R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
S TEFANO T ESTA
Sui sottouniversi normali di un universo di dispositivi lineari su un corpo
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 56 (1976), p. 193-204
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di
ununiverso di dispositivi lineari
su uncorpo.
STEFANO
TESTA (*)
SÚ’MMARY - In this note the author defines (§ 3) and deals with the normal subuniverses of a universe of linear networks on a commutative field [1].
Throughout
a sequence ofpartial
results, ageneral property
of the net-works of a normal subuniverse is
given. Applications
of thepreceeding
results to
important
normal universes conclude the work.1. Richiami e notazioni.
Nel corso del
presente
lavoro tratteremo dell’universo deidispo-
sitivi lineari su un corpo commutativo
.g,
secondo la definizione datain [1] ;
indichiamo tale universo con la notazioneD(K).
Richiamiamo ora alcune definizioni e
proprietà
relative aD(K)
che useremo nel
seguito.
Siaquindi
a un insiemefinito,
.g un corpocommutativo: consideriamo lo
spazio
vettoriale su.~, E9 Ki
ove per2Ea
ogni i
E a,.gi
=.g,
talespazio
sarà indicato K2 e chiamato lospazio
delle tensioni sui terminali a, lo stesso
spazio,
indicatoK,,,
sarà chia-mato lo
spazio
delle correnti sui terminali a.L’insieme
Ðex
deidispositivi
su a diD(K)
è l’insieme delle relazioni lineari di ga inK(X (cfr. [1], [2]
e[3]).
Come è noto le relazioni(lineari)
di Ka in Kex sono in
corrispondenza
biunivoca canonica con isottospazi
(*)
Indirizzo dell’A.: Istituto Matematico « L. B. Alberti » dell’Università, Genova.Lavoro
eseguito
nell’ambito deigruppi
di ricerca matematica del C.N.R.vettoriali di
K(J. EB KtX.
Talecorrispondenza
associa adogni
relazione.M il
sottospazio G(M)
suografico.
Dato M E
D«
diremo dimensione di M la dimensione dellospazio
vettoriale
G(M).
Siano x E K(J. e y EK«
tali che il vettore(x, y )
EG(M), (x, y)
sarà detto allora un funzionamento di lVl. Indicheremo inoltrerispettivamente xi
e yi la tensione e la corrente al terminale i e a del funzionamento(x, y)
diDato il trasduttore cp :
a-fl (per
unaparticolareggiata
tratta-zione sui trasduttori vedasi
[1]
e[2]),
con ae P
insiemefiniti,
in[1]
èassegnato
il funtore 0 che associal’applicazione
tra insiemiÐ( q;): ~a -~ ~~.
Consideriamo ora un casoparticolare
di usofrequente
in
seguito.
Siai E a,
si consideri il trasduttoreî : a -~ a - ~i~
reci-proco dell’inclusione canonica a -
{i}
- a. Dato undispositivo
M e5)(i) M
verrà scritto iM(leggasi i-soppresso M)
e sarà definito dallacomposizione
delle relazioni:con
díi e gi
relazionireciproche
di nei e airispettivamente proiezione
edimmersione canoniche.
Il trasduttore i definisce
l’operazione
disoppressione
del terminale i.2. Le
operazioni
dicosoppressione
e dualizzazione di terminali.Diamo ora la
seguente:
DEFINIZIONE 2.1. Sia M E
~a~ 2
ildispositivo 2~
E(leg- gasi i-cosoppresso M)
dato dalla relazione:con 8i e 7&i
rispettivamente
immersione eproiezione canoniche,
si diràottenuto da 1Vl per
cosoppressione
del terminale i.Dalle definizioni stesse appare evidente il carattere duale che hanno le
operazioni
disoppressione
ecosoppressione rispetto
all’antinvolu- zione che adogni
relazione associa la relazionereciproca.
Precisamente sia M EDa
si ha: î.lVl = ove M è ildispositivo reciproco
di M.DEFINIZIONE 2.2. Un
dispositivo
M E9),,
che sia un morfismo(cioè un’applicazione lineare)
di K2 inKa
sarà dettoammettenza,
undispo-
sitivo la cui relazione
reciproca
è un morfismo sarà dettoimpedenza.
Segue
allora subito dalle definizioni:PROPOSIZIONE 2.3. Se i E a, .M E
Ða
è un’ammettenza allora iltl èun’ammettenza;
se M èun’impedenza,
allora íM è unaimpedenza.
OSSERVAZIONE 1. Mentre
l’operazione
disoppressione
diterminali,
discendendo
dagli
assiomi stessi di universo didispositivi,
è definita inogni universo,
lo stesso non accade perl’operazione
dicosoppressione,
che discende invece dalla
particolare assegnazione
del funtore D per definireD(K)
opiù
ingenerale
unqualunque
universo lineare(è
beneosservare che la definizione di
cosoppressione
è estendibile in modoovvio,
per lo meno aqualunque
universo della formaD(C; X, Y);
X,
Yoggetti
dellacategoria
abeliana C,(cfr. [1])) .
Tuttavial’operazione
di
cosoppressione potrebbe
definirsi anche medianteoperazioni
defi-nite su
ogni
universo didispositivi, precisamente
lasoppressione
di ter-minali e la
composizione
didispositivi (per
la definizione di tale opera- zione vedasi[1])
e undispositivo particolare
diD(K) (o più
ingenerale
di un
qualunque
universo della formaD( e ; X, Y)):
ildispositivo terra,
il cui
prototipo
di terminale{l}
sarà definitodall’equazione
X~ = 0 ed indicato 11. .Allora si avrà: In schema:
Facciamo infine osservare che l’uso
dell’operazione
di cosoppres- sione per ottenere i risultati dei numeri 3 e 4 non è strettamente neces-sario ;
tuttavia essasemplifica gli
enunciati e mette in evidenza alcune dualità diD(K)
che ci è parso bene rilevare.Passiamo ora a definire un’altra
operazione
suidispositivi
diD(K).
DEFINIZIONE 2.4. Sia
i E a, chiamiamo di [risp. ri]
l’automorfismo di cos definito: perogni di (x, y ) _ (u, v )
con e vi = xi
[risp. ri(x, y)
==-
(u, v),
Uj = x~ e vj = y;se j ~ i,
ui =xi].
L’automorfismodi
si diràl’operatore
dualizzatore sul terminale i di a. L’automorfismo ri si diràl’operatore
rotatore sul terminale i di a.Si consideri il gruppo
ga [risp. Ò«] degli
automorfismi di ~E9 Ka generato dai di [risp. dagli ri]
al variare di i E a. Si noti chega
e91
sono abeliani
(1).
Osservato che per
ogni i e
0153,di
è di ordinedue, potremo
istituireun isomorfismo canonico di
gruppi
traga
e l’insiemeparti
di a, dotato dellaseguente operazione
o che lo rende gruppo commutativo.Precisamente l’isomorfismo associa ad
ogni
a’ c a l’elementoda.
di~a
dato da:Per ciò che concerne
0,,
ci limiteremo ad osservare che perogni
i E a, ri è di ordine
quattro (2)
equindi
ungenerico potrà
sem-pre scriversi in uno e un sol modo come
prodotto
Osserviamo anche
che r,
non dàluogo
a scambio tra la tensione e la corrente alterminale i,
ma soltanto cambia di segno tali tensioni ecorrente e
che ri3
è tale che perogni (x, y)
E gaE9 y)
=(u, v)
ove Ui = Xi f e v~ = y~
I
gruppi ga, ga
operano suidispositivi
di~a
conservandone la dimensione.Importante
per ilpresente
lavoro sarà laseguente
definizione:DEFINIZIONE 2.5. In
D(.g),
undispositivo
si dirà normalese nell’orbita di
M, rispetto
aga,
esiste un’ammettenza.Il
dispositivo privo
di terminali ènormale,
essendo ammettenza trivialmente.Segue
subito dalla definizione che idispositivi
normalihanno dimensione
uguale
al numero deiterminali;
è facile invece veri- ficare che non vale ilviceversa,
inoltre:PROPOSIZIONE 2.6. Sono fatti
equivalenti
perM E Ða a )
.lVl ènormale;
b )
nell’ orbita di~’, rispetto
a esisteun’ammettenza;
)
Si noti che V i E a, 7-~ =di
(equindi 9,,
=g (X)
se e solo se la caratte-ristica di .g è due.
(2)
Naturalmente se la caratteristica di 8’ è diversa da due.e)
nell’orbita di Mrispetto
a9,,,
esisteun’impedenza;
d)
nell’orbita di Mrispetto
a esisteun’impederza.
DIMOSTRAZIONE. Per
quanto
concernel’equivalenza
dia)
eb)
ve- rifichiamo che se perqualche glll
èun’ammettenza:,
allora esistea’ c a tale che
d,M
è un’ammettenza. Sia sia a’ c a il sottoinsiemedegli i
per cui ni = 1 oppureni = 3
allora è unaammettenza;
infatti = 1p. con- = E aautomorfismi
rispettivamente
di JE~ eKa
cos definiti: qJij = 0se
i # j, pii = 1
sen2 = 0
oppureni = 3,
seni = 1 oppure ni = 2, Vii=1
seni = 0
oppureni = 1,
seni = 2
oppureni = 3.
Viceversa se perqualche da.lVl
è un’ammetenza allora è un’ammentenzacon g
come si verifica con dimostrazioneanaloga
al casoprecedente.
,
Per
l’equivalenza
dia)
ec)
basta osservare che =M.
Perl’equivalenza
dic)
ed)
siprocede
in modo « duale »(3)
alla dimostra- zione dellaequivalenza
dia )
eb).
OSSERVAZIONE 2. Anche per le
operazioni
di dualizzazione e rota- zione sarà utile osservare che esse possono essere ottenute mediante leoperazioni
dicomposizione
didispositivi
e disoppressione
diterminali,
servendosi di due
dispositivi
di a due terminali: ildispositivo
dualizzatore il cui
prototipo
di terminali{l, 2}
sarà indicatoA12
edefinito dal sistema di
equazioni
e il
dispositivo
rotatore il cuiprototipo
di terminali{1~ 2}
sarà indi-cato
F12
e definito dal sistema diequazioni:
(3)
« duale »rispetto
all’antinvoluzione - che adogni
relazione associa la suareciproca.
Schematicamente il
dispositivo
sarà cos ottenuto:Analogamente
per ildispositivo
conrl2
alposto
diL112.
3. Sottouniversi normali di
Per definizione e
proprietà
dei sottouniversi di un universo didispo-
sitivi vedasi
[1].
DEFINIZIONE 3.1. Un sottouniverso X di
D(K)
si dirà normalequando ogni dispositivo
di JQ ha dimensioneuguale
al numero deisuoi terminali.
Lo scopo
principale
delpresente paragrafo
saràquello
di dimostrareche un sottouniverso normale è costituito da
dispositivi
normali inD(K) (cfr.
Def.2.5). È
bene osservare che idispositivi
normali noncostituiscono un sottouniverso di
D(.K)
inquanto
è facile trovareammettenze di
D(K) che,
persoppressione
diterminali,
dannoluogo
a
dispositivi
la cui dimensione è diversa dal numero di terminali.Per ottenere il risultato citato in
precedenza
ci serviremo dellaseguente
caratterizzazione deidispositivi
normali:TEOREMA 3.2. Un
dispositivo
M diD(K)
è normale se e solo se Mè il
dispositivo privo
di terminalioppure
ha dimensioneuguale
alnumero dei suoi terminali ed esiste inoltre un suo terminale i tale che oppure iM è normale.
Per la dimostrazione del teorema 3.2 ci serviremo di alcuni lemmi:
DIMOSTRAZIONE. Dimostriamo la
prima uguaglianza.
Persemplicità
di notazione sia a =
{l, 2, ..., n}.
Sia unacoppia
diapplicazioni
che individua la relazione M.Scriviamo g
e y nelle lorocomponenti:
cp = CP2’ ... , =?1?
~2y.-?1pn).
Ildispositivo da.lVl
è dato dalla relazione individuata dallacoppia
Aove
a = (al , ... , crn), 0==(9i,...~)
conaj = 1pi,
Oj =
pi Ildispositivo
è dato dalla re-lazione
composta
con immersione e
proiezione
canoniche. D’altraparte
la rela-zione
(1)
è individuata dallacoppia
quanto
ilquadrato
diapplicazioni
è un
pull-back. Ora, poichè ~
ipotrà
essere scritta-
~i~ .
Ma lacoppia (3)
individuaproprio da,(iM).
-.. ’ °
Dimostriamo
ida.lVl
= Tenendo contodell’uguaglianza
ap- pena dimostrata si ha:OSSERVAZIONE 3. La dimostrazione del lemma
precedente
po- trebbe essere fatta, anche tenendo conto delle osservazioni1)
e2)
edella
seguente regola
di calcoloi(NM)
=per i
terminale nondi N
(regola
che risulta valida inqualunque
universo didispositivi).
PROPOSIZIONE 3.4. Sia M E
2),, dispositivo normale, i
E a, alloraoppure îll è normale.
DIMOSTRAZIONE. Sia a’c a tale che è un’ammettenza. Se per il lemma
precedente
= equindi
è un’am-mettenza,
cioèiM
è normale.Se - > per il lemma
precedente
ma è
un’impedenza, quindi
è unaimpedenza
cioè iM è normale.LEMMA 3.5. Sia C una
categoria abeliana,
con i E ainsieme
finito,
morfismi diC; posto
i il morfismo di A nelbiprodotto
indotto dai allora : ".DIMOSTRAZIONE. Basterà fare la dimostrazione per a =
{l, 2~ ; posto 8:
ker r1 ker ~A, poichè
= cp2 ~ E = 0 alloraper cui: ker g~1 n ker q;2 c:..¿.
g~2)
~ A. Viceversa daldiagramma
commutativo :
quindi :
«
LEMMA 3.6. Sia C una
categoria abeliana,
sia unarelazione di C
(cioè
un morfismodi d
simmetrizzata diC,
cfr.[2]) ;
M è un morfismo di C se e solo se per
ogni coppia
di morfisiDiA ~-
C~ B
che individua M si ha:1 ) ~ epimorfismo,
DIMOSTRAZIONE. Osserviamo innanzitutto che due
coppie
di mor-fismi A f-- C --~ B e A ~-- C’ -~ B individuano la stessa relazione
lo v p y
M: A - É se e solo se hanno la stessa
immagine.
Sia M : A - B un morfismo di
C,
allora perogni coppia
di mor-fismi C - B che individua M si ha =
Im((1, M)).
Ma
Im«11 If))
= A equindi
dalla fattorizzazionesegue
che p
è unepimorfismo
e 1p =Mq
da cui Vice-versa se
1)
e2)
dell’enunciato sono soddisfatte per unacoppia
C j B
che individuaM : A - B,
allora si ha ildiagramma
com-mutativo :
con n
epimorfismo e §5
isomorfismo equindi,
essendoy)
monofor-mismo e
C/(ker 99) immagine
di(p, y),
segue che M è individuata an-che da
A - C/ker p - B,
da cuiLEMMA 3.7. Se M E
Da
è undispositivo
la cui dimensione èuguale
al numero dei suoi
terminali, i
E a ei M
èun’ammettenza,
allora Mè normale
(precisamente
M è un’ammettenza oppured;M
è unaammettenza).
DIMOSTRAZIONE.
Sia,
persemplicità
di notazione a ={l, 2,
... ,n~
(n ~ 1),
.M~ siarappresentato
dallacoppia
diapplicazioni _
,
monomorfismo, poniamo:
sarà dato dalla relazione dividuata dalla
coppia
essendo il
quadrato
un
pull-back.
Lacoppia (1) potremo
anche scriverlacon
Poichè
i M
èun’ammettenza, q’ è,
per il lemma3.6, epimorfismo
edinoltre ker
gg’c
ker1p’ .
Poichè
q’
èepimorfismo,
possono aversi due casi: = Ka,Nel
primo
caso equindi,
per il lemma
sendo
(p, y) monomorfismo,
0 =ker(q, ip)
=ker p n ker ?P
=ker,91 n
quindi
iSi consideri allora il morfismo a : ove
si ha ker a =
0, quindi
è un isomorfismo e ciò basta per affermare chedz M
è una ammettenza.Se
q’
èisomorfismo,
dalquadrato (2),
si ha subito che:da cui .~a = chè altrimenti =
K", perciò 99
è unisomorfismo ed M un’ammettenza. Con dimostrazione
analoga
valeanche la
proposizione
duale dellaprecedente, precisamente:
LEMMA 3.7*. Se M E
2),,
è undispositivo
la cui dimensione èuguale
al numero dei suoi
terminali, i
E a e î.ltl èun’impedenza,
allora M ènormale.
Possiamo ora dare la
DIMOSTRAZIONE DEL TEOREMA 3.2. Se M è normale e non è il
dispo-
sitivo
privo
diterminali,
sia i un suoterminale,
allora per laproposi-
zione 3.4
iM
oppure è normale.Viceversa,
se M ha dimensioneuguale
al numero dei suoiterminali;
se
iM
è normale esiste a’ c a -{i}
tale che = è una am-mettenza ed
allora,
per il lemma3.7,
.M ènormale,
se è normaleallora esiste a’ c a -
{i}
tale cheîda, M
èun’impedenza
ed al-lora,
per il lemma3.7*,
~II è normale.Siamo ora in
grado
di dimostrare ilseguente:
TEOREMA 3.8. Un sottouniverso JQ normale è tutto costituito da
dispositivi
normali(come dispositivi
diD(K)).
DIMOSTRAZIONE. Poichè il
dispositivo privo
di terminali è in JY’ed è
normale,
il teorema saràprovato
dimostrandoche,
se idispositivi
di N a n -1 terminali
(n ~ 1 )
sono normali inD(K)
allora anchequelli
ad n terminali sono normali in
D(K).
Ma ciò ormai è unaquasi
im-mediata conseguenza del teorema 3.2.
4.
Applicazioni.
a) Seguendo [1]
si consideri unafamiglia 5’
non vuota di strut-ture
paracomplesse
su.K,
ed il sottouniverso diD(K)
deidispositivi passivi
massimalirispetto
a(T,
che sarà indicatoD(K, ~’). Questo
sottouniverso è normale e
quindi
per il teorema 3.8 tutto costituito dadispositivi normali;
nonsolo,
ma osservato che perogni
a insiemefinito,
il gruppo
t%«
opera stabilmente suidispositivi
su a diD(K, J ),
cioètrasforma
dispositivi
diD(.g, (P)
indispositivi
diD(.g, J ),
come mostraun
semplice
calcolo suifunzionamenti, potremo
anche affermare cheper
ogni dispositivo
M diD(K, {~)
esiste un insieme di suoi terminali a’ed una ammettenza P di
{~)
tali che .lVl =da,P.
Infine,
tenendo conto dell’osservazione2) poichè
il dualizzatore 9 oltre ad esseredispositivo passivo rispetto
adogni
struttura paracom-plessa
suK,
è ancheammettenza, quanto
sopra stabilito cipermette
di affermare che le ammettenze di
D(.g, {~)
generano il sottouniverso stesso.b )
In[1] partendo
da un automorfismoinvolutorio ?y
del corpo.K,
si è definito un automorfismo pure involutorio di
D(.K),
chiamatoautomorfismo di
q-reciprocità.
Idispositivi
lasciati inalterati da tale automorfismo costituiscono un sottouniverso normale di che indicheremoHfJ(K)
e chiameremo sottouniverso deidispositivi n-hermi-
tiani ovvero
q-reciproci
diD(K).
Anchequi,
tenuto conto dell’osserva- zione2),
è facile verificare che perogni
insieme finito a il gruppo0«
opera stabilmente sui
dispositivi
su a di inquanto
il rotatorer12
èii-reciproco
perogni
automorfismoinvolutorio q
diquindi
per
ogni dispositivo
~ di ad aterminali,
per laproposizione 2.6,
esiste un
operatore 9
Ega
e un’ammettenza P di tali che M =gP.
Ancora, giacchè
il rotatore èun’ammettenza,
anche inquesto
caso sipotrà
affermare che le ammettenzeq-hermitiane
generano~
BIBLIOGRAFIA
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della teoria deidispositivi, Symposia
Matematica, 4, pag. 303 e seg.[2] F. PARODI, Simmetrizzazioni di una
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La Jolla(1965).
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Academic Press(1965).
Manoscritto