A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
C ARLO C ATTANEO
Compressione e torsione nel contatto tra corpi elastici di forma qualunque
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 3
esérie, tome 9, n
o1-2 (1955), p. 23-42
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TRA CORPI ELASTICI DI FORMA QUALUNQUE
di CARLO CATTANEO
(Pisa)
Due
corpi
elasticiqualunque Cl
eC2 ,
y dirispettivi
contorniregolari
i81
edS2,
costituiti di uno stesso materiale omogeneo eísotropo9
e inizial-mente a contatto in un
punto 0 ,
vengonoassorellati
a nuo sforzo P dimutua
compressione
normale. Secomlo la teoria di HKR1.’Z[1,
pag.155] [2,
pag.
193],
assimilalidn ed82
asuyerficie
del secondoordine,
’si generauna areola ellittica di contatto 6, 7 di semiassi o-, 7
b,
nellaquale
lo sforzo I’si
ripartisce
con lalegge
.essendo stati scelti come assi cartesiani i diametri
principali
di a . I se-miassi a e b sono,
proporzionali
alla radice cubica di Pcon coefficienti
lc1
ek2
-qui
non è il caso diprecisare
-dipendeuti
dalla forma e dal mutuo orientanento dei due
corpi,
nonchè dailoro
coeffi- cienti elastici.Pensiamo ora
che, presente mi
sensibile attrito tra01
eO2, questi
vengano ulteriormente
assogettati
a una mutua azionetorcente,
di momentoM,
attorno alla comune normale in 0.Questa azioii’e,
senza alterare la di-stribuzione
(1) degli
sforzinormale
stante lauguale
natura elastica dei duecorpi,
genera ivi anche una distribuzione di sforzitangenziali
di com-ponenti (1, »1).
Oggetto
diquesta
Nota è la determinazione di tali sforzi nel casopiù
generale (a # b).
Il caso di una o circolare(cc
=b)
ègià
stato studiato da J. L. LUBK1N[3]
e dall’autore delpresente
lavoro[4].
1. Traduzione
analitica
della condizione di assenza di slittamento. Come sempre in tal genere diquestioni,
assimileremo i duecorpi CI
eO2,
y nel- 1’intorno dellaregione
dicontatto,
a dueseiiiispazi elastici;
ci varremo inparticolare
delle classiche formule diBOUSSINESQ-dERRU1.’1 [5,
cap.IV,
pag.
126]
che dannogli spostamenti s
==(lt,
v ,w) generati
in un semi-spazio
elasticoz h 0
da unageuerica
distribuzione disforzi,
normalip (x, y),
e
tangenziali 1 (x
9y), m (x , y), applicati
sulpiano
limite z = 0 , Limitatamente
agli spostamenti
subiti daipunti
del medesimopiano
linitez - 0
le
predette
formule danno[5,
loc.cit.]
ove è
posto
À essendo le costanti di LAMÉ del materiale elastico.
Ciò premesso, indichiamo con v, ,
wi) (i -- 1, 2)
lospostamento
elastico subito nella fase di i torsione dalgenerico punto di S2 rispetto
a unaregione 1, di* Ci
sufficientemente lontana dalla zona di contatto equindi praticamente indeformata,
e con wtorsione,
cioèl’angolo,
contatopositivamente
nello stesso verso scelto per i momentiM ~
di cuiZ1
ruotarispetto
aSupposto
che lacoppia
torcente non sia tale da provQcare lo slittamentoglobale
di01
su°2,
si deve ritenereehe
sia anche assenteogni
slittamento locale se nonin
tutta la a, y almeno in una suaparte 6~~
per ora
imprecisata.
Ciò sitraduce,
entrò la stessaregione Q~ ,
nellerelazioni
le
quali,
tenuto conto delle formule diBOUSSINFSQ-CFRP.UTI
e dell’identica costituzione elasticadei due corpi?
si traducono[4,
n.1]
nelseguente
sistema di
equazioni integrali
iii 1 ed m :Notiamo
esplicitamente
che mentre ilpunto (03BE, ri)
varia in tutta la 03C3 ilpunto (x, y)
varia soltanto i~~ 6~ . Pe tanto il sistema ora scritto diverràpresunibilmente
capace di individuare lo sforzotangenziale (l , m)
in 0*soltanto
quando
esso saràcompleta,to
da sufficienti indicazioni sull’anda- mentodegli
sforzi nella residuaporzione
di g(che
indicheremo inseguito
con
T).
1
2.
Digressione
su alcunipotenziali
distrato,
diretti eini,ersi,
relativi al">
un disco ellittico. Sia a una
ellisse,
diequazione posto
nel
pia-
e indicato con s un
qualunque
numerodispari (> 2013 1),
consideriamo i se-guenti potenziali,
inversi e direttiCome è recentemente mostrato in tutta
generalità [7],
i valori che leVs
e leDs
assumono neipunti
di o e cheindicheremo con la
y)
eDs (x, y),
si riducono aquelli
didue
polinomi
in y,rispettivamente
digrado s +
1 ed~-p3.
Rinviandoper i
dettagli
al citato lavoro[7],
mi limitoqui
ariportare
la forma ge- nerale deiVs
e deiDs
e a dare leespressioni esplicite
diquelli
tra essiche direttamente considereremo nel
presente
lavoro.Esplicitiamo
anzitutto laVi :
per essa si hal’espressione
notissimacon
1 essendo e
E (e)
i dueintegrali
ellitticicompleti
diprima
e di se-i
conda
specie
di moduloe = (1- b2/a?)
@ eccentricità dell’ellisse. Vale la pena, per ilseguito,
di osservareesplicitameiite
come ilrapporto AIB
nonciipemia
dai valoriseparati
di- e di b mn soltanto dal lororapporto
ecome che sempre nei
seguito sottiiiteiideremo,
sussistanole
disuguaglianze A l~ ,
2Quanto
alle altreV,
e alle 7 si haTutti i coefficienti
v~k
eàhk,
comequelli
diVi ,
si possonoesprimere
in funzione razionale di a, ,
b , ~(~)?
oanche, più semplicemente,
di’
a , b , A,
y B.Scegliendo questo
secondomodo, riportiamo qui
appresso,gruppate
in duetabelle,
leespressioni esplicite
diV3, V5, D3, D5,
le D limitatamente ai termini in
,z~2 y2 , X2 y4, X4 y2, X4 y4,
r isoli che interesseranno nel
seguito.
’
TABELLA I
~
TABELLA II
Cliindiamo la
dígressione
con nna osservazionegenerale
sul modo di variare dei coefficientivhk e dhk
al variare delle dimel sionidell’ellisse,
fermo restando il
rapporto
dei due semiassi. Consideriamo dne ellissi a eo*,
la
prima
di semiassi a, b e lasecondi, simile,
di semiassia~=~,a,,
b~=~,b.In esse
pensiamo
due distribuzionipotenzianti
con densitàrispettive
e chiamiamone
Il Ds e V§t, Ds i
irispettivi potenziali,
inversi e diretti.Tenuto conto che il
rapporto
tralungliezze
e tra areecorrispondenti
in a*e in a
valgono rispettivamente
1 eÂ.2,
e che il1punti P,
e I>corrispondenti
nella sinilitudine la
densità
ha lo stessovalore,
si riconosce immediata- mente che tra ipotenziali
delle duedistribuzioni,
valutati inpunti
corri-spondenti,
passano le relazioni .Ciò
significa
inparticolare,
lilnitmldosi a considerare i valori sulle ellissipotenzianti,
chemoltiplicaudo
le dialeosioni della ellisseper 1
i coefficienti dellepotenze
digrado 2
»1restano noltihlicati
per ~,12’~ in e per À3-2?" i~~Ds
In altriteriniili, qualunque
sias (= 1 , 3,
95,...) risulta,
conovvia,
notazione,
ciò che
può
anche controllarsi direttamente nelle tabelleprecedenti
e sulleformule
generali (12)
e(13).
~
3. Distribuzione
degli sforzi tangenziali nell’ipotesi
di aderenzaPer motivi di
completezza
e in vista di utilizzazio esiiecessiva,
comince-remo col. ricn vare la soluzione del nostro
problernd nell’ ipotesi
che sia0* = a
(cfr.
n.1),
che vi sia cioè tra°1
e02
un’aderenzacompleta
tale daimpedire ogni
slittamento locale in tutta la 6. Ritroveremo cos un risul- tatogià
noto stabilito nel 1949 da R. D. MINnLmT[6,
pag.268].
Nell’ ipotesi
ammessa leequazioni integrali (6)
sono atte dal sole alladeterminazione di
1 (x, y)
ey).
Come subitoveriucheremo,
la solu-zione è del
tipo
essendo p
la funzione(7)
ed due costantiopportune.
A sostituzioniesegui-
te le
equazioni (6)
siriducono,
mediante ipotenziali
introdotti nel n.2,
alla forma
Avuto
riguardo
al eespressioni esplicite
diVi
e di si riconosce clie leequazioni
medesime si riducono a identità pnr di assnmere pera, fi
ivalori indipendenti
da m , yResta cos confermato
che,
nellaipotesi
di unaperfetta
ecompleta
a-derenza tra i due
corpi,
le tensionitangenziali
in a sono date dalle(18)
con coefficienti forniti dalle
(20).
Tale èappunto
il risultato di MINDLIN.La soluzione ora
ricordata,
a causa dellasiiigolai-ità,
che essapresenta
sul bordo di a, y
singolltrità incoi ip(itibíle
con un attritofinito
e con la di-stribuzioite
(1) degli sforzi
non è fisicainenteaínmissibile,
se nonnel caso molto artificioso che i due
corpi, dopo
la fase dicompressione,
restino incollati all’altro
lungo
la a.È
tnttaviaopportuno,
al fine ditrarne successivi
orientamenti~
discutere brevemeente il i risultato.Interessa anzitutto osservare come dalle
disugnaglianze
discenda essere certamente diverso da zero, anzi
positivo,
ilcómune
deno-minatore delle
(20),
ciò che rende determinati i valori di a e dif3.
Dalle
(21)
conseguono inoltre ledisuguaglianze
mentre dalle stesse
(21),
unite alla(11)3 (A a C
Bb),
si trae ladisugua-
glianza
Di
pronta verifica,,
per oce ø,
sonopoi
leuguaglianze
che,
insieme con Ie(22)
e(23),
utilizzeremopiù
avanti.Sempre a proposito
dei coefficienti ae 03B2,
notiamo ancora che il lororapporto
nondipende
dallo sforzo P dicoinpressione (1).
Passando ora all’esmne
specifico
della distribuzione di tensioni(18),
dairnltima osservazione segue che anche il
rapporto
e con essola direzione dello sforzo
tangenziale,
costantelungo ogni
retta diametraledi o9 è
indipendente
non soltanto da m ina anche da P.In valore assoluto
poi gli
sforzitangenziali valgono
essi crescono ovunque in
proporzione
al crescere di co.Ijinee di
uguale
sforzo sono le oolellissi,
concentriclie ecoassiali,
della
fatiiiglia
.al variare da 0 a oo del
parametro
chedà,
~moltiplieato
per 1 valore assoluto dello sforzo. Al tendeoe di o ad oo , l’ellisse(26)
temideall’ellisse contorno di 6, che
pnó perciò
cousiilerarsi anch’essa come linea diugunle sforzo,
benchéquesto divenga
ivi infinito. Lafamiglia
delle el-lissi di sforzo
tangenziale
costante non varia al variare di m, pnr variando iiaturaiiiiente il valore che lo sforzo assume su ciascuna di esse.La
disuguaglianza (23),
che dovremo utilizzare anche inseguito,
mostrapoi
chelungo
ciascuna ellisse ,u= cost il valor iiitissinio del modulo dello sforzo è assunto sull’assemaggiore
di a(y
=0).
(i) Si rammenti infatti che il rapporto
AIB
dipende soltanto dalla eccentri- oità di (1. "Calcolando infine il momento Il dell’ intera distribuzione si trova
e,
più esplicitamente,
Dalla
(27) risulta,
come è bennaturale,
unlegame
disemplice
e concordeproporzionalità
tra il momento torcente M e1’angolo
6~ di torsione. Il coef- ficiente diproporzionalità,
oltre adipendere
dalla natura elastica e dallaforma dei
corpi a contatto,
risultaproporzionale [(cfr.
le(2)
e le(10)]
allaradice cubica di P.
4.
Ipotesi fondamentali
nel caso diadei-eiiza
La soluzioneprecedente
nonè,
si èdetto,
fisicamente accettabile. Occorrepertanto
ri-nunziare
all’ipotesi
accettata al n. 3 ed ammettere che in unaparte
mar-ginale
z di o si verifichinoslittainenti,
l’aderenzaperfetta
restando limitata ad unaregione
centrale o*. Onde rendere determinato ilproblema,
noi am-metteremo le
seguenti ipotesi
chepotranno peraltro
ritenersi conferinate soltanto aposteriori
dalla intrinseca coereuza dei risultati che ne trarremooltrechè, naturalmente,
dall’eventuale loro concordanza con1’esperienza :
I.
CONTINUITI- :
Losforzo tYi genziale (1 , m)
è tuttaa.
11. VALIDITÌ- LOCALE DELLE LEGGI DI ATTRITO : rit tutta lcc a esso
soddisfa dislt!lunglianzlt
essendo
f
ileoef ficiente
di attrito tra i dzcecorpi
e p losforzo
n01’’nale(1).
111. ZONE DI ADERERNZA E DI Vi è assenza di slitta- mento locale in 0* di
se1niu.ssi a*, b*, eoncerctriccc, coassiale,
orriotetic·a a a , e interna ad Si
producono
int’ece slittai enti nella residuacorona ellittica
marginale,
che chiaiite -ei o -c. Indicheremo conÀ(2)
ilrapporto
(2) Da non confondersi con l’omonima costante di LAMK, che non è mai intervenuta
esplicitamente.
di omotetia tra a* e a
per ora indeterminato.
IV. S1’RUTTURA ANALITICA DEGLI SFORZI E LORO DIREZIONEi Nel- l’anello z
’gli sforzi tangenziali
sonogel tipo
essendo F una
opportuna funzione
di p[cfr.
la(7)
del n.2]
e x, =fJ
i duemedesimi
coefficienti (20). (Si
presume con ciò che losforzo tangenziale
in zabbia ben dete -minata struttura analitica e abbia inoltre ovunque,
in t ,
la stessa direzione che esso
,in
assenzacompleta
dislittamento).
V. CONDIZIONE DI MASSIMO SFORZO TANGIZNZIALF. COMPATIBILZ CON Subordinytaineitte alla condizione IV.
(30),
la distribuzionedegli sforzi tangenziali
in z è tale che in almeno unpuitto
di 1: la 11.(28)
sia sod-disfatta
peruguaglianza (potendo
,nei i-imaiteittipunti
di c essereverificata
per
disuguaglianza).
’
,
’
Converrà
ripetere
che taliipotesi,
inispecie
la III e la~v,
non hannocarattere di evidenza ma sono
congetture giustificabili
soltanto aposteriori.
Le condizioni
11, IV,
V determinanocompletamente gli
sforzi in z.Indicata infatti con .~"
(,u)
la derivata diF (p),
la condizioneli,
in virtùtlel1a
IV,
siesprime
’
Stante la
disuguaglianza (23)
stabilita al n.precedente,
ilprimo
membro(lel1a
(31)
divienenassiino, a parità
di p,lungo l’a,sse
x:imponendo allora
che per y =
07
ove è , la(31 ) valga
col 8egno diuguaglianza,
iu conformità con la condizione
V,
si avrà(3)
col segno
superiore
o inferiore a seconda che è co>
0 o (J) 0,. ,’
1
! (3)
Si rammenti ohep
ha segno nogativo.’
11
3. Annali della Scuola Norm. Sup. - Pisa.
Di
qui, itnponendo
per comodità che siaF(0) = 0 ,
si ricavao
anche, sviluppando
in serie dipotenze,
Le
(30)
siesplicita~no
allora cosCon tali
presupposti,
leequazioni integrali (6) divengono atte,
come oravedremo,
a determinare sia isemiassi,
tuttorai determinuti,
di 0* sia ladistribuzione
degli
sforzitangenziali
in o*.A tale scopo riscriviamo in forma adatta il sistema
(6). Spezziamo
anzitutto ciascuno
degli integrali
ehe vifigurano
in dueintegrali,
estesi
rispettivamente
a z e a a*. Nelprimo
di essi la funzioneintegranda
è
nota, figurando
in essa a fattore lo sforzo(lz,
9mt). Agginngimno
ora alprimo integrale,
etogliamo
dalsecoiido,
1’integrale
esteso a o* della fun-zione che compare sotto il
primo integrale.
Ciascnnodegli integrali primi
tivi resta sostituito allora da due
integrali,
1’nno esteso a tutta la a confunzione
integrmnda
contenente a fattore lo sforzo(lt,
911l-,;), pensato
natura1-mente
esteso
a tuttala a, l’altro,
esteso a0*,
relativo invece alla din’e-renza
(l - lz,
111* - tra lo sforzot-,ui geiiziale
effettivo in 0* e lo sforzo111-,;).
Uiòfatto,
il sistema(6)
assnnrel’aspetto
In esso possono assumersi come
incognite
le funzionifiguranti
aprimo membro,
mentre i secondi membri debbono intendersinoti, perchè
calcolabili a mezzo delle(35).
Mostreremo
ora come il sistema(36)
si possarisolvere,
conapprossi-
mazione comunque
spinta.
(
’
5. Risoluziolle del sistenltt
integrale (36).
Il’metodo
diapprossimazione
consisterà nel calcolare i secondi melnbri delle
(36),
iquali dipendono
dae
quindi
dalla funzioneF(p), approssimando quest’ultima
medianteun numero finito n di termini del suo
sviluppo, (34)
In conseguenza di tale
approssimazione
si vedrà come al sistemaintegrale
si possa soddisfare
ponendo
ina*
ove y
B
sono ancora i coefficienti(20),
,u* ha ilsignificato indicato
in(14)
e
y~’~~ ~ y2n~ , .. ,
sono ncostanti, in
al numero dei terminiif,ppro-ssima ti
la F(p),
da determinarsiopportunamente (4).
La sostituzione delle(38)
nel sistemaintegrale
vale in effetto a individuare le costanti 7 eil
rapporto
di siinilitiidine À tra l’ellisse a* e l’ellisse a.Naturalmente
poichè
lo spessoredell’anello z ,
equindi
il valore mas-simo ivi
ragginnto
da ,u , cresce al crescere di ~~~ , il numero n di termini necessari in(37) [e
in(38)]
per ottenere un datogrado
diapprossimazione
crescerà con w e
quindi
con M.Svilupperemo completamente
soltanto il calcolo diprima
e di secondaapprossimazione,
restando da essi tracciata anche la via diun’approssima-
zione di ordine n comunque elevato.
a) approssimazione.
Pensiamo z tanto sottile che la risulti ivisufficientemente rappresentata
dal soloprimo
termine del suosviluppo.
(4) L’indice (n) apposto superiorirrente alle y sta a indicare l’ordine dell’approssima.
zione, pari al numero dei termini approssimanti la F(A).
Porremo allora
(39)
e, in
concomitanza,
Calcolati i secondi membri delle
(36)
mediante leespressioni approssimate (40),
leequazioni
medesime si scrivouoAl sistema ora scritto si
può
soddiaf:ne(in
conformità aquanto
si è detto poco sopra ingenerale) ponendo semplicemente
con
,,11)
costante da determinare(~). Difatti,
a sostituzionieffettuate,
con(5) Circa l’indice (1) cfr. la nota a pie della pa~gina
35.
riguardo
alleposizioni
del n.2,
risultaovvero, 9
esplicitando V3 , V#, D3 , D#
e tenendo conto delle relazioni(17),
Aunullando nelle due
uguaglianze
i coefficieuti dei termini di terzogrado,
si ricava
Identificando
poi
nell’ una e nell’altra i termini diprimo grado,
siottiene
rispettivamente
relazioni tra loro
equivalenti che,
mediante leuguaglianze (24),
possono ri- dursi alla comuneforma,
senzaambiguità
di segnoche vale a determinare A in funzione di co. Conosciuto il valore
di 1,
valea dire le dimensioni di o~ , 5 le
(42), precisate
dalle(45),
individuano lo sforzotangenziale (1*,
in 0*.Risulta da
qnanto precede
che lo sforzotangenziale lungo ogni
rettadiametrale ha la stessa direzione che
in z ,
direzione che èpoi
la me-desima,
come èimplicito
nellaipotesi
IV del n.4,
che si avrebbe in as- senzacompleta
di slittamento. Si noti inoltre come l’andamentodegli
sforzirisulti
continuo,
dato Pannullarsi di u* sul bordo di Q* nelpassaggio
daT a 0*.
Il momento torcente è d~to dalla formula .
eioè7
stanti le formule(40), (42), (45),
e
quindi,
a calcolifatti,
valendo il segno concorde con
quello
di w,Eliminando À tra la
(49)
e la(47)
si otterrebbe illegame
tra 1111 ed w.A noi basterà calcolare il
legame
tra leconcomitav’ti
variazioni iniziali di M e di w , vale a dire la Si trovache è lo stesso valore trovato in assenza di slittamento.
b)
Secondaapprossimazione. Approssimiamo
ora la mediantedue termini del suo
sviluppo (34)
Ne segue per
gli
sforzitangenziali
in z il valoreapprossimato
e le
equazioni (36),
tenutipreseliti
ipotenziai
introdotti al n.2,
assumonola forma
. In conformità al
procedimento generale
accennato alprincipio
diquesto numero;
cercheremo .una soluzione deltipo
essendo e
y22’
due convenienti costanti. A sostituzionieseguite
le(53) divengono
(segno superiore
o inferiore secondo che è co>
0 o co0).
Se si tien conto delle tabelle I e II del n. 2 si riconosce che nelle
(55) compaiono
orapolinomi
diquinto grado,
che per brevità nonesplicitiamo,
nelle
potenze dispari
di x e di y.Identificando a zero i
singoli
termini diquinto grado
si ottieneAnnullando
i termini di terzogrado
si hapoi
Infine annullando i termini di
primo grado
si ricavaLa
più piccola
radicepositiva dell’equazione (58), uguale
ad 1 perc~:=:0~
dà il valore di ,~ in funzione
di
Determii ato 1 restano determinati71 (2) e y22~ e quindi,
7 in virtù delle(54),
la distribuzionedegli
sforzitangen-
ziali in
Utilizzando ancora la
(48),
calcoliamo il momento torcente :Terminiamo col calcolo del valore iniziale
(cioè
perche risulta lo stesso trovato in
prima approssimazione
e chegià
abbiamovisto coincidere col valore trovato in assenza
completa
di slittamento..6. Calcolo del moineitto torcente.
Sempre
subordinatamente alleipotesi
del n.3-
ca coliamo ora il v3,lore(assoluto)
del momento torcente in condizioni diequilibrio limite,
cioè allorchè è À = 0 e z = 6. In tali con-dizioni in tutta 1~, a deve ritenersi valida la distribuzione
(35)
e il corri-spondente
momentototale,
che è il massimo momento torcentecompatibile
con
l’equilibrio globale
dei duecorpi, può
calcolarsi esattamente :Vale la pena di confrontare il
’valore
ora trovato col valore del mas-simo momento torcente calcolato
parecchi
decenni orsono da LÉAUTÉ eLECORNU
[8,
pag.485]
sulla base delladuplice
ammissione che lo sforzotangenziale
nell’area ellittica a di contatto sia inogni punto P pari
af p ,
cioè il massimo
compatibile
con leleggi di attrito,
e che la sua direziones.ia
perpendicolare
al diametro di oper P,
cioèquella
di massimo momento.Il valore trovato dal LECORNU è dato dalla formula
essendo L
[L
=4 a K (e)]
lalunghezza
del contorno dell’ellisse a di contatto.È
chiaro cheper a >
b e b=~=
0 i valori(61)
e(62)
sono diversi e cheil
primo
è minore delsecondo, posto
che ia distribuzione di sforzitangen-
ziali ammessa dal JjEOOBNU è
proprio quella che,
aparità
di sforzinormali,
dà
luogo
al massimopossibile
momento torcente. Le due formule invece coincidono come è bennaturale,
coincidendo allora lecorrispondenti ipotesi,
nei due casi limite a = b
)
0 ea ~ 0 , b = 0.
Una accurata determina-zione
sperimentale
del coefficiente di attrito statico digiro
tracorpi elastici
non dotati di simmetria assialerispetto
alla comune normalepotrebbe
forse
dare, indirettamente, qualche
indicazione sullamaggiore
o minoreattendibilità delle
ipotesi
ammesse nelpresente
lavoro.BIBLIOGRAFIA
°
1. H. HERTZ, Ges. Werke, Bd I, Leipzig 1895.
2. A. E. H. LOVE, Treatise on the Mathematical Theory of Elasticity, Cambridge University Press, fourth edition, 1934.
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