A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
C ARLO C ATTANEO
Sulla torsione di due sfere elastiche a contatto
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 3
esérie, tome 6, n
o1-2 (1952), p. 1-16
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DUE SFERE ELASTICHE A CONTATTO
DI CARLO CATTANEO
(Pisa)
°
In un lavoro comparso recentemente sul « Journal of
Applied
Mecha-nics » J. L. LuBKlN ha studiato il
problema
dello, « torsione di due sfere in Si tratta della determinazionedegli
i sforzitangenziali
chenascono
nel contatto con attrito tra due sfere elastiche mutuamente com-presse al10rchè esse vengono ulteriormente
sottoposte
a una scambievolecoppia
digiro.
Poichè della
questione
mi i sono,indipendentemente, occupato
ancheio,
con
gli
stessicriteri
meccauici(da
me indicati inprecedenti
lavori sul con-tatto con attrito
(2))
ma con diversi mezzimatematici,
credoopportuno
espor-re, anche in vista di
possibili estensioni,
il metodo risolutivo da meseguito.
1.
Riduzione del problema
meccanico a un sistema diequazioni
In-tegrali.
- Due sfere elastiche~f1
di centriC,
eC2
eraggi rispet-
ti vi
R1
e siano a contattogeometrico
in unpunto
0 . Con riferimentoa u~~a terna
trirettangola C.1=~0
x y z, con l’asse z,parallelo
e concordealla semiretta 0
Ui
egli
assi x, y sulpiano tangente
nell’intorno di 0 medesimo lasuperficie
di81
è confondibile con unparaboloide
rotondo diequazione
ove S~ è
posto
(1) J. L. LUBKIN, The Toreion of elastic Spheres in Contact, Journal of Applied Mecha.
nico, Trans. June
1951,
pag. 183.(2) Sul contatto di due
córpi
elastici : distribuzione locale degli sforzi, Rendio. AccademiaNaz. dei Lincei, Serie 6, Vol. 27, 1938, pagg. 342-48, 434-36, 474-78. Teoria del contatto ela- tieo in seconda approssimazione : compressione obliqua, Rend. Semino Fac. Scienze dell’Uni- versità di Cagliari, fase. 1, Vol. XVII, 1947.
1 Annali della Scuola Norm. Sup. - Pisa.
Del
pari
lasuperficie
dib~2 ~
riferita a una ternaê2
= 0 x y x2 con z2 - - z! ~ nell’intorno di 0 sipuò
assiniilare alparaboloide
diequazione
con
Approssimazioni analoghe valgono
anche seS1 ed S2 ,
senza ,essere
sfere,
sonosemplicemente
rotondi attorno alla comune normale in 0 . Nelseguito,
in cui dovremo pensare le due sferesoggette
a deforma-zione locale nell’intorno di
0 ,
noi riterremo che la terna simantenga
solidale allaparte
indeformata diS1
o,più precisamente, a
un elemento°
bidimensionale
di S1 molto
lontano da0 ,
1 adesempio
circostanteC; ,
5 e chela terna
Ci 2
resti invece solidale a un elemento diS2,
anclle esso lon-tano da 0.
Supponiamo
ora che le due sfere siano mutuamente compresse secondo la rettaC1 Cg
con uno sforzoglobale
dicompressione 1’,
e successivamente venganosottoposte
a una mutuacoppia
digiro (per
fissare le idee suppor-remo che la
coppia
direttamenteagente
sialevogira rispetto
all’assex2) .
Durante la fase dicompressione
i duecorpi subiscono,
nell’intorno di0,
uno schiacciamentolocale ;
si ’ genera tutta un’areola circolare di con-tatto a di
raggio a dipendente
da .P e crescente con esso, mentre la terna subiscerispetto
aIE2
una traslazione yparallela
econcorde a Ci C21
anch’essa crescente con P.
Durante la successiva fase di torsione se tra le due sfere è
presente l’attrito,
di coefficientef,
e il momento torcente è abbastanzapiccolo l’equi-
librio delle due sfere
può
ancora sussistere. Nelraggiungere
il nuovo assettodi
equil brio
si ha una nuova deformazione locale nell’intorno di 0 e, senza che avvenga uno slittamentoglobale
delle duesuperficie a contatto,
si hatuttavia una rotazione elastica di
rispetto
a attorno all’asseO
fC21
di .entità 60 crescente col momento torcente. Se indichiamo con
Q1
eQ2
due punti di
S1
eS2
aventioriginariamente
le stessecoordinate x,
y e s1 ===5,IVI)
lo
spostamento
elastico sub to dalprimo rispetto a
per effetto dellaplice
deformazione es2 --- (u2
1 V2w2)
lospostamènto
sub to per la stessa causa dal secondorispetto
aZi:2
9nell’ipotesi
che i duecorpi
siano costituiti dello stesso materiale(3)
risulta(3) Non entriamo nei dettagli trattandosi di considerazioni ormai note in questo ge-
nere di questioni.
(essendo A - A1-+- A2)
in tutta l’area di contatto o e, nellaregione
o* dia ove non hanno
luogo
scorrimentilocali,
Se il
comportamento
elastico locale di ciascuno dei duecorpi
si assi-mila,
date lepiccole
dimensioni di 6rispetto-
ai dueraggi R1
eR2 ,
aquello
di unsemispazio elastico, tanto 81 quanto 82
si possonoesprimere
mediante le ben note formule
integrali
di BOUSSINESQ e CERRUTI(4)
infunzione
degli sforzi,
normali etangenziali,
suscitati nell’area di contatto.Le
equazioni (3)
e(4),
chiamate(L , ~I , N)
lecomponenti secondo gli
assidella terna
[2
dello sforzo esercitatoda S1 su S2
nelgenerico, punto
del-1’area di contatto o, si traducono allora in altrettante
equazioni integrali
in cui
figurano
comeincognite appunto L, M, N.
La(3)
dàluogo all’equa-
zione di HERTZ
(5)
mentre le
(4) divengono
ove si è
posto
(4) Cfr. ad es. E. CESÀRO, Introduzione alla Teoria matematica della Elasticità, Torino,
Ed. Bocca, 1894, pag. 126.
(5) Cfr. ad es. A. E. H. LovE, The Mathematical Theory of Elasticity, Cambridge, 1934,
pag. 195.
A e p sono le
costanti
elastiche di LAMÉ del materiale costituente i duecorpi.
È
ben noto come la(5)
determini univocamente lo sforzo norma,leN,
nonchè il valore del
raggio a
dell’nrea di contatto o e dellacompressione
y in funzione di P
(6)
Vedremo che a loro volta le
(6), coinpletate
daopportune
condizionisuggerite
daun’indagine preliminare
che orasvolgeremo,
siprestano
alladeterminazione
completa degli
sforzitangenziali (L, M).
2.
Un’ ipotesi complementare. -
Se siammette, prima ipotesi
che sipresenta spontanea
allamente,
che 1’area o*degli
scorrimenti nulli coincida addirittura con l’area di contratto a, si riconosceagevolmente
che alle e-quazioni (6)
sipuò
soddisfareponendo
soluzione che tuttavia è da considerare fisicamente accettabile soltanto nel-
l’ipotesi,
moltoartificiosa,
che leparti
di81
e82
venute a contatto du- rante la fase dicompressione
si siano mutuamente saldate iuguisa
da ren-dere
possibili
in a sforzitangenziali
comunque intensi. Ma se si ammette che tra i duecorpi
siapresente
soltanto un attrito di coefficiente finitof,
la
grandezza YL 2 +
lVl2 dello sforzotangenziale
è ovunquesoggetta
allalimitazione "
la
quale,
stante il ricordato valore(8)
dello sforzo non è certo o-vunque soddisfatta dalla soluzione
(10).
(6) Si cfr. ad es. A. E. H. LovE, op. cit., loc. cit., o anche S.
TIMOSHENKO,
Theory ofElasticity,
Cap. XI, n. 107. _ .Non c’è allora che
rinunziare,
comegià
si è fatto in altriproblemi
dicontatto con
attrito,
ad ammettere che o* coincida con 6 :l’ipotesi più
na-,turale è che a* si riduca a uno cerchio concentrico e interno a 6, di
raggio incognito
a~, e che nella residua corona circolare z si verifichino in-vece scorrimenti. In tal corona ammetteremo in compenso, per rendere de- terminato il
problema,
che lo sforzotangenziale (L,
siesplichi
nella stessa direzione della soluzione ausiliaria(10)
con la massima intensitàcompatibile
con le
leggi (11)
di attrito. Ciòequivale
a porre in x :ovverosia
con
ove,
disponendo
della costanteadditiva,
si èimposto alla p
di annullarsi per e = a.Con
questa ipotesi aggiuntiva
ilproblema
che ci occupa si riduce aquello
di determinare lo sforzotangenziale presunto
noto aprieri
inz secondo la formula
(12),
anche in a* inguisa
da soddisfare ivi al sistema(6)
e,naturalmente,
darispetta,re
la continuità nelpassaggio
da a* a z. Sidovrà simultaneamente
determinare,
indipendenza
dei dati delproblema,
il valore del
raggio «,*
dell’area 0* nonchè il valoredell’angolo w
ditorsione.
3.
Riduzione
del sistema(6)
a unasola equazione integrale.
- Lasimmetria
geometrica
e materiale del sistema elastico in esame attorno alla retta°1 C2 ,
l’identica costituzione elastica delle due sfere e la loro assimi- labilità locale a duesemispazi elastici,
e infine 1’assoluta libertà di espan- sione radiale che il sistemapresenta,
fanno presumereche,
conformemente al risultato ausiliario(10),
lo sforzotengenziale (L , M)
risulti non soltantoin 7:,
ma anche inQ~, ortogonale
alraggio
vettore 0 P congrandezza
di-pendente
dalraggio
vettore medesimoo = ~ OP .
Ciò induce a ritenere che anche in 0* lo sforzodipenda
alla maniera(12’)
da una funzionedi e.
Porremo allora in 0*
ove cp è la medesima funzione
(13)
che definisce lo sforzo in z mentreq/ff
èuna
incognita
funzione sulla sul bordo di a* insie1ne con la sua d eri- vata L’ultima condizione è necessaria per assicurare lacontinuità
dello sforzo
tangenziale
in tutta la o.Se nel sistema
(6)
si sostituiscono a L e a M leespressioni (12’),
validein 7:, e le
(14),
valide ino*, ogni integrale
che vifigura
si,sdoppia’ in
unintegrale
esteso a o contenente la sola funzione q e in unintegrale
estesoa 0* contenente la sola
9,*. Operando
su ciascunodegli integrali
ottenutimediante il lemma di
GREEN,
tenendo conto dell’annullarsidi 99
sul contor-no di a e di
cp*
sul contorno dia*, dopo
alcunesemplificazioni
il sistema siriduce
alla formaossia, integrando,
con C costante indeterminata. Il sistema
(6)
è cos ridotto a una sola equa- zioneintegrale
nell’ unica funzioneincognita cp*
definita nell’area a*. Il se-condo membro della
(16),
salvo la suaesplicitazione,
è virtualmente noto:per la
funzione 99
va naturalmente assuntal’espressione (13).
Si noti che per laquestione
fisica che ci interessa basterà soddisfareall’equazione (16)
con unvalore
qualupque
della costante C. Lacp* (e),
ybeninteso,
è ulteriormente vin- colata ad annullarsi insieme con la sua derivataprima
sul bordo di à*.Si noti
che,
oltre a nella(16)
èincognito
anche ilraggio
a* del cerchio a* in cui essa deve ritenersi valida.4.
Digressione
sualcuni potenziali newtoniani relativi
a un discocircolare.
- Ilprocedimento
risolutivodell’equazione (16)
che trà pocoesporremo si fonda essenzialmente sulle
proprietà
di alcunipotenziali
newto-niani,
relativi a varie distribuzioni di massa sopra un disco circolare diraggio a,
y da me esaminati in una Nota lincea del 1948 epiù
diffusamentein_un
articolo dei Rendiconti del Seminario matematico dell’Università diModena,
dello stesso anno(7).
Mi limitoqui
arichiamare
i risultati d’utili- tàspecifica
al nostro scopo.Sul
piano z
= 0 ed entro il cerchio a di centro 0 eraggio a
conside~riamo la funzione
(Q2
= x2-~- y2).
Indicandopoi
COII 8 unqualunque
nnmerodispari, maggiore
od
eguale
a- 1,
consideriamo iseguenti potenziali
newtoniani di stratosemplice
Ciascuno di essi definisce nello
spazio
una funzionearmonica,
nulla al-l’infinito e ovunque
continua,
laquale
neipunti
dello stratopotenziante z
=U a)
assume i valorif, (Q2)
di unpolinomio
dií
~ ~ ----)
S2
i cui coefficienti ash possono calcolarsi mediante
semplici
formnlericorrente
a
partire
dai coefficienti di e diY1
che sono noti classicamente :(7) Su alcuni potenziali di strato e su qualche loro applicazione, Rend. Acc. Naz, dei Lin-
cei, Aprile 1948. , .
Sul calcolo di alcuni potenziali sul loro intervento nella risoluzione di particolari problemi
Atti del Semin. Mat. e Fiii. dell’Università di
Modena1
Vol,III,
1948.Dai
polinomi Y8 può dedursi,
con combinazionilineari,
una successione dipolinomi in e2 ortogonali
in Q , ycompleta rispetto
alle funzioni die2 regolari
in o. Il loro calcolo effettivocomparirà prossimamente
in un lavorodel Dott. B. FORTE
(8)
ilquale
haposto
in relazione ipolinomi 7~.
con ipolinomi
di LEGENDRE ed ha ancheesplicitato,
ciò che nonappariva
imme-diato,
i coefficienti dei lorosviluppi
nelleVs’
In terminiprecisi,
con la con-dizione che sia
(0) = 1 ,
si hacon
mentre le
1’r
medesime possono a loro voltaesprimersi
come combinazioni delle-F. 9
*i coefficienti di combinazione valendo
(9)
I
polinomi rr
cos definiti non sono normali in o : ilgenerico
fattore di nor-malizzazione vale
Accanto ai
potenziali Vs
definiti dalla(18)
ci occorrerà anche di consi-derare, simultaneamente, gli analoghi potenziali Vt generati
da una massa1’) Assistente alla Cattedra di Meccanica razionale nell’Università di Pisa.
I’) Col simbolo 1n!! t si suole indicare il prodotto 1.3.5 . , . , (m - 2) , m ovvero 2,4,6..., (w20132),~~ t secondo che m è
dispari
opari.
distribuita entro un cerchio
a*,
concentrico a o e diraggio
a. a, con den- sità P. , ove èposto
Mutato a~ in a,~
valgono
naturalmente per iV*
tutte leproprietà
deiV~,.
In
particolare
anche ipotenziali F~
assumono neipunti
dell’area o* i va-lori
Ys
di unpolinomio
digrado 2013’2013 in e 2
2
2 ~ ,ove i coefficienti
acsh
siottengono
dalle(20)
mutando a in a,*.Del
pari
ci occorrerà di considerare ipolinomi ortogonali
in a* che sideducono dai
V*
e cheindicheremo
naturalmente nonchè i lorosvilup- pi
nelle8
Le formule che
definiscono
ipolinomi rr
e i coefficienti saranno ancora le(21) (22)
e,rispettivamente,
la(24),
ove in esse si muti a in a,.Mostreremo tra poco come il
disporre
di siffattipotenziali
di strato con-senta di
giungere rapidamente
alla soluzione del nostroproblema.
5.
Primo metodo
dirisoluzione (approssimata). Calcolo effettivo
diprima
e diseconda approssimazione. -
Mediante laposizione (17)
la fun-zione cp,
che compare a secondo membrodell’equazione integràle (16)
ed èdefinita dalla formula
(13), può
scriversiod
anche, sviluppando in
serie di MAC-LAURINconvergente in cv
9Dopo
taleosservazione, l’equazione integrale (Ì 6)
sipuò,
utilizzando le considerazioni delprecedente
n.4, risolvere,
in viaapprossimata
odesatta,
con due
distinti procedimenti, concettualmente
assaisemplici
epraticamente
poco laboriosi. Nel
primo
si adotterà per 99, equindi
per il relativopoten- ziale,
unaespressione approssimata,
del resto congrado
diapprossimazione
comunque
spillto,
e si risolveràpoi
esaltamente la nuovaequazione integrale.
Nel secondo si conserverà
alla q
il suo valoreesatto ;
sarà invece appros-simata,
in sede di valutazionenumerica,
la deterninazioue della funzioneincognita;
il secondoprocedimento
sipresterà anche,
comevedremo, a
unarisoluzione esatta mediante
sviluppi
inserie.
Esponiamo
ilprimo
metodo. Adottiamo per lafunzione cp un’espressione approssimata
identificandola col suosviluppo di,
MAC-LAURIN arrestato all’n-mo terminesignificativo
Si avrà in conseguenza per il suo
potenziale,
valutato 91’espressione approssimata,
immediatamente desunta dalla(18),
All’equazione integrale approssimata
cui si riduce allora la(16)
e chequi
-
esplicitiamo,
si
può soddisfare, imponendo
anche la condizione chep*
e la sua derivataprima
si annullino s tl bordo di0*, ponendo
ove Il. ha il
significato (26)
e leAs
sonoopportuni
coefficienti costanti da determinare. Si ha infatti sostituendo a99*,
nella(33), l’espressione (34),
esplicitando
leVs
e leVt
in funzione di e mediante la(19)
e la(27),
siricavano a
primo
e a secondo membro duepolinomi co.mpleti
digrado n -~-1
l’identificazione dei termini di
grado n -~-1
consente la immediata determinazione del coefliciente y notoquesto,
l’identificazione dei ter-mini di
grado n permette
dideterminare
cos di mano in mano.Determinato da ultimo il coefficiente di indice
più basso, A3 ,
9 mediante l’iden- tificazione dei monomi digrado 2 (in (2),
la successiva identificazione dei termini diprimo grado
varrà ad individuarel’angolo
di torsione co in fun- zione di a. e viceversa. L’identità dei termini costantipuò
infine ritenersiin
ogni
casoverificatà figurando
a secondo membro la costante addittiva ar- bitraria C.La mancanza nella
(34)
di un termine diprimo grado
in p* asicurapoi
il richiesto annullamento sul contorno di o*.
d e
A chiarimento di
quanto
dettoespliciteremo
ora i calcoli inprima
e inseconda
approssimazione.
a)
Calcolo diprima approssimazione.
- Se nella(16) poniamo
sem-plicemente
(primo
termine dellosviluppo (30)), posto
essa si riduce alla formaConformemente al
procedimento
indicato ingenerale
porremo.con che la
(37)
divieneIdentificando nei due membri i termini di
quarto
e di secondogrado
si ricavarispettivamente
e
mentre,
come si èdetto,
non occorre identificare i termini costanti data l’ar- bitrarietà di C .Nell’ordine di
approssimazione
adottato risulta alloranell’anello z e
Il raggio a*
è determinato in funzionedell’angolo
di torsione co dalla for- mula(41) che, invertita,
dàesplicitamente
Il momento torcente
corrispondente
alla determinata distribuzione di- sforzi vale
Invertendo si ha
l’espressione esplicita,
inprima approssimazione,
del rag-gio
a. in funzione del momento torcenteDalle
(41) (45)
si traepoi
una relazione biunivoca tra momento tor- cente eangolo
di torsionerelazione
che,
inguesta prima approssimazione,
risulta lineare.Come si vede
già
i risultati diprima approssimazione,
salvo la lorolimitata
validità,,
sono moltoespressivi.
’
b)
Calcolo in secondaapprossimazione.
- In secondaapprossimazione
siporrà
e
L’equazione integrale (16)
dàallora, posto
Identificando nei due membri le
potenze
digrado 3, 2, 1 (in 92)
si ottieneGli sforzi
tangenziali
risultano allora :nella corona z e
in a* . Ne segue per il momento torcente il valore
L’eliminazione di a* tra la
(53)
e la(56)
darebbepoi
la relazione traco e Si noti che
già .in
secondaapprossimazione questa
non risultapiù
lineare.L’attendibilità dei risultati
di prima
e di secondaapprossimazione
oratrovati è naturalmente subordinata
all’ipotesi
che 2 e in conseguenza la differenza a - a*,siano
tantopiccoli
da rendere attendibile-in tutta zprossimazione (36),
ovvero la(48).
Per valori a mano a mano crescenti di occorrerà naturalmente assumerenell’espressione approssimata
di (P(cfr. (31)),
onde ottenere un datogrado
diapprossimazione,
un numero sem-pre
maggiore
di terminisignificativi.
Nulla muterebbeperò
sostanzialmentenel
procedimento.
,Si
può
ancheragionevolmente presumere
che aumentando indefinita- mente ilgrado
diapprossimazione
e cioè al tendere di n ad oo , ilprocedimento
converga e la soluzioneapprossimata
testè determinata .tenda alla soluzionerigorosa dell’originaria equazione (16).
Ma aquesto
scopo
meglio
sipresta
forse un altro metodo risolutivo che ora esporremo,. 6.
Secondo
metodo.Soluzione
esatta. -Nell’esporre
ilseguente
se- condo metodorisolutivo dell’equazione (16) procederemo
esclusivamente in viaformale,
lasciando dapartè,
inquesta Nota, ogni questione
dirigore~
su cui torneremo in un
prossimo
lavoro. Lasciamo alla funzione g il suovalore esatto e assumiaino per essa lo
sviluppo completo (30).
Ilcorrispon-
dente
potenziale
si valuterà come serie deipotenziali dei singoli
termini el’equazione integrale (16) potrà
scriversiove le
Vg
sono ipolinomi (19).
Sviluppiamo
ora il secondo membro della(57),
definito a meno di una00
,
costante
addittiva,
in serie¿t’
delle funzioniI’~, ortogonali
ina*,
1,3,
considerati nl ]1. 3. I coefficienti
.Br
si calcolano alla FOUR1ER. Si noti che l’unico coefficiente influenzato daltermine w e2
2x èB1
chevale,
tenutoconto del fattore di
normalizzazione, (cfr.
la(25))
mentre per
~~3 risulta,
tenuto conto clie per ,Il secondo membro
dell’eqmzione (57)
sipuò
ora ulteriormente trasfor-ma,re in unn serie nei
polinomi Vt.
Si hainfatti
a meno di una costanteaddittivii,
in virtù delle relazionianaloghe
alle(23)
valide per ipolinomi
ove si è
posto
Trasformato cos il secondo membro della
(57)
e avutoriguardo
al fattoche le
V*
non sono che. i valore i assunti su t3~ daipotenziali generati
dalladistribuzione /1:
ue1Ja o*medesima
si ricava subito la soluzioneSe si
vuole,
come èsuggerito
dalla Datura delproblema
fisico e comesi è
più
volteripetuto,
che lo sforzo(L, M)
sia continuo in tutta la a, nonsoltanto
qJ*
ma anche la sua derivataprima
devono annullarsi sul contorno di a*. Ciòimpone
che sia0,
= 0 . Si noti checi
è l’unico dei coefficientiC8
chedipenda
dallaB1,
che a sua volta è l’unica delleB~, dipen.dente
daco. L’ultima
condizione,
elseesplicitata
divieneconsente
quindi
dideterminare,
in funzione di a-,~ ~ di torsione.Con la
p*
restanodeterminati,
mediante la( 14) gli
sforzitadgenziali
in o*.
Dopo
di ciò sipotrà dedurre,
conquadrature,
il momento torcente an che si riduce facilmente alla formala successiva eliminazione di a-~ tra la
(63)
e la(64)
fornirà lyesatta rela-zione tra ed ..
Stabilito