1938 LE LEGGI RAZZIALI IN ITALIA APPUNTI PER UNA RIFLESSIONE
Nel 1938 furono introdotte in Italia le leggi razziali discriminanti i cittadini di religione ebraica sulla base d’asserzioni razziali. Nel 1937 si era presentata una prima avvisaglia di carattere razzista: la legge puniva i matrimoni tra cittadini italiani e sudditi delle colonie dell’Africa orientale con la reclusione da uno a cinque anni.
Le leggi razziali fasciste non sono una pietra d’inciampo del popolo italiano, uno spiacevole incidente di percorso, ma il risultato di un lungo processo d’inculcamento di pregiudizi.
Nel 1848 un sovrano di casa Savoia, Carlo Alberto, sull’onda degli entusiasmi liberali, restituiva piena libertà di culto ad ebrei e valdesi del regno di Sardegna; novant’anni più tardi un altro sovrano di casa Savoia, Vittorio Emanuele III, avallava con la sua firma la discriminazione per legge.
Se agli inizi del secolo qualcuno avesse chiesto agli studiosi in quale nazione europea c’erano maggiori possibilità di manifestazione dell’antisemitismo, questi avrebbero risposto, con certezza, la Francia. Proprio nel paese transalpino si erano manifestate gravi forme
d’intolleranza, culminate nel 1894-98 nel processo Dreyfus, mentre nella Russia zarista, dal 1881, i pogrom (violente sommosse popolari) erano stati utilizzati dal regime per scaricare le tensioni sociali. Non mancavano eloquenti e preoccupanti segnali provenienti da tutto il continente europeo.
Antisemitismo e razzismo, sia pur nella loro diversa origine storica, hanno trovato, tra il XIX e il XX secolo, una drammatica combinazione nelle ideologie totalitarie, culminata con la
pianificazione nazista dello sterminio di massa.
PERCHÉ L’ANTISEMITISMO?
Potremmo affermare che è una posizione ideologica, su basi falsamente razziali, ostile alle popolazioni di religione ebraica. Ancora nella prima metà dell’Ottocento era definito come
“antigiudaismo”.
Essenzialmente riflette un pregiudizio, fortemente radicato, nei confronti dell’ebraismo, quale entità culturale e religiosa, che non accetta l’integrazione entro le varie realtà in cui gli ebrei si sono venuti a trovare.