
da L. C.V.D.Se il sistema lineare L è costituito da divisori
algebricamente equivalenti
a
0,
ènoto,
cfr.[2],
che 2L =0 ; quindi
per il teorema 1 ed il corollario1,
anche
0 ;
ne consegue, cfr.[8],
cap.VI,
che laforma
satellite diIm HL
(cioè
la g di[3]) può
essere sceltauguale
a0,
e chequindi
xL è un carattere.L’isomorfismo VA
del corollario 2permette
didescrivere xx
perogni x
di
A (qui x
èpensato
come sistema lineare suA),
e stabilisce inoltre illegame
tra S ed il
gruppo if
deiperiodi
diA.
Per illustrare talilegami
ci serve unarelazione tra vA e A
più esplicita
diquanto
non la dia il corollario 2.A tale scopo osserviamo che se a : A -+ B è un omomorfismo di varietà
abeliane,
esiste un unico omomorfismo diff a di(diff,, B)-
su(diff, A)-
definito da:
per
ogni
edogni
co E(diff, B)-.
Ora sia L un sistema lineare su
B ;
con a* L indicheremo la cotraccia di .L inA ;
se Y E L ed a* Yesiste,
si ha:per
ogni perciò:
e
quindi
perb)
Ora
possiamo
enunciare ilseguente
DIM. Le notazioni matriciali hanno il
significato
del 7.11 di[9];
per le altre notazioni si confronti la dimostrazione del corollario 2. Sia L un sistema lineare nondegenere
suA,
e si considerino leapplicazioni
definite da
a(x, y )
= x - yy )
==Se
poniamo noto,
cfr. 7.11 di[9],
che D =L1’ + dove,
peresempio,
M è un sistema lineare suA,
ed M X Aindica il sistema lineare su A X A che contiene
gli
XX A,
con X eM ;
equindi
D’altra
parte
perc)
risulta:confrontando
questa
con la definizione di v~ si ot-tiene C.V.D.
Si noti che
questa
è un’altra dimostrazione del corollario 2.Poniamo
(per
eJ c- der A)
la descrizione di X; è il
primo punto
delseguente
TEOREMA 2.
1).
Se xE A,
si haxx p
= exp2ni (p o J),
perogni
p E {~ edogni derA
tale che expj;c
=x;
2) L’applicazione CA:
X~í èisomorfismo
diA
sulgruppo 5’*
dei ca-ratteri
di T;
3) ~
=~c~: dEderÃ,
perogni
p E~’~ ;
,..,
4)
Se x = exp, d EA, l’applicazione
egp2ni(dop)
è un caratteredi T che
dipende
solo da x ;5)
Se A èidenti f icata
canonicamente con lapropria biduale,
si haI -1
xx
=DIM. Sia ~’* il gruppo dei caratteri di
T,
e sia CA: T*l’ap- plicazione
definita da perogni pc-T
edogni
w E
(diff~A)-.
Se L è nondegenere
si avrà:d’altra
parte,
cfr. prop. 3 del n. 3 del cap. VI di[8],
si ha anche:quindi
vista la definizione dider 99,,
risulta:Infine ricordando che 99, è
isomorfismo,
il corollario 2 dà :sicchè se x = expz
a
si ha:che è il
primo
asserto.Se il carattere XiV
= 1,
allora x inquanto
sistema lineare su A è linear- menteequivalente
a0,
cioè. = 01;
d’altraparte,
èsuriettiva, perciò
la
d)
dà la suriettività di~;
da cui 2.Il terzo asserto è conseguenza di
2,
die),
e dif ) :
infattie)
dice che0 se e solo se x~
= 1, cioè,
perf ),
se e solo se perogni
p E s.Il
quarto
asserto è conseguenza deiprecedenti: che xx
sia caratteredi ~
lo si vede dalla definizione di
dod; che xx
nondipenda
dal d usato percostruirlo,
discende dalla caratterizzazione
di ~
appena data.Per
quanto riguarda
il5,
si osservi cheper
ogni
tale cheexp A d
= x; cos per concludere basta mostrare checioè che
Ma
questa uguaglianza
discende dal lemma e dal fatto che ImHa
è bi-lineare alternante. Infatti:
mentre
quindi xl, = x~.-’.
C.V.D.Ora ci occuperemo di
diff,A/diff,,A.
TEOREMA 3. Esiste un
isomorfismo
naturale li A didiffA/diff,A
sudiff, A Q (diff1A)-.
Se pr2 è la secondaproiezione
didiffA EB (diff1A)-
si hache
ker(pri qnA)
=diff1 A.
DIM.
Indichiamo,
comegià detto,
con bl’operatore
di cobordo del com-plesso
di de Rham suAn,
9 e siaCon
ragionamento analogo
aquello
usato nellaparte i)
della dimostrazione del teorema1,
sipuò immergere diffido (diff1A)-
nel modulo dei differen- zialic5-chiusi;
cos si costruisce unomomorfismo 03BE
didiff,.
AG) (diff A )-
suD1.
Poi,
dato che suAR
non vi sono differenziali invariantiesatti, ~
è iniettivo.Infine usando l’osservazione che segue il teorema 1 si conclude
che ~
è iso- morfismo.Ora mostreremo che esiste un isomorfismo
naturale V
didiff2Ajdiffe A
su
Di .
Sia coE diff2 A ;
co inquanto
differenziale diAan
è localmenteesatto;
siaad
esempio f
una suaprimitiva
inTTi ;
allora se(li
=C,;
è una costante. In
questa situazione,
cfr. ad es. n. 2 del cap. V di[8],
perogni i
sipuò
trovare una funzione indefinitamentedi.fferenziabile,
definitasu
V
i e tale cheDunque
esiste un differenziale A ditipo C°°
diAR
definitoda |v;
A inquanto
localmente c5-esatto è ò-chiuso.Se si esamina la
corrispondenza
appenadescritta,
si vede che Aè ó-esatto se e soltanto se tale
corrispondenza
inducequindi
unomomorfismo
iniettivo y
didiff2AjdifieA
suDi.
Se si confrontano le dimen- sioni si conclude chenA=03BE-103C8
è isomorfismo. Perquanto riguarda
ilsi osservi che = m se e solo se co è di
prima specie.
C.V.D.Per
terminare, completeremo
le informazioni fornite dal teorema 3 conla descrizione di mostrando come esso sia
collegato
alla varietàdi Picard di A.
Sia C(/ un elemento di
diff2AjdiffeA,
e ne sia un rappre-sentante ;
allora(cfr.
formula 5 a pag. 111 di[8],
congli argomenti
scam-biati)
si avrà:per
ogni
d’ E der A edogni p c- T.
Nelle notazioni delle dimostrazioni dei teoremi 1 e
3,
risulta oraPerciò
Notiamo che
l’immagíne
di in(diff,A)-,
ottenuta mediante laproie-
zione
canonica,
è ancheimmagine,
tramite l’isomorfismo delprimo
assertodel corollario
1,
dell’elemento didifliAj(difliA + diffe A)
che contiene co.Ora se L è un sistema lineare su
A,
e se 0 è una theta ridotta associataa
L, l’applicazione
definita da non
dipende
che da L.Con le notazioni della dimostrazione del corollario
2,
dato chesi ottiene
l’applicazione BA
= ove pr1 è laprima proiezione
didiff2A/diffeA EB diff2ÃjdiffeÃ.
Infine tenendo conto delle osservazioni pre-cedenti,
si vede cheove j
indica l’iniezione canonica di(diff~A)-
indif~~A E9 (diff~A)-; quindi
In conclusione si ha il
seguente
TEOREMA 4. Nelle notazioni ora
date, diff2AjdiffeA== diff~AE9
inoltre =
di:ff~A,
eÀ) )
=A)-.
BIBLIOGRAFIA
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etcohomologie
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