R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
A DRIANO B ARLOTTI
Sul gruppo delle proiettività di una retta in sè nei piani liberi e nei piani aperti
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 34 (1964), p. 135-159
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IN
SÈ
NEI PIANI LIBERI E NEI PIANI APERTI(*)
di ADRIANO BARLOTTI(a Firenze) ( * *)
l. - In un
qualunque piano grafico
sipuò
introdurre la no-zione di
proiettività
fra due forme diprima specie (nel
sensodi
Poncelet)
dando tale nome adogni corrispondenza
biunivocache nasca fra i loro elementi come
prodotto
di un numero finitoqualsiasi
diprospettività.
Leproiettività
di unaretta,
r, in sè forma.no un gruppo,G,,
e in un datopiano grafico
igruppi G,,
relativi a rette
diverse,
risultano isomorfi1).
Nel
presente
lavoro ciproponiamo
di esporre alcuneproprietà
che a.bbiamo stabilito studiando il gruppo
G,
neipiani
liberidi ::B1.
Hall2).
Indichiamoqui
brevemente i risultatiprincipali
a cui siamo
giunti.
Nel n. 3 abbiano dimostrato che una
proiettività
diG,,
che sia data, come
prodotto
non vuoto e « in forma ridotta »(per
la definizione diquesta espressione
si veda il n.2)
diprospet- tività,
risulta. diversadall’identità;
un’immediata conseguenza*)
Pervenuta in redazione il 31 marzo 1963. Indirizzo dell’A. : Isti- tuto matematico, Università, Firenze.**) Lavoro
eseguito
nell’ambito dell’attività deiGruppi
di ricerca matematici del C.N.R..1 )
Cfr. [ 1 ], n. 2.’) Tali
piani
sono stati introdotti da M. HALL in [4]. Successivamente essi (e lorogeneralizzazioni)
sono statioggetto
di studio da diversipunti
di vista. Cfr. KOPEJKINA [7], LOMBARDO RADICE [8], MAISANO
[10],
DEMBOWSKI [2], JOUSSEN [6], DITOR [3], MAGARI [9]; si veda anche in
proposito
PICKERT [11], pagg. 12-26 e SKORNYAKOV [12], pagg. 10-17.di
questa proprietà
è l’unicità dellarappresentazione
in formaridotta di una
proiettività.
Il n. 4 è dedicato alla costruzione di
gruppi
isomorfi aft r .
Successivamente(nn. 5
e6)
abbiamo fermato l’attenzione sul modo in cuiGr
opera suipunti
di r, e abbiamo dimostrato cheG,
è alpiù cinque
voltetransitivo,
e che unpiano
libero èal
più 6-pascaliano.
Resta ancoraaperta
laquestione
di vederese
questi
due ultimi risultati siano o no suscettibili dimigliora-
mento.
Infine
(n. 7)
abbiamo mostrato come taluni dei risultati ot- tenutivalgano
anche in altre classi dipiani,
eprecisamente
neipiani
che sono estensione libera di unaqualunque
strutturadi incidenza che non sia
già
unpiano grafico,
neipiani
che sonoestensione libera nel senso di S. Ditor e nei
piani aperti.
2. - Prima di iniziare il nostro studio ricordiamo brevemente la definizione di
piano
libero.Si
parte
da una struttura diincidenza, 77o,
formata da un insieme di almeno duepunti
incidenti ad una retta e da duepunti
esterni a
questa.
Chiamiamo tuttiquesti punti
e la retta elementidi altezza zero. Definita la struttura d’incidenza associamo ad
ogni coppia, P,, P,,
dipunti
distinti diII.t,
che non sianocongiunti
inquesta
struttura da unaretta,
una nuova rettache è incidente con i due
punti Pi
eP,
che la determinano e con nessun altropunto
di A ciascuna delle rette che cos siottengono
assegnamo per altezza il numero 2k +1,
e indichiamocon
II"~ 1
la struttura di incidenza che si ottieneaggiungendo
a tutte
queste
nuove rette. Adogni coppia
di rettedistinte,
r" r,, di non secantesi in associamo un nuovo
punto
che è incidente con r, e r, e con nessun altra retta di
II",~ i .
Ipunti
cosi ottenuti li diciamo di altezza2k + 2,
e chiamiamola struttura di incidenza che si ottiene
ampliando II",.~,. ,
con
l’aggiunta
diquesti
nuovipunti.
Le strutture di incidenza restano cos definite per
ogni
valore
(intero, positivo)
di n, e, al crescere di n, formano una, successione
nella
quale
ciascuna. struttura contiene leprecedenti.
L’unionedi tutte
queste
strutture è unpiano grafico, TI,
che viene chia~- mato ilpiano
liberogenerato
dalla struttura1Io.
Si osservi che dalla definizione di
piano
libero seguono im- mediatamente le dueproprietà (duali
l’unadell’altra) :
a ) ogni
retta di altezza, k(= 2h
+1)
> 0 contiene esat- tamente duepunti
di altezza minore di k, e uno almeno diquesti
ha altezza
uguale
a k -1;
b)
unpunto
di altezza, k( = 2h)
> O è incidente esatta- mente con due rette di altezza minore dik,
e una almeno diqueste
ha altezza
eguale
a k - 1.Detto
~r
il gruppo delleproiettività
della retta r insè,
una
proiettività
di(Tr
esupponiamo
che risulti(con
k >2):
dove y, i indica la
prospettività
che si ottieneproiettando da 8,
la. retta rt_ 1 8ulla, e intendendo che sia r = Diremo che la(1) rappresenta
la a~ in forma ridottaquando
il suo secondomembro è
privo
di fattoriapparenti,
vale a. direqualora.
nonrisulti
mai ri
= r,+ o8,
=Quando
la(1)
è scritta. in formaridotta,,
ipunti 8,
e le rette r i li diremogli
ple men.tige’neratori
della, (o relativi alla.
rappresenta,zione (1).
In
seguito
faremopiù
volte uso della nozione diconfigura-
zione associata alla
proiettività,
00, diG, [in
una data ra.ppresen- tazione ridotta(1) 4)]
ealt’insieme, punti di
r. Conquesta espressione
indicheremo l’insieme dipunti
e di rette delpiano
costituito :
1) dagli
elementigeneratori
della (o;2)
daipunti A~‘> (i
=0,
...,k),
doveA[°> appartiene
ad{An}
e,41’l ,
con i > 0 è l’intersezione della retta, ri con laStAn(i - 1);
3)
dalle retteSiAn(i-1).
3)
Naturalmente Si nonappartiene
ilè ad -r=_1 nè ad r, .4)
Per ora taleconfigurazione
vapensata
comedipendente
dal pro- dotto chefigura
nel secondo membro della (1). Inseguito
risulterà che in unpiano
libero taleprecisazione
èsuperflua
(cfr. corollario I).Se i
punti
di sono in numero finito è ovvio elle anchegli
elementi della,configurazione
associata sono in numero finito.3. - Cominciamo col dimostrare il
TEOREMA I: In un
piano
libero sia (J) unaproiettività
di~ essa è
rappresentata in f orma
ridotta mediante la(1)
>2),
atlara è eertamente diversa dall’identità.Non è
quindi possibile rappresentare
l’identità in forma ri-dotta,
a meno che non si convenga di daresignificato
alla(1) quando
l’insieme dei fattori chefigurano
nelprodotto
è l’insieme vuoto.Indicheremo
qui
diseguito
due diverse dimostrazioni diquesto
teorema.
I dimostrazione : Per provare la
proprietà
enunciata ba- sterà far vedere che è semprepossibile,
nelleipotesi
delteoremd,
determinare su r un
punto A
il cui trasformato nella m ha altezza,maggiore
diquella
di A.Fissata la
rappresentazione
ridotta della cu indichiamo con h l’altezza di uno dei suoi elementigeneratori
dialtezza
niassima.Consideriamo allora sulla retta r un
punto
A la cuialtezza,
a, siamaggiore
di h +2,
e che inoltre sia tale che la retta sia diversa daquella che,
con r, definisce A . Cioè laretta S1A
deve avere altezza
maggiore
di a equindi uguale
ad a + 1.Chiamiamo ~2 la
configurazione
associata alla cc~ e alpunto A,
e indichiamo con ai l’altezza del
punto
A~~~.Si verifica subito che risulta
Infatti se ciò non
fosse,
sulla retta si troverebbero trepunti (~4
=81,
di altezza inferiore a.quella
dellaretta,
cosa che contrasterebbe con la
a )
del n. 25 ) .
Si riconosce anche facilmente
che,
perqualunque
valoredi i,
è5) Si osservi che i tre
punti A(0), S1
e A(") sono effettivamente distinti.Infatti se fosse = questo
punto
coinciderebbe con r0 (1 rie avrebbe per altezza al
più h
+ 1, contro quanto abbiamosupposto.
Xupplniamo
infatti che la(2)
non sia sempre vera, e indi- chiamo ilprimo
valore di i per cui essa nonva,le;
perquanto
abbiamo visto sopra 1. Esaminiaino
separatamente
i duecasi ~~~~-1~ = A(j) e A~f-1~ ~ >4">. Nelle nostre
ipotesi
ilprimo
diquesti
non sipuò presentare, perchè se
A~~-1~ =questo punto
e l’intersezione delle rette e r f e
quindi
ha come altezza alpiù h
+1,
mentre è i > al> h
+ 1. Ma nonpuò
nemmenoessere ~~ ~ ~ -1~ ~
A ~ ~~, poichè,
essendo a;-~ i = a;-~ +2,
la retta~~’;_ 1_-i~~-l~
ha per altezza + 1 > h +1,
equindi
non con-tiene
v, .
Ma allora per A~~-i~ passano tre rette distinte della S~:la la e la
8jA(J-I);
leprime
due diqueste
hannoaltezza inferiore ad e allora necessariamente la ha per altezza i + 1.
Segue quindi
a, = a;- +2,
control’ipotesi
che noii
valga
la(2).
Il
trasformato, A(k),
di A nella w haquindi
per altezza a + +2k,
equindi
è distinto da A. Si conclude che la w non è l’ideii-dità,
e il teorema è cos dimostrato.II dimostrazione: Se k = 2 si vede subito che una
proiet-
tività
rappresentata
in forma. ridotta mediante la(1)
nonpuò
essere l’identità.
Supponiamo
che l’identità diG,
si possa rap-presentare
in forma ridotta mediante la(1),
e siako (> 2)
ilminimo valore di k per cui ciò accade. Nel
seguito,
per brevità didiscorso,
indicheremo con a unarappresentazione
ridottadell’identità per la
quale
risulti k =ko .
Usando i simboli intro- dotti nel n. 2 per indicare igeneratori
relativi alla a, osserviamo perprima
cosa che sipuò
supporre che risulti:Se ., infatti è
.91 = 8,, , posto
con a ~ , ... , 9 a,x
prospettività
tra forme di nome diverso me-diante le
quali
vienegenerato,
la (1, si consideri laproiettività
(di
una certa retta in8è)
Poichè
l’ipotesi S1
=Sk comporta
che sia = èInoltre se o è
l’identità,
tale è anche la á. sela
(4)
è unarappresentazione
dell’identità in formaridotta,
mediante il
prodotto
di k - 1prospettività
frapunteggiate.
Se
poi
ri = rk-1 1[cosa
chepuò
avvenire soloper k > 46)]
si ha= e
l’espressione
è una
rappresentazione
dell’identità, in formaridotta,
medianteil
prodotto
di k - 2prospettività
frapunteggiate 7).
In ambeduei casi si
giunge
ad un assurdo a. causadell’ipotesi
di minimofatta su k. Pertanto si
può
supporre valida la(3).
Mostreremo ora come da
questa. ipotesi
si deduca un assurdo.Sia P un
punto
di r e indichiamo con1,
laconfigurazione
associata alla a e al
punto
P.È
subito visto che se P assumedue
posizioni diverse, A
eB,
ipunti
e le rette diEp
sono diversi dai
corrispondenti
elementiB,
e di27s.
Osserviamo ancora che dal
punto
escono ingenerale
tre rette
della EP:
la r,, la e la8). Queste
si possono ridurre a due solo se P(i) E~isi+ 1.
Infine alla rettaP(i-I)Si
ap-partengono
ingenerale
trepunti
di e pei).Questi
si possono ridurre a, due solo
quando
P(i-I) = r;- i n r; . Leposi-
zioni di P sulla r in
corrispondenza=
dellequali
risulta(per qualche i)
P~i~ E
Si- 18,
oppure P(i-I) = r;-i n ri sono ovviamente in nu- mero finito. Facciamo allora assumere a P treposizioni, A, B, C,
diverse daqueste
e fra loro. L’insiemedegli
elementi diEA, EB
eEc
costituisce unaconfigurazione chiusa,,
e ciò è assurdoperchè
unpiano
libero nonpuò
contenere una taleconfigura-
zione
(cfr. [4],
teor.4.8).
Risulta cosprova,to
il teorema.’)
Sefosse r1
= rg-iper k
= 3 la a non sarebbe scritta in forma ridotta.’ )
Ed essendo inquesto
caso k > 4 risulta 2 > 2.8)
Se i = 0 si intende cheSo
Dal teorema I seguono subito le
seguenti proprietà :
COROLLARIO I: In U11
piano
libero vnaproiettività,
diversasi
può rappresentare
m.ediante la(1 ),
scritta informa, ridotta,
in un. solo modo.Cioè,
se i dueprodotti
80no entrambi scritti in forma ridotta e
rappresentano
la stessaproiettività,
risulta k = m e y,= y~ (i
=1, ... , k).
Infatti,
se cos nonfosse,
scrivendo ilprodotto 9):
in forma
ridotta,
resterebbero deifattori,
e la(5)
nonpotrebbe rappresentare
l’identità.Si confronti il risultato ora. stabilito con la
proprietà
bennota che in un
piano desarguesiano
unaproiettività
diG,
sipuò
sempreesprimere
comeprodotto
di alpiù
treprospetti-
vità
li). Quanto
abbiamo oraprovato
assicura invece che inun
piano
libero non èpossibile
limitaresuperiormente
il numerodelle
prospettività
medianteprodotto
dellequali
si possaespri-
mere la
generica proiettività
diGr .
COROLLARIO II: In un.
piano
liberoogni
elemento diGr
che sia diverso dall’identità ha.periodo in fi.nito.
Infatti se
l’espressione
rappresenta l’identità,
scrivendola in forma ridotta debbono spa- rire tutti i fattori. Perchè ciò accada deve esserepari
e y = Cioè la base dellapotenza (6)
è l’identità.~
’)
Dove è laprospettività
che si ottieneproiettando r’
su
rt_ i .
io)
Cfr., p. e18., PICKERT [11], pag. 114.Il corollario Il ha come immediata. conseguenza ehe nei
piani
liberi vale l’assioma di Rashevskii
li) :
Se unaproiettività
diGr è
tale che per essa tutti ipunti
di r, eccettuato alpiù
fin.ito,
sonouniti,
alloraquella proiettività
è l’iflentità. Nel Il. 5- mostreremo come, inquesto
ordine diidee, valga
in unpiano
libero una,
proprietà
moltopi i
forte.Proviamo ora il ’
TEOR.EMA II : Indichiamo con e W2 due ele1nenti di
(j r
diversi dall’identità. Se Wl e W2 ,gonopermutabili,
eS8i sonopotenze
diItell80 elemento di
Gr .
Supponiamo
che scrivendo Wl e ay in forma, ridotta. e indi- cando con a, eP, prospettività
fra forme di nomediverso,
sia:I
prodotti
chefigurano
nei secondi membri diqueste
dueformule costituiscono due «
parole »
ridotte del gruppo liberogenera,to
dalsistema., >Q,
che si ottiene considerandogli
elementidistinti dell’insieme :
e conservando fra
questi,
perogni
eventualecoppia
dielementi Åi
ie ),,,
per cui risultiuno solo dei due elementi.
1 Il teorema II segue allora immediatamente dal
TEOREMA II’ : due elementi Wl e W2 di un gruppo
Ziberu, G,
sonopermutabili,
essiappartengono
ad uno stessociclico di G. -
Per provare ciò indichiamo con G il gruppo libero
generato
dal sistema di elementi e
supponiamo
che i due elementi di G per cui risulta = siscrivano,
in forma ridotta:dove yi e
h,
sono simboli deltipo Ammettiamo,
per fissare leidee,
che sia m > >z.~l) Cfr., p. e~., SKORNYAKOV [12], 4:3.
- se o =
0,
w2 èl’idelitità, e
il diviene banale. Seil =
l,
si haSe il
primo
membro è in forma ridotta, tale è anche il se-condo
12),
per cui siÓ1,
Y2 = yi, ..., y.~ =b1
- )1m, vale a dire ’~ = ... = ’m= ~1’
cioè 1 -~Si , ~2=~1? ~
in talcaso il teorema è
provato.
~ invece il
primo
membro(e quindi
anche ilsecondo)
della(7 )
non è in forma
ridotta,
siha ym
=dï1,
= Y1, e di conseguenza la(7) comporta
che si abbiaEssendo entrambi i membri della
(8)
scritti in formaridotta,
risulta )’1 = = )’3, ... , 9 ym- 1 = ym . Si ha allora ~Ol -
~ï-,
=
~~
e anche in tal caso il teorema èprovato.
Dimostrato il teorema. per n =
1, procediamo
per induzionerigpetto
ad n.Se la
parola
è in forma ridotta, e
quindi
tale è anche. lasegue
12) Altrimenti dal secondo membro si
potrebbe
dedurre una rappre- sentazione ridotta diversa daquella
data dalprimo
membro per la stessaparola,
mentre è noto che ciò nonpuò
accadere.quindi y~
= yfper i - j (mod m-n).
Risulta allorache,
detto dil massimo comun divisore di m e n, è yi = y,
per i - j (mod d).
Pertanto è Wl =
(}’1 ...
edinoltre, avendosi yi
=ói,
...,yd =
~d,
si ha anche (02 = in tal caso il teorema èprovato.
Se
e
quindi
anchesono in forma
ridotta, procedendo
come sopra si prova che w, sonopotenze
di uno stesso elemento diGr .
Altrettanto allora avviene per e 002’ e cos anche inquesto
caso il teoremarisulta
provato.
Basta
quindi
limitarsi al caso in cui nessuno deiprodotti (9), (10), (11), (12)
è in forma ridotta. Si ha allora,per
cui, posto yi
=~1
= cr, risulta ym= b"
= epertanto
Quindi, posto
onde,
da (01°)2 = 0)2(01, seguePoichè consta del
prodotto
di n - 2 elementi deltipo
per
l’ipotmsi
di induzione si hadove (JJ indica un conveniente
prodotto
di e h e k sono interi.È
allorae il teorema risulta cos
provato
inogni
caso.4. - Fissata la retta r si
può
costruire un gruppo isomorfoa
Q’,
nel modo che ora andiamo ad indicare. Consideriamo l’in- sieme dellecoppie
costituite da unpunto
e da una rettàdi H che non si
appartengono.
Chiameremo c-insieme o l’insieme vuoto
(che
inseguito
in-dicheremo coi simbolo
1 ),
o un numero finito dicoppie
date in un certo ordine:
e in modo che siano soddisfatte le
seguenti
condizioni :Un c-insieme 1-o diciamo in « forma ridotta N o
semplicemente quando
nella suacomposizione
non si verifica nessunadelle
seguenti
circostanze:a )
lacoppia
iniziale è~ )
esistono duecoppie
consecutive con= Ti;
y)
esistono duecoppie
consecutive(Siri)(Si+1ri+1)
conSi = Si+1.
Due c-insieme li diremo adiacenti se uno di essi si ottiene dall’altro mediante una delle
seguenti operazioni:
a’)
scrivendo o cancellando all’inizio unacoppia
dellaforma
~8’ ) ponendo dopo
lacoppia ( ~ fri )
unacoppia
op- pure cancellando la secondacoppia
di un eventualeaccoppia-
mento
y’) ponendo prima
dellacoppia
unacoppia
oppure cancellando da un eventuale
accoppiamento
la
prima coppia.
Chiameremo
poi equivalenti
due c-insiemif
e g se esiste unasuccessione di un numero
finito,
m, dic-insiemi, f i , fr.1
**11tali che
1
=1m
= g e, perogni i, fi
edI¡+~
sono adiacenti.Per indicare che
f
e g sonoequivalenti
scriveremof
~ g.È
subito visto che la relazionef
- g è una effettiva relazione diequiva-
lenza. La classe di tutti i c-insiemi
equivalenti
ad1
la indicheremo col simboloSi riconosce facilmente che
ogni
classe contiene uno ed unsolo c-insieme ridotto
13).
Possiamopoi
definire nell’insieme delle classi di c-insiemi unamoltiplicazione, ponendo
dove con
fg
indichiamo il c-insieme che si ottiene serivendo successivamente adf
lecoppie
Si verifica facilmente, chel’operazione
cos definitadipende
solo dalle classifl
e[g]
e non dai
particolari rappresentanti f
e gpresi
per ease, e cherispetto
allamoltiplicazione
ora introdotta l’insieme delle classi di c-insiemi forma un gruppo,C~,
nelquale
l’unità è la classe illi)
Perquesto
ci sipuò
servire di considerazioni simili aquelle
svoltein HALL
[5],
pag. 91 per dimostrarel’analogo
risultato per igruppi
liberi.
is)
Si osservi che la scritturaf g
costituisce effettivamente un c-insieme nel senso da noi indicato sopra. Infatti per essavalgono
la a) e la c).Inoltre la b), che è soddisfatta ovviamente per tutti
gli
altriac.coppia-
menti, risulta verificata anche perquello
costituito dall’ultimacoppia
di f e
dallaprima coppia
di g, come conseguenza della validità della c) per/
e della a) per g.cui
rappresentante
in forma ridotta è l’insieme vuoto. Riteniamosuperfluo riportare qui
lasemplice
dimostrazione di cib. Ci li- mitiamo ad indicare. che se il c-insiemeè un
rappresentante
di[ f ],
risultaPossiamo dimostrare ora il
TEOREMA III: I
gruppi Gr e
QJ sonoisomorfi.
Per provare ciò si stabilisca la
seguente corrispondenza
fragli
elementi diGr
equelli
di 0.Alla
proiettività
identica associamo l’elemento 1 di (g.Sia a) una
qualsiasi
altra,proiettività
diGr .
Consideriamogli
elementigeneratori
della a)15)
e formiamo mediantequesti
il simbolo:
Questo
è un c-insiemepoichè
per essovalgono
lea), b)
Nc),
eindividua
quindi
un elemento di 0 che assumiamo come corri-spondente
della 00. viceversaogni
elemento di @ determina unc-insieme
ridotto,
equesto
in virtù dellea), b)
ec)
individua igeneratori
di una.proiettività
diLa
corrispondenza
che abbiamo cos stabilito èbiunivoca,
ed è subito visto che conserva i
prodotti:
èquindi
un isomor-fismo,
e il teorema risultaprovato.
Fissati tre
punti
nonallineati, .~(1), ~~2~, 8(3),
nessuno deiquali appartenga,
ad r, consideriamo 1’i.nsieme costituitodagli
elementi di 0 i cui
rappresentanti
ridotti sono i c-insiemi com-posti
ciascuno da duecoppie
ls) Che, per il corollario I, sono, determinati in modo unico~
e
dagli
elementi di @j i cuirappresentanti
in forma ridotta sonodel
tipo
dove 8,
er, è ilprimo
dei trepunti
=1, 2, 3)
che nonappartiene
ad Tø, mentre S(k) è ilprimo
dei trepunti
S(i) che nonappartiene
ad r~ .All’elemento che ha come
rappresentante
il c-insieme(13)
associamo il simbolo
e all’elemento
rappresentato
dal c-insieme(14)
facciamo corri-spondere
il simboloSia 1’ il gruppo libero
generato
da. tutti i simboli(15)
e(16).
Si
assegni
oraun’applicazione, p,
di T in O nel modo se-guente 16):
per ui , 1411 v .. I 14,., simboli del
tipo (abc), (abc)-i, (habck), (habck)-1.
Avendosi
riaulta subito
che p
è un omomorfismo di T in 0J.11)
Dato che ciò non dàluogo
adequivoci, qui
e nelseguito,
inluogo
dell’elemento[ f ]
di Qj scriveremosemplicemente
un suo rappresentante.Inoltre si riconosce facilmente
che q
è un omomorfismo di r su 0. Perquesto
indichiamo con 9 un elemento di @ e sia,il
rappresentante
ridotto di g. Partendo daquesto
costruiamoun c-insieme
equivalente procedendo
nel modo che andiamo ad indicare.I)
Fissiamo in unprimo tempo
l’attenzione sulle eventualicoppie (8r’)
del c-insieme(17)
nellequali S E r.
Sia(Smrn)
l’ul-tima di
queste,
esupponiamo
c;he avendoriguardo
allaposizione
che
questa
occupa in(17)
risulti:Se l’insieme delle tre
coppie
chequi figurano
scritteespli-
citamente è del
tipo (14),
racchiudiamolo inparentesi quadre.
In caso contrario sostituiamo
(17)
con il c-insiemeequivalente
e in
questo
racchiudiamo entroparentesi quadre
l’insieme delle trecoppie
che ha come termine centrale Nel c-insieme ottenutoeseguiamo poi
eventualmente leseguenti semplifica-
zioni : se
S;
= 8(")sopprimiamo
le duecoppie
cheprecedono
la
parentesi quadra;
seS’P
= rsopprimiamo
le duecoppie
che seguono laparentesi quadra;
infine se erq =1= r cancelliamo la
prima
dellecoppie
che seguono la paren- tesiquadra. È
subito visto che ilc-insieme, g’,
che cos si ottieneè ancora
equivalente
al(17).
Partendo da
g’, ripetiamo
ilprocedimento
ora indicato ap-plicandolo
allapenultima
dellecoppie
per cui è 8 E r, e cos successivamente fino ad esaurire lecoppie
diquesto tipo.
Otte-niamo infine un nuovo
rappresentante, g",
di g, nelquale
sonomessi in
evidenza,
mediante leparentesi quadre,
certi insiemi dicoppie [tutti
deltipo (14)].
II)
Ing"
con8ideriamo le eventualicoppie (8zr.)
con r" = r, che non facciamoparte
di unodegli
insiemi racchiusi inparentesi
quadre
inI ) :
chiameremoqueste coppie
le« cuppie
II ». ~i ri-c·onosce subito che anche la
coppia precedente
una IInon è stata racchiusa in
parentesi quadre
inI).
Raeehiudiamo entro
parentesi quadre gli
insiemi(’OU1 posti
da una
coppia
II e da,lla, suaprecedente.
III)
Esaminiamo infine l’insienie dellecoppie
che non sono,state ancora racchiuse in
parentesi quadre,
e che chiameremole «
coppie
III ~.Consideriamo l’ultinia delle
coppie
III dig"
e sia So(S",r,.)
è lacoppia
suecessiva a(8tT¡)
risulta i # m. Facciamoseguire
a(Sirj)
la(’oppia
e racchiudiamoqueste
duecoppie
entro
parentesi quadre.
Ripetiamo questo procedimento
per tutte lecoppie
III an-dando in senso contrario a,
quello
in cuiqueste coppie
si seguono ing".
Sigiunge
infine a un c-insiemeequivalente
al(17),
nelquale
tutte le
coppie
sonoraggruppate
in in siemi deitipi (13)
e(14).
Sostituendo
questi
con icorrispondenti (15)
e(16)
si ottieneun elemento .x di r tale che - g.
Mostriamo ora che il nucleo
lii q
è costituito dal minimosottogruppo
normale L1 di r checontenga gli
elementi della formaXi ha anzitutt,o
per cui
ogni
elemento deltipo (18)
è nel nucleo di ~.Vogliamo
provare ora cheogni
elemento del nucleodi 99
èin J. Procediamo per
assurdo,
esupponiamo
che esista un ele-mento,
-w, non contenuto inA,
tale cheSarà
con U2,..., u n elementi del
tipo (15), (16)
o loroinversi,
e n, ~ 2.Supponiamo
di aver scelto w, fragli
elementi x non con-tenuti in L1 per cui
tp(x)
=1,
in modo che il numero, n, dei fat- tori ... , Un sia minimo.Mostriamo in un
primo tempo
che nel secondo membro della(19)
devono esistere almeno due terminiconsecutivi,
uí, verificanti una delle
quattro
relazionifie u=_ 1 e ut sono del
tipo (15),
o una relazioneanaloga
a una diqueste
se u;_ 1 e u= sono deltipo (16).
Se è infatti u~_ i =(abc),
u= _ si ha
Se il secondo membro della
(21)
è un c-insieme ridotto.Qualora
invece risulti c= d,
il secondo membro della(21)
èuguale
a~ma,
se b e,
non sipuò
ulteriormentesemplificare.
Pertanto,
se n = 2 e ui =(abc),
u2 =(de f ),
o è us =(cb f ),
oppure 1. Altrettanto avviene se u 1 e u, pre- sentano altre delle forme
po88ibili. Inoltre,
se le ultimedue
parentesi
di coincidono con le ultime due digg(u,).
Procediamo per induzione.
Supponiamo
di averprovato che,
se nel secondo membro della
(19)
non esistono due termini con-secutivi di uno dei
tipi (20)
o,qualora
e u, siano della forma(16),
di uno deitipi analoghi,
risultae che le ultime due
coppie (~S~r f)
di~~- ~)
coincidonocon le ultime due di
q(u,-1).
Mostriamo che lo stesso accade anche peru,).
Infatti
quando
si confrontino irappresentanti
ridotti di... di
u,)
si riconosce che il numero dellecoppie
del secondo diquesti
è minore del numero dellecoppie
del
primo
solo se =1,
eciò,
come abbiamo visto sopra, accade solo per 111-1 e ui di uno deitipi (20)
oanaloghi.
Ma se ilnumero delle
coppie
non diminuisce è certamente ...u i ) ~ 1,
e si verifica anche subito che allora le ultime due
coppie
dicp(u1...
coincidono con le ultime due
L’ipotesi
= 1porta quindi
necessariamente all’esistenza di almeno due termini consecutivi di uno deitipi (20)
oanaloghi:
siano essi U¡-I e u,.
Consideriamo ora l’elemento
w’ = ur+ i’~~+ s ... ... UI-1U¡ =
(ul
...UI)-IUI
...U,.(u~
...Esso, quale
trasformato di w,è,
alpari
diquesto,
nel nucleodi 92
e fuori diA,
essendo sia il nucleodi 92
sia 4 normali in r.Nel caso che risulti =
(abc),
u, =(cbd ), po8to f = (dba),
si ha che l’elemento
è in A . Allora l’elemento
è nel nucleo di ~p, ma non in
A,
altrimenti sarebbe in L1 anche w’(=
control’ipotesi.
Altrettanto accade S8 u f i e ut,.
invece che alla
prima
della(20)
verificano un’altra diqueste
.
relazioni,
o una delleanaloghe qualora
f siano deltipo
(16).
Si è trovatopertanto
un elemento contenuto nel nucleo di ~, ma non inL1,
eprodotto
fattori deltipo (15), (16)
o loroinversi,
control’ipotesi
fatta su w. Sigiunge
cosad un
assurdo,
onde L1 coincide col nucleo di ~. Concludendo è isomorfo a(3~,
e vale ilTEOREMA IZT : @ è
isomor f o at
grup pogenerato dagli
elementidella
forma. ( 15 ) e (16)
in cui un sistema di relazionigeneratrici
MauDa
questo
teorema si deduce subito che esistono dei sotto-gruppi
di Qj che sono isomorfi agruppi
liberi con infiniti gene- ratori. Per avere uno diquesti
basta considerare un sottoinsiemeinfinito,
dell’insieme costituito da tutti i simboli(15)
e(16),
tale che due suoi elementi
qualsiasi
non siano mailegati
dallerelazioni
generatrici
sopra indicate.5. - Ci
vogliamo
ora occupare del modo con cui0,
opera suipunti
di r. Ilproblema più importante
da risolvere aquesto proposito
consiste nello stabilirequale
sia l’ordine di transitività del gruppo inquestione
suipunti
di r.Un ben noto risultato di carattere
generale
assicurache 6,
è almeno tre volte tran8itivo suipunti
di r17).
Mostreremoqui che G,,
è alpiù cinque
volte transitivo suipunti
di r. Per 8tabiliretale risultato cominciamo col dimostrare il
seguente
TEOREMA V: L’uniea
proiettività
di~
chepossiede
seiuuiti
(distinti) è
l’identità.Per provare l’asserto
supponiamo
che esista inl~,
unaproiet- tività,
w, non identica chepossieda
i seipunti uniti A, (i
=1, ... 6).
Usando i simboli introdotti nel n. 2 per indicare i
generatori
della cu(scritta,
nella formaridotta), possiamo
8supporre che per la (o sia verificata ladi8uguaglianza (3)
del n. 3.Infatti, qualora
ciòi’ ) Cfr., p. e@., ( 11 ], pag. 9.
non
accada,
unragionamento analogo
aquello
et ettuato neln. 3 per provare,
partendo
dalla a, l’esistenza di unaproiettività
identica per cui vale la
(3), porta
acostruire, partendo
dalla m,una
proiettività,
di una retta s in sè dotata di seipunti
unitie per cui la
(3)
è soddisfatta.È
lecitoquindi
farel’ipotesi
chela
(3) valga
addirittura per la co.Indichiamo con Q la
configurazione
associata alla cu e all’in- sieme dei seipunti A = . Vogliamo
mostrare che in unpiano
li-bero
l’ipotesi
che esista unaconfigurazione
come la S~porta
ad un assurdo. Ciò
equivale
a provare il teorema V.Poichè
gli
elementi di Q sono in numerofinito,
se ne troveràfra
questi
uno(almeno)
di altezzamassima,
m. Tale elemento è incidente con nonpiù
di due elementi della SZ per lea)
eb)
del n. 2. Esso non
può quindi
essere un elementogeneratore
della co,
poichè
ciascuno diquesti
è incidente con almeno sei elementi della S~.Quindi gli
elementi di altezza massima della Q si devono ricercare o fra ipunti Al’)
oppure fra le retteL’ipotesi
chevalga
la(3) porta
che nessunpunto Al’) può
avere altezza massima. Infatti se ha altezza
massima,
~m, esso risulta incidente con due sole rette dellaQ,
e una diqueste
ha necessariamente per altezza m - 1. Le due rette uscenti da
sono la ri e la
(coincidente
con laS=+ lA,~,’~) i8). È
su-bito visto
che, Si+ 1, la r;
nonpuò
avere per altezzam -
1, perchè
se ciò accadesse altri tre dei seipunti
di essache
appartengono
alla S~ dovrebbero avere per altezza m, mentre daquesti
escono tre rette diverse della S2. Risulta allora che èuguale
a m - 1 l’altezza della retta epoichè
le altezzedi
S;
e di8.+1
sono entrambe minori di yrc, uno almeno diquesti
due
punti, S;,
ha per altezzaproprio
in - 2. Poichèda 8;
escono(almeno)
sei rette dellaQ,
tre diqueste,
oltre la hannoper altezza ~m - 1. Una di
queste
tre rettepuò
contenere solodue
punti
della S~(precisamente 8,
e =A~’-1~ -
sulle altre due
però,
che indicheremo eon 8 eds’,
si trovano al-meno due
punti
distinti dellaconfigurazione
oltre~;;
chiamiamoprecisamente A(i)s, A*
i due della retta s eA(i)s. A;, quel1i(’heap-
’8) Per i = k
qui
si deve intendere cheSk+l
=partengono
alla s’. Poichè le altezze dei duepunti A(,’3
esono minori di m, segue che sono
uguali
ad m le altezze diA *
e
..4.:.
Ciòperò porta
chese j - i
risulta8i-1
i =Si 19),
mentrese j - i
+ 1 è 1 -.Si+ 2.
In entrambi i casi siamo cosgiunti
ad un assurdo.
Un
ragionamento
ditipo
duale diquello
svoltopermette
dit’s(’ludere che l’elemento di altezza massima possa essere una
retta. Infatti se la retta
~=~4~s~
ha altezzamassima,
m, ad essaappirtengono
solo duepunti
diQ, precisamente Si
ed( = ...4.(1-1)),
e uno diquesti
ha per altezza m - 1. Sipuò
escludere che abbia per altezza m -
1, poi(~hè
se ciò fossealtre tre rette
passanti per Si
avrebbero per altezza m, e suqueste
si troverebbero tre
punti
della D(il punto 8,
e le due interse- zioni con ri-, led ri,
necessariamente distintepoichè
i~ r, =
A~=~),
cioè trepunti
aventi altezza minore di rn,~e: ciò è
impossibile.
Resta da esaminare l’eventualità che~ = A~ ~~)
abbia per In tal casopoichè
le retteri_ , i ed r, hanno altezza minore di m, una almeno di
queste,
ry, ha per altezza m - 2.Su r;
sitrovano,
oltre altri trepunti
aventi per altezza m - 1. Da uno di
questi
possono uscire solo due rette della SZ(la
r; e laA9181+ 1),
ma da ciascunodegli
altridue,
eA~,’~,
escono tre rette distinte dellaQ, quindi
da cia-scuno di
questi
esce(almeno)
un’ulteriore retta della, Q di al- tezza m. Indichiamo con x la retta di altezza m U8cente daA(1)
e con y
quella,
perAy(j).
Una diqueste
due rette contiene almeno trepunti
dellaS2,
equindi
ne segue un assurdo. Il teorema V risulta cosprovato.
Possiamo ora dimostrare il
TEOREMA VI: Il al
più cinque
ilolte transitivo suipunti di
r.Supponiamo Or
sia sei volte transitivo. Fissati allorasu r sei
punti
distintiA
i(i
=1,
...,6),
esisterebbe inG,
unaproiettività
(o nellaquale
icorrispondenti
diA, , A,,
Il}
Poichè in contrario daquei puati
uscirebbero tre rette di altezza minore.A b
eA a
sonorispettivamente A 2 , _~ 1, _~ 4 , A 3 , A g
e.it5.
Per ilteorema V la C02 sarebbe
l’identità,
mentre per il corollario II ciò nonpuò
accadere. Ne segue un assurdo e il teorema, VI risulta cos dimostrato.Se diciamo che due
punti distinti,
A eB,
di r costituiscono per la 00 unacoppia
involutoriaquando
i loroomologhi
nella 00sono
rispettivamente
B edA,
risultaprovato
anche ilTEOREMA VII:
proiettività
diGr possiede
treeo p pie
involutorie.
Esistono invece delle
proiettività
aventi duecoppie
involu-torie. Basta per
questo ripetere,
adesempio,
una nota costru- zione data da v. Staudt20).
6. - Se chiamiamo
n-pascaliano al)
unpiano
nelquale n
èil minimo intero per cui accada che l’unica
proiettività
di Gche
possiedo n punti
uniti èl’identità,
il teorema V sipuò
enun-ciare nel
seguente
modo:TEOREMA V’ : TJn
piano
libero è atpiù 6-pascaliano.
Possiamo
precisare questo
enunciato osservando che unpiano
libero è o
5-pascaliano
o6-pascaliano.
Infatti unaproiettività
di
G,,
diversadall’identità,
ed aventequa~ttro punti
uniti si ot-tiene,
peresempio,
considerando ilquadrato
di unaproiettività
di
G,
chepossieda
duecoppie
involutorie(cfr.
n.5,
ultimo ca-poverso ).
7. - Il risultato stabilito dimostrando il teorema I vale non
solo nei
piani liberi,
ma anche neipiani (che
inseguito
chia-meremo
L-piani )
che siottengono
come estensione libera di unaqualsiasi
struttura di incidenza che sia diversa da unpiano grafico 12),
neipiani
che sono estensione libera nel senso di S. Ditort°) Cfr. v. STAUDT [13], n. 119.
21 ) Questa locuzione, se non andiamo errati, è dovuta a J. TITS. È ben noto che un
piano 3-pascaliano
èpaacaliano (cfr.,
p. es.,pag. 139).