A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
T ITO C HELLA
Vantaggi che si possono trarre da noti invarianti integrali e differenziali in alcuni problemi di integrazione
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 1
resérie, tome 11 (1910), exp. n
o2, p. 1-137
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Vantaggi che si possono trarre
da noti invarianti integrali e differenziali
IN ALCUNI PROBLEMI
DI INTEGRAZIONE
TITO CHELLA
In due memorie comparse nei
Le2i,ger
Berichte(1897,
pag. 3 42- 357 e pag.369-410)
S. Lie si occupa del concetto di invarianteintegrale
di un gruppo di trasformazioni e dimostra come la teoria di tali invarianti possa considerarsi come unparticolare capitolo
della teoria
degli
invarianti differenziali di un gruppoqualunque
di
trasformazioni,
da luisviluppata,
per igruppi
finiti nella suaTheorie der
Transformationsqrttppen (Erster Abschnitt)
e per igruppi
infiniti neiLeipxiger
Berichte(1891,
pag.36 t).
Nella
prima
delle due memorie stabilisce leequazioni
che defi-niscono il
più generale
invarianteintegrale
di un gruppo relativo ad una varietàqualunque
e osserva come per igruppi
finiti neesistano di relativi a una varietà di
qualsiasi
dimensione. Nella se-conda memoria mostra come altrettanto non si possa dire affatto per i
gruppi infiniti,
per iquali,
relativamente all’ esistenza siadegli
invarianti
integrali
chedegli
invariantidifferenziali,
possono pre- sentarsi i casipiù svariati,
e dà alcuni teoremiche,
in casipartico- lari,
offrono la formapiù generale
di essi invarianti.In un’altra
parte
diquest’ultima
memoria si occupa dei van-taggi
che si possono trarre dalla conoscenza di noti invariantiintegrali
di un gruppo ad unparametro generato
da una trasforma-zione infinitesimale
X f’ nell’ integrazione dell’ equazione
Trattando
dapprima
il casoparticolare
incui,
dovendosiintegrare
l’equazione
si conosca un invariante
integrale
disuperficie
del gruppo ad un
parametro generato
dalla trasformazione infinite- simaleX f,
trova il notevole risultatoche,
sotto certe condizioni pocorestrittive, può,
in talunicasi,
risolversil’equazione X f = 0
senza alcuna
operazione
diintegrazione,
in altri con unaquadratura,
nei casi
più
sfavorevoli che sipuò
ottenere unmoltiplicatore
diJacobi
dell’equazione X f =
0. I risultati in tal modo ottenuti non sono da considerarsi comedefinitivi,
nel senso che non è dimostratoche con essi si sieno ottenuti tutti i
vantaggi possibili.
In
seguito
considera ilproblema più generale
trattandolo sottoun altro
punto
divista,
cioè dalpunto
di vista della teoria deigruppi
e riducendo il
problema all’ integrazíone
di un sistema diequazioni
alle derivate
parziali,
che ammette un gruppo, finito oinfinito,
ditrasformazioni.
È
conquesto
metodo che si possono ottenere le ope- razioni che sono veramente necessario per la risoluzionedell’equa-
zione
Xf =
0.Sempre
sottoquesto aspetto
il Lie considera il pro- blema in una memoria sui Videnskabs( Ueber Integrali?evaria>ite?fl u>fld Diflereniialgleich11ngen, 1902),
dovemostra,
con la considerazione di un caso moltoparticolare,
comequeste
sue teorie sieno suscettibili di unapratica applicazione.
Il
presente
lavoro non è svolto secondoqueste
ultimeteorie,
lequali,
è beneosservarlo,
sono benlungi
dall’esserecomplete,
masi basa sulle considerazioni stesse con cui il Lie
tratta,
nella secondadelle due
prime memorie,
il casodell’integrazione dell’equazione:
Xfo É f
’ç 2013==0 quando
la trasformazione infinitesi-8> 3y
’ 3 qmale
X f
ammette un noto invarianteintegrale f f (, y, z, , q) dx dy.
In esso mit cccupo di
questioni analoghe
aquesta,
opiù generali,
ottenendo sempre dei risultati interessanti e non
privi
talvolta diuna certa
eleganza. Cos , dopo
avere stabilitonel §
1 alcune propo-sizioni,
allequali ripetutamente dev.o
inseguito ricorrere,
consideronel §
2 ivantaggi
che si possono trarre dalla conoscenza di n -1,integrali
diipersuperficie
con
che
rimangono
invarianti per la trasformazione infinitesimalee, sotto
l’ipotesi
che il determinante funzionalenon si annulli in conseguenza del sistema
riesco o a
determinare,
con soleoperazioni
di eliminazione e di deri-vazione, n
trasformazioni infinitesimalipermutabili
collaXf,
o, conuna
operazione
d’ordine uno, riduco ilproblema
aquello
dell’ in-tegrazione
di unaequazione Y f =
0 in nvariabili,
che ammette n - 1 note trasformazioni infinitesimali.Nel §
3 estendo le considerazionidel §
2 al caso in cui sia notoun invariante differenziale
che ammette la trasformazione infinitesimale
f
3+ +C ;
2y
dimostro come in
questa ipotesi
si possanoottenere,
ingenerale,
senz’altre
operazioni
che di eliminazione e diderivazione,
diversimoltiplicatori
di Jacobidell’equazione X f =
0 e nei casipiù
sfavore-voli
può
ottenersi un talemoltiplicatore
con solequadrature ;
e ched’altra
parte,
appena noto unmoltiplicatore,
si possono determinare due trasformazioni infinitesimalipermutabili
collaX f, indipendenti
da
questa
e traloro,
mediante lequali l’equazione X f=
0può
risol-versi con altre due
quadrature.
Nei
§§ 4, 5,
6 considero un casopiù generale,
nelquale
si cono-scono iî - 1 invarianti differenziali
ed h invarianti
integrali
del gruppo ad un
parametro generato
dalla trasformazione infini- tesimalee di
più
sono note n-h-k trasformazioni infinitesimaliammesse
dall’equazione X f = 0 ;
sotto la condizione che un certo determinante non si annulli in conseguenza di un certo sistema diequazioni ottengo
sempre, nei casipiù
sfavorevoli conqualche
qua-dratura,
o con una solaoperazione
d’ordine1,
di ridurre il pro- blemadell’integrazione dell’equazione X f = 0
ai notiproblemi
diLie
dell’integrazione
di unaequazione Y f = 0
in 1n variabili con- 1 note trasformazioni
infinitesimali,
o aquella
di un sistemacompleto
variabili con m - q note trasformazioni infinitesimali.
Questi
risultati si possono estendere anche al caso in cui si co- nosca un determinato numero di invariantiintegrali
e differenziali di un gruppo apiù parametri.
Per darne unesempio
suppongo, nel§ 7,
che sia noto un invariante differenzialedel gruppo a due
parametri generato
dalle due trasformazioni infi- nitesimaliindipendenti
Qui
la conoscenzadell’ integrante
dif’Ferenziale cipermette,
col-l’ipotesi
che in conseguenza del sistemanon s annulli il di
determinare,
con solenon SI annulli 1 determinante
3 (P> Q > r)
1determinare,
con soleoperazioni
di eliminazione e di differenziazione ingenerale,
alcunimoltiplicatori
del sistemacompleto O, X2r == O,
oppure di farequesta
determinazione con solequadrature :
anchequi
la conoscenzadi un
moltiplicatore
del sistemacompleto X~r == O,
Opermette
di determinare 2 trasformazioni
iniinitesimali, indipendenti
tra loroe dalle
X2f,
ammesse dal sistemail
quale può quindi
risolversi con altre duequadrature.
I risultati ottenuti si possono
estendere,
corne facilmentepuò vedersi,
al caso incui,
invece di esser noti invariantiintegrali
odifferenziali del 1.0 ordine relativi alla varietà
dello
spazio
su cui opera la trasformazione infinitesimalesono noti invarianti
integrali
o differenziali delprimo
ordine relativi alla varietàdove 1) è una variabile sulla
quale
laXf
non opera.Diciamo per ultimo che non rimane affatto dimostrato che i
vantaggi
ottenuti in tuttiquesti
casi dalla conoscenzadegli
inva-rianti
integrali
e differenziali siano tutti ipossibili.
§
1.Proposizioni preliminari.
Nello
svolgimento
diquesto
lavoro dovremoripetutamente
ser-virci di alcune
proposizioni ;
per noninterrompere
inseguito
ilcorso del
ragionamento
colla lorodimostrazione,
e perpotere più
facilmente e con
maggiore
brevità richiamarle tutte le volte che ne avremobisogno,
senza incorrere inripetizioni,
riteniamoopportuno
di
raccoglierle
nelprimo paragrafo
sotto forma di altrettanti lemmi.LEMMA I. - Se le dzce
infinitesi1nal’i
szcssz.ste lc~ relaxione
ove 1) indica una
fitizzio)ie
delle Xl’ x2, ..., e si conosce una solttxio)ie Cfdell’eqztazioiie
rl
costante),
latrasfo)-inazione infinitesiinale
i~
è colla
Xf.
Dall equazione X T,+ v = 0,
’ ., ’moltiplicando per -
li,
si ot-’fi
A
tiene: i 1
E siccome si ha:
poichè
è:risulta :
LEMMA II. - Se
sono n+ 2
trasformazioni inftnitesiinali
lequali
sussiste larelaxione
si ha :
Dalla
(1)
si ricava infatti:Derivando la
prima
diqueste
identitàrispetto
ad xi, la secondarispetto
ad x2 , ... , 1’ ultimarispetto
ad Xn, e sommando membroa
membro,
nelprimo
membro otteniamo:E
pel
secondo membro si ha certamenteNe risulta la formola
(2).
LEMMA 111. - Se nella
ti-asforinaxione infinitesiinale
si
esegitisce
latrasformnaxione
e indichiamo con
la
trasformata
diA f,
si, ha:ove è :
Se nel leterniinante
, d .1 .
indichiamo con il
complemento algebrico
dell’elemento2013, 2X,
si hasubito, quando
si come funzioni di·.1, ·.cz, ..., a2, :
ed essendo
otteniamo :
Ma, poichè
si hadalla
precedente eguaglianza
risulta:Ora,
sommandorispetto ad i,
si hae di
più
13
Segue,
come volevamo :LEMMA I-V. - ~S’e le n
sono
legctte
dallee d7; è 1:1
si
(Per
la dimostrazione diquesta proposizione
si veda S.LIE,
Bd.
XI,
pag.510).
In ciò che segue suppongo nota la conoscenza della teoria dei
moltiplicatori
di un sistemacompleto,
svolta da S. LIE nel tomo XIdei Mathei iatische
Annalen,
e che è lageneralizzazione
della teoria deimoltiplicatori
di Jacobi relativi ad una solaequazione Àf=
0.Aggiungerò qui
un teorema che cipermette
di porre leequazioni
chedefiniscono il
più generale moltiplicatore
di un sistemacompleto
sotto una forma per noi
più vantaggiosa
diquella
che si trova nelladetta memoria
(a
pag.505).
S2stelYlC di
eqit(tzio)ii
se sono
soddisfatte
le i-elazioniè
definito
dal sistema diequazioni
DiMOSTRAZiONE. - Secondo
quanto
risulta dalla memoria citata(a
pag.505)
ilmoltiplicatore
Mpi t generale
del sistemaè definito dal
seguente
sistema diequazioni
Poniamo
e notiamo
che, sviluppando
il determinanteper
gli
elementi dell’ mltimalinea,
si ottiene immediatamenteColle
posizioni
fatte il sistema(3) prenderà
la formao, se si
vuole,
Moltiplicando
pera§§
e sommandorispetto
da 1 ad rquando
si
tenga
conto della(4),
risulta:Ma dalla
(4),
derivandorispetto
ad risulta :Sostituendo nella
equazione precedente
troviamo :Se ora indichiamo con
[a~,~
ilcomplemento algebrico
dell’ ele-mento
a(
nel determinanteA,
si ha da unaparte
D’altra
parte
si ottiene :E
poiché
dalla(2)
segiieponendo
avremo:
17
e
perciò:
r
(ove
lasommatoriaN2 i.
si intende estesa da 1 fino ad r con esclusione i idel
valore j = s).
Inoltre abbiamo :
quindi :
e
poichè
è1
otteniamo:
Sostituendo nella
(7)
ed inseguito
il valore cos ottenuto perAs(~)
nella(5),
tenendo conto della(6)
si ha:più
brevementepotremo
scriveredividendo
per -1 * 0
otteniamo leequazioni
volute.-ti n 1l, ,S. ~ .
18
§
2.Utilizzazione
di n - 1 invariantiintegrali del primo
ordine diipersupel·ficie
che ammettono latrasformazione
infinitesimale1. - Si conoscano n - 1
integrali
relativi ad unaqualunque ipersuperficie x = P (Xl’
x2, ... , Xn,z)
dellospazio x,
xl , ... , x ad n - 1dimensioni,
invarianti delprimo
ordine del gruppo ad unparametro generato
dalla trasformazione infinite si maleSupponiamo
che essi sianodove abbiamo
posto
Se formiamo la
prolungata
delprimo
ordine dellaX f ,
con-, siderando
questa
comeagente
sulle ~1, P2, ... , troviamo :o
anche,
se si vuolePoichè
gli integrali (1)
sono invariantiper la
trasformazione infi- nitesimaleX f
dovremo avere:(V. Leipziger
Berichte1897,
pag.347)
Ricordiamo ora
che,
dalla teoria delle trasformazioni di contatto si sache,
se- si ponee, se si
vuole,
con 1’ uso delleparentesi quadre
diPoissons,
ed inoltre
con
tra le trasformazioni infinitesimali
(di contatto) B1 f , B2f, B f
sussistela relazione
(Per
ladimostrazione
si veda S. LIE : Theorie derTransformations
gruppen. Bd. 11
1)).
Se noi facciamo
si ottiene
ed
aggiungendo
al secondo membro diquesta eguaglianza
ilprimo
membro della
(3),
che è identicamentenullo,
si trova(tenendo
contodella
(2’))
Se
poniamo dunque
per la
proposizione anzidetta,
relativa alle trasformazioni infinite- simali dicontatto,
troviamo che tra le trasformazioni infinitesimali1)
Laproprietà
richiamata(delle
trasformazioni infinitesime di con-tatto) è una conseguenza delle proprietà delle
parentesi quadre
di Poissonse risulta subito
dall’applicazione
della nota formula.(E.
GOURSAT,tions aux dé1’°ivées du
chap. VI)
A i f (i =1, 2 , ... , ~a - 1 ) ed Xf
sussistono le relazionio, che è lo
stesso,
Di
più
dalla(2’)
otteniamo:Questa relazione,
unita alle(3),
prova che il sistema delle nequazioni
ammette la trasformazione infinitesimale
X’ f.
2. - Facciamo ora
l’ipotesi,
che manterremo sempre nelpresente paragrafo,
chegli n -1 integrali (1)
sieno tali che il determinantenon si annulli in conseguenza del sistema
(5)
e chequindi
il si-stema
(5)
sia risolubilerispetto
a~1, ~z , ... , ~un 1 ).
I valori di P~, p~,..., che siottengono
per risoluzione daquesto sistema,
sienoed indichiamo con
ciò che diventano
rispettivamente
quando
inqueste quantità
inluogo
di ...,p~ si pongaP1,
i)
Vediamo subitoche, qualunque
sia la trasformazione infinitesi- maleXf,
esistono invariantiintegrali
soddisfacenti a questa condizione,.Ed infatti la loro funzione
integranda ,
deve soddisfare alla(3) ;
se allorascriviamo questa equazione sotto la
forma
e ammettiamo che le
Ai, B , C i ,
D sieno funzioni olomorferegolari
nel-l’intorno di un punto
se sono
n-1 funzioni
regolari
nell’ intorno del punto X2= a2, ..., z =b,
Pi = ci, ..., p,2 --- cn tali che il determinante funzionale- , , - . - -
-
non si annulli in conse-
guenza del
sistema §1= 0 ,
... ,~~p~+, , -}-~p,~2013~==0,
esiste-ranno ~--1 soluzioni della
(3)
che per si riduconorispettivamente
a
~i, ... ,
~!~n_1.Corrispondentemente
a queste soluzioni si avranno n-1 invariantiintegrali
soddisfacenti alla condizione voluta.Dal fatto che il deter mina-Die funzionale
non si annulla in conseguenza del sistema
(5)
segue immediatamente che il determinanteè differente da zero, e che
quindi
le n - 1 trasformazioni infinite- simalisono
indipendenti
tral©ro
e dalla trasformazione infinitesimaleXf.
Come segue dalla relazione
(4),
si hanno le identitàSostituiamo
inqueste,
sia in un membro chenell’altro,
inluogo
di ~2, ... , p.
rispettivamente P i , P2,
... , e rammentiamo(S.
derTransfo)-mationsgruppen.
Bd.I,
pag.110) che,
indicando con 4> una
qualunque
funzione delle xl , x, ... , xn , iP1, ... , ~n e con
[P]
ciò che essa divienequando
inluogo
delle~ ~ , ~z , ~ .. , ~n si mettano le
P~,P2,...,Pn,
dal fatto che il sistema(5)
è invariante per la trasformazione infinitesimale
X’ f
segue1) :
Dalle
precedenti
identità si deducono allora le altrele
quali
provano che tra le trasformazioni infinitesimaliA f, X f
sus-1)
Si richiedeperò
che il determinante funzionalenon si annulli in conseguenza del sistema
(5), perchè
laproprietà
di cuici s vale è la seguente : Se il sistema di equazioni
aramette la
t°asforn2azione infinitesimale
ed il determinante
funzionale
non si annulla in conseguenza del sistema
(a),
ciò cheporta
con sè che ilRistema
(a)
sia 1"isolubile rispetto ad xi , ... , xn , supposto che esso diaper risoluzione
ed indicando col simbolo
[ ]
la sostituzione ..., 5 Xn-.==?n -.i si ha :- - - -
dove 4l indica una
qualunque funzione
delle xi, x2, ... , 1 xln.sistono le relazioni
Da
queste relazioni, pel
lemmaII,
otteniamo immediatamentecioè che le
quantità
1 1
sono altrettanti
moltiplicatori dell’equazione X f = 0.
Perproprietà
note dei
moltiplicatori
di Jacobi vediamo allora che 1 quan- tità(7),
che ingenerccZe
saranno funzionipolidrome
delle varia- bili Xl’ x2, ... , Xn, X, ci forniranno coi lororapporti
soluzioni del-l’equazione X f =
0. Potrà darsi in alcuni casi che in tal modo si possano ottenere n soluzioniindipendenti
diquesta equazione;
essasarebbe cos
integrata
con soleoperazioni
dieliminazione
e di diffe- renziazione. Ma ciò non sempre siverificherà,
anzipotrà
darsiche,
in casi
speciali,
riescano tutte lequantità (7) uguali
allo zero.Supponendo dapprima
che ciò non avvenga,indichiamo
con Muna delle
quantità (7)
che non sia nulla:poichè
sono soddisfatte le relazionied è
;e ne deduce
(basta
fare nel lemma 1..& . ,_ ,
Raccogliamo
i risultati ottenuti nelT EORE)LA.
l.
- Noti n - 1integi-ali
delprimo superficie
dellospazio
z, xl, ..., Xn, dellaforma
che ammettono la
tras fornaaxione infinitesimale
se il sistema delle n
eqztazioni
non ha conseguenxa del
determinante runxionale
ed è
quíndi
risolubilerispetto
allequantita
1)1, P2, ... , pn, e se sonoi che se rie
ottengono
peTrisoluxione;
indicando con
ciò che
divengono rispettiva ffi eiite
lefitnzioni
quando
a ~.~~ , ..., PII si sostituisconoP l, 1 P21
...,Pn
eponendo
si ha che le
sono altrettanti
ino Itil) licci tori
di JacobiX f = 0 ;
e,con 31 Zcna di esse, se
v’è,
diversa da xero, l e t - 1iiifinitesimali indipendenti
e la
trasformaxione infnitesin2aZe X f
sussistono le TelaxioniVediamo cos che se una almeno delle
quantità (7)
è differenteda zero, si possono determinare
(con
soleoperazioni
di eliminazionee di
differenziazione) n -
1 trasformazioni infinitesimali ammessedall’equazione X. f = 0 ; l’integrazione
diquesta equazione
èquindi
ricondotta ad un noto
problema.
3. - Anche nel caso in cui tutte la
quantità (7)
sono nulle pos-sono sempre
determinarsi,
conoperazioni
di eliminazione e di dif- ferenziazione o alpiù eseguendo
unaoperazione
d’ordine1, n - 1
trasformazioni infinitesimali ammesse
dall’equazione X f =
0.Per far
questo
cominciamo coll’osservare che le 7~equazioni
possono formare un sistema
completo,
o no.Se il sistema
(8)
ècompleto potremo determinarne,
con unaoperazione
d’ordine1,
la soluzione n.Eseguiamo
allora la trasfor-mazione di variabili
e indichiamo con
28
le trasformate di
A i f
e diX f.
Si avrà:n
è la funzione trasformata di
v == i
?+ çz.
Valendoci dellemma
III,
ed osservando che è ora:si avrà:
D’altra
parte
si ottiene:Ponendo
perciò :
potremo
scrivere:Se indichiamo infine con 0’ il determinante:
dal lemma IV risulta
cioè :
sicchè,
se nel lemma I facciamo:vediamo che le ii - 1 trasformazioni infinitesimali :
sono
permutabili
collaX! r: eseguendo
inqueste
trasformazioni~~itesimali la trasformazione inversa della
, , , ,
otteniamo,
sevogliamo, n -
1 trasformazioni infinitesimali permu- tabili collaX f .
Se il sistema delle
equazioni (8)
non è un sistemacompleto
trale alternate delle trasformazioni infinitesimali :
ve ne sarà una almeno che non sia una combinazione lineare delle
supponiamo
che essa sia l’éilternata :Ponendo allora come sopra:
e rammentando che sono soddisfatte le relazioni
(6):
30
dall’ identità Jacobiana :
segue immediatamente :
Poichè, le
n + 1
trasformazioni infinitesimali.:sono
indipendenti,
le loro alternate dovranno essere combinazioni lineari omogenee di esse medesime :supponiamo
che sia:ove le sono funzioni delle variabili ~1, x~, ... , xn, z . Dalle identità Jacobiane :
tenendo conto delle
precedenti
relazioni insieme alle relazioni(6)
e
(9),
risulta:. ,
31 dalle
quali, eseguendo,
edeguagliando
a zero i coefficienti d1B f
si ha:
Se fosse
dunque
ad untempo
risulterebbeAi (’)=AR, (v)=0
e la
(9)
diverrebbesemplicemente:
Ma anche nel caso in cui 2n ed non siano ambedue nulle pos- siamo facilmente determinare una trasformazione infinitesimale B
f
tale che sia verificata la relazione:
Prendiamo infatti :
8i trova subito:
e dalla
(10)
segue immediatamente:Se ora è:
avendo
riguardo
allaprecedente
relazione ed alle relazioni(6),
illemma IV ci dà che il determinante :
soddisfa
all’equazione :
cioè si ha:
(Si
noti che ildeterminante -/5"
è certamente diverso da zero,poiché,
essendo
indipendenti
le trasformazioni infinitesimaliAif, ... ,
B
f,
Xf,
altrettanto accade delle trasformazioni infinitesimali Possiamo ora nuovamenteapplicare
il lemmaI;
e facendo in esso:e successivamente :
vediamo che le trasformazioni infini tesimali :
sono
permutabili
collaX f.
Si ha cos il:TEOREMA 11. - Nelle stesse
ipotesi
del teoTe1naI,
anche se sononulle tutte le
quantità :
se le
formano
un sistema determinata(con
ltnaoperaxione
d’ordine
1)
la suasolnxione)
sipuò
avere subito un convenientefattore pel quale moltiplicando
leti-asformazioni infinitesimali:
se ne
ottengano
altrettanteti-asforinazíoni permittabili
collaX f;
se invece le
equaxioni
dette non 2rn sisfenza l;o- tranno ottenersi con soleoperazioni
di elinzinaxione e didifleren-
xiaxione n
trasfortnazioni infinitesimali permutabili
collaXf.
Vediamo cosi che il
problema
dellaintegrazione dell’equazione X f = 0, quando
la trasformazione infinitesimaleX f
ammetta ii - 1noti invarianti
integrali
soddisfacenti alle condizioniimposte
neiteoremi
precedenti, può
sempre ridursi aquello
dellaintegrazione
di una
equazione :
che ammetta m note trasformazioni infinitesimali.
4.
- Applichiamo
i risultati ottenuti al casospeciale
che siaproposto
ilproblema
di risolverel’equazione:
quando
essa lasci invarianti dueintegrali
della forma:e tali che il sistema delle tre
equazioni
non abbia per conseguenza 1’annullarsi del determinante
funzionale
- Secondo
quanto
abbiamo vedutopotremo
determinare due tra- sformazioniinfinitesimali :
soddisfacenti alle relazioni :
.. Se le
quantità:
che sono due
moltiplicatori dell’equazione Xf=0,
non sono altempo
stesso tutte e due
n ulle,
e si indica con 1B1 una di esse differente da zero,l’equazione X f =
0 ammette le due trasformazioni infinitesi-se allora le tre
equazioni:
formano un sistema
completo,
determinata la sua soluzione con ullaoperazione
d’ordine1,
si avranno le altre due soluzionidell’equa-
zione Xf= 0,
nei casipiù sfavorevoli,
con duequadrature;
se ilsistema detto non è
completo,
nella alternata:avremo uu’ altra trasformazione infinitesimale ammessa
dall’ equa-
zione
X f =
0 : edallora,
essendo note tre trasformazioni infinitesimaliammesse da
questa equazione,
essapotrà integrarsi
conquadrature (al
massimotre)
o, nei casipiù sfavorevoli,
risolvendo unaequazione
di Riccati
(LIE, Scheffers Vorlesungen
übergteichungen
mit bekaiiitteii
infinitesimalen Transformatione7z. Kap. 25, 9 2,
Theorem
49).
Se le
quantità (11)
sono tutte e duenulle, potremo
sempre distin- guere i due casi che leequazioni :
formino un sistema
completo,
oppur no. Nelprimo
caso trovata lasoluzione ~t~ del sistema
completo
basterà che consideriamo i due sistemi :di ciascuno di essi conoscendosi una
soluzione,
ed un molti-plicatore,
1’ unita1), possiamo
determinare l’ulteriore soluzione conuna
quadratura,
e cos avremo altre due soluzioni ’lt2 ed U3 dellaequazione Xf = 0 indipendenti
tra loro e dalla soluzione Nelsecondo caso noi
potremo
ottenere tre trasformazioni infinitesimali(cioè
ammessedall’equazione X f = 0,
lequali
ci
permetteranno
di risolverequesta
colla risoluzione di una equa- zione di Riccati. Abbiamodunque
che:Se la
trasfornzaxione
1)
Per veder questo basta formare, col Icn11naV,
leequazioni
chedefiniscono rispettivamente i
moltiplicatori
dei due sistemi, tenendo conto che le quantità),1 ~
sono nul le.36
lascia invarianti due
integrali:
. J - -
del
primo ordine,
relativi dello 1 X2X3 , X
,l’equaxione X f = 0,
ove non sia risolubile con soleoperazioni
dielimznax2or2e e di si
può
risol1.’ere perquadrature (al
massimotre)
o, ’nei casipiù
con unaoperazione
d’ordine 1
segu2ta
da duequadrattii-e.
~
3.Utilizzazione
di un invariantedifferenziale,
delprimo otdíne,
di
superficie
che ammette latrasformazione
infinitesimale1. - Si conosca un invariante differenziale di
superficie
delprimo
ordine :
del gruppo ad un
parametro generato
dalla trasformazione infini- tesimale :Ponendo:
si
avrà,
come risulta dalla teoriadegli
invariantidifferenziali,
o, se si
vuole,
indicando con a una costantearbitraria,
Questa equazione
ci mostra che il sistema delle dueequazioni :
è un sistema in
involuzione ; perciò
se risolvendolorispetto
a p e q,supposto
che siarisolubile,
otteniamo:l’equazione
ai differenziali totali :sarà illimitatamente
integrabile
e il suointegrale generale
ci darà
l’ integrale completo
del sistema(4)
equindi
una soluzionedell’equazione X f =
0dipendente
da una costante arbitraria.Si noti ancora che dalla
(3)
e dall’esseresegue che il sistema
(4)
ammette la trarformazione infinitesimaleX’ f.
poniamo :
e teniamo conto
che,
come risulta dalle(2)
e(3),
è38
ne
risulta,
col medesimoprocedimento del § 2,
n.1,
che tra le duetrasformazioni infinitesimali
(di contatto) X’ f
edA f
sussiste la relazione :che si
può
porre sotto la forma:Da tale
relazione, uguagliando
i coefficieiliti che hanno nelprimo
.
3/’ 3y 3/ , .
e nel secondo troviamo :
cx ’
Indichiamo ora con
ciò che
divengono rispettivamente:
quando
inluogo di p
edi q
si pongano PQ
e
poniamo:
- - ... - . ...
Supponiamo
dipiù
che il sistema(4)
non abbia per conseguenza l’annullarsi del determinante cioè che sia:Poichè il sistema
(4)
ammette la trasformazione infinitesimaleX’ f,
rammentando la nota a pag.24,
vediamoche,
facendo nelletre
precedenti
identità1) = P , q = Q,
si ha:Da
queste
identità segue la relazione:la
quale
ci mostra che le dueequazioni A f = 0 ; Xf = 0
formano unsistema
completo ;
la sua soluzione u(x , y ,
z,a),
chepuò
ottenersicon una
operazione
d’ordine1,
ci darà una soluzionedell’ equa-
zione
Xf= 0 (questa
soluzione èquella
stessache, uguagliata
aduna costante
arbitraria,
dàl’integrale generale dell’ equazione
adifferenziali totali
dz = P dx + Q dy) .
Notiamo subito
che,
se nella trasformazione infinitesimaleAf
diamo ad a due differenti valori ed indichiamo
rispettivamente
con
gli
indici1, 2,
le sostituzioni le tre trasforma- zioni infinitesimalisono
indipendenti.
Ed infatti se cos non fosse dovrebbe aversi :e
quindi:
Ma essendo :
le
quantità
P eQ soddisfano,
oltre cheall’ equazione
lineare~p + -í-í q - C
=0,
anche all’altra y =0,
ciò chepuò esprimers
dicendo che i due sistemi:
sono
equivalenti. Ora,
avendosi :dovrebbero essere
equivalenti
i due sistemi:e
quindi
anche i due sistemi :e
questo
evidentemente nonpuò
darsi.Abbiamo
dunque
che:TEOREMA I. GYL invariante di
superficie
delpri1no
del gruppo ad Zn
generato
dallatrasforinaxione
nitesimale :
se il sistema delle due
equazioni :
-
non ha per consegu,enxa l’annulZars2 del determinante ed è
quindi rispetto
allequantità p
e q, e se sono :i valori che se ne
ottengono
perrisoluzione ;
indicando con :
ciò che
divengono rispettivamente
lerunxioni:
quando
a p, q si sostituiscanoP, Q
eponendo:
si ha che tra le
infinitesimali A f
edXf
sussistela J’elaxione:
e
che,
se indichiamo con!, 2 f
letrasfornia;tioni in finites2n2ccli
che si
ottengono
dallaA f
dando ad a due ralori distinti a2 le tretrasfo)- nazioni infinitesiínali
sono
indipendenti.
loro.Da
quest’ ultimo
fatto segue ancheche,
se nella anzidetta solu- zioneu (x,
y, x,cz)
diamo ad a due valori distinti al ed a2, essa deve fornirci due soluzioniindipendenti dell’equazione X f = 0 ;
cos ve-diaxno
già
chel’equazione X f = 0 può,
nelleipotesi fatte, integrarsi
con una
operazione
d’ordine 1.3. - Poichè la
funzione ? (x,
y, z, ~,q)
soddisfaall’equazione
se ne
deduce,
per derivazionerispetto
a p e q:Applicando
la trasformazione infinitesimaleX’ f
al determinante si trova subito :_ - I
e, tenendo conto delle due
precedenti identità,:
Poniamo ora in
questa
inluogo di p
e q le funzioniQ(~,~~,~)
ed indichiamo il determinante :, 1 i ~ i
Rammentando la nota a pag.
24,
si ha:Se osserviamo
poi
cheè t = P i+Q.q,
vediamo che è anche:e
Quindi :
-
Consideriamo
allora,
invece della trasformazioneinfinitesimale
A f,
l’altra:e formiamo l’alternata:
e in forza della
(5):
Agg.iungiamo
anche che dalla trasformazione infinitesimaleAf ,
1~ ~
dando~ ad a due valori distinti ccl, si possono ottenere due tra- sformazioni infinitesimali
indipendenti
tra di loro e dallaX f.
Pos-siamo
dunque
direTEOREMA II. - Nelle stesse
ipotesi
e colle stesseposizioni
delq I",
I,
se si indica(x,
y , ,a)
laquantità
!, , trale due i ’
Xf
edf
sussiste la relaxione :y’V
Inoltre se indichiamo e ciò che di1)enta d per a = a2 le tre
trasfo)-mazioni infinitesimali :
sono
indipendenti.
4. - Per brevità facciamo ancora le
posizioni seguenti :
Sarà
C f
una combinazione lineare delletrasformazioni
infinite- simaliB1 f , Bzf, Xf:
dove Te, p, (j, sono funzioni note delle variabili x, y, z.
Essendo soddisfatte le relazioni :
dall’ identità Jacobiana :
che
può
anche scriversi:si ricava:
Di
più
se è:dalle relazioni
(6),
per il lemmaII,
si ricava:Sottraendo dalla 2.a delle
(7)
la l.a delle(8)
eaggiungendo
alla 1.3delle
(7)
la 2.~ delle(8)
si ottiene:dalle
quali
risulta immediatamente :cioè che le
quantità:
sono, come la
quantità
i, deimoltiplicatore dell’equazione X f =
0.Se è o=0
possiamo
ottenere un altromoltiplicatore dell’equa-
zione
X f = 0
nel modoseguente. Applicando 1’ operazione Bl f’
alprimo
membro dellaprima
delle(7)
el’operazione
alprimo
membro della 2.a delle
(7)
si trova:e, tenendo
presente che,
per essere(Bi , X.) f = v B,f , (B2, X) f =
si ha :
sostituendo nelle
precedenti
identità otteniamo:Sommando,
e osservando che per essere a == 0 si haotteniamo
cioè che la
quantità B1 () --- Bz (rJ)
è unmoltiplicatore dell’ equa-
. zione
Xf == O.
Possiamo allora enunciare il
TEOREMA III. --
Se,
nelleipotesi
dei due teore7niprecedenti,
eor2: .’
le due
trasfor iia;zioni in(initesi1nali é?idi»eiadenti
tra loro e dallaXf
dedotte dalla
Af
per a = ccl, a = az, L’aL te rnat a(B1, Bz) f
si com-V
Pporrà
linear7nente colleB1 f , Bz , X f
e,posto
che sia:le tre
sono tre
1noltiplicatori Xf =
0.Inoltre,
se è :3 = 0 si ha diquesta
anche nella
quantità:
5. -- Siamo ora in
grado
didimostrare,
coi teoremipremessi,
che la conoscenza dell’ii variaiite
differenziale (x,
y, , ?q),
sod-disfacente alle condizioni
imposte,
cipermette di integrare l’equa.
zione
X f = 0
nei casipiù
sfavorevoli conquadrature.
È
evidente intantoche,
se una delle trequantità:
è differente da zero, essa ci fornisce una soluzione p,
dell’equazione :
e
quindi
noi abbiamo nelledue trasformazioni infinitesimali
indipendenti
tra loro e dalla tra-sformazione infinitesimale
Xf, permutabili
conquest’ ultima (per
- v
ottener
questo
basta fare nel lemma IAf = Bif (i = 1, 2); v - 2
2,7j==l); l’equazione Xf=0
èallora,
per un noto teorema.(Vedi
per es. L.BIANCM,
Teoria deigruppi
coiati>iuifiniti
di tra-srormaxioni, S 154), integrabile
perquadrature.
Inoltre,
essendo zero o, laquantità
è pur essa unmoltiplicatore dell’equazione Xr = O;
vediamodunque che,
ove fos-sero nulle le tre
sopraddette quantità,
sarebbeB (ry.)+P)+"())
--
p(jl - .j]1)
unmoltiplicatore dell’equ azione X f =
0 equindi
la
quantità:
.j
una soluzione
dell’ equazione X-)--=0:
cos sipotrebbero
ancora ottenere due trasformazioni infinitesimali
permutabili
collaX f
e
quindi
avere le soluzionidell’equazione X f = 0
conquadrature.
Come si vede rimane escluso dalle considerazioni fatte il caso
in cui sia ad un
tempo:
Dobbiamo
quindi
considerare aparte questo
caso: avremo allora insieme alle relazioni :l’altra:
Da
queste
segueimmediatamente,
per il lemmaIV, che, posto:
si ha: O
ne risulta subito che deve essere:
È
noto d’altraparte che,
ammettendo il sistemacompleto
delleequazioni B1 f = 0 , Bzf= 0
la trasformazioneinfiiiitesimale Xf,
1’ in-versa del deternxinnte à è un
moltiplicatore
del sistema stesso eperciò
anche un fattoreintegrante dell’equazione
a differenziali totalicorrispondente :
Ma
poichè à
è costante ilprimo
membro diquesta equazione
sarà un differenziale esatto e se indichiamo
con ~ ~ integrale:
sarà:
e di
più,
come subito si vede:Si consideri ora
l’equazione:
di cui
la §
è unasoluzione;
essendo:49 è evidente che
questa equazione
ammette ilmoltiplicatore
di Ja-cobi 1 e che
quindi
la sua seconda soluzione ï.potrà
ottenersi conuna
quadratura.
È
facilevedere, dopo questa osservazione,
chepuò determinarsi,
sempre con
quadrature,
unmoltiplicatore
comune delle due equa- zioniBif=0, B2/’=0,
cioè una soluzione del sistema:(Queste
dueequazioni possiedono
soluzionicomuni, poichè
le dueequazioni:
nell’
ipotesi (9)
formano un sistemacompleto).
Dal sistema(10), moltiplicando
laprima equazione
per+ ~~)
+ e la seconda per+ ~~)
+Y~B
si ottiene :Il sistema
(10)
èdunque equivalente
all’ altro :Dovendo ,
soddisfare alla secondaequazione
si vede intanto che deve essere 1-1 funzionedi ~
edi x :
Sostituendo nella
prima equazione
sitrova, poichè
èB1 (~)
=0,:
,...
Per avere la
soluzione t-L bisognerà dunque
determinare F inAitit. S. N. 4
guisa
che sia soddisfattal’ equazione :
Il secondo membro di
questa
dovrà evidentemente essere unafunzione delle
sole ~
e y(del
resto si verifica subito che nelleipo-
tesi
(9)
e(9’)
laqi aiitità O’X (1) + lp-- 11) y -.. + - í 1.11
- 1 soluzionedell’equa-
tesi
9
e(9’) )
laqnantità’x $1 Ny X)
’ z è una soluzionedell’e q ua-
zione
(12) ).
Poniamo : -.sarà H
((~ , X)
una funzione nota ed avremo :quindi :
È dunque
chiaro chepuò ottenersi,
con solequadrature,
la so-luzione
più generale
del sistema(11).
D’ altra
parte, essendo i
unmoltiplicatore
comune delle dueequazioni Blf == 0 , Bg/’===0,
epoichè
sono soddisfatte le rela- zioniper un noto teorema
l)
si ottiene che laquantità :
1)
Il teorema è questo : Se la 1ha il
moltiplicatore
M ed ammette la trasformazione infinitesimaX f ,
per modo che :
1’ espressione :
sarà una soluzione di