R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
G AETANO F ICHERA
Sulla derivazione delle funzioni additive d’insieme
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 23 (1954), p. 366-397
<http://www.numdam.org/item?id=RSMUP_1954__23__366_0>
© Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, 1954, tous droits réservés.
L’accès aux archives de la revue « Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova » (http://rendiconti.math.unipd.it/) implique l’accord avec les conditions générales d’utilisation (http://www.numdam.org/conditions).
Toute utilisation commerciale ou impression systématique est constitutive d’une infraction pénale. Toute copie ou impression de ce fichier doit conte- nir la présente mention de copyright.
Article numérisé dans le cadre du programme Numérisation de documents anciens mathématiques
http://www.numdam.org/
ADDITIVE D’INSIEME
Memoria
(*)
di GAETANO FICHERA(a Trieste)
Scopo
dellapresente
Memoria èl’esposizione
di una teoriarelativa alla derivazione delle funzioni additive e a variazione limitata
dipendenti
da un insieme astratto e definite su unaopportuna famiglia
di tali insiemi.Principale oggetto
è estendere alle dette funzioni il clas- sico teorema delladecomposizione di Lebesgue,
che costituisce il risultato culminante della teoria della derivazione delle fun- zioni additive e a variazionelimitata,
definite in unafamiglia
di insiemi boreliani
(in particolare quella degli intervalli)
diuno
spazio
euclideo5,..
A
quanto
miconsta,
i risultati che in tale indirizzo sonostati finora
raggiunti,
si riferiscono a funzionicompletamente
additive di insieme e non mi pare sia stato considerato il caso
della
semplice
additività.La
presente
trattazione si avvale di una definizione di de- rivata per una funzione d’insieme che si discosta daquella tradizionale,
ottenutaoperando
unopportuno passaggio
allimite su un
rapporto incrementacte,
unrapporto, cioè,
aventea numeratore la funzione derivanda e a denominatore la misura
rispetto
allaquale
si esegue la derivazione.In verità tale
procedimento,
perpervenire
alla definizione diderivata, può pienamente
avvalersi del suo carattere essen-zialmente
locale,
solo nel caso benparticolare
delle funzioni additive definitesugli
intervalli dell’asse reale.*) Pervenuta in Redazione il 24 Luglio 1954.
È
bennoto, infatti,
come,passando dagli
intervalli linearia
quelli
a due opiù dimensioni,
occorra discriminare il pro-cesso di
passaggio
allimite, imponendo
che esso sia fatto conun
parametro di regolarità,
o per mezzo di un sistema di re-ticoli. Passando
quindi
dall’una alle due opiù dimensioni,
laderivazione cessa di essere un fatto locale ed occorre che il
procedimento
dipassaggio
allimite,
perpervenire
alla deri-vata in un dato
punto,
sia inqualche
modocollegato
conquelli
che dànno la derivata
negli
altripunti.
Com’è
naturale,
laquestione
sipresenta
ancórapiù
com-plicata quando
si escadagli spazi
euclidei e si considerino funzionidipendenti
da insiemi contenuti in unospazio
metricoo
topologico.
Esistono diversepregevoli
ricerche intese ad esten- dere aspazi
siffatti iprocedimenti
basatisull’impiego
deireticoli o sul teorema di
copertura
diVitali i).
Credo
però spontaneo
chiedersi -specie
volendo for- mulare una teoria relativaagli
insiemi astratti - se non sia conveniente abbandonare ilpunto
di vistatradizionale,
ricer-cando una definizione di derivata che sia atta a porre
meglio
in luce la sua
dipendenza globate
dalla funzione d’insiemepri-
mitiva.
Una siffatta definizione viene
impiegata
nellapresente
Me-moria. Essa introduce la derivata di una funzione additiva non
negativa
mediante unaproprietà variazionale,
cioè come fun-zione massimante un certo funzionale in una ben determinata classe.
D’altronde,
funzioni verificantiproprietà
variazionali deltipo
testèdetto,
sono stategià impiegate
inqualcuna
delle di-verse dimostrazioni che vengono date del cosidetto teorema di
Radon-Nikodym 2).
È però
da notare che in tal caso ci si riferisce a funzioni assolutamente continue equindi completamente additive,
men-1.) Cfr. [4] (i numeri si riferiscono alla Bibliografia alla fine della presente Memoria) e la Bibliografia ivi citata a pag. 267-268. Cfr. an-
che il recente lavoro di O. HAUPT e C. PAUC [6].
2) Cfr. t5L pag. 129.
tre che le
maggiori difficoltà,
che la teoriapresenta,
derivanoappunto
dall’abbandonarel’ipotesi della completa
additività.In
effetti,
come sivedrà,
ilmaggiore
ostacolo che sifrap-
pone al
conseguimento
dellasopradetta decomposizione
di Le-besgue, è
ilpoter
caratterizzarequelle
funzioni additive(sem- plicemente
e noncompletamente)
dotate di derivata nulla.Prima di entrare
nell’argomento specifico
a cui è dedicata lapresente Memoria,
ho ritenutoopportuno,
per daresignifi-
cato
preciso
alla nomenclatura ed ai concettiimpiegati
in sè-guito,
fare alcune premesse relative alla teoria della misura edall’integrazione negli
insiemi astratti.l. -
Premesse
relative allateoria della misura
edella
integrazione negli insiemi astratti 8).
Diremo ambiente della
famiglia
di insiemi astratti~
l’insieme S somma di tuttigli
insiemi dellafamiglia.
La fa-miglia ~
sarà detta un semi-ane t to ofamiglie
elementare severifica le
seguenti
condizioni:1) ~
chiusarispetto
alprodotto,
cioè contenendo due in-siemi,
ne contiene anche l’intersezione.2)
Se I’ e I" sono due suoi insiemi ed èI’ C I",
esistono unnumero finito n di insiemi di essa
Il, I2,
...,In a
due a duedisgiunti
e taliche, posto Io I’,
si abbia :~
3) Per la dimostrazione dei teoremi enunciati in questo paragrafo, cfr. [3]. Per altre trattazioni della teoria della misura in insiemi astrat- ti, cfr. [2], [4], [5], [7], [8], [11], [12]. Tali trattazioni, pur avendo, ciascuna, un’impostazione non sempre simile a quella assunta in [3], contengono fra tutte, più o meno completamente, i teoremi fondamen- tali qui riportati.
’
) Scrivendo 11.
lk
oppure Io -(- Il + ...i.,
intenderemo che gli insiemiIk
sono a due a due disgiunti. Se è I = 2’Ix ,
si dirà che si è~=O
decomposto I negli insiemi Io, I1, ..., che i detti insiemi costitui-
scono una decomposizione di I.
ed inoltre
qualunque
sia h n l’insieme2 Ik appartiene
allak=0
famiglia { I ~.
Diremo che
a(I)
è unafunzione
additiva. e a variazionelimitata
(funzione AVL)
definita inI ~ ~
se:2)
Indicata con3,
lagenerica decomposizione
di I in unnumero
finito, 7~ I2,
...,1",
di insiemi di.~ I}
eposto:
l’insieme numerico descritto da al variare comunque di
ô~
è limitatoqualunque
sia I in{I ~ .
Sia
va(I)
l’estremosuperiore
di Tale funzione è addi- tivaed,
essendo nonnegativa,
a variazione limitata. Tali sonoanche le due funzioni
p,,(I) e
estremisuperiori, rispetti- vamente,
di :-
essendo
11t~,..., quelli
fragli
insiemiIl, 12,
...,1 ~~
neiquali
la a èpositiva
eI~, ... , 1k.
i rimanenti.La
Va (1)
dicesi variaziorce totale di a, laPa (1)
variazionepositiva
e laq a ( I)
variazionenegativa.
Sussistono le relazioni :
La
prima
di esse dicesidecomposizione di
Jordan della fun- zione AVLa (I).
Diremo che la
famiglia
di insiemiP ~
è un anello o unafamiglia
additiva se, contenendo due insiemi P’ eP",
contiene.P’ P" e P
-~-
P". È evidente che un anello è anche un semi-anello,
ma non viceversa. Diremo anello minimo ofamiglia
ad-ditiva minima contenente una data
famiglia L
l’intersezione di tuttigli
anelli - che è ancora un anello -- contenenti{I ~.
Se
1 Il
è unsemi-anello,
l’anello minimo è costituito da tuttigli
insiemi contenuti nell’ambiente~S,
ciascuno deiquali
èsomma di un numero finito di insiemi di
~ I ~ .
Sussiste il
seguente pt"i1no
teorema diprolungamento:
I. Sia
a (I)
AI’L edefinita
nel semi-anello{I}.
Esiste ed è unica la.de f inita
nell’anello minimo1 P ~
checontiene
~ I ~,
tale che perogni
I diI ~ L
si abbia :Inottre te varia.zioni -
totate, "positiva
enegativa,
- della~ (P)
sono iprolungamenti
dellecorrispondenti
variazioni del- taa (I).
Iaa § ( P)
saràcompletamente
additiva se dall’essere P =2 Pk
k con i
Pk
anche in infinitànumerabile, segue ~ (P)
= 23P(Pk).
k
Una funzione
completamente
additiva e a variazione limi-tata sarà denotata con CAVL.
prolungamento
della
a(I)
siaCAVL,
occorre e basta ch,e tale sia laa(I).
In tal caso saranno anche CAVL
vp(P),
eDirò che la
famiglia
di insiemiB ~
è unafamiglia
totali.additiva se:
1)
è additiva:2)
considerata comunque una successioneB1, B2, ..., Bk, ....
di suoi
insiemi,
tutti contenuti in uno stesso insieme I3 della00
famiglia, appartiene
ad essal’insieme lBk 5).
k=l
Diremo
famiglia
totalme’ntc additiva minima contenenteuna data
famiglia P ~ ~
l’intersezione di tutte lefamiglie
total-mente additive - che è aneòra una
famiglia
siffatta - con-tenenti
P }.
Assegnato
un semi-anello11 ,
diremo 2rcsiemi ditipo (i), gli
insiemi ad essoappartenenti,
insiemi ditipo ( p), quelli
dell’anello minimo
1
che contiene e insiemi ditipo (b), quelli
dellafamiglia
totalmente additiva minimaB ~ ~
checontiene
P ~ .
5) Questa definizione è lievemente differente da quella di o-anello (in inglese o in tedesco a-Ring), che suole assumersi nella teoria delle misura.
Se
~ i
è lafamiglia degli
intervallisuperiormente aperti ")
di uno
spazio
euclideo~~,.,
se cioègli
insiemi ditipo (i)
sono
gli
intervallisiffatti, quelli
ditipo (p)
sono iplurinter-
valli
(superiormente aperti)
di8,.,
cioègli
insiemi ciascuno deiquali è
somma di un numero finito di intervallisuperiormente aperti
e,infine, gli
insiemi ditipo ( b)
sono i boreliani limitati diSussiste il
seguente
secondo teorema diprotungamento :
II.
Sia p(P)
tinuafunzione
CAVLdefinita
nell’anelloP }.
Esiste ed è unica. una
f unzione CAVL, definita
nellafa- miglia
totalmente additiva minirnaB }
che contiene1 P
ta
quale
suogni
P diP ~ 1
coincidecon ~ (P).
Inottre te variazione -
totale, positiva
enegativac
- disono i
piolungamenti
delleeorrispondenti
variazioni di.
Fissato il semi-anello ~
I },
diremo misuraogni
funzioneCAVL definita in
il I.
Dai teoremi I e II segue chela ¡~.
risulta definita nella
fanliglia
totalmente additiva minima che contiene~ I l.
Oltre
agli
insiemi ditipo (i), ( p)
e( b),
considereremo anche altri duetipi
di insiemi: insiemi ditipo (a)
e insiemi ditipo ( G).
Dirò di
tipo ( a) ogni
insiemeA,
contenuto nell’ambiente S del fissato semi-anello ~ che sia contenuto inqualche
in-sieme di
tipo ( p)
e tale che esista una successione1 P,, ~
di insiemi di
tipo ( p)
non decrescente7)
ed avente per limite A.Dirò invece che C è un insieme di
tipo ( c)
se esso è limitedi una successione
}
non crescente di insiemi ditipo (p).
Si conviene di considerare l’insieme vuoto sia di
tipo (a)
che di
tipo (c).
~
6) Date due r-ple di numeri reali ( a 1, a~, ...,
a r )
e ( b 1, b 2 ,...,b r)
con
b~
( k =1, 2, ..., r ) , dicesi intervallo superiormente aperto l’insieme dei punti di S,. le cui coordinate verificanu e lim tazioni :"~
(k =1,
2, ... , r).7) Una successione di insiemi dicesi non decrescente se
P~
e non crescente se
P,,:::J P n+t
í (n =1, 2, ...).Sussistono le
seguenti proprietà:
1) Se P > A, P A
è ditipo (e); .
,2) Se P D C, P- C é
ditipo ( a~) ;
3)
SeA~, A 2,
...,A n
sono ditipo ( a),
tali sono anche4)
SeCi, C2, Cn
sono ditipo ( c),
tali sono anche5)
Se la successione è di insiemi ditipo ( a),
se riesce00
Ak C P
con P ditipo
ditipo (a)
l’insieme EAk ;
k=1
6)
Se la successioneCk ~ ~
è di insiemi ditipo ( c),
tale è00
l’insieme II
Ck ;
k=1
7) Ogni
insieme ditipo (p) è
tanto ditipo (a)
che ditipo ( c).
Sussiste il
seguente
teorema:III.
Se g è
una misura nonnegativa
e B un insieme dit2po (b),
dato comunque e >0,
Esistono un insieme ditipo
(a) : A,
ed uno ditipo ( c) : C,,,
tali che :Nel
seguito
faremo anche uso delseguente
teorema di pro-lungamento
dovuto aCaccioppoli [1]
ed esteso da Cafiero[2]
agli
insiemi astratti8).
IV. Sua
1 CI ~
unafamiglia di
insiemi astratti laquante gode
delle
seguenti proprietà :
1)
Se contienegli
insiemi01, °2’
...,Cri,
contiene la lorosomma e la loro intersezione.
8 ) In una recensione della Monografia [2] ] di Cafiero, apparsa su Mathematical Reviews ( vol. 15 - n. 2, pag. 110) vengono mosse delle critiche al teorema di Caccioppoli, enunciato nel testo, tendenti ad in- firmare la validità del teorema stesso. Mi sia consentito osservare che tali critiche si rivelano ingiustificate. Evidentemente il Recensore ha con-
fuso il detto teorema di prolungamento con altra, diversa, questione.
00
2)
Se contiene lac successionef Ck ~,
contiene Finsieme 111Ck .
k=1
’
3)
L’insieme vuoto e l’ambiente S di1 C } appartengono
a;
CI.
4)
Perogni
insieme C di1 C ~
esistono due successioni1 C,, }
ed
1 A. 1 ,
laprima
costituita da insiemi di} C e
la seconda da insiemi i cuicomplementa,ri (rispetto
ad~~) appartengono
a
C } ,
tali che :e
convergenti
a C.Sia p. ( C) f unzione
nonnegativa definita
in1 C i
everi f i-
cante le
seguenti
condizioni:O2) + a ( C21,
sussistendo il segno -se
Cl . CZ
èEsiste ed è unica una
funzione CAVL, la quate è
non nega-tiva,
ècle f inz,ta
nellafamiglia
totalmente additiva minima che contiene ~{C} ~
e coincide con~r. ( C)
perogni
C di{C}.
Se B è un insieme di
tipo ( b)
e una funzione realein esso
definita,
diremo che laf (x)
è unafunzione di tipo (b)
se,
qualunque
sia il numero realek,
è ditipo ( b)
l’insieme deipunti,
che denoteremo conB ( f > k),
neiquali
èf (x)
> k9).
Nel caso che 8 si a lo
8,,
euclideo egli
insiemi ditipo (b)
i boreliani di tale
spazio,
le funzioni ditipo ( b)
sono le cosi-dette funzioni di Borel o misurabili
(13).
Leproprietà
di cuigodono
le funzioni ditipo ( b)
nel casogenerale
sonoperfetta-
mente
analoghe
aquelle
di dette funzioni diBorel,
per modo che è inutilequi riportarle,
pur dovendole inseguito
sfruttare.Sia B di
tipo (b)
ed una funzione limitata in essodefinita.
Sia g
una misura nonnegativa. Decomposto
Bnegli
9 ) Nella presente Memoria non introdurremo i concetti più generali di insieme p-misuiabile e funzione l1-misurabile, secondo quanto è fatto
in [3]. In effetti, per gli sviltippi ulteriori, basta limitarsi a considerare gli insiemi e le funzioni di tipo (b).
insiemi
B,, B2,
...,B~
tutti ditipo ( b)
edetti e f
ee f (Bh)
gli estremi,
inferiore esuperiore,
di inBh,
consideriamo le due sommeSi dimostra che se è di
tipo ( b)
essedescrivono,
al va-riare comunque della
decomposizione
diB,
due classi numeri- checontigue.
L’elemento diseparazione
di tali classi si defi- nisce comel’integrale
dif (x) rispetto
a g esteso a B e si.
indica con
Se +
è una misura che assume valori diqualsivoglia
segno, dettep~,
le variazioni -positiva
enegativa
- si poneper definizione :
Il concetto di
integrale
si estende anche a funzioni nonlimitate
10).
Supposta
pL nonnegativa,
laf (~),
ditipo ( b)
inB,
dicesiivi
u-sommabile 11)
se l’insieme numerico descritto da:è limitato al variare di k. Se > o in
B,
si pone:) Non considereremo qui - dato che non ci servirà in seguito - il caso di insiemi di integrazione più generali di quelli di tipo ( b ) , ad esempio non di misura finita. Per una più generale definizione di fun- zione sommabile cfr. [3], cap. VII.
Il) Nel seguito, allorchè parleremo di funzione
p-sommabile,
in-tenderemo, implicitamente, che essa sia di tipo (b).
e nel caso
generale :
Se
f (x)
è limitata inB;
si ritrova il valore dato con laprecedente
definizione.Se ~J. è una misura che assume valori di
qualsivoglia
segno, laf (x)
si diràu-sommabile
se lo èrispetto
alla Essa losarà allora anche
rispetto
ap,
eq., . L’integrale
di si definisceponendo:
L’integrale,
cosdefinito, gode
delleproprietà
ben note.È distributivo e
completamente
additivo.Vogliamo esplicita-
mente notare la
proprietà
di assoluto continuitàdell’integrale
secondo la
quale
adogni e
> 0corrisponde
un taleche per
ogni
insieme U ditipo (b)
contenuto in B e tale che a i si ha:Questi
brevi richiami sulla teoria della misura e dell’in-tegrazione
dovrebbero essere sufficienti per darepreciso
si-gnificato
aiconcetti,
relativi a taleteoria,
che saranno im-piegati
nelseguito.
2. -
Definizione
diderivata rispetto
ad unamisura
per una
funzione
reale nonnegativa
eadditiva dipen-
dente da un
insieme
astratto.Sia
111
unafamiglia
elementare di insiemi astratti. In11
sia definita la misura non
Sia F (I)
un’arbi-traria funzione reale non
negativa
e additiva definita inI } .
Fissato
.Io
in ~I ~ ,
indichiamo cone [F, Io]
la classe costituita da tutte le funzioni reali definite inI o,
chegodono
delleseguenti proprietà :
a) ogni
è nonnegativa
ev-sommabile
inb)
assunto comunque inI ~
l’insieme I contenuto inIo,
si ha:
La classe
Io]
non è vuota contenendo la funzione iden- ticamente nulla inIo.
Si consideri il funzionale:per
ogni jf(j*)
della classe8 [I’, Io].
Orbene,
se è dotato di massimo in dettaclasse,
di-remo che deriwabite
rispetto
alla ~, o,più
sem-plicemente,
è sull’insiemeIo
e diremo(derivata rispetto
a dellaF(I)
suIo
la funzioneche dà il massimo di in
e [h’,
Se è la
F’ ( ~)
rende anche massimoJI ( f )
ine [F, I ] .
Non
può
infatti esistere unau-sommabile
in I e tale cheperché allora, posto :
la h’’
apparterebbe
a8 [1’, Io]
e sarebbe(F’)
>J1o(F’).
La
y.derivata F’(m)
diF(I)
suIo
è determinata a menodell’addizione di una funzione
v.equivalente
a zero inIa 12).
Infatti se anche
~~ l,a)
rende massimo inIo],
per
quanto
si èosservato,
sarà perogni
I di~ I l,
conte-nuto in
Io :
-
e
quindi
inogni
insieme B ditipo ( b)
tale che BC Io :
12) Cioè nulla in tutti i punti di Io, tranne che, eventualmente, nel punti di un insieme N di tipo ( b ) tale che
p.(N)
= 0.donde la
li-equivalenza
diI’’ ( x)
e13).
Possiamo
quindi
affermare:V. Se è
u-derivabile
suIo,
lo è altres suogni
insiemeI di
~ I}
in esso contenuto e ~~e sua(L-derivata
suIo,
essa è tale anche su I. La
g-derivata
diF(I)
è determinata a meno di unaf unzione
additivali-equivalente a
zero.3. -
Derivazione delle
funzioni AVL.Funzioni u-sin- golari.
Supponiamo
ora che sia AVL inIII. Indichiamo,
comenel numero
precedente,
con una misura nonnegativa
de-finita nel semi-anello
I)ef. -
Diremo che la funzione AVL è(L-derivabile
suIo,
se sono tali le due funzioni e
q~, (I).
Definiremo al modo
seguente
lali-derivata h’’ (~)
diF(I)
su
.Io :
essendo
p’F(x)
e leu-derivate rispettivamente
die
Sussiste il
seguente
teorema :VI. Se
F (I) è
A VL in {I}, essac è suogni
in-7o
di{ I } .
Evidentemente basta considerare il caso di una
F(I)
nonnegativa.
Sia À l’estremosuperiore
di in® [F’, 7o]
e sia~ f n(x) ~ ~
una successione di funzioni die [F, I o ]
tali che :Poniamo :
La non
negativa
ev-sommabile
in10.
13) Due funzioni diconsi u-equivalenti se la loro differenza è
p.-equi-
valente a zero.
Detto I un
qualsiasi
insieme di{I} ~
contenuto inIo,
èpossi-
bile
decomporre
I in n insiemi ditipo ( b) : B1, B2,
...,Bn (qualcuno
deiquali
eventualmentevuoto),
tali che riesca:Sia
C,
un arbitrario insieme ditipo
contenuto inR.8
Dato arbitrariamente e >0,
sia a, taleche,
se U è un insiemedi
tipo ( b)
per ilquale
Q~ , si abbia:Per la definizione di insieme di
tipo ( c),
adogni O. può
associarsi una
successione Pk~ ~
non crescente di insiemi ditipo ( p) convergente
aC,.
Sipuò
supporre che siaquali
si siano k ed i. PoichèC; .
èvuoto, per i =~= h,
la suc-cessione
P~1~ · Pk ~~
converge verso l’insiemevuoto, epperò
saràlim
~(P~*P~)===0.
Sia v un indice taleche, qualunque
sia la... a
coppia
di indici i ed h coni # h,
riescau(P(i)v · Pv(h) oE/n
.Poniamo :
Si ha:
e, data l’arbitrarietà
degli
insiemiC;
e di eÈ
cosprovato
cheOn(x) appartiene
a8 [ I>’,
Essendo :
per il cosidetto teorema di
Beppo
Levi sei ha la convergenzaquasi
ovunque inI o
di verso una funzioneI’’ ( x)
appar- tenente a tale che:Il teorema è cos dimostrato
14).
D’ora in avanti indicheremo con
F’(x)
oppure condF
a seconda che sia
più
comodo usare l’una o l’altrascrittura,
lali-derivata
diF(I).
’
Def. -
Diremo che la funzione AVLF(I)
èv-singolare
sul-l’insieme
Io di { I }
se lau-derivata
di suIo
èy-equiva-
lente a zero.
4. -
Funzioni u-assolutamente
continue. Il teoremadi
Lebesgue Radon N kodyxn.
I risultati che verranno
esposti
inquesto paragrafo
sonogià
sostanzialmenteacquisiti
nella letteratura relativaall’argo-
mento
15). Tuttavia,
dovendoci servire di essi pergli
ulteriorisviluppi,
si è manifestato necessarioinquadrarli organicamen-
te nella
presente
trattazione.De f. -
Diremo che la funzione AVLF(I),
definita nella fa-miglia
elementare{ I {
è assolutamercte continuarispetto
allamisurac non
negativa
~L(pure
definita in{ I {)
o,più semplice- mente,
èli-assolutamente
continua se, fissato comunque~o
in{ I },
adogni e
> 0può
farsicorrispondere
un numeropositivo
Og tale
che,
perogni
insieme P ditipo ( p)
contenuto inIo
e verificante la condizione
jà(P)
jg si ha e.14) Nelle ipotesi più particolari che
III
sia totalmente additiva ed F (I ) completamente additiva cfr. [5].lr» Cfr. [9], [10].
Per indicare che una funzione è
g-assolutamente continua,
ci serviremo della
sigla VAC.
VII.
Ogni
combinazione lineare difunzione
AVL epLAC
è una
funzione
AVL eDimostrazione ovvia.
VIII. Se
F(I) è
AVL e anchev(I), p(I),
eqr(I)
sono
Dato e >
0,
sia C’i taleche,
perogni P
ditipo ( p)
per ilC’~, riesca
i
e. Siaap
un’arbitraria decom-posizione
di P in un numero finito di insiemi ditipo (p).
Siano
Pu P2,
...,Pn gli
insiemi dibp
suiquali
la F è non ne-gativa
eQu Q2, ..., 9M
i rimanenti.Si ha:
Ciò
implica
- per l’arbitrarietà di~P
:e
quindi
è Tali sono anchep,(I)
eqF(I).
IX.
Ogni funzione
AVLF(I)
laquale
è ècompleta-
mente additiva.
, che prova la
completa
additività diF(I).
Per il teorema testè dimostrato e per il teor.
II, ogni
fun-zione AVL
u-assolutamente
continua è definita in tutta la fa-miglia { B ~ degli
insiemi ditipo ( b).
X. Se lct
funzione
AVLF(I)
èogni
insierrte N ditipo ( b)
avente misura nullarispetto
a ¡J., ha anche misura assoluta nullarispetto
aF,
cioè si ha = O.Sia N di
tipo ( b) e ~ (N) =
0. DiciamoPo
uninsieme
ditipo ( p)
contenente N. Dato e >0,
sia a~ taleche,
perogni
i nsieme di
tipo ( p)
contenuto inPo
e per il cE ,si abbia e. Diciamo A un insieme di
tipo ( a)
conte-nente N e contenuto in
Po
e tale Perogni
P C
A sarà li(P)
a~ equindi
e. Ciòimplica v_,(A)
ee, data l’arbitrarietà di a,
v~, (N)
= 0.Il concetto di funzione
¡J.AC gioca
in modo essenziale nelproblema
consistente nel determinare tutte le funzioni AVL che possono essere considerate comeintegrali
di - funzioniu-sommabili.
Taleproblema
viene risoluto da un fondamentale teorema che daremo fra breve. Occorre ad essopremettere
ilseguente
lemma :XI. Siano
F (I)
due misure nonnegative definite
nella stessa
famiglia
elementareIII.
La sia e nonidenticamente nulla.
Ad
ogni
I di111 ~
tale cheP ( 1 )
>0,
si possono associare un insieme B ditipo (b)
contenzcto in I ed un numeropositivo
atali che :
1)
si >0 ,
2)
inogni
insieme B’ ditipo ( b)
contenuto in B riesce :Fissato il numero
naturale n,
consideriamo la misura7~(7)2013-~.(~)
e sia7=B~-}-B~
ladecomposizione
di Hahnn
dell’insieme I relativa a tale misura
~).
Poniamo:Essendo B(2) vuoto o contenuto in
ogni 11;,
si ha :16) Per la dimostrazione di questo teorema e del successivo, cfr. [5].
17) Cfr. [4] pag. 18-22 e [3] ] pag. 310. L’insieme
13n
è tale che inogni suo sottoinsieme la misura
F’ (I ) - x ~ (I )
assume solo valori non nnegativi, mentre in ogni sottoinsieme di
13n
la detta misura è non p(>sitiva.
e
quindi
= 0. Ciòimplica
= > Oe
quindi,
per il teoremaprecedente,
> 0. Deve allora esservi un no tale che no > 0. AssuntoB = B§l§
no e a= 2013 ,
110
9
segue la tesi.
Possiamo adesso dare il teorema di
Lebesgue-Radon-Niko- dym
che risolve ilproblema
a cui si era sopra accennato.XII. Condizione necessaria e
sufficiente perchè per la fun-
zione AVL
definita
infissato
comunqueIo
inIII,
riesca per
ogni I
CIo :
con
u-sommabile
inI°,
è cheF(I)
sialiAC.
In tal casola
f (x),
che è determinata a meno dell’addizione di unafun-
zione
u-equivalente
a zero, coincide ino
condF/du.
Supponiamo
sussista la( 1)
perogni
I CIo.
Si ha :e,
(cfr. [3]
pag.341) :
. Ne segue:
e,
quindi,
tenendopresente
la definizione dili-derivata
per una funzione d’insieme additiva e nonnegativa,
ciò
implica:
o .Viceversa sia
F(I) p.AO.
Per dimostrare ilteorema,
bastafar vedere che le funzioni
¡J../l0 p~,(1~
eq~,(1~ (cfr.
teor.VIII)
sono
gli integrali
dellerispettive u-derivate.
Possiamo per- tanto limitarci a considerare il caso di unaF(I)
nonnegativa.
DettaF’(x)
lau-derivata di F(I)
inI o, poniamo:
La
F* (1) è
CAVL nonnegativa (ed
èp.-singolare
inIo
come segue immediatamente dalla definizione di
u-derivata).
Supponiamo
che inqualche
I CIo
siaF* (I)
> 0. Poichè laF* (I)
ègA C, esistono,
per il lemma premesso, un insieme B ditipo ( b)
contenuto in I ed un numeropositivo a
tali che:per
ogni
I’ di{7} ~
contenuto in I.Sia
TB(X)
la funzione che vale 1 in B e 0 imS B(fun-
zione caratteristica di
B).
Si ha perogni I’ C
I :e, d’altra
parte,
è :cioè:
Questo è
assurdo. Devequindi
essereF*(7)==0
perogni
Sussiste
quindi
la(1).
È
utile osservare ilseguente
teorema che inverte la pro-posizione
X.XIII. Se
F(I)
sono due misurede f inite
nella stessafamiglia
elementare {I}, se lav é
nonAf?gativa
e se perogni
insieme N di
tipo (b)
chepL(y)==0 è
anche =0,
allora
F(I) é
I teoremi XI e XII
seguitano
a sussistere con dimostrazione inalterata seall’ipotesi
cheF(I)
èVAC,
si sostituiscequella
del
presente
teorema. Ciòsignifica
che nella dettaipotesi
sus-siste la
(1)
perogni 7C I o
equalunque
sia10
in Ne segueche
VAC.
-
Per
gli
ulteriorisviluppi
è anche utile ilseguente
teorema :XIV. Condizione
necessaria
esufficiente perchè
la misuraF’(I)
siav.8ingolare
8uIo è
che esista un insieme N ditlpo (b)
contenuto inIo
tale che edI’(B) = 0
perogni BCIo N.
La condizione è sufficiente. Sia infatti N l’insieme indicato nell enunciato. Se non è
v-singolare
suIo,
saràd
> O oppured
> un insieme L contenuto inIo
e di misura po- sitivarispetto
a u.Avremo,
ammesso - per fissare le idee - che si verifichi laprima
circostanza:Ciò esclude possa essere per
ogni
BC L N,
con-trariamente
all’ipotesi.
La condizione è necessaria. Escludiamo il caso banale che
F(I)
sia nulla perogni
IC Io.
Nonpuò
allora essere lanella
famiglia 11 - Io ! ~ perchè
allora essendo tale ancheF (I),
la sarebbel’integrale
della sua. derivata equindi
nulla per I
C Io
·Diciamo ~ l’estremo
superiore
dei valori che vp assumesugli
insiemi di misura nulla
rispetto
a 11 contenuti inIo.
Sarà 7~ Sia( Nk ) una
successione di insiemi contenuti inI o
e tali che :
Posto
Per
ogni
insieme ditipo ( b) :B C Io poniamo:
La
0~ (i = 1, 2)
è una misura Infatti se N’ è taleche li (N’)
=0,
essendo :deve essere
perchè, diversamente,
sa-rebbe
~(~ 2013.V N’)
> 0 equindi:
Abbiamo
quindi:
Poichè è in
Io :
o oposto :
riesce :
Ne segue che le funzioni
p~,(B)
eq;(B)
sono nulle se èB C
Io .N.
18 ) E’ da assumere PF ( B .N) = qF ( B N) = 0 se B.N è vuoto.
Essendo per
ipotesi quasi
ovunque(rispetto
aIL)
inIo :
si ha:
e,
quindi,
la tesi.Dal teorema dimostrato segue owiamente :
XV. una mis1tra
li-singolare
8UIo,
sono iviPIpB
eqF(I)
5. La
decomposizione
diLebesgue
di unafunzione AVL
Sia
~ I
la solitafamiglia
elementare di insiemi astratti eI’(I)
una funzione AVL in essa definita. In{ I {
sia anchedefinita la misura non
negativa
(L. FissatoIo
in{I ~,
sia Aun insieme di
tipo (a)
contenuto inI o.
Poniamo :
Con P si è indicato un arbitrario insieme di
tipo (p)
conte-nuto in A.
Sussiste il
seguente
teorema:XVI. Condizione necessaria. e
sufficiente perchè F(I)
siaVAC
è che r.iesca:quatunque
sia la successione non crescente{An} di
insiemi ditipo ( a),
tale che limn --i o0
Se
F(I)
è tale èvF(I).
Essendo allorav~,(I) completa-
mente additiva
(teor. IX),
risulta( A )
=v~,( A ).
In virtù delteor. X si ha la
(2).
Dimostriamo ora la sufficienza della condizione. Facciamo intanto vedere che la
F(I)
è unamisura,
cioè ècompletamente
additiva. Sia :
Per
l’ipotesi
ammessa si ha:Sia un insieme di
tipo ( b)
tale = 0. Se faremo vedere che N non contiene alcun insieme C ditipo ( c)
tale che> 0,
avremo dimostrato il teorema.Sia infatti C un insieme di
tipo ( c)
contenuto in N. Per definizione esiste una successione( Qn ) ~
non crescente di insiemi ditipo (p)
tale che limQ"
C. Poichè si hag (C)
= 0 ed es-sendo i
particolari
insiemi ditipo ( a),
peripotesi
avremo, tenendopresente
che’VE
è una misura : limvF(Qn)
= 0.Il
seguente
teoremapuò riguardarsi
come una estensionealle funzioni
J’(I)
del teorema XIV valido per una misura.XVII. Condizione necessaria e
8uff’kiente perchè
lafunzione
AVL
F(I)
nonnegativa
sia su10
èche,
dato arbi-trariamente n
>0,
esista un insiemeA, di tipo ( a),
contenutoin
Io, per it ’11
e tale assunto comunqne un insieme C ditipo (c)
in10 - A...,
essendo P un arbitrario insieme di
tipo ( p)
contenente C.La condizione è necessaria. Sia F(I)
u-singolare
suIo.
In- trodotta la funzionegià
considerata nel teorema XII ed escluso siay4C
- ciò cheinaplicherehbe h’ (I)
= 0per
ogni
I CIo
- esisteranno successioni} ~,~ ~
deltipo
consi-derato nell’enunciato del teorema
XVI,
tali che:Diciamo X l’estremo’
superiore
dei numeri lim otte-ti -+ 00
nuti al variare della successione
~ ÅtI}
n~ell’insieme delle sue-cessioni non crescenti di insiemi di
tipo (ac),
contenuti inIo
e tali che = 0.
’
Fissato l’intero
positivo k,
siscelga
una successioned~n ~ ~ }
di insiemi di
tipo ( a)
tale che :Sia nx un indice per il
quale
riesca: ,Poniamo :
Per
ogni
insieme C ditipo (c)
contenuto inIo -A In
po-niamo :
Sia
C
la totalitàdegli
insiemi ditipo ( c)
contenutiin Sia
C,~ ~
una successione non crescente di insiemi di~O~lo-4,¡’ convergente
all’insieme C. Sia~P"~
una successionenon crescente di insiemi di
tipo ( p)
tali che :Sia
~
una successione non decrescente di insiemi ditipo ( pa
contenuti inA"Q
tali che :Poniamo Q.
-Pn - R,~ .
La successione~
è non cre-scente e verifica le condizioni :
Sia I‘ = lim
Q..
L’insieme r è ditipo ( c)
ed èF D
C. Riescepotendo
anche essere I’ C vuoto.Sia 1 P. 1
una successione di insiemi ditipo ( p)
non cre-scente e tale che lim
Pn = C,
lim= Q(C).
Possiamo sup- porre che siaP. C Q., perché
diversamentepotremmo
sostituireLa successione non crescente
d,~ ~ ~
di insiemi ditipo (a)
è tale che :
e
quindi l m ~(JL~)=0.
9*--CO
Supponiamo
p > 0 e sia h un interopositivo
tale chei 1 .
Fissato l’intero n edassegnato
comunque e >0,
siaP
A 2p ~ q ’
un insieme di
tipo ( p)
tale che :Si ha:
Supposto n
> M~ essendo alloraDa ciò segue, data l’arbitrarietà di e: .
Si ha
dato che allora
Ån
eA}~ ’
non hannopunti
in comune.Ne segue :
ciò che è
assurdo,
dato che la successioneA,~ -~- ,A.rih~ · ~~, ~ di
in-siemi di
tipo ( a)
è non crescente e riescen-·oo
Deve
quindi
essere p = 0. Ciòimplica
lim ~2013P.) :5.’
:!5:- lim
T(A.)
~ 0 equindi,
dato che è :si ottiene :
Siano
01
eC2
due insiemi diC I0-An.
Si ha ovviamente :Sia
Cl 02
vuoto e siaP~,~~ ~ ~ (i = 1, 2)
una successione noncrescente di insiemi di
tipo ( p)
tale che:Possiamo supporre che
Pà’ . ~ .R,~
sia vuoto perogni n, perchè
diversamente sostituiremmo
}
con~
-R~~ ~.
Assumeremo ora
Å~~
-Pn ~ - P~n ~ ;
la successione1
di in- siemi ditipo (a) è
non crescente ed è tale che limp(An) =0.
x-·oo
Ripetendo
ilragionamento,
testèfatto,
perquesta
nuova successione~.,~ ~ ~
si trae lim.F(P~) . p~,:~)
= 0. Detta1 P. }
.-00
una successione non crescente che converge a
C2
e taleche lim