A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
O RAZIO L AZZARINO
Teoria sintetica dell’equivalenza fra i sistemi di equazioni differenziali di Euler-Poisson e di Hess-Schiff nella teoria dei giroscopi rigidi pesanti e studio dei casi singolari per i quali l’equivalenza non sussiste (parte prima)
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 2
esérie, tome 7, n
o1 (1938), p. 97-107
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EQUAZIONI DIFFERENZIALI
DIEULER-POISSON
EDI HESS- SCHIFF NELLA TEORIA DEI GIROSCOPI RIGIDI PESANTI E STUDIO DEI CASI SINGOLARI PER I QUALI L’EQUIVALENZA
NON SUSSISTE
(PARTE PRIMA)
di ORAZIO LAZZARINO
(Pisa).
È
noto che la soluzione deiproblemi
relativi al moto deigiroscopi rigidi pesanti può,
ingenerale,
ridursiall’integrazione
delleequazioni
differenzialidi
EULER-POISsON. Nel
1882,
W.HESS,
mediante la considerazione di tre gran- dezze scalariinvariantive, indipendenti
cioèdagli
assi di riferimento mafunzioni in
generale
deltempo,
pose le detteequazioni
sotto una nuova formala
quale,
nel1903,
fu ulteriormente modificata da P. A. SCHIFF in modoparti-
colarmente utile allo studio dei
giroscopi rigidi
asimmetrici. Leequazioni
delmoto sotto
quest’ultima
forma sonogeneralmente
indicate con la denominazione di« equazioni di
Hess-Schiff » od anche di «equazioni
differenziali ridotte ».Però le
equazioni
ridotte non sono in tutti i casiequivalenti
aquelle
di EULER-PoIssoN e l’averne ammessa come intuitiva
l’equivalenza
condussequalche
autorea conclusioni errate. -
Dare,
per viasintetica,
una trattazioneorganica
ecompleta
dellateoria della
equivalenza
e dei casi in cuil’equivalenza
non sussiste(casi singolari)
è lo scopo diquesta
Memoria(1).
Essa è divisa in due
parti :
nellaprima
sistabiliscono,
sotto formasintetica,
i due sistemi di
equazioni
differenziali e si ricercano i criteri diequivalenza.
Ilprocedimento
di talericerca,
oltre ad essererapido
ed estremamentesemplice,
ha il
pregio
di mettere immediatamente in luce tutti i casi in cuil’equivalenza
non sussiste
(casi singolari).
Lo studio
dettagliato
dei casisingolari
èoggetto
della secondaparte.
Inquesta
si dimostrano interessanti
proprietà geometriche
e cinematiche deicorrispondenti
moti
giroscopici;
siritrovano,
come casi moltoparticolari,
i notevoli moti diHESS, STAUDE, KLEIN,
SOMMERFELD eMLODZJEJOWSKI, che, prospettati
da un nuovoed unico
punto
divista,
rientrano tutti in unapiù generale categoria
di moti(1) La bibliografia specifica dell’argomento trovasi alla fine della Parte Seconda, disposta
in ordine cronologico. Vengono utilizzati i risultati da me precedentemente ottenuti e pubbli- cati nelle varie Note indicate nella bibliografia.
Annali della Scuola Norm. Sup. - Pisa. 8
giroscopici ;
siricercano, infine,
tutti i motipossibili, quando
alcuneequazioni
caratteristiche del moto non sono fra loroindipendenti.
PARTE I.
Teoria sintetica dell’ equivalenza.
1. - Forma sintetica delle
equazioni
di Euler-Poisson.Rispetto
alpunto
fisso0,
o che si possa considerare cometale,
di un qua-lunque giroscopio rigido pesante
inmoto, siano,
all’ istantegenerico t,
Q il vettore della rotazioneistantanea,
a1’omograiia
d’inerzia(dilatazione). Assumendo,
persemplicità
discrittura,
come unitario il peso delgiroscopio
edindicando,
con lasolita notazione dei
puntini soprasegnati, quando
ciò nongeneri equivoco,
le derivatetemporali,
leequazioni
sintetiche del motogiroscopico
sono(2) :
dove,
indicando con G il baricentro delgiroscopio,
è g= G-0,
ek~
è un versoreverticale rivolto allo zenit di O.
Esplicitando
ilprimo
membro della(1)
ed osservando chela
(1),
cheingloba
le tre noteequazioni
diEULER, può
scriversiPoichè la
(2)
sintetizza le tre noteequazioni
diPoISSON,
il sistema diequazioni (1)
e(2),
oppure(1’)
e(2),
lochiameremo, senz’altro,
« sistema diEuler-Poisson ».
2. -
Espressioni
vettorialidegl’ invarianti principali
di Hess e lorosignificato geometrico
e cinematico.Gl’ invarianti
principali S, T, U,
considerati daHESS,
possono assumere laseguente
forma vettoriale :(2) 0. LAZZARINO: Interpretazione cinematica e realizzazione meccanica del problema
di Sofia Kowalewski relativo al moto di un corpo rigido pesante intorno ad un punto
fisso. [Rend. della R. Accad. di Napoli, vol. XVII, a. 1911].
(3) Con la sigla A. V. G. è indicato il testo di C. BURALI FORTI e MARCOLONGO : Ana- yse Vectorielle Générale. [Edit. Mattei, Pavia, 1912-1913].
Tale forma mette in evidenza non solo la loro invarianza
rispetto
ad even-tuali sistemi di assi di
riferimento,
ma anche il lorosignificato geometrico
ecinematico.
Basta, infatti,
osservare che ivettori g, Q
aQ sono, per il loro stessosignificato meccanico,
invarianti nel sensopredetto
edinoltre,
essendo aQ-M ilmomento cinetico del
sistema,
le(3) esprimono
che« gl’invarianti princi- S, T,
U sonorispettivamente proporzionali
allecomponenti
del mo-mento cinetico secondo l’asse baricentrale
Og,
l’asse istantaneo di rota- zione 00 e l’assedell’impulso
OM ». Le(3)
mostrano anche che « T ed Usono
rispettivamente
lasemienergia
cinetica ed ilsemiquadrato
del mo-mento cinetico del
giroscopio
»(4).
-3. -
Equazioni
di Hess.Derivando le
(3) rispetto
altempo
e tenendo conto delle(1)
e(1’),
si rica-vano le relazioni:
od
anche,
sostituendo nelle(4)
adaS2 l’espressione
ricavata dalla(1’),
Infatti,
essendo l’asse baricentraleOg
solidale col corpo, si haD’altra
parte,
da(1)
e(1’)
si deduceDerivando
rispetto
altempo
le(3)
e tenendo conto delle(a), (b)
e del fatto che aè
dilatazione,
si deducono immediatamente le(4).
(4) Ponendo nelle (3), queste si possono scrivere:
e rappresentano rispettivamente un
piano
a, un ellissoide E omotetico a quello d’inerziaed un ellissoide Ei coassiale con E. Gli ellissoidi E, Es si tagliano in una quartica gobba
di prima specie r, simmetrica rispetto ai piani principali dell’ ellissoide E, la quale è ta- gliata dal piano 03C0 in quattro punti, al più, ai quali corrispondono altrettante espressioni di Q in funzione di S, T, U. Sostituendo poi
queste
espressioni di Q nei secondi membri delle equazioni di SCHIFF, che stabiliremo in seguito [formole (14)], questi diventano fun- zioni note di S, T, U.Annali della Scuola Norm. Sup. - Pisa. 8.
Chiameremo
« equazioni
di Hess » l’insieme dei sistemi(3)
e(4),
oppure(3)
e
(5).
Le(4)
mostrano che « le derivatetemporali prime degli
invariantiU sono
rispettivamente eguali
allecomponenti
del vet-tore
6:Q
secondo la ternaO(g, Q, aQ)
».4. - Determinazione dei vettori aQ ed
aQ.
Risolvendo,
conprocedimento
noto(1),
le(3) rispetto
ad aQ e le(4) rispetto
ad
aú,
si harispettivamente :
Le
(6)
e(7)
mostranoche,
escludendorispettivamente
leipotesi
S=T=U=0,
le
quali importerebbero rispettivamente
l’annullarsi dei vettori aQ ed tali vettori risultano determinatiquando,
e soloquando,
sia soddisfatta la condizionela
quale esprime
che « i tre vettori g,Q,
aS~ non devono esserecomplanari
».Da ciò segue, ed è utile
rilevarlo,
che« quando
g,Q,
aS2 sonocomplanari
come ad
esempio -
nel noto caso diLagrange,
leequazioni
di Hess nonpermettono
di risolvere ilproblema
del moto >>.5. - Le
equazioni
di Schiff.a).
Associando alla(5c) l’integrale
delle forze vive equello
delle aree, si hadove
h, k
sono lerispettive
costantid’integrazione.
Le(9)
dànno il sistema dellecomponenti
del vettore verticale unitarioki rispetto
alla ternaO(g, aS2,
Risolvendo le
(9) rispetto
ak1,
si haTenendo conto anche delle
(3),
il coefficiente dik, può
scriversi successivamente(5) La risoluzione dei sistemi di equazioni lineari del tipo (3) e (4), cioè del tipo :
mediante la formola
trovasi in HAMILTON : Elements of Quaternions. [Vol. I, p. 341, 2a ediz., 1899].
Introducendo,
in modoanalogo, gl’ invarianti S, T,
U anche nel secondomembro della
(10), questa
assume la formaLa
(12)
è una delleequazioni
di SCHIFF e dàl’espressione,
in funzionedegli invarianti S, T, U,
del vettorek~
che risulta determinato soltantoquando
siasoddisfatta la condizione .
che,
per la(11), può
anche scriversi« Tale condizione non è evidentemente verificata nè per
g=0 (caso
diEuler-Poinsot),
nè per aQ=0(caso
delriposo),
nè per gparallelo
alloasse OaS2
b).
Un’altraequazione
di SCHIFF si ottiene eliminandoki
fra(12)
e(5b).
Sostituendo in
(5b) l’espressione
diki
dedotta dalla(12),
si haossia, sviluppando
l’ultimo termine e tenendo conto della(5~)
e delle(3),
c).
Una terzaequazione
di SCHIFF si trova cercandol’espressione
diU2
in funzione
degli
invariantiprincipali
e digrandezze indipendenti
daltempo.
Quadrando
la(5c)
e tenendo anche conto delle(3)
e(9)
si ha successivamente:ossia, sviluppando
ildeterminante,
d).
Associando leequazioni (a) (b)
alla(5a),
che non contienek1,
si hail sistema : ’
(6) A. GUGLIELMI : Prodotto di due prodotti vettoriali misti, ecc. Bollettino della « Ma- thesis », a. 1919.
Le
(12)
e(14) sogliono chiamarsi « equazioni di
Schiff » o« equazioni
differenziali ridotte ». In esse, oltre
gl’ invarianti principali S, T, U, figurano
l’invariante
Q/g
e le costanti[rispetto
altempo] g2, h, k, essendo g2
il qua- drato della distanza del baricentro G delgiroscopio
dalpunto
fisso0, A
la costantedell’integrale
delle forze vive e kquella dell’ integrale
delle aree.Le
(14)
noncontengono esplicitamente
iltempo
eperciò,
sostituendo nella(14b) l’espressione
diU,
dedotta dalla(14,),
esse si riducono ad un sistema di dueequazioni
differenziali del lo ordinein S, T
e con coefficientialgebrici.
Sipuò quindi
dire che « La determinazione dellegrandezze
S e T in funzione di Udipende
da unaequazione
differenziale ordinaria del 20 ordine a coeffi- cienti reaLi ».Inoltre,
iltempo può
essere determinato mediante unaquadratura
e sipuò quindi
concludere che « la determinazione del moto di ungiroscopio rigido
~
pesante dipende,
ingenerale,
dallaintegrazione
diun’equazione
differen-ziale del 2o ordine a coefficienti
algebrici, equazione
che ilprocedimento
di Schiff
permette
almeno teoricamente diformare,
e da unaquadra-
tura »
(7).
6. - Ricerca di casi ai
quali
leequazioni
di Hess o di Schiff non sonoapplicabili.
Si è
già
rilevato che i casi di moto per iquali
non è soddisfatta la condi- zione(8) sfuggono
alleequazioni
di HESS equelli
per iquali
non è soddisfatta la(13’) sfuggono
alleequazioni
di SCHIFF.Ora la
(13’)
non è verificata soltantoquando
si abbiae ciò
importa
il verificarsi di uno deiseguenti
casi :La
prima
delle(16),
dove m è numero reale nonnullo, esprime
che « ilmomento cinetico aS~ deve
mantenersi,
durante ilmoto, parallelo
all’ assebaricentrale
Og
che è solidale colgiroscopio
».(7) R. MARCOLONGO: Sul moto di un corpo pesante intorno ad un punto fisso. [Rend.
della R. Accad. dei Lincei, vol. XVII, 2o sem. 1908]. Giova ricordare un’ osservazione del CERRUTI [Corso di Meccanica sup. a. 1894-95] messa in rilievo dal MARCOLONGO, che cioè
la riduzione indicata è conseguenza del seguente teorema sulle equazioni canoniche del moto :
Se di un sistema hamiltoniano di ordine 2n si conoscono m integrali in involuzione, l’ in- tegrazione si può far dipendere da quella di un sistema- hamiltoniano di ordine 2(n-m)
e da m quadrature ». Infatti, essendo, nel caso del giroscopio pesante, n = 3 ed m = 2, si
ha 2(n - m) = 2 e quindi 1’ integrazione del sistema può ridursi all’ integrazione di un’ equa- zione differenziale del 2° ordine.
In tal caso si ha
inoltre,
dalla(5c),
identicamentee
quindi
cioè « la
grandezza
del momento cinetico si conserva costante ».Questo
caso di moto è molto interessante e sarà studiatodettagliatamente
in seguito.
’Il caso
g=0
coincide col noto caso di EULER-POINSOT ed il caso aS2=0corrisponde
al motonullo,
come si ègià
rilevato.Giova anche notare che il verificarsi della
(15),
equindi
di uno dei casi(16), importa
anche il verificarsi della condizioneper
qualunque
valore diQ,
equindi
il non verificarsi della condizione(8).
Si conclude
perciò
che « i casi caratterizzati dalle(16) sfuggono
anchealle
equazioni
di Hess ».Da
quanto precede
risultache,
non esistendo in tutti i casiperfetta equiva-
lenza fra le
equazioni
di HESS-SCHIFF equelle
diEULER-POISSON,
è necessariostabilire dei criteri di
equivalenza
fra i detti sistemi diequazioni.
7. -
Impostazione
delproblema
dell’equivalenza.
Il
procedimento
con ilquale
abbiamo dedotto dalleequazioni
di EULER-POISSONquelle
di HESS-SCHIFFmostra, senz’altro,
chequeste
ultime sono conseguenza delleprime,
ma l’esistenza di casi aiquali
leequazioni
di HESS-SCHIFF non sonoapplicabili [§ 6] impedisce
diammettere,
apriori,
che leequazioni
di EULER-POISSON siano conseguenza di
quelle
di HESS-SCHIFF. Per stabilirequindi,
nelmodo
più generale,
i criteri diequivalenza
fra i detti sistemi diequazioni,
bastacercaré
« se equando
siapossibile
dedurre leequazioni
di Euler-Poissoncome conseguenza di
quelle
di Hess-Schiff ».Quando
e soloquando
talepossi-
bilità
sussiste,
sipuò
essere sicuri che tutte le soluzioni ottenute mediante l’inte-grazione
delleequazioni
di HESS-SCHIFF soddisfano anche alleequazioni
diEULER-POISSON e che si sono
quindi
effettivamente ottenuti i moti delgiroscopio
considerato.
Per
procedere
con ordine e chiarezza in talericerca,
conviene stabilireprima
sotto
quali
condizioni leequazioni
di EULER-POISSON possono essere conse- gttenza diquelle
di HESS-SCHIFF e ricercarepoi
il criteriogenerale
diequi-
valenza fra i detti sistemi di
equazioni.
8. - Deduzione
dell’equazione
di Euler dalleequazioni
di Hess.Posto,
per comodità discrittura,
dimostriamo anzitutto che il
seguente
sistema diequazioni
è conseguenza del sistema
(4)
di HESS.Basta, infatti,
osservareche, operando
sulla
(19)
con g x,aQx,
Qx e tenendo conto delle(4)
e(5),
si deduconoimmediatamente le
(20).
Risolvendopoi queste rispetto
alvettore a,
si ottienel’equazione
la
quale può
essere soddisfatta peroppure per
Per la
(19),
la(22) importa
l’esistenzadell’equazione (1)
o(1’)
diEULER;
per la
(5~),
la(23) importa
Se è
à==0,
cioè l’invarianteprincipale 8
èindipendente
daltempo,
le(20)
possono risultare soddisfatte anche per cioè anche
quando l’equazione di
Euler non è
soddisfatta;
mentre la condizioneimporta
necessariamente l’esistenza diquesta equazione.
Si
può dunque
concludere che « la condizione è sufficiente per fra leequazioni di
Hess equella di Euler,
maquando
è
~==0y
cioèquando 8 è indipendente
daltempo,
alloral’equivalenza può
non sussistere ».9. - Deduzione
dell’equazione
di Poisson.a).
Cominciamo col dimostrare che il sistema diequazioni
è conseguenza delle
equazioni
di HESS-SCHIFF e della condizione(13)
o(13’).
Infatti, operando
con sulla(12),
si haossia,
tenendo conto delle(9),
od
anche,
sostituendo adUz
la suaespressione (14c)
eriducendo,
Da
qui,
per la condizione(13),
risulta equindi
laprima
delle(25).
Per dedurre la seconda delle
(25),
si opera con gx sulla(12)
e si haossia,
tenendo conto della(3~),
e da
qui,
derivandorispetto
altempo
e tenendo conto della(5b),
si ottiene la 2a delle(25).
Analogamente, operando
sulla(12)
con si ottieneossia,
tenendo conto delle(3a)
e(3,),
e da
qui,
per la condizione(13),
si ha la relazionedalla
quale,
derivandorispetto
altempo
e tenendo conto della(19),
si deducela 3a delle
(25).
b).
Ciò premesso, se si supponeS+0,
cioè l’invariante S funzione deltempo,
sussiste1’equazione (2)
di EULER e,quindi,
risulta a=0. In taleipotesi,
le
(25)
si scrivonoe risultano evidentemente soddisfatte
quando
sia-
oppure
quando
i tre vettoriki, g,
aQ siano tutti normali a e,quindi,
fraloro
complanari (g),
cioèquando
sussista la condizione(8) Diconsi « complanari » i vettori paralleli ad uno stesso piano.
Poichè la
(26)
èl’equazione
di PoIssoN e la(27) equivale,
per la(5c),
adsi
può
concludere che « Lapossibilità
di dedurre dalleequazioni
di Schiffl’equazione
di Poisson è subordinata all’ esistenza delle condizioniIn altri termini
« quando gl’invarianti principali
S ed U sono funzionidel
tempo,
sussiste necessariamentel’equivalenza
fra leequazioni
di Schiffe
quella
di Poisson ».10. - Caso in cui
gl’ invarianti
S ed U sonoindipendenti
daltempo.
,
a).
Dimostriamo anzitutto il teorema :« Quando
S ed U sonoindipen-
denti dal
tempo,
anche l’invariante T èindipendente
daltempo,
o,più
in
generale,
se duequalunque
dei tre invariantiprincipali S, T,
U sonoindipendenti
daltempo,
risulta tale anche il rimanente ».Infatti,
dalle(5)
si vede immediatamenteche,
se duequalunque
delle trederivate
temporali S, T, U
sononulle,
il vettore g risultacomplanare
con ivettori
Q, aS2, ki
e risultaquindi
necessariamente nulla la rimanente derivata.b).
Utilizzando il teoremaprecedente
sipuò
anche dimostrare che « se S ed U o,più
ingenerale,
duequalunque
dei tre invariantiprincipali
diHess sono
indipendenti
daltempo,
il moto delgiroscopio è,
una rota-zione
permanente ».
Una rotazione
permanente
è caratterizzata dalla condizioneessendo K vettore
costante, rispetto
altempo,
ingrandezza,
direzione e verso.Essendo,
in tal caso,Ò-0, l’equazione (1’)
del moto porgeOperando
con g X sulla(31),
si hal’equazione
la
quale,
essendoomogenea e di 20 grado rispetto
adQ,
èl’equazione
delcono
quadratico luogo degli
assipermanenti
di rotazione delgiroscopio,
cioè del cos detto cono di Staude.
D’altra
parte,
nelle fatteipotesi
devonoannullarsi,
per il teoremaprecedente,
tutti i
primi
membri delle(5)
e ciòimporta,
come si vede dallasemplice ispe-
zione delle
(5),
che è soddisfatta la(32)
e che risultano inoltreindipendenti
daltempo l’energia
cinetica T ed il modulo U del momento cinetico delgiroscopio.
Si
conclude, quindi,
che nelle fatteipotesi
l’asse istantaneo di rotazione deveappartenere
al cono diStaude,
cioè la rotazione deve esserepermanente.
c. d. d.»
11. - Casi
singolari.
Quando
uno solodegli
invariantiprincipali S,
U èindipendente
daltempo,
allora
l’equivalenza
fra leequazioni
di HESS-SCHIFF equelle
di EULER-POISSONnon sussiste. Chiameremo
perciò questi
duecasi,
caratterizzatirispettivamente
da una delle due condizioni
S=0, U=o,
« casisingolari »
e, per la loro notevolissimaimportanza,
li studieremo a fondo nella secondaparte
diquesta
memoria.
Intanto rileviamo che la
precedente ricerca,
condotta conprocedimento rapido
e
semplice,
ha permesso di stabilire fra i detti sistemi diequazioni
differenzialiun criterio
generale
diequivalenza
e. di mettere anche inpiena
luce l’esistenza di due casisingolari
per iquali l’equivalenza
non sussiste.L’aver ammessa come intuitiva la detta
equivalenza
condusseHESS,
nelcaso U=
costante,
a risultatierrati,
riconosciuti per tali anche dallo stesso A.il
quale
nespiegò l’origine
osservando che U=costante è soluzionesingolare
delle
equazioni
diHESS-SCHIFF,
mentre leequazioni
di EULER-POISSON nonammettono soluzioni
singolari.
Partendo da taleosservazione,
HESSimpostò
unlungo procedimento
per la ricerca di tutte le soluzionisingolari
delleequazioni
di HESS-SCHIFF.
Però la notevole
superiorità
del metododell’equivalenza
suquello
delle solu- zionisingolari
è messa in evidenza dal fatto che ilprimo permette
di stabilirecon estrema
rapidità
esemplicità,
come si èvisto,
le condizioni diequivalenza
fra i detti sistemi di
equazioni
e l’esistenza dei casisingolari S= cost., U=cost. ;
mentre l’altro
conduce,
attraverso calcolilunghi
ecomplicati,
a tutta una seriedi
possibilità
chepoi,
in ultimaanalisi,
si riducono ai due casisingolari predetti.
LEONIDA TONELLI - Direttore responsabile. Finito di stampare il 10 gennaio 1938 - XVI