R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
P. B OERO
Metodi omologici elementari nella teoria dei sistemi di equazioni, I
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 37 (1967), p. 289-306
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NELLA
TEORIA DEI SISTEMI DIEQUAZIONI,
Idi P. BOERO
(a Genova) *)
Il
presente
lavoro costituisce laprima parte dell’esposizione
dei risultatiottenuti nella ricerca di metodi
algebrici
soddisfacenti per affrontare iproblemi
dirappresentazione
delle soluzioni di sistemiomogenei
di equa- zioni di convoluzione(e quindi,
inparticolare,
diequazioni
differenzialilineari,
o alle differenzefinite,
o ditipo misto, ecc.).
Punto di
partenza
diqueste
ricerche sono stati i risultati di rappre- sentazione ottenuti da G. Darbo([2])
per sistemi diequazioni
differenziali lineari:l’ipotesi
diprincipalità,
soddisfatta nel caso dell’anellodegli
ope- ratori differenzialilineari,
è stataattenuata,
e si èpotuto
estendere la ca- ratterizzazionedegli
anelli dioperatori
che dannoluogo
a sistemi « diordine
globale
finito ».Nel
presente lavoro,
si affronta l’analisi delle condizionialgebriche
sotto le
quali
continuano a valere risultati dirappresentazione
deltipo
di
quelli
della notasopracitata,
con riferimentopreciso agli sviluppi
cheuna tale estensione rende
possibili.
Nella I
parte,
sono cos analizzate in modo sistematico - in relazione alleapplicazioni
alla teoria dei sistemi - leproprietà
di alcune classi di domini diintegrità (come
domini di Prufer e domini diBezout) ; quindi
si danno dei teoremi di
rappresentazione
validi per tali domini dioperatori.
Nella II
parte,
vengono estese all’analisi dei sottoanelli dell’anello delle funzioni olomorfe sulpiano
alcune tecniche classicamente adottate per l’analisi della strutturaalgebrica
di taleanello,
e viene messo in luce*) Lavoro
eseguito
nell’ambito deiGruppi
di ricerca del Comitato Nazionale per la matematica del C.N.R.Indirizzo dell’A.: Istituto Matematico dell’Università, Via L. B. Alberti, Genova.
il
legame
tra varie condizioni ditipo algebrico
etopologico
sui sottoanelli(quali
la condizione di essere domini diBezout,
il fatto chegli
idealiprin- cipali
sono chiusi eviceversa, ecc.).
Viene infine
affrontato,
con l’ausilio di tali risultatipreliminari,
lostudio dei sottoanelli
di
costituiti dalle funzioni di ordine alpiù eguale
a p(,u
>0),
e dell’anello delle funzioni intere ditipo esponenziale,
che sarà l’ambiente naturale per
gli sviluppi
successivi:infatti,
via tra-sformata di
Laplace,
lo studio della strutturaalgebrica
di moltealgebre
di convoluzione è ridotto allo studio di sottoanelli dell’anello delle funzioni intere di
tipo esponenziale.
PARTE I - Considerazioni
algebriche
1. Sia D un dominio di
integrità,
cioè un anello commutativo conidentità
privo
di divisori dello 0.TEOREMA 1: sono
eq2civalenti
leseguenti
condizioni su D :(P1) : gli
ideati di D ditipo finito
sonoprincipali (~2): ogni
sotto-D-modulo diiipo finito di
D è libero(P,) : ogni
80tto- D-modulo ditipo finito di
Dp è libero(P4) : ogni D-omomorfismo
L : Dp 20132013~ D ha
immagine
libera(P 6) : ogni D-omomorfismo:
L :
Dp haimmagine
libera(P 6) : ogni D-omomorfismo
L :
D~ --T Dha
immagine proiettiva
e nucleo libero(P,): ogni D-omomorfismo
Dp 20132013~ 1?a
ha
immagine proiettiva
e nucleo libero(p,
q interipositivi).
L’equivalenza
tra(P2)
e(P1)
segue subito dal fatto che un sotto-D- modulo di Dpuò
essere identificato con un ideale diD,
e viceversa. Leimplicazioni: (Pa)=> (Pz) ; (P6) (P4) ; (Pz ) (P6)
sono ovvie.L’equiva-
lenza tra
(Fa), (P5), (P?)
è facilmente dimostrata: basta osservareche,
se vale
(P6), allora,
dato un D-modulo M ditipo
finito(diciamo s)
che siasotto-D-modulo di
Dq,
ildiagramma:
fornisce una
rappresentazione
di .l~ comeimmagine
del D-omomorfismo di D~ in DQ ottenutocomponendo l’epimorfismo
canonico di D· su ~ conil monomorfismo di inclusione di M in
DQ; inoltre,
da(P7)
segue(P6),
in base al
diagramma:
che fornisce una
rappresentazione
di Ker L come D-modulo libero isomorfoa Dr
(r p),
equindi
di Im L come nucleo di un D-omomorfismo di Dpsu
Dr; infine,
da(P3)
segue subito(P7).
Per concludere la dimostrazione del
teorema,
basta allora provare che da(Pi)
segue(P3).
Perquesto
sipuò procedere
per induzione: se N è sottomodulo diDp,
ed è finitamentegenerato, allora,
intersecandolocon e con D ed utilizzando 1’« identità modulare » e
l’ipotesi induttiva,
è
possibile rappresentarlo
come somma diretta di D-moduliliberi,
equindi
come D-modulo libero.
COROLLARIO 1
a) :
sia D un dominio diintegrità soddisfacente
ad unadelle condizione del teorema 1.
Allora, ogni
D-moduloproiettivo
ditipo finito
è libero.Infatti,
se M è un D-modulo ditipo finito,
diciamo s, sipuò
costruireun
epimorfismo :
Se ~11 è
supposto proiettivo,
M sipuò
allorarappresentare
come sotto-modulo di
D8,
e diqui
il corollario.2. I domini soddisfacenti a
(P2)
sono noti come domini di Bezout(Bourbaki, [1],
pag.85).
Il teorema 1 forniscequindi
un certo numero dicondizioni necessarie e sufficienti affinchè un dominio di
integrità
sia diBezout: di tali condizioni avremo
bisogno
per le nostreapplicazioni.
I domini di
Bezout,
purrappresentando
unageneralizzazione
dei do-mini
principali
che sipresenta
molto utile espontanea quando
ci si limitia considerare
problemi
« ditipo
finito »(ad esempio
sistemi di un numerofinito di
equazioni
in un numero finito diincognite),
sono caratterizzati da condizioni eccessivamenterestrittive;
una ulterioregeneralizzazione
èrappresentata,
come ènoto,
dai domini « di Prufer ». Essi possono essere caratterizzati tra le altre da una delle dueseguenti
condizioni(D
essendoun dominio di
integrità) :
(P8): ogni
D-modulo ditipo finito
eprivo
di torsione èproiettivo ; (P9) :
se B è un sottoanello del campoquoziente D
diD,
e B contieneD,
allora B è
integralmente
chiuso(in D).
Confrontando con il teorema
1,
si hanno allora subito iseguenti
co-rollari :
COROLLARIO 1
b) :
sia D un dominio diPrufer
per ilquale ogni
D-omo-morfismo :
ha nucleo libero. Allora D è un dominio di Bezout.
COROLLARIO 1
c):
sia D un dominio diintegrità.
D è un dominio di Be- zo2ct se e solo se èsoddis f atta
laseguente
condizione : l(P~o): ogni
D-modulo ditipo finito
eprivo
di torsione è libero.La dimostrazione di
quest’ultimo
corollario èsemplice:
la condizioneimplica
ovviamente(P,). Viceversa,
se D è un dominio diBezout,
è anche dominio di
Priifer,
ed inoltre vale il corollario 1a).
Sia D un dominio di
Bezout,
D’ un sottoanello diD ;
sia inoltre I’un ideale di
D’,
ditipo finito, e ~ x2 ,
... , = G un sistema digeneratori.
Consideriamo l’ideale I
generato
da G in D : I èprincipale,
ma, in genere, I’ non èprincipale
eI n
D’ c I’propriamente.
Sussisteperò
ilseguente
TEOREMA 2:
supponiamo che,
perogni
d ED’,
d ~0,
e perogni
t EE D -
D’,
si abbia dt E D - D’. Allora condizione necessaria esufliciente affinchè
I’ siaprincipale
è che ungeneratore
di I sia elemento di I’.La dimostrazione
può
essere condotta osservando anzitutto che I’ ccl n
D’. D’altraparte,
indicato con a ungeneratore
di Iappartenente
ad
I’,
in base alleipotesi
fatte risulta che I n D’ - aD’ e che aD’ cI’,
e di
qui
il risultato voluto.Conviene mettere in evidenza la condizione di validità del teorema
2,
che
acquisterà
notevoleimportanza
nello studio dei sottoanelli dell’anello delle funzioniintere;
sia D dominio diintegrità,
D’ sottoanello diD;
diremo che D’
soddisfa
alla condizione(Zo)
in D se, perogni
d ED’,
d =1=0,
e per
ogni
t E D -D’,
si ha : dt E D - D’.Il teorema 2
può
essere immediatamente esteso ai domini di Priifer : TEOREMA 3 : sia D un dominio diPrúfer
e D’ sottoanello di D. D’ è dominio diPrüfer
sesoddisfa
alla condizione(Zo)
inD,
e seogni
sopra- nello di D’ inD’
è deltipo DT (TcD’ T
sistemamottipticativo) .
Basta provare che D’ soddisfa alla condizione
(Pø).
Perquesto
suppo-niamo che B sia un sottoanello di D’ contenente
D’,
e che y E D’ - B sia radice di unpolinomio
a coefficienti inB,
con coeinciente del monomio digrado
massimouguale
all’identitàmoltiplicativa
di B. Risulta che BIV N
e D sono sottoanelli di
D,
e B U D è un sottoanello diD
contenenteD, quindi integralmente
chiuso peripotesi.
Allora ma daciò, posto
y -
y’/y",
cony’, y"
E D’seguirebbe,
se=D~
unauguaglianza
deltipo y’q - y"d,
con q ED’, d
E D -D’,
assurda peripotesi.
3. Per concludere
questa
rassegna di fattialgebrici
edomologici
elementari relativi a certe classi di domini di
integrità (domini
di Bezoute domini di
Pri fer),
èopportuno
- per leapplicazioni
cheseguiranno
-mettere in luce due
proprietà
essenziali per larappresentazione
delle so-luzioni di sistemi di
equazioni:
sia D un dominio di
integrità.
Consideriamo un D-omomorfismo :se D è un dominio di
Prùfer,
vale :(P 11) :
Ker L è ditipo finito,
eproiettivo
se D è dominio di
Bezout,
vale :Ker .L è libero
(di tipo finito).
Tutto ciò segue in modo ovvio dalle
proprietà precedentemente
sta-bilite,
considerando la sequenza esatta:Avremo
bisogno
inseguito
di considerare domini diintegrità
soddisfa-centi alle sole condizioni
(P~~)
o per ora conviene osservareche,
relativamente ai D-omomorfismi :
le condizioni
(P4)
...(P7)’ (P~~),
nondipendono
dalladimensione q
di Dq
(se
sono verificate perogni
L e per q =1,
sono verificate perogni
L e per
ogni q
interopositivo),
mentredipendono
in modo essenziale dalla dimensione di Dp(ad esempio,
per p - 1 e perogni
L sono vere inogni
dominio di
integrità D).
4. Sia D un dominio di
integrità (ad esempio, un’algebra
di convolu-zione),
ed X un D-modulo. Consideriamo un D-omomorfismo :( p, q
interipositivi)
esso si
può rappresentare
con una matricecon elementi
in D;
l’omomorfismo indotto :ha,
in genere, nucleo non nullo. Il nucleo sipuò
pensare come insieme delle soluzioni del sistemadi q equazioni
in pincognite :
TEOREMA 4 : sia D un dominio di
integrità soddis f acente
alla condizioneAllora, all’omomorfismo
r sipuò
associare una sequenza esatta :Consideriamo infatti la sequenza esatta:
essendo Ker L
proiettivo
peripotesi,
si tratta di una risoluzioneproiettiva
di Coker L. Tensorializzando con
X,
si ottiene immediatamente la se-quenza esatta
(I) (osservare
che Coker Lpuò
avere dimensioneomologica O, 1, 2;
nel caso che D sia dominio diPriifer,
la dimensioneomologica
è al
più 1).
La sequenza
(I)
sipuò
considerare la base di tutte le considerazionisuccessive,
sia di caratterealgebrico
che di caratteretopologico,
relativeal
problema
dellarappresentazione
«parametrica »
delle soluzioni di si- stemi diequazioni;
ed il Teorema 4può
ritenersi ilpiù generale
« teoremadi
rappresentazione
».Supponiamo
anzitutto cheTorD(Coker L, X) - 0 ;
in tale caso, se il dominio D soddisfa alla condizione(P12)-in particolare,
se è un dominiodi Bezout-Ker L è isomorfo a Dk
(k p),
e ciò consente dirappresentare
le soluzioni del sistema mediante k
parametri
arbitrari di ~.Precisamente,
supponiamo
chesia monomorfismo di immersione del nucleo in D~. A n è associata una
matrice:
consideriamo allora k elementi arbitrari di .~ : siano essi il vettore »
rappresenta
una soluzione delsistema,
e tutte le soluzioni del sistema possono cosrappresentarsi
in modo unico :fissati gli
elementi 1’li/,ogni
soluzione è
rappresentata
mediante un solo sistema diparametri.
Il caso:
TorD(Coker L, .~)
= 0 è moltoimportante
per leapplicazioni
alla teoria dei
dispositivi,
come avremo modo di analizzare inseguito;
condizione sufficiente
perchè
esso si verifichi è che Coker .L siapiatto (in particolare, proiettivo
olibero). È opportuno
ricordareche,
se D èdominio di
Prùfer,
Coker L èpiatto
se e solo èproiettivo ;
inparticolare,
se D è dominio di
Bezout,
Coker L èpiatto
se e solo se è libero(infatti,
Coker L è finitamente
generato).
5. Se
TorD(Coker L, .X ) ~ 0,
l’analisi della struttura di Ker 1~ nonsi
presenta facile,
a meno che come accade in tutti i casi di interesseapplicativo
che avremo modo di considerare inseguito
- l’anello D nonsia dotato di una struttura di
K-algebra (K
essendo un dominio di inte-grità).
Il caso banale in cui K = D non consente evidentemente di trarre dalla sequenza esatta(I)
alcuna ulterioreinformazione;
in genere, si con- sidereranno casi in cui F è un corpocommutativo,
ovvero un sottoanello di D.Se .M è un
D-modulo,
e D è unaK-algebra,
~ assume naturalmente struttura di K-modulo:infatti,
se p E M e k Eg,
basta porrek,u
=(k1)p
(1
essendo l’identitàmoltiplicativa
diD).
Ilpassaggio
dalla struttura di D-modulo alla struttura di K-modulo ha caratterefuntoriale;
dipiù,
si tratta di un funtore esatto come funtore dalla
categoria
dei D-moduli allacategoria
dei K-moduli. Va osservatoperò che,
ingenerale, HomD (M, M’)
cHom. ( ~1, M’) ( .~,
M’ moduli nelprimo
caso suD,
nel secondosu
K).
Ciò premesso, convenendo di indicare con tlVl il sottomodulo di torsione del D-modulo
M, possiamo
considerare ildiagramma
commutativo :ottenuto in modo ovvio dalla risoluzione
proiettiva
di Coker r tensoria-lizzata una volta con
X,
e l’altra con tX.A tale
diagramma
sipuò
associare ildiagramma
arighe
esatte:ottenuto considerando le sequenze esatte associate alla
prima
ed alla se-conda
riga
deldiagramma precedente,
e la traslazione dell’una nell’altra indotta dalla traslazione dellaprima
nella secondariga.
In esso, e è iso- morfismo.Il
diagramma (II )
è undiagramma
nellacategoria
deiD-moduli ;
esso
può
essereinterpretato
- alla luce delle premesse fatte come dia- gramma nellacategoria
dei K-moduli(essendo
D unaK-algebra).
Nellacategoria
deiK-moduli, può
accadere che1’epimorfismo
ó’ ammetta in- verso a destra(ciò
accade adesempio
se TorD(Coker L, X)
èproiettivo
come
K-modulo;
ovvero se K è un corpocommutativo,
ildiagramma (II)
divenendo undiagramma
nellacategoria degli spazi vettoriali).
Intale caso, si ottiene subito un monomorfismo
(di H-modulo) :
che si fattorizza attraverso
l’oggetto
I{ertr(D-modulo
di « torsione »rispetto
aD,
inquanto
sottomodulo ditXq).
Inconclusione, l’immagine
del
monomorfismo ,u
è un sottomodulo del .K-modulo Ker1~,
costituitoda soli elementi di torsione
(rispetto
aD).
Supponiamo
ora che Ker L sia libero(come D-modulo),
e che TorD(Coker L, X)
sia un K-moduloproiettivo
ditipo
finito(in particolare,
se..g è un corpo
commutativo,
unospazio
vettoriale su K di dimensionefinita) :
si ottienesubito,
per la soluzionegenerale
del sistema diequazioni
dato,
unarappresentazione
deltipo:
ove ~i f sono elementi di
D;
vi, sono elementi di torsione di X(rispetto
a
D ) ;
ed iparametri
... , Uk; ci , ... , c, sonorispettivamente
elementidi D e di K.
Alla
(III )
sigiunge
in modo naturale in base alle considerazioni pre- cedenti osservandoche,
sottol’ipotesi
che TorD(Coker L, X)
siaproiet-
tivo e di
tipo
finito comeK-modulo,
y Ker r sipuò rappresentare
comesomma diretta e di TorD
(Coker L, X);
essendo inoltre Ker L libero(come D-modulo),
per lacomponente (Ker L)
valela
rappresentazione
stabilita con il teorema 4.In
conclusione, può
enunciarsi ilseguente
teoremagenerale
di rappre- sentazione :TEOREMA 5 : sia g un dorninio di
integrità ;
Sia D un dominio di inte-grità soddisfacente
alla condizione(P12) ; supponiamo
inoltre che D sia unaK-algebra, ed X
un consideriamo il sistema(di
qequaczioni
in pincognite) :
posto
L =(di,),
se TorD(Coker L, X)
èproiettivo
ditipo finito
comeK-modulo,
allora
vale,
per le soluzioni delsistema,
unarappresentazione
ditipo (111).
Sotto le
ipotesi
fatte nel teorema5,
in genere non è vero che si possano determinare Jlij e vi; in modo tale cheogni
soluzione del sistema ammettauna unica
rappresentazione
ditipo (III).
Ciò avvieneperaltro
se _K èdominio di Bezout
(in particolare,
se K è un corpocommutativo). Infatti,
se .K è dominio di
Bezout, ogni
K-modulo ditipo
finito eproiettivo
èlibero. Da ciò segue il corollario :
COROLLARIO 5
a) : supponiamo
che D e Ksoddisfino
a tutte le condizionidel Teorema
5,
e che inoltre K sia dominio di Bezout.Allora,
ilf atto
cheTorD
(Coker L, X)
siaproiettivo
e ditipo finito
è condizionesufiiciente perchè
si possano determinare Jlij e Vii in modo tale cheogni
solu-zione del sistema ammetta una unica
rappresentazione
ditipo (III).
6. Nel teorema 5 e nel corollario
successivo,
un ruoloimportante
ègiocato
dalla condizione che TorD(Coker .L, X)
sia un K-moduloproiettivo
e di
tipo
finito.È
utile allora conoscere delle condizioni suD, K,
X chesiano sufficienti
perchè
ciò accada: ne verrà lapossibilità
di usare il teo-rema 5 in modo
semplice
ed immediatamenteoperativo.
TEOREMA 6: sia D un dominio di
Bezout,
K un dominio diintegrità
sia Inoltre D una
K-algebra,
ed X un D-modulo.Allora,
condizione neces- saria esufficiente perchè
TorD(Coker L, X)
sia un .K-moduloproiettivo
edi
tipo finito
è cheogni
elemento di Doperi
su X comeK-omomorfismo
aventenucteo
proiettivo
ditipo finito (come .K-modulo).
Che la condizione sia necessaria è ovvio
(sistemi
di unaequazione
inuna
incognita).
Per provare che la condizione èsufficiente,
basta provare che da essa segue che TorD(Coker L, .X)
è ditipo
finito eproiettivo,
inquanto
K-modulo. Osserviamo che Coker L è un D modulo finitamentegenerato,
e come talerappresentabile
come somma diretta di un numerofinito di D-moduli ciclici :
infatti,
dato il D-omomorfismoL, Im
L si distri-buisce sulle
componenti
diDq,
e siottengono,
perle q componenti, q
sot-tomoduli finitamente
generati, quindi
liberi(essendo
D un dominio diBezout).
Passando alquoziente,
Coker L sipuò
allorarappresentare
comesomma diretta
di q quozienti
deltipo Coker o,:
(8~ E D).
Basterà allora provare che TorD(Coker ó;, ~)
èproiettivo
e ditipo
finito come.K-modulo ;
perquesto
osserviamo che la sequenza esatta(IV)
è una risoluzione libera di Cokerb, (essendo
D un dominio diBezout), quindi,
tensorializzando con il D-moduloX,
si ottiene la sequenza esatta :d ciò segue, come
volevasi,
che TorD(Coker bi, X)
èproiettivo
e ditipo finito,
inquanto
nucleo di un K-endomorfismo di X ottenuto facendo operare su X l’elementoo,.
Va osservato che la condizione che D sia dominio di Bezoutgioca
un ruolo essenziale nella dimostrazionefatta,
edappare difficilmente attenuabile se si vuole mantenere valido l’enunciato del teorema.
PARTE II -
1. Indichiamo con l’anello delle funzioni intere
(olomorfe
sulpiano complesso),
l’anello delle funzionipolinomiali,
conM(C)
il corpo delle funzioni meromorfe.
Utilizzeremo
più
volte per ilseguito
ilseguente teorema,
di Helmer( [3] ) :
TEOREMA 7: è un dominio di Bezout.
Il teorema di Helmer è stato di recente esteso da Kelleher
([8])
adogni
sottoanello del corpo delle funzioni meromorfe su una
superficie
di Riemannnon
compatta 12
checontenga
l’anello delle funzioni analitiche su Q.In
particolare,
se S~ _C,
il teorema di Kelleherpuò
cos enunciarsi:TEOREMA 8 : se B è un sottoanello di allora B è dominio di Bezout.
2.
Consideriamo,
latopologia
della convergenza uniforme suicompatti.
Sussiste ilseguente
teorema(dovuto
aSchilling, [11]):
TEOREMA 9:
ogni
ideate chiuso di èprincipale.
A
questo
risultato sipuò giungere
sia con considerazionianalitiche,
«
classiche »;
sia con considerazioni di caratterealgebrico ;
in entrambi icasi, tuttavia,
ilpunto
cruciale della dimostrazione consiste nel provareche,
se I è un idealeprivo
di zeri echiuso,
allora I= ~ (~ ). È
naturale
quindi
il tentativo di provare un risultatoanalogo
per i sotto- anelli comeprimo
passo per estendere il teorema diSchilling
a certi sottoanelli
di
TEOREMA 10: sia D uno sia ge I è un
ideale chiuso di
D, privo
di zeri comuni alle suefunzioni,
allora I = D.Sia infatti
C,
un cerchio diraggio r
>0,
di centro1’origine ;
consi-deriamo,
inI,
una funzionef~
non nulla identicamente: essaavrà,
inCr,
un numero
finito, k,
di zeri. Se k >0,
perl’ipotesi
fatta su I si troverà sicuramente in I una funzionef2 nulla,
inC, ,
alpiù
in k - 1 deipunti
incui si annulla
f 1 .
Cos diseguito,
sigiunge
ad unafamiglia t 2,
... ,fn
costi-tuita al
più
da k + 1 funzioni di I non eventi alcuno zero in comune.Ogni f
i sipuò esprimere
comeprodotto: f
di unpolinomio
p i , avente inC~ gli
stessi zeri dif
e non nullo fuori diCr,
per una funzioned i ,
analitica e senza zeri inC, .
Ipolinomi
p non hanno zeri in comunetra
loro, pertanto
si possono determinare npolinomi ói
tali cheConsideriamo i
prodotti aipi,
e siaè ovvio
che p
> 0.D’altra
parte,
è olomorfa inCr :
sipotrà pertanto
scriveree la serie di
potenze
a secondo membroconvergerà
uniformemente ad1/h;
suogni
cerchio chiuso concentrico aC~
e diraggio r’
r. ConsideriamoC,~ (con r’ r),
ed il numero realepositivo 1/2np.
Per
ogni i
=1, 2,
... , n, sia q; una ridotta della serie~
i
-1 ~ ] 1/2nu
inC,, ;
consideriamo la funzionemente si tratta di un elemento di
I; proviamo che,
inC,,,
- èpositiva:
infatti :
Ne viene che
1/1
è olomorfa e limitata inC,,;
consideriamo le ridotte q. di ordine n(n
>0)
della seriesviluppo
diTaylor
di1 / f ;
I si tratta dipolinomi
tali che lasuccessione: {fq,,}
di elementi di I converge unifor- memente ad 1 inC,, .
Inconclusione,
1appartiene
alla chiusura di I inD,
ma I è
chiuso,
onde I = D.La dimostrazione data
(che rappresenta l’estensione,
al caso in cui Dsia sottoanello contenente l’anello dei
polinomi,
della dimostra- zione « classica », validaquando
D= ~ (~ ) )
è ricca di indicazioni per ulte- riori estensioni della validità del risultato espresso dal Teorema 10.In
sostanza,
le unicheproprietà
dell’anello deipolinomi
che si sonosfruttate
riguardano: A)
lapossibilità
diapprossimare
mediante unasuccessione di
polinomi ogni
funzione olomorfa sulpiano (nella topologia
della convergenza uniforme sui
compatti) ; B)
il fattoche,
dato un numerofinito di
polinomi
senza zeri a comune, l’ideale da essigenerato
inCM
coincide La condizione :
potrà quindi
essere sostituita- senza che la validità dell’enunciato del teorema 10 risulti compromessa
- con la condizione che D
contenga
un sottoanello R denso in§(G),
e per ilquale ogni
ideale ditipo
finito eprivo
di zeri comuni alle funzionigeneratrici
coincida con R. Su tutto ciò comunque avremo modo di tornare inseguito.
3. Se
f
è una funzione olomorfa sulpiano,
indicheremo conZ(/)
l’in-sieme
degli
zeri della funzionef.
Consideriamo laseguente
condizione su un sottoanello D di(Z1) :
sef E D, I -=1=
0 eZ(t) e Z( f ),
allora esiste u, unità in tale che ut e D.La condizione
(Zi)
è una condizione verificata in molti casi di un certo interesse per leapplicazioni. È pressochè
immediato provare ilseguente
teorema :
TEOREMA 11: nel
duale ogni
ideale chiuso,privo di
zeri coincide con D.soddisfa
alle condizioni(Zo )
e(Zl ),
alloraogni
idealechiuso di D è
principale.
La dimostrazione si
può
condurre adattando al nostro caso le consi- derazioni « classiche » usate per provare il teoremaquando
D =§(G).
Se I è un ideale chiuso di D e
Z(I)
indica l’insiemedegli
zeri comuni atutte le sue funzioni
(ciascuno
con la suamolteplicità
minimacomune),
si
può
costruire una funzione w che si annulla inZ(I) soltanto,
è analitica sulpiano complesso,
edappartiene
a D. Ciò in base al teorema di Weier-strass ed
all’ipotesi (Z1). Allora,
le funzioni sono elementi diD, (ipotesi (Zo)),
e costituiscono un ideale I’ di D. Se I èchiuso,
anche I’ è chiuso(se
la converge adf ,
converge adf w
equindi f
=fwfw
EI’ ) ;
dipiù,
le funzioni di I’ non hanno zeri a comune. Da ciò segue che I’ - D e,quindi,
che I è l’idealegenerato,
inD,
da w.Volendo,
le condizioni di validità del teoremapotrebbero
essere at-tenuate ;
di ciòperaltro
non avremobisogno
inquesto
lavoro.4. Il teorema 10
può
essereinvertito,
nel senso che sipuò
provareche, ogni
idealeprincipale
è chiuso. Laparte
cruciale della dimo- strazione si fonda sul fatto una successione diprodotti
dif unzioni olomor f e ( O 0 ) eonvergente uni f ormemente
suicompatti ad
unafunzione
,u, allora la convergeuni f ormemente
suicompatti
atlafunzione olomorfa ule.
Utilizzando talerisultato, possiamo
provare alcune interessanti
proposizioni:
LEMMA: Sia D un
soddisfacente
alla condizione(Zo). Allora, ogni
idealeprincipale
di D è chiuso.Infatti,
sia ð -:/= 0 un elemento diD,
esupponiamo (xn
ED)
sia una successione
convergente
uniformemente suicompatti
ad unafunzione p E D. Allora la
successione {}
converge uniformemente suicompatti
alla funzione olomorfapló. appartiene
aD,
inquanto b
E De = p E D : ne viene
che p appartiene
all’idealegenerato
in D da b.Indichiamo con
gli
inversidegli
elementi di D invertibili in~ (~ ),
e con D la chiusura(topologica)
di D.LEMMA: se D è un e
U-1(D),
allora dalf atto
che
ogni
idealeprincipate di
D sia chiuso segue che D ~U-’(D).
Sia a E
D, a
unitàin §(G) :
sotto leipotesi fatte,
esiste una successione(Xf~
ED) convergente
adl/a.
Allora converge ad1,
equindi, poichè
l’idealegenerato
da a in D èchiuso, 1 /a
E D.TEOREMA 12: sia D un dominio di
Bezout,
se D ~U-1 (D),
sono
equivatenti i seguenti fatti:
(a)
Dsoddisfa
alla condizione(Zo) ; (b)
in Dogni
idealeprincipale
èchiuso;
(e) D ~ U-1(D).
In base ai lemmi
precedenti,
resta da provare che da(c)
segue(a).
Sia d E
D, d ~ 0 ;
sia t e dt E D. L’idealegenerato
da d e da dt èprincipale
inD,
onde esistono in Ddegli
elementi u, v, w, z, x tali cheDa ciò segue che
(dz
-E-dtx)v = d,
cioè:(z + tx)v
= 1. Allora v è unitàquindi
ED,
onde w . = t E D.OSSERVAZIONE : nella dimostrazione del teorema
12,
si è sfruttato solo il fattoche,
inD,
l’idealegenerato
da d e da dt èprincipale ;
anche le con-dizioni di validità del teorema 12
appaiono quindi
attenuabili.Si deve
peraltro
rilevareche, in
possono costruirsiesempi
didomini soddisfacenti alle condizioni
(ac), (b)
e(c),
densi in~(i ),
e chenon sono domini di
Bezout;
come pure possono facilmente realizzarsiesempi
di domini di Bezout non soddisfacenti aqualcuna
delle condizioni(a), (b), (c) :
adesempio,
l’anello Zdegli
interi relativi soddisfa alla condi- zione(b)
ma non alle condizioni(a)
e(c). Infine,
si possono considerare ancheesempi
di domini densi in~(C’)
ma non soddisfacenti aqualcuna
delle condizioni
(a), (b), (c) :
e tutto ciògarantisce
chel’equivalenza
dellecondizioni
(a), (b), (c)
è un fatto nonbanale,
valido solo sottoipotesi piuttosto
forti sull’anello D.5. La
maggior parte
dei sottoanelli chepresentano
interesseper i
problemi
di analisi funzionale(e,
in genere, per leapplicazioni)
ècostituita da sottoanelli dell’anello delle funzioni analitiche « di
tipo esponenziale »,
che indicheremo conH’ , .
Gli elementi diH8
sono le fun-zioni analitiche sul
piano complesso
di « ordine » alpiù uguale
ad 1 e«
tipo »
alpiù
normale. Aquesto proposito,
ricordiamoche,
se0,
ed esistequalche k
> 0 per cuiasintoticamente,
alloral’estremo
in f eriore
di tali numeri k si chiama « ordine dif’
». Se l’ordine dif
èuguale
a p ER,
consideriamo l’insieme dei numeri realipositivi A
tali che eA",0 asintoticamente: diremo che
f è
ditipo
alpiù
normalese tate insieme è non
vuoto ;
altrimenti diremochiuso di tipo
macssimal e.È facile
verificare cheg8
è un anello(essendo
chiusorispetto
alla sommaed al
prodotto;
V. Levin( [9] ) ) È
ben noto inoltre cheH’
soddisfa alla condizione(Zo)
Helmer([3])
pose per laprima
volta ilproblema
dellastruttura
algebrica
dell’anello delle funzioni intere di ordinefinito,
edei suoi sottoanelli. Se p è un numero reale non
negativo,
con H~ in-dicheremo l’anello delle funzioni intere di ordine al
più eguale
a p. Inparticolare,
si ha 9 e l’inclusione èpropria.
Con considerazionianaloghe
aquelle
fatte pergà,
sipuò
provare chegli
anelli g~ sonodomini di Priifer. Proviamo ora il
seguente importante
LEMMA: gl
soddis f ac
alla condizione(Z~).
Supponiamo
infatti chet c- f ~ 0,
e cheZ(t) c Z( f ).
Inbase al criterio di Hadamard per la
rappresentazione
delle funzioni intere di ordinefinito, f
ammetterà unarappresentazione
deltipo:
ove m è la
molteplicità dell’origine
come zero dif,
egli
aa sonogli
zeri dif
distinti
dall’origine
ed ordinati secondo l’accrescimento delmodulo;
inoltre,
p è un numero, caratteristico dif ,
chepuò
valere 0 oppure1,
e
p)
èuguale
a 1 -z/aa
se p =0 ;
a(1
- se p = 1.D’altra
parte,
la serie numericaconverge per tutti i valori di k per cui converge la serie
che a sua volta è
convergente (essendo f
EHl)
perqualche
valore realepositivo
di k. Sipotrà
allorarappresentare
t sotto la forma :Ne viene che la funzione
appartiene
ad
infatti, poichè p’ C
p il suo ordine è alpiù eguale
ad 1.Dal Lemma segue
subito,
osservando che equindi
cheHl è denso
in §(G)
e ricordando il teorema 11 ed i lemmiprecedenti
ilteorema
12,
ilseguente
TEOREMA 13: in Hl
ogni
ideale chiuso èprincipal,
edogni
idealeprin- cipate
è chiuso.Le stesse considerazioni possono
ripetersi
pergli
anelli H~(p
>0)
e per la loro unione
(nello
dellefunzioni
intere di ordinefinito).
Indefinitiva,
si ottiene una catena strettamente crescente di domini di
integrità,
neiquali gli
idealiprincipal
eoineidono congli
ideali chiusi.In
H8
non vale invece la condizione(Zi),
come è facile verificare con unesempio;
ed ilseguente esempio
prova cheH’,,
come pure H~(p > 1),
non sono domini di Bezout. Consideriamo infatti la funzione
a(z) =
senz,e sia
ó(z)
una funzione diH§,
nulla neipunti
dell’asse reale di ascissaed in essi soltanto.
In
H8
una simile funzionepuò
sicuramenterealizzarsi,
inquanto
la distribuzione dei suoi zeri è asintoticamente la stessa
degli
zeri disen
z/2.
Le funzioni intere a e ó non hanno zeri a comune,quindi
o l’idealeda esse
generato
non èprincipale,
o coincide conH..
Inquest’ultimo
caso, devono esistere A e B in
H8
tali che Aa + Bb = 1. AlloraB(a k)
e
quindi,
per z = ak e k >0, B(z) >
La conclusione si ha subito notando che è una funzione di ordine non
finito,
equindi
nonappartenente
a H~.L’analisi
preliminare (algebrico-topologica)
cos condottasugli
anelli0)
eNi
ci sarà utile per lo studio dei loro sottoanelli trasformati dialgebre
diconvoluzione,
e per l’estensione delle stesse considerazioni adaperti
connessi delpiano
ed ai relativi anelli di funzioni olomorfe.6. Tra i sottoanelli di
H~,
sipresentano
di notevole interesse per la teoria dirappresentazione
delle soluzioni di un sistema diequazioni
diconvoluzione
gli
anelli ottenuti come « trasformati diLaplace
» dialgebre
di convoluzione di strutturaparticolarmente semplice: precisa- mente,
y ricordando che(L
indical’operatore
diLaplace)
quando :
(a) ai(z)
- O(polinomi) (b)
(c) (à)
Nel
primo
caso si è condotti allo studio dei sistemi diequazioni
diffe-renziali
lineari; negli
altricasi,
siottengono
informazioni sulla rappre- sentazione delle soluzioni di certe classi di sistemi diequazioni
alle dif-ferenze
finite,
o ditipo
misto. La condizione(b)
dàluogo
ad un dominiodi
Bezout,
mentre cos non accade per(c), (d);
comunque, i criteri indicati nella Parte I consentono lo stesso diraggiungere
soddisfacenti risultati dirappresentazione.
Lo
sviluppo
diqueste considerazioni, riguardanti
la struttura digÉ
e dei suoi sottoanelli e le
applicazioni
alla teoria dei sistemi diequazioni
di
convoluzione,
saràoggetto
di un successivo lavoro.BIBLIOGRAFIA
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[2] DARBO G.: Sulla
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1963.[7] HORMANDER L.: An Introduction to
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Rings of Analytic
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ZEMANIAN A. : DistributionTheory
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Mc Graw-Hill,1965.
Manoscritto pervenuto in redazione il 10