Elaborazione del lutto / perdita
Scienze Umane II - Infermieristica
La gestione delle emozioni si fonda su schemi innati, ma per divenire operante necessita di uno specifico apprendimento, che si realizza nelle relazioni fondanti di base
Se questo apprendimento, per qualunque motivo, è inadeguato, si può avere
un'incapacità di elaborare il lutto
La capacità di elaborare il lutto può essere
strutturata anche dall'adulto, ma soltanto in
una relazione che aiuti a delimitare uno spazio
adeguato ad accogliere e riconoscere il dolore
Una delle cose più importanti per realizzare una vita sufficientemente felice è la
strutturazione della capacità di elaborare il lutto
Per vivere bene, questa capacità (che, fondamentalmente, fa parte di quella più generale di tollerare e gestire il dolore
mentale) paradossalmente é ancora più importante che non la capacità di
riconoscere, cercare e procurarsi il piacere
Dissipare il campo da un grossolano
equivoco, molto diffuso: non è vero che il dolore faccia bene, che, di per sé,
"tempri il carattere" o sia "formativo"
Il dolore fa male. Fa sempre male. Ed evitare il dolore, se possibile, o
attenuarlo, non soltanto è sano, ma è
parte integrante della saggezza.
Ma non tutto il dolore è evitabile, né tutto il dolore è attenuabile
Molti modi per cercare di evitarlo, annullarlo o attenuarlo sono spesso inefficaci o, addirittura, dannosi,
perché conducono a restrizioni,
invece che non a realizzazioni, del Sé
La vita già solo nel suo normale dipanarsi comporta inevitabilmente l'esperienza del
dolore in generale, e in particolare quella del dolore mentale specifico per la perdita di
qualcosa di buono (vedi i normali processi di crescita)
La base della saggezza sta nella capacità di
elaborare il lutto. É questa capacità acquisita
che "fa bene". Sono le vie che portano alla
sua piena strutturazione che sono
Viversi il proprio dolore inevitabile è una cosa che si apprende, principalmente attraverso le
esperienze relazionali : apprendiamo i modi per rendere più tollerabile il dolore mentale
Dolore mentale depressivo = quel particolare dolore mentale che è proprio dell’esperienza di perdita di qualcosa di buono che avevamo o eravamo
(es. persona o cosa amata / qualcosa che
sentivamo facente parte della nostra identità – incidente –> camminare / un nostro stato –
licenziamento / una nostra qualità o una nostra
semplice possibilità)
Difficoltà a riconoscere nella nostra cultura così superficiale e frettolosa e tesa al “successo”, che il dolore mentale si presenta sempre quando
percepiamo di aver perduto qualche cosa di
buono, ed è normale che si presenti, è segno di buon funzionamento mentale
Il dolore mentale depressivo è l’emozione
adeguata che ad un tempo realizza e ci segnala la percezione della perdita di qualcosa di prezioso
Si tratta di ascoltare e comprendere, di creare un adeguato spazio mentale che possa
contenere anche quel dolore
L’elaborazione del lutto è quel particolare processo mentale, lungo e complesso, che conduce a un
consapevole rassegnarsi alla perdita patita (messa in opera di un insieme di modi per rendere più tollerabile il dolore depressivo)
Ciò significa:
- una progressiva piena consapevolezza emotivocognitiva della perdita subita
- una sua accettazione profonda (maturata attraverso
l’integrazione di ogni aspetto di sé implicato nella perdita) - una stabile ristrutturazione del sé che tenga pienamente
conto della perdita
- un riconoscimento schietto, senza infingimenti, del dolore che si sta vivendo, nella sua sensatezza e “legittimità”
(riuscire a voler bene al se stesso sofferente che ci si ritrova ad essere)
L’elaborazione del lutto è quel particolare
processo che porterà a collocare mentalmente nel passato ciò che nella realtà è passato: a lasciarlo, in definitiva
All’interno si verificano grandi trasformazioni delle immagini mentali sia di sé, sia della cosa perduta, la quale potrà venir conservata soltanto in quanto sarà trasformata in ricordo
Il legame con la cosa perduta si trasforma da a attaccamento “lacerato”, a “rimembranza”
dell’attaccamento (ricomposizione)
Per poter “lasciare andare via” il passato senza
perdere l’ integrazione di sé è indispensabile
ricordare
Gestire il dolore mentale depressivo rientra nelle capacità di gestire le emozioni
La possibilità di gestire le nostre emozioni richiede un apprendimento speciale, un
“apprendimento relazionale”
Tale apprendimento non può realizzarsi se non all’interno di esperienze relazionali significative, nelle quali è più importante ciò che l’altro è e fa, piuttosto che ciò che dice
( Analfabetismo emozionale : non saper
riconoscere le emozioni, non sapere che farsene:
vivere come emozionalmente appiattiti non per repressione o inibizione emotiva, ma per
mancato o incongruo apprendimento
Teoria dell’attaccamento
Secondo la Teoria dell’attaccamento - una teoria sulla relazione (cfr. Jhon Bolwlby) - lo stile di
personalità si struttura nei primi 3 anni di vita di ogni persona, con modi relazionali specifici
In base al tipo di relazione o legame che si crea tra genitore (figura affettiva di riferimento) e figlio, il
bambino sviluppa un sistema di costrutti mentali e di schemi comportamentali
Pare che lo scopo che accomuna il pensiero e l’agire del bambino sia la sicurezza, da raggiungere
attraverso la ricerca di vicinanza più o meno stretta con chi si occuperà di lui
(ricerca di cura figura d’accudimento)
Il comportamento d’attaccamento spinge a ricercare attivamente la vicinanza di un altro individuo,
differenziato e preferito, e ad interagirvi, allo scopo di suscitarne le cure
Il comportamento d’attaccamento porta allo sviluppo di legami affettivi o attaccamenti tra bambino e
genitore, poi tra adulto e adulto, che sono in stretta relazione alle prime esperienze d’attaccamento
Molte emozioni tra le più intense insorgono durante il formarsi, il persistere, il rompersi e il rinnovarsi dei rapporti di attaccamento
Teoria dell’attaccamento
Teoria dell’attaccamento
Nelle situazioni di minaccia o di stress (minacce di separazioni o separazioni reali), il sistema
comportamentale dell’attaccamento si attiva e il bambino va immediatamente alla ricerca di un contatto con la figura affettiva di riferimento
Queste situazioni di cambiamento sono
responsabili delle emozioni più forti che l’essere umano possa sperimentare: la gioia, la paura, la rabbia e la disperazione (Bowlby, 1973)
In base al tipo e alla qualità del legame relazionale (attaccamento) che si instaura tra il bambino e la figura affettiva di
riferimento, questa teoria descrive 4 modalità d’attaccamento:
- Sicuro (B)
- Insicuro ambivalente o resistente (C) - Insicuro evitante (A)
- Disorganizzato (D)
Teoria dell’attaccamento
A seconda della tipologia di
attaccamento/relazione che si crea, il
bambino può sviluppare un modo specifico di vedere se stesso, di porgersi verso gli altri e un modo particolare di vedere gli altri
Può inoltre assumere particolari atteggiamenti e comportamenti (esplorazione)
Teoria dell’attaccamento
Stili di Personalità
Secondo la Teoria dell’Attaccamento ogni uomo ha un suo stile di personalità in base al tipo di relazioni che ha instaurato nei momenti sensibili del suo sviluppo, crescita e maturazione
Lo stile di personalità si esplica e si manifesta in
modo specifico al momento di relazionarsi (interpella e coinvolge tutti gli attori della relazione stessa)
Avere un certo stile di personalità implica avere una determinata visione di sé, degli altri, del mondo (e della vita), determinati scopi e strategie
Teoria dell’attaccamento
Stile di attaccamento, stile cognitivo e stile di personalità
Attaccamento Stile cognitivo & personale
• Insicuro ambivalente (C):
genitori discontinui, non prevedibili nel rapporto con il bambino
• Insicuro evitante (A): genitori scontenti, poco accettanti,
frequenti rifiuti alle richieste del bambino
• Dipendente, ossessivo:
bisogno di conferme
• Evitante, sospettoso,
introverso, poco aperto agli altri
• Sicuro(A): genitori che favoriscono l’autonomia del bambino, rimanendo sempre disponibili
• Curioso, aperto, pieno di interessi
Teoria dell’attaccamento
STILI DI ATTACCAMENTO
TIPO DI ATTACCAMENTO
FIGURA DI ATTACCAMENTO
STRATEGIA RELAZIONALE
DISTURBI DI PERSONALITÀ
(CLUSTER)
DISTURBI DI
PERSONALITÀ SICURO (B) Accessibile Fidarsi
Assenti o Contenuti in espressioni poco o non patologiche
INSICURO –
RESISTENTE (C) Imprevedibile Controllare
Anxious-fearful- cluster
ansia, evitamento e insicurezza
Evitante Dipendente Compulsivo
INSICURO –
EVITANTE (A) Inaccessibile Farne a meno
Odd-eccentric- cluster Comportamento
Eccentrico e Bizzarro
Paranoide Schizoide Schizotipico
DISORGANIZZATO
(D) Minacciosa Annientare
Dramatic-cluster Comportamenti
imprevedibili, impulsivi e
traumatici
Istrionico Narcisista Antisociale
Borderline
Teoria dell’attaccamento
Teoria dell’attaccamento
Il modo di concepire se stesso e di guardare all’altro contribuisce a creare nel bambino la strutturazione di un modello o schema di
riferimento (Modello Operativo Interno=IWM)
L’IWM costituisce una sorta di schema interno in base al quale categorizzare se stessi, gli altri, gli eventi e le reazioni comportamentali relative
Il modello operativo relativo all’attaccamento non riflette un’immagine obiettiva del genitore, quanto la rappresentazione che il bambino ha delle
modalità di reazione del genitore alle sue richieste di accudimento
I modelli relativi all’attaccamento governano i sentimenti verso se stesso e verso i propri
genitori, le sue aspettative di relazione e il suo comportamento nei loro confronti. Tali modelli tenderanno a persistere e ad operare ad un livello inconscio
Da tali rappresentazioni precoci, relative
all’attaccamento, deriveranno quindi aspetti fondanti l’identità e le capacità di relazione interpersonale
Teoria dell’attaccamento
Se la figura d’attaccamento riconosce i bisogni di protezione e di autonomia del
bambino, quest’ultimo svilupperà una fiducia in se stesso come capace e degno di
considerazione
Attraverso i modelli operativi interni il
bambino può prefigurarsi il comportamento e le strategie della figura d’attaccamento e
pianificare le proprie risposte
Teoria dell’attaccamento
DARE SIGNIFICATO
AL MONDO
COSTRUIRE UN’IMMAGINE
DI SÈ RELAZIONARSI
CON GLI ALTRI
TROVARE SOLUZIONI AI PROBLEMI POSTI
DALL’AMBIENTE AGIRE
Internal Working models IWM
Teoria dell’attaccamento
Nella costruzione del profilo dello stile di personalità sono determinanti le figure genitoriali
Il sistema dell’attaccamento che si attiva nelle relazioni non è però rigido e
deterministicamente condizionato e
condizionante: altre figure possono cioè supplire o complementare le carenze dei
genitori (parenti, insegnanti, amici, colleghi, …)
C’è pertanto una possibilità di flessibilità e una modulabilità (soprattutto se accettata e voluta)
Ogni persona che si trova in una situazione che percepisce come minacciosa, pericolosa,
difficile o impegnativa (stress), può sperimentare ansia e/o paura
(attivazione del sistema d’attaccamento)
A seconda del tipo di attaccamento che ha
sviluppato, tenderà ad inquadrare la situazione in un certo modo in base al concetto di sé,
degli altri e del mondo che si è costruito
John Bowlby (1983), in "Attachment and Loss“, descrive l'elaborazione del lutto come un processo suddivisibile in alcune sottofasi
Inizialmente c'è un periodo di shok e di incredulità, che può essere associato ad un meccanismo
difensivo di negazione ("Non è possibile che sia successo ..")
La fase successiva è invece caratterizzata da un intenso dolore psichico, con sentimenti di rabbia verso il mondo esterno e verso il defunto stesso
che ci ha abbandonato, di angoscia da separazione, di senso di colpa per non aver fatto tutto il
possibile per il defunto o per aver lasciato questioni irrisolte con lui
Rabbia e senso di colpa trovano spesso una
riparazione attraverso un meccanismo difensivo di idealizzazione, per cui idealizzando la persona
defunta è come se lo si ripagasse di tutti i sentimenti aggressivi che abbiamo avuto verso di lui
In questo periodo si possono avere anche episodi allucinatori per cui ci sembra di vedere tra la folla la persona defunta oppure sentirne i suoi passi nel
silenzio della casa: questi fenomeni trovano un senso se si pensa che la materializzazione della persona
morta potrebbe avere una funzione di mantenimento del legame con lei e persuaderci che la persona che abbiamo perso è ancora presente
Stesso significato potremmo attribuire ai sogni notturni: un tentativo di mantenere il legame almeno a livello mentale e inconscio
Il compimento del lutto si ha con il
superamento del dolore acuto (nonostante episodi di tristezza e senso di perdita si
potranno ripresentare ancora per moltissimo tempo) e con l'accettazione che quella
persona non tornerà più attraverso un meccanismo di interiorizzazione, per cui quella persona diventa parte del nostro
mondo interno e quindi, in un certo senso,
non la perderemo mai
Il concetto di lutto, poi, può essere esteso a tutti gli episodi di perdita che subiamo nel corso di una
vita: anche l'esser lasciati dal proprio partner è una forte esperienza di lutto che necessita una
elaborazione
In adolescenza si parla di lutto anche quando il ragazzo, separandosi dall'infanzia e quindi
dall'egocentrismo e dall'onnipotenza, si trova a
ridefinire la propria identità accettando l'esperienza del limite ed intregandovi, poi, tutti i cambiamenti della propria immagine corporea che lo sviluppo sessuale puberale porta con sé: in adolescenza l'accettazione del lutto è sinonimo di crescita