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Elaborazione del lutto / perdita

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Academic year: 2022

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(1)

Elaborazione del lutto / perdita

Scienze Umane II - Infermieristica

(2)

 La gestione delle emozioni si fonda su schemi innati, ma per divenire operante necessita di uno specifico apprendimento, che si realizza nelle relazioni fondanti di base

 Se questo apprendimento, per qualunque motivo, è inadeguato, si può avere

un'incapacità di elaborare il lutto

 La capacità di elaborare il lutto può essere

strutturata anche dall'adulto, ma soltanto in

una relazione che aiuti a delimitare uno spazio

adeguato ad accogliere e riconoscere il dolore

(3)

 Una delle cose più importanti per realizzare una vita sufficientemente felice è la

strutturazione della capacità di elaborare il lutto

 Per vivere bene, questa capacità (che, fondamentalmente, fa parte di quella più generale di tollerare e gestire il dolore

mentale) paradossalmente é ancora più importante che non la capacità di

riconoscere, cercare e procurarsi il piacere

(4)

 Dissipare il campo da un grossolano

equivoco, molto diffuso: non è vero che il dolore faccia bene, che, di per sé,

"tempri il carattere" o sia "formativo"

 Il dolore fa male. Fa sempre male. Ed evitare il dolore, se possibile, o

attenuarlo, non soltanto è sano, ma è

parte integrante della saggezza.

(5)

 Ma non tutto il dolore è evitabile, né tutto il dolore è attenuabile

 Molti modi per cercare di evitarlo, annullarlo o attenuarlo sono spesso inefficaci o, addirittura, dannosi,

perché conducono a restrizioni,

invece che non a realizzazioni, del Sé

(6)

 La vita già solo nel suo normale dipanarsi comporta inevitabilmente l'esperienza del

dolore in generale, e in particolare quella del dolore mentale specifico per la perdita di

qualcosa di buono (vedi i normali processi di crescita)

 La base della saggezza sta nella capacità di

elaborare il lutto. É questa capacità acquisita

che "fa bene". Sono le vie che portano alla

sua piena strutturazione che sono

(7)

 Viversi il proprio dolore inevitabile è una cosa che si apprende, principalmente attraverso le

esperienze relazionali : apprendiamo i modi per rendere più tollerabile il dolore mentale

 Dolore mentale depressivo = quel particolare dolore mentale che è proprio dell’esperienza di perdita di qualcosa di buono che avevamo o eravamo

(es. persona o cosa amata / qualcosa che

sentivamo facente parte della nostra identità – incidente –> camminare / un nostro stato –

licenziamento / una nostra qualità o una nostra

semplice possibilità)

(8)

 Difficoltà a riconoscere nella nostra cultura così superficiale e frettolosa e tesa al “successo”, che il dolore mentale si presenta sempre quando

percepiamo di aver perduto qualche cosa di

buono, ed è normale che si presenti, è segno di buon funzionamento mentale

 Il dolore mentale depressivo è l’emozione

adeguata che ad un tempo realizza e ci segnala la percezione della perdita di qualcosa di prezioso

 Si tratta di ascoltare e comprendere, di creare un adeguato spazio mentale che possa

contenere anche quel dolore

(9)

L’elaborazione del lutto è quel particolare processo mentale, lungo e complesso, che conduce a un

consapevole rassegnarsi alla perdita patita (messa in opera di un insieme di modi per rendere più tollerabile il dolore depressivo)

Ciò significa:

- una progressiva piena consapevolezza emotivocognitiva della perdita subita

- una sua accettazione profonda (maturata attraverso

l’integrazione di ogni aspetto di sé implicato nella perdita) - una stabile ristrutturazione del sé che tenga pienamente

conto della perdita

- un riconoscimento schietto, senza infingimenti, del dolore che si sta vivendo, nella sua sensatezza e “legittimità”

(riuscire a voler bene al se stesso sofferente che ci si ritrova ad essere)

(10)

 L’elaborazione del lutto è quel particolare

processo che porterà a collocare mentalmente nel passato ciò che nella realtà è passato: a lasciarlo, in definitiva

 All’interno si verificano grandi trasformazioni delle immagini mentali sia di sé, sia della cosa perduta, la quale potrà venir conservata soltanto in quanto sarà trasformata in ricordo

 Il legame con la cosa perduta si trasforma da a attaccamento “lacerato”, a “rimembranza”

dell’attaccamento (ricomposizione)

 Per poter “lasciare andare via” il passato senza

perdere l’ integrazione di sé è indispensabile

ricordare

(11)

 Gestire il dolore mentale depressivo rientra nelle capacità di gestire le emozioni

 La possibilità di gestire le nostre emozioni richiede un apprendimento speciale, un

“apprendimento relazionale”

 Tale apprendimento non può realizzarsi se non all’interno di esperienze relazionali significative, nelle quali è più importante ciò che l’altro è e fa, piuttosto che ciò che dice

 ( Analfabetismo emozionale : non saper

riconoscere le emozioni, non sapere che farsene:

vivere come emozionalmente appiattiti non per repressione o inibizione emotiva, ma per

mancato o incongruo apprendimento

(12)

Teoria dell’attaccamento

 Secondo la Teoria dell’attaccamento - una teoria sulla relazione (cfr. Jhon Bolwlby) - lo stile di

personalità si struttura nei primi 3 anni di vita di ogni persona, con modi relazionali specifici

 In base al tipo di relazione o legame che si crea tra genitore (figura affettiva di riferimento) e figlio, il

bambino sviluppa un sistema di costrutti mentali e di schemi comportamentali

 Pare che lo scopo che accomuna il pensiero e l’agire del bambino sia la sicurezza, da raggiungere

attraverso la ricerca di vicinanza più o meno stretta con chi si occuperà di lui

(ricerca di cura  figura d’accudimento)

(13)

 Il comportamento d’attaccamento spinge a ricercare attivamente la vicinanza di un altro individuo,

differenziato e preferito, e ad interagirvi, allo scopo di suscitarne le cure

 Il comportamento d’attaccamento porta allo sviluppo di legami affettivi o attaccamenti tra bambino e

genitore, poi tra adulto e adulto, che sono in stretta relazione alle prime esperienze d’attaccamento

 Molte emozioni tra le più intense insorgono durante il formarsi, il persistere, il rompersi e il rinnovarsi dei rapporti di attaccamento

Teoria dell’attaccamento

(14)

Teoria dell’attaccamento

 Nelle situazioni di minaccia o di stress (minacce di separazioni o separazioni reali), il sistema

comportamentale dell’attaccamento si attiva e il bambino va immediatamente alla ricerca di un contatto con la figura affettiva di riferimento

 Queste situazioni di cambiamento sono

responsabili delle emozioni più forti che l’essere umano possa sperimentare: la gioia, la paura, la rabbia e la disperazione (Bowlby, 1973)

(15)

 In base al tipo e alla qualità del legame relazionale (attaccamento) che si instaura tra il bambino e la figura affettiva di

riferimento, questa teoria descrive 4 modalità d’attaccamento:

- Sicuro (B)

- Insicuro ambivalente o resistente (C) - Insicuro evitante (A)

- Disorganizzato (D)

Teoria dell’attaccamento

(16)

 A seconda della tipologia di

attaccamento/relazione che si crea, il

bambino può sviluppare un modo specifico di vedere se stesso, di porgersi verso gli altri e un modo particolare di vedere gli altri

 Può inoltre assumere particolari atteggiamenti e comportamenti (esplorazione)

Teoria dell’attaccamento

(17)

Stili di Personalità

 Secondo la Teoria dell’Attaccamento ogni uomo ha un suo stile di personalità in base al tipo di relazioni che ha instaurato nei momenti sensibili del suo sviluppo, crescita e maturazione

 Lo stile di personalità si esplica e si manifesta in

modo specifico al momento di relazionarsi (interpella e coinvolge tutti gli attori della relazione stessa)

 Avere un certo stile di personalità implica avere una determinata visione di sé, degli altri, del mondo (e della vita), determinati scopi e strategie

Teoria dell’attaccamento

(18)

Stile di attaccamento, stile cognitivo e stile di personalità

Attaccamento Stile cognitivo & personale

• Insicuro ambivalente (C):

genitori discontinui, non prevedibili nel rapporto con il bambino

• Insicuro evitante (A): genitori scontenti, poco accettanti,

frequenti rifiuti alle richieste del bambino

Dipendente, ossessivo:

bisogno di conferme

Evitante, sospettoso,

introverso, poco aperto agli altri

• Sicuro(A): genitori che favoriscono l’autonomia del bambino, rimanendo sempre disponibili

Curioso, aperto, pieno di interessi

Teoria dell’attaccamento

(19)

STILI DI ATTACCAMENTO

TIPO DI ATTACCAMENTO

FIGURA DI ATTACCAMENTO

STRATEGIA RELAZIONALE

DISTURBI DI PERSONALITÀ

(CLUSTER)

DISTURBI DI

PERSONALITÀ SICURO (B) Accessibile Fidarsi

Assenti o Contenuti in espressioni poco o non patologiche

INSICURO –

RESISTENTE (C) Imprevedibile Controllare

Anxious-fearful- cluster

ansia, evitamento e insicurezza

Evitante Dipendente Compulsivo

INSICURO –

EVITANTE (A) Inaccessibile Farne a meno

Odd-eccentric- cluster Comportamento

Eccentrico e Bizzarro

Paranoide Schizoide Schizotipico

DISORGANIZZATO

(D) Minacciosa Annientare

Dramatic-cluster Comportamenti

imprevedibili, impulsivi e

traumatici

Istrionico Narcisista Antisociale

Borderline

Teoria dell’attaccamento

(20)

Teoria dell’attaccamento

 Il modo di concepire se stesso e di guardare all’altro contribuisce a creare nel bambino la strutturazione di un modello o schema di

riferimento (Modello Operativo Interno=IWM)

 L’IWM costituisce una sorta di schema interno in base al quale categorizzare se stessi, gli altri, gli eventi e le reazioni comportamentali relative

 Il modello operativo relativo all’attaccamento non riflette un’immagine obiettiva del genitore, quanto la rappresentazione che il bambino ha delle

modalità di reazione del genitore alle sue richieste di accudimento

(21)

 I modelli relativi all’attaccamento governano i sentimenti verso se stesso e verso i propri

genitori, le sue aspettative di relazione e il suo comportamento nei loro confronti. Tali modelli tenderanno a persistere e ad operare ad un livello inconscio

 Da tali rappresentazioni precoci, relative

all’attaccamento, deriveranno quindi aspetti fondanti l’identità e le capacità di relazione interpersonale

Teoria dell’attaccamento

(22)

 Se la figura d’attaccamento riconosce i bisogni di protezione e di autonomia del

bambino, quest’ultimo svilupperà una fiducia in se stesso come capace e degno di

considerazione

 Attraverso i modelli operativi interni il

bambino può prefigurarsi il comportamento e le strategie della figura d’attaccamento e

pianificare le proprie risposte

Teoria dell’attaccamento

(23)

DARE SIGNIFICATO

AL MONDO

COSTRUIRE UN’IMMAGINE

DI SÈ RELAZIONARSI

CON GLI ALTRI

TROVARE SOLUZIONI AI PROBLEMI POSTI

DALL’AMBIENTE AGIRE

Internal Working models IWM

Teoria dell’attaccamento

(24)

 Nella costruzione del profilo dello stile di personalità sono determinanti le figure genitoriali

 Il sistema dell’attaccamento che si attiva nelle relazioni non è però rigido e

deterministicamente condizionato e

condizionante: altre figure possono cioè supplire o complementare le carenze dei

genitori (parenti, insegnanti, amici, colleghi, …)

 C’è pertanto una possibilità di flessibilità e una modulabilità (soprattutto se accettata e voluta)

(25)

 Ogni persona che si trova in una situazione che percepisce come minacciosa, pericolosa,

difficile o impegnativa (stress), può sperimentare ansia e/o paura

(attivazione del sistema d’attaccamento)

 A seconda del tipo di attaccamento che ha

sviluppato, tenderà ad inquadrare la situazione in un certo modo in base al concetto di sé,

degli altri e del mondo che si è costruito

(26)

 John Bowlby (1983), in "Attachment and Loss“, descrive l'elaborazione del lutto come un processo suddivisibile in alcune sottofasi

 Inizialmente c'è un periodo di shok e di incredulità, che può essere associato ad un meccanismo

difensivo di negazione ("Non è possibile che sia successo ..")

 La fase successiva è invece caratterizzata da un intenso dolore psichico, con sentimenti di rabbia verso il mondo esterno e verso il defunto stesso

che ci ha abbandonato, di angoscia da separazione, di senso di colpa per non aver fatto tutto il

possibile per il defunto o per aver lasciato questioni irrisolte con lui

(27)

 Rabbia e senso di colpa trovano spesso una

riparazione attraverso un meccanismo difensivo di idealizzazione, per cui idealizzando la persona

defunta è come se lo si ripagasse di tutti i sentimenti aggressivi che abbiamo avuto verso di lui

 In questo periodo si possono avere anche episodi allucinatori per cui ci sembra di vedere tra la folla la persona defunta oppure sentirne i suoi passi nel

silenzio della casa: questi fenomeni trovano un senso se si pensa che la materializzazione della persona

morta potrebbe avere una funzione di mantenimento del legame con lei e persuaderci che la persona che abbiamo perso è ancora presente

(28)

 Stesso significato potremmo attribuire ai sogni notturni: un tentativo di mantenere il legame almeno a livello mentale e inconscio

 Il compimento del lutto si ha con il

superamento del dolore acuto (nonostante episodi di tristezza e senso di perdita si

potranno ripresentare ancora per moltissimo tempo) e con l'accettazione che quella

persona non tornerà più attraverso un meccanismo di interiorizzazione, per cui quella persona diventa parte del nostro

mondo interno e quindi, in un certo senso,

non la perderemo mai

(29)

 Il concetto di lutto, poi, può essere esteso a tutti gli episodi di perdita che subiamo nel corso di una

vita: anche l'esser lasciati dal proprio partner è una forte esperienza di lutto che necessita una

elaborazione

 In adolescenza si parla di lutto anche quando il ragazzo, separandosi dall'infanzia e quindi

dall'egocentrismo e dall'onnipotenza, si trova a

ridefinire la propria identità accettando l'esperienza del limite ed intregandovi, poi, tutti i cambiamenti della propria immagine corporea che lo sviluppo sessuale puberale porta con sé: in adolescenza l'accettazione del lutto è sinonimo di crescita

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