A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
L UIGI S OBRERO
Un metodo di approssimazioni successive per la risoluzione del problema di Dirichlet
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 3
esérie, tome 3, n
o1-4 (1950), p. 67-93
<
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PER LA RISOLUZIONE DEL PROBLEMA
DI DIRICHLET
di LUIGI SOBRERO
’
l. DEL METODO. - Il
problema
di DlRICHLET e cioè la ricerca diquella
funzionef(x, y)
nell’intelno di una data re-del I
piano
ed assume, sul contorno L della
regione,
valoriprestahiliti,
costituisce unodei temi
più
classici esuggestivi
dell’Analisi matematica.Numerosi sono i metodi i
proposti
per la suarisoluzione ;
ma non tuttiprestano agevolmente
a determinazioni numeriche. Inquesta
Memoria di-remo di i un metodo da noi
ai>j>lic>ito
in diverse occasioni(e, più
pre- nello studio di alcuniproblemi
difotoelasticità)
ci ha fornito risultati numericipienamente
soddisfacenti.Ci
serviremo,
per ottenere laincognita
di unprocedi-
mento di
approssimazioni successive ;
i e cioè costruiremo una successione difunziona f1 (x, y) .f2 (X y) ? ’ ’ ’ 1./;í (2’ , y) - ... ,
laquale
colscere dell’indice a la richiesta
La
prima approssimazione, f1 (.r y) .
èlargamente
arbitraria. Si richiede solo che essaabbia,
in tutto il campo R di stiadefinizione,
derivateprime limitate,
e che assuma, sul contorno1J,
i valoriprescritti
per la funzione./’(-~ ? ~) .
Da
questa prima approssimazione
si passa ad unaseconda,, f2 (x, y) ,
coi metodo
seguente.
Fatto centro ingenerico punto I-’ (x ,
deliaregione R,
si costruisca la
maggior
circonferenza interna ad e si formi la media aritmetica dei valori che la assume suquella
circonferenza C’.Spostando
a differenteposizione
ilpunto P, varieranno,
ingenerale,
siala circonferenza (} come il valore di
quella
media aritmetica. Laquale
mediapotrà, dunque, riguardarsi
come funzione dellecoordinate, x
ed y, delpunto
.1). Tale funzione, che diremo
. f 2 -(x, y),
costituisce a nostra secondasimazione.
L,loperazione
collaquale
siamopassati
dalla funzionef1(x) y)
alla funzione
f2 (x , y)
nelseguito, ripetuta
e citatapi t
volte. Perbrevità la
designeremo
col nome dioperazione
di 7raecii«.Con
l’operazione
di mediapossiamo
passare, dalla secondaapprossima-
zione
f2 (x, y),
ad unaterza, f* 3 (x, y) ; questa
ad unaquarta,
e cos viadi
seguito.
Dimostreremoclle,
ul cresceredell’indice n, l’approssimazione f~~ (x ~ y) tende,
inogni punto
dih’ ?
alla richiesta funzioney) .
Ad evitare malintesi circa la
portata
delprocedimento, vogliamo espli-
citamente avvertire che esso non mira a dare una dimostrazione dell’esi- stenza della funzione
f (x, y).
In altri termini noisupponiamo già
di sapere che ilproblema
di DIRICHLET amlllette unasoluzione. ,f’(x ? y
i e solo ciproponiamo
di costruire e deterninarequesta
soluzione conprocedimento
numerico.Per dimostrare la convergenza del
procedimento
diapprossimazioni
isuccessive ci serviremo di varie
ipotesi.
Laprima
di esseriguarda
il con-torno
Detto e
un conveniente numeropositivo (non nullo)
noi suppol’-remo
che,
perogni punto
del contornoL,
si possa condurre una circon-ferenza,
diraggio p, tangente
ad L e situatacompletamente
all’esterno dellaregione
R.Questa potesi
inparticolare,
clle il contorno 1, siaprivo
dipunti angolosi
e inogni
suopiiiito, raggio
di cur-vatura
maggiore
Una seconda
ipotesi riguarda
i valoriprescritti,
per la funzionej’(x , y),
sulla curva L. Noi supporremo tali valori non soltanto
continua
ma anchederivabili
lungo
l’arco (licontorno ;
e la loro derivata sisupporrà
limitatain valore assoluto.
IÈ probabile
che il metodo (liapprossimazioni
successive oraesposto
con.verga anche sotto
ipotesi
meno restl’ittive diquelle
che abbiamoindicate ;
ma
qui
non crediamoopportuno
dicomplicare
le cose al solo une di unamaggiore generalità.
"
Il metodo del
quale
ci stiamooccupando
non è nuovo ; esso è stato indicato da H. LFBESGUE in una brevissinia. Notapubblicata
fill dal 1912(1);
ed è stato
ripreso, recentemente,
da C~.(2).
Ci sembra tuttavia che nè I’ullo nè 1’altro Autore abbianoposto
in luce unaproprietà,
assai no-tevole,
diquel procedimento :
1’estremarapidità
della, sua convergenza. Re-quisito
-questo -
ovviamente essenziale perel i iniri
alleapplicazioni
numeriche.
,
(1) H.
LEBESGUR, Sur le probleme de Dil’ichlet; Comptes Rendus, To 154(1912),
pago 335.(2)
G. CIMATINO, Formole di maggiorazione cli per lefunzioni
ar- moniche, Rendiconti del Seniil ario Matematico della P. Università diPadova
1932.Mossi, dunque
dall’intento dicompletare
da ull talpunto
di vista ledimostrazioni di LEBESGUE e, di
CIMMINO
abbiam nnito perriprendere l’argomento
totalmente ex-uovo; ed abbianiopotuto
stabilire che nesima funzioneapprossimatrice, fn (x , y),
differisce dalla richiestay),
in
ogni punto
del y per unaquantità,
E(x , y),
nonsuperiore (in
valore
assoluto)
ad(a
e bdesignando
convenienti costanti 8, 9 di cui è affettaapprossimazione
convergedunque rapidamente
verso zero al diver- gere di u.L’aigonieiito
diquesta
Memoria è statooggetto
di una breve nostra comunicazione tenuta alCongresso
di Inusbruck delianell’Agosto
1949.2. OSSERVAZIONI C1ROA LA PORTATA D14L - Prima di accin-
dimostrare
la convergenza del nostro metodo diapprossimazioni
suc-cessive,
desideriamo far cenno di unaimportante categoria
diproblemi
incui i detto metodo si manifesta
particolarmente
efficace.In molti dei
problemi
di che pongono le ricerchetecniche,
i dati al contorno
prescritti
per la non sono conosciuti conmatematica
esattezza,
ma solo COD un certogrado
diapprossimazione, Nei problemi
che vengon fuori dalle ricerche difotoelasticità,
peresempio,
siconoscono i
punti,
delcontorno,
dove la funzionef (x , y)
assume valori in-tieri,
o,meglio,
valorimultipli
intieri (li unaassegnata
costantek ;
ma siignora
Pandamento della funzionenegli
archetti di contornocompresi
fradue5 successivi,
diquei punti.
Apriori potendosi
unicamente asserireche,
in ciascum archetto. l’oscillazione della funzione è inferiore alla suddetta co-
stante k. Essa costante ci dà la misura del
grado
diapprossimazione
colquale
si per ilproblema
i~~ i dati al contorno della fun- zione/’(~ ~ y) .
In
questo
easo, comenegli altri, consimile
neiquali
i dati al contornosono il risultato di misure
sperimentala
è ovviamente iiiutile cercare di de- terminare la nell’interi o del campoR,
conprecisione
su-periore
aquella
con cui sono conosciuti i valori al contorno. Alla ricerca della sipresenta, allora, particolarmente
idoneo il metodoproposto
nel capoversoprecedente ;
t.ii>i delleprime approssimazioni (in
la terza o laquarta,
neiproblemi
(1ifotoelasticità)
ègià
suft -cieiite per indicare l’andamento della funzione
incognita
con tuttal’appros-
simazione il i
problema
richiede. Il metodoverrày preferibilmente, appli-
per via
grafica,
nel modo chequi
appresso indicheremo.La funzione di
prima (x y),
sirapp esenterà
mediantele sue linee di
livello ;
e cioè media te le curve sullequali
essarispettiva-
mente assume i valori
(q t)te) ... 1 2 k 1 - k, 0,2.... Queste
lineedi livello entro il andamento
largamente arbitrario ;
essedovranno soddisfare all’unica sostanziale condizione di
tagliare
il contorno Lproprio
inquei punti, noti,
dove sonrispettivamente prescritti,
per la fun-zione,
ivalori..., - 2 k
-k, o A’, 2
.... Le linee di livelloprescelte
definiscono l’andamento della funzione
fl (x, y)
soloimperfettamente ;
e, tut-tavia,
con ungrado
diprecisione
non minore diquello
con cui è conosciuto l’andamento dei valori al contorno.Per determinare la seconda
approssimazione, f2 (x y),
segneremo anzi- tutto sull’area R un certo numero dipunti,
.... con in}’1’
tracceremo ilmassimo
cerchio interno adR ;
divideremoquesto
cerchioin alcune
(per
es.10) parti eguali
mediante altrettantipunti
di suddivi-sione ; e,
in ciascuno di talipunti, leggeremo
sulgrafico
il valore di./1 (x, y).
Se il
punto
dove si faquesta
lettura cadeproprio
sopra una linea di li-vello,
il valore dif1 (x, y)
è fornito dallaquota
della linea. In caso contra- rio il valore dif, (,f , y)
si otterrà perinterpolazione.
Infine si dotermineià la media aritmetica dei 1> valori di.~i
cosottenuti ;
e sisegnerà
talemedia a fianco del
punto /)1.
Essa, il valoreche,
in1)1 .
as-sume la
procederemo
coni punti 1)2’ 1)’J’ ....
L’operazione
sisemplitica
se si ha cura di preparare unfoglio
l’ente sul
quale
sian(liseg iati
vari di diametrodifferente.
divisi ciascuno in un certo numero di
parti eguali
mediante altrettanti pun- ti di suddivisione. Nel comune centro dei sipratica,
sulfoglio
tra-sparente,
un minuscolo foro.Portiamo il
foglio trasparente
sul in cui songià disegnate
lelinee di livello (li
(x , ~) ~
edisponiamolo
in modo che uno dei cerchi ri- sultitangente
al contorno L(ed
interno ad7/) .
Introdotta nel forellino delfoglio -trasparente
lapunta
di unamatita,
segnamo sulgrafico
laposizione, _I) 1
7 del centro del cerchio. Infineleggiamo
i valori che assume la funzioney (x, y)
incorrispondenza
ai varipunti
di i suddivisione delcerchio ;
miamoci la media di
questi valore
esegnamela
sulgrafico,
accanto alpunto ltipeteremo l’operazione
un certo numero divolte,
via viaspostando
ilfoglio trasparente
a differentiposizioni
e utilizzando cerchi di diametro differente.Abbiamo cos determinati i valori che la funzione
f2 (.r ~ y)
assume inalcuni
punti, P , I> 2
1 ... , dellaregione
R. Sequesti punti
sono abbastanzanumerosi,
l’andamento della.f2 (x, y)
risulterà determinato conapprossima-
zione
sufficiente.
Sipotranno cos ,
perinterpolazione,
individuare ipunti
dove la
fg
assume valori che sianomultipli
intieri della costante k e trac-dare le linee (li livello
di f2(x,y) , Analogamente procederemo
per ottenere leapprossimazioni
ulteriori.Quando
constateremoche,
nelpassaggio
daun’approssimazione
allasuccessiva,
le linee di livello non subiscono varia- zioneapprezzabile, potrelno
arrestare ilprocedimento.
É quasi
inutile avvertire che un eventuale errore, anchegrossolano,
commesso nel tracciamento delle linee di livello di una
qualche approssima-
zione non inficia la convergenza delle
approssimazioni
ulteriori(ma,
alpiù,
la
rallenta).
Nellapratica applicazione
del metodo conviene farseguire,
adun
primo
gruppo diapprossimazioni grossolane,
di carattereorientativo,
unsecondo gruppo di
approssimazioni più accurate ;
facendocrescere,
di volta involta,
il numero deipunti,
delFareaR,
cui siapplica l’operazione
di media.Abbiamo
sperimentallnente
constatatoche,
se l’area R non ètroppo
ir-regolare,
e laprima approssimazione, f1
è scelta con andamentoragione- vole,
la terza c) laquarta approssimazione
songià
sufficienti per determi-nare la funzione
incognita f(x,y)
conprecisione
non inferiore aquella
concui son conosciuti i valori al contorno. Il nostro
problema
non chiede dipiù.
3. CONSIDFRAZIONI INTUITIVE PRELIMINARI. - La convergenza del metodo di
approssimazioni
successive indicato nel capoverso 1 appare pro- babilegià
da alcune considerazioni intuitiveclle,
perquanto vaghe
ed im-precise, contengono
in sèquel
filo conduttore che ci serviràpoi
diguida
, per la dimostrazione
rigorosa.
Confrontiamo la funzione di
prima approssimazione, f, (x, y),
con lafunzione armonica
f(x,y).
Per il modo stesso come sondefinite, queste
fun-zioni
risultano,
Slll contorno dell’areaR, egaali
fra loro. Per motivi di con-tinuità esse risulteranno
pertanto
moltoprossime
Funa all’altra anche neipunti,
del campoR ,
immediatamente adiacenti al contorno. In altri ter- iiiini il divario tra la funzioneapprossimatrice f1 (x, y) e
la funzione armo-è certamente
piccolo
nella « zonamarginale
» dell’areaR ,
pre-sumibilmente
maggiore
nella « zona centrale ».Esaminiamo la funzione di seconda
approssimazione, .l’2 (x , y) .
Il valoreche
questa
assume in un punto 1’ dell’area Rè,
perdefinizione,
la mediaaritmetica dei valori assunti
(x, y)
neipunti
della circonferenzaC ,
dicentro
1’,
inscritta nel contorno L. Anche se ilpunto
P è situato nellazona interna dell’area
R,
la circonferenza C corre, alineno in buonaparte,
nella zona
marginale
dell’al’ea. Pertanto i valori neipunti
della circon-ferenza,
assume lafunzione f1,
differisconopresumibiliente
di poco daquelli che,
nei inedesimipunti,
assume la funzionef .
La iiiedia aritmetica deiprimi valori,
H suavolta,
différirà di poco dalla media aritmetica dei secondi.laa
prima
delle due medieè,
per de,nizione,
il valore nelpunto
P. La secondamedia,
in virtù di unaproprietà
ben nota delle fun-zioni armoniche si identinca con il valore assunto da
f(x , y)
nelpunto
1>.Concludiamo clle la
funzione f2
e la funzione inP
all’incirca di tantoquanto
dinerivano fraloro,
nella zonamarginale
dell’areaR,
7 le funzioni In altri termini conPoperazione
di media noi abbiamocostruita una
funzione f2 (x, y)
laquale possiede,
nella zona centraledi -R,
tmedesima buona
approssimazione
chegiu possiedeva
la funzionej’l (x
nella zona
marginale
(iell’area.I/operazione
(li media ha cioè trasformato lagrossolana
simazione
f1 1 (x ,
y) in unaapprossimazione migliore.
lterando ilprocedimento
è da sperare
che,
allimite,
si pervengaproprio
ad ottenere la richiestafunzione armonica
,t’ (x , y) .
4. IPOTESI - Proveremo la
convergenza
della suc-cessione di funzioni
;’1 , f2
... ... verso Í1L funzione armonica/
in llllcaso
particolare ;
e cioènell’ipotesi
che i valoriprescritti,
sul contornoL,
per la funzione armonica
f,
siano tuttieguali
a zero(e quindi
la funzionef’ risulta
essastessa,
identicamentenul!a). Dimostreremo,
in altritermini,
il teorema
seguente :
t’i (x , y) ,fieuziotio dotata,
in li e1 contorno di
lt ;
,~2 (x , y) ~
... ~1°,, (x , y) , ...
le cheda
t’1 (x, y)
si cou iteratn di Lll11 Icc
funzione fu (x , y)
tende (t zer’o identicamente(e
cioè inUg)tL punto
cLell’ccneaR).
L’ipotesi
che i dati al contorno sian nulli è soloapparentemente,
manon
sostanzialmente,
restrittiva.Infatti,
dal teorema enunciatodianzi,
è faciletrarre la convergenza delle funzioni
f:, ~ ... ,
... verso la funzione armonicaf
anche nel cxso di dati al contorno non nulli.Consideriamo,
in-vero, le différellze
fi - f , ,/2 -f .... ,,t;, -- y’, ....
Si constata subito che tali differenze son nulle sul contorno di ~1’ e siottengono,
ognuna dallaprecedente,
eonl’operazione
di media. Ad essepossiamo dunque applicare
il teorema enunciato
più sopra ;
e concludiamo che il terminegenerico /’2013/’
tende a zero aldivergere
di il che prova,appunto,
che la fuii.zione
tende,
alliniite,
verso la funzione/’ .
,Senza ledere la
generalità
della trattazionepossiamo
supporre che la funzione non soltanto siaeguale
a zero sul contornodi R,
ma risultisempre
positiva (o
semprenegativa)
in tutti ipunti
diquest’area.
In altrei>artlle,
appena siaprovata
la convergenza della successionet’1’ ~., ,
... ,f",
...nell’ipotesi
che ilprimo
termine(e quindi
isuccessivi)
abbiano segnoposi-
tivo in tutti i
punti
diR,
è facilmente dimostrabile la convergenza diquella
successione anche 111 assenza di una
particolare ipotesi
circa il segno (11Supponiamo, infatti che li
sia unafunzione, nulla
sul contorno diR,
ma non di segno uniforme nei
punti
diqiiest’area ;
e diciaimo yj il valore assoluto dif1 .
Sussistonoevidentemente, per ogni punto
di y le dise-guaglianze :
Applichiamo
alle.1, e
gil’operazione
eli media. Otterremo duenuove funzioni che diremo e Dalle
diseguagliaze precedenti
diatamente seguono, per tali nuove funzioni
./2
e g2, lediseguaglianze analoghe :
e,
più generale.
I termini della
successione li ./~ ~
...~/~
... sonodunque compresi
frai termini i
analoghi
di due altresuccessioni.
- 91’ -92’...,
1 e g2 ? ’ ’ ’ ? g11 ? ’ - ’ ? lequali,
essendo formate cou termini di segnouniforme,
tendono ambedue verso zero. Pertanto anche
f,,
tenderà verso zero al di- vergere dell’ ndice n.Ci
cos ,
ridotti a dover dimostrare la convergenza di«f, ~f2
... ,~/;,,...
sotto le
segueiiti ipotesi :
che(e quindi
anchef2...fn/...)
siannulle sul contorno di e che esse abbiano segno
positivo
in tutti ipunti
di
quest’area.
5. IN’ritoDuzioNE 1)1 IJNA SUCCESSIONE MAGGIORANTE. 2013 Il
procedi.
mento che
seguiremo
per provare la convergenza dif1 f2 ’ ’ ’ ?.A?
...è,
per sommi capi il
segnente.
(li fabbricheremo una seconda successione difunzioni, F1,
... , 9 ... , tutte nulle al contorno diR,
ypositive
neipunti
interni diquest’area, e
tali che : laprima
di esse,Fl , maggiori
afunzione data
f1;
la secondamaggiori q nella
che siottirne,
dallaprima,
per
operazione
di media : -. la terzamaggiori quella
che siottiene,
per ope-razione di dalla
seconda;
e cosi via diseguito.
Si constata subito che l’ nesimafunzione, Se, pertanto,
riusciremo a provare che tende a zero aldivergere
di n, resterà evidentemente dimostrata anche laconvergenza
a zero della funzionef,,.
La sostituzione delle funzioni
primitive li, f2
1 ...fn
... conqueste
°
nuove
funzioni, maggioranti, F1
.... èsuggerita
da una esi-genza di carattere Le funzioni
primitive
possono avere un anda- mentocomplicatissimo,
e mal si a e varie trasformazioni cui do1>- biamosottoporle quando vogliamo
unagenerica
di esse dalla pre- cedente. Le funzionimaggiorante invece,
possono venir scelte con andamentomolto
Semplice;
cos da evitare Finconveniente ora indicato.Vedretno,
iielprossimo
iltipo
di funzionimaggioranti
sullequali
intendiamofissare la nostra attenzione.
6. SUL TIPO DELLE FUNZIONI MAGGIORANTI PRESCELTE. 2013
una
funzione,
della variabile realepositiva
definita al nloodoseguente.
Per tutti i valori
compresi
fra lo zero ed una certa costantepositiva
R, la ~ è
legata
dalla relazione diproporzionalità
nella
quale k designa
iiiiparametro positivo.
valorisuperiori
ndG Funzione Il assume un valore costante
positivo,
7)Z ;Si
esig’e, inoltre,
che la funzione 11(it)
sia coutinua in tutto il campo di sua definizione. Per il che basta che siaLa funzione rimane determinata appena si
assegnino
per
esempio
iprimi
parametro.
s ,potendosi
ove occorra, dallaprecedente
relazione.Volendo mettere in oltrechè la variabile
indipendente 1l
anche iparametri
k ed »1 da cui la funzione IIdipende,
useremo la notazioneSi noti che la funzione
i k , )
soddisfa in tutto il campo di suadefinizione (e cioè per tutti i valori
positivi
d~u)
alle ovviedisegnaglianze
Si noti che una
qualunque
funzione cp(u),
definita per tuttii valori
positivi
di u , laquale
simultaneamente verifichi alle,diseguagliauze
e k costanti
positive arbitrarie)
risultamaggiorata,
in tutto il campo di suadefinizione
dalla funzioneH (U ) 1n).
In altri termini le due dise-guaglianze soprascritte
possono riassumersi nella unica relazioneinfatti la
disegualianza (1)
èpiù stringente
della(2)
per tutti i valori di u compresi fra zero edm/k;
mentre 1a(2)
èpiù stringente della (1)
peri valori di ii
superiori ad m/k
. La(1)
e la(2)
ci diconodunque
che :le
quali diseguaglianze,
insiemecoiisideiate, appunto equivalgono
alla(3).
Ciò premesso indichiamo con
1) (x , y)
unpunto generico
dell’areaR,
t> diciamo u la minor distanza di I> dal contorno L dell’al’ea.
Questa
lun-ghezza
u si identifica con ilraggio
delcerchio,
di centroI’,
inscritto nel contornoli,
5 e nel brevemente chiamata «distanza >
di P dal contorno L . Essa risulta definita 111 modo univoco appena siano asse-gnate
le coordinate x, y dalpunto
epuò dunque riguardarsi
come unafunzione delle coordilmte x ed y.
Quando
siriguardi u
come funzione di x ed y, le funzioniI k , 9 *li)
mutano in funzioni di x e
di y.
Si tratta di funzioni moltoparticolari
e di andamento estremamente
semplice.
Per avere ul’idea di tale
andamento, immaginiamo
divisa iiidue zone ;
marginale,
costituita daipunti
che distano (lal contorno per meno di ~;centrale,
costituita daipunti
la cui distanza dal con- torno èsuperiore
Nellaprima
(11queste
zione la H1n)
è pro-porzionale
alla distanza u delgenerico punto
.r, y dal contorno L . Essa èdunque eguale
a zero neipunti
diL,
eraggiunge,
sulla linea di continue tra la zonamarginale
equella centrale,
il suo valore massimo 1)1. In tuttii
punti
della zona eentrale la funzioneH (u A- ~
assume il valore costante 9?t.Le funzioni
maggioranti h’1,
5h’2 .... , F,t ,
... dellequali
dicevamo nelprecedente
capoverso verranno scelte flaque e
deltipo
e sa-ranno.
ciascuna,
caratterizzata da una diversacoppia
(li iparametri 1,- )l
Diremo
l~1
ed iparametri
relativi allaprima
funzioneF1;
3k2
ed U2quelli
relativi alla seconda funzionemaggiorante, F2 ; e, più
ingenerale, kll
ed mnquelli
relativi alla nesima funzionemaggioraute, Fn
Sitratta, ora,
discegliere questi
varigruppi
diparametri
in modo che le fuu-zioni
F2 ... FN
... soddisfacciano allediseguaglianze
che per esse richiede il nostroproblema.
Notiamo,
perinciso,
d’averintrodotta,
nei nostriragionamenti,
yproprio
quella
tal zonamarginale >>
dell’areaR,
dellaquale
avevamoprevista
rim-portanza
attraverso le considerazioni intuitive del capoverso 3 .7. DETEKM1NAZIONE DELLA PRIMA FUNZIONI
funzione
maggiorante F1
èsoggetta
alle condizioniseguenti :
di annullarsisul contorno e di nei
punti
interniad R ,
la fun-zione di
prima
Quando
~i assuma, perF1,
una funzione deltipo
Il y laprima
di
queste
condizioni risulta senz’altro soddisfatta. Rimarràdunque
da sod-disfare alla
seconda ;
e cioè si dovrà provareche,
mediante conveniente sceltaparametri %C1
edi ,
9 sipuò
far in modo che sia:11 tale scopo ricorderemo che la funzione
t1 (x, y) è,
peripotesi,
e
quindi inferiore,
inogni punto
del campoH
5 ad una certa costante po- sitiva e finita m.Avienio,
cioè :Pt4r 1;1 funzione
1’1 (x, y)
è inoltre derivabile e dotata di derivateprime
limitate in valore assoluto. Valquanto
dire che la derivata dif1 (x’, il),
presa iu una
qualunque direzione,
è inferiore(in
valoreassoluto)
ad una certa costante
positiva
e finita li’, Diqui
xi trae che la differenza dei valori assunti dalla funzione;’1 (ax ; y) agli
estremi di unsegmento P Q
tracciato nel
è,
111 valoreassoluto,
inferiore alprodotto
della co.staute k per la
lunghezza, PQ,
diquel segmento.
In simboli :Se,
in il iappartiene
al contorno L(dove
lazione,
nulla)
la relazioneprecedente
livieue :u,
anche,
avendoprefseiite
che,I’i
èpositiva
in tutto il’di
sua dcfiuiziuue:Ferma restando la
pusizione
diP
noipotremo
sul cou-torno
L ~
5 inquella posizione
che rende minima la distanzaP Q.
Tale di-stanza si
identifica, allora,
conquella
che abbiamo chiamata la distanza di I> dai contorno ed abbiamo indicata con la lettera u . Pertanto.limitazioni:
1cui abbiamo dimoshato soddisfare la funzione
.(1 (,1’, y)
possonoriassumersi.
pur
quanto
osservato nel capoversoprecedente,
nella unica 1-elazinnr :pur di
scegliere
iparametri le~
e(1rispettivainente egua1i (o superiori)
a~’ pd ~12.
Rimane
pertanto provato
che la funzione4f1 (x, y) può maggiorarsi,
intutto il campo (li sua
definizione
con ia Funzione8. DETKRMINAZIONK DELLA FUNZIONE Noi
applicheremo
ora allaprima
funzionemaggiorante,,
5l’operatzione
di me-(Illl ? poi maggioreremo
lafunzione Cf:2
111 tal modo ottenuta con una funzionetipo H (u 111,2). Questa
funzione costituirà la nostra seconda Diciamo y come alsolito,
unpunto generico
Con centroin Il codduciamo la
maggior circonferenza e,
contenta inR,
e diciamoneQ il punto
di eontatto con il con-torno L .
Relativamente al contorno L noi i abbiamo
fatta,
a suoluogo,
unaipo-
tesi restrittiva :
che,
fissato convenien-temente un
parametro
9positivo
e nonnullo,
si possa condurre perogni punto
di L unacirconferenza,
diraggio e, tangente
al contorno L ecoinpleta-
mente esterna all’area R . con-
duciano per il
punto Q
una circunf’e-renza, L’, cosiffatta,
e indiehhimone il centro con R.Rappresentiamo
inoltre : con r ilraggio
del cerchioC ;
con 8 un gene.rico
punto
diquesto cerchio ;
con 1t le distanze di 8 dalla ciirva L-
e,
rispettivamente,
dal cerchioL’ ;
con 9l’angolo QP8.
Yaria do laposti-
zione di /S
lungo
il cerchioC, varieranno,
ingenere,
anche le edií’.,
lequa!i potranno dunque riguardarsi
come funzioni (11 O.Elementari considerazioni
geometriche
provano che risulta sempre(e
cioè
quale
che sia laposizione
delpunto
8 sulla circonferenzaC) :
tSi
dicano, infatti
11 e T ipiedi
delleperpendico ari
sul contorno L e,
rispettivamente,
sul cerchio Poieliè 1/ all’esternoR,
ed A5 èpunto
interno a ilsegmento tagliato
dai contornodell’area,
111 un certopunto
che diremo U.Pertanto :
essendo minima distanza di Il
avremo pure:
Dalle due
diseguaglianze
scritteVeniamo,
ciò a considerare Íllfunzione.
q2, che si ottiene da/1B
conFoperazione
di media.Questa funzione ({J-¿
assume, 111P,
un va-lore pari
alla media aritmetica dei valori che la funzion e]1B
assume neipunti
del cerchio C’.presente
cheF1 = R (1l ,
iK’1 ,m1
otterremopertaj to :
Poichè H
(u I 71t1)
è funzione non (li noipotremo maggiorare
il secondo membro della relazione precedenteponendo,
inluogo
111
grandezza ?l’ j
ed avremo :ovvero
Non è
dii’ticilecalcolare, o,
permeglio dire, maggiorare
couveniente- meatel’integralc a
secondo membro. Ilprocedimento
che oraindicherenlo.
anche se lievemente
artificioso,
ciporterà
direttamente al risultato voluto.Designato
con60
un valore di 0 scelto ad arbitrio nell’intervallo 0 ]1,spezziamo l’integrale a
secondo membro nella somma di dueanaloghi
inte-grali ;
1’uno estesoall’intervallo
0 1-00 ,
l’altro esteso all’intervallo00
Otterremo :
Nel
primo
dei dueintegrali soprascritti maggioriamo
ln funzione inte-granda Il (u’ ~ k, ,
sostituendo a coli ilpiodotto (cfr.
capoverso6) ;
nel secondo
maggioriamo H ( i’ ki
con il costaliteAvrenio :
ovvero
parte ~~~.
o ricavando dai
triangolo
7~ ~ I’ col teorema aiSi constata subito che la radice a secondo membro à sempre minore (ll
(come immediatamente
si prova confrontando il radicando colquadrato
del-respressione
Pertanto la distanza u è danella
diseguaglianaza
cui i soddisfa q(P ),
sostituiamo. ililuogo
il valore ricaviamo :
ed, eseguendo l’integrazione
secondomembro.
Da
questa diseguaglianza,
che sussiste che sia il valore (li00,
se ne possono trarre
altre, più particolari, assegnando
a0,
valori determi-lltlti
J e5 diqueste diseguaglianze particolarie
due sono essenziali per le 110- stie successive considerazioni.Inanto, se
Ri pone si hil :Questa diseguaglianza
sussistequale sia,
nell’areaR,
laposizione
tiel
punto
I’. Tuttavia a noi interessaprenderla
in esame solo per ipunti
p
appartengono
aquella
zonamarginale, dell’area R,
lll cui(81 designando
ilrapporto
Per ipunti
h diquesta
zonamarginale’
potren o
raffrzare ladiseguaglianza sostituendo,
inluogo dela
j’ chetra
parentesi
;i, secondomembro,
11Lmaggior quantità
B1;:1
ru,
ÌLLprima
delle duediseguagliauze particolari
di cui dicevamo nellerighe precedenti. Ricordando
cheE1 = 7ta ’1 potremo
anche scriver anella Ìniiiia :
La
seconda disegunglianza
si otterrà osservando elie(io
tutto l’iuter- O00 71)
sussiste la relazione :si
può
rafforzare la(4) scrivendo :
la
quale
deve sussistere perogni
valore di00 ,
e, inpartieolure,
per quei valore che T1$ rende minimo il secondo membro. valore di°0
è dato(lal1a relazione :
e. per
questo particolare
valore00,
adiseguaglianza precedente
diviene :Rufforzeremo ulteiormente
questa diseguaglianza. ponendo
iuluogo
flir, assume llf’t
punti
idove per
semplicita
Lp due
diseguaglianze
1sono basilari i1
seguito
dei nostroragionamento.
Si noti che a limita-zione
’
allaprima esse,
flua.
ID, infatti,
per i valori di i che non soddisfano n dettalimitazione
l;lprma
delle(5)
è senz’altro soddisfatta 111 virtù dellaPotremo
dunque ogni
valore dir) :
è. Scuola Norm, Sup, Pisa.
Ci sia
consentita
inqueste disegnaglianze,
un’nltima trasformazione di carattere formale. Noi abbiamodesignata
con ~’ la distanza delpunto
1> dal contornoIndicando,
ora,questa
distanza con la solita notazione dellaquale già
ci siamo serviti neiprecedenti capoversi,
scriveremo :Se mtrcduciamo dne nuovi
parametri, k2
edm2,legati a k1
1 ed1n delle
relazioni
precpdenti
diventanoe possono
quanto
Ei1 riassumersi nellaLa funzione
i 1; , .,)
In richiesta secondagiorante F2.
Potremo cos riassumere i risultati di
questo
e deiprecedente
capoverso:La
(x , y),
T~’1
kt
L(ivolta clcr zr7zrr
funzione
k 2
er~ sono n~k~
er~ 1°1 dalle-
g. DETERMINAZIONE DELLE SUCCESSIVE FUNZIONI MAGGIORANTI. - La funzione
F3,
chemaggiora
la terza funzione si ot-I
da F2,
in modoanalogo
aquello
coneui,
da 1* abbiamo ottenutoF, .
Saràdunque, F3,
una funzione deltipo :
ii cui i saranno
legati a k2
e(11n2
dalle relazioniAnalogamente
rica veremo la funzionemaggiorante F4
e le altreLI
(n + 1)esima funzione maggiorante,
saràdunque
deltipo
i suoi
parametri, kn+1
i ed saranno itquelli, kn ed mn della preeedente
funzione dalle relazioni ricorrenti :’Noi
dimostreremo nelprossirno
capoversoche,
aldivergere
dell’indice i valori dilen
definiti daqueste
formule simantengono
(11 ilori (li tendono a zero. La
prilna
diqueste
conclusioni ci serve per pro-vare la
legittimità
diquelle operazioni
diintegiazione
che(per quanto
biam visto nel capoverso
precedente)
ci son necessarie per passare dae ci
assicura, pertanto,
lapossiblità
di far crescere illimitata- mente l’indice 11. La seconda conclusione ci provache,
aldivergere di n,
la funzione tende a zero. Con ciò risulterà dimostrata la convergenza dpl metodo di
approssimazioni
successive che formaoggetto
diquesta
Men1oria.10. LA CONVERGENZA NEL CASO DI CONTORNI CONVESSI. - La COl1ver-
g’enza delle verso zero e delle
k,,
ad un limite finito èparticolarmente
facile a
dimostrarsi
nel caso clie il contornoL
sia convesso. Inquesta ipo-
tpsi, dei tutto a
piacere
unparametro positivo e,
sipotrà
semprecondurre,
peiogni punto
di uncerchio,
ditangente
ail L etotalmente esterno all’area R. In altri termini il valore da assegnare al po-
rametro o
chefigura
nelleequazioni
ricorrenti(6) è,
nel caso di contorniconvessi,
tuttoarbitrario,
epuò scegliersi grande quanto
si vuole. Po nendo addirittura°
respressione
indicata nelprecedente
cupo verso 8 :si
semplifica
ioe le formule
(6)
si riducono alleseguenti :
La
prima
diqueste
relazioni sta il dire che lek,,
con indicesuperiore
ad 1 sono tutte
eguali a k1
1 La convergenza delleÌCy2
ad un lillitf finito edunque,
nel caso d contorni convessi assolutamente banale. Unevidente
è)
la verso il zero.Posto,
persemplicità
potremo
scriverel’equazione
ricorrente cui soddisfa 11ln nella forma: 1ovvero
nell’a,ltra, equivalente.
Se non è facile
integiare,
con funzionielementare questa equazione
alledifferenze
finite,
è tuttavia assai facle trovare unamaggiorazione,
del restoabbastanza
stringente,
per i valori di 1nn.(-,(Pii
(x) quella funzione,
della variable x, cheverifica,
nell’intervallo 1
l’equazione
differenzialeed assume.
1,
il valore 1n1.Integrando
perseparazione
di varia-bili si verifica subito che tale funzione ha
l’espressione
Ebbene :
possiamo
dimostrare che perogni
I î della Va- riabile x, sussiste ladisegnaglianza
proveremo anzitutto, che la
diseguaglianza precedente
sussiste pern =
2
s passeremopoi
a dimostrarla == 3 e,successivamente,
per unvalore n
qualunque.
Poniamo la
(8),
scritta per n =1,
nella forinaequivalente :
A fianco di
questa
consideriamo la relazione che si ottieneintegrando
nell’intervallo 1
1-1 2
ambo i membri della(9).
Ricordando che per x = 1 deve aversi(x)
otterremo :Poiche II
(x) è,
come ovviamente risulta dalla«,»,
funzione decrescente (lella variabile a., in tutto l’intervallod’integrazione 1-12
avremo :Se, pertanto,
inluogo
nella funzioneintegranda 31 (x),
noiponiamo,
nell’ultima relazione
scritta,
il valore,
il secondo membro diquella
relazione. diventapiù piccolo.
Diqui
ladisegtiagliai za :
che5
tenendopredente
la(10),
si scrive :Procediamo,
ora, al confronto di J1(3)
con ií3.Conviene,
aquesto ,3(.-ol)o,
introdurre una funzioneausiliare ;
e,più precisamente, quella
funzione 31(x)
che verifica
l’equazioiie (9)
edassume,
per x ---2,
il valore Si constata immediatamenteche,
perogni
valore di x, risulta :Difatti ,11
(x)
ed .lI(x)
sono,ambedue,
soluzionidell’equazione
ziale
(9) ;
laprima
di esseassume,
per x’= 2,
il valore ,11(2),
e lail minor valore Se si scriB’ono le
espressioni esplicite delle
duefunzione
tenendo conto (li
questi
loro iiiizialivalori,
sipnó
faciliiiente verificare che laprima supera
la seconda 111ogni punto
del suo campo llldefinizione.
Scrivendo la
(11)
per x’ =3,
otteniaidoD’altra scrivendo
(3)
nellasi veriàca subito che risulta
e
quindi
Da
questa
e dalla(12)
discendeprocederemo
al confronto di 111(4)
con e constateremoclm,
ingenerale,
sussiste laLliseg.iaglianza :
che,
tenutapresente l’espressione
di 111(x), può
scriversi :.Sustituendo,
perA,
suaespressione (7)
otterremo :dove si è
designato con e1
il irapporto (e
cioè lalarghezza
zonaQuesta
relazione dimostrache, ai divergere di Il,
ilparametro
l tendea zero con
rapidità
assai iivtevule.S;,
a titolo diesempio,
assumiamo per ilrapporto
ilragionevole
valore numerico1/2,
otteniamo(per
dumque,
dieciapprossimazioni perche
il divario fra la funzionee 1u funzione armonica richiesta al cti sotto di
1/4
dei valore iniziale.
realtà la convergenza, del
metodo
sisperimentalmente,
ancor
più rapida
diquanto
lasci credere la, relazione(13).
Ilclce,
delresto,
non
può sorprendere quando
si rifletta che la(13)
è stata ottenuta attra-verso una
lunga
dimaggiorazione
alcune dellequali
necessariamente assailarghe.
11. CONVERGENZA NEL CASO -- ora,
l’ipotesi semplificatrice
della conv.essità, del contornoL ,
eriprendiamo
cioèlo studio del sistema di
equazioni
ricorrentillE’lÌjll)(itl"i1a più
sia unparametro
L’integrazione di (queste equazioni
tutt’ altro chesemplice. E cionondimeno,
trovare perk" (come già
nel casoparticolare
esaminato nel
precedente capoverso)
convenientiespressioni
Intanto scriveremo la seconda
equazione
ricorrente nella formadove abbiam
e, relativamente alla
equazioni
deltipo (14),
dimostrerenmo ilseguente
emmapreliminare :
.Designate
eo t(n 1, 2 , 3 , ... )
ccntc costanti scelte colle soledi essere cos’tll )LtL
e di rttrcc
(o,
allfqsii lo’
i)il corr-1« [
1B 1 11 (I1 I y 2 I 3, ...)
cfiezione) analoga
alla(t4),
iL L
1,1 della succcesione essendo scelto pari ccl L valore
Ebbene : i y
i della n13 , ’... In
In termini
equivalenti : Se,
nella14)
sostituiamo i cocincienti,4,1
con altri coefficientipiù piecoli,
lasciando tuttavia invariato il terinine iniziale5 i successivi
termini.
1 i , , - risultanomaggiorati.
Per
provarlo
basta confrontare fraloro, ordinatamente,
ivalore
che verificano la
(14),
coivalori,
che verincano la(15).
Cominciamodal confronto di