R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
G IUSEPPE S CORZA D RAGONI
Sugli autoomeomorfismi di una corona circolare privi di punti uniti
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 33 (1963), p. 1-32
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CIRCOLARE PRIVI DI PUNTI UNITI
Memoria
*)
di GIUSEPPE SCORZA DRAGONI(a Padova)
In
questa
Memoria mi occupo diquegli
autoomeomorfismi diuna corona
circolare,
che non hannopunti uniti,
e cheapplicano
le due circonferenze estreme della corona ciascuna su se stessa.
Per formulare con una certa concisione il risultato finale di
questa ricerca,
rammenterò che una curvasemplice
edaperta
è libera in un
autoomeomorfismo,
se èpriva
dipunti
in comunecon la
propria immagine nell’autoomeomorfismo ;
e dirò che unacurva
semplice
edaperta
delpiano
reale euclideo ambienteaggira
un
punto
delpiano
a meno di e, se con1’aggiunta
di un arco, che abbia un diametro minore del numero reale epositivo
e, sipuò completare
in una curvasemplice
echiusa, aggirante
il
punto.
Ciò premesso, ecco il teorema che mi propongo di sta- bilire :Nel
piano
reale euclideoambiente,
unautoomeomorfismo
di unacorona
quale
non lasci alcunpunto invariato, ed applichi
le due
circon f erenze
estreme della corona ciascuna su sestessa,
o ammette come libera una curva
semplice
edaperta,
che sia con-tenuta nella corona e che
congiunga te
duecireon f erenze
estremedella corona, oppure amette come libera una curva
semplice ed aperta,
che sia contenutac nella corona e cheaggiri it
contro della*)
Pervenuta in redazione il 24luglio
1962.Indirizzo dell’A.: Seminario matematico, Università, Padova.
corona a meno di numero reale e
positivo
Epotendosi prefissare
a
piacere.
Raggiungerò questo
risultato1)
utilizzando unprocedimento
dimostrativo che posseggogià
datempo,
e che trova il suo fon-damento nelle considerazioni
esposte
nella mia Memoria Sulle trastazionipiane generalizzate 2).
Aquesta Memoria,
indicata nelseguito
con la letteralR,
rimando per i teoremipreparatorii
e per la
terminologia 3).
§
1. Considerazioni eposizioni preliminari.
1. - L’ambiente al
quale apparterranno
tutti ipunti,
tuttele curve, le linee e le
superficie
che avremo occasione di consi-derare,
è ilpiano
reale euclideo.E sia t un autoomeomorfismo della corona circolare C del- l’ambiente. La trasformazione
topologica
tapplichi
le due cir- conferenze estreme di C.~ ciascuna su sestessa,
e non ammettapunti
uniti. ’Nel
piano
ambiente si fissi un sistema di coordinatepolari.
11
polo
cada nel centro della corona, l’assepolare potendo
inveceessere scelto ad arbitrio. Come unità di misura per
gli angoli
si assuma
l’angolo giro;
e come unità di misura per lelunghezze,
il
raggio
diquella
interna delle due. circonferenze che delimitanoC,~, supponendo poi,
senza introdurre perquesto
restrizioni essen-ziali,
che ilraggio
dell’altra siaproprio
ildoppio
diquella
interna.La convenzione per la scelta del verso
positivo
delle rotazioni sarà fissata inseguito.
1) Conseguito
nell’ambito dell’attivitàprestata
presso iGruppi
matematici del
Consiglio
nazionale delle ricerche italiano.I)
Pubblicata nelleAbhandlungen
aus dem mathematischen Seminar der UniversitätHamburg,
volume 21 ( 195? ), pagg. 13-43.8) Colgo poi
Foccaaione per correggerequalche
errore distampa
ivisfnggito :
a pag. 30,rigo
11, invece e ai, silegga
Qi e Qo ; a pag. 31,rigo
9, invece di silegga
a pag. 35,rigo
6, invecedi ó si
legga 8,~.
Se ~
è unodegli argomenti
delpunto ~
di6,
ed q il modulo.di ~ ,
tuttigli
altriargomenti di ~
siottengono aggiungendo a ~
i numeri interirelativi,
mentre il modulo risulta compreso fra 1 e2,
estremi inclusi.Pertanto,
è unodegli argomenti
dit ( ~ ) 4 ),
eil modulo dello stesso
punto,
tuttigli
altriargomenti
dit($)
si
ottengono aggiungendo
a92(~, ~)
i numeri interirelativi,
mentreil modulo è sempre compreso fra 1 e
2,
estremi inclusi. Inoltre risulta identicamenteattesa
l’ipotesi
relativa, alcomportamento
di t sulle circonferenze che delimitano 6. Attesa la stessaipotesi,
e la mancanza dipunti
uniti nellat,
le differenzenon possono mai assumere valori interi relativi.
2. - Si fissi ora, nel
piano ambiente,
un sistema di coordinate cartesianeortogonali.
E siinterpretino ~
1rispettivamente
come
ascissa,
x, e comeordinata, y,
di unpunto
P delpiano.
Al variare
di ~
edi ’~/,
cioè di x edi y,
ilpunto
P descrive la strisciaS,
delimitata dall’orizzontale deipunti
che hanno l’ordi- nata nulla e daquella
deipunti
che hanno l’ordinataunitaria, questa
orizzontale equella appartenendo
entrambe ad S.Ed al
punto corrente ~
di 6 vengon cosrispettivamente
associati i
punti
di
S,
e soltantoquesti;
tutto ciò in un sensoovvio,
sulquale qui
non è il caso di insistere.3. - Se x
ed y
son di nuovo l’ascissa e l’ordinata delpunto
corrente P di
8,
la funzione univocaf (x, y)
è determinata a meno4)
Naturalmente, se Ci è un punto di C°~, o un insieme dipunti
di C5~edm unintero relativo è
l’immagine di F
nellapotenza
t-di tdi una costante
additiva,
se le siimpone
di esser definita inS,
di esservi
continua,
e di esser sempreuguale,
nelpunto
corrente(x, y),
ad uno dei valoririspettivamente
assunti da +1 ).
La costante additiva di cui si
parla
èpoi intera, positiva
o nega- tiva onulla;
ed è individuata non appena si fissi il valore dif (x, y)
in un
punto
diS,
peresempio nell’origine, O,
del sistema carte- sianoortogonale
introdotto nelpiano.
Il valore dif(0, 0)
sipuò scegliere poi
ad arbitrio fraquelli possibili
per~(0,1);
in
definitiva,
il valore diquella
tal costante additiva sipuò scegliere
ad arbitrio nella, totalitàdegli
interi relativi.Fissato il valore di
f (0, 0),
fissata cioè la funzionef«, y),
si ponga
di
guisa
che anche la funzioneg(x, y)
è univoca e continua, nella striscia S.Al
punto
corrente(x, y )
di S siassoci,
comerispettivo
tra sf or-mato,
ilpunto ( f (x, y), g(x, y))
della stessa S. Si vien cos a deti- nire unautoomeomorfismo, t,
di~’,
ilquale
porge,diciamo,
unadelle
immagini
rettificate di t6).
4. - Per 1’autoomeomorfismo
t,
le(1)
si traduconorispetti-
vamente nelle identità
le
quali esprimono
lacircostanza, ovvia,
che tapplica
le dueorizzontali delimitanti S ciascuna su se stessa. Inoltre è chiaro che
risulta,
sempreidenticamente,
cioè,
se sipreferisce,
che t èperiodica,
nella x, conperiodo
unitario.Quest’ultima
circostanza sipuò esprimere
anche dicendo che t èpermutabile
conquell’autoomeomorfismo V
di8,
che mutail
punto
corrente(x, y)
di 8rispettivamente
nelpunto (x
-~-1, y).
5) La terminologia riecheggia quella
usata da Poincaré nella Memoria. Sur un Théorème de
géométrie
(Rendiconti del Circolo matematico di Pa- lermo, tomo XXXIII (1912), pagg. 375-407); se ne vegga lapagina
386.E le
(4), equivalendo
alleporgono an(ihe
che
equivale
allee ci dice
che t, naturalmente,
èpermutabile
anche con 9-1. Natu-ralmente non sarebbe difficile passare direttamente dalle
(4)
alle
(7),
senza ricorrere alla(5)
ed alla(6).
La circostanza, che le differenze
(2)
non possono mai assumere valori interirelativi,
y si riflette inquella analoga
per le differenzene segue, attesa 1 a continuità delle
(8),
che la differenzaf (x, 0 ) -
xo è sempre
negativa,
o è semprepositiva,
o è sempre minore di1,
o è sempre
maggiore
di1;
e cosvia,
neiriguardi
diogni
interorelativo; analogamente
per la differenzaf (x, 1 ) -
x.La circostanza che t sia
priva
dipunti uniti, implica quella,
che non ammette
punti
uniti nemmeno t.5. - Per risalire da t a
t,
cioè per risalire da t alla, sua imma-gine
circolareg ),
bastaripartire
ipunti
di S inclassi,
in talguisa,
che due
punti
di .8appartengano
alla medesimaclasse,
se, e soltanto se, hanno ordinateuguali
ed ascisse differenti per numeri interirelativi;
e ba stainterpretare
comeimmagine
della classe che contiene ilpunto
corrente(x, y) quella
cherispettivamente
contiene il
punto ( f (x, y), g(x, y)).
6. - Insieme con
t,
si possonointerpretare
comeimmagini
rettificate di t anche le trasformazioni
la cosa è
implicita appunto
nell’arbitrarietà insita nella funzione---- -
’)
Qui sipuò ripetere
quanto ai è detto nella notaprecedente.
tiva,
intera erelativa,
arbitraria.Indi tutto
quello
che siam venuti dicendo pert,
sussiste ancheper~ le
trasformazionitopologiche (9).
Inparticolare,
anche le(9)
.sono
prive
dipunti
uniti.E per individuare
quella immagine
rettificata t dit,
su cuifissare la nostra
attenzione,
noiimporremo
a t di mutare l’ori-gine, 0,
delle coordinate del sistema cartesianoortogonale scelto,
in un
punto, t(0),
che abbia un’ascissapositiva
e minore di 1.7. - Fissata in tal
guisa t,
o, se sipreferisce, f(x, y),
le circo-stanze
poste
in luce verso la fine del no4,
assicurano che risulta semprecioè, che,
nellat,
l’ascissa diogni punto
dell’asse x aumenta nel passare dalpunto all’immagine ;
e che accanto alla(10)
sus- siste anche ladi
guisa che,
nellat,
rescissa diogni punto
dell’asse x aumenta s nel passare dalpunto all’immagine,
ma aumenta di una quan- tità minore di 1.In
particolare,
l’ascissa dit-1(O)
ènegativa
emaggiore
del-l’unità
negativa.
8. - Non è
poi
restrittivoaggiungere l’ipotesi
che ilpunto
sia contenuto nel
segmento
congli
estremi in 0 e~(~(0)),
o, se si
preferisce,
nelsegmento
congli
estremi in 0 e"~(0)).
Una tal
ipotesi
è senz’altrosoddisfatta,
se$(t-1(0))
coincidecon-
t(0) 7).
Che se invecet(0)
e~’(t-1(0))
sonodistinti,
una talipotesi implica
soltanto una sceltaopportuna
del versopositivo
delle rotazioni in
quel
tal sistema di coordinatepolari.
Nelle nostre
ipotesi,
la convenzione attualeimplica
che ilpunto t-1 ( 0 )
è contenuto nelsegmento
congli
estremi in$-1 (t ( 0 ) )
ed
O,
o, se siprefersice,
int(0-1(0»
ed O. E viceversa.’ j
Si noti che t e possono coincidere identicamente.9. - Nelle considerazioni del numero
precedente
si èripre-
sentata la seconda delle trasformazioni
(9),
cioè lainsieme con la sua
inversa,
la che coincide concos come tt9-1 coincideva con La considerazione di una
tale altra
immagine
rettificata tt9-1 dit,
e la considerazione dellasua inversa si riveleranno sempre
più
come essenziali. Tanto che ci farà comodo averposto
di
guisa
che risultamentre la trasformazione
topologica w
sipresenta
come un’imma-gine
rettificata di t-1.10. - Per
legittimare più
facilmentel’applicazione
della teoriaesposta
in non saràpoi
maleprolungare t,
w e ~ in tutto ilpiano,
inguisa
da convertirle in altrettante traslazionipiane generalizzate.
Allo scopo, basta supporre
8 )
che in ciascuno dei due semi-piani rispettivamente
definitidalla y
0 e dallay > 1,
le tra-sf ormazioni
prolungate,
che saranno indicate anch’essecon t,
w e
0,
non alterino le ordinate deipunti trasformandi,
eportino
le semirette
verticali,
cioèquelle
dirette come l’asse delle y, in semirette verticali.L’autoomeomorfismo
piano
t èpermutabile
con h anchedopo
i
prolungamenti; dopo
iprolungamenti
risulta semprea)
Le considerazioni dei ni 10, 11, 12 e 13 del testo,riprendono
cosedette nella mia Memoria en Una dimostra dell’ultimo teorema geome- trico di
(Rendiconti
del Seminario matematico dell’Università di Padova, volume XXV(1956),
pagg.1-104);
se ne veggano il tersoparagrafo
ed ilquarto.
e 0 è addirittura una traslazione
piana
ordinaria. D’ora inpoi t,
w e 0 staranno sempre ad indicare le tra,sformazioniprolungate.
Le trasformazioni t e w sono uniformemente continue in tutto il
piano;
ed ammettono entrambe un numeropositivo
comeestremo inferiore delle distanze dei
punti
delpiano
dallerispet-
tive
immagini.
Previa l’eventuale trasformazione di t mediante un
opportuno
autoomeomorfismo del
piano,
non èpoi
restrittivo supporre,come
faremo,
che le ascisse deipunti t(0)
ew(0)
siano date da numeri razionali. Peraltro si tratta diun’ipotesi
che ci serviràsoltanto per rendere
più spedita
laprossima
definizione delcomplesso K,
che sarà utilizzato nello studio di t.11. - Il numero razionale e
positivo
21 sia unsottomultiplo
del numero
1/8,
nonchè dell’asc·.issa dit(0)
e diquella
diw(0).
E si ponga anzi che sia
e che le ascisse di
t(0)
e sianorispettivamente uguali
adi
guisa che x,
p e q sono numeri naturali. Il numero i siapoi
cospiccolo,
cheogni
sottoinsieme delpiano
sia libero tanto nella tquanto
nella w, se il suo diametro è minore di61;
e si trattadi una condizione lecita
appunto perchè
le distanze delpunto
corrente del
piano
dairispettivi
trasformati in t ed in w hanno dei confini inferioripositivi
eperchè
t e w sono uniformemente continue.Consideriamo indi i
quadrati
definiti dalledisuguaglianze
e suddividiamo i loro lati orizzontali
(diretti
cioè come 1’aseedelle
x)
in dueparti uguali
mediante irispettivi punti medii,
c·he sono altrettanti vertici di due altri
quadrati
dello stessotipo.
Ciascun
quadrato
dàluogo
cos ad una cella convessa, che ha due lati verticali(diretti
cioè come l’asse delley), lunghi ?c,
equattro
lati
orizzontali, lunghi
t e distribuiti in duecoppie
di lati allineati.E cos otteniamo un
complesso
.K di celleesa~gonali
e convesse.Penseremo i lati ed i vertici di
queste
celle anch’essi eome elementi diK,
e li chiameremo anche i lati ed i vertici di K. Maquando parleremo
di celle di K intenderemo sempre di riferirci aquelle
bidimensionali.
È
ovvio che :La so m mca deÌle ,Jelle di K esaurisce tutto il
piano ; ogni
sotto-insieme limitato del
piano
hapunti
iyz comun.e con,finite
d i
K;
-
celle
( d isti rLte )
diK, qualunque
essesiano,
o sondisgiunte,
oppure han n,o i n co mu ne tutto un lato di
K,
e soltanto un tall ato ; ogni
lato di Kappartiene
asdue,
e soltanto adue,
celle di K:che:
Due lati
(d isti nti )
diK, qualunque
essisia no,
o sonooppure hanno in. co mun e un vertice di
K,
e soltanto un talirertiee ;
che:
Ogni
vertice di Kappartiene
atre,
e soltanto atre,
celle di K e(quindi)
atre,
e soltanto atre,
lati diK;
e,
finalmente,
che:Ogni
stella diK,
cioèogni
somma di tre celle di K con un, eerto vertice in comune(il
centro dellastella),
è libera sia nellat,
sia nell a ’lV,quest’ultima proposizione
essendo conseguenza delle condizioniimposte
al numero c e del fatto che i diametri delle stelle di Ksono minori di 6 ~.
Le circostanze
poste
in luce assicurano che sonosoddisfatte,
nel caso
attuale,
le condizioni considerate nel no 4 diID1;
equesto,
tanto con riferimento alla traslazione
piana generalizzata t,
quanto
con riferimento alla traslazionepiana generalizzata
w.Sicchè tutta la teoria
sviluppata
in 9K sipuò applicare
al come-plesso
.Kattuale,
sia con riferimento at,
sia. con riferimento a w.Inoltre è ovvio che:
I
punti 0, t(0) e w(0)
sono altrettanti vertici diK;
che:
Le stelle di K sono
poi
libere anche w,ella traslazionepiana
ordinaria
19,
.perchè
il numero t non supera il numero1 /16 ;
e, finalmente che:Il
complesso K
èapplicato
su se stesso dalla traslazionepiana
ordinaria
t9,
nel senso che
ogni vertice, ogni
lato edogni
cella di K èrispetti-
vamente
portato
da t9 in un talvertice,
in un tallato,
in una talcella,
erispettivamente proviene,
nella~,
da un talvertice,
daun tal
lato,
da una tal cella.12. - Un
sottocomplesso
connesso di celle di K è internamente connesso, a norma della secondaproposizione
del numero pre- cedente. Ne segue che:Se un
sottocomplesso
connesso di celle di K e la suaimmagine
nella f)
(cella t9-l)
non hannopunti in comune, il sottocomplesso
non ha
punti in
comune nemmeno con le sueimmagini in 1J8,
infJ~,....,
9e
quindi
non ne ha in comune nemmeno con le sueimmagini
in1&-2 ,
int9-4,
inf)-4,
ecc., ecc. Nelfatto,
bastaapplicare
alla tra-slazione $ la
proposizione 7)
di 9K. Ed anzi:La conctusione
sussiste,
anche sequel sottocomplesso
connesso,e ta sua
immagine
nella 1t9(nella V-1)
non h,anno in comunepunti
che siano interni e all’ uno e
at Z’at àra ;
come si riconosce
subito,
se si ricorda benequella
talproposizione 7)
di Wt.13. - Celle di
K,
lequali
8i possano mutare le une nelle altre mediantepotenze
di$,
saranno detteequivalenti, rispetto
a $.Si considerino ora le celle di g contenute nella striscia 8
(le quali
esauriscono la striscia8).
E 8i distribuiscanoqueste
cellein classi di
equivalenza, rispetto a 0, ponendo
due celle in unamedesima
classe, quando,
e soltantoquando,
esse sonoequi-
valenti
rispetto
a ~. Classi diequivalenza
che abbiano celle incomune coincidono.
La totalità di
queste
classi diequivalenza
è finita. Sia. N ilnumero dei suoi elementi. Allora è immediato che:
,Se un sottoinsieme connesso di celle di K
appartiene
ad 8 econtiene
più
di Ncelle,
esso ha in comune al meno una, cella con lapropria immagine
nella 19.Infatti,
nel caso contrario ilsottocomplesso
avrebbe neces-sariamente almeno una cella in comune con almeno una delle
sue
immagini
inV2,
in in{}4,
... ; e ci troveremmo in contrad- dizione con la secondaproposizione
del no 11 e l’ultima del numeroprecedente.
14. - Consideriamo di nuovo un
sottocomplesso
di celle diK,
sempre contenute nella striscia ~. Adesso
il sottocomplesso potrà
anche non esser
più
connesso, ma tutte le suecomponenti
connessedovranno avere almeno un lato sul
segmento 0 U,
individuatodall’origine
O delle coordinate cartesiane e dalpunto
unità Udell’asse delle ascisse. E mostriamo che:
Za conctusione
precedente
sussiste an.ehe inqueste ipo- tesi,
naturalmente sempre se ilsottocomplesso
contienepiù
di Ncelle.
Allo scopo, consideriamo le celle di K contenute nel
rettangolo
individuato dalle
disuguaglianze
ed
aggreghiamole
aquelle
delsottocomplesso.
Otteniamo un sot-tocomplesso
connesso di celle di K. Equesto sottocomplesso,
nei
riguardi
della striscia individuata dalledisuguaglianze
ai trova in condizioni
analoghe
aquelle contemplate
nell’enunciato del numeroprecedente.
Indi esso e la suaimmagine
nella t9 hannoalmeno una cella in comune, necessariamente contenuta in
S,
equindi
comune anche alsottocomplesso
dipartenza
ed alla suaimmagine
nella ~.15. - Per snellire il
più possibile
laprossima
dimostrazione delteorema,
chiuderemoquesto paragrafo
indicandodegli
altri lemmi.Ed
implicitamente
fisseremo anchequalche
convenzione ulte- riore sul simbolismo.Il
segmento A,
congli
estremi neipunti
O et(0) è,
pert,
unarco di
trasla.zione,
elementarerispetto
a K. La suddivisionesimpliciale ho
subordinata suÅo
da .K è laspezzata.
con i vertici successivi neipunti
dell’asse x aventi per ascisserispettive U,
t,
21,
...,2pt.
La traiettoria ~ogenerata
da~,o
nella t è l’orizzontale deipunti
con l’ordinata nulla.Uno, 11,,
dei duecampi
adiacentia R0 è costituito dai
punti
con l’ordinatapositiva,
el’altro,
da
quelli
con l’ordinatanegativa.
Il
segmento
congli
estremi neipunti «
eè,
per ii.,un arco di
traslazione,
elementarerispetto
a K. La suddivisionesimpliciale ko
subordinata su ,uo da g è laspezzata
con i vertici successivi neipunti
dell’asse x aventi per ascisserispettive 0,
1,2~,..., 2qt.
La traiettoria Qagenerata
nella 10 è l’orizzontale deipunti
con l’ordinata nulla.Epperò
uno,E0,
dei duecampi
adiacenti a (10 coincide con
Ho,
el’altro, 1,,
conHó.
Il
segmento
vo congli
estreminell’origine
0 delle coordinate cartesiane e nelpunto
unità Ú dell’asse delle ascisseè,
per0,
un arco di
traslazione,
elementarerispetto
a I~. La suddivisionesimpliciale lo
subordinata su vo da K è laspezzata
con i verticisuccessivi nei
punti
dell’asse x aventi per ascisserispettive O,
1,2c,
..., lóxc. La traiettoria zogenerata
da v. nella 0 è di nuovol’orizzontale dei
punti
con l’ordinata nulla.Epperò
uno,To,
dei suoi due
campi
adiacenti coincide conIIo
e27o,
e1’altro,
T.,
con77.
e~’ó.
norma delle convenzioni del no
8,
introdotte senza im- porre restrizioni essenziali:Il
punto t(O)
è contenuto nel-segmento
03BC0;mentre,
attese le(10)
e(11):
I
punti t(0)
e sono entrambi interni alsegmento
vo;e di
qui
segue che:Tutti i lati della
spezzata ho
son lati anche per laspezzata ko;
e segue altres che:
ko
-vont o ;
di
guisa
che anche tutti i lati dellaspezzata ho compaiono
fra ilati della
spezzata lo.
16. - Sia ora h una
spezzata semplice
edaperta,
che abbiacome lati soltanto lati di X e come estremi
gli
stessiestremi,
O e
t(O),
diho. Quei punti
di h che nonappartengono
adho
sianointerni a
77o;
diguisa che,
se si pone k - h -1- anche k è unaspezzata semplice
edaperta.
E sia c una
spezzata semplice
edaperta, contenuta,
inquanto
insieme di
punti,
nell’insieme deipunti
di h.Uno, P, degli
estremidi c
appartenga
adho; e l’altro, Q,
sia interno ad h. AlloraQ
è diverso da O e
t(0),
nonchè datv(0); pertanto:
Se h è arco di traslazione per la
t,
l~x curva e è libera nellat;
ed
analogamente:
un arco di traslazione
per la
curva c è libera nella w.Ebbene,
nel numero successivo noi proverema che:c è libera nella t e nella e.fJsa è necessariamente libera anche
0;
e
questo,
a norma di un risultato noto e ricordato anche nella7)
di
9R,
ci darà senz’altro che:Nelle
ipotesi
del teoremaprecedente,
c è libera soltanto int,
ie e~9,
ma unehe in tutte lepotenze tm,
e per poco che relativo m non sian. ullo ;
ma nel nO 18 proveremo altres che:
Nelle solite
ipotesi,
e è libercc anche in, tutti iprodotti
di t per le diversepotenze
di~;
vale a
dire,
che allora c è libera anche in tutte leimmagini
rettifi-cate di t.
Indi,
se c è per dipiù
contenuta nella strisciaS,
basta risalireda 8 ad
é, perchè
c dialuogo,
inS,
ad una curvasemplice
edaperta,
libera nella t.17. - Per le
dimostrazioni,
indichiamo oon X ilpunto
che hala stessa ascÎ8sa di P e l’ordinata
uguale a - 1;
e con Zquello
che ha l’ordinata
uguale
a - 1 e l’ascissa nulla.I
punti t(Z), w(Z)
eò(Z) hanno, rispettivamente,
le stesseascisse di
t(O), ix(O)
e9(0);
le loro ordinate sonouguali
a - 1.I
segmenti Â, .u
e v abbiano come estremirispettivi
Z et(Z),
Z e
w(Z), Z
e Allora A è un arco di traslazione pert;
e p per w; e v per ~J. L’orizzontale deipunti
con l’ordinatauguale
a - 1 fornisce la
traiettoria,
n,generata
da A nellat ; quella,
a,generata da 03BC
nella w ; equella,
T,generata
da v nella ò. Nelpiano,
illuogo
deipunti
con l’ordinatamaggiore
di - 1 fornisceuno,
II,
dei duecampi
adiacenti a z ; nonchè uno,~,
diquelli
adiacenti a Q; ed uno,
T,
diquelli
adiacenti a i.Poniamo
quindi c’
- XP + c, diguisa
che laspezzata
sem-plice
edaperta,
c’ è contenuta inII,
se siprescinde
dalpunto X,
ed è libera tanto nella
t, quanto
nella ’11’. E per concludere nelsenso voluto dal terzo lemma del numero
precedente,
ammet-tiamo che c’ e abbiano dei
punti
in comune; e facciamo vedere che una simileipotesi
conduce ad un assurdo.Nelle condizioni
attuali,
ipunti
comuni a c’ e~(c’ )
sono diversitanto da
X, quanto
da~(X ). Pertanto,
nelleipotesi attuali,
econ riferimento a
0,
la curva c’ contiene unopseudoarco
di tra-slazione,
~O, conl’origine
nelpunto
X.Sia Y il termine di o. Il
punto
Y o è interno a~(~o),
o èinterno a com’è ricordato anche nella
8)
di 9M. E ledue circostanze si escludono a
vicenda,
com’è ricordato nella stessaproposizione.
Supponiamo
che sipresenti
laprima
circostanza. E indi- chiamo cone’ quel
sottoarco di é che hagli
estremi in X e~-1 ( Y ).
Indi
poniamo
e denotiamo con J il sottoinsieme chiuso e limitato del
piano,
delimitato dalla curva
semplice
e chiusaj.
Nella t9,
ilsegmento ~~(~)
è un altro arco di traslazione attoa generare la traiettoria i. E tutti i
punti
di e diversi da X sonointerni a
T( = lI ). Epperò, giusta
le considerazioni finali del no 3 di9R,
l’insieme J èquasieccezionale
pere T,
ri-spetto
a 0.Quindi gli
interni di J e sonodisgiunti
e sonocontenuti in
T,
a norma, se nonaltro,
diquanto
è ricordato inquello
stesso no 3 di !M.Consideriamo ora la curva
t(e).
Essaparte
dalpunto t(X),
che è interno al
segmento XD(X)
attese la(10)
e la(11)
e la defi-nizione istessa di t all’esterno di S. Essa è contenuta in
II( = T),
a meno del
punto t(X).
Essa nonpuò
incontrare Lo,perchè
p è liberanella t,
inquanto
sottoarco dic’,
che è libera nella t. Essanon
può
incontrare cheappartiene
a~(c’ ), perchè
essaappartiene
at(c’),
eperchè t(c’)
nonpuò
incontrarelS(c’),
attesoche c’ è libera in
w -1 ( _ t9-lt). Dunque
la curva è contenuta nell’interno dell’insiemeJ,
se si eccettua ilpunto t(X).
Indiè contenuta nell’interno dell’insieme
~(J),
se si eccettua ilpunto t9(t(X»,
che è diverso dat(X).
Magli
interni di J e~(J)
sono
disgiunti. Dunque
e non hannopunti comuni,
cosa
assurda, perchè
=t(t9(C»,
eperchè
l’intersezione di p e~9~(~O)
non è vuota.Il
ragionamento esposto permette
di esaurire anche il casoche si
presenti
la seconda diquelle circostanze;
anche il caso,cioè,
che Y sia interno aD-~(e),
o, se sipreferisce,
che~( Y)
siainterno a p.
Nel
fatto,
indichiamo stavolta con~O’
il sottoarco di e congli
estremi in X e
~( Y).
Indiponiamo
e denotiamo con J il sottoinsieme chiuso e
limitato, delimitato,
nel
piano ambiente,
dalla curvasemplice
echiusa j
attuale.Nella
~,
ilsegmento
è un arco ditraslazione,
attoa generare la traiettoria i. E tutti i
punti
diversi daX,
sono interni a
T( = II?. Quindi gli
interni di J e sonodisgiunti,
edappartengono
aT,
per motivianaloghi
aquelli
indicati nel caso
precedente.
E consideriamo adesso la curva Essa
parte
dalpunto
interno al
segmento
a norma delle solite(10)
e
(11)
e della definizione di t all’esterno di ~S. Essa è contenuta inII ( = T),
a meno delpunto
Essa nonpuò incontrare e, perchè
p è libera nella inquanto appartiene
ae’,
che è liberanella t-1. Essanon
può
incontrare~-1 (e )
cheappartiene
a~(c~
~-i(c’),
atteso che c’ è libera nellaw( _ tJt-I). I)unque
la curvaè contenuta nell’interno di
J,
se si eccettua ilpunto
Indi è contenuta nell’interno
di ~ -1 (.J ),
se si eccettua ilpunto V-1(t-1(X)),
che è diverso da Magli
interni di Je
0-1(J)
sonodisgiunti. Dunque
eO-l(t-~(e))
non hannopunti
n comune. Cosaassurda, perc·hè
coincide cont-1(0-1(e», e perchè
l’intersezione di p e non è vuota. Donde la conclusionedesiderata,
anche nel caso che sipresenti quella
tal seconda circostanza.
Per
quello
che ha tratto alquarto
lemma del numero prece-dente,
non vi è nulla daaggiungere
aquello
che si ègià
detto:per dimostrarlo basta rifarsi alla circostanza ivi
ricordata,
secondola
quale ogni
curvasemplice
edaperta,
libera in una traslazionepiana generalizzata,
non è libera soltanto nella traslazione e nell’inversa dellatraslazione,
ma è libera anche nei loroquadrati,
nei loro
cubi,
ecc., ecc.18. - E
passiamo
finalmente alla dimostrazione dell’ultimolemma,
tuttora in sospeso.Ferme le notazioni
precedenti,
noisappiamo
ormai che e, è libera int,
in w ed in~;
anzi che c’ è libera int,
in ic, in~,
int-’,
in w-1 ed in~-1,
nei loroquadrati,
nei lorocubi,
ecc., ecc.Ed invece di dimostrare che c’ è libera nei
prodotti
di t per lepotenze
di19,
noipotremo
dimostrare che:Essa è libera nei
prodotti
di t-’ per lepotenze
di t9.Ancora un’osservazione. Nelle condizioni
attuali, t(c’)
enon hanno
punti
in comune, atteso che c’ eí9(c’)
non ne hanno.Ma
t(~(c’))
coincide con~(t(c’)). Pertanto,
nelle condizioni attualit(c’)
è libera nella~;
ed inquanto tale,
essa, è libera anche in0-1,
infJ2,
int9-2,
infJ3,
ecc., ecc. Inconclusione,
nelle condizioni attuali le curvesono
disgiunte
a due adue;
e la stessa circostanza, sipresenta
anche per le curvecome si riconosce con lo stesso
ragienamento, applicandolo
a~-1(c’))
ed at-~(~(c’))-
Ciò premesso, consideriamo
prima
il caso della curva c’ edelle sue
immagini
nelle trasformazioniV92t-1, V3t-1,...,
riser-bandoci di esaminare
dopo quello
della curva c’ e delle sue imma-gini
nelle trasformazioni~9 -lt -1, ~ -2t -1, ~-3t -1, ....
La curva c;’ è libera nella ~.~,, cioè nella e 0 è una trasla- zione
piana
ordinaria.Pertanto,
o c’ è libera anche ini92t-l@
~t-1,... ;
ovvero sipuò
determinare il numero r, interoe
maggiore
di1,
in talguisa,
che c’ incontri lapropria
imma-gine
nella e sia libera nelle{}r+3t-l,....
Nel
primo
sottocaso non vi è nulla da dire. Nel se-condo,
indichiamo stavolta con Y ilprimo punto
dell’insieme -~- ... -~-~’(t-1(c’))
incontrato da chi percorra c’ apartire da X ;
e con p il sottoarco individuato su c’ da ~Y e Y.Il
punto
Yappartiene
ad una ed una sola delle curve~(t-1(c’)),...,
E siaquesta ~·(t-’(c’)),
diguisa
che ilnumero intero s è
maggiore
di1,
e l’arco p non incontra nessunadelle curve se il numero intero e
positivo
m è diversoda s.
E stavolta indichiamo con
p’
il sottoarco individuato su~9·(t-1(c’))
da Y eLa curva
semplice
edaperta
p +Lo’
è contenuta nell’insiemeT( _ ~
=II),
a menodegli estremi, X
e~a(t-1(~) ),
che appar-tengono
a i. Inoltre ilpunto
è interno alsegmento
congli
estremi in .X eVs(t-1(X)),
atteso che s èmaggiore
di 1 e che l’ascissadi è
maggiore
diquella
di X(per
i solitimotivi).
Indie + e’
incontra lapropria immagine
nella t99).
Ora
questo
è assurdo. Nelfatto,
le curve e e non si pos-sono
incontrare, perchè
c’ è libera nella 19. Lecurve e’
enon si possono
incontrare, perchè
le curve esono
disgiunte,
come si ègià
osservato. Le curve p e non si possonoincontrare, perchè
~o non incontra nessuna delle curve’)
Nelle condizioni attuali la cosa è immediata. E non vi è nessunbisogno
di ricorrere al teorema di Brouwer ricordato nella 2) di Wz.se il numero intero e
positivo
m è diverso da s. E perquesto
stessomotivo,
la curva~O’
nonpuò
incontrare Donde laprima parte
dellaconclusione,
nel senso che c’ è libera in,
V3t-1,... .
Per
quello
che ha tratto alla secondaparte
delladimostrazione,
se c’ è libera in
i&-3t-1,...
non vi è nulla da dire.Nel caso
contrario,
si determini il numero interonegativo
s e si
scelga
ilpunto
Y su c’ in talguisa,
che il sottoarco e indi- viduato su c’ da X ed Y abbia in comuneY,
e soltantoY,
conla curva e non incontri nessuna delle curve
se il numero intero e
negativo
m è diverso da s ; tuttoquesto
sipuò
farecertamente, perchè ~
è una traslazionepiana
ordinaria.E si indichi con
e’
il sottoarco individuato su~s(t-1 (c’ ) )
daipunti
ed Y.
La curva
semplice
edaperta Lo -E- ~O’
è contenuta nell’insiemeT(= ~
= a menodegli estremi,
edX,
che appar-tengono
a i. Inoltre l’ascissa delpunto
è minore diquella
di~-1(~), perchè
il numero intero s ènegativo
eperchè
l’ascissa di è minore di
quella
di X(per
i solitimotivi).
E l’ascissa di
t9-1(X)
è ovviamente minore diquella
di X. Indiil
punto t9-1(X)
è interno alsegmento
congli
estremi ined X.
Epperò
la curvasemplice
edaperta
~O-~- ~O’
incontra lapropria immagine
nella ~-1. Equesto
è assurdo. Infatti ~Osono ovviamente libere nella ~o~-I. Inoltre ~O non
può
incontrare~-~(~O’),
per il modo come è stato scelto Y su c’. ELo’
nonpuò
incontrare
~-1 (e ) ;
chè altrimenti ~o incontrerebbe~(~O’ ),
cosaimpossibile, quando s
C -1,
per il modo comme è stato scelto Y suc’,
cosaimpossibile, quando s = - 1, perchè
c’ è liberanella t-1.
§
2. La dimostrazione del teorema.19. - Ferme le solite notazioni
(e qui
rammentiamoesplici-
tamente
quelle
del no15),
ilcomplesso
g ammette celle ecce-zionali per
A.
e77o, rispetto
at, giusta
la27)
di 9K.E le celle di
K, eccezionali, rispetto
at,
perA.
e/7o,
sonoovviamente eccezionali anche per po e