R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
A NNIBALE C OMESSATTI
Sugl’indici di singolarità a più dimensioni delle varietà abeliane (commento alla nota del Dr. Morin)
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 5 (1934), p. 50-79
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DELLE VARIETÀ ABELIANE
(commento alla Nota del Dr. MORIN) di ANNIBALE COMESSATTI
§
1. - Premesse eposizione
delproblema.
Nella Nota a cui fa
seguito
ilpresente commento,
il Dr.U&0 MORIN ha considerato
approfonditamente
certeproprietà
deicomplessi
lineari dispazi S 1~,
inun SR
che silegano -alla
consi-derazione dell’insieme dei loro
spaxî
totali di dimensioneh;
edin
particolare,
nella secondaparte
dellavoro,
haassegnato,
per h = 1 ed h convenientementelimitato,
la dimensione del sistema linearedegli h-complessi
contenentiquell’ insieme,
o, per dirla in altromodo,
il numero deicomplessi
lineariindipendenti
diSh
che
contengono
tuttigli Sh
totali di uncomplesso
lineare(gene- rico)
di rette.Il mio
proposito iniziale, nell’accingermi
aquesto commento,
era
quello
disegnalare
leorigini
delproblema
da me indicatoal Dr.
MORIN,
ed il suosignificato
per la teoria delle funzioni aboliate. Inevitabilmente sono stato ind>tto a riflettere sulla que- stionecentrale,
ed a risolverla per mio conto col ricorso all’ al-goritmo
delleforme differenziali
simboliche di POINCART-CARTAN chequi
vieneapplicato
allarappresentazione
deicomplessi
linea-ri di
spazi S4.
Le considerazioni che seguono hanno cosacqui.
stato
piena
autonomia.Per il resto non sono andato al di là del
primo
epiù
ele-mentare
problema
e delle illustrazioni inerenti. Mal’ argomento
ne
suggerisce
subitoaltri,
epiù complessi,
sia nel campo delle funzioniabeliane,
come,più modestamente,
inquello
dell’appli-
cazione dei
predetti algoritmi
allo studio dicomplessi
lineari dispazi S1r,
in unS.
Agiudicar
dallaprima
prova, sembra ch’ es- si siprestino
a sostituire efficacementegli algoritmi tradizionali, porgendo
all’ intuizionegeometrica
il soccorso d’unagile
stru-mento.
1. - Sia ro una
matrice,
ad elementicomplessi,
deltipo (m, n)
cioè con m
righe
ed ncolonne,
euna
forma
bilinearealternata
nelle due serie di variabili7 *1~z i , - i yi , i ,y~ , ... , ’ y,,. Si dirà che la T~
appartiene
*
alla matrice co o che
questa
arrLmeíte la forma q, , se si an- nulla tutte le volte che alle si sostituisconogli
elementidi due
righe qualunque
della matrice stessa.Quando
cu è una matriceriemanniana,
ed i coefficienti della f~ sono interi si hadunque dà
fare con unaforma
rie-manniana alternata della ca.
Analogamente
si possono considerareforme
trilinearie,
più
ingenerale, forme
v-lineari alternate(v 1n),
per lequali
~appartenenza
alla matrice (~) si definisce comepreceden-
temente. Il carattere alternato delle forme stesse si
precisa
nellanota eà ovvia
legge
di emisiInmetria deicoefficienti, rispetto
alle
permutazioni degl’ indici ;
iquali
nelle(1) ~2), ... ,
ecc., posson variare nella totalità dellecorrispondenti disposizioni (bi- narie, ternarie,... ecc.).
La
(1) può
anche scriversi come una forma linearenei determinanti di 2o ordine estratti dalla matrice
ed allora è sufficiente - e sarà nortnativamente
prescritto
nel se-guito -
chegli
indici r, s percorrano le combinaxioni binarie della classe n, pur essendoindifferente,
in ciascuna combinazio- ne, 1’ ordinamentodegl’.indici.
Naturalmentequando
si devonoconfrontare due o
più
forme P2 per cuiquell’ ordinamento
siadiversamente
assegnato,
occorrerà tener conto dellalegge
di emi-simmetria.
î
’
’
Analogamente
la(2) può
scriversi come una forma linearenei determinanti di 30 ordine estratti dalla matrice
. con avvertenze
analoghe
circagl’ indici
dei coefficienti. E cos via.Talvolta scriveremo
abbreviatamente,
alposto
delle(1’) (2’),
le,
e
più
ingenerale
e, per fissare una
terminologia, parleremo
diforme
bi-tri-... v-di-mensionali, appartenenti
o no alla matrice m.2. -
Quando o
è una matrice riemannianaquindi
deltipo
(p, 2p)
le forme oraconsiderate,
ed i loro valori assunti in cor-rispondenza
alle matrici deltipo (3), (4),...
ecc. estratte dalla (ohanno dei
significati
che saràopportuno
ricordare. I relativi coef- ficienti ora "si supporranno interi. ,Alla to è
legata
una varietà abelianaVp (di
rango1),
e lerighe
di tu dànno iperiodi
di pintegrali indipendenti
di la spe-cie ui, uz, ... , up relativi a certi
2p
cicli lineariindipendenti,
i
quali
si possono riteneregenerati
dai2p spigoli
delparallelo- pipedo
deiperiodi
che escono da unprefissato
vertice 0.Legan-
do a ciascun
spigolo
l’indice r della colonuacorrispondente,
alle combinazioni
binarie, tornarie,
.. , ecc. diquegl’ indici
resta-no associate le facce bi-tri- ... v-dimensionali del
parallelopipedo
uscenti da
0,
Jequeste, passando
nel modo noto alla riemanniana diVp,
generano altrettanti cicli dellecorrispondenti
dimensioni.L’orientazione dei cicli stessi è individuata dall’ ordine di scrit-
tura,
cioè dalladisposizione degl’ indici
entro la combinazionecorrispondente.
Ricorderemo ancora che tal costruzione
fornisce,
perogni v,
un sistema
completo
di cicliindipendenti,
talchèil,
numero diBETTI Rv della
V
vale(~ .
Se ora conveniamo
che,
nella(5),
il simboloXrl
r2 ... rv rap-presenti
il ciclo v-dimensionale individuato dalladisposizione
de-gl’indici,
vediamo che adogni gv
resta associata una combinazio-ne lineare di
quei cicli,
cioè in definitiva un ciclo v-dimensionale Cv dellaFp ;
e viceversa.Torniamo ora all’ accezione
primitiva,
e consideriamo il va-lore assunto da una ;v in
corrispondenza
alla matrice formata collerighe
diposti il , i, ,..., iv
della (o. Orbenequesto
valore è ilperiodo dell’ integrale v-plo
di 1 aspecie
dellaV,
assunto al
corrispondente
ciclo Cv .(1) Per le proprietà richiamate in questo numero, vedasi S. LEFSCHETZ
On certain numerical invariants o f algebraio varieties, ecc. I [Transactions of the American mathematical Society, T. 22
(1921)
pp. 327-406] Parte II.of thè American mathematical Society, T. 22
(1921)
pp. 327-406] Parte ILPertanto se la gv
appartiene
alla matrice (~)quel periodo
ènullo
qualunque
sial’ integrale (6),
epoichè ogni integrale v-plo
di la
specie
diV p
è una combinazione linearedegl’integrali (6),
cosl in definitiva si vede che ad
ogni
i gvappartenente
alla m èlegato
un ciclo v-dimensionaleCv al quale
tuttigl’ integrali v-pli
di 1 a
specie
diV,
hannoperiodo
nullo. Laonde se Iv è il nume-ro
(nassimo)
di rpvindipendenti
a coefficientiinteri
che appar-tengono
alla m il numero deiperiodi indipendenti degl’ integrali v-pli
di 1specie
diV
sarà(2 ) - l’l . B
vChe cosa si
può
dire circa in uIDeri Iv?
Il caso v = 2 è
classico,
ed allora lv - 1 è sin-golarità (diremo bidimensionale)
della m. Invece il caso v>
2è stato appena sfiorato dal LFFSCIIIFTZ
(2)
ai fini delproblema
chequ
vien
ripresentato
ediscusso;
senonchè lerapide
conclusioni del- l’eminente A. a talriguardo
non sono corrette edabbisognano
di modificazione.
Il
problema
a cui s’è accennato è ilprimo
ed ilpiù
sem-plice
che inargomento
sipresenti:
una matrice di Riemann cudel
tipo più generale
ammette delle forme gv conv > 2 ?
Poi-chè una co siffatta è astretta alla sola condizione d’ ammettere
una Cf.
(8),
tanto val chiedersi se l’ esistenza diquella cp,
nontrascini seco di conseguenza
quella
diqualche
rpv, equale sia,
perogni
v, la dimensione av - 1 del sistema lineare delle ~py chenascono in tal
guisa. Assodato
che ilprobema
harisposta
affer-mativa, talchè,
perogni
v>
2 è ov> 0,
verrà fatto natural-mente di definire come indice di
singolarità
v-dimensionale della cu(della Vp)
l’ eccesso del numero di cp"indipendenti (a
coeffcienti
interi)
suquello
del casogenerale,
cioè 1’intero (4).
(2) Loco cit. (’), Parte II, Cap. I, 1 2, nn. 54-55.
(3) A coefficienti interi, ed inoltre (colla denominazione di
SCORZA)
prin- cipale. Per ora questo carattere non inter©ssa ; più avanti esso interverrà agarantire la non singolarità del complesso lineare rappresentato da (4) Si vedrà in seguito che le Qy forme
indipendenti
del casogenerale
possono
scegliersi a coeff cienti
interi,Andiamo ad analizzare e trasformare
opportunamente
la po-sizione del
problema.
·3. -
Intanto, posto
che e rpg(p v)
sian formeapparte-
nenti ad una matrice co,
qual’ è
ilpreciso significato
della frase la ?v èconsegllenxa
dellaRiferiamoci al caso
più semplice,
senzaprescrivere
che cosia una matrice
riemanniana,
nè che i coeS cienti delle forme considerate siano interi. -Suppongasi
che una matrice(3, n)
come la(4)
ammettauna forma 2 ed una 3
(dei tipi (1) (2)j.
Per la 2 ciò siespri-
merà colle tre relazioni
e per la ~3 coll’ unica relazione
Finchè la matrice considerata è
particolare,
cioè i suoi elementihanno valori numerici
determinati,
non ha evidentemente alcunsenso il
parlare
didipendenza algebriea
della cps dalla E astrazione dallaparticolarità implica
che le Xi, Yi, Xt si consi- derino nonpiù
come numericamenteassegnate,
ma come varia-bili
(indipendenti),
il cheporta
senz’ altro aprecisare
la relazione didipendenza,
dicendosi che la ~3 è cotisegueizza della CP2quando l’ equazione (8)
è soddisfatta da tutti i valori delle xi, y; , x, che verificano il sistema(7) (~).
Un’ interpretazione geometrica
che sipresenta subito,
vienedal considerare le x2, y; , xi
quali
coordinate dipunto
in unospazio
a 3n - 1 dimensioni. Allora le(7) rappresentano
ivi treconi
quadrici Q~ ,
163
e la~8)
una forma cubica K d’ nntipo particolare
che non è il caso diprecisare più compiutamente ;
(5) Se le (7) non hanno soluzioni comuni (nel caso semplice qu consi-
derato ciò può verificarsi solo per n = 3) la relazione di dipendenza perde significato : ma tal caso anzi non potrà presentarsi, in quanto presupponiamo
1’ esistenza di una matrice
(almeno)
alla quale appartiene la ’~2’secondo
quanto precede,
la Cf. sarà a dirsi conseguenza della Cf~quando
Ipassa
per l’intersezione dei coniQ1,
Senonchè tale
interpretazione geometrica
non sembra lapiù
favorevole alla discussione del nostro
problema.
Ma v’ ha un’ al- trainterpretazione più vantaggiosa
ed anchepiù espressiva.
Si
risguardino
le x,,quali
variabilicongredienti (di
fronte alle trasformazioni
lineari)
coordinateomogenee
di trepunti X, Y,
Z di un e,coerentemente,
i determinantiX,,, Xrd quali
coordinategrassmanniane
delle rette XY,
e deipiani
X Y Z diquello spazio.
In tale accezione le Cf. =0,
0s’interpretano
comeequazioni
di duecomplessi limeari,
ilprimo
di
rette,
il secondo dfpiani,
dello stessoUna matrice
(4) particolare,
individua i trepunti X, Y, Z;
e se essa ammette la forma Cf. , ciò vuol dire che il
complesso
fp,2
= 0,
contiene le tre rette XY, Y Z, Z X, quindi
tut-te le rette del
piano 1t = ( X Y Z). Questo
èdunque,
co-me suol
dirsi,
unpiano
totale nelcomplesso
Cf’ =0 ;
e lacondizione affinché la matrice considerata ammetta- anche la forma 9, , si è che
quel piano appartenga
alcomplesso
~ 3 =0 ·
Ritornando a
considerare
le r;, y;, x, comevariabili,
vedia-mo
cos ,
in accordo conquel
cheprecede,
che la Cfa sarà a dirsi conseg1tén%a della allora e solo che ilcomplesso
Cfa = 0 con- tiene tutti ipiani
totali delcomplesso
ep, = 0.Più in
generale
unaf orma
v-dimensionale ~Y si dirà con- seguenxa d’ una gli(~L
~v)
se ilcomplesso
lineare(di spaxî
,
Sv-1) rappresentato
da = 0 contiene tuttigli spaxi
totali Sv-1 delcomplesso
cpp ----0,
dicendosispazio
totale(di
data di-mensione
>~~ - 1)
perquest’ ultimo complesso, ogni spazio (dello S.-, ambiente)
delquale
tuttigli appartengano
alcomplesso
medesimo. Una
matrice (m, n)
che ammetta tpg, ammette ancheogni
f’~ che ne sia conseguenza.E poi
ovvio che tali ~"(relative
ad una rpgprefissata)
forma-no un sistema lineare
E,
dal momento che il sistema dei com-plessi
lineari p" = 0 contiene tutto il fascio individuato da due dei suoi elementi.La determinazione del sistema
1,
inparticolare
della suadimensione non sembra
problema facile ;
e delicata appare la va-lutazione dell’ influenza che possono esercitare su E le
particola-
rità del
complesso
= 0. Laquestione
da noiposta
alla finedel n. prec., concerne
però
soltanto il caso p =2,
sottol’ipo-
tesi di
genericità
per ilcomplesso
cp~ = 0(cfr.
la Nota(3)) :
edi
questo appunto
tratta il Dr. MORIN nella secondaparte
delsuo lavoro
(n.
11 esegg.)
concludendocoll’assegnare
per cv il valore(
n2)
colle sue notazionin
+i
e dare insieme lav 2
(
hi)
costruzione del sistema I.
. Il nostro
problema
per le matrici riemannianecomporta
l’ulteriore restrizione che l’intero n sia
pari (n 2p),
cioèche lo
spazio
ambienteS2P-I
deicomplessi
sia di dimensione di-spari,
ed inoltre che sia(6).
Nella trattazione di
questa commento,
incui,
come s’è av-vertito, quel problema
vieneripreso
e risoltoindipendentemente,
il caso di n
dispari (pure contemplato
dal Dr.MORIN)
non vieneconsiderato.
La circostanza che la 2 del caso sia a
coeflicienti
eche si ricerchino gv
indipendenti
pure acoeflicie>ili intieri,
nonporge aggravamento:
giacchè
da un lato la costruzione del Dr.MORIN . che
qu
verràripresentata
conpiù espressive notazioni,
porge direttamente ay forme qv a coefficienti
interi,
dall’ altro la conclusione eraprevedibile a priori.
Invero il sistema lineare E inquanto
razionalmente determinato dalcomplesso
razionale= 0
(razionale
in relazione ad un fissato sistema di coordi- nate ed ai suoi trasformatirazionali)
è purerazionale,
equindi
in esso posson trovarsi Ov elementi razionali linearmente indi-
pendenti.
In
definitiva,
per una matrice riemannianagenerale,
il nu-mero av vale
(y 2p 2) )
cioèeguaglia
il numero di BETTI Rv-2. Diqualche
conseguenza, nei confronti colle conclusioni delLEFSCHETZ
si
parlerà
alla fine diquesto
commento.(6) Questa non è poi una restrizione, giacchè un complesso generale di
rette di un Sn non ammette spazi totali di dimensione (vedasi il 2 J
lavoro del Dr.
MORIN).
’
§
2. -Algoritmo differenziale simbolico
per larappresentazione
deicomplessi lineari.
4. - Nello
spazio S,,,
dove ora indicheremo con xo, xi 1 .. 1 x, coordinateproiettive
omogenee, sia1’ equazioue
d’uncomplesso
lineare dispazi Sh (la
somma es-sendo estesa alle combinazioni di classe h
degl’ iodici 0, 1,..., n,
colle avvertenze del n.
1).
Colle notazioni correnti la coordinataqrassmanniana
... 1"h è il determinante iXi 1 (i, t=0, 1, ..., h)
delle coordinate di h -- 1
punti indipendenti
delloSn.
Il
comportamento
formale delle coordinate ~Y è caratterizzato dalleproprietà seguenti :
a)
Le Xsoddisfano
allalegge
di emisimmetria(hanno comportamento alternato)
di fronte allepermutazioni degli indici,
in
particolare
una X con due indicieguali
ènulla ;
b)
Per una trasfoimazione di coordinate(sostituzione
linea-re)
che faccia passaredalle .,c, alle y,
esse si trasformano se- condo lelegge
espressa dalla formulanella
quale
i coeS cienti delle sono, colla usualenotazione,
determinanti
jacobiani.
Ciò mostra che le X si
comportano
allastregua
deiprodotti differenziali
simboliciche
compariscono
nelleespressioni degl’ integrali 1-pli
estesiad una
V"+1
immersa in unav,L+,.
E tale identità dicomporta-
mento
suggerisce
d’introdurre, pei complessi
lineari indiscorso,
la notaxione simbol ca che deriva dal
sostituire,
nelprimo
tuem-bro della
(9),
alposto
diogni X,
ilcorrispondente prodotto (10).
Con tal sostituzione
quel primo
membro assumel’aspetto
d’unaforma d1flserenxiale
sirnbolica P(di grado
h+ 1,
in n + 1variabili) a coefficienti
costanti(") ;
orbene noi diremo chequella
formarappresenta
ilcomplesso (9),
edesigneremo
il com-plesso
colla stessa lettera 16(o più compiutamente
con oveinteressi mettere in vista la dimensione h
degli
elementi delcomplesso).
Va avvertito che un
complesso
individua lacorrispondente
forma 4Y solo a meno d’ un fattore
costante,
e chepertanto
dueforme 4Y differenti per un fattore costante
(in particolare
per ilsegno) rappresentano
lo stessocomplesso.
5. - I
vantaggi
della nuovanotazione , si
rivelanoprincipal-
mente attraverso al
trasporto
aicomplessi
della nozione di pro- dotto di dueforme d fferenziali
simboliche.Ricordiamo’ brevemente che
quando
le due forme sono cia-scuna di un solo
termine,
p.dXrh, B dxso ...
(A, B,
nel nostro caso,costanti)
il loroprodotto
è la formaAB dxro ... dxr, dxso
...dxs, (nulla
se in essacompariscono
due dx collo stesso
indice) :
nel casogenerale
ilprodotto P qr
per una Sr si ottiene sommando i
prodotti
dei termini di ~ perquelli
di T eriducendo,
nella somma, i terminisimili,
cioè
quelli
checontengono
le stesse dx (conriguardo
allalegge
di
alternanza)
perguisa che,
indefinitiva,
i terminicorrisponda-
no a combinazioni distinte dei relativi indici.
Invertendo i fattori il
prodotto
cambia alpiù
di segno(e
ciò accade
quando
entrambi son digrado dispari) quindi
non(1)
Per tali forme, e per talune proprietà considerate nel seguito, veda-si E. GOURSAT, Leçons sur le problème de Pfaff [Paris, Hermann, 1922]
Cap. III. Se nel primo membro della
(9)
si sviluppano i determinanti, essoassume l’ aspetto d’ una forma plurilineare in h-f-1 serie di variabili; ed al-
lora è facile vedere che i coefficienti (i cui indici percorrono ora le dispo- sizioni) si comportano, di fronte alle trasformazioni di coordinate come gli
elementi d’ un tensore È però un tensore ernisi’m’tnetrico,. quindi
ad esso può associarsi una forma differenziale simbolica, ch’ è precisamente
la nostra «t. Cfr. per analogia E KAEHLER, Forme differen%iali e
(unxioni algebriche [Memorie
Ace. Italia, III(1922)
Mem. n. 3] n. 8.’"
muta il
complesso
associato alla formaprodotto.
Sipuò pertanto parlare, senz’ ambiguità dipendente dall’ ordine,
diprodotto
di duer,omplessi
lineari..
Qual’ è
ilsignificato geometrico
diquesto prodotto ?
Eccobrevemente come vi si
può pervenire.
Siauo
~",~1,
i i i duecomplessi.
Intanto se h+
k+
il
prodotto
svanisce identicamente(8) ;
e seh+
1 = n, cioèse
gli spazi
dei duecomplessi
hanno dimensioniduali,
la forma
prodotto
è di un solo termine ilquale
contiene tutti i dx.Neppure
inquesto
casoquella
formarappresenta
un com-plesso ; però
il suo coefficiente è un invariante simultaneo(re- lativo)
dei duecomplessi, che,
ove sioperi
una trasformazione dicoordinate,
siriproduce moltiplicato
per il modulo della so-stituzione relativa.
_
Quando quell’ invariante
ènullo,
diremo che i duecomples-
si sono in involuxione. In
particolare,
per duecomplessi
di rettedello
S,
si ricade sulla relazione di gLEIN(~).
Non ci preoccuperemo di
caratterizzare,
in formapiù
geo-metrica,
tal relazioneinvolutoria ;
ci bastiavvertire, perchè
do-vremo tenerne conto in
seguito,
chequando
uno dei due com-plessi
è identico(cioè
lacorrispondente
forma ènulla)
la rela-zione involutoria è sempre verificata
(ioj.
° Premesso
ciò,
ecco ilsignificato geometrico
chevogliamo
i ndicare :
Il
complesso
lineareprodotto
di duecomplessi (h +
k C n -1) è degli spaz
entro aiQuali i
due daticomplessi
subordiitano duecomplessi
in invo-Z uxione.
_
(8)
È il momento per avvertire che la scrittura sta ad esprimere .che la forma 4Y è nulla identicamente, cioè ha tutti i coefScienti nulli.
’
(9)
Cfr. le mie digeometria
analitica e proiettiva. [Padova,Cedanl,
1930-31]. Parte II, n. 341.(lo) Il lettore vedrà subito che se 4Yh+1 è un complesso speciale (insieme degli & appoggiati’ ad un i 4Yn-h che sono con esso in relazione involutoria son qnelli ai quali appartiene lo direttore. Cosicchè per due cotnplessi entrambi speciali la relazione involutoria si caratterizx,a
geometricamente
coll’incídenza dei relativi spaxi direttori.Ma in argomento si può certo dire molto di
più.
Poichè la nozione di
prodotto
di due forme differenziali simboliche è invariante di fronte alle trasformazioni delle varia-bili, possiamo
limitarci a cercare la condizioneperchè
una facciaS ad h + k
+
1 dimensioni dellapiramide fondamentale,
adesempio quella
individuata daipunti
fondamentaliAo, A.,..., A,+, appartenga
alcomplesso prodotto.
Tenendo conto che lospazio’
Sha una sola coordinata non nulla si vede subito che la condi- zioiie cercata si riduce a ciò che in manchi il termine in
dxo dxl ... dXh+k;
ma il coefficiente diquel termine
èproprio
F invariante simultaneo dei due
complessi
indotti dai dati entroS, perchè
le forme che ivi lirappresentano
si deducono dalle-,
sopprimendovi
i termini checontengono qualche
dxcon indice
maggiore
dih -f-
l~.6. - Una conseguenza
immediata,
ma per noifondamentale,
della caratterizzazione
assegnata
è laseguente :
Il
complesso prodotto
di duecomplessi
lineari~A+l’ BIl ~-I
contiene tutti
’gli spazi
totali di dimensione h + h + 1 deicomplessi
dati.Ciò è evidente dal momento che entro ad un totale il
complesso 4-
subordina uncomplesso identico, quindi
invo-lutorio con
quello
indotto dae).
Ognun
vede laportata
della conclusione : Dato uncomplesso
fissato un intero
v > h -E- 1,
per costruire uncomplesso
di
spazi
checontenga
tuttigli
totali delcomplesso dato,
bastamoltiplicare
la per un’arbitraria forma qr digrado
y - h-l.Dopo
di che sipresenta spontenea
la domanda: Icomplessi
cos costruiti in relazione alle
v
-h -+ 1 1) 1 i
forme Windipondon- ti,
sono essi pureindipendenti ?
E con tal costruzione si otten- gonoproprio
tutti icomplessi
checontengono
l’insiemedegli
SY-i totali per il dato ?
(11)
Il teorema trovasi sostanzialmente anche nel lavoro del Dr. MomN.Vedasi la
(14)
del n. 11 la quale rappresenta(colle
nostre notazioni) il pro- dotto delcomplesso ?.A ro ri
... rk ... per il complesso dzhe la dimostrazione successiva.
questione
non ammette unarisposta generale,
e lepri-
me
indagini mostrano,
come si chiariràmeglio
tra poco, che sul- le conclusioni ha inBuenza sia il valore di v che lamaggiore
o mi-particolarità
delcomplesso 4S+1 . Tuttavia,
nei limiti del casoparticolare
aderente al nostroproblema,
eprecisato
alla fine deln.
3,
larisposta generale esiste ;
e si consegue coipassi
che an- diamo ad indicare.°
, In
quelle
condizioni ilcomplesso q,,
= 0 dipartenza
è uncomplesso
di rette d’unospazio Stp-l, quindi
èrappresentato
dauna
forma
simbolicaquadratica (a
coefficientiinteri)
che d’orain
poi
indicheremo con co. Per dipiù
si tratta d’uncomplesso generico,
o conmaggior precisione,
nonsingolare et).
Se 4Y è una forma simbolica di
grado
v- 2,
la formarappresenta
uncomplesso
che contiene tuttigli
Sv-i totali di w,quindi
dàluogo
ad una qv conseguenxa(nel
sensodel § 1)
diq,. Noi
vqgliamo
far vedere che tal costruzione esaurisce tutte le fpv edi più
che a ~ linearmenteindipendenti corrispondono
forme pure linearmente
indipendenti,
talchè il nuinero dellepv
indipendenti
p èprecisamente
p Ov =(v - ) 2p j
come s’ è asseritoal n. 3. Ciò
conseguirà
daiseguenti
teoremi :Teorema
d’ indipendenza :
Se % è unaforma quadratica
sim,bolica in
2p differenxiali, rappresentante
uncomplesso
nonsingolare
unaforma
simbolica digrado
1~ p . 1,
con-dixione necessaaria e
sufficiente (J,ffinchè
si abbia w .- 0 è chesia 4Y
_‘ 0.
Teorema di
completezza :
Unaforma differenziale
sim-bolica W di
grado
v ~ p, tale che ilcorrispondente complesso contenga
tuttigli spazi
totali di w, è divisibile per w, cioè è deltipo
7. -
Aggiungoiamo
alcuni commenti epreliminari algoritmi-
ci. Intanto se la w è a
coefficienti interi,
ammesso il teoremad’indipendenza,
si costruiscono subito av forme w4Y(quindi cpv )
(l’)
G.SCORZA,
Ititorno alla teoria generale delle matrici diRiemann,
ecc. [Rendiconti Palermo T. 41 ( 1916 ) pp. 263-380] n. 12.
pure a
coefficienti
interi. Bastascegliere
i Ov fattori ~ di unsol termine
(col
coefficiente1).
Il teorema
d’indipendenza
sussiste sotto le due condizioni che w sia nonsingolare,
e che se esse si lascianocadere,
il teoremapuò
risultare falso. Per laprima
siguardi
adesempio
al caso in cui w èspeciale;
allora sipuò
supporrew = dxo dxl
ed ilprodotto
wÒ è nullo nonappena ~ contenga . in ogni
termine uno dei due differenzialidxo, Quanto
allaseconda,
essa ètassativa, giacchè
se il teoremà è sem-pre
falso,
altrimenti si avrebbero tanteindipendenti quante
sono le
~,
mentre il numero delle formeindipendenti
digrado
1 + 2 è minore di
quello
delle formeindipendenti
digrado
I.Avvertasi che il teorema
d’ indipendenza
va un momentinooltre
quel
che a noi occorre, inquanto
sussiste anche per1- p-1,
mentre a noi basta che sia
Se
poi
si vuolgettare
unosguardo più
inlà,
con riferi-mento a forme w di
grado > 2,
s’incontranosubito
dei casi incui,
anchesupponendo
w del tuttogenerale,
il teorema è falso.Per
esempio
se w è digrado dispari
e ~ digrado maggiore
diquello
di w, bastascegliere
una 4> deltipo
per avere ro 4> = ro’ Bf = O senza che lo sia 4Y. Ciòperchè
ilquadrato
d’ una forma di
grado dispari
è sempre nullo.Questi
brevi commentisuggeriscono problemi nuovi,
e forseintessanti, ma nello stesso
tempo
ne indicano lacomplessività.
Poichè il
complesso
w è nonsingolare,
scelteopportuna-
mente le
coordinate, potremo
assumere, w sotto laforma
canonicache,
fatta laposizione
(13)
Cfr. E. BERTINI, Introduxione alla geometria proiettiva degl’ iper- spazi, ecc. [Messina, Principato, 1923] Cap. 5°, nn. 6, 8. Nella dimostrazione dei due teoremi enunciati non porremo alcuna restrizione ai coefficienti di wnè a
quelli
delle trasformazioni di coordinate : insomma prescinderemo dallequestioni
di razionalità.scriveremo anche
attribuendo ora alle coordinate di i
più
comodi indici1y 21...1 2p.
Le 004
son forme digrado pari, quindi
liberamente permu- tabili neiprodotti
con formequalsiasi.
Inoltre tutte le loro po- tenze sono nulle.Tenendo conto di ciò si vede che
nell’espressione
di oor de-dotta
dalla(13)
a norma della formula delpolinomio (la ’quale
, è
applicabile
senzariserve,
tenuto conto dellapermutabilità
del-le
(Òi) spariscono
i termini checontengono potenze
diqualche
0)« e restan soltanto
quelli
checontengono
fattori tutti differenti.Ne consegue
che,
perr > p
è (J =0,
e, per r = pPiù in
generale
se ro2, ..., wh son forme dello stessogrado pari,
le cuipotenza
sianonulle,
èanalogamente
Profitteremo
diquesta
formula per dimostrare unaproposizione
che
applicheremo più
avanti in un casoparticolare.
Si tratta delseguente :
.Lemma : 1 Se ro1, ro~,.’" sono
forrrae di f ferenxiali
sim-boliche dello stesso
grado pari,
aventi lepotenxe nulle, ogni forma (algebrica)
2 nelle mi, digrado
1(nelle stesse)
èdivisibile per ro = m~ + ù~
-+-
...-f-
W21-1Dimostriamo che
ogni
termine di 2 è divisibile - per W. Un termine siffattoè,
a meno delcoefficiente,
unprodotto
di h dif-ferenti tra le ro" ad es. m~, m~, ... , Wh . Posto per abbreviare
si osservi
che,
stantel’ipotesi
contiene meno di 1 ter-mini, talchè P’
è nullo. Ilprimo
membro ah della(14)
sipotrà
quindi
anche scrivere ah2013 j3B
e si avràpertanto
dalla(14)
stessache dimostra il lemma.
§
3. - Teoremad’ indipendenza.
8. - Dimostreremo il teorema per indl1zione da
p 1
a p.Esso è evidente per p =
1, giacchè
allora w e 4Y èdi
grado
zero, cioè unacostante,
nulla se = O(1~).
Manterremo per M le
espressioni
e notazioni(11) (12) (13)
del n. prec. ed inoltre porremo
Supposto
vero il teorema per unaforma,
come .laW,
inp - 1 coppie
di diSerenziali associati(tali
si dirannodx
edimostriamolo per la nostra c~.
Proviamo anzitutto
che, nell’ ipotesi
= 0 delteorema,
un termine di 16 che
contenga dxi
contiene anche l’ associatodxp.t,.
Conciò, quando
l’ordine 1 di O èdispari,
il teorema stesso saràdimostrato,
eresterà
da considerare soltanto il casod 1
pari.
Fatto,
per facilitare il riferimento allenotazioni, i
= p, iso- liamo in 4Y i termini checontengono dxp
scrivendodove nè 8 nè r
contengono dxp
e la S~ è una forma digrado
(l4) L’ opportunità di considerare quale forma differenziale
(a
coefficienticostanti) di grado zero una costante, è evidente, e contribuisce ad evitare distinzioni
superflue
nella trattazione algoritmica.5
1’ - l -
1,
inparticolare
una costante se 1 = 1.Dalla (16)
te-nendo conto che
dxp
Mp ènullo,
si deduce ’I termini del 2° membro che
contengono dxp
sonoe per
l’ipotesi
= 0 devonoannullarsi ;
ma il 20 fattore noncontiene
dxp, dunque
sarà esso stessonullo,
cioèPongasi
ancora, mettendo in evidenza in 8 i termini checontengono
sdove la
2",
digrado l’
non contienepiù
nèdxp
nè La(17)
diventa -’e
poichè
M 8" non contiene cos sarà0,
ed in de-finitiva essendosi ammesso il teorema per
p’
= p 1(tenuto
conto che per essere 1
~ p 1
è l’~ p’ -1?
gli - 0. Ma al-lora la
(18)
mostra che 8 è divisibile per il che prova l’ asserto.9. - Liberato il teorema dal caso di 1
dispari, supponiamo
1 = 2k
pari ;
perquel
che s’è ora visto la ~ sarà una forma(algebrica)
digrado 1
nelle mia.Dimostriamo
più
ingenerale
che:Se
1 ~ r ~ p,
condizione necessaria e sufficiente affinchè sia m’lb = 0 è che sia 0.Ciò,
inparticolare,
per r = 1 darà il nostro teorema.
Intanto la
proposizione
è vera per r = p,Nel 1 caso 16 è di
grado
zero, ed wp= p !
wl m... mp(n. 7)
nonnullo, dunque & dev’esseré
una costantenulla;
nel secondocaso è 1 à
1, quindi,
inquanto 1
èpari,
ancora 1 =0,
ednon è
nullo, dunque
si conclude comeprecedentemente.
Con ciòla
proposizione
stessa restaprovata
perp= 2 (r=1, r=2,
1 =
0)
cosicchè basteràprocedere
per ricorrenza(15).
Anzitutto se il
grado 1
di 4Ù è zero la conclusione èovvia, perchè
oor non è nulla.Se i è
> 01
16 conterrà almeno una delle w; , sia wp , onde sipotrà
porredove nè
g,
nèr, contengono
rop. Ovepoi
si osservi chesi ricava subito
ed in termini del 2° membro che
contengono
Mp sonoPoicbè
supponiamo
0,quei
termini devonoannullarsi;
ma il fattore in
parentesi
non contiene wpdunque
sarà essostesso
nullo,
cioèSe r = 0 se ne deduce senz’ altro
°
ma tal relazione sussiste anche per r
>
1 in forzadell’ ipotesi
di ricorrenza. Difatti il
primo
membro della(19)
è deltipo
(15)
Il nostro ragionamento si aiRda dunque ad una doppia induxione,il cui meccanismo graduale è d’ altronde ben chiaro.
w?’ 4>’ con
p’
=p 1, r’
= r- 1 I 1’ = 1, quindi (posto
cher>1) 1 ~r’~p‘, 1’ p’
- r’.La
(21)
porge senz’ altroBJ
e, sostituendo nella
(181
1dopo
di che risultae, con facili calcoli
talché,
in forzadell’ipotesi,
saràMa anche
qui
èapplicabile l’ipotesi
di ricorrenza conp’= p-1,
r’
= r + 1, 1’
= 1 -2,
appena sitenga
contoche,
essendosigià
assodata la consistenza del teorema per r = p, p
1,
sipuò
supporre
r ~ p 2, quindi ~~p20131.
Il suopresupposto
im-plica
che deva essere Q -0, dopo
di che la(22)
porge senz’ altro V= 0 ,
e. d. d.§
4. - Teorema dicompletezza.
10. - Procederemo anche ora per induzione da
p 1
a p.. Modificando lievemente le notazioni dell’ enunciato al n.
6,
porremo v 1 = 1 onde W sarà una forma