A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
L UIGI M ARCHETTI
Riduzione alla forma canonica delle equazioni del moto di sistemi anolonomi
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 2
esérie, tome 10, n
o3-4 (1941), p. 199-208
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RIDUZIONE ALLA FORMA CANONICA
DELLE EQUAZIONI DEL MOTO DI SISTEMI ANOLONOMI (*)
di LUIGI MARCHETTI
(Perugia).
1. - Si abbia un sistema dinamico olonomo S di coordinate
lagrangiane
qh(h =1,...., n), (avente perciò n gradi
dilibertà); imponiamo
ad esso uno opiù
vincoli
ulteriori,
traducentisi in altrettanteequazioni involgenti
le qhe t,
deltipo
che supporremo
indipendenti rispetto
alle "-Potremo sempre
immaginare
diesprimere,
per le(1), k delle q
mediante le.rimanenti. Perciò il nuovo sistema S’ che
possiamo immaginare
ottenutoespri-
mendo k
delle q
mediante le altre avràgrado
di libertàuguale
ad n-k.È
ben noto(1)
comel’espressione
analitica delpiù generale spostamento
infinitesimo
possibile
del sistema schematizzato in Npunti Pi,
nell’istantet,
apartire
dallaconfigurazione
di coordinate qh, sia datodall’ equazione
dove i
dqr
e dt sono affattoindipendenti
tra loro e arbitrari.Coll’ aggiunta
delle
(1), questi dqr
e dt non sarannopiù indipendenti,
ma dovranno soddi-sfare alle
seguenti equazioni:
cioè ad
equazioni
deltipo
funzioni lineari delle velocità
q r .
(*) Lavoro eseguito nel Seminario di Alta Matematica della R. Scuola Normale Supe-
riore di Pisa.
(i) Cfr. per es. LEVI - CIVITA e AMALDI : Lezioni di Meccanica razionale, Vol. I, pag. 292, Zanichelli, 1927, Bologna.
Annali della Scuola Norm. Sup.. Pisa.
’
14
Il sistema dato viene
perciò assoggettato
a nuovivincoli,
che assumono, attraverso le(3)
o(3’),
la forma di vincoli di mobilità.Abbiamo cioè che il
più generale spostamento possibile
del sistema è dato dalle(2),
doveperò gli
incrementidqr,
dt si intendonolegati
dalle(3).
Dati
perciò
le qre t,
perogni dt,
restano arbitrari n-k solamente deidqr ,
restando i rimanenti
espressi
mediantequesti
attraverso le(3).
Un vincolo di mobilità del
tipo
.dove le arv, av sono funzioni delle q, ed eventualmente anche
di t,
sarà dettoanolonomo, quando
non sia deducibile per differenziazione da una relazione in termini finitiinvolgente
le q, ed eventualmente t.Ed in conseguenza un sistema che possegga
qualche
vincolo anolonomosarà detto sistema anolonomo.
2. - Ciò premesso
potremo
pensare il sistema anolonomo come sottostante all’ azione di certe forzeaggiunte,
eprecisamente
aquelle
esercitate dai vincoli analiticamenteespressi
mediante le(4)
delparagrafo precedente (reazioni
vin-colari).
il lavoro fornito al sistema da
queste
forzeaggiunte
in unospostamento virtuale,
ad un
istante t,
apartire
dallaconfigurazione
qh, cioè in unospostamento
attoa far passare il sistema dalla
configurazione
qh, ad un’ altraqualsiasi,
infini-tamemente
vicina,
e relativa allo stessoistante t ;
ióqh
sarannosoggetti
allarestrizione di dover sottostare alle condizioni
imposte
dai vincoli di mobilità.E sia
Il lavoro fornito dalle
originarie
forzeapplicate (forze attive)
nello stessospostamento.
Poichè l’ avere introdotto forze
aggiunte
ha ricondotto il sistema apotersi
trattare
(nell’ impostazione
delproblema
dimoto)
comeolonomo, potremo
per esso scrivere leequazioni
diLAGRANGE,
nella secondaforma,
dove T è
l’ energia
cineticaappartenente
al sistema eQr *
dovrà essere consi-derata come sollecitazione reattiva secondo la coordinata
lagrangiana
qr.201
Le
Qi *,...., Qn*
sonoincognite;
esse hanno laproprietà
di non fornire lavoro virtuale perogni spostamento compatibile
con i vincoli di mobilità.Dovrà
perciò
essereper tutti i valori dei
rapporti
soddisfacenti alle k
equazioni :
~.Dovrà
perciò
essereDalle
n + k equazioni
indipendenti potranno
essere determinate len+ k incognite
qi, q2,...., qn,Å.1 ,...., Å.k.
Il
problema
è cos ricondottoall’ integrazione
diquesto
sistema.3. - Ammettiamo ora che le forze date derivino da una funzione delle forze U. Introdotta la funzione
lagrangiana t)
comeed
eseguita
la ben nota trasformazione di POISSONle
equazioni (5) prenderanno
la formaIntroduciamo ora la funzione hamiltoniana
Le
(6) potranno
essere scritteoltrechè sussisteranno le altre n relazioni
Siamo cos arrivati per sistemi anolonomi ad
equazioni
del moto in unaforma molto simile a
quella
canonica dei sistemiolonomi ;
il sistema delle 2nequazioni
differenziali delprimo
ordinesarà
perciò
da noi detto: sistema canonicogeneralizzato.
Non è inutile far notare come una volta risolto il
problema
del moto edeterminate le
Q*,
nel caso in cui tali forze reattive derivino da una funzione delle forzepotremo
considerare un’ unica funzione delle forzeUi,
relativa aQ + Q~,
ottenendo in tal caso, invece delle(7),
leequazioni
raggiungendo
cos per leequazioni
del moto la forma canonica classica.4. - Vediamo ora,
prescindendo
dalla risoluzione delproblema
del moto equindi
dalla effettiva struttura delleQ*,
di arrivare alleequazioni
canonicheclassiche
operando,
in(7),
sulle p,sulle q
e su t con unaopportuna
trasfor-mazione.
Si abbia un
generico
sistema differenziale delprimo
ordinedove le
Xs, X2,...., X2n
sonoassegnate
funzioni di XI, X2,----, X2,1,regolari
in uncerto campo.
Consideriamo ora uno
pfaffiano (2)
in cui le
Yi designano
2n funzioni finite econtinue,
insieme alle derivateprime, delle x, regolari
entro un dato campo, tali che il sistema(8) possa
essere(2)
Cfr. per lo sviluppo delle teorie sugli pfaffiani 1’ opera di E. GOURSAT : Legons surle problème de Pfaff,
Paris,
J. Hermann, 1922.203
considerato come l’ associato allo
pfaffiano (9),
equesto
evidentementepuò
sempre farsi.Per le
(8),
il sistema associato a(9)
potrà
scriversiAbbiamo visto nel
paragrafo precedente
che leequazioni
del moto per un sistema anolonomoprendevano
la forma :equivalente
aPer
quanto
abbiamo fattoprecedentemente
notarepossiamo
considerarlocome sistema associato ad un certo
pfaffiano y(p; q; t).
Operiamo
ora sulle p,sulle q
e su t con la trasformazioneinvertibile entro un certo campo.
Se tale trasformazione mi fa
indicando dQ il differenziale esatto di una funzione
Q(P, Q, T),
eK,
arbitra-riamente
prefissata,
una funzione diQi ,...., Qn, Pi ,...., Pn, T,
il sistema trasfor-mato,
come è ben noto(3),
avrà la forma canonica(3)
Cfr., per es. LEVI - CIVITA eAMALDI,
loco citato, pag. 311, Vol. II, Parte II.Notiamo che esistendo k
equazioni
fra le qesprimenti
vincoli dimobilità,
anche le
Q
non sarannoindipendenti,
ma fra leQ, P,
T sussisteranno altrettante relazioni.Lo
pfaffiano
a secondo membro di(11) potrà scriversi,
tenendo contodelle
(10) :
.Indicando per
semplicità
di notazioni q ~ ,...., qn,rispettivamente
con xi, ,...., tale
espressione prenderà
la formaed il sistema associato a tale
pfaffiano, quando
alposto
didxl,....,
sisostituiscano le
quantità proporzionali
(che
verranno momentaneamente indicaterispettivamente
conXi ,...., X2n+i)
siscriverà :
cioè
Introducendo le
parentesi
di LAGRANGE(~),
taliequazioni prenderanno
laforma
(4) Si abbiano 2n funzioni ui un, Vi ,...., vn, dei 2n argomenti Xi ,...., x2n. Chiameremo
« Parentesi di Lagrange » relativa a due argomenti qualunque x?~ e xs, l’espressione
e verrà indicata col simbolo : [x,,, xs].
205
E ritornando alle
p, q, t :
A
queste equazioni bisognerà
unire ledi pag.
201,
mediante lequali
le nincognite Qr*
siesprimono
in funzione delle k( n) incognite ÅS,
e le(4)
di pag. 200le
quali (ove le 6
siesprimano
mediante lep)
costituiscono un ulteriore sistema di kequazioni
fra le q, p, t.In
sostanza,
a definire la sostituzione si hanno2n + 1 + k equazioni [le
13e le
(a)]
fra altrettante funzioniincognite [P, Q, T, ~,] :
intendendosi fissata K Abbiamo cos che condizione sufficienteperchè
una trasformazione riducaun sistema del
tipo (7)
alla forma canonica(7"’)
è che leP,
leQ
e Tsoddisfino ,alle
2n+ 1 equazioni (13),
in cui leQ*
si sianogià
determinate nel modosopraddetto.
Ma è noto
(5)
che condizione necessariaperchè
un sistema sia in forma canonica è che lopfaffiano
alquale
è associato sia deltipo (11);
non facendole
(13)
che ridurre aquesto tipo
lopfaffiano
cui era associato il sistemadato, possiamo
concludere che le(13)
ci dànno anche la condizione necesssaria.Vediamo ora
quale
forma assumono le(13) quando
nella trasforma - zione(10)
si faccia T=t.Tenendo conto che in tale
ipotesi,
perqualunque r,
èavremo :
Unite alle
(a),
taliequazioni
costituiscono un sistema nelle 2n+ k incognite P, Q,
A.Per avere un sistema di
2n + k + 1 equazioni
in, unugual
numero di inco-gnite,
sipotrà
assumere K come nuovaincognita,
alposto
di Tgià prefissata.
Operiamo
ora con una trasformazione deltipo
e facciamo inoltre due
ipotesi :
1 a)
Il sistema siaconservativo,
equindi
la funzione ~I noncontenga esplicitamente
t e le(a)
di pag. 205 si riducano allecon le ars
indipendenti
da t.2a)
La funzione K coincida con H.(5)
Cfr. MORERA : Sulla trasformazione delle equazioni differenziali di Hamilton, inRend. Acc. Lincei, Vol. XII, 1° sem. 1903, pp. 113-122
207
Le
equazioni (13)
si ridurranno alleDi
queste
l’ ultima sipuò
scriveremeccanicamente
interpretabile,
nel casoattuale,
comequella
che definisce laproprietà
fondamentale delle reazioni vincolari(6) ;
essa è d’altronde conse-guenza delle e delle
Le
equazioni indipendenti
delproblema
sonodunque
leprime
2n delle(13")
e le
(~),
mentre le funzioniincognite
sono leP, Q, 2,
in numero di2n + k,
altrettante
quante
leequazioni.
Supponiamo
chele q
sianoindipendenti.
Sarà alloraavremo
dunque
un sistema nella forma canonica : .Si tratterà di determinare una trasformazione che conservi tale forma cano-
nica,
si tratterà cioè di trovare alcune condizioni che ci assicurino la natura canoniea della trasformazione.Le
(13")
in taleipotesi prendono
la forma(6)
Vedi § 2.Si vede facilmente che il sistema ammette la soluzione
che non sono
altro,
comegià
si sa1’),
che le condizioni dicompleta
cano-nicità richieste.
õ. - Ora che siamo arrivati alle
equazioni
del moto in forma canonica per sistemianolonomi, possiamo applicare
a taliequazioni
tutti i risultati della teoria delle trasformazionicanoniche,
inparticolare
il classico metodo diintegrazione
di JACOBI