R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
A NTONIO S IGNORINI
Sopra una questione di ottica geometrica
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 24 (1955), p. 37-44
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GEOMETRICA
Nota
(*)
di ANTONIO SIGNORINI(a Roma)
l. - In
questa
Nota mi propongo ditrattare,
in modo adatto anche a un normale corso di Fisicamatematica,
una que- stione cheprospettai
in una conferenza tenuta verso la fine del 1948 a l~ilano1)
e aBologna.
’Poco
dopo,
lavori di B. SrGRE2)
e di V. DALLA VOLTA~) dettero,
insieme à molti altririsultati,
sicura validità al mio convincimento. Laquestione
fu ancheripresa
da me, conmezzi assai
più elementari,
nel mio corso di Fisica matema- tica4)
del 1949-50. Lapresente
Nota vuoleproprio
sostituirsia
quanto
alloraesposi,
mostrando come, solo in base a nozioni banali di Cinematica e di Geometriadifferenziale,
sipuò giun-
gere allo scopo in maniera anche
più espressiva.
Prendiamo in considerazione un mezzo ottico
isotropo,
sede di una
propagazione
di lucemonocromatica,
riferendoci(*) Pervenuta in Redazione il 9 agosto 1954.
1) Quatche teorema di Ottica geometrica, Rend. del Seminario
e Fis. di i Milano, vol. XX (1949) pp. 1-12.
2) B. SEGRE, Atcune proprietà caratteristiche degli spazi ac curva- tura costante, Rend. Lincei, S. 8a, vol. VI (1949) pp. 393-97, 547-50, 661-67 e vol. VII (1949) pp. 12-15; Geometria non euclidea ed ottica geometrica, Rend. Lincei, vol. VII (1949) pp. 16-26.
3) V. DALLA VOLTA, Una questione di geometrica riemmanniana
nessac a un problema di Ottica geometrica, Rend. Lincei, S. 8a, vol. VI (1949) pp. 64-68.
4) Lezioni di Fisica matematica dell’anno acc. 1949-50, raccolte dal- C~. Tedone, Veschi, 1~5() (litografie) pp. 112-18.
38
a una terna cartesiana
trirettangola Oxyz
e indicando con rla distanza da 0 di un
punto qualunque
M =(o,
y,z)
delmezzo, con
z)
ovvero conu.
il modulo della velocità dipropagazione locale,
con c la velocità nelvuoto,
conl’indice di rifrazione assoluto.
La
proprietà
cheogni
fronte ~l’ondaepicentrale
sia sfe-rico da sola non caratterizza il caso Essa permane anche in certi mezzi non
omogenei, quando
non sipretenda
che il centro della sfera resti fermo
1) nell’epicentro.
Si
può
anzirapidamente4)
accertare che taleproprietà
permane se la
u. è proporzionale
alla distanza di M da unpiano
fisso odipende
linearmente dal soloquadrato
della di-stanza di M da un
punto fisso ;
diciamo pure, se lau (x, y, z) può
farsi rientrare neltipo
con u =
cost.,
ovvero neltipo
con h - cost. e k = cost..
Ciò che mi
accingo
a esporre èprincipalmente
una dimo-strazione elementare della
proprietà
inversa: se itgenerico fronte
d’ondaepzcentrate è s f erico,
necessariamente la~ u è deltipo (1)
o dettipo (2).
Nellelitografie
del mio corso diFisica matematica del 1949-~0
già figura7)
una esaurientediscussione delle
proprietà
dei fronti d’ondaimposte
da(1)
o
( 2),
anchepel
caso che h e k abbianosegni opposti.
Appresso
accennerò con an lesuperficie n(o, y, z)
=cost., su per f icie
diuguale 2ndice ;
J conv~
la normale in M alla Qn perM ;
cong~
il valore in M digrad u,
da intendersi di re-gola ~ 0.
5 ) E pure si cunsenta che la sfera, possa a qualche particolare istante degenerare in un piano.
g ) Cfr. loc. cit. 1 ) , pp. 5-6.
7 ) Cfr. loc. cit. 4 ) , pp. 104-12.
2. Prime conseguenze
dell’ipotesi che
ilgenerico fronte d’onda epicentrale
siasferico.
- Sia El’epicentro t)
la sfera che algenerico
istante t darà il fronte del- l’onda emanata da E all’istante t - 0. Insieme siano C eC’
i centri di
t)
et -~- dt) ; R e R -~- dR
iraggi
delledue
sfere;
P unpunto qualunque
dia (E, t) ;
P’ l’intersezione vli CP conla velocità di
C,
che salvo contrario avviso intenderò nonnulla;
eV2
le intersezioni dia(E, t)
con iraggi d’applica-
zione
di ~ C, v.)
e( C, 2013t~);
0l’angolo
formato da CP conM e v..
Evidentemente sarà
uguale
alla differenza dellecomponenti
di PP’ e CC’ secondoCP,
cioè si avràcol segno
-~-
o - secondo che P’ sia esterno o interno at).
D’altra
parte, pel
solo fatto che in un mezzoisotropo
iraggi
sono traiettorieortogonali
dei frontid’onda,
saràNe risulta che
t)
la11 p
dovrà intendersisuscettibile
dell’espressione
Essendo da escludere l’annullarsi di
up.
neppurepotrà
an-nullarsi il binomio fra
parentesi,
e il segno dascegliere
ri11-lo stesso per
ogni
P.Anzi,
dato che la(3)
si riduce anon appena sia 0 =
Tc/2~
nemmenopotrà
esser nulla laR
eproprio il
8uo 8egno saràquello
dascegliere
nella(3).
Sempre
in base a( 3) :
a)
la11.p
varierà solo con9 ;
40
~)
al variare di P nell’interasfera, gp
riuscirà normale ad essa[insieme
agradi n)
soltanto8)
inV~
eV2.
Rimane cos senz’altro stabilito che : .
cc*)
incorrispondenza
aogni P, là
0*) quando
la sferaa (E, t) tocchi,
in un certo suopunto P,
unaan, lo
stesso dovràverificarsi
nelpun to
diame-tratmente
opposto
a P.Detto
uí(i
=1, 2)
il valore di zc in da(3)
pure segueonde deve essere
per
il
> 0 necessariamente è ul il massimo di’ltp_’
ecc.Poniamo pure
e
sia q l’angolo
di l’ * ed EC. Potrà darsi che il minimo della distanza di E da unpunto
dia(E, t)
sia dato da cl[invece
che da
d]
ma sempre varranno ambedue leuguaglianze
3.
Proprietà dell’onda epicentrale
perpiccoli valori
di t. - Intendiamo ora che E
appartenga
a un volume C delmezzo
ottico,
perogni
cuipunto
3f si abbiacon it" e ú costanti
positive.
Insieme sia8,
il minimo della distanza di E da unpunto
del contorno di C.Per t -- 0 tendono a zero pure D e
d,
mentre le(4)
siriducono a
8) Per
r,=~=0:
ma perv. = 0
evidentemente si ha l’ortogonalità di (P,g p)
in corrispondenza a ogni P.Anzi,
dato cheper t
.~ 0 nonpuò
essere ~0,
laprin~a
vaprecisata
inIn conseguenza va inteso
almeno fin
quando
laa(E, t)
non cominci a uscire da C. Tale restrizionepermette dunque
di trarre dalle(5),
non soloma anche
fin
quando
laa (E, t)
resti tutta interna aC, d
è certoposi- tivo,
.E interno9) t),
e sussistono ambedue le disu-n aglianze
Sia
poi s$
la sfera di centro E eraggio
La
( 6) 1
dice che non sipuò
venire ad avere D =ó$
altroche
dopo l’istante
in modo che per
ogni t)
è certo tutta internaa
0,
nonchè di dianzetro 2zc"t. 1Iain ~ base
a(6)2
sinpuò
pure
aggiungere
che per laa (E, t)
abbraccia,~.
restando cos nettamente stabilito che per
qualche t tz
la
a (E, t)
deve avere transitato per unqualunque punto
~liun
qualunque raggio
della,9,:
ciò cheimplica [cfr.
n. 2.a.)]
la
complanarità
diogni vQ
a1
9) Cfr. loc. cit. 4), pp. 111-12.
42
4.
Superficie di uguale indice
eloro traiettorie
orto-gonali.
- Sia X unaqualunque
traiettoriaortogonale
delle a,,;A
unpunto qualsiasi
diÀ;
1 ilraggio tangente
in A a~. ;
L un
punto qualunque
di 1 ;L L
l’arco di 1 limitato da A e L.Superfluo
è rilevare che 1 toccherà in A anche la rettav~ .
Fissiamo C in modo cheA gli
risulti interno e indichiamocon L’ un
punto
di 1pel quale lL,
sia tutto dentro a C, con2 il mininio della distanza tra un
punto
diIL’
e unpunto
delcontorno di C, con L" un
punto
dilL,
tale cheIntendendo che T
appartenga
aponiamo poi
con
che,
stante la(7),
risultae la
a(E, ’tE)
- oltre toccare iii A una a~ - certo è tutta interna a C e di diametro2~’~.
Chiamiamo H il
punto
diametralmenteopposto
a A sullasfera e in
particolare H"
ilpunto
diametralmente op-posto
a A sua (L", ’rL").
Sei, apartire
daL",
si fa tendere Ea
A,
ilpunto
H . ~ apartire
da8’’,
de~-e tendere aA [perchè
tende a zero
2~’T~].
D’altraparte
inogni
H lav A
è orto-gonale
a unapel semplice
motivo[cfr.
n.2. j~)]
che lostesso si verifica in A.
Questo
vuol dire che ilsegmento AH"
div A
fa sempreparte
di ?~.Quindi ogni
À ha ovunque flessionenulla,
cioèle a. devono costituire una
famiglia
disuperficie parallele.
Anzi resta pure stabilito che per la
generica t)
la velo-cità di C
[cfr.
n.2]
ha sempre la direzione1°)
comune avc
ePerchè è ormai escluso
che ve
differisca dalla(i = 1, 2). *
~C,
con l’immediata conclusione che il centro dellagenerica a ( E, t)
ha motorettilineo,
suvm
Poco ormai manca per riconoscere che in definitiva le Qn devono essere
piani paralleli
o sfereconcentriche,
inquanto
dalle nostre
premesse è
facile ricavare che inogni
c,~,riguardo
a un
qualunque
suopunto N,
devono risultare indeterminate le direzioniprincipali
di curvatura.Inv ero - sottintendendo che il solito C circondi jV - in- dichiamo con
Tl
unaparte
dellaconsiderata a.
che com-prenda
l1i e sia tutta interna aC ;
con è la minima distanza diun
punto
diJl
dal contorno diC ;
conQn
laparte
dia’
interna alla sfera di centro N e
raggio
Se si assumeun
punto qualunque
dia:,
unqualunque
altropunto Q
dia;;
riuscirà interno alla sfera di centro E eraggio Questo implica [cfr.
n.3,
infine]
lacomplanarità
di=’1.,
condizione che[ stante
l’arbitrarietà di E edi
Q] impone l’appartenenza
dell’areolaa,,
a unpiano
o aduna
sfera,
ecc.5.
Necessità della (1)
odella (2) quando le
cr.siano
piani paralleli
osfere Sempre
tenendopresente
lacomplanarità
di(P, gp)
a conveniamo di indicare con al’angolo
digp
con CP contatopositivamente
nel verso da P a
Vi i
dovremo~-uinôî Ìnten~ere,
perogni P,
Finora la
(3)
è stata utilizzata solo inparte.
Olè ancorada trarre
profitto
del fatto che in base ad essa la(8)
si spe- cifica inCoinciamo con l’esaurire il caso che le 1.. siano
piani
parralleli,
diciamo pure,piani
normali all’asse x.All’uopo
bastaormai fissare l’attenzione sul fatto che in tal caso la dire- zione
di gp
deve essere invariabile e neppurepuò
differireda
quella
di onde va sempre inteso jsin
cc-
sin 6 e44
la
(9)
dàluogo ail’uguaglianza
Evidentemente il
primo
membropotrebbe
variare solo conr e il secondo solo con t.
Quindi gp
e devono identifi-carsi con una medesima
costante,
w. Resta anziprovato che, quando
le a. sianopiani paralleli,
bastaun’opportuna
sceltadel e del verso dell’asse x per far rientrare la
z)
neltipo (1),
con w > O.Passiamo infine al caso che le a,~ siano sfere
concentriche,
di centroO ;
cioè al caso che tutte lev~
eV2 Vl
concorranoin O. In
aggiunta
a(9)
si haallora,
nonpiù j sin
a==
sin0,
ma invece
onde la
(10)
resta sostituita daSono ora
flplí-
ei OC i
che devono coincidere in unastessa