R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
E NRICO M AGENES
Un criterio di esistenza di punti uniti in trasformazioni topologiche piane
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 18 (1949), p. 68-114
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IN TRASFORMAZIONI TOPOLOGICHE PIANE (* j
di ENRICO MAGKNES(a Pisa).
Accanto al classico risultato di BRO~rwER sul? esistenza di almeno un
punto
unito in una trasformazionetopologica
di unabicella
(insieme
omeomorfo ad uncerchio)
in sè(o
in una suaparte),
sono noti anche altri teoremi dipunti
uniti in trasforma-zioni
topologiche·
di unabicella, particolarmente
per opera di E.SpERNER,
B. v. KER*A-JART6 e G. SCORZA DRAGONI(1).
Non è statoinvece molto studianto il caso che l’insieme
piano
che si consideranon sia una bicella
(2).
Nel
presente
lavoro consideroappunto
insiemipiani la
cuifrontiera sia costituita da una curva chiusa continua anche non
semplice,
soddisfacente adopportune condizioni,
e dimostro unteorema di esistenza di
punti
uniti in una trasformazionetopo- logica
diquesto insieme.,
ilquale
siriduce,
nel casoparticolare
che la curva frontiera dell’insieme stesso sia
semplice,
ad unnoto teorema di G. SCORZA DRAGONI
(3).
(*) Pervenuta in Redazione il 24 settembre 1948.
(1) Per la bibliografia sull’ argomento rimando a G. ScORZA DHaoom : Criteri per di punti uniti in tras for~naxio~ii topologiefce del
cerchio e loro applir,a~ioni [Ann, di Mat. pura e appL., (4) - XXV - 1946
- pagg. 43-65].
(2) A parte i noti studi intorno al celebre « ultimo teorema » di Po~rc~R~,
si conoscono risultati ~li BROUWER, KIIRúKJ-kRTó e FFIGL sulle trasformazioni
topologiche in sè di domint it volte connessi la cui frontiera sia costituita da
~t + 1 curve chiuso semplici ; ved. B. v. gERÉKJ3RTÓ : TTorlesungen ilber To- pologie - Berlin, 1923 - pagg. 199-203; G. F’ixpunktsctcr;txe fi,cr n - dimensionale .llanrziyfaltykeiten [Math. Ann. - B. 98, (1927) - pagg.
355-358].
(3) -- vedo luogo cit. in (~ ) : teorema VI, pag. 57.
1. - Definizione di curva F.
Intenderemo per ~ curva r » una curva chiusa continua orientata del
piano x
soddisfacente alleseguenti
condizioni :I)
Siacomposta di
un numerofini to
~~(i =1, ...
m ;2)
di archise~si~lici aperti
consecutivi aventi due adue a co~2z~~ie al un estremo.
Secondo
questa
condizioneI)
esistedunque
una’corrispon-
denza univoca e
continua ~P
tra una circonferenza orientata k ela curva
r,
in modo che si possa dividere k in 1n archi conse- cutivi mediante ipunti Po .... p... Pm
=Po,
susse.guentesi
secondo 1’ ordine fissato suk,
cosicchè la 9 suogni
arco interno a uno
qualunque degli
archi sia anche bi- univoca e bicontinua(l’arco
di ~ e di r sonodunque
incorrispondenza topologica).
La curva rpotrà
averedei
punti multipli,
in numero finitonegli
estremidegli
archip. :
AY (v
=1,.... h).
SeAv
è secondo estremo di un certo arco~ ,
allora è ancheprimo
estremo dell’arco«(J.m+~
=;~1) ,
sicchè
gli
archi p cuiappartiene (come estremo) Av
si possono dividere incoppie
di archi consecutivi deltipo
di(~,f~, ~,~r+I)
·Sia
I~
un intorno circolare chiuso diA v
tale che in essonon cada nessun altro
degli
estremidegli archi t1
cuiappartiene AY
e nessunodegli
altripunti multipli
di 1’..Ellora il sottoarco~,’
di (.Li,. avente per secondo estremoAv
ecostituito,
tranne ilprimo estremo,
dipunti
interni di e il sottoarco di avente perprimo
estremoAv
ecostituito,
tranne il secondo e-stremo,
di.punti
interni diIv ,
formanocomplessivamente
unacurva
semplice aperta,’
i chediremo y9 r e
chepossiede Av
comepunto
interno.Analogamente
si faccia, e una volta per sempre, per tutte lecoppie
diarchi (.L
deltipo
che hannoA,,
per estremo. Otterremocos ,
perogni A.
un numero finitopv di archi
semplici aperti -(v ( r
~1,
...pv )
per ciascuno deiquali Ay
èpunto
interno.Supporremo
allora che 1~ soddisfi anche laseguente
condizione:lI) gli archi y§ ( r
=1, ... p~ )
cuiappartiene Ay
sic due.
Intendiamo
qui
la definizione di ~ contatto » secondo SCORZA DRAGONI(~),
per cui due archisemplici aperti e.
e cl si toccanoin un
punto
interno comune A , se esiste un intorno circolareI di A tale
che, detti có e c; gli
archi di co contenenti Ae costituiti
tutti,
trannegli estremi,
dipunti
interni diI,
suc-cede che tutti i
punti di cl (tranne A) appartengono
ad una soladelle due
regioni semplici
di JORDAN(5)
in cuic~
divide I e ana-logamente
tutti ipunti
dicó
(tranneA) appartengono
a una sola delle dueregioni semplici
di ~TORDAN incui c;
divide I.2. - Definizione di p
approssimazione
r(p)
di r.a)
Poichègli A.
e i p. sono in numerofinito, risulta,
dalla definizione di c contatto »surriferita,
che esiste un numeroR
> 0 ,
chepotremo
senz’ altro supporre minore della metà delle distanze deipunti A.
a due a due tra diloro,
tale che perogni Ay (v
=1, .... , h)
e perogni coppia
diarchi yv , yv
che si toc-cano in
Ay ,
risulti :I)
gli estremi 7v e
7 s sono esterni al l~ intorno circolareaperto la
diAy ;
II)
hanno il solopunto Av
ac comune inIR ;
III) gli
contenenti AY ecostituiti di
punti
interni aIR ,
trannegli
estremi che sitrovano sulla
frontiera ja
dila,
succede che tutti ipunti di 1: ( tranne Av) appartengono
ad una sola delle due(4)
G. SCORZA Intorno¡ad
teorerni 4sulle traslaxiot~ipiane
~~emorie
Acc. d’ Italia - Vol. Iv (1933), pagg. 159-21~], ~ 1, n. 4, pag. 163.(a) Intendiamo per
regione
semplice di JordanJ(m)
interna a una curvachiusa
semplice
w 1’ insieme dei punti che co separa dall’ infinito.i-egioni sern,plici
di Jo --dan in cui diviso da1~
e oeci-pr~oca~nente
ipunti
di1~ ( tranne Ay ) appartengono,
ad una sola delle due
regioni seriaplici
di Jorda~a in cuidiviso da
7; .
Fissati ora un
qualunque
Av e unaqualunque coppia
~,~, ~~ ;
indichiamoli per brevità conA ,
~r, ~(,. Gliarchi 1~ 7B
che indicheremo con 1,., ~s , ab- biano per estremi i
pnnti Pr, Q,.
e
P,, (~s (v. fig. 1).
Presop > o
e
C R ,
sianoP,. (P,)
eQi- (Q,) rispettivamente
ilprimo
e 1’ ul-timo
punto
che si incontrano su1 r
(y,) appartenenti
alla frontierajP
del p - intorno circolareaperto 7
di 11(ricordiamo
che su1’,
mediante la y, è fissato un verso
corrispondente
aquelio
fissato suI~) ;
e sia(y,(p»
il sot-toarco
di y,. (1:)
di estremiP,.
eQ,. (P,
eQ,).
_Diciamo p~
(pj)
la massima distanza deipunti
di(P) )
da A .È
evidente che p, e p,dipendono
da p e sonoC R .
Sipuò
dimostrare che al tendere di p a zero, anche p,. e p, tendono a
zero ; basta pensare
che,
in virtù della condizioneI)
del n.1,
pone una condizione
topologica
tra1:. e
unopportuno
arcodi i k
(e analogame«te
per~).
Dico anche che sulla
circonferenza
le duecoppie
dipunti
(P,. , Q~)
e(P,, Q,)
non si separano.Infatti
osserviamo che in virtù di come si è sceltoR,
le
coppie
dipunti (Pr , Q,.~
e(P.,
non si separano. Fissatoquindi
un verso delle rotazioni nelpiano
x,supponiamo
cheessi si susseguano
su jR
nell’ ordine’CP,., Ps, Q" Q,.) .
Alloraanche i
punti P,., Q,., P, , Q,
si susseguonosu jp
nell’ ordi~~e( P,., Q., Q,.).
Osserviamo i nfattiche,
detti ar eP,. gli
archidi 1:. di estremi
P,. , Pr
eQr , Q,.
eanalogamente
ae #, gli
fig ,1
archi
di y,
di estremiPs, P,
eQ,, Q.,
in virtù delleproprietà II)
eIII), p, appartengono,
trannegli estremi,
allaregione
interna alla corona circolare difrontiera jp
ejR
e nonhanno a due a due
punti
a comune.Supponiamo allora,
per es., che sujp
ipunti
suddetti si susseguano nell’ ordine(P, , P~, Q, ,
Sia E laregione semplice
di Jordan interna alla curvasemplice
chiusa costituita da ar, dall’ arcodi , dap,
e dall’ arco di r che non contiene i
punti Ps
eQ,.
L’arcoa~ , avende per estremo
P,
edovendo, gli
estremieccettuati,
es-sere interno alla corona circolare
suddetta, congiungerà
per ciò ilpunto p.,
che è esterno adE,
conpunti
interni a Cisarà
perciò
almeno unpunto
S comune a as e alla frontiera di E e ~S dovrà essere distintodagli
estremi di a, eperciò
saràinterno alla corona
circolare ;
ne segne che .Sapparterrà
o a aro a
~,
ma ciò è assurdo. ,In modo del tutto
analogo
si dimostra che non sono pos- sibiligli
ordinamenti deiquattro punti
suddetti diversi daquello
(.Pr ~ Pa ) Qs ) Q~’) .
°b)
Siaóra d.
la distanza daAy
dell’ insieme deipunti
di rche non sono interni a nessuno
dei yv (1.
=1, 2 , ... Pv;
v.a) III) )
risulterà dv >0 ,
essendo il detto insieme chiuso. Sia al- lorap’
ilpiù piccolo
dei dv(v
=.r1 ,
... ,h) .
Per p > 0 e
p’, diciamo yv (p)
il sottoaroo di1~ (v
=1 , .. , h ; ;
=1, ... py )
di estremi eQ~ (p), dove Pv (p)
eQ~ (p)
sono
rispettivamente
ilprimo
e 1’ ultimopunto
che s’ incontranoe che
appartengono
allafrontiera j.
delp - intorno
cir-colare
aperto Ip
diAv . (yv (p),
Pv( p) , Qr (p)
sonodunque
1’ arco e i
punti
che persemplicità
ina)
si erano indicati con1,. (p), P~
eQr).
Perquanto
si è dimostrato ina),
lecoppie
~P) ~ (p») ( ’~’
=1,... pY ) su j p
non si separano a due adue. Se
quindi
aogni (p)
sostituiamo la corda dijp
diestremi Pfl (p) e Qr ~p) ,
le Pv corde cos ottenute non hanno due a duepunti
a comune.Ripetendo questa operazione
perogni AY (v
=1 ,
....h)
veniamo cos
a « sciogliere ~
ipunti multipli
di F e la nuovacurva che cos otteniamo da
r,
in virtù anche dal fatto che èp’ (v
=1, .... h)
èpriva
dipunti multipli
ed èquindi
una curva
semplice chiusa,
che indicheremo con r(p)
e diremo« p
- approssimazione »
diF ; potremo
evidentemente considerare r(p)
incorrispondenza topologica cpp
con la circonferenzak ,
lagp
coincidendo con le p neipunti
dik ,
i cui noncorrispondono,
secondo la cp, su F
punti degli
archi7v Il (p) (v= 1,... h ;
r =1,...py ) .
Osserviamo ora
che,
se diciamoRv (p)
la massima distanza deipunti
di1;’ (p)
da i daquanto
si è visto ina),
risultache tende a zero con p. Diciamo
R (p)
ilpiù grande degli
r(~’ = 1, 2,... ~v ;
v =1,..· h). ~
pureR (p) = 0 .
In virtù delle
corrispondenze 9
egp
ipunti P
ePP corrispon-
denti ad uno stesso
punto
di k(e
che considereremoquindi
tra diloro
corrispondenti)
distano tra di loro per nonpiù
di 2 .R(p) ;
ne segue allora che per p tendente a zero, tende a
~,
nelsenso che il massimo della distanza tra due
punti P
eP~
cor-rispondentisi
tende a zero con p.D.. i L. L 1
....
1
.... ~ er
- .
Diam° a P i
, in2 ~
~Q , ....
ip
li, > in modo cherisulti ~ p’,
n P ~ le curver ( 1 )
n/
darannoluo o
" aduna successione
di ~ approssimazioni ~
della1~,
che per n - + oo ,convergerà
a h.e)
Sia ora t una trasformazionetopologica
delpiano x
insè
(o
in una suaparte)
che trasformi r in una curva ~v. Lacurva r’ sarà evidentemente dello stesso
tipo
di r(composta
cioè di 1n ’archi =
1 ,
....m) semplici aperti
e soddisfacenti alle condizioniI)
eII)
del n.1),
in virtù del fatto che la no-zione di « contatto » è invariante per trasformazioni
topologiche (s).
E,
sempreperchè t
ètopologica,
anche la trasformatar’(p)
di(6) Vcd. G. SCORZA DRAGONI: ~Vlemoria cit. in (4), § 1, n. 4, pag. 164.
una p -
approssimazione
r(p)
di1’ ,
è una curvasemplice chiusa ;
e per p tendente a zero,r’ (p)
tende a ~’ nal senso spe- cificato inb),
intendendo percorrispondenti
su r’ er’ (p)
duepunti
trasformati nella t di duepunti corrispondenti
su Per(p).
3. - Domini
contigui
4 di F.a) Ogni
curva~’,
essendo un insiemechiuso,
determina nelpiano 1t
l’ insieme dei suoi dominicontigui,
cioè deicomponenti aperti
e connessi delcomplementare
di rrispetto
a ~r .Sia A uno di essi e sia 8 la sua
frontiera,
che èquindi
unsottoinsieme di r.
’
. Dico che un continuo
linzitato, co~2posto
da z.cnfinito
di archi IL di 1’.Osserviamo anzitutto
che, poichè
r è un continuolimitato,
è certo che anche a è un continuo limitato
(7).
Segue
anche daqui
che A è un dominioseiuplicemente
connesso
(8).
Dimostriamo ora che se un arco p ha un suo
punto
interno P(cioè
diversodagli
estremi diappartenente a ~ ,
esso ap-partiene
tutto a ~ . Basterà perquesto
dimostrare cheogni
altropunto Q
interno aquel
p,appartiene
a 8 .Ora, poichè
P èpunto
di accumulazione di à e per la definizione stessa di ~.,potremo
trovare unpunto R
di à e un arcosemplice
v , di e- stremiQ
eI~,
non aventepunti
a comune conr,
ad eccezione diQ.
Allora ipunti
di v(Q eccettuato) appartengono
a A equindi
ancheQ appartiene
a ~ .Per
questa
osservazione segueche, poichè ogni punto
di 1’e
quindi
di 8appartiene
aqualche
arco p egli
estremidei p
stessi sono in numero
finito, ò
è formata da un certo numerofinito di archi ~, .
b)
E’opportuno
osservare che dal fatto chegli archi
dir sono in numero finito e che uno stesso ~,
appartiene
intera-mente alla frontiera di non
più
di 2 dominicontigui L1,
si de-(7) Ved. ad es. B. v. KERAKJART6: luogo cit. in (2), pag. 37.
(8)
Ved. ad es. luogo cit. in (7), pag. 105.duce che F determina in x un numero finito di domini con-
tigui
4.(;)
Considerando ora la trasformata ~’ di r secondo la tra- sfo~·mazíone t introdotta nel n. 2c), poichè
~’ è dello stessotipo
diI’, possiamo
dire che ~’ determina in 2t un numero finitodi domini 4’
contigui
a ~’(trasformati
dei A secondo lat)
lecui frontiere sono
composte
da un nuniero finito di archi(.1’
di i 1".4. -
Regioni
deipunti
interni e deipunti
esterni relati- vamente a r -a)
Direnio che unpunto 0,
nonappartenente
a1’,
appar- tiene alla «i-egione
deipunti
inteJ.ni ar, J (1’) p
o alla«
~~egione
deipunti
estei-ni a~, .L~ (r) ~
secondo ~ ordine(9)
di i 0
rispetto
a r è diverso ouguale
a zero.Una
prima
osservazione è laseguente :
ipunti appartenenti
. ad uno stesso dominio
contiguo
t1 di r hanno lo stesso ordinerispetto
a F(10)
eappartengono quindi
tutti a .J(r) ,
o aInoltre,
se ~’ è la trasformata di 1’ secondo la trasformazione i considerata nel n. 2c),
definiteanalogamente
leregioni J(r’~
eE Cr’) risulta,
in virtù del teorema dell’ invarianzadell’ordine (11),
che t trasforma in
J (F’)
edE (r)
inE(F’).
Indicheremocon ~ e ~’
gli
insiemi eI’’ -~- ~I (I") ; I"
risulteràperciò
il trasformato di F secondo la t .b)
Sia data ora urna successione di «approssima-
zione » della curva F
(v.
n. 2b) ) ;
sufficientementegrande,
r ( ’7, )
è una curva chiusasem p lice.
Sipotrà quindi parlare
peressa di
regione
interna e di iregione
esterna(9)
Ved. ad es. luogo cit. in (7), pag. 83.(10) ad es. luogo cit. in (7), pag. 84.
(11) ’fede ad es. P. HOPF ; Berlin (19105),
pag. 476.
nel senso
specificato
dal teorema diJordan ;
maper un noto teorema
(12), queste
coincidono rispettivamente
con la «regione
deipunti
interni ar
n »
n e con «q uella
deipunti
esterni a r-1 n ~
n definitein
a)
ricorrendo alla nozione di ordinerispetto
ad una curva.É
orafacile
di1nostrare cheogni punto
P di J( )
esiste un intorno
Ip
diP,
tale cheogni punto
diI,
ap-sia a J
(1’)
che a J(~’ 1
nsufficiente-
nzente
gi-ande.
Infatti sia d la distanza di P da ~’. Sia
Ip
il cerchio dira io d
e di centro P. Prendiamo n in modo che P er ~i ~ n
raggio T
e di centro P. Prendiamo n. in modo che per n risulti(ved.
n. 2b) )..Allora
le distanze di iini ..
qualunque punto Q
diIp
da r e da sonorispettivamente,
B . - 1
mentre la distanza tra i
punti
di 1-’ e dicorrispondentisi
secondo lecorrispondenze f
e(ved.
n )
1,1Il. 2
b) )
risultal 4 1
, Allora l’ordine di
Q rispetto
) è
lo stesso(13),
equindi Q appartiene
sia aJ(r)
che a. , ..
In modo del tutto
analogo
si dimostra che perogni punto
di esiste un intorno che locontiene,
tale cheogni
suopunto appartiene
sia aI; (F)
che a per nficientemente
grande.
(12) Ved. ad es. luogo cit. in (,"), pagg. 84-85.
1,*~’)
Ved. ad es. luogo cit. in( R1,
pag. 84.c)
Eopportuno
per il anche che la= r
-~-
data dac 1’.Anzitutto è evidente che un
punto
di nonpuò
essereun
punto
frontiera dir, perchè
J(F)
è un insiemeaperto,
tutti i
punti
di un certo intorno di un suopunto
avendo lostesso ordine
rispetto
a F.Dimostriamo
quindi
cheogni punto
P di F è « di frontieraper
F,
cioè dimostriamo che preso unqualunque
intorno I, cir-colare di
raggio
E delpunto P,
ad IEappartengono
siapunti
di J
(~~)
cheplllltl
di E(1’) (14).
Supponiamo
senz’ altro che P sia unpunto multiplo
di17;
nel caso che P sia
semplice
per ~’ le considerazioni che faremo varrebbero ancora e sarebbero anzipiù semplici (15).
Prendiamoallora una
approssimazione
ppr ~ -t~)
di1’,
con n tale che risulti~z
(supporremo
anche che E sia minore della metà dellapiù piccola
delle distanze deipunti multipli
di 1’ tra diloro a due a
due).
Consideriamo
poi
i cerchi di centro P e diraggi rispettiva-
mente . Nella corona circolare de-
a , .. - . ..
limitata dalla circonferenza di
raggio e ~ R -1
, F eI
1 coincidono
cioè ipunti
di F interni aquesta
coronan ’
circolare sono anche
punti
di e viceversa. Ne viene che ipunti
nonappartenenti
a r(e quindi
a~’ 1
e interni alla(11) Osserviamo che indirettamente questo risultato serve anche ad assi-
curare l’esistenza delle regioni J(r) e
(13) Naturalmente si potrebbe anche, e pi i rapidamente, limitarsi a di-
mostrare l’ affermazione nel caso che P sia semplice, dato che i punti mul- tipli sono punti di accumnlazione di punti semplici ; ma preferisco mettere
in rilievo il ragionamento del testo, perchè mi sarà utile anche nel seguito.
6
corona circolare delimitata dalle circonferenze di
raggio
4 R(7,
e 5R 1
hanno rispetto
afe]P 1
9 1 stessoordine,
e 5 R
B ~
,rispetto
a r e r~ , n
stessoordine ,
poichè
le distanze di uno di essi daipunti corrispondentisi (se-
condo e
la cp
ved. n. 2b) )
su r e èmaggiore
di*
quella
dei duepunti
stessi di ~ en Ì
considerati~ )’
manella corona circolare suddetta esistono certamente
punti
sia diJ (1’ 1-
che di E(F 1
eperciò, pozchè ’
5 RC e ,
concludiamo che in Ia esistono
punti
sia diJ (17)
che diE (r) . d)
Irisultati
dib)
ec) valgono
naturalmente anche per la trasformata r’ dt~,
inquanto
le nozioni iviadoperate
sonoin- .
varianti per trasformazioni
topologiche.
5. - Involucro di F e F
rispetto
ad unpunto.
a)
Siano sempre nelpiano
2t la curva F e la trasformata I" di F secondo la t . Perquanto
si è visto nel u. 4a), .T (F)
sarà com-posta
da uti certo numero finito di dominicontigui
di T :-
1, ... , l )
le cui frontiere diremo8, (1-
=1, ... 1 Corrispon-
dentemente
J (F’)
risulteràcomposto
dello stesso numero di dominicontigui
diF’, corrispondenti
aiår,
le cui frontiere di-remo
8’r.
Supponiamo
ora cheJ(r)
eJ(r’)
abbiano unpunto
O co-m une. O
apparterrà
ad un certo~,.
e ad un certot1; (r
e s ingenerale diversi).
Sia J l’insieme dei
punti
che si possonocongiungere
con Omediante una curva
semplice aperta
epriva
dipunti
comuni conó,.
e8’
..Sia j
la frontiera di .I.. (16) Ved. luogo cit. in
~)
pag. 84.Diremo j
di T e ~’rispetto
a O e J l’ in-t’olucro di
.I (T)
e diJ (Z’) rispetto
ad 0. Porrem opoi b)
Anzituttopoichè
il dominio J è determinato dag,.
e8’9
1che sono continui
limitati, j
è un continuo limitato( 17)
equindi
.f è un dominio
semplicemente
connesso(18).
Introduciamo ora tina definizione: intenderemo per c
un arco
aperto semplice,
ilquale :
o sia un sottoarco di uit arco ~J:
(indicheremo
d’orainnanzi con ;~.
gli
archi tJ. che cornpongonosr
e con~L’
quelli IL’
che compongono~j)
avente i suoipunti
in-terní
(cioè
diversidagli
estremidel P stesso)
nontenenti a
8’,
e non contenuto in un alli-o ay°co dello s tessotipo :
o sia un sottoai-co di un arco
~,
avente i suoipunti
interni non
appartenenti
a3r
e non contenuto in un altroarco dello stesso
tipo ;
o sia un sottoarco comune sia a un ~1 che a un
IL’,
non contenuto i1’t un altro dello stesso
tipo.
Gli archi
P, poichè
sonoprivi
due a due diplzuti
interni acomune, sono al
più
un’ infinità numerabile.c)
Se unarco P
ha un suopunto
interno(cioè
diversodagli estremi) appartenente ad j ,
essoappartiene
interamentead j .
La dimostrazione è la stessa
sviluppata
nel n. 3a)
per l’a-naloga proprietà degli
archi li.d)
Dimostriamo ora chegli archi P
SO110 ovunque densi su,j ,
nel senso che non è vuoto 1’ insieme E’ deipunti
interiiiai ~
che
appartengono ad j
e E’ è ovunque densosu j (19).
Dimostreremo per ciò che preso un
qualunque punto
Pdi j
e un
qualunque
intorno circolare .~ diP,
ad Iappartengono punti ( 1 ~ )
ved. luogo cit. in(7)
pag. ~7 ; si ricordi anche che la somma di due oontinui con un punto a comune è un continuo.! 1 gj Ved. luogo cit. in ( 7), pag. 105.
(19)
Questo risultato non è essenziale per il seguito e può quindi esseretralasciato.
che sono interni a
qualcuno dei p
e cheappartengono ad j.
Incominciamo col supporre che all’ interno di I esista almeno un
punto P1 di j ,
ilquale appartenga
aÒr
e non8’,.
Poichè
8’
è un insiemechiuso,
esisterà allora un intornocircolare, h
diPl ~,
contenuto inI,
nelquale
non cadanopunti
di
ós .
AlloraPi
comepunto
diÒr,
o è un interno ad uno(e
ntio
solo)
arco oppure è estremo di un numero finito dii
Nel
primo
caso, per la definizione stessa di « arco~3 ~ ; P~
appartiene
senz’altro ad un arco ilquale quindi,
.perquanto
si è visto in
c), appartiene
tuttoa j ;
ne segue che in I esistonopunti
interni adun j3
edappartenenti ad j .
Nel secondo caso
P1
è estremo di un numero finitok
di archi p. : ~,....(ved.
n.1)
aventi a comune a duea due l’estremo e al
più
un altroestremo. È possibile
al-lora, come si è osservato nel n. 2
a),
determinare un intorno circolareaperto I2
diP~
diraggio
r in modo che1) I2
sia interno a2)
r sia .R(I~
ha ilsignificato assegnatogli
in 2a) ;
r
potrebbe
essere lo stessoR) ;
3) gli
estremidei
diversi daP,
siano esterni aZ; ; 4)
dettoRfi
il sottoarco- di ~ avente un estremo inP1
e1’ altro sulla frontiera di
12
e costituito tutto dipunti
interni aI2 (tranne
l’estremo diverso daPi),
risulti che ipt (i
=1, 2 , ... h)
abbiano a due a due solo ilpunto Pi
a comune.12
ri-sulta con ciò diviso dai
~*
inregioni semplici
di Jordan a duea due senza
punti
a comune.Osserviamo ora che i
punti
di r diversi daP~
e che nonsiano interni a nessuno
degli
archi1, 2, ...., h)
formanoun insieme chiuso che avrà
quindi
daP~
una distanza po- siti va 1l.Prendiamo allora un intorno circolare
aperto I3
di diraggio
niinoredi 1)
equindi
contenuto inI2.
Ipunti
di P cheappartengono
a13
devonoappartenere
ad unodegli archi pt ;
inoltre in
I3 , poichè Pi
è unpunto di j ,
ci sarà almeno unpunto
B di J. Bapparterrà
ad una ed una sola delleregioni
incui 12
è diviso daip,,3’-; poichè
nonappartiene
a nessunodegli
stessi Sia essa 1’. Esiste allora l’involucro g di I’ e di
13 rispetto
a B(z°).
Q è unaregione semplice
di Jordan i cuipunti appartengono
anche adJ ;
infatti ad Jappartiene
peripo-
tesi B e inoltre ad S~ non
possono appartenere
nèpunti
di I"(H
essendo contenuto inI3 j
nèpunti
di r(poichè appartiene contemporaneamente
ad I’ e a dalla definizione stessa di Je di 9 segue
dunque
che gappartiene
ad J. ,Osserviamo ora che se
t1~
e~~
sonogli
archi che delimi-tano I’ in
13 (e
chequindi
faunoparte
della frontiera diI’)
lafrontiera w di S~ dovrà almeno contenere un arco X
appartenente
a
ï1~
o aInfatti,
se ciò nonfosse,
w coinciderebbe con la stessa frontiera di13
equindi 13
dovrebbeappartenere
ad1’ ~
ma ciò è assurdo
perchè
esistonopunti
della frontiera di I’(ap- partenenti
a~1~
o a~i~)
interni ad13 .
L’ a.rco ?~ fadunque parte
anchedi j
eappartenendo
a~.~.~
o a è certamente unsottoarco di un arco Anche in
questo
caso risultaquindi
chein I esistono
punti
interniai fi
eappartenenti a j .
Supponiamo
ora che in I esista almeno unpunto Pl di j ,
il
quale appartenga
a3’
e non a8,..
In modo del tuttoanalogo
a
quanto
si è orafatto,
si dimostra allora che in 1 esistonopunti
interniai P
edappartenenti ad j .
oRimane
quindi
da considerare il caso che ipunti di j
in-terni a I siano
contemporaneameilte punti di Or
e diò:.
In
questo
caso,poichè
ipunti di Or
edi 8;
che siano estremi diarclii p
ep’
sono in numero finito esisterà in I certamenteun
punto P~ di j ,
che sia internocontemporaneamente
a (29) Date le curve semplici e chiuse j 1 e j ~ e considerate le regioni Je J(j2) dei punti interni a j, e a j2, 1 a definizione di *involucro di J(jl)
e J(jz) dei punti interni a j 1 e a j2 , la definizione di ;involucro
e rispetto ad un punto 0 comune ad entrambi è quella stessa data nel
n. 5 a), cioè 1’ insieme J dei punti che si possono unire ad O mediante una curva semplice aperta priva di punti comuni con j 1 e j 2 ; questa definizione è in accordo con quella posta da G. SCORZA DRAGONI nella memoria citata in (1) § 1, n. 5. Osserviamo però che G. SCORZA DRAGONI indica con J l’ in-
sieme, da noi chiamato
con ~
cioè l’involucro J più la sua frontiera.6 *
(diciamolo ;~,.)
e aun ¡ï:"’ (diciamolo
e di conseguenza aquelli
soli. Si
potrà
inoltre trovare un intorno circolareh
diP1
in-terno ad .1 e tale che i
punti
di I’ ad essoappartenenti
stiano su- e
(basta
pensare chePl
è interno sia a p,,. chea
~).
IuIl
vi sono infinitipunti di j
equesti
devono essere, per.1’ ipotesi fatta,
comunia ~
e equindi
a ¡L,. e a- i
Sia 5
il sottoarco di iL.. contenentePl ,
aventegli
estremisulla frontiera di
Il
e tnttigli
altripunti
interni adIl.
Sia E1’ insieme dei
punti di j appartenenti
a p.,. ; E non èvuoto, poi-
chè ad esso
appartiene
certamentePi
ed è inoltre chiuso.Dico che E è ovunque denso su
¡i,.. Infatti,
se ciò nonfosse esisterebbero almeno due
(poichè P,
è interno a£)
archicontigui
ai e a2 di E sup.,. ,
non contenenti all’internoquindi
nessun
punto di·j .
Fissato un certo ordine(per
es.quello già
stabilito per T dallacorrispondenza p)
1’ insiemeEl
daipunti
di .E
compresi
tra unpunto
interno di a1 e unpunto
interno dia, non sarebbe vuoto e sarebbe chiuso. Ma anche l’insieme sarebbe
chiuso, poichè
ipunti di j
contenuti inIl
de-vono
appartenere
a p, e Mi e a. sono due sottoarchi distinti di pr . Si è cosscomposto j
in due insiemi chiusidisgiunti :
e ciòè
assurdo, essendo j
un continuo. Ne vienequindi
che E è o-vunque denso su p,,.; ma
allora, poichè
ipunti
di Eapparten-
gono anche a
~:,
ne segueappartiene
anchea p!
ed èquindi
un sottoarco di un arcop ;
è interno a 9 dun- que(ved.
n. 5c) ) questo arco fi appartiene
per interoad j
eanche in
questo
caso in I esistonopunti
internidi p
e appar- tenentiad j .
6. - Insiemi
I~, H,
relativi alpunto
0.a)
Indichiamo con F 1’ insieme deipunti di j
che o appar-tengono
ad unarco P (di j ),
i cuipunti
interniappartengono
solo a