R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
M AURIZIO T ROMBETTA
Sulle topologie collegate con la convergenza puntuale
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 66 (1982), p. 73-83
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topologie collegate convergenza puntuale.
MAURIZIO TROMBETTA
(*)
SUMMARY - Let X be a set of
mappings
X - Y(X
any set, Y anytopo- logical
space). We find necessary and sufficient conditions in order that thetopology
in Je inducedby
theproduct topology
of Y" be the finest among thepointwise-convergence topologies.
We deal also with somehereditarity questions
in such situations.1. Introduzione.
In un insieme di funzioni è talvolta
(cfr.
per es.[1])
chiamatatopologia
della eonvergenzacpuntuale
unatopologia
io(vedi
n.2)
dallaquale
si deduce la convergenzapuntuale,
trascurando di rilevare il fatto che ro nonè,
ingenerale (e
nei casipiù interessanti),
nè l’unicanè la
più
fine delletopologie
dallequali
si deduce una tale convergenza.Più
precisamente:
daogni
struttura di convergenza A si deduce(cfr. [2])
unatopologia T(2)
che è lapiù
fine fraquelle,
seesistono,
nelle
quali
la convergenza èquella data;
ora, latopologia
dedotta intal senso dalla convergenza
puntuale
nonè,
ingenerale,
la To.In
questo lavoro,
dimostrodapprima (n. 2),
mediante dueesempi, che,
detta~
la convergenzapuntuale
in un insieme difunzioni, può
aversi ro; e ciòpersino
nel caso delle funzioni continue definite in R e a valori reali.Successivamente
(n. 3 ),
stabilisco alcune condizioni perl’ugua-
glianza T( ~,)
= fra lequali
una necessaria e sufficiente relativa al(*)
Indirizzo dell’A.: Istituto Matematico dell’Università di Trieste, Piaz- zaleEuropa
1 - 34127 Trieste.caso in cui R sia l’insieme di tutte le funzioni definite in un insieme X
e con valori in uno
spazio topologico
Y. Tale risultato prova chel’ugua- glianza
inquestione
sussiste soltanto in casi assai poco interessanti.Per
esempio,
se Y è unospazio metrico,
latopologia
dedotta dallaconvergenza
puntuale,
nell’insieme di tutte le funzioni di X inY,
èla z~o se e solo se X è
(al più)
numerabile.Ho infine affrontato
(n. 4)
dueproblemi
che si pongono in maniera naturale eriguardano
ilpassaggio
da un insieme di funzioni ad un suo sottoinsieme JeB Sichiede, precisamente,
se latopologia
per R’è
quella
subordinata dalla di Je(cosa
che si constata immediata-mente per la
topologia To)
e sedall’uguaglianza
= Toper H
siottiene
l’analoga uguaglianza
anche per Je’. Oradimostro,
medianteun
esempio,
che larisposta
ad entrambi iproblemi
ènegativa.
2. Le
topologie :0
eT ( ~ ) .
Sia H un insieme di funzioni definite in un insieme X e a valori in uno
spazio topologico
Y. Indichiamo con~
la struttura di conver-genza
(nel
senso accettato in[2])
che si ottiene dalla convergenzapuntuale
delle funzioniappartenenti
ad JC escriviamo, eventualmente,
per indicare che la successione di funzioni converge
puntualmente
alla funzionef o .
DEFINIZIONE 1. La
topologia
To. Indicheremo con To latopologia
della convergenza
puntuale
nel senso diKelley ([1]).
Sef o
E unabase di suoi
ro-intorni
è datadagli
insiemi deltipo
dove
gli
xi sono n arbitraripunti
di X e, perogni i, Bi
è un arbitrariointorno di
1,(xi)
in Y.In
particolare,
se Y è unospazio metrico,
una base diro-intorni
per
f o
è datadagli
insiemi deltipo
con xi ed e numero reale
positivo
arbitrario. Come ben sivede,
si tratta della
topologia
subordinata su H dallatopologia prodotto
di Yx.DEFINIZIONE 2. La
topologia T ( ~,) .
Indichiamo conT ( ~,)
latopo- logia
dedotta dalla struttura di convergenza~
nel senso accettato in[2].
In taletopologia,
un insiemeA(c Je)
èaperto
se e solo se, da( f ~. )
con perogni
n, si ha che la successione( f n )
finiscein A.
L’insieme
R,
con taletopologia,
èquindi
unospazio sequenziale.
Ne viene
che,
inquesto
caso, i chiusi di JC sono tutti e soli i sottoinsiemisequenzialmente
chiusi.DEFINIzIONE 3. Data una
topologia
z su un insieme indicheremocon
Z(T)
la struttura di convergenza da essa dedotta.Ricordiamo che sussiste il
TEOREMA 1.
Qualunque
sia l’insieone k cYX, si ha
=~.
DIM,
a)
Se( f n) -~/o?
inZ(To)?
la( f n)
finisce inogni zo-intorno
dif o
equindi,
inparticolare,
inogni
intorno deltipo
con x E X e B arbitrario intorno di
f o(x). Dunque,
perogni
x, -~~ f0(x~
l ossia,(/~)-~/o.
·b )
Sia ora Fissiamo unTo-intorno
dif o ,
che sipuò
pensare del
tipo
con il solitosignificato
dei simboli.Esistono k interi ’V2, ..., ’Vk tali
che,
per n > ’Vi’ èBi. Dunque,
per
n > mag ~vl , v~ , ... , vk}
èSi conclude che la successione di funzioni è
Z(To)-convergente
adf o,
dato che finisce in
ogni
suor0-intorno.
c.v.d.Da
questo
Teorema si ricava che:La struttura di convergenza
~
è deducibile datopologie.
E
quindi,
dato che( [2] ),
Condizione necessaria e
sufficiente offinchè
una struttura di conver-genza A sia deducibile da
topologie
è che risultiLT(A)
=A,
si conclude col
COROLLARIO
2. ~7
sempre =A.
Inoltre è sempre
T(À)
>- to, dato che([2]),
perogni Â, T(~,)
è lapiù
fine
tra letopologie
dallequali
si deduce la struttura di convergenza A.Mostriamo ora, con due
esempi,
chepuò
essereT(~,)
-=1= io.ESEMPIO 1. Sia X =
[ 0, 1] (o
altro insieme nonnumerabile),
Y =
{O, 1 ~
con latopologia discreta, ~ _ ~ f :
~ 2013"Y}.
Consideriamo ilseguente
sottoinsieme 8 di JCè
(al più) numerabile} .
9 è Sia
(fn)
-~Io,
con1,,
e 9 perogni
n. Si haEssendo numerabile il secondo
membro,
risulterà tale anche ilprimo.
È dunque f o
E9,
come si voleva.9 non è
To-chiuso.
La funzione nulla 0 nonappartiene
chiaramente a9,
magli
è aderente(in Fissiamo, infatti,
nella base di intorni di Oun elemento
Ora la
funzione f ,
che vale 0 neipunti
... , xn e vale 1negli altri, appartiene
sia a 8 che a Inquesto
caso èdunque,
come pre-visto, T(k) #
ESEMPIO 2. Sia
X = [0, 1],
Y=R(con
latopologia ordinaria),
JC l’insieme di tutte le funzioni continue di X in Y. Indichiamo con p
una misura in X per la
quale
lafamiglia degli
insiemimisurabili contiene
quella
dei boreliani. Fissati due numeri reali po- sitivi aed l,
con 11,
consideriamo l’insieme~i
non èzo-chiuso.
La funzione nulla 0 nonappartiene
a9,,
dato cheè
{x: 0 (x) > a~ _
0 e che tale insieme haquindi
misura nulla. Fis- siamo ora unzo-intorno
della funzione nulla che sipotrà
sempre pen-sare del
tipo
con 0 = X0 X~ ... xn = 1(i punti
0 e 1 si possono sempreaggiungere ! ) .
Poniamopoi
, ~ ,
B..I
La funzione
(continua !) f
avente comegrafico
laspezzata
che si ottienecongiungendoy nell’ordine,
ipunti (0, 0); (d, 2a); (x1-d, 2a);
+
~, 2x);
J(~’2 - ~, 2")
J(~2 ~ U) ~
i(X2 -f- ~, 2x);
J ...(X n, 0);
J(Xn
+~, 2 ")
1(12013~2x); (1~0) appartiene
ovviamente aqualunque
sia ê >
O,
edappartiene
anche a8~.
Siha, infatti,
La funzione nulla è
dunque
aderente a8~.
8’ è
Sia ~ conf[
EE~
perogni
n. Provia.moche è anche
fo e 8~.
Posto ora, perogni n, In
= si constata subitoche la nuova successione converge ancora
puntualmente
adf o .
Inoltrele
f n
sono continue ed èa}) ,u(~x: f1(x) > a~ ) >
1 perogni
n ; ossia lef n appartengono
a6/J°.
Dato che il nostro obiettivo è soloquello
di provare che anchef o appartiene
a8,, possiamo
pensare tale funzione come limite della( f n ),
anzichè della(f’).
Poniamo ora,per
comodità, Bn
={x: a};
B ={x: f a(x) > a) ;
Sappiamo
che è B’c B". Proviamoche,
inquesto
caso, si ha13"c B. Sia x E
B" ; dunque
perogni
n. Devedunque
esistereuna sottosuccessione di indici tale che risulti per
ogni j ;
si ha
perciò,
sempre perogni j,
a. Essendopoi fo(x)
= limtnj(x),
si conclude che è anche ossia che x E B. j--
B c per
ogni x
e X e perogni
naturale n,fo(x), si ~ ha che,
perogni x E B,
risulta ossiax E Bn ,
perogni
n, da cui x E B’. Dalleuguaglianze
ora,provate,
si ricava che è B = limBn .
n-o
L’insieme
B,
come iBn ,
è misurabile e tutti sono sottoinsiemi del- l’insieme misurabile[0,1].
Si conclude cosche,
essendo perogni n
è
3. Condizioni per
l’uguaglianza T ( ~ ) _ ~Co .
Stabiliamo
dapprima
una condizione sufficiente.TEOREMA 3. Se X = è numerabile
(o finito)
e se Y è a basetoeale
numerabile,
allora si haT(A)
=qualunque
sia l’insieme JC c Y".DIM. Per
ogni y
EY,
sia$" = {Bk,
con k EN}
una sua base nume-rabile di
intorni,
decrescente per inclusionerispetto
a k. Fissata ora unafo e JC,
scriviamoB"
inluogo
diB-"",).
Consideriamopoi
un insieme U c Je che non siaro-intorno di Io. U
noncontiene,
di conseguenza, alcun intorno deltipo
Dunque,
comunque si fissinogli
intorniBkl
diBka
dif o(x2), ... , B:"
di esiste in Je una funzione
Consideriamo ora la successione
( f n )
di elementi diR,
cos definitacon l’indice
ripetuto n
volte.Essendo
si ha
Fissati un indice i e un intorno
Bk
di eposto v
= max(i, k),
per
ogni n
> v, si haRisulta
dunque
perogni i;
da cui Talesuccessione
deve, pertanto,
finire inogni T(A)-intorno
di/o* Ora,
datoche per nessun n è
In
eU,
la successione(fn)
nonpuò
certamente finire in es-so. U nonpuò perciò
essere unT(À -intorno
di10.
c.v.d.Veniamo ora a delle condizioni
necessarie,
valide sottoipotesi particolari
su k.TEOREMA 4. Se X è un insieme non
numerabile,
Y unospazio topo- logico
contopologia
non nulla(~
JC tutte leapplicazioni
di X in
Y, si ha T(À) #
ro.Dim. In Y esiste un
punto
Yo dotato di un intornoaperto
~7 diversoda Y.
Consideriamo ora il
seguente
sottoinsieme di JC9 è Sia
( f n )
una successione di elementi di 9 e sia( f n ) f,,, dunque
-f o(x)
perogni x
E X.Ora,
se per un x e X èf o(x) E U,
esiste un
v(x)
taleche,
per n >v(x),
èf n(x)
E U. Si haquindi
Si conclude che anche
f ~ 1( U)
è alpiù
numerabile eche,
di conseguenza, anchef o appartiene
a S.9 non è
ro-chiuso.
Mostriamo che la funzionef o
di valore costante yo è aderente(in ro)
a9,
pur nonappartenendovi,
dato che = X nonè numerabile. Fissiamo un elemento y1 di Y - U. Dato un
To-intorno
di
f o ,
deltipo
funzionef ,
che vale yo neipunti
zi, ... , xn e ylaltrove, appartiene
sia a tale intorno che a9,
essendofinito l’insieme c.v.d.
(1)
Si chiede cioè che in Y esistanoaperti
diversi da 0 e da Y.Gli ultimi due Teoremi sono in
parte
riassunti dallaPROPOSIZIONE 5. Se JC è l’insieme di tutte le
applicazioni
di 2~n in-sieme X in uno
spazio topologico
Y che sia a base localenumerabile,
si ha
T(k)
= se e solo se X è alpi c
numerabile.TEOREMA 6. Se H(c
Yx)
contiene lecostanti, l’uguaglianza T(k)
= ’l’oè
possibile
solo se Y ésequenziale.
DIM. Sia Y uno
spazio topologico
nonsequenziale.
Esistono alloraun insieme non vuoto
C(c Y) sequenzialmente
chiuso ma non chiusoed un
punto
yo EC
tale che nessuna successione di elementi di C con-verge ad Yo. Consideriamo ora il sottoinsieme di JC
E non è
vuoto,
contenendo almeno le costanti con valori in C.9 è
T ( ~,)-chiuso.
Sia(fn)
una successione di elementi di 9 conver-gente puntualmente
ad una funzionef o .
Perogni
x e perogni n,
èIn (x) E
Ce da cui
f o(x)
EC,
essendo Csequenzialmente
chiuso.È dunque
9 non è
ro-chiuso.
Perogni
y EY,
indichiamo cony
la funzione divalore costante y.
P
ovviamenteYo rt
8.Fissiamo un
ro-intorno
di chepossiamo
pensare, come sempre, deltipo anzi,
essendo tutti iB
i intorni di yo , sipuò
porre B ... r1
Bn
e considerare l’intornocontenuto nel
precedente.
Essendo yo EC,
esiste un yx E C r1 B. Risultaquindi y1
e 6 r1 c.v.d.Riassumendo i risultati dei Teoremi 4 e
6,
si ha laPROPOSIZIONE 7. Se JC consta di tutte le
applicazioni
di un insieme Xin uno
spazio topologico
Yaffinchè
siaT (i1)
= ’l’o è necessario che X sia alpi c
numerabile e che Y siasequenziale.
Tenendo ora
presente che,
dato un arbitrario insiemeH,
dotato diuna struttura di convergenza
,1,
la è l’unicatopologia sequenziale
da cui si deduce
A,
si ha cheL’uguaglianza T(~,)
= io sussiste se e solo seYx)
èsequenziale.
Quindi,
inparticolare,
Se è 3e =
YX,
con X(al più) numerabile,
sz haT(~)
= -t,, se e soto seYX,
con latopologia prodotto,
èsequenziale.
Da
queste
osservazioni e dallaProposizione
7 si ricava:TEOREMA 8. Dati uno
spazio topologico
Y e un insiemeX,
seYx,
con la
topologia prodotto,
è unospazio sequenziale,
allora X è(al
numerabile e Y èsequenziale.
È
da notareperaltro
cheLe condizioni della
Proposizione
7 non sonosufficienti
perl’ugua- glianza T(k)
= To.Esistono infatti
spazi topologici sequenziali
Y per iquali
Y2 nonè
sequenziale ( 2 ) .
Osserviamo ancora
che,
se è X ={a},
lospazio
yx è omeomorfo adY, qualora
in Yx si introduca latopologia prodotto, qualunque
sia lo
spazio topologico
Y.Quindi:
PROPOSIZIONE 9. Se è X =
{a},
Yx èsequeziale
se e solo se lo è Y.Sia ora X arbitrario e consideriamo l’insieme H formato da tutte
e sole le
applicazioni
costanti di X in Y. Per assegnare un elemento diJC,
occorre e basta assegnarne il valore in unprefissato
elemento adi X. Tutto avviene
perciò
come se X constasse del solo elemento a.Dalla
Proposizione
9 si ricava cos ilCOROLLARIO 10. Se JC consta di tutte e sole le
applicazioni
costantidi ~cn insieme X in
spazio topologico Y,
si ha = se e solose Y è
sequenziale.
4. Sulle
topologie
subordinate daT(~)
e da20.
Alcuni simboli :
Sia,
alsolito,
JC un insieme diapplicazioni
di uninsieme X in uno
spazio topologico
Y e sia JC’c3C. Indichiamo conk
(2)
Confronta, per es. [3].e con
~’
le strutture della convergenzapuntuale
di k e di JC’rispetti-
vamente.
Analogo significato
abbiamo i simboli zo e7*0.
Indichiamopoi
conio
eT(~,)
letopologie
subordinate su K/rispettivamente
da ioe da
T(1).
È
immediato constatare cheTEOREMA 11. Risulta sempre
To
=fo.
DIM. Diciamo a la
topologia prodotto
definita in Si constata subito che zo eTo
sono letopologie
subordinate da o su H erispetti-
vamente. Essendo
io
latopologia
subordinata su JC’ dalla zo, si ha subito la tesi. c.v.d.Sorge
cosspontaneo
ilPROBLEMA 1. Se è JC’c
YX),
latopologia
coincide con latopologia
subordinata su JC’ dallaProviamo intanto che
TEOREMA 12.
E
sempreT ( ~,’ ) ~
DIM. Sia un
aperto
in Esistedunque
un insiemeA (c JC,), aperto
inT(~,),
per cui si abbia Sia orafó E A’.
Comunque
sifissi,
inJC,
una successioneconvergente
af ó , questa
finisce in
A ;
ciò accade anche se, inparticolare, ogni f n appartiene
ad JC. Si conclude cos che
ogni
successione(/~)
diJC’,
che converga adf ó,
finisce inA,
e,quindi,
in A r1 JC’= A’.Quindi
A’ èT(~’)-aperto.
c.v.d.
Veniamo ora ad un altro
problema collegato
conquesto.
Precisamente:
PROBLEMA 2. Se per un insieine k c
T ( i1)
= ro e se è 3C’c 3e risulta ancheT (~,’ )
=z~ó~
In altreparole, l’uguaglianza T (~,)
= io è ereditaria per i sottoinsiemi di Je,Notiamo che
(Teor.
11 e12),
dall’essere _ ro, si haI Problemi 1 e 2 vengono cos ad essere fra loro
collegati. Mostriamo,
con un
esempio,
che larisposta
a taliproblemi è,
ingenerale, negativa.
ESEMPIO 3. Sia X =
{a};
Y = U U{z}
con r, s E N.Definiamo in Y la
seguente topologia.
Ipunti
p~,~ sono isolati. Una base di intornidi qr
è datadagli
insiemi deltipo
Una base di intorni per z è data
dagli
insiemi deltipo
dove f
è un’arbitrariaapplicazione
di N in sè.Che si tratti di una
topologia
lo si constata senza diincoltà. Assu- miamopoi
Yx e(JCD) H’ = {f: f(x) E Y’}
conÈ poi agevole
constatare che Y è unospazio sequenziale
e che Y’non lo è. Per il Corollario
10,
si haquindi
Osserviamo ancora che
TEOREMA 13. Risulta sempre .
P, ovviamente, Inoltre,
essendo 9ed essendo
T(~)
~ si ha anche ~’jBIBLIOGRAFIA
[1] J. L. KELLEY, General
topology,
Van Nostrand ReinholdCompany,
1970.[2] M. DOLCHER,
Topologie
e strutture di convergenza, Annali della Scuola NormaleSuperiore
di Pisa, serie III,14,
fasc. 1 (1960).[3] R. ENGELKING, General
Topology,
PWN, Warszawa, 1977.Manoscritto pervenuto in redazione il 7