R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
G IUSEPPE S CORZA D RAGONI
A proposito degli autoomeomorfismi del cerchio dotati di un punto unito solo
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 33 (1963), p. 332-406
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DEL CERCHIO DOTATI DI UN PUNTO UNITO SOLO
*)
~.li GIUSEPPE SCORZA DRAGONI«1,
Inquesta
Memoriaprendo
in esamequegli
fismi del
cerchio,
che(applicano
il cerchio su se stesso e ammettono unpunto
unitosolo,
ilpunto
unito riuscendo per ~i~più
interno al cerchio. E passo senz’altro ai risultatidella ricerca
1 ).
Fraquesti, quello
forsepiù suggestivo,
·penetrante,
sipuò
formulare affermando ehe :ogni tal autoomeomorfismo
del cerchio è sempreuna
semplice
erIaperta,
ch.e unisca ilpunto
~~.1contorno del cerchio e che abbia in comun.e con la
propria
i rn "f’soltcarzto il
punto unito;
oppure almeno una curiiasemplice
eche
pun.to
unito e che sispezzi
i n. due rdrchiprivi
~j i fiya comune con le
rispettive
se i on. è addiritturaessa stessa di
punti
in comune ln,propria immagine.
Nel corso della dimostrazione riconosceremo che nel
caso il risultato si
può precisare
notevolmente. Nel fatto.l’unità di misura per i
segmenti,
non(-hèquella
pereri
e
prefissato
il numero reale epositivo
e, vedremo che dct i due archi in cui la curvasemplice
e chiusa si spezza, siporre di avere un diametro minore di e e di essere visto da 1 punto >
*)
Pervenuta in redazione il 4 novembre 1962.Indirizzo dell’A. : Istituto matematico,
Università,
Rom; .~)
Compiuta
nell’ambito dell’attività svolta daiGruppi
del
Consiglio
nazionale delle ricerche italiano.unito sotto un
angolo
minore di - nella misura. Equeste
.irco-si possono
esprimere
dicendo che l’altro arcoaggira
ilunito a meno di e. Naturalmente 1;. curva
semplice
e chiusa,p %-t-l t tifi le ed i due eventuali art.hi
semplici ed aperti dipenderanno
da F. Ma si
potrà
sempre concludere che :myi
talautomeomorfismo
del cerchio t‘·presente
al-memo una curva semplice ed aperta, che il
punto
unito alcerch,io e che in la
propria immagine unito;
ulyHre nlrrtrriusemplice
edtxperta,
dipunti
con lnpropria immagine
P cheil unito a meno del numero reale N e,
teorema e in armonia con un risultato stabilito per
quegli
autoomemorfismi di una coronacircolare,
non lasciano alcun
punto
invariato e cheapplicano
le due cir-estreme ciascuna su se in armonia,
’nt’ la circostaliza, che ogni tal autoomeomorfismo della circolare sempre, come
priva
dipunti
in comunela propria
immagine.
almeno una curvasemplice
edc1pt.rta,
~·1n· 1t. circonferenze estreme della corona, oppure
:1 Ha
semplice
edaperta,
che il (’entro della.t’. t,.. -Ua ;1 meno (li E, il 1111111(’1·(t (..
positivo - potendosi
a
piacere
che taI autoomeomorfismo dellat) ammette almeno una
semplice
edaperta,
chele due circonferenze estreme della corona e che sia (li
punti
in comune. con lapropria immagine,
oppure almenocurva
semplice
echiusa,
che il centro della corona e che.4i in due archi-
privi
dipunti
in comune con lerispettive
se non e addirittura
priva
essa stessa dipunti
in co-mune con la
propria immagine) 2).
2) t : , SCORZA DRAGONI. una corona circolare di i uniti
(Rendiconti
del Seminario matematico dell’Univer- di Padova, vol. XXXIII (1963), pagg. 1-32). Veramente l’accezione flnt:t i vr alia frase «aggirare
un punto a meno di - * è diversa daquella
lissata l’unità di misura per i
segmenti,
una curvasemplice
edpiano
euclideoaggira
un punto a meno di F, se sipuò comple-
lave, mediante
l’aggiunta
di nn arco diametro minore di e, in unaI risultati attuali si
potrebbero raggiungere sviluppando
ulte-riormente il processo dimostrativo usato nel caso della corona
circolare e fondato su altre mie ricerche. Peraltro
preferisco riprendere
h~questione
ex noto eredigere questa
Memoria in forma presso che autonoma. Natuialniente cos sarò costrettoa
riprodurre più
o meno alla lettera moltissimipassi
di lavoriprecedenti.
Ma avrò anche il destro per eliminarequalche
so-vrastruttura
superflua.
El’esposizione
ciguadagnerà
in chiarezzaed in
semplicità.
§
1. Premesse e richiami.1. - In
questo primo paragrafo ricorderemo,
insieme con le definizioni necesfiarie perintenderli,
alcuni risultati fondamentalie
preliminari
sulle traslazionipiane generalizzate,
cioè sulle ap-plic~azioni topologiche
delpiano
reale euclideo ambiente su sestesso conservanti l’indicatrice e
prive
dipunti
uniti.Si tratta di teoremi che
risalgono
di massima a. Brouwer3),
almeno nella sostanza
4) ;
e che verrannoesposti
in un ordinenel
quale
sarebbepossibile
dedurlilogic·anlente 5).
2. - Lo
spa~zio ambiente,
alquale apparterranno
tutti ipunti,
tutte le curve, le linee e le
superficie
che avremo occasione di con-curva
semplice
e chiusaaggirante
il punto. Peraltro, a conti fatti, nelcaso della corona, il teorema, vero in una accezione, è vero anche nel- l’altra.
3) L. E. J. BROUWER, Beueis des ebenen Translationssatzes (Mathema- tische Annalen, vol. 72 (1912), pagg. 37-54),
§ 1.
4)
Qualche diversa indicazione sarà data. qua e là.3)
Per le dimostrazioni,qualora
manchinoespliciti
riferimenti, sipuò
vedere: G. SCORZA DRAGONI, Criteri per l’esistenza dipunti
in
trasformazioni topologiche
del cercÀ.io e loroapplicazioni
(Annali di matematica pura edapplicata,
serie 4, vol. XXV(1946),
pagg. 43-65);S.
GHEzzo,
tesorla delle traiettorde di una traslazionepiana
lizzata
(Rendiconti
del Seminario matematico dell’Università di Padova, vol. XVI (1947), pagg. 73-85); G. TREVISAN, Suicompi
adiacenti, ad iraiettoria di una traskwione.piana generalizzata
( Rendiconti dell’Acca- demia nazionale dei Lincei, serie 8, vol. 111 (1947), pagg.199-203).
siderare,
siadunque
ilpiano
reale euclideo. E sia t una trasla- zionepiana generalizzata.
Un insieme E di
punti
delpiano
è libero nellat,
orispetto
alla
t,
se non hapunti
in comune con lapropria immagine, t(E),
nella
t").
Naturalmente la definizione avrebbe senso, anche se t fosse unaqualunque
trasformazione delpiano.
Un arco di
traslaxione,
relativo at,
oppure dit,
è una wzrvasemplice
edaperta,
che abbia in comune con lapropria immagine
nella t soltanto un
punto,
estremo sia per la curvaoggettiva,
sia per la curva
immagine. Ovvio, dopo
dic-iò,
cosa si debbaintendere per
segmenti d i traslazione,
relativi a t.Se a è un arco di traslazione
(nello, t),
u ha in comune soltanto,un
punto
anche cont-’(a);
equesto punto
comune,A,
risultadi estremo tanto per a
quanto
pert-1(u),
mentre è l’estremocomune ad a e
t(a).
Ilpunto _~, poi, è l’origine
di u, et(-4)
iltermine, .
con riferimento a
t,
naturalmente.Su u, il verso che
porta dall’origine
al termine sarà assuntocome
positixo ;
equello
cheporta
dal termineall’origine
commenegativo.
Equando
useremo, aproposito
di a, frasiimplicanti
un ordinamento dei suoi
punti,
ci riferiremo sempre aquello,
indotto dal verso
positivo
di u.Come abbiamo
avvertit,o,
si tratta di concetti che hanno sensosoltanto se sono riferiti a t. Se si scambia.no
gli
ufliei di t et-l,
l’arco a è sempre un arco di
traslazione ;
ma la sizaorigine
di-venta il suo
termine,
ed il suo termine diventa la suaorigine
il suo verso
positivo
diventaquello negativo,
ed il suo verso ne- -gativo
diventaquello positivo.
In linea dimassima,
nelseguito,
non insisteremo
più
su osservazioni del genere.3. - Se a è di nuovo un arco di traslazione
(della t),
leimmagini
di a nelle diverse
potenze
di t porgono, pert,
latraiettorie,
l) Secondo la solita convenzione, se E è un insieme di
punti
delpiano
ed ~n un numero intero relativo. t’"(E) denoterà
l’immagine
di E nella potenza t- di i;analogamente
inseguito,
in casianaloghi.
generata.
da a(nella t); di guisa
che1l(u)
appare comecrenerata
da a aiiche nella t-l.4. - A
proposito degli
archi di traslazione e dellerispettive traiettorie,
è noto che.:Una curra
semplice
e.r.laperta,
laquale
abbia uno deidue estremi
immagine
n ell a t e lacontenga proprio
interno7)
iltrasformato
di n.exsun.o deipraxtri punti
in-terni, è
addirittura u n arco di dellat ;
e che:
Le traiettorie rlz un.a trasiazione
piana generalizzata
semplici
edaperte;
raleli dire, immagini,
continue .delle rette
Da
questa. proposizione
e dal fatto’
-(lgui
del è (i.infiniti
di traslazione detl.at,
~e
quindi
{.l~e:Ogni puw.to
delappurlifne
dellat,
si deduce
poi
subito che.:1 n .siemn co-».
t,
songeneralizzate
« n.ehet., t -$, P, t -~,
... e t-i ;epperò
cheogni potenza
di t individua ilproprio
e, inparticola,re,
che l’unicapotenza
di tuguale
all’ident-ità.Ed ormai è ovvio altres
che,
suogni
tra;iettoria(della -t), ogni punto
della traiettoriaindividua,
insieme con lapropria, immagine (nella t),
un arr.o di traslazione(della t),
atto a generarela tra-iet-toria
(nella t) :
e che l’area staccato su una traiettori.a(della t)
da duepunti
della traiettoria contiene nelproprio
in-terno un arco di trarlazione
(di t),
se, e soltanto Pe, c·ontiene nelproprio
internol’immagine (iiella. t)
di uno deipropri
estremi.5. - Il l.e/n’ma.
fondamentale sulle
traiettorie delle traslazionigeneralizzate
haun’importanza grandissima
inquesto
or-dine di idee.
questo
lemma:1)
Conte al solito, l’interno di un insieine dipunti è
l’insieme dei suoipunti
interni. Nel -easu di nn areoRemplice.
an-ebe interniLa ourila
semplice
edapeaa
cineontrn,
anzitaglia 8),
lapropria i nz rnagi rze
n.ella traslazionepiana generalizzata t,
segli
estremi di cstaccano,
suqualche
traiettoria dit,
un arco, ilquale contenga
nelpro prio
intern,o archi di traslazione della, t ecostituisca,
insiemecon c, urza curva
semplice
echiusa ;
o, se sipreferi-sce:
La curva
semplice
edaperta
ctaglia
lapropria immagine
nellatraslazio n,e
piana generalizzata t,
se esiste un tal arco ditraslazione,
a, di
t,
che c incontri tantot-i(a )
+t-2(a)
+ ... ,quanto t(a )
+~-
t2(a)
+ ... , senza averpun,ti
in. comune con a, eccezionfatta,
al
massi mo,
per un,o dei due estremi di a .L’equivalenza
diquesti
due enunciati è presso che immediata.Il
penultimo
si deduce subito dall’ultimo. Ed anche la deduzione dell’ultimo dalpenultimo
è molto facile.Comunque
lasviluppe-
remo
esplicitamente, perchè
avremo l’occasione di formulare un altrolemma,
ehe ci sarà utile anche inseguito.
Precisamente,
incominciamo con l’osservare che :~~e la curva
semplice
edaperta
c incontra tanto la curvasemplice
ed
aperta
~C,quanto
la curvasemplice
edaperta
v, essa contienesottoarco,
eventualmentedegen,ere,
che ha un estremo su u edsu v, ed ha soltanto us2
punto
su ~CC e unpunto
su v.Allo sc~opo, sia M un
punto
comune a c e p, ed N unpunto
comune a, c e v. Si percorra c, a
partire
da,M,
versoN,
fino alprimo punto, N’,
comune a~ c e v ; apartire
da N’ si torniindietro,
sempre su c, fino ad a,rrestarsi appena si incontra li, nel
punto
M’.I
punti
N’ individuano su c il sottoarco richiesto. Si noti chepuò
risultarebenissimo,
peresempio,
M = M’ = N = N’(inutile
insistere su eventualiprecisazioni
dilinguaggio
inquesto
come
negli
altri casi didegenerazione).
E si noti che M’ ed N’all’arco i
punti
dell’arco diversi dai suoi estremi. In conformità di ciò, l’interno di un arcosemplice
è l’insieme deipunti
dell’arco diversidagli
estremi deh’arco.
8)
Ai termini ditaglio
e di contatto di due curvesemplici
(aperteo
chiuse)
daròil significato
attribuito nella mia Memoria Intorno ad alcuni t,eoremi sulle traslazionip-iane (Memorie
dell’Accademia d’Italia, vol. IV ( 1933), pagg.159-212),
nl 3-6;peraltro
esso èquello
dettato d,all’intui- zione.sono certamente
distinti,
alpari
di M edN,
se le curve p e vsono
disgiunte.
Ciò premesso, per dedurre la seconda formulazione del lemma fondamentale sulle traiettorie dalla
prima,
sipuò procedere
comesegue. Si
scelgano
il numero intero enegativo
m ed il numerointero e
positivo n
in talguisa,
che c incontri tantotna(a) quanto tta(a).
Indi si determinino su c ipunti
~’ ed N’ in talmodo,
chel’arco
c’,
staccato da M’ ed N’ su c, abbia in comune soltanto M’con la curva
semplice
edaperta t-1(a) -f-
...-[- tm(a)
e solta,nto N’con la curva
semplice
edaperta t(a)
+ ... +t»(a).
Allora M’ ed N’ sono distinti e non possono essere simultaneamenteuguali
uno
all’origine
e l’altro al termine di a. Ne segue subito che M’ed N’ staccano sulla traiettoria
generata
da a un arco, che con-. tiene nell’interno
t( M’ ).
E la conclusione ormai è facile.Nella sua seconda
formulazione,
il lemma fondamentale sulle traiettorie sipuò
enunciare anche inguisa
da consentire ad a e c dei contattilungo
continui contenuti nell’interno di a, apatto
di rinunciare a
pretendere
che c et(c)
sitaglino,
e di acconten- tarsi di affermare che c et(c)
si incontrano. Maqui
ci limiteremo alla notizia’).
’
6. - Dai teoremi
precedenti,
ed iiiispecial
modo dal lemma fondamentale sulletraiettorie,
si deduce notoriamente che:Se P è ~cn
punto
della traiettoria n,it
punto
P ha una distanzapositiva
v;vale a
dire,
nonpuò
mai riavvicinarsi indefinitamente aduna
posizione
per laquale
siagià passata ;
equindi
che:Le traiettorie delle traslazioni
piane generalizzate
sonoimmagini
biunivoche e bicontinue delle rette reali euclzdee.
Dagli
stessi teoremi si deduce altres che:Se P è un
punto det piano ambiente,
le successionit(P), t2(P), t3(P),
... et-’(P), t-2(P), t-a(P),
...divergono
entrambe.. 8)
E rimanderemo, permaggiori dettagli,
a G. SCORZA DRAGONI, Una dimostrazione dell’ultimo teorerria Poincaré(Rendiconti
del Seminario matematico dell’Università di Padova, vol. XXV (1956), pagg.
1-104 ~, §
2.E di
qui
che :()yni
traiettoria di traslazioitepiana generalizzata
èda
ogni
suopunto
in due semiliiieeillimitate,
inquanto.
sottoinsiemi del
piano;
e
pertanto
che :~~e la curva
semplice
edaperta
c ha soltantogli estre rn i,
P e~~,
sulla solita traiettoria n, la curva
semplice
e costituita rlcc c e dal sottoarco di ncogli
estremi in P eQ
non separa nessunpuiito.
di n dall’infinito.
’1. - Nello stesso ordine di idee del
primo
e del secondo teo-rema del no 4 rientrano
poi,
tanto la circostanza che:Una curva
semplice
edaperta
che sia libera nellat,
è libera anche i n tutte lepotenze
della t diverse dall’identità1°);
quanto quella
che :Un insieme interna~mente connesso,
E,
dipunti
delpiano,
èlibero nelle
potenze
dellat,
diverse dalla t medesima e dalla suaini,ersa,
nonchèdall’identità,
se l’interno di E non contiene nessunpunto
interno at(E)
e nessuno inter-no at-’(E) ~i) ;
e nello stesso ordine di idee del secondo teorema del no 5 rientra la circosta;nza che :
3T el
piano,
un sottoinsieme internamente connesso dipunti,
libero nella solita
t,
nonpuò
aver simultaneamentepunti
in co-mune tanto con
t-1(a )
+t-2(a)
+ ... ,quanto
cont(a )
+t2(a)
+ ... ,senza contener nell’interno
punti
dell’arco a,supposto
di traslazione, per la t~).
chiarimento di
questi
ultimi dueenunciati,
ricordiamo cheun insieme E di
punti
delpiano
è internamente connesso, se duepunti
di E si possono semprecongiungere, qualunque
essisiano, . 1°)
Per questo risultato, si vegga E . SPERNER, Ueber diefixpunktfreien Abbildungen
der Ebene(Abhandlungen
aus dem mathematischen Seminar- der UniversitätHamburg,
vol. 10 ( 1934), pagg. 1-48), pag. 13, teorema 7- 11) Il teorema è stato dato da H. Terasaka, inipotesi leggerment,e
diverse. La dimastrazione del teorema di Terasaka indicata da
Sperner,.
loc. cit.
18),
teorema 8 di pag. 3, conserva intatta la sua validità nekcaso attuale.
12) In
proposito
si vegga loc. cit. 0), teorema 3) di pag. 8.con archi
semplici
abbiano irispettivi
interni contenuti nell’interno di E.8. - Ricordiamo ora che una curva
semplice
edaperta, k,
congli
estremi in A eR, è,
per la solito,t,
uno traxln-zio,ne,
conl’origine
in A e col termine inB,
se  et(k)
hanno deipunti
in comune, ma A non contiene nP nè e non con-tiene,
nelproprio interno,
nessuno dei trasformati dei suoipunti
interni
13).
Dalla definizione
istessa,
segue subito die alloragli
unicipunti
comuni a  epotranno
essere soltanto B et(B).
Conieconseguenza della definizione
posta
e dei risultatiprecedenti,
~idimostra
poi
notoriamente che14) :
~,
è,
pert,
uno con i i _ted il
B,- t-1( B),
contienet(B),
i due esctudendosi as l’intersezione di k e
t(k)
si riduce
rispettivamente
aB,
at(B);
e che :
Nel
primo
caso, è interno aA,
e il di À C011gli
estremi itt
t-l(B)
e B è l’unico arco (li traslazione della t conteituto in,A;
nel secondo caso,t(B)
è interno aA,
e il 8ottoarco di Â. congli
estremiin, B e l’unico arco di traslazione della t contenuto iii
î~.;
peraltro
il secondo caso non è concettualmente diverso da,lprimo,
ma è per t-1
quello
che ilprimo
è per t.9. - Sia di nuovo n una traiettoria della t.
Allora,
in confor- mità delprimo
teorema. del no6,
l’insieme diquei punti
che sontd’accumulazione per n, e che non
appartengono
a n, èchiuso, 13)
Mi uniformo allaterminologia
che ho adottata nella Memoria traslazionipfane generalizzate (Abhandlungen
aus dem mathema- tischen Seminar der UniversitátHamburg,
vol. 21( 1957),
pagg. 13-43),se ne vegga la nota
18),
apie’
di pag. 16.1~)
Per una deduzione deiprossimi
due teoremi dal lemma fonda- mentale sulle traiettorie si possono vedere in’ 15 e 16 della mia Memoria .citatain 8);
per un’altra deduzionedegli
stessi teoremi sipuò
vedere. B. v.
KERÉKJÀRTÓ,
Theplane
translation theorem.of
Brouwer and the last theorem.o f
Poincaré(Acta
litterarum ac scientiartim dell’TTni-anche se non è
vuutu, pertanto
esso divide ilpiano
in uno opiù
insiemi
aporti,
connessi e nonvuoti, disgiunti
a. due a. due(quando
sono almeno
due),
in uno opiù campi, disgiunti
a, due a due(quando
sono almenodue). E :il appartiene
tutta ad uno diquesti
«1(1
Lcx traiettoria, z campo che la contiene in, a.l tri, due
i
quali
come clifrontiera,
e xi chiamano i
curnpi
adiacenti a n; e dovrebbe essersupertluo
rilevare (,he essi sono
disgiunti.
Tutte
queste
circostanze e laprima proposizione
del no 6ej a u tori zza nu
poi
aparla,re,
in sensoovvio,
delle ban.d P di n.10. - Forme le solite
notazioni,
la traiettoria ?L non esaurisce sempre la frontiera deipropri campi adiacenti;
ciò non ostante :I
punti
che nonappartengono
(&lla traiettoria 7t e che possonocon -r mediante curve
semplici
edaperte
ave11.ti su 7l solta,nto unestremo,
vi distribuisconoappunto
noicampi
adia-centi alla
traiettoria, esaurend oli ;
e
dopo
di ciò basta ricordare la.Prima proposizione
del no6,
per
comprendere
che :Ciascuno dei
punti
deiccampi
adiacenti a zpuò congiunto
con tutti i
punti
di n mediante c’urnesemplici
edaperte
a?>enti su n uno deirispettivi
estremi.La definizione istessa di traiettoria
implica
(1he:Le traiettorie della traslazione
piana gen,eralizzata t,
iii.quan,to i .viemi,
sono invarianti nell at ;
e di
qui,
e dal fatto che le traslazionipiane generalizzate
conser-vano
l’indicatrice,
si trae che :Invarianti nella t son anche i
singoli campi
adincenti alle diverse traiettorie dellat,
invarianti sempre in
quanto insiemi,
naturalmente.11. - Dalle
propusiziorli
stabilite nel numeroprecedenfe
sideduce a.bbastanza facilmente ehe:
versità di
Szeged,
vol. 4 ( 1928 ), pagg. 86-102), pag. 91. Glipseudoarchi
di traslazione erano stati
già
considerati anche da Brouwer, loc. cit. 3), pag. 47.Se H e H’ sono i due
ca.mpi
adiacenti alla traiettoria n gene- rata dall’arco a, di traslazione per la solitat,
se E ed E’ ed F sono,tre insiemi di
punti, rispettivamente
contenuti in II ed iii, II’ enell’interno di a, l’insieme E ~- F -~- E’ è libero nella~
t, qua.lora
tali .siano E ed E’.
Nel
fatto,
la cosa segue dalle ultime dueproposizioni
delno
10,
dalla circostanza che una traiettoria non hapunti
in c~o-mune con nessuno dei
propri campi adiacenti,
e daquella
che nelleipotesi
attuali anche l’insieme F è ovviamente libero nella t.Inoltre dall’ultima
proposizione
del no 6 e dallaprima
delno 10 si trae senz’altro che :
Se la curva
semplice
edaperta
c ha soltantogli eatreni i,
P eQ,
.sulla traiettoria n, la curva
semplice
e chiusa costituita. da c e dal sottoarco staccato su n da P eQ
separadall’infinito
sottan.top1tnti
-che
appartengono
ad uno medesimo dei duecampi
adiacenti a n,e
precisamente
aquello
che contien.e l’interno di c;mentre è immediato
dedurre,
daiprimi
due teoremi del no5,
c·.he :Se la curva
semplice
edaperta
c nontaglia t(c),
ha unestre~mo sull’arco a, di traslazione per la
t,
ed ha almassim.o gli
estremi su
t-’(a)
~- a -~-t(a),
ipunti
comuni a e ed alla traiettoria ngenerata
da a nella t si rid ucono aquelli
eoynun i (f, c ed alla curvat-,(a)
+ a -+--t(a).
,La curva c, nelle
ipotesi
dell’ultimoteorema,
ha al massimogli
estremi su n;epperò
rientra nell’ambito delpenultimo
se haper di
più
entrambigli
estremi su n.12. - La
prima proposizione
del no 5permette
di dimostrarealtres ,
e senzadifficoltà,
che : "è,
per la solitat,
l’arco di traslazione contenuto nellopseudo-
arco di trastazione
A,
tutti ipunti
di A -p appartengono
ad unomedesimo dei due
campi
adiacenti alla traiettoriagenerata
nellat’5) ;
e
dopo
diciò,
per stabilire che : ,Nette stesse
ipotesi,
t’in,sieme ~, è libero in tutte lepotenze
della t1a )
Per una deduzione del teorema del testo daquella
talprima
pro-posizione
del no 5, eipuò
vedere il no 25 della Memoria citata ina).
diverse dall a t medesima e dalla sua
inversa,
nonchèdall’identità,
basta osservare che
questa
circostanza sipresenta
perp
e per~, - ~B,
a norma della secondaproposizione
del no 4 e dellaprima
del no
7 ;
e che leimmagini di Â. - p
nelle diversepotenze
della tnon hanno
punti
in comune con la traiettoriagenerata da P
nella
t, appunto perchè
esse sono contenute in uno deicampi
adiacenti alla traiettoria.
§
2. Continuano le premesse, ed i richiami.13. - Sia di nuovo a un arco di traslazione della solita trasla- zione
piana generalizzata
t. Sia Al’origine
di a; e sia n la traiet- toriagenerata
da a nella t.La curva
semplice
edaperta
v abbia soltantogli estremi,
P e
Q,
su + a +t(a);
equesti appartengano
addirittura ad a. E Ppreceda Q
su a, nel versopositivo
di a.La curva v non
contenga poi
nelproprio
interno nessunodei trasformati dei suoi
punti
interni.
Sia u il sottoarco staccato su a da A e
P,
sia pquello
staccato da P
e Q
e vquello
staccato da.
Q
et(A).
Gli archi u e ro possono anche
degenerare
inpunti.
Ma u ~- v -~- v è sempre una
curva
semplice
edaperta,
con
gli
stessi estremi di a ;e p
-~
v è una curvasempli-
ce e chiusa. Inoltre risulta
ovviamente u -f - v - f - v - Fig. 1
Posto j -
p+ v,
sia J 1’insieme deipunti di j
e deipunti
del
piano separati mediante j
dall’infinito. Sia cioè J l’insieme chiuso elimitato,
delimitatoda j ;
o, se sipreferisce,
l’insiemechiuso e
lim~itato,
racchiuso daj.
Nelle
i potesi attuali,
ipunti
interni a vappartengono
ad unomedesimo dei due
campi
adiacenti a ~;e la cosa segue dall’unica
proposizione
del no9,
dallaprima
del no 10 e dall’ultima del no 11. Inoltre:
Nelle stesse
ipotesi, .tutti
ipunti
interni a Jappartengono
aquel
campo adiacente a n, che contiene ipunti
interni a v;come si riconosce
subito,
non appena si ricordi la seconda propo- sizione del no 11.La
penultima
delleproposizioni precedenti
e leipotesi
por- gono abbastanza facilmente chegli
eventualipunti
comuni a. v et(v)
vanno ricercati fragli
estremi di v et(v). Pertanto,
per conclu- dere che:ipotesi attuali,
v et(v)
non hannopunti
in eomun,e, oppure hann.o in comune soltanto un,punto,
e.8tremo tanto per v,qu((,nto
pert(v),
basta ricordare la
prima proposizione
del no4,
laquale
ci assicuraappunto
che nelle nostrecondizioni,
o v è liberanella t,
oppure è un arco di traslazione della t. E volendo sipotrebbe aggiun-
gere, che nel secondo caso P coincide con A
e Q
coincidecon
t(A).
14. - Manteniamo le
ipotesi
del numeroprecedente,
nonchèle
notazioni,
e dimostriamo che:Nelle condizioni
attuali,
di J contiene nPSSUnpunto
interno at-l(J),
e nessunpunto
interno at(J).
Infatti,
nelleipotesi attuali, t-1(P)
è esterno ad a;epperò
è esterno a
J,
a norma dell’ultimaproposizione
del no 6 e dellaprima
del no 13.Indi,
attese leipotesi,
e leproposizioni
del nu-mero
precedente,
nessuno deipunti
dit-1(,u)
e nessuno deipunti
di
t-1(v) può
essere interno a J.Epperò
nessuno deipunti
internia
può
essere interno a J. Allo stesso modo siprocede
perquello
che ha tratto at(J), partendo
dall’osservazione che nelleipotesi
attualit(Q)
è esterno ad a.E
dopo
di ciò basta ricordare la secondaproposizione
delno
7,
per concludere che:solite
ipotesi,
J è libero in tutte lepotenze
di t diversedalla t stessa e dalla sua
inversa,
dall’identità.Nelle considerazioni
precedenti
èimplicito
chegli
unicipunti
eventualmente comuni
d j
et(j)
sonoquelli
comuni aret(v).
Pertanto :
li
punti
in J è libero nella t eferme naturalmente restando sempre le altre solite
ipotesi.
15. - Manteniamo sempre le
ipotesi
e le notazioni del no 13.dimostriamo adesso che:
Inr
que.;te
lasemplice
ed u + v + 1;~ a.rco li cl i
t,
culpari
di a, ed hcc. laorigine
e lo 8tesso termine di a.
Xel
fatto,
la. curvasemplice
edaperta u
~- v -;-- v hagli
stessiestremi a ;
indi,
parconcludere,
basta dimostrare die essa noncontiene nel
proprio
interno nessuno deipunti
interni allapropria immagine
nella t(no
4,prima. proposizione).
E la cosa è presso die ovvia. Unpunto
.interno ad interno ad a, o è in- terno a v. Nelprimo
caso, il suo trasformato è interno a.t(a);
-,ed in
quanto
tale nonpuò appartenere
ad a, atteso che a è ditraslazione, e
nonpuò
essere interno a v, atteso che l’interno di vappartiene
a uno deicampi
adiacenti a jr. Nel secondo caso, il suo trasformato è interno at(v); ed
inquanto
tale nonpuò appartenere
ad a, atteso che l’interno dit(v) appartiene
ad unodei
campi
adiacenti a nonpuò
essere interno a. v, atteso chegli
interni di v et(v)
sonodisgiunti.
Donde la conclusione.16. - Ferme le solite
ipotesi
e le solite notazioni, conveniamo di indicarecon P
la curvasemplice
edaperta. u
+ v + v.Allora,
la. curvasemplice
edaperta
u ha. soltantogli
estremisu
B.
E la cosa è ovvia. Ma. è ancheimmediato,
oquasi,
che nes-suno dei
punti
internipuò appa.rtenere
a, o at(fl).
Nelfatto,
unpunto
interno nonpuò appartenere
nè at-1(a),
nèa
t(a ), perchè
~C è unaporzione
di a ; e nonpuò
essere internonè a. nè a
t(v), perchè gli
interni dit-1(v)
et(v) appartengono
a
quello
stesso campo adiacente a n che contiene l’interno di v.Nelle considerazioni svolte è per di
più implicito che u
noncontiene nell’interno nessuno dei trasformati dei suoi
punti
interni.
Quindi :
La curva
semplice
edaperta
p sitrova, rispetto
a nelle stessecondizioni in cui la cur2,a
semplice
ed v si trovavarispetto
acd a ;
mentre la curva v assume l’ufficio che
prima
era~ della curva ~u.E si noti che
la f3
= u + v + v =(a -
+v !implica. appunto
17. -
Riprendiamo
l’ana,lisiesposta,
cambiandoleggermente
le condizioni. Allo scopo, a sia sempre un arco di traslazione nella t. Ed A sia sempre
l’origine
di a ; e n sia sempre la traiettoriagenerata
da. a.La curva
semplice
edaperta
v abbia soltantogli estremi,
P e
Q,
sulla curvasemplice
edaperta t-1(a)
+ a +t(a),
comenel caso
precedente;
e Pe Q appartenga.no
di nuovo ad cr; e Ppreceda
sempreQ,
su a.La curva v e la curva
t(v)
abbiano in comune ilpunto Q ;
e laloro intersezione si riduca ad un arco, non
degenere,
con un estremonel
punto Q.
Diguisa
che v et(v)
non sitagliano.
Si dica sempre u il sottoarco staccato e P su a, ~u
quello
. staccato da P
e Q
e vquello,
staccatoda Q
et(A ).
Gli archi u e vFig. 2.
possono
degenerare
anchestavolta. Ma la curva u +
+
v + v è di nuovosemplice
ed
aperta
ed ha di nuovogli
stessi estremi di a ; e p -~- v è di nuovo una curva sem-
plice
e chiusa. Risulta sempre u + v + v =(a - ~u)
+ v.Posto anche
stavolta j = -f -
v, indichiamo di nuo- vo con J l’insieme chiuso elimitato racchiuso da
~.
Allora,,
sempre a nor-ma dell’unica
proposizione
.del no
9,
dellaprima
del no 10 e dell’nltima del no 11:Anche neUe
ipotesi attuali, i punti
interni a vappartengono
ad uno -medesimo dei due
campi
adiacenti a n;inoltre :
Anche n.elle condizioni
attuali.,
tutti ipunti
interni a J appar-tengono
aquel
campo adiacente a n, che con.tiene tutti ipunti
in-terni a v,
come si deduce sempre dalla seconda
proposizione
del no11;
mentre la
prima proposizione
diquesto
no 17 porge che:Nelle
ipotesi attuali,
ilpunto Q
coincide cont(P),
di
guisa, che,
nelle condizioniattuali,
Pe Q
coincidonorispetti-
vamente con A e
t(A), u
e vdegenerano,
e p coincide con (t.18. - Ferme le
ipotesi
e le notazioni del numeroprecedente,
un
ragionamento analogo
aquello
svolto per dimostra.re ilprimo
teorema del no 14
permette
di stabilire che:Anche nelle condizioni
attuali,
l’interno di J non contiene nessunpunto
interno at-I(J),
e nessun.punto
interno at(J) ;
ed il
trasporto
delragionamento
è cosfacile,
che non è davveroil caso di insistervi ulteriormente.
E
dopo
di ciò basta ricorrere di nuovo alla secondaproposizione
del no
7,
per concludere che:Anche nelle condizioni
attuali,
l’insieme J è libero in tutte lepoten-
ze di t diverqe dalla t stessa e dalla sua
inversa,
nonchè dall"identità.19. - Ferme le
ipotesi
e le notazioni fissate nel n°17,
diciamo~0 l’arco che fornisce l’intersezione di
t-’(v)
e v, diguisa
chet(e)
fornisce
quella
di v et(v).
Allora ~O ha un estremo nelpunto P,
e un estremo nel
punto Q ( = t(P)). Inoltre p appartiene
ae
appartiene
at(J);
indi e e non siincontrano,
anorma dell’ultimo teorema del numero
precedente; epperò gli
altri estremi di e e
t(e)
sono interni a v. E se R èquello
di ~O,quello
di è dato da
t(R)
ed è interno all’arco staccato su v daQ( _ t(P»
ed R.Indichiamo
con P
il sottoarco di v congli
estremi in R et(R).
Allora è ovvio che:
La curva
semplice
edaperta p
è un arco di traslazione della t.20. - Ferme le
ipotesi
e lenotazioni,
la curva e + a +t(e)
è
semplice
edaperta.
Nelfatto,
ipunti
di ~o diversi da P equelli
di
í(e)
diversi daQ(= t(P))
sono interni a uno dei adia-centi a n, mentre a
appartiene
a ~z;inoltre e
e non si in-contrano.
La curva
p + a
+ ha in comune con lapropria immagine, t(e)
+t(a ~
i + soltantot(e). Infatti,
e et2(~O)
non si incontrano(no 18,
ultimaproposizione),
alpari
di ~O e u e hanno in comune soltantoQ(= t(P)) ;
ipunti
di Lo,t(9)
et’-’(~O)
diversi daP, t(P)
e sono interni a uno deicampi
adiacenti a i,tre a e
t(a) appartengono
a n.Inoltre B
è interno a uno deicampi
adiacenti a .-z ;epperò
lo stesso accade per
t-i(~8)
e Indi le curve a e +sono
disgiunte.
E ancora. 1/intersezione di ~O e ; si riduce ad
R,
atteso che o e non hannopunti
in comune(no 18,
ultimaproposizione);
equella
di e +f3
+ t(B) xi riduce at(R),
atteso che in virtù dell’ultimaproposizio e
del no 18 non si incontrano nemmenot(e)
eIn conclusione:
La curva
semplice
edaperta
~O -f- a +t(e)
sitrova, rispetto
ad~f
nelle stesse conclizioni in cui la cur.va
semplice
edaperta, z·( _ ~ -1-
+ si
rispetto
ad a ;assume attualmente anche l’uff eio che
apparteneva
aa ),
ed aquello
cheapparteneva
a~B.
21. - 11antenute le solite
ipotesi,
e lenotazioni, poniamo
~1 = o +
~,
diguisa
che A è il sottoarco staccato da P et( R)
su v;e mostriamo che:
Las
semplice
edaperta
Àè,
pert,
unopseudoarco
cli trasla-zio n,e,
conl’origine
nelpunto P,
e con tutti ipunti
diversi da P ad uno med esimo dei duecampi
adiacenti a n.L’ultima affermazione del teorema è una conseguenza ovvia della
prima proposizione
del no 17. Le altre si stabiliscono osser-vando che A non
può
contenere nèt-’(P),
nèt(P), perchè
tuttii
punti
di ~, diversi da P sono interni a uno deicampi
adiacentia z, mentre e
t(P) a.ppartengono
a n(e
sono diversi daP) ;
che A e
t(~,)
hanno in comunet(R);
e,finalmente,
che A non con-tiene nell’interno nessuno dei trasformati dei