R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
G ABRIELE D ARBO
Un’algebra locale reticolata che interviene nella teoria dei sistemi
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 60 (1978), p. 115-139
<http://www.numdam.org/item?id=RSMUP_1978__60__115_0>
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Un’algebra
che interviene nella teoria dei sistemi.
GABRIELE DARBO
(*)
l. Considerazioni introduttive al concetto di sistema.
Il termine « sistema » è spesso usato per indicare certi
oggetti
fisicio relativi modelli
matematici,
talvolta come sinonimo di « macchina ».È
strettamentecollegata
al concetto di sistema una certa totalità disegnali d’ingresso
oinput
a cui il sistema facorrispondere
certisegnali
di uscita o
output.
Alcuni
approcci
alla teoria dei sistemi si fondano sul concetto di stato interno: uninput
entrante nel sistema si combina con lo statointerno,
modificandolo eproducendo
in uscita unoutput corrispondente.
Una tale
impostazione può
esserpiù
adatta(ma
forse nonsempre)
a descrivere le macchine
digitali
in cuigli input
formano un monoide(ad esempio quello
delleparole
su un certo insieme disimboli)
e ana-logamente
pergli output.
Il
punto
di vistacomportamentistico
apparepiù
conveniente per i sistemi cosiddettianalogici.
Seguendo questa via,
un sistema ècompletamente
descritto dauna trasformazione dello
spazio degli input
nellospazio degli output
senza far uso di alcuno
spazio
di statiinterni,
avendoquesti
un carat-tere convenzionale e per lo
più
non essendo accessibili all’osservazione.In
questo
caso isegnali
sono funzioni deltempo
equindi
sia lospazio degli input
siaquello degli output
sonospazi
funzionali.(*)
Indirizzo dell’A.: Istituto Matematico dell’Università - Vila L. B. Al- berti 4 - Genova.In
seguito
verrà usato il termine ~ sistema » peroggetti
descrittidal
punto
di vistacomportamentistico,
il termine « macchina » essendopreferibile
riservareagli oggetti
descritti mediante stati interni.Supporremo dunque
che unsistema,
per ora ancora nonprecisato
~come nozione
teorica,
siacompletamente
caratterizzato da una certa trasformazione funzionale~ e 1J essendo
gli spazi
deisegnali d’ingresso
e di uscitarispettiva-
mente.
Naturalmente si richiederà che la trasformazione T soddisfi oltre che a certe condizioni di
continuità,
alla condizione di nonacnticipac- Quest’ultima
condizioneesprime 1’impossibilità,
per unsistema,
di
previsione
del futuro. Essa siprecisa
nella formaseguente:
« Siano
X2 E X
dueinput (funzioni
deltempo t )
coincidenti fino~ all’i.stante
to ;
alloragli autput corrispondenti Txl
eTX2
dovrannocoincidere fino a
to
».Si
potrebbe aggiungere
che la nonanticipatività (come
pure lacontinuità)
è vista come conseguenza di unpr2ncipio di causalità,
nonfacile a
precisarsi.
Riteniamo comunque nonopportuna
lasemplice
identificazione di non
anticipatività
e « causalità ».Verso la nozione di universo di sistemi.
Sia X lo
spazio
delle funzioni reali C°° asupporto
inferiormente limitato. Diremo che una successione di funzioni converge verso la funzione nulla in x se la successione(x,,)
hasupporto
inferiormente limitatouniformemente
e inoltre la convergenza a zero è uniformesugli
intervalli limitati sia per le funzioni che per le derivate diogni
ordine.
La convergenza verso una funzione sarà per definizione la con- vergenza a zero nel senso detto per la successione delle differenze
=
Gli
operatori
differenziali a coefncienti costanti operano su 3C in modo « continuo »rispetto
alla nozione di convergenzaprecedentemente
definita.
Indicato con D
l’operatore
diderivazione., ogni operatore
differen-ziale a coefficienti costanti è della forma
P(D)
dove è unpolinomio.
Lo
spazio
diviene cos unR[D]-modulo.
Poichè I in
quanto R[D]-modulo
è divisibile eprivo
ditorsione,
si
può
estendere la sua strutturaalgebrica
aquella
dispazio
vettorialesul corpo
R(D) degli operatori
differenziali fratti. Glioperatori
diffe-renziali fratti
rappresentano quindi
deiparticolari
« sistemi » lineari lacui
funzione di trasferimento f(s)
è una funzione razionale.È
da notare che le funzioni di X non sono tutte dotate dei trasfor- mata diLaplace.
Tuttavia ha sempresignificato l’operazione
di con-voluzione di un
segnale
x E X per la cosiddettarisposta all’impulso
unitario
che,
per unoperatore
differenzialefratto,
è unaparticolare
distribuzione a
supporto
inR+ .
Si
può
osservare che ciascunoperatore
differenziale fratto operacon « continuità su
~,
nel senso che commuta con il limite di suc-cessioni
convergenti.
Aggiungiamo
ancora che dettioperatori
sono invarianti per tra- slazionetemporale (cioè
commutano con le traslazioni neltempo).
È
moltoconveniente,
considerando reti disistemi,
descriverle me-diante i cosiddetti
diagrammi
a blocchi. Si possono considerare sistemia p
ingressi
e q usciterappresentati
da matrici dioperatori.
Adesempio
se H è una matrice a tre
righe
e due colonne inR(D)
essa definisce unsistema a tre
ingressi
e due usetee viene
rappresentato
come segueessendo
Una rete di
sistemi,
yquando
non contiene cicli(come
laseguente)
definisce sempre un sistema del
tipo
considerato. Non è cos se vi sonocicli,
i cosiddetti cicli difeedback,
comenell’esempio seguente
Il sistema lVl
(ad
anelloaperto)
è a dueingressi
ed una uscitaIl ciclo di feedback non è sempre atto a definire un nuovo sistema:
si
ha,
se.lVl~ ~ l ,
il sistemada cui eliminando u
Se 1 e ~ 0 il sistema »
(1)
« accetta » solol’input
x = 0.Se infine
M2 ==
1 eMi
= 0l’output
rimane indeterminato.In
questi
casi il feedback non è unaoperazione
ammissibile. Un’altraoperazione
èquella
diidentificazione degli input,
che trasforma il si- stema(2)
nelseguente (3)
Come si
vede,
la costruzione di reti di sistemi è riconducibile alleseguenti
treoperazioni.
a)
sommadiretta, b) identificazione,
c) opera,zione
difeedback.
Un universo di sistemi è una classe di sistemi chiusa
rispetto
allaformazione di reti
arbitrarie,
o, se sivuole,
chiusarispetto
alle ope- razionia), b), c).
Un
esempio
di universo di sistemi(lineari)
èquello
costituito dalle trasformazionidefinite da una matrice T = di
tipo
i cui elementiTij
sonooperatori
differenziali fratti con funzione di trasferimento razionale e nullaall’infinito.
Gli
operatori
differenziali fratti con funzione di trasferimento nulla all’infinito costituiscono l’ideale massimodell’algebra
locale X delle funzioni razionaliregolari
all’infinito.Ciò
suggerisce
di considerare lospazio
deisegnali (o più
in gene- rale le suepotenze dirette)
come H-moduli.L’ammissibilità universale delle
operazioni a), b), c)
risulta imme- diata conseguenza del fatto che H èun’algebra
locale. Nel casoattuale, ogni
sistema ha la funzione di trasferimento nullaall’infinito;
ciò siinterpreta
fisicamente collaproprietà
di attenuazione delle alte fre- quenze,tipica
diogni
sistema(filtro)
fisicamente realizzabile.Questo
è in
qualche
modo un carattere intimamente connesso alrapporto
dicausalità fra
input
eoutput
ed è talvolta assunto comepostulato.
In ciò che segue, mediante una
opportuna
scelta diun’algebra
locale
presenteremo
lo strumento matematico adatto alla costruzione di universi disistemi,
anche nonlineari,
fisicamentesignificativi.
2. Nozioni fondamentali sui
gruppi
reticolati abeliani.Per comodità del
lettore,
siriportano
alcune nozioni fondamentali della teoria deigruppi
reticolati. Permaggiori approfondimenti
si°
rinvia alla
pubblicazione:
BIGARD etal., Groupes
etanneaux
réticulés(1977), [1].
2.1. Consideriamo un gruppo abeliano G munito di una relazione
d’ordine .
Diremo che G è gruppo ordinato se perogni
a,b,
x EG,
a b .=>. a
+ x
b + x. L’insiemedegli x
E G tali che x > 0 è chia- mato conopositivo
di G. Viene indicato conG+ .
1 Gli elementi diG+
sono detti
positivi.
La relazione
a b
èequivalente
alla&2013~e6~_.
L’ordine diG
ècompletamente
individuato dal conopositivo, purchè
soddisfi le con-dizioni
dove si è
posto G_ - - G+ .
È
ovvio che un gruppo G è totalmente ordinato se e solo se2.2. DEF. Dicesi gruppo reticolato un gruppo ordinato con ordina- mento reticotare : cioè un gruppo ordinato C~ per cui dati due elementi a, b E G esiste il minimo
maggiorante aV b
e il massimo minoranteaAb.
2.3. In un gruppo reticolato
valgono
leseguenti
relazioni(rela-
zioni di
cogredienza)
Queste
relazioni discendono dal fatto che laapplicazione
è un automorfismo di reticolo.
Valgono
altres le relazioni2.4. Ricordiamo che un
gruppo G
è senza torsione se perogni
E G e n intero
positivo,
È
immediato allora cheogni
gruppo reticolato è senza torsione. Vale inoltre laseguente
PROPOSIZIONE.
Ogni
gruppo reticolato è un reticolodistributivo;
val-gono cioè le relazioni:
Dimostriamo la
(1 )
essendo la(2)
deducibile per dualità.Si ha intanto
da cui
Poniamo t =
y Az.
Si hay -- t > 0 dunque
Poichè èPerciò
analogamente
si dimostra cheDalle
(4)
e(5),
tenendo conto della relazione dicogredienza,
segueche assieme alla
(3)
porge la(1 ) .
2.5. DEF. G un gruppo reticolato. Porremo per
de f inizione,
s~xEG,
Risultano verificate le
seguenti
relazioni:2 .6. Diamo ancora alcune definizioni che ci serviranno in
seguito :
DEF. Un gruppo reticolato dicesi archimedeo se non contiene alcun
.sottogruppo
limitato che non sia ridotto all’elemento neutro.DEF. G un gruppo reticolato. Un sottoinsieme A c G diremo solido se per
ogni
x E A e y E G valel’implicazione
In
particolare
se A è unsottogruppo,
si diràsottogruppo
solido se tale è inquanto
sottoinsieme.DEF. Sia G un gruppo reticolato. Diremo che G è
completo (risp.
a-completo)
seogni
sottoinsieme limitatosuperiormente
e non vuoto(numerabile)
ha minimomaggiorante.
Dunque ogni
gruppo reticolatocompleto
èa-completo.
Valgono
allora alcuni teoremi cheriportiamo
senza dimostrazione.TEOREMA.
Ogni
gruppo reticolatoa-completo
è archimedeo.TEOREMA.
Ogni
gruppo archimedeo G ammette un«completato
»G.
Il
completato G
di G si costruisce con unprocedimento
alla Dedekindanalogo
aquello
usato percompletare
il corpo razionale.TEOREMA.
Ogni sottogruppo
solido di un gruppocompleto
ècompleto.
3. Su alcune
algebre
cheintervengono
nella teoria dei sistemi.Nello studio dei sistemi
causali, particolarmente
nella teoria del feedback[2]
e nella teoria deidispositivi
sipresentano
certealgebre
localidotate di struttura reticolare. Una di
queste particolarmente significa-
tiva è
un’algebra
di convoluzione di misure. In ciò che segue si espon- gono alcuniaspetti
fondamentali che possono costituire la base dipossibili generalizzazioni.
3.1. In
seguito
indicheremo conl~+
l’insieme dei numeri realiposi-
tivi o nulli. Indicheremo con A la
R-algebra
di convoluzione delle misure reali localmente finite aventi ilsupporto
inl~+ .
Per definire
quest’algebra
sipuò seguire
una via «più
concreta »in cui una misura viene caratterizzata dalla sua funzione di
ripartizione.
Tale funzione il cui valore nelpunto
E R indicheremocon
a(z),
è una funzione a variazione limitata inogni
intervallo limi-tato,
nulla perT0y potrà
essere assunta continua a destra. Cosle misure
appartenenti
a si pongono incorrispondenza bijettiva
con le loro funzioni di
ripartizione.
Il
prodotto
di convoluzione di due misurea, p
E A si lasciaespri-
mere mediante
l’integrale
diStieltjes
come segue:Si trova che
l’algebra A
èassociativa,
commutativa epriva
di divi-sori dello zero. Converrà identificare i numeri reali con le
corrispon-
denti misure concentrate nello zero. In
particolare
il numero reale1,
si identifica con la misura di
Dirac,
la cui funzione diripartizione 1(t)
è il
gradino
unitario.DEF. Indicheremo con
A+
l’insieme delle misurepositive
di A.Il cono
l1.+
definisce un ordinamento reticolare su ll. Una misurapositiva
è una misura la cui funzione diripartizione
è crescente.Ogni
misura si
decompone
canonicamente nella differenza di misurepositive:
lacorrispondente decomposizione
delle funzioni diriparti-
zione è
quella
di Jordan. DettaP(a)
laparte positiva
di ~,N(a)
laparte negativa,
si avrà:nonchè
con
P(a), N(«)
E~l+ .
Tramite la P si possono
esprimere
leoperazioni
reticolari V e Acome segue:
nonchè il valore assoluto di a
3.2.
Proprietà
del valore assoluto.Il valore assoluto di una misura « è una misura
positiva
aventeper funzione di
ripartizione
la variazione totale:= variazione totale di
x(~-)
nell’intervallo -Ponendo,
come si ègià
fatto neigruppi reticolati,
seCl, f3
E Asi possono
esprimere
alcuneproprietà
del valoreassoluto,
come segue:per
ognz
E llRicordiamo che il numero reale 1 è stato identificato con la misura di Dirac
(massa
unitaria concentratanell’origine).
Se
(X E A,
9 il valore nelpunto
0 dellacorrispondente
funzione diripartizione
èLa misura
« - a(0) è
una misurapriva
di concentrazione nello zero.Si
potrà
sempre scomporre una misura a come segue:Oltre alle
precedenti proprietà
del valore assoluto èimportante
laseguente :
È opportuno
osservare che la notazioneoc i
nonporta
adequivoci poichè
se a E R il valore assoluto inquanto
numero reale si identi-fica col valore assoluto in
quanto
misura.3.3. Seminorme e
topologia
in A.DEF. ~’e ~X e A
Sussistono le
seguenti
relazioni:per
T E R+ .
Per definire una
topologia
in l1. si osserviche I. li
al variare dei Tin
~+
descrive unafamiglia
di seminorme. Poichèimi,
è funzione cre-scente di z, basta far variare x in N
(cofinale
inR+)
per definire la medesimatopologia.
Taletopologia
su ~1.proviene
anche da una me-trica di Frechét data dalla distanza:
Con la
topologia
dianzi definita Il diviene unaR-algebra topologica.
Per
quanto riguarda
lacompatibilità
tratopologia
e struttura d’ordinesussiste il
seguente
TEOREMA 1. Il cono
A+
è chiuso inA,
la cui dimostrazione è banale. Ne segue che la relazione d’ordine si conserva nel
passaggio
al limite.TEOREMA 2.
L’algebra
A ècompleta
inquanto spazio
metrico.TEOREMA 3. A è
2cn’algebra
reticolatacompleta;
eio èogni parte
AcA non vuota e limitatasuperiormente (in f eriormente)
ammette mi-nimo
maggiormente (risp.
massimominorante).
Dunque
11. èun’algebra
archimedea.In
seguito
avremobisogno
di alcuni lemmi:LEMMA 1. Per
ogni a
e perogni
0 esiste una decom-posizione
deltipo
tale che
Le
misure u
e a, caretterizzate dalle funzioni diripartizione seguenti:
soddisfano le condizioni richieste.
= minimo del
supporto
di a se ilsupporto
non è vuoto . Altrimenti:Dimostrazione banale.
LEMMA 3. Se una successio%e in A tale che
Infatti, posto
per
ogni
z ER..~.
si haper n abbastanza
grande
e pqualunque,
in virtù della1 )
del Lemma 2-DEF. Diremo che un elemento a è
quacsi-nitpotente
sePossiamo ora dimostrare il
TEOREMA 4. sia Le
seguenti
condizionia), b), c)
sonoequi-
valenti:
a)
b)
« èquasi nilpotente,
-
c)
la seriegeometrica lan
converge.n=0
Dimostriamo che
a ) ~ b ) .
Possiamo
prendere h
reale tale chePoichè
Imi,
è funzione di i continua a destra esiste un reale E > 0 tale cheConsideriamo,
per tale e ladecomposizione
con le
proprietà
descritte nel Lemma 1.Si ha nonchè
inoltre è
da cui
Qualunque
sia x fissato inll8+,
sia m interopositivo
tale cheallora per
ogni
n> m si ha’Quindi
perogni
n > m e pqualunque
Ciò
significa
che la serie realeconverge,
qualunque
sia eR+ .
Per lacompletezza
di ~.(rispetto
allametrica) y
risultaconvergente
la serieL’implicazione c)
=>b)
si dimostra nel modoconsueto,
mentrel’impli-
zione
b)
=>a)
è conseguenza della continuità del morfismo(di R-algebre topologiche)
che
porta, ovviamente, quasi-nilpotenti
di ~1. inquasi-nilpotenti
di R.Possiamo ora dimostrare il teorema fondamentale
seguente:
TEOREMA 5. Se
~B(o ) ~ 0, ~ è
invertibile.Infatti se
poniamo
avremo
e
quindi
in virtù del Teorema 3 la seriegeometrica
diragione
a con-verge.
Posto
dall’identità
passando
al limite per risultapertanto ~
è l’inverso di 1- « e2fl(0)$
è l’inverso dif3.
COROLLARIO. L’algebra
A èun’algebra
locale e l’ideale massimo J è costituitodagli
elementi a E A tali chea(o )
= 0.Infatti J è il nucleo del morfismo di
R-algebra
ed è
quindi
un ideale massimale. Essendoogni
elemento delcomple-
mentare
invertibile,
ne segue che J è ideale massimo in A.Si noti che 11. si
presenta (in quanto R-spazio
vettorialereticolato)
come somma diretta R
(DJ
disottospazi ortogonali,
come risulta dallarelazione
(6)
di 3.2.3.4. OSSERVAZIONE. L’insieme
Ja
delle misure di A assolutamente continue è un ideale chiuso(e solido)
di ~l. Dettal’R-algebra
gene- rata daJ.,
ancheAa
èun’algebra
locale e nell’ordinamento subordi- nato èun’algebra
reticolatacompleta
sia reticolarmente che metrica- mente.L’algebra !la
ha un indubbio interesse nelleapplicazioni poichè
siidentifica con la chiusura della
sottoalgebra degli operatori
differen-ziali fratti la cui funzione di trasferimento è
regolare
all’infinito.Si
può
anche considerare l’idealeJ~
delle misure di A continue(cioè prive
diatomi)
e lacorrispondente sottoalgebra ~l~
aventeJc
come ideale
massimo,
ecc.In
generale ogni
ideale chiuso e solido di ~1. genera una sottoal-gebra
locale reticolatacompleta
sia reticolarmente che metricamente aventequell’ideale
come ideale massimo.ESERCIZI:
1)
Il cono11.+
èprivo
dipunti
interni.2) Ogni « segmento »
di A ècompatto.
3) Ogni
successione diCauchy
in A contiene una sottosucces- sione reticolarmente limitata.4) Ogni
successione(fIn)
in~l,
crescente esuperiormente
limitataconverge e si ha
5)
Se alloraqualunque
sia la successione(cn)
di elementi di.~1.,
la serieconverge.
6)
Serx E A
ea(0)
è interno all’intervallo di convergenza dellaserie! anxn
a coefficientireali,
anche la converge.n n
7)
Siaf
una funzione analitica reale in unaperto
defi- nireopportunamente f (a)
per a E Il ea(0)
E S2.8)
Studiare il gruppomoltiplicativo
di A servendosi della fun- zioneesponenziale.
9)
Se E è un numero reale strettamentepositivo,
l’insiemeè un ideale di ~l. Inoltre è
10)
Se a « 1 ea(0)
> 0 allora 1.4.
Spazi pseudo-metrici.
DEF. X un insieme. Diremo
pseudo-metrica su X una applica-
zione
quale
sonosoddisfatte le seguenti proprzetàc
qualunque
siano x, y, z E X.DEF. TIn insieme X munito di una
pseudo-metrica,
si diràspazio pseudo-metrico.
Sia X uno
spazio pseudo-metrico (con pseudo-metrica ~) ;
alloraporremo: .
La funzione dist
(x, y)
è una metrica(reale)
che chiameremo metrica associata allapseudo-metrica
~O.Diremo che uno
spazio pseudo-metrico
ècompleto,
se tale èrispetto
alla metrica associata.
4.1.
Applicazioni pseudo-lipschitziane
traspazi pseudo-metrici.
DEF.
f :
~ --~ Y ’Unaapplicazione
traspazi pseudo-metrici. Di-
remo che
f
èpseudo-lipschitziana
se esiste una costante L EA+
tale cheper Xl’ $2 E X si abbia
Si è indicato sempre con lo stesso
simbolo e
lepseudo-metriche
neirispettivi spazi.
Ciò faremo anche inseguito
se il contesto evitagli equivoci.
La costante L si dirà costante diLipschitz.
4.2. OSSERVAZIONE. Una
applicazione pseudo-lipschitziana
è sem-pre continua
(e
anziuniformemente) rispetto
alle metriche associate.Non è in
generale lipschitziana rispetto
aqueste.
DEF. Diremo che una
applicazione pseudo-lipschitziana f
di unospaz2o pseudo-metrico
X in sè è unapseudo-contrazione
sef
ammetteuna costante di
Lipschitz
Lquasi nilpotente (cioè
tale che1 ) .
Possiamo ora dimostrare il
seguente
TEOREMA 6
(del punto fisso).
Se X è unospazio pseudo-metrico completo
ef:
è unapseudo-contrazione
allora laf
ha uno edttn solo
punto fisso
in X.La dimostrazione è
quella
standard: siaX; poniamo
pern> 0
Si ha
quindi
perogni n
cioè
da
cui,
tenendo conto della relazionetriangolare
Poichè L
può
assumersiquasi-nilpotente,
la successione(x.)
è diCauchy
e per la
completezza
di X converge verso unpunto x
fisso per laf .
Per
quanto riguarda l’unicità, supponiamo
che xe x
sianopunti
fissi. Allora
ossia
cioè per
ogni n
al
limite,
per n - + ooe per l’antisimmetria dell’ordine
da cui
4.3. Prodotti di
spazi pseudo-metrici.
DEF. X e Y
spazi pseudo-metrici.
Ilprodotto
cartesiano X Y sZ intenderà munito dellapseudo-metrica seguente :
TEOREMA 7. Il
prodotto
dispazi pseudo-metrici completi
c~ unospazio pseudo-metrico completo.
Basta osservare che sussistono le
seguenti diseguaglianze
per lerispettive
metriche associate:essendo x1,
x2 E X
e y1, Y2EY,
per cui una successione diCauchy
in~L’ X Y si
proietta
su X e su Y in successioni diCauchy.
~4.4.
Dipendenza
delpunto fisso
da unparametro.
Siano e Y
spazi pseudo-metrici
euna
applicazione pseudo-lipschitziana.
Se
L~,
sono due costanti tali cheper x2 E X e y2 E
Y,
diremo che.L1
eL2
sono costanti diLip-
xchitz
parziali.
Se
.L2
èquasi-nilpotente, 1’applicazrone
è una
pseudo-contrazione dipendente
dalparametro x
E X. Se Y è com-pleto,
ilpunto
fisso di dettapseudo-contrazione
sarà funzionedi x,
diciamo Allora
l’applicazione
~
pseudo-lipschitziana
con costanteL1/(1- L’I.).
4.5.
Spazi pseudo-normati.
X un A-modulo. Diremo
pseudo-norma
unaapplicazione
soddisfacente
leseguenti
condizioni :e
Un munito di una
pseudo-nórma
diremospazio
normato.
È
chiaro che in unospazio pseudo-normato
si ha unapseudome-
trica
ponendo
4.6. OSSERVAZIONE.
Ogni spazio
normato(sul
corporeale) può
essere
considerato,
in modo canonico comespazio pseudo-normato,
. in
quanto
il morfismo diR-algebra
11. --~ Rgli
conferisce una strut- tura di A-modulo e la norma(a
valori in~+)
è anchepseudo-norma,
essendo
La metrica associata è una metrica di Frechét.
4.7.
Esempi
dispazi pseudo-normati.
Ovviamente si
può
considerare comespazio pseudo-normato,
lapseudo-norma
essendo il valore assoluto.Analogamente ogni
idealedi A è uno
spazio pseudo-normato.
Altriesempi
si possono ottenere mediante somme dirette definendo lapseudo-norma
come somma dellepseudo-norme
deicomponenti.
4.8.
Mor f ismi
traspazi pseudo-normati.
DEF. Siano
X, ’9 spazi
diremomorfismo
A-lineareogni applicazione
che sia
mor f ismo
di A-modulo ed esista una costante L c!1+
tale che perogni
x c- X si abbia :È
ovvio cheogni
morfismo rl.-lineare èpseudo-lipschitziano
inquanto applicazione
traspazi pseudo-metrici
equindi
continuo uniformementerispetto
alle metriche associate.È
altres evidente che i morfismi A-lineari formano unacategoria.
Diquesta categoria,
unaimportante sottocategoria piena
èquella
individuatadagli spazi pseudo-normati completi.
Un
ampliamento
dellacategoria
dei morfismiA-lineari
è costituito dallacategoria
dei morfismipseudo-lipschitziani. Quest’ultima
è lapiù
ampia categoria
che ci interessa considerare. Perl’applicazione
allateoria dei sistemi ha interesse una
categoria
intermedia formata daquei
morfismilipschitziani
che mandano lo zero nello zero e che com-mutano,
con i « ritardi » cioè colprodotto
per le misure diDirac;
tutti i morfismi A-lineari sono di
questo tipo.
4.9.
Somme
dirette dispazi pseudo-normati.
una
f amigtia f inita
dispazi pseudo-normati.
niamo
spazio pseudo-normato
dotando tcc somma direttadella
pseudo-norma
per un
generico
elemento x =(xi)
di X.Ovvia è la definizione di somma diretta di
morfismi,
con evidentiproprietà
funtoriali.Interesserà in
particolare
lapotenza
di unospazio pseudo-normato
È
da notare che la somma diretta dispazi pseudo-normati completi
è ancora uno
spazio completo.
5. Costruzione di universi di sistemi.
Per concludere
facciamo
unaapplicazione
delle cose dette allacostruzione di universi di
sistemi.
Sia X uno
spazio pseudo-normato completo
che chiameremospazio
dei
segnali.
Definiamo un sistema a pingressi
e q uscite come un mor-fismo
pseudo-lipschitziano
che ammetta una costante di
Lipschitz appartenente
all’ideale mas-simo J. .
È
immediato che la totalità dei sistemi deltipo
dianzi definito è chiusarispetto
alle treoperazioni a), b), e)
di cui si è accennato nella.parte prima,
equindi rispetto
alla formazione di reti. Abbiamo cosun universo
che,
essendocompletamente
determinato dalla assegna- zione dellospazio
deisegnali,
indicheremo conS(x).
Rimanendo a
questo
livello digeneralità possiamo
caratterizzare il sottouniverso costituito dai sistemi invarianti neltempo.
Tali sistemi sono
quelli
caratterizzati da un morfismo T che com-muta con il
prodotto
per le misure di Dirac:dove
óa
indica la misura di Dirac concentrata nelpunto
Questa
definizione èsuggerita
dal fatto che ilprodotto
per~c~
diun
segnale
èinterpretato
come un ritardo neltempo. Imporremo
inoltre al morfismo T di
trasformare un segnale
nulto în unsegnale
nullo.
Che
questa
definizione di sistema invariante sia « buona » lo sipotrà
constatare con alcune scelteparticolari
dellospazio
deisegnali
3C.Una scelta
~l,
essendo(con pseudo-norma
il valore asso-luto)
unospazio pseudo-normato completo.
Il fatto di considerare solo i
segnali
asupporto
inR+ ,
se ci siriferisce ai sistemi
invaria~i,
non costituisce una veralimitazione;
infatti l’estensione della trasformazione T allo
spazio
deisegnali
asupporto
inferiormente limitato è univocamente determinato dalla T stessa equindi
non fornisce ulteriori informazioni sul sistema stesso.Un’altra scelta è 3C =
J.,
essendoJ.
l’ideale delle misure assolu- tamente continue. EssendoJ.
chiuso in!1,
esso è un A-modulo com-pleto (assumendo
comepseudo-norma
il valoreassoluto). Questa
volta-le misure di
Ja
sono incorrispondenza
biunivoca con le loro densità.Esiste insomma un ovvio isomorfismo tra
Ja
e lospazio
dellefunzioni
misurabili,
localmente sommabili asupporto
in~t+ (modulo, quelle quasi
ovunquenulle).
Questo spazio
ha ilvantaggio
di essereseparable (rispetto
allametrica
associata).
Ogni
funzionelipschitziana
realesi
può
estendere univocamente ad una funzioneIntendendo l’estensione
f
come funzionecomposta
dif
con lap-upla
.nelle densità dei
segnali.
L’applicazione j
risulta cospseudo-lipschitziana
con le medesime costantiLipschitz (parziali)
dellaf .
Componendo f
conqualunque moltiplicatore appartenente
all’ideale.J si ottiene sempre un sistema. In
particolare
l’elemento la cui funzione diripartizione
è la cosiddetta « rampa lineare » opera come un inte-gratore
edappartiene
a J.Questo particolare
elemento di J lopossiamo
indicare con
c ~ >>.
Si hanno cos sistemi deltipo
dai
quali
conoperazioni
dicomposizione
in rete siottengono
nuovi.sistemi
appartenenti
all’universoSi noti come mediante
semplici operazioni
di feedback apartire
da sistemi del
tipo precedente
siottengono
sistemi descrivibili mediante~equazioni
differenziali per lequali
l’esistenza e l’unicità delle soluzioni(output)
risulta apriori garantita.
6. Alcune considerazioni.
Possiamo affermare che l’analisi si fonda su un « buon
impasto »
di strutture
algebriche, topologiche
e di ordine.Queste
strutture sonopresenti
nel corpo reale. Tuttavia abbiamo visto chel’algebra
l1.gode
di
proprietà algebriche, topologiche
e diordinamento,
chepermettono
di
sviluppare, generalizzandole,
alcune teorietipiche
dell’analisi. Sipotrebbero
fare numerosi altriesempi
dialgebre
sullequali
si possono basaresviluppi analoghi.
Alcune diqueste
sono costruibili comealgebre
tdi convoluzione di misure multidimensionali a
supporto
in un certocono convesso di Rn
(interpretabile
adesempio
come cono del futuronella
relatività).
In genere suqueste algebre
sipuò
istituire un calcolooperazionaZe (per
mezzo disviluppi
in serie dipotenze) particolarmente
interessante
soprattutto
setrasportato
nel campocomplesso previo
processo di
complessificazione.
BIBLIOGRAFIA
[1] A. BIGARD - K. KEINEL - S. WOLFENSTEIN,
Groupes
et anneaux réticulés,Springer-Verlag
(1977).[2] J. C. WILLEMS, The
Analysis of
FeedbackSystems,
M.I.T. Research Mo-nograph
no. 62 (1971).Manoscritto pervenuto in redazione il 21