A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
A NNA M ARIA M ICHELETTI
Metrica per famiglie di domini limitati e proprietà generiche degli autovalori
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 3
esérie, tome 26, n
o3 (1972), p. 683-694
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E PROPRIETÀ GENERICHE DEGLI AUTOVALORI
di ANNA MARIA MICHELETTI
Introduzione.
Nello studiare la continuità dell’n-esimo autovalore
dell’operatore
diLaplace - 4p
relativo ad unaperto
limitato [~ con dati di Dirichletnulli,
considerato come funzione
dell’aperto il,
Courant introduce una nozione di vicinanza tra due domini basata su un diffeomorfismo deltipo I -~-
1J’ con(~m),
che trasforma l’uno nell’altro.Lo scopo di
questo
lavoro èinquadrare questa
nozione in un ambitopiù generale
introducendo una distanza vera epropria
tra i domini che sarà chiamata «distanza di Courant ». Sulla base diqnesta
distanza siriprendono
i risultati del lavoro
precedente [1]
e si arriva a formulare ilseguente
risultato : preso un
aperto campione Sdo ,
y limitato e introdotta la distanza di Courant nellafamiglia degli aperti
ad essodiffeomorfi,
risulta diprima categoria
l’insiemedegli aperti
S~ per iquali l’operatore
diLaplace - 4p
non ha autovalori tutti
semplici.
§
1. Dataun’applicazione
diRm
insè,
persemplicità
dinotazione,
conviene considerare la sua derivata
prima, seconda, ... , r-sima, rispettiva-
mente come
un’applicazione lineare, bilineare,
... , r-lineare definita in ciascunpunto
e introdurre perqueste
le norme consuete(1).
Indichiamo coner (1Rm)
lo
spazio
di Banach delleapplicazioni
di in sè con derivateprime,
se-onde,
... , r-esime continue e limitate dotate della norma:Pervenuto alla Redazione il 12 Luglio 1971.
Lavoro eseguito nell’ambito delle attività dei Contratti di Ricerca matematiea del
C. N.
R,
. . -- u B , 10B«.,.(1) Partendo dalla seguente norma di
DEFINIzIONE : Sia
~r
l’insieme delleapplicazioni
diJR-
in sè tali chei)
sono deltipo I+ f
dovef E er (tRm)
e inoltreIL f (x) 1/
etendono a zero per
Il
x11--+ + 00 (i
=1,
.., ,r)
ii)
sono invertibili comediffeomerfisini
di classeer .
Una forma k-lineare su
8, dipendente
da x e avente come argo- menti Yt , .1. , Yk verrà indicata con la notazioneLEMMA 1. Siano F e G due
applicazioni
di in sè tali che F è renziabile in un intorno delpunto
x,fiuo
alL’ordine r e G èdifferenziabile
inun i-ntorno di
F (x) fino
all’ordine r. Allora ildifferenziale
r-simo di G o F in x è dato dalla somma di un numeroflnito
diapplicazioni
r-lineari su1Rm
deltipo
dove k = 1, ... , r
e~~ -~-...-~-~k=r.
Procediamo per induzione su r. La nostra affermazione è banalmente
vera per r = 1. Vediamo ora che se è vero per r - 1 è vero anche per r.
Questa
è una ovvia conseguenza dell’osservazione cheun’applicazione
di
1Rm
inÉ ((1Rm)r-~ ; 1Rm)
deltipo
dove k
= 1, ... ,
r - 1e ~1-~- ... -~- ,1,k
= r -1,
ha come differenziale in xl’applicazione
r-lineare su1Rm
LEMM 2. Siano
f
e g iner (1Rm)
e siay=f
Allora si ha per
ogni
x di1Rm
per i
=2,
... , r dove aj è unpolinomio.
Questa
affermazione è una ovvia conseguenza del Lemma 1.TEOREMA.
gr è
un gruppo.Dal lemma 2 segue immediatamente che se F e G sono in
gr
ancheVediamo che se anche Basta vedere
] I
tendono a zero oo i =1,
..., r.Procediamo per induzione su r.
Poniamo
y = h’ (x).
Dalla relazione- f (x) = g (y)
si ha chey e 1Rm
+
oo. Poiché si hache il 1 ~~’ 1 1 ~ +
00per il y
1 ~oo. Allora
da - f (x) = g (y)
segueche ~ g (y) ~ --~ 0
per-~-~-oo.
Dal lemma 2 si ha
quindi
Per
opportunamente grande
si haQuindi il (y) ~~
-~ Oper il y ~~ ~ +
00.Allora
70
e~~
sonogruppi,
inoltre se£Fr-1
è un gruppo, anche9~
lo è. Infatti dal lemma
2,
perIl
yIL opportunamente grande
si haLEMMA 3. Per
ogni
r E N e _perogni
s E N -(0)
esiste una costantek
(r, s)
EJR+
chegode
dellaseguente proprietà :
se leapplicazioni
..· ,f,,
din
er (Rm)
sono taliCh6 Z
i=1Il li,
ex con0 a s,
allora F =(I + fn)
o ...... è tale
I
---- ex k(r, s).
8. Annali della Scuola Norm. Sup di
Procediamo per induzione su r. Per
semplificare
le notazioniponiamo quindi
Dalla definizione di h’ si ha
Allora li
F -- I a,quindi k (0, .~)
= 1 perogni s
E N -f 0).
Da
(1)
e dal lemma 2 segue cheAllora
quindi k (1, s) = es
perogni s E N - (0 1.
Dimostriamo che se la nostra
proposizione
vale per r- 1,
vale ancheper r. .
È
ovvio cheDal lemma
2,
dato che r >2,
si ha chePer 1’
ipotesi
diinduzione i
-7)~ (x) i ~ ~ 7) ~6~-1
~ a k
(r - 1, s) (i = 1, ... ,
r -1)
per cui tenendopresente che aj
è un po-linomio
(dipendente
dar) dove j
=2,...,
r si ha che esiste una costante L(r, s)
ta,le chePoniamo
(r -1 )
L(r, s)
= M(r, s).
Da(2)
e(3)
si haDopo
averripetuto n -1
voltequesto procedimento
si haQuindi
k~r, .~)
= max[M (r, s),1 e8 .
LEMMA 4. Sia F Poniamo
f
=1~’ - I ef,
=f
o z dove siindica la traslazione in inàiroiduata dal vettore 1:. Allora se
Il
- O°
Infatti 8i definisce la
funzione o : 1Rm
m1Rm
-1R
tale cheLa nostra affermazione è una
semplice
conseguenza delleseguenti
pro-prietà
di o :i)
o(x, r)
tende a zeroper il x ]] I --~ +
00, uniformemente al variare di T in un intorno limitatodell’origine.
è continua e o
(x, 0)
= 0 perogni x
di1Rm.
LEMMA 5. Sia~no G e F in e y in
er (1Rm).
SeIL
7 0 alloraanche 11 G o (F + y)
- G o Fiier
0-’Procediamo per induzione su r. Per r = 0 la nostra affermazione è
ovvia,
vediamo che se vale per r- 1,
vale anche per r.Dal lemma 1
sappiamo
che la derivata r-sima di G o(F + y) -
G o F èla somma di un numero finito di
applicazioni
r-lineari deltipo
Tenendo
presente che Il ~’~1~ (~;) ~ ~ ~ ~ F’ ~2~ ~x) ~ ~ ... ~ ~ (il
-E-1 )k,
si ha che la norma diun’applicazione
diquesto tipo
sipuò maggio-
rare con la
seguente espressione.
dove p
è unpolinomio.
Daquesta maggiorazione
e dal lemma 4 segue subito la nostra affermazione.Sia F E
SFr
e sianorispettivamente (I + fn)
o ... o e~I -~- gm)
o ...... o
(I -~- gt)
fattorizzazioni inifr
di F ed Poniamodove
gli
estremiinferiori
s’intendonorispettivameute
in relazione allefattoriz-
zazioni di F ed F-1 Inoltre
definiamo
perogni
F e G di9~r
È
ovvio che d è invariante adestra,
cioè perogni F, (~,
Hdi gr
Verifichiamo che d è una distanza in
i) d (F, G)
= 0 => F = G.Infatti d
(F, G)
= 0significa
che esiste una successione di fattorizzazioni di G o F-1 intali che
Dal lemma 3 si ha che per n abbastanza
grande (in
modo che siacS (n) 1) ll G ° IIer ~ .g (r, 1) c5 (n)
F-I - 1 =O,
quindi
= G.È
una ovvia conseguenza della definizioneiii)
d(F, G)
d(F, H) +
d(H, G).
Questa
affermazione segue dallarelazione ;
valida per
ogni
e N di Equesta
è una banale conseguenza del fatto che tra le fattorizzazioni di M o N inifr
ci sonoquelle
ottenutecomponendo
una fattorizzazione di M in e una fattorizzazione di N in TEOREMA 2. u~i gruppo metrico.
Vediamo ora che con la metrica
precedentemente
definita il gruppoJr
ètopologico.
Per i risultati della teoria dei
gruppi topologici [3]
basta che sia veri- ficata laseguente
condizione : perogni F
di se d(I, H~
- 0 anche~’ )
- 0.Affinché d
(I,
o .g oF)
- 0 è sufficiente che tenda a zeroil
F-1 oSe d
(I, H)
-0,
dal lemma 3 segue cheIL
hlIer
eil k iier
tendono a zero,dal lemma 2 segue che anche
il
h o File,
eIl
k o F tendono a zero, e dallemma 5 segue la nostra condizione.
COROLLÂRIO 1. La
topologia
indotta nel gruppotopologica
dallametrica d coincide con la
topologia
che ha come base d’intorni dell’identitàInfatti,
siadalla definizione della metrica d e dal lemma 3 si
ha,
per eC
1TEOREMA 3. Il gruppo metrico è
completo.
Sia una successione di
Cauchy
in allora è limi-tato, quindi
per il lemma 3 esiste L tale che perogni n
Dal lemma 2 e dalla limitatezza di segue che esiste M tale che per
ogni
m e nAllora,
dato che diCauchy
in9~r ,
dal lemma 3 segue che diCauchy
iner (Rm), quindi
converge inC.’’
ad un ele- mento che indichiamo con H - I.É
banaleche ~ ~ H (x) - x ~ ~ ] e il ]
tendono a zero-~
+
ooper i = 1, ... ,
r. Infatti vale lamaggiorazione
Per le derivate si
procede
nello stesso modo.Similmente si dimostra che
FJ~ 2013
I convergein er
ad un elemento che si indica con G - I. Vediamo che G-1 =H. Basta vedere che= 0 e
Il H o G - IIIer
= o- Infatti per il lemma 2 si hadove e è una costante
dipendente
da · Dal lemma 5 e dalla con-vergenza in di G - I e di a H - I
segue che il secondo membro di
questa maggiorazione
tende a zero. Nellostesso modo si o G -
I 11(2r
= 0-Quindi
È
ovvio che converge ad H in~r .
Infatti si haDa
questa maggiorazione,
dal lemma 2 e dalla limitatezzadi (~~
segue la nostra affermazione.
§
2. Fissiamo unaperto campione Do
di limitato connesso, la cui frontiera è una verietà m - 1 dimensionale di classe 3.Definiamo la
famiglia
di insiemiÈ
ovvio che se Q E è ancora unaperto
limitato connesso la cui frontiera è una varietà 1n -1 dimensionale di classee3.
Si osservi che vale il
seguente :
LEMMA 6. Sia il un
aperto
limitato di1Rm
e siaAllora
~ (~2)
è unsottogruppo
chiuso diDimostriamo che se la successione
’?(D)
converge ad F in7r ,
allora F è in resto è ovvio. Se(Fn)
converge ad F inin
particolare
per il lemma 3 si ha cheDato
che il
F oFn 1-
-0,
perogni
x E il la successione( F (Fn 1 (x)) }ne
E N c ~’(il)
converge ad xE Q , quindi
Q c F(Q).
Dato cheper
ogni
la successione con ~verge ad
quindi F (Q)
Poiché F è undiffeomorfismo,
siha
h’(~)=S~.
Per abbreviare le
notazioni, poniamo
da ora in=== ~
ed= X.
Sia D E
X,
per come è stato definitoX,
esiste F E£F3
tale cheF (Do)
= Q.Indichiamo con x : X -
1F3/@ l’applicazione
che ad Q associa .~ o~. È
ovvioche
l’applicazione X
è iniettiva esurgettiva.
Questa applicazione X
cipermette
di introdurre una metrica in X in modo dapoter
dimostrare che è di Icategoria
il sottoinsieme di X costituitodagli Q,
tali che lospettro dell’operatore
diLaplace - AD
relativo ad Qcon dati di Dirichlet
nulli,
non ha autovalori tuttisemplici.
Allora convieneosservare che
LEMMA 7. Lo scarto ~ in
9~3/g
è una metrica. La
topologia
indotta da ó coincide con latopologia quoziente
di
spazio
metricocompleto.
Dimostriamo la
completezza,
il resto è banale.Dobbiamo dimostrare che se
(Fn
o è diCauchy
in73/g
alloraconverge Basta dimostrare che esiste una sottosucces- sione di
IF,,
o che converge. Dato che(Fn
o diCauchy,
esi-ste una sua sottosuccessione
(F,
o tale cheVediamo ora che esiste una successione in
:13
tale cheii
)
dHy Hy
+x) 1
ii)
d(H,, , 1/2 .
Procediamo per induzione. Per la definizione d ó dato che b
(F1
oG,
esistono
HEF, o g e H2 E F2 o (j
tali °2
G
2 1 i Q 2 ‘2 Dato
H+
EF,,
oG,
vediamo che esiste con leproprietà
richieste. Poi- ché òFv
o(j, ~)
> esistonoG
> eG 2 in g
tali che d(F..
oG~ ,
o
G2) 1 .
SiaG
tale cheF,
oGi =Hv
oG
allora assumiamo+ 2
2+ 3 1 3
Hy+1= o G2 o G31,
infattiÉ
facile vedere che diCauchy
Infatti peri j
Essendo
1F3 completo,
si ha che converge in~3.
Poichél’applicazione
canonica n :
J3
--~93/g
è continua si ha che anche =jp~ o ~
conver-ge
A
questo punto
conviene considerare nellospazio X
la metrica d in-dotta dalla
bigezione X
di X inF3/G. Quindi
per mezzo di
questa
metricad,
che chiameremo « di Courant » X è divenutouno
spazio
metricocompleto.
TEOREMA 4. Nello
spazio
metricocompleto
X con la « metrica di Cou- rant »c5,
è di Icategoria
il -sottoinsieme costituitodagli aperti
limitatiQ,
taliche lo
spettro dell’operatore
diLaplace - d,~
relativo ad Q con dati diDirichlet nulli non ha autovalori tutti
semplici.
Indichiamo con
An
il sottoinsieme di X cos definitoAn
={il
E X: -d
ha
semplici
iprimi
nautovalori).
Indichiamo con A l’insiemedegli
Q E Xtali che -
4p
ha autovalori tuttisemplici.
È
banale cheSe dimostriamo che
gli An
sono sottoinsiemiaperti
e densi inX,
alloraC An
sono sottoinsiemi chiusi eprivi
dipunti
interni dellospazio
metricocompleto X
e,quindi C
A è di 1categoria.
Dimostriamo che
An
èaperto. Sia í E
Per un noto risultato di Courant
(2)
si ha che esiste e>
0 tale cheogni Q, immagine
diS~
medianteun’applicazione I+
y di in sé conil y
e, ha ancorasemplici
iprimi n
autovalori. PoniamoDalla definizione
di d,
dalleproprietà
di gruppo metricodi 73
e dal lem-ma
3,
si ha che esiste r tale cheogni Q
di Br)
èimmagine
di S~ me-diante
un’applicazione
I+
ycon IL tp lici C
.Dimostriamo che
An
è denso in X.N N N
Sia D
EX,
consideriamo B(f2, r)
dobbiamo dimostrare che in Br)
c’è almeno un elemento ~2 di
An.
Da un risultato del mioprecedente
lavo-ro
(3)
si ha che perogni e >
0 esisteil, immagine di Q
medianteun’appli-
cazione di
1Rm
in sé tale che S~ ha tuttigli
autova-lori
semplici. È
chiaro che se 8 1 sipuò
facilmentescegliere
I-~-
1jJ in modo che stiain ~ ~ .
Aquesto punto
dalla definizione did,
e dalle pro-prietà
di gruppo metrico di93
segue che esiste e tale che il nostro Qappartenga
ad B(Q, r).
Pisa, Università.
t2)
[2]
pag. 423.(3)
[1]
Teorema C.BIBLIOGRAFIA
[1]
MICHELETTI A. M. « Perturbazione dello spettro dell’operatore di Laplace, in relazione aduna variazione del campo ». Ann. Sc. Norm. Sup. Pisa, 1972. Vol. XXVI, Fase. I.
[2]
COURANT R., HILBERT D. « Methods of Mathematical Physics » vol. I Interscience NewYork, 1953.