R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
G IANFRANCO C IMMINO
Sui sistemi di infinite equazioni integrali lineari con infinite funzioni incognite
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 8 (1937), p. 21-46
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LINEARI CON INFINITE FUNZIONI INCOGNITE
di GIANFRANCO CIMMINO a
Napoli
Raccolgo
nellapresente
memoria alcuni risultati relativi ai sistemi di infiniteequazioni integrali
lineari con infinite funzioniincognite,
che sipresentano
come diretta estensione sia dei teo- remi fondamentali sulleequazioni integrali,
o sistemi di unnumero finito di
equazioni integrali
conegual
numero di funzioniincognite,
siadegli analoghi
teoremi relativi ai sistemi di infiniteequazioni
lineari(algebriche)
in infiniteincognite.
Le
ipotesi
fissate aproposito
dei sistemipresi
in esame(n. 1) permettono l’applicazione
del metodo delleapprossimazioni
successive in
piccolo (n. 2).
Il teorema del1’ alternativa sussiste pure, ove siaggiunga
unaipotesi
dicompleta
continuità(n. 3) ;
esso viene
qui
dimostrato(n. 4)
con unprocedimento
che siimpernia
sulla stessa idea fondamentale di cui mi sono valso in un’ altra mia ricerca(l);-
nel casoparticolare
di una ordinariaequazione integrale,
anziché di un sistemainfinito, questa
di-mostrazione si discosta da tutte
quelle
consuete e consente dipervenire
allo scopo in maniera estremamentesemplice
sottoipotesi
che sonoalquanto più generali
diquelle
che si fanno disolito.
Nel n. 5 è dato un criterio per
I’ applicabilità
del metodo delleridotte,
opiù generalmente perchè
le soluzioni di un si-(1) G. CIMMINo - Sulle equaxioni lineari alle derivate parxiali del
second’ ordine di tipo ellittico sopra superficie chiusa, in corso di stampa negli Annali della R. Scuola Normale Superiore di Pisa.
stampa negli Annali delia R. Scuola Normale Superiore di Pisa.
stema
approssimante
il sistema dato convergano verso le soluzioni diquest’
ultimo.Nel n. 6 si mostra come si possa ricondurre il sistema in- finito a un sistema
finito,
secondo unprocedimento,
che costi-tuisce la naturale estensione di
quello
ideato per leequazioni integrali
ordinarie da E. SCHMIDT("),
come pure diquello, pei
sistemi di infinite
equazioni
lineari(algebriche),
che da F. RIESZ viene fatto risalire ad A. C. DixoN(3).
Infine
(n. 7)
si studiano alcuni casiparticolari,
incui,
purnon essendo sempre verificate le
ipotesi
fondamentali poste a base di tutta latrattazione,
èpossibile
tuttavia ricondurre la risoluzione dei sistemi considerati aquella
di sistemi finiti.È
da osservare che lequestioni
esaminate e iragionamenti esposti
nellapresente
ricerca sonoquasi
sempre strettamente connessi alla naturaparticolare
delproblema
di cui si tratta edello
spazio
funzionale concreto alquale
ci siriferisce, sicchè,
tranne in
qualche dettaglio,
o il risultatostesso,
o la viaseguita
per ricavarlo possono
presentare,
misembra,
un certointeresse, indipeudenternente
dalle teoriegenerali
esistentiriguardo agli operatori
ed alleequazioni
lineari inspazi
funzionali astratti(~).
Nota
infine che i sistemi differenziali infiniti da me studiati in unaprecedente
ricerca(5)
sonoequivalenti
a sistemiintegrali,
che rientrano nel
tipo generale qui considerato,
in un caso limiteche verrà
specificato
inseguito.
(2) E. SCHMIDT - Zur Theorie der linearen und nicht linearen Inte-
gralgleichungen. Zweite Auflósung der allgeineine t liqzeai-en Integralgleichung, Math. Ann., Bd. 64 (1907), pp. 161-174.
(3) F. RiFSZ - Les systèmes dJ équations linéaires à une
Paris (1913), pp. 98-106.
(4) Cfr. p. es. S. BANACII - Th,éorie des opératioizs linéaires, Warszawa (1932).
(5) G. CiMMiNO - Sui sistemi di infinite equa’Ã.ioni differenziali lineari
con infigiite funxioni incognite, R. Acc. Naz, dei Lincei, Serie VI, vol. V, Fasc. VIII (1933).
~ 1. - Preliminari.
Sia dato uà numero
p >
1 e un dominio D dellospazio
a r
dimensioni,
incui,
detto x ilpunto corrente,
indicheremocon dx l’elemento di volume. Siano
poi A (x, y)
eB (xj rispet-
tivamente una matrice
infinita,
di elementiah~, (x, y),
e unasuccessione,
di elementibk (x) ,
sullequali
faremo leipotesi seguellti :
p
a)
per xquasi
ovunque inD,
ley) IP-l
sianofunzioni di y sommabili su
D ; le ~ (x, y) IP,
per yquasi
ovunque in
D,
e siano funzioni di x sommabilisu
D;
bj
per x, yquasi
ovunque inD,
la A(x, yj
riesca li- imitata(’)
e la somma deiquadrati degli
elementi di B(x)
con-vergente ;
c) detti
A(x, y) 1
e B(x) ~ i
ordinatamente 1’ estremosuperiore
di A(x, y)
e la1
x
quasi
ovunque inD,
una funzione sommabile suD ;
//* JL p-1
la
D A(x, y)
ela )
B(x) IP
siano funzioni di x som-illabili su D.
Indicheremo con lo
spazio
funzionale di tutte le succes-sioni
U (x),
per cuivalgono
leipotesi
fatte ina), b), c)
su B(x).
Pensando la come
punto,
o .come vettore di1,,
i suoielementi si diranno anche
coordinate,
ocomponenti.
Definian ocome distaizxa di due
punti U (x), V(x)
di~~
laquantità
come norma di
U (x)
la sua distanzadallo zero, e conveniamo di dire
semplicemente
che una succes-(6) Le nozioni che qui si presuppongono sulle matrici infinite sono
riassunte, p. es., nella memoria cit. in (1),. pp. 5-8.
sione di
punti
U(")(x)
diE,
converge verso unpunto
U(x)
dello
spazio stesso, quando,
per n 2013~- 00, tende a zero la di- stanza dei duepunti U (x),
U ~n~(x) .
Lo
spazio I.
cos costituito èdunque
unospazio
linearemetrico
completo.
Lo
spazio
definito come scambiandosoltanto p
con
-’
I si diràspazio complementare di £P.
in
Ciò
posto,
consideriamo laseguente equazione integrale,
contenente un
parametro 1,
nel vettoreincognito U(x),
Una soluxione
U(x)
di( 1 ) sarà,
perdefinizione,
un vettoredi per il
quale
sia soddisfatta la(1),
tranne alpiù
neipunti
di un insieme di misura nulla contenuto in D.La
(1) esprime
il fatto che 1 e 2~~ , ... verificano il si- stema di infiniteequazioni integrali
.1 i
laddove -
giova
notarloesplicitamente -
il secondo membro nonsarà certo
privo
di~senso,
in virtù delleipotesi a), b), c)
fattesu A
(x, ~)
e saU (x). Invero, qualunque
sia n e per xquasi
ovunque in è una funzione sommabile
di y
in base ada),
ed è limitatasuperiormente
in valore asso-luto da
A (x, y) ~ ~ ~ 1 U(y) ~ i
in base ab),
mentrepoi
dac)
ri-sulta che
A (x, y) ~ ~ ~ i U(y) ~ è
funzione sommabile di y, avendosine segue che si
può
passare al limite per n --~- oc sotto al segnof
nellaespressione
sicchè si riconoscenon soltanto che
l’ integrale
al secondo membro di(2),
come siè
detto,
ha senso, ma anche che il suo valore assoluto elevato alla p-mapotenza
è una funzione di xsommabile
suD,
comerisulta da:
(3),
novamente in base ac).
Nelle
ipotesi precedenti,
sipuò
supporre, come casolimite,
p = oo
e),
oppure p =1 ; corrispondentemente,
lea)
ec)
sidovranno sostituire con le altre :
a’)
per xquasi
ovunque inD,
ley) ~
sono fun-zioni
di y
soulmabili suD ; I ah" (x, y) ~ ,
per yquasi
ovunquein
D,
ele ~ (x) 1
sono funzioni di x limitate inD ;
c) la i A (x, y) i è,
per xquasi
ovunque inD,
una fun-I-
zione di y sommabile su
D ;
L
sono funzioni di x limitate in
D ;
e :
a")
per xquasi
ovunque inD, le (x, y) ~ i
sono fun-zioni di y limitate in
D, le ~
I ah"(x, y) 1,
, per yquasi
ovunque inD,
ele ~ (x)’ i
sono funzioni di x sommabili suD ;
c")
la A(x, y) i è,
per xquasi
ovunque inD,
unafunzione di y limitata in D e, detto a
(x)
il suo estremo supe-riore,
la a(x)
ela ~
B(x) i
sono funzioni di x sommabili su D.Il
ragionamento.
dipoc’ anzi
sipuò ripetere
anche nei casilimiti p = oo e p = 1. La
disuguaglianza (3),
in-dicando
con p
l’estremosuperiore
di1 U (x) 1
inD,
va sostituitacon la
(7) È questo il caso limite al quale si allude nelle parole in fine della introduzione.
e
per p = 1,
con l’ altraI/ integrale
al secondo membro di(2)
saràdunque,
per p = oo , una funzione limitata e per p =1,
una funzione som-mabile di x in D.
2. - Teorema di esistenza e di unicità in
piccolo.
Nelle
ipotesi
oraspecificate,
il metodo delleapprossimazioni
successive conduce senza difficoltà alla dimostrazione del
seguente
teorecma :
I. -
( 1 ),
al rjaerao per diAsll fficiente-
mente (t ero,
possiede
ed unasola,
soluzioneInfatti,
definiamo una successione di vettori me-diante le
posizioni
Si riconosce facilinente che ciascuna soddisfa alle stesse
ipotesi
che ina), b), c)
si sono enunciate perB (x).
Taliipotesi, invero,
sonoverificate,
perdefinizione,
da !7~(x),
einoltre, supposto
che esse siano verificate da(x), ragionando
Il
come nel n.
precedente,
si trova chenon
privo
di senso, che essorappresenta
un vettore per cui la somna deiquadrati
dellecomponenti
converge per xquasi
ovunque in
D, che,
come risulta dalla(3),
la p-mapotenza
diciascuna di tali
cocnponenti
è una funzione sommabile suD,
einfine per la somma dei
quadrati
dellecomponenti
medesimesussiste la
disuguaglianza
sicchè si
può
concludereappunto
che per tutte le(.r) valgono
le
ipotesi
fatte suB (x)
ina), b), c).
Ciò
posto,
dalle(4)
deduciamo .onde, prendendo
la somma deiquadrati
delleco111ponenti
alpri-
rno e al secondo
membro,
e
infine, applicando
iteratamcntequesta disuguaglianza.
Ne segue
che,
se 1 è tale da rendere verificata ladisugua- glianza
il vettore U~"~
(x)
converge, per n - oo , verso un vettoreU(x)
di
giacchè,
per la(6),
sempre chevalga
la(8),
saràsicchè,
in baseall’ipotesi c j, i
U(")IP
resterà inferiore a una fun-zione
indipendente
da n e sommabile suD,
epertanto
anche lap-ma
potenza di i U(x) ~
sarà sommabile su D.Inoltre,
dallache sussiste
quasi
ovunque inD,
e dalladisuguaglianza
in base a
(9),
sitrae,
al limite per n-+ 00,che U (x) i
è puremaggiorato
dall’espressione
al secondo membro di(9).
Si conclude
dunque
che il vettoreU(x),
verso ilquale
convergono le
approssimazioni
successive(x)
definite da(4),
è una soluzione di
( 1 ), poiché
in(4)
è lecito passare al limite sotto al segno,
Quanto
all’ unicità della soluzioneU (x)
trovata(dove
na-turalmente si considerano come non distinte due soluzioni coin- cidenti
quasi
ovunque inD),
basta osservareche,
seU(x)
èuna soluzione di
(1),
oveB (x)
sia identicamente zero,sussisterà,
in base al
ragionamento
cheprecede,
ladisuguaglianza (5), dove,
alposto
delle differenze ed U(A-I)- u(n-t) alprimo
e al secondo membro si sostituisca laU,
onde ladi-
¢suguaglianza stessa,
iteratamenteapplicata,
mostrache,
se, vale la(8), ~ I U (x) i
dev’ esserequasi
ovunqueeguale
a zero in D.Per un fissato valore di
7,
chiameremo risol2ferate della matrice-nucleoA (x, y),
una matriceA* (x,
y,À),
per laquale valgano
le stesseipotesi
fatte ina), b), c)
suA (x, y)
e taleche il vettore
U(x)
definito dasia una soluzione di
( 1),
perogni
vettoreB (x)
verificante leipotesi
per essospecificate
ina), b), c).
Da
quanto precede,
risultache,
se 1 verifica la(8),
definitele matrici-nuclei iterate
A. (x, y)
di A(x, y)
mediante le po- sizionisi avrà una matrice-nucleo risolvente definita da
Per ciascuna delle iterate
A" (x, y),
come per la risolventeA* (x,
y,À),
cosottenuta,
saranno verificate leipotesi
indicateper A (x, y) in a), b), c).
Quanto
abbiamo detto inquesto
n.vale,
soltanto con lievimodificazioni formali che non stiamo a indicare
esplicitamente,
anche nei due casi limiti e p = 1 menzionati nel n.
precedente.
_
3. -
Completa continuità.
La matrice
A (x, y)
dàluogo
a una trasformazionelineare,
definita dal
la
quale
muta di1,
inpunti V (x)
delpari
appar-tenenti a
Ep.
>Alle
a), b), c~ aggiungeremo
da ora inpoi
un’ altraipotesi,
la
quale,
come adesso proveremo, sipresenta
come una condi-zione di
completa
continuità per la detta trasformazione lineare.Detta
A IV)
la matrice ottenuta da A sostituendovi condegli
zeritutti
gli
elementi con un indice almenomaggiore
di v, suppor-remo,
cioè,
che sia .Se è verificata
questa condizione, possiamo
infatti mostrareche è verificata anche la
seguentè :
c~
perogni
successione dipunti
di~p ,
aventi lenorme
superiormente
limitate da un numeroindipendente
da n, dalla successione deipunti
sempre estrarre una successione
convergente.
Per ottenere
ciò, approssimiamo
in mediaogni
elemento di mediante una funzionecontinua.
1 in maniera tale da costruireuna matrice
A(’)
formata da funzioni continue e avente - comeA (V) - tutti
eguali
a zerogli
elementi di indici non entrambi~ v,
per laquale
risultiPresa
poi
un’ arbitraria successione di vettoriL7~n~,
le cuinorme siano
superiormente limitate,
cominciamo con 1’ osservareche è
Ora,
ilprimo
termine al secondo membro sipuò
renderepiccolo
apiacere prendendo
v sufficientementegrande
entro unacerta
successione,
come risulta da(11)
in base alledisuguaglianze
per la stessa
ragione,
per un fissato valore di v, sipuò
renderepiccolo
apiacere
il secondo termine al secondo membro di(13), prendendo
k sufficientementegrande,
come risulta da( 12) ;
in-fine,
anche il terzotermine,
per un fissato v e un fissatol~,
sipuò
renderepiccolo
apiacere, prendendo
ed n sufficiente- mentegrandi
entro una certasuccessione,
come risulta dal fattoche,
essendogli
elementi di funzionicontinue,
il vettoreha per
componenti
delle funzionidi x,
che riesconoL
uniformemente continue al variare di n,
sicchè,
per una op-portuna
successione di valori di ~a, esse convergeranno tutte uniformemente in D.4. -
Teorema del l’alternativa.
Vogliamo
ora anzitutto determinarequale
sia ilsottospazio
di
Sp
che viene descritto dal vettoreal variare di
U (x)
in A tal fine cerchiamo aquale
condi-zione un vettore
Yx),
dicomponenti.
dellospazio
com-plementare Y. p ,
,può
verificare la relazione diortogonalità
. .
qaalunque
siaU (x)
inSp. È
subitovisto, intanto,
che ciò ef-fettivamente accade nel caso che
V (x)
costituisca una soluzione del sistemainfatti,
inquesto
caso, èdove
gli
scambi frasegni
di sommatoria e diintegrale
sonoleciti,
sempre in virtù delleipotesi a), b), c).
Ma
possiamo
pure dimostrare in maniera assaisemplice che, inversamente,
soltantoquando V(x)
è una soluzione della(16) potrà
sussistere la relazione diortogonalità (15)
per tutti ipunti U(x)
diSp.
Infatti, prendiamo,
inparticolare,
ilpunto U (x)
con tuttele coordinate
nulle,
tranne lai-esima,
laquale
sia definitacome
eguale
a zero in tutti ipunti
D fuori di uncerto
insieme .xnisurabileE D
’ edeguale
g alla costante in tutti ipunti
pdi E. La
(15)
diventa allorae
questa,
data 1’ arbitrarietà dell’ insieme.~,
ed essendo 1’ indice i purearbitrario,
siriduce,
con unpassaggio
allimite,
per xquasi
ovunque inD,
alla(16).
L’ equazione
che
rappresenta
simbolicamente il sistema(16),
si dirà la omo-genea
trasposta
della(1).
Il risultato che abbiamo ottenuto col
ragionamento
oraesposto
sipuò
enunciare dicendo che ilsottospazio di E p
P-lT
ortogonale
alsottospazio
~* di~p ,
descritto dalprimo
membrodell’
equazione (1)
al variare diU(x)
in~p,
èquello
costituitoda tutte e sole le soluzioni
TT (x)
dell’ omogeneatrasposta.
Ciòequivale
a dire che ilsottospazio
t* di si ottiene com-pletando
1* con ~aggiunta
di tutti i suoipunti limiti,
èquello
costituito da tutti e soli
gli U(x)
di~~> ortogonali
alle soluzioniY (x)
dell’ omogeneatrasposta (17) ;
i nparticolare, quindi,
èl’intero
spazio Sp,
se la(1)
non , ammette soluzioni che nonsiano
equivalenti
a zero.In base a
ciò, vogliamo
adesso dedurre ilseguente
teorema :II. -
Quando l’ equaxione ( 1 )
è omogenea, essa ammette alpiù
un numerofinito
di soluzioni linearmenteindipendenti;
qzcando
non èomogenea,
condixione necessaria esufficiente affinchè
essa ammetta soluxione(determinata
a meno di unadelle eventuali soluzioni non
equivalenti
a xerodell’ equaxione
omogenea
associata)
è che il termine noto B(x)
riescaortogonale
a tutte le eventuali soluxioni non
equivalenti
a xerodelt’ equa-
xione omogenea
trasposta.
La
prima
affermazione del teorema risulta dal fattoche,
seU~~~ , ...
sono vettori linearmenteindipendenti
diEp,
fis-sato a
piacere
un numeropositivo 8~1,
sipuò trovare,
perogni
n, una combinazione linearecBn)
+ ... + cheabbia per norma 1 e la cui distanza da una
qualsiasi
combina-zione lineare delle
U~1~, ... ,
iDetto, invero,
d l’estremo inferiore delle distanze di da tutte le combinazioni lineari delle
E~,...,
1U(f~-l),
saràd ~ 0, perchè
altrimentinon sarebbe linearmente
indipendente
da!7~,...,
..Prese delle
costanti - - -,
tali che la distanza di dac ... c
U"-’ riescad
1 la combinazioneo
lineare U(1) +
... + c/1
di cui si è affermata l’esistenza siavrà,
peresempio, prendendo
il vettore(C-1 + ....
+
II ~"~’~)
e dividendone ciascunacomponente
per la distanzainfatti,
la distanza del vettore cos ottenuto da un’ arbitraria combinazione lineare delleU(I),
... , U( ..-1) risultaeguale .al rapporto
fra la distanza dida una certa combinazione lineare delle
U~’~ , ... , (che
sarà:2: d)
e la distanza da, ,
’
Premesso
questo,
se la(1),
perB = 0,
ammettesse infinite soluzioni linearmenteindipendenti ~7~, ... ,
i!7~, ... ,
leU~’~ -~- ...
+c)1
sarebbero ancora delle soluzioni della stessaequazione,
risultando sempre 9 la distanza di duequalunque
fra esse, a - 1 la norma di ciascuna di esse ; e ciòriuscirebbe
incompatibile
col fattoche,
in basea d),
daogni
successione di soluzioni della
(1), supposta
omogenea, le cuinorme siano
superiormente limitate,
si devepoter
estrarre unasuccessione
convergente.
Consideriamo ora
1’ equazione (1)
non omogenea,supponendo
che il secondo membro sia
soggetto
alla condizione diortogo-
nalità a un sistema di soluzioni linearmente
indipendenti (e quindi
a tutte lesoluzioni)
dell’ omogeneatrasposta,·in partico- lare,
se 1’ omogeneatrasposta
non ammette soluzioni nonequi-
valenti a zero, sia un arbitrario vettore di Da
quanto
ab.biamo prernesso risulta che esisterà una successione di vettori
Ui , ... ,
1U ,
... diSp,
taliche, posto
i vettori convergano verso il secondo membro di
(1).
Ciò
posto,
due casi possonopresentarsi :
o le norme deivettori sono
superiormente limitate,
eallora,
per la con-dizione
d),
dalla successione delleU~,
sipotrà
estrarre una suc-cessione
convergente,
il cui limite sarà una soluzione di(1) ;
oppure le norme dei vettori di una successione estratta da
quella
dei vettori
U~
tendono all’ infinito.In
questo
caso, si vede anzitutto che la(1),
per B =0,
deve ammettere soluzioni non
equivalenti
a zero ; a una tale soluzione siperviene infatti, ragionando
allo stesso modo comeora, sui vettori
divisi, però,
ciascuno per lapropria
norma,e sulla
(18),
purepreviamente
divisa per la norma diSup- posto, dunque,
cle la(1),
perB = 0,
abbia soluzioni nonequi-
valenti a zero, e detto n il massimo numero di
soluzioni
linear-mente
indipendenti dell’ eqtiazione stessa,
sianoC7,...,
2soluzioni cosiSatte. Fissiamo un numero
positivo
a 1 e, indicatocon d~,
1’ estremo inferiore della distanza diTJ,
da tutte le com-binazioni lineari delle
U’~~ , ... , C7~, prendiamo
le costantic11t) , ...,
in maniera cheG
abbia daclk~ U~1~ -~- . , .
+c»
U~’~~una Allora le norme dei vettori
U~, - U~‘~-~-
...+ U(f~»
dovranno esseresuperiormente limitate, giacchè,
secos non
fosse, ragionando
sempre allo stesso modo suquesti vettori,
divisi ciascuno per lapropria
norma, e sulla(18),
divisaper la norma
medesima,
siperverrebbe
ad una soluzione di(1), per B = 0 ,
di norma - 1 e linearmenteindipendente
da~7~,..., perchè
avente daogni
combinazione lineare diU~1~ , ... ,
i U(") unadistanza > ò ; pertanto,
si concludeancora,
ragionando
come nelprimo
caso sui vettorianzichè sui vettori l’esistenza di una soluzione per
1’ equa-
zione non omogenea
(1).
’
Il teorema II
è
cos interamente dimostrato. Essopuò
com-pletarsi, provando che,
se la(1), quando è’
omogenea, ammetten (~ 0),
e nonpiù
di n, soluzioni linearmenteindipendenti,
lostesso avverrà pure per la
trasposta.
Per dimostrareciò,
bastaricalcare un
semplice ragionamento,
che hoesposto
altrove(8),
a
proposito
di un altroproblema
lineare.(8) Loc. cit. in (1) .
5. - Metodo delle ridotte.
Supponiamo
ora che la matriceA(x, y)
e il vettoreB(.c)
nella
(1) dipendano
da unparametro
variabile li rappresen-teremo, omettendo,
per brevità discrittura,
l’indicazione deipunti x,
y, conA (~.),
e faremo ~ipotesi
cheessi,
per p sufficientementeprossimo
a un certo valorlimite s, verifichino
le condizionia), b), c) (n. 1),
e per convergano versouna matrice A e un vettore
B,
verificanti le condizionia), b), c) (n. 1)
ed) (n. 3).
Cioè siaPossiamo allora dimostrare il
seguente
teorema :111. - Se la
( 1 ~,
per B ~0,
non ammette soluxioni di- stinte dallo xero, lo stesso avverrà pure per lapurchè t1
siasufficientemente prossimo
a e la soluxione di(20) convergerà,
per ~. --~ p,o , verso la soluxione U di(1).
-
Supponiamo
chevalga
1’ipotesi
delteorema,
consideriamo cioè la(1)
per unX,
che non sia un autovalore. E visia,
se èpossibile,
una successione di valori di p, per ciascuno deiquali
esista una soluzione
U(p,),
distinta dallo zero, dell’equazione
omogenea associata a
(20).
Scriver.emo taleequazione
nellaforma
seguente
supponendo
inoltre ridotto ad aver norma - 1.Al secondo membro di
(21), poiché
Averifica,
peripotesi,
la
condizione d)
e ènormalizzato,
ilprimo termine,
peruna
opportuna
successione di valori di p,convergerà
verso unvettore limite
00,
mentre il secondo termineconvergerà
a zero, in base allaprima
delle(19), giacchè
si hanno ledisuguaglianze
Dunque
anche ilprimo
membro di(21 ),
per la detta successione di valori di p, tenderà aUo .
Ma alloraUo
sarebbeuna soluzione non
equivalente
a zero(perchè
di norma= 1) dell’ equazione
omogenea associata. alla(1),
control’ipotesi
fatta.Supposto
ora che ~ non sia un autovalore per la(1) (e quindi,
perquanto
abbiamovisto,
neppure per la(20), purchè
p sia abbastanza
prossimo
af~o),.
è facile riconoscere che lenorme dei vettori
U (p.),
inprossimità
di devono essere-superiormente limitate, giacchè
in casocontrario,
per una oppor- tuna successione dt valori il vettore B(p)
diviso per la norma diconvergerebbe
a zero, eragionando
come sopra sulla(20), previamente
divisa per la norma diU(tt),
si dedurebbe1’ esistenza di un vettore
Uo ,
di norma= 1,
soluzionedell’equa.
zione omogenea associata alla
(1).
A
questo punto,
è ormaichiaro,
in base alle( 19)
e al-1’
ipotesi
che A verifichi la condizioned),
che daogni
succes-sione di valori di ~J. si
può
estrarre una sottosuccessione per cui converge ; inoltre il limite èunico, perchè
deve essereuna soluzione U della
( 1 ),
dove ~ non è un autovalore. Sicché restaprovato
1’ asserto.In
particolare
sipuò
assumere inluogo
di(20),
;ome si-stema
approssimante
il sistema infinito diequazioni integrali rappresentato
da( 1), quello
che si chiama la ridottav-esima,
e cioè il sistema finito di ordine v, che si ottiene facendo va-
riare tutti
gli
indici da 1 a v, anzichè da 1 a oo . Indicandocon
A (’I),
le ridotte v-esime di A e~,
ottenute sostituendocon
degli
zeri tuttigli
elementi con unindice ~ v,
esupposto
che siano verificate le condizioni
a) b), c)
e le relazioni di limite(la prima
dellequali,
come abbiamo visto(n. 3), porta
di con-seguenza la condizione
d) ),
il teorema ora dimostrato ci assicura che sipuò applicare
alla(1)
il metodo delleridotte,
consistente nel ricercare la soluzione del sistemainfinito,
come limite dellasoluzione della ridotta
v-esima,
per v --~- oo .6. -
Riduzione
del sistema infinito a un sistema finito nel caso dellacompleta
continuità.,
Supponendo
sempre verificata la condizione dicompleta
con-tinuità espressa dalla
(11),
mostreremo ora come, servendosi del risultato ottenuto nel n. 2 circa 1’applicabilità
inpiccolo
delmetodo delle
approssimazioni successive,
si possa ricondurre la risoluzione del sistema infinito aquella
di un sistema finito.A tale scopo, cominciamo col fissare an- numero
positivo
rarbitrariamente
grande,
e consideriamo la(1),
per tutti i valoridi 7~ in modulo minori di r. In base alla
(11),
sipotrà
deter-minare un indice v tale che sia
Ciò
posto, scomponiamo
la matrice A nella somma di duealtre,
chediremo
eQ(v)
laprima
ottenuta da A sostituen-dovi con
degli
zeri tuttigli
elementi aventi uno dei due indici~ v e la seconda ottenuta da A sostituendovi con
degli
zeri tuttigli
elementi con indici entrambi ~ v equelli
con indici entrambi
>
v. ,Consideriamo, anzitutto,
due casiparticolari : 10) quello
incui la A si riduca alla sola I
20) quello
in cui la A siriduca alla sola
Q(v).
Nel
primo
diquesti
duecasi,
essendo verificata la(23) r
vediamo che si
potrà definire,
per tutti i valori di À per cuiI À C
r, fatta eccezione soltanto alpiù
per un numero finito di talivalori,
la matrice-nucleo risolvente P*(x,
y,À)
di P(v)(x, y),
la
quale
sarà dello stessotipo
diP~v), avrà, cioè,
tutti zerogli
elementi con uno dei due indici ~ v e 1’
altro > v . Infatti,
indicati con
(x, y) gli
elementi di P(v)(x, y),
il sistema rap-presentato
da(1) diventa,
nel casoattuale,
si
hanno, cioè,
due sistemidistinti,
ilprimo
di vequazioni
nellev
incognite
u.I, U~,..., uv, 1’ altro di infiniteequazioni
nelleinfinite
incognite
iUV+2 1 ....
Ilprimo,
tranne alpiù
cheper un numero finito di valori di
~,
perI À
ammette una. matrice-nucleo
risolvente,
a v linee e vcolonne,
mentre al se-condo,
in virtù delledisuguaglianze (23)
e~ À C
r,potrà (n.
2) applicarsi
il metodo delleapprossimazioni successive,
ilquale
fornisce pure una matrice-nucleo
risolvente, questa
volta a infi-nite linee e infinite colonne.
Giustaponendo queste
due matricie
completando
ilquadro
condegli zeri,
s da formare una matrice infinita dello stessotipo
diP(v),
si viene a ottenere evidente-mente la risolvente P*
(x,
y,À).
Nel secondo caso
particolare,
il sistemarappresentato
dalla(1),
indicati con(x, y) gli
elementi diQ(v) (x, y),
si riduce aSostituendo nelle
prime
v diqueste equazioni
i valori delleUk (y)
che si deducono dallerimanenti,
si ricavaquesto
è un sistema di vequazioni integrali
nelle v funzioniincognite
U~, u,,, ... , UV, e ammettequindi -
fattaeccezione,
per i ,
soltanto alpiù
per un numero finito di valori di À - una matrice-nucleo risolvente di ordine v . Sostituendo le U~, u2,... , Uv cos determinante nella seconda delle(25),
per~==~-}-l,v+2,...,
si ricavanopoi
anche le Uv+21 ... ·Passiamo ora al caso
generale
che siaA ~
Pv) + sie-chè
potremo
scrivere la(1)
Questa equazione,
tranne alpiù
per un nu-mero finito di valori di
~, equivale,
perquanto
abbiamo vistonel
primo
casoparticolare,
allala
quale
a sua _volta è unaequazione integrale
fra matriciinfinite,
che rientra nel secondo dei due casiparticolari
innanziconsiderati, giacchè
nella matriceprodotto
~* riescono tuttizero
gli
elementi con indicientrambi::;: v,
oppure entrambi>v.
I valori eccettuati di 1 sono anzitutto
quelli
per cui non esiste la risolvente P*(x,
y,À),
o ciò che è lostesso, gli
auto-valori della ridotta v-esima di
A (x, y).
Ma se è e 1è un autovalore di Av) per
ogni
v per cui vale la(23),
alloraper la
(19)
e perquanto
abbiamo dimostrato nel n. prec., 7~sarà pure un autovalore di
A (x, y).
Vi sonopoi
i valori diÀ,
per cui la omogenea associata a
(27)
ammette soluzione distinta dallo zero. Ma se è verificata la omogenea associata a(27)
saràverificata pure di conseguenza la omogenea associata a
(26),
cioè ancora 1 è un autovalore di A
(x, y).
Inoltre, poichè,
come si èvisto,
la(27) equivale
a un si-stema di ordine v, i cui coeffcienti e termini noti saranno
fun-
zioni meromorfe in
7~,
riconosciamo chel’equazione (1)
ammetteuna matrice-nucleo risolvente
A* (x,
y,~)
per tutti i valori di7~,
tranne alpiù
perquelli
che sono zeri di una certafunzione intera,
iquali
sonogli
autovalori di A(x, y).
Pergli
autovalorinon esistono
quindi punti
di accumulazione al finito.7. - Alcuni altri
ti pi
di sistemi infinitiriduci bili
a sistemi finiti.Notevoli difficoltà si
presentano,
ingenerale,
se sivogliono sostituire,
nello studio cheprecede,
leipotesi a), b) c), d)
conaltre meno
restrittive ;
delresto,
anche lasciando cadere soltanto~
ipotesi
dicompleta
continuità formulata ind),
oquella
espressadalla
(11),
deisemplicissimi esempi
mostrano come non sussi-stano
più
i risultati a cui siamopervenuti.
Supponiamo,
p. es., inprimo luogo,
che la matriceA (x~ y)
abbia
gli
elementi al di sopra delladiagonale principale
tuttinulli. In tal caso, il nostro sistema si riduce al sistema ricor- rente
cioè la risoluzione dell’
equazione (1)
si riduce alla succes-siva risoluzione di infinite
equazioni integrali
ordinarie. Si avràquindi
una matrice-nucleo risolventeA* (x,
y,À),
anch’ essa congli
elementi al di sopra delladiagonale principale
tuttinulli,
eciascun suo elemento sarà una funzione meromorfa di À. Gli elementi della
diagonale principale
diA* (x,
y,1)
saranno inuclei risolventi
(x,
y,À) degli
a.,(x, y) ;
e perogni
valore~,
che non siapolo
per nessunodegli a~ (x,
y,À), 1’ equazione (1)
ammetterà una, ed unasola, soluzione, qualunque
sia il ter-mine
noto,
inparticolare
1’equazione
omogenea non avrà altra soluzione che lo zero. Se invece X è un autovalore di uno dei nuclei(x, y),
allora la(1)
o non avrà nessunasoluzione,
one avrà
infinite ;
in talcaso, X potrà dunque
dirsi un antovaloredella
(1).
Si
noti, però, che,
secondoquesta definizione,
se X è unautovalore, l’ equazione
omogenea associata a(1) può
anche nonammettere soluzioni distinte dallo zero. Se infatti
supponiamo
che vi sia una successione illimitata di indici r~, r,, ... , tali che 1 sia autovalore di a,,,,
(x, y) quando,
e soloquando, n
èuno
degli supposte
tutte nulle leb,,
in(28),
si tro-verà che le e
quindi
anche leb 1,
...,sono del
pari
tuttenulle;
per n = ri laprima
delle(28),
essendoomogenea, avrà almeno una soluzione non
nulla,
mapoi,
per n = r,,
essendo,
ingenerale
non omogenea,ammétterà
solu-zione soltanto a
patto
cheb r2
verifichi certeparticolari
condizioni.Se ciò
non è, bisognerà prendere
tutte nulle anche leur~+1, ... ,
iur~_~ ;
3 e cosseguitando,
si vedeche,
se non sonoverificate per le
bx
certe condizioni lineari(in
numero finito per ciascunabk)
tutte le uk dovranno essere zero. Si noti pure chegli
i autovalori X di(1)
saranno, inquesto
caso, alpiù
una infi-nità
numerabile,
mapotranno
non riuscire isolati.Gli stessi risultati varranno nel caso, lievemente
più generale, che,
per una certa successione di interi ni , ... , siano tutti nulli inA (x, y) gli
elementi a~, , per cui n~ -~- ... -~-C h~
:!9.’ ~~ ... + k + ... + ne,
(v = 1 , 2, ... ) ~ perché allora,
per lecomponenti
del vettoreU,
si viene pure a trovareun sistema
ricorrente,
la cui risoluzioneequivale
alla successiva risoluzione di una successione disistemi,
ciascuno deiquali
diun numero finito ny di
equazioni integrali,
con lo stesso numerodi funzioni
incognite.
Supponiamo,
in secondoluogo,
che la matriceA (x, y)
siail
prodotto
di due altreI, (x, y) ~
edM(y),
di cui laprima,
fun-zione dei due
punti
x, y, abbia nulli tuttigli
elementi(x, y)
con
k > n,
e laseconda,
funzione solo di y, abbia nulli tuttigli
elementi conh > n.
Sulle1,,
ed facciamo inol- trele seguenti ipotesi :
1 costituiscono
gli
elementi delle matriciprodotto
M(x) . B (x)
ey) )
sianoquasi
ovunqueconvergenti;
(3)
le sommeparziali
=
1, 2, ... , ~z,
siano tutte inferiori in valore assoluto a unacerta
funzione 11 (x, y) ;
y)
la condizionea) (n. 1)
sia verificata dallap. (x, y)
edagli
elementi delle matriciL (x, y) , M (x) ~ L (x, y),
B(x) ~ M(x) . B(x).
Il sistema che consideriamo nel caso attuale si scrive