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IPERTENSIONE ARTERIOSA

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Academic year: 2022

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IPERTENSIONE ARTERIOSA

Fattori fisici determinanti la pressione arteriosa

è utile paragonare il sistema arterioso a un recipiente pieno di liquido, avente un foro di afflusso e uno di efflusso; il primo è rappresentato dall’aorta, attraverso cui il cuore pompa il sangue FONTE : Claudio Rugarli

Medicina interna sistematica

www.slidetube.it

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I valori della pressione arteriosa possono essere, con una certa approssimazione, espressi con la formula:

P = F × R

dove la pressione P è data dal flusso F per la resistenza R.

Attività cardiaca. È condizionata dal sistema autonomo vegetativo, attraverso il vago e il simpatico. Ai fini della regolazione della pressione arteriosa, la funzione più rilevante è svolta dal simpatico mediante la liberazione, a livello sinaptico, di sostanze neurormonali, la più comune delle quali è costituita dalla noradrenalina.

In generale, esistono due tipi di recettori adrenergici, ALFA E BETA . A livello cardiaco i recettori ALFA sono poco rappresentati.

Per contro, i recettori , BETA e specificamente i recettori BETA1, quando stimolati producono un aumento della frequenza e della forza di contrazione del cuore.

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Viscosità ematica. Le modificazioni della viscosità ematica producono di fatto delle alterazioni pressorie di scarsa entità.

Tra i fattori in grado di condizionare la viscosità del sangue, va citato per primo il rapporto tra plasma e globuli, il quale può essere alterato in caso di anemia in un senso, e di poliglobulia nell’altro.

Raggio medio arteriolare. Costituisce il fattore più rilevante ai fini pressori, come può essere dedotto anche dalla formula fondamentale della resistenza, dalla quale risulta chiaro come il raggio appaia, al denominatore, elevato alla quarta potenza. I meccanismi che producono costrizione o, viceversa, dilatazione delle arteriole sono quindi di particolare importanza.

Volume ematico. È soggetto a variazioni diverse, le quali possono riguardare la parte corpuscolata o la parte fluida del sangue o entrambe.

Diminuzioni critiche della massa circolante possono verificarsi in occasione di emorragie, con concomitante diminuzione della pressione arteriosa, che può

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Pressione massima e minima. Un ultimo dato di cui bisogna tenere conto nei fattori determinanti la pressione arteriosa è costituito dalla peculiarità del sistema cardiovascolare. In esso il cuore funziona come una pompa a intermittenza, provocando quindi modificazioni pressorie cicliche a livello vascolare.

Tuttavia, il sistema vascolare non è rigido, ma è dotato di elasticità, che è

evidente soprattutto a livello dell’arco aortico e dei grossi vasi; l’elasticità

delle pareti è in grado di smorzare eccessive elevazioni di pressione legate

alla sistole da un lato, ed è in grado di evitare eccessive cadute di

pressione in diastole dall’altro. In sistole, infatti, i grossi vasi si dilatano, in

diastole restituiscono forza all’interno del sistema con il ritorno elastico.

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Esistono dunque dei sistemi di regolazione della pressione sanguigna che possono agire con differente rapidità: entro pochi secondi, entro minuti, entro ore o giorni. Distinguiamo perciò meccanismi di controllo di prima linea, intermedi e a lungo termine.

L’effetto dei primi è transitorio, mentre quello degli altri è duraturo.

Sistemi di controllo della pressione arteriosa

Meccanismi di controllo di prima linea. Come si è detto, questi entrano in funzione entro pochi secondi da possibili variazioni della pressione arteriosa, con il risultato di riportarla verso i suoi valori normali. I meccanismi di questo tipo sono tre:

baroriflessi arteriosi

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I baroriflessi arteriosi vengono messi in moto a partire da zone reflessogene presenti principalmente a livello del seno carotideo e, in seconda istanza, nell’arco aortico e nel ventricolo di sinistra.

Queste zone “sentono” l’aumentata o diminuita sollecitazione meccanica che si ha quando si verificano delle variazioni della pressione in eccesso o in difetto ed inviano segnali adeguati al sistema nervoso centrale.

I

chemocettori arteriosi

sono piccoli gruppi di cellule che sono raccolte in minuti ammassi (pochi millimetri di diametro) situati in prossimità dei barocettori.

I chemocettori arteriosi inviano al sistema nervoso centrale segnali che inducono una stimolazione simpatica (e perciò una vasocostrizione e un aumento della pressione) ogni volta che percepiscono una diminuzione della pressione parziale di O2, o un aumento di quella di CO2 nel sangue arterioso.

Sono particolarmente utili durante l’esercizio fisico, quando una dilatazione arteriolare a livello muscolare tenderebbe a far calare la pressione arteriosa. In queste circostanze i muscoli consumano O2 e producono CO2 creando le condizioni adatte per la stimolazione dei chemocettori.

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Meccanismi di controllo intermedi.

Questi sono meccanismi che entrano in funzione entro alcuni minuti dall’instaurazione di variazioni della pressione arteriosa.

Il più importante è rappresentato dal sistema renina- angiotensina

La produzione di renina può perciò

avvenire in molte sedi nell’organismo,

ma l’apparato iuxtaglomerulare resta la

più importante.

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Meccanismi di controllo a lungo termine.

I meccanismi di controllo di prima linea ed intermedi non sono in grado di correggere completamente le possibili variazioni della pressione arteriosa, ma debbono essere considerati come dei dispositivi di sicurezza che, entrando rapidamente in funzione, evitano che i valori pressori si discostino troppo da quelli normali.

Il solo meccanismo di controllo che è in grado di ovviare in maniera

completa alle variazioni di pressione è quello a lungo termine che è legato

alla capacità del rene di eliminare più acqua e sodio di quanto ne venga

introdotto nel caso di aumenti pressori, e di eliminarne meno se la

pressione invece è diminuita.

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